mensile - anno venti - numero cinque - maggio 2016
italia
Special guest
CLAUDIA GERINI
ARTE Helmut Newton MODA Una farfalla per McQueen DESIGN Cavalli Home TRAVEL Seychelles
Israele, il fascino dell’infinito. Offerta Speciale a partire da
480 €
Un’esclusiva
+3902 20245481 info@twizz.it - www.twizz.it
Moda e Aids: connubio vincente? EDITORIALE
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onvivio è l’evento più importante che permette di sostenere le attività statutarie di Anlaids sezione lombarda, che opera da quasi 30 anni a favore della ricerca sull’Aids e all’aiuto delle persone sieropositive e delle loro famiglie. Il mondo della moda, del design, dell’arte e della cultura appoggiano da sempre l’associazione, donandole così un gran risalto sia a livello nazionale che internazionale. Ovviamente i media, visto il “pot-pourri” di figure di spicco appartenenti ai veri segmenti che sposano la causa, non sono di certo rimasti a guardare. Quest’anno però il “claim” scelto dalla biennale mostra mercato, nata da un’idea dello stilista Gianni Versace nel 1992, ha sollevato molte polemiche. La locandina sfoggia i volti di due “icone” della moda nonché testimonials, la direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani e la stilista Donatella Versace, con il messaggio shock “L’Aids è di moda”. Immediatamente la comunicazione pubblicitaria ha scatenato diversi pareri nettamente dissonanti tra loro e favorevoli e contrari si scontrano sui social a colpi di commenti. Tra chi si dissocia, a sorpresa, troviamo anche il volto di una delle due protagoniste. La stilista afferma: “Agghiacciante, tengo a far sapere di non aver mai dato l’approvazione a questa campagna, la mia lotta contro l’Aids continua con immutato impegno e con mezzi e parole più idonee”. Mentre su internet continuano ad incalzare i pareri contrari della gente comune che a colpi di “cinguettii” esprimono il proprio dissenso: “Irrispettoso. Chi è malato di Aids non pensa di essere alla moda”, Semplicemente squallido, la più brutta propaganda di sempre”, “Ma non avete pensato a come si potevano sentire i malati di Hiv/Aids?”. I sostenitori rispondono a tono: “La campagna è provocatoria e potente, già che se ne parli è un successo. Bravi”. “Ci vogliono parole forti per aprirgli occhi ai giovani”, “La prevenzione oggi è l’unica arma vincente, parlatene in ogni modo!”. A spalleggiare in prima linea la campagna c’è Andrea Gori, direttore dell’Unità operativa di malattie infettive dell’università degli Studi di Milano-Bicocca, dell’ospedale San Gerardo di Monza e membro del direttivo di Anlaids Lombardia: “L’Hiv-Aids c’è, è fra noi ed è un problema che da medici ci preoccupa moltissimo perché oggi fra i giovani eterosessuali dilaga la più completa ignoranza in materia”. Paola Manfrin, direttore creativo della campagna, difende il suo operato ammettendo: “Facciamo Convivio dal 1992 e da allora la percezione della malattia è cambiata, non se ne parla più. Così abbiamo scelto una comunicazione forte. Avendo un target diversificato, abbiamo voluto parlare a tutti”. Già, perché purtroppo in Italia si registrano 4mila nuovi casi ogni anno e circa 120mila persone sieropositive. Per un semplice motivo noi ci schieriamo tra i sostenitori in quanto crediamo che trattando argomenti di vitale importanza il fine giustifica i mezzi. In una società dove il concetto dell’apparire supera notevolmente quello dell’essere (si può in ogni modo essere pur apparendo, ma questo è un altro discorso), l’informazione deve arrivare dritta al punto senza passare per inutili scorciatoie. I giovani, ma non solo, hanno bisogno di essere “scioccati” per riflettere e pensare sulle conseguenze di un problema. Certo, la seconda parte dello slogan che dice “Io ci metto la faccia, a te chiedo di fare shopping, meglio Fashion Victim che Aids Victim” è piuttosto becera, ma a questo punto vale il famoso “purché se ne parli”. Del resto stiamo parlando della vita di molte persone e non di seta e cachemire. Salvatore Paglia
N . 0 5 M A G G I O 2 0 1 6 cover Claudia Gerini Photos by Andrea Ciccalè Styling by Andreas Mercante Make-up: Nicoletta Pinna @Simone Belli Agency Hair: Germano Sgambelluri @Simone Belli Agency Dress ERMANNO SCERVINO editrice Sedit sc via Emile Chanoux, 26 10026 Pont Saint Martin (AO) direttore editoriale Calogero Urruso direttore responsabile Salvatore Paglia pubbliche relazioni Jean Paul Bianco pubblicità Tel. +39 329.8622268 info@luimagazine.com impaginazione e grafica Michele Alberti redazione Fax 02 91390360 redazione@luimagazine.com stampa Tipografia Giglio-Tos
pubblicazione mensile Reg.Trib. di Milano N. 169 - 03/2000 hanno collaborato a questo numero: Alessandro Rizzo Alexia Mingarelli Claudio Marchese Michele Vignali Riccardo di Salvo Silvia Trepago Lui Magazine è un mensile distribuito gratuitamente (0,10 euro) in tutta Italia e Costa Azzurra
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SOMMARIO
ARTE 48
MODA 06
A/I 2016 2017. Una farfalla per McQueen
YOUNG DESIGNER 68
MODA 06
FASHION The dark fairytale
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COSTUME #TBT La sala bianca
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FASHION Velvet goldmine
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FASHION Brilliant sheets
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MOSTRA “Auteur d’images” di Jean-Paul Goude
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COVER Claudia Gerini
100
FASHION Cosme y Damian Helmut Newton
48
FASHION Stay lost
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YOUNG DESIGNER Froy di Arman Avetikyan
68
FASHION Body double
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COVER 100
ARTE
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SOMMARIO
Roberto Cavalli Home
BEAUTY 118
BEAUTY Scent of a woman
178
FASHION Lost in paradise
Macchine umane
216
184
Trova lavoro subito nella moda
226
ICONS 208
162
TRAVEL Seychelles: Il Paradiso dei cinque sensi
208
TRAVEL 178
FOTOGRAFIA 132
152
FASHION Smell like a teen spirit
Sophia Loren
LIBRI 140
CINEMA The Dressmaker
196
FASHION 132
FASHION Floreal identity
My visions are glitched ICONS
126
FOTOGRAFIA Anthony Amadeo
CINEMA 152
DESIGN 36
DESIGN
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MODA
A/I 2016 2017. Una farfalla per McQueen
il nuovo trend stilistico della Maison è un mix di fiori stilizzati, dandy-punk e tocchi militari
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MODA
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er Sarah Burton, direttore creativo della Maison Alexander McQueen (man), i bozzetti dello scienziato Charles Darwin sono diventati oggetto di ispirazione per la collezione uomo A/I 2016-2017. In perfetto equilibrio tra il mondo animale, tema da sempre vicino alla Casa di moda, e la teoria evoluzionistica dello scienziato, dove vige la legge del più forte, l’immagine della farfalla primeggia incontrastata come elemento conduttore e diventa il vero leitmotiv della collezione. Quello proposto dalla stilista è un uomo romantico, a tratti malinconico, ma con una verve dandypunk dai tocchi militari (altro elemento ciclico del marchio). L’animo è quello più inquieto e macabro dei nostalgici poetici vampiri, mentre nel corpo le spille da balia/gioiello munite di catenina penetrano le guance scavate dei modelli. Oltre ad un’immagine ben definita e curata, a spiccare sono i capi classici del guardaroba maschile resi assolutamente essenziali. In passerella sfilano stampe trompe-l’oeil, capi dalle linee pulite e rigorose, lunghi cappotti con
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MODA
stampe floreali e inserti in velluto che esaltano il bavero preso in prestito dalle alte cariche militari. I maglioni color cammello sono in cashmere, le giacche di velluto proiettano luccichii dati dai ricami in paillettes, i pantaloni sono a righe navale, mentre i completi sartoriali, che disegnano il corpo, vengono sdrammatizzati da fantasie di fossili in versione oversize, evanescenti creature notturne come le falene e da rappresentazioni floreali stilizzate. Tra i colori spiccano il rosso, il bordeaux e l’argento, affiancati dai sempre verdi toni del grigio, del bianco e del nero. Cashmere e seta sottolineano l’eleganza dei materiali e vengono accostati, a contrasto, a lana e pelle. S. P.
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Vestito POMANDERE
THE DARK FAIRYTALE Photos by ANDREA BENEDETTI styling by FABIO CAPUANO
Sottoveste LIIS Gonna Loredana roccasalva couture Scarpe Luciano padovani
Giacca Didier Parkain
Vestito massimo rebecchi
Abito MARIOS
coprispalla LIIS Gonna LOREDANA ROCCASALVA COUTURE
Sottoveste m-LIIS Gonna L’edition Scarpe Albano
Vestito e kimono GRINKO Photos by Andrea Benedetti Styling by Fabio Capuano Mua: Martina Bolis Assistant: Riccardo Tarantola Model: Darina Ktasnilova @Fashion Location: Cascina Bau (PV)
COSTUME
#TBT La sala bianca
COSTUME
G.M. Fadigati, sfilata in sala bianca 1955
Gianfranco Ferrè F/W 1999 - Ph. Gianpaolo Barbieri
È la notizia di questi ultimi mesi: la rivoluzione nel campo del fashion in cui tutte le Camere della Moda di ogni capitale europea si interrogano sul valore che ha oggi la moda, se vale ancora il concetto di stagionalità, se le sfilate hanno ancora il valore di un tempo o se bisogna dirottare tutto su presentazioni, parties, eventi di inaugurazione e piccoli films su Instagram e sugli altri social networks. Questo cambiamento non coinvolge soltanto l’ambito pubblicitario, ma riguarda anche il settore vendite: infatti molti designers propongono di presentare le loro sfilate a giornalisti, compratori, bloggers senza l’utilizzo dello smartphone, permettendo così di lasciare la curiosità dei compratori al momento giusto, ad ogni stagione. Alcuni brands, quali Burberry, hanno deciso di presentare la sfilata ed il giorno stesso di metterla già in vendita nei negozi, non importa se si vede un costume a gennaio quando nevica ed una pelliccia a luglio quando fuori ci sono quaranta gradi all’ombra… l’importante è soddisfare i bisogni e desideri dei clienti. Ma vediamo di fare un passo indietro nella storia della moda e di andare a scoprire le rivoluzioni che hanno portato alla nascita dello stile italiano in un primo tempo e successivamente al Made in Italy ed infine alle capitali della moda.
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P
oggi alla Fortezza da Basso. L’importanza della sfilata arigi, sempre lei ha dettato moda e lanciato di Giorgini ha permesso il cambiamento della moda tendenze; dal Millecinquecento in poi la moda in quel determinato momento storico dando così una è stata per gran parte francese anche nei primi stoccata alla capitale parigina che per anni anni del Novecento e ha dettato legge ha influenzato il Mondo con il suo stile anche se nel Regno d’Italia vi erano e le sue idee. Per la prima volta l’Itagià grandi ateliers manifatturieri a lia presenterà al mondo un gruppo Roma, pelletterie a Firenze e altri di giovani e travolgenti creativi come grandi artigiani a Milano. Carosa, Fabiani, Marucelli, SimoQuesti ateliers oggi sono diventati netta, Noberasko, Fontana, grandi nomi della moda italiaVeneziani, Shuberth, Pucci e na, conosciuti principalmenGallotti. L’iniziativa non passò te per la loro pelletteria e poi del tutto inosservata: infatti per il loro stile come Fendi, l’indomani il Paris Press Prada, Gucci e Trussardi, riportava la notizia definenche hanno tutti iniziato a dola una “minaccia” per il disegnare valigerie, pelmonopolio dei saloni d’alta letteria e pellicce. Qualche moda parigini. anno dopo hanno dato La Moda Italiana era lanciata spazio ad abiti e a tutto ciò e iniziava un’ inesorabile che fa moda. e costante salita che ben L’Italian Style inizia il presto necessitò di una sede 25 febbraio 1951 con la più rappresentativa rispetto sfilata organizzata dal conte a quella offerta da Villa TorriGiorgini a Firenze per un Gucci giani. Dapprima fu individuata pubblico internazionale, dove nel Grand Hotel di Firenze, e, sucla stampa di moda internazionale cessivamente, nel 1952, nella Sala Bianca di Palazzo approdò in città per ammirare la prima sfilata italiana. Pitti. La grandezza di Giorgini sta nella sua idea di Tutto ebbe inizio da lì, da quella sala e da quel luogo aprire per la prima volta il suo palazzo per dar lustro che qualche anno più tardi diventerà Pitti Immagine
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Valentino “Haute Couture” Sala Bianca
Roberto Capucci - Evening Dress, 1987 Giovanni Battista Giorgini modelle, 1951
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e risonanza alla moda, offrire la bellezza di un luogo mitico alle collezioni. Vi invitò la nobiltà dell’epoca che divenne l’acquirente di capi meravigliosi che oggi hanno fatto la storia e che si trovano solo nei musei: basta pensare, per esempio, agli abiti scultura e da scena di Capucci o alle meravigliose creazioni di alta moda delle sorelle Fontana. Un evento di risonanza mondiale dell’epoca è il matrimonio di Linda Christian e Tyron Power nel ’49: a Roma viene scelto l’abito per la sposa. Tutto ciò contribuisce alla definizione dell’Italia come il Paese del bello, dell’arte, dell’amore. L’abito assume la funzione di talismano perché, come nelle antiche favole, è l’elemento magico che permette la trasformazione. Con gli anni ’60 tutto cambia: cambiano i ruoli e gli status sociali, sono gli anni della contestazione e di un nuovo rilancio industriale. Si capisce ormai che l’abito, magico strumento attraverso il quale ogni donna condivide e interpreta i miti del proprio tempo, dovrà essere visto come idea e progettazione. Nascono i modelli della confezione in serie, destinati a vestire elegantemente e a poco prezzo le donne di mezzo mondo. Si arriva così all’affermazione internazionale del Made in Italy, con il trionfante prêt-à-porter degli anni Settan-
Abito di Roberto Capucci dedicato a G.B. Giorgini, 2001
COSTUME
ta e Ottanta, quando polo di attrazione per la moda diventa Milano, fino alle nuove tendenze di questi ultimi anni legate alle avanguardie artistiche e ai diversi movimenti culturali del Novecento: dall’alta moda al prêt-à-porter, dalla minigonna ai blue-jeans, tra un continuo rinnovarsi e alternarsi di stili si attua l’evoluzione della moda. Dobbiamo ringraziare grandi nomi della moda che hanno lottato e combattuto per la realizzazione di questo Made in italy che oggi ci viene riconosciuto in tutto il Mondo. I fondatori sono Giorgio Armani, Gianni Versace, Valentino, Gianfranco Ferrè e Krizia. Tutti hanno apportato uno stile unico e riconoscibile distiguendosi uno dall’altro senza discordie, leali amici che si gratificavano e complimentavano a vicenda, si conoscevano e si frequentavano, anche alleandosi per dare vita ad un concetto forte e potente: far riconoscere la grandezza della moda e dello stile italiano nel mondo stabilendo il loro “quartier generale” in una città metropolitana come Milano. La moda italiana e narrata a voce alta in giro per il mondo si distingue da tutte le altre per linee, fantasia, originalità e rigore. Per questo Re Giorgio dice: ‘’L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare’’.
Paris Haute Couture, la sala da gioco di Chanel A/W 2015-2016
Prada
Michele Vignali
Jole Veneziani: Alta moda e società a Milano 34
Salvatore Ferragam Yves Saint Laurent
Mila Schon
Gianfranco FerrĂŠ
COSTUME
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Shorts ANDREA POMPILIO
VELVET GOLDMINE Photos by Umberto Gorra styling by Lucio Colapietro
Soprabito CORNELIANI Giacca e pantaloni CHRISTIAN PELLIZZARI Pullover FENDI Calzini ALTO MILANO Scarpe LOUBOUTIN
Giacca CHRISTIAN PELLIZZARI Pullover FENDI Occhiali da sole TOM FORD EYEWEAR
Cappotto e pantaloni BURBERRY PRORSUM Sciarpa ANDREA POMPILIO Manicotti EMPORIO ARMANI
Pullover e cappotto FENDI
Cappotto EMPORIO ARMANI Polo e pantaloni SALVATORE FERRAGAMO
Giacca CHRISTIAN PELLIZZARI Camicia BURBERRY PRORSUM
Giacca, pantalone e giacca biker LES HOMMES Polo SALVATORE FERRAGAMO Photos by Umberto Gorra @Hello There Milano Styling Lucio Colapietro @Grauegeist Grooming and hair: Alessandro Pala Model: Emil @Elite Milano Collaboratore moda: Lorenzo Sabatini Stylist assistants: Mateusz Jacubczak and Francesco Sentese Production: www.hellotheremilano.com
ARTE
Helmut Newton
White Women / Sleepless Nights / Big Nudes
Self-portrait with wife and models from the series Big Nudes Vogue Studio, Paris 1981 Š Helmut Newton Estate
ARTE
Winnie off the coast of Cannes, 1975 from the series White Women © Helmut Newton Estate
F
ino al 7 agosto la Casa dei Tre Oci presenta Helmut Newton. Fotografie. White Women / Sleepless Nights / Big Nudes. Con questa mostra, curata da Matthias Harder e Denis Curti, lo spazio espositivo conferma il proprio ruolo da protagonista nel panorama della cultura artistica e della fotografia. L’esposizione, organizzata da Civita Tre Venezie in collaborazione con l’Helmut Newton Foundation, ospita 200 immagini di uno dei fotografi più importanti e celebrati del Novecento ed è frutto di un progetto nato nel 2011 per volontà di June Newton, vedova del grande artista. 50
ARTE
French Vogue from the series White Women, 51 Melbourne 1973 Š Helmut Newton Estate
Saddle I from the series Sleepless Nights, Paris 1976 Š Helmut Newton Estate
Rue Aubriot from the series White Women, Paris 1975 © Helmut Newton Estate
La rassegna raccoglie le immagini dei primi tre libri curati interamente da Newton: White Women, Sleepless Nights e Big Nudes, pubblicati alla fine degli anni ’70 e oggi considerati leggendari. Nel selezionare le fotografie, il Maestro mette in sequenza, l’uno accanto all’altro, gli scatti compiuti per committenza con quelli realizzati liberamente per se stesso, costruendo una narrazione in cui la ricerca dello stile e la scoperta del gesto elegante sottendono l’esistenza di una realtà ulteriore, di una vicenda che sta allo spettatore interpretare. In White Women, pubblicato nel 1976, Newton sceglie 84 immagini (44 a colori e 40 in bianco e nero), introducendo per la prima volta il nudo e l’erotismo nella fotografia fashion. In bilico tra arte e stile attuale, le foto ritraggono per lo più nudi femminili, attraverso i quali si presentava la moda contemporanea. Queste visioni trovano origine nella storia dell’arte, in particolare nella Maya desnuda e nella Maya vestida di Goya, conservati al Prado di Madrid. La provocazione lanciata da Newton con l’introduzione di una nudità radicale nella fotografia di costume è stata poi seguita da molti altri fotografi e registi e rimarrà simbolo della sua personale produzione artistica.
Sie kommen from the series Big Nudes, Paris 1981 Š Helmut Newton Estate
Bergstrom over Paris from the series Sleepless Nights, 1976 Š Helmut Newton Estate
Tied Up Torso from the series Big Nudes Ramatuelle, 1980 Š Helmut Newton Estate
Sono ancora le donne, i loro corpi e gli abiti, i protagonisti di Sleepless Nights, pubblicato nel 1978. I soggetti, generalmente modelle seminude, vengono colti sistematicamente fuori dallo studio, spesso in atteggiamenti provocanti, a suggerire un uso della fotografia di moda come puro pretesto per realizzare qualcosa di totalmente differente e molto personale. In questo progetto Newton si avvia ad una visione che trasforma le immagini da foto di moda a ritratti, e da ritratti a reportage quasi da scena del crimine. È un volume a carattere retrospettivo che raccoglie 71 fotografie (33 a colori e 38 in bianco e nero) realizzate per diversi magazine ed è quello che definisce il suo stile rendendolo un’icona della fashion photography. Con Big Nudes del 1981 il fotografo raggiunge il ruolo di protagonista nella storia dell’immagine del secondo Novecento. I 49 scatti in bianco e nero che caratterizzano il progetto inaugurano una nuova dimensione della fotografia umana: quella delle gigantografie che, da questo momento, entrano nelle gallerie e nei musei di tutto il Mondo.
Silvia Trepago
Casa dei Tre Oci Fondamenta delle Zitelle, 43 - Giudecca - Venezia Tel. +39 041 24 12 332 - info@treoci.org www.treoci.org
At Maxim´s from the series Sleepless Nights, Paris 1978 © Helmut Newton Estate
STAY LOST Photos by ANTONIA FIORE Make-up artist: Antonia Deffenu
Skirt KLING
Shorts and top OBEY Shoes BYBLOS Sunglasses GUESS
Shirt SPARKZ
Shirt MINIMUM
Giacca NUMPH Sunglasses SUPER Photos by Antonia Fiore Make-up artist: Antonia Deffenu Model: Anke Baas
YOUNG DESIGNER
Froy di Arman Avetikyan
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uovamente insieme con il nostro giovane designer. Questa volta rimaniamo in Italia, ma non del tutto. Questo perché il designer di cui parleremo in realtà viene da un’altra nazione, da un altro continente: la Russia. Vi presentiamo Arman Avetikyan ed il suo brand Froy.
YOUNG DESIGNER
PerchÊ l’abbiamo scelto Come ormai sapete le nostre ricerche ci portano ovunque e ci permettono di conoscere ed incontrare persone creative che provengono da ogni dove. Proprio come questa volta dove il brand Froy, nato nel 2009, ci presenta delle capsule collection menswear. Abbiamo deciso di parlarvi di questo nuovo brand e del suo designer perchÊ siamo stati attratti, dopo aver osservato con attenzione le collezioni, da tutte le fantasiose grafiche
YOUNG DESIGNER
e disegni realizzati sui capi. Le collezioni sono soprattutto composte da looks contemporanei, sportivi e casual che si focalizzano sulla realizzazione di capi come camicie, maglieria, t-shirts e accessori. Arman, designer emergente, progetta e produce i propri capi con disegni realizzati da lui stesso, che prendono spunto dall’arte, come i dipinti di Giotto e dalle architetture, rivisitandoli e riadattandoli. Notiamo infatti come questi pattern vengono inseriti in maniera totalmente naturale al di sopra dei capi, le silhouettes sono dritte, tubolari e precise mentre la palette dei colori presenta grigio chiaro e grigio scuro, bianco e azzurro, ma anche colori più forti come l’arancione. Importante per Arman sottolineare l’utilizzo di cotoni italiani: questo per dare forza alla qualità del prodotto.
Passato, presente e futuro Arman Avetikyan, di origine Armena, si trasferisce all’età di sette anni in Russia con la propria famiglia. Studia presso due scuole d’arte quella di pittura e quella di grafica. In seguito inizia un nuovo percorso di studi presso una scuola di moda. Dopo un anno però si vede forzato a smettere per questioni finanziarie e comincia così a lavorare all’interno di un maglificio come disegnatore, realizzando pattern. Qui scopre il bellissimo mondo della maglieria che lo porta in seguito a fondare Froy nel 2009. In seguito scopre la scuola di moda italiana Politecnico di Milano, ma si sposta in maniera definitiva in Italia solo nel 2014, dove inizia un nuovo percorso di studi ed oggi continua con il suo personale progetto. Ed oggi ve lo mostriamo nella sua nuova evoluzione. Alexia Mingarelli
BODY DOUBLE Photos by Eric Ouaknine STYLING BY JNSN
Leather overalls Ainur Turisbek Bras PALOMA CASILE Bracelets On aura tout vu
Lace and leather dresses JITROIS - Coat ISABEL BENENATO - Earrings GRIPOIX - Rings YANNIS SERGAKIS
Left: Shirt H么tel Particulier - Suit and ring PAUL SMITH - Trousers MONOGRAPHIE - Belt ZANA BAYNE Shoes Christian Louboutin Right: Suit, vest and tie FRANCESCO SMALTO - Shirt, ring and bracelet PAUL SMITH Pants HOFFALT - Shoes Christian Louboutin
Mantle KAROLINE LANG - Latex collar AMMUNITION COUTURE - Leggings LUDOVIC WINTERSTAN Neoprene trousers DEUX A - Bracelets, rings and earrings SYLVIA TOLEDANO - Shoes Christian Louboutin
Lace and bluse ETIENNE JEANSON - Overalls PALOMA CASILE - Visor cap and veil A.KNACKFUSS - Earring GRIPOIX
Overalls ISABEL BENENATO - Shirt PAUL SMITH - Tie FRANCESCO SMALTO - Bracelets GRIPOIX - Bag Christian Louboutin
Left: Perfecto JONATHAN CUKIERMAN - Shirt dress and short pant MONOGRAPHIE - Necklace ON AURA TOUT VU Shoes WALTER STEIGER Right: Perfecto AUGUSTIN TEBOUL - Dress ERMANNO SCERVINO Necklace ON AURA TOUT VU - Shoes WALTER STEIGER
Photos by Eric Ouaknine www.ericouaknine.com Styling by JNSN www.jnsn.fr Production: EOP Paris Mua: Alexiane Guyon Hair: Kevin Jacotot Hair Assistant: Vincent Shum Editing: Margaryta Stadnytska Models: Hélène Muccioli @ Ice Models - Milano and Joséphine de Lorgeril @ Karin Models - Paris Thanks to Noémie Sergent for her assistance on the shooting
Pullover AUGUSTIN TEBOUL - Lace overalls PALOMA CASILE - Visor cap DONIA ALLEGUE Earring GRIPOIX - Shoes Christian Louboutin
Embroidered coats ON AURA TOUT VU - Wide brimmed hat ETIENNE JEANSON - Japanese hat JUNKO SHIMADA
BRILLIANT SHEETS Photos by DARIO SARTORI styling by Martina Scarano
Panties and top YAMAMAY Collant CALZEDONIA Shoes MONICAPARA
Panties YAMAMAY Bra INTIMISSIMI Shoes MONICAPARA Bracelet ANTONELLO SERIO Lacegloves DOLCE&GABBANA
Panties and top YAMAMAY Collant CALZEDONIA Shoes MONICAPARA
Panties YAMAMAY Bra INTIMISSIMI Shoes MONICAPARA Bracelet ANTONELLO SERIO Lacegloves DOLCE&GABBANA
Panties and top YAMAMAY Shoes BALDININI Bracelet ANTONELLO SERIO Collant CALZEDONIA Earrings ASOS Necklace GIULIETTA VERONA
Photos by Dario Sartori - www.dariosartori.com Styling by Martina Scarano Make-up and hair-style: Elena Gaggero Model: Karina Sapsay Location: Milan
Slave
to the
Rhyth
m, Ne
w-Yo
rk 19
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“Auteur d’images” MOSTRA
L’eccellenza dell’artigianalità e la qualità del Made in Italy di Tod’s promuove e produce, insieme al Dipartimento Cultura del Comune di Milano, la mostra dedicata a
oude G l u a P n Jea
York 1978
Grace revised and updated, New-
Blue black in black on brown, New-York 1981
MOSTRA
The Kodakette family, Rome 1984
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isegnatore, designer, fotografo, regista, Jean-Paul Goude è uno dei più brillanti creatori d’immagini nel panorama creativo contemporaneo, capace di spaziare con agilità dalla moda alla fotografia, dalla pubblicità allo spettacolo dal vivo. La mostra a lui dedicata, promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura e Tod’s, vanta una collaborazione tra la prestigiosa azienda internazionale e il PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea) per la produzione di grandi mostre sugli artisti protagonisti del nostro tempo. Artista precursore, manipolatore d’immagini, illustratore e direttore artistico, Jean-Paul Goude è prima di ogni altra cosa un genio creatore, capace di dar vita ad uno stile, un universo, quasi una mitologia personale. 95
MOSTRA
-York 1974
Toukie, New
Fin dall’inizio del XX° secolo la grafica pubblicitaria ha segnato la nostra cultura e i grandi creativi in questo settore hanno giocato un ruolo decisivo nella formazione dell’immaginario visivo di ciascun’epoca, dando corpo ed espressione al gusto del loro tempo e lasciando il segno nella nostra memoria. In questa tradizione s’inserisce il lavoro dell’esteta, che fin dagli anni Sessanta ha raffigurato le sue muse e utilizzato tecniche tanto originali da far sì che le sue creazioni diventassero opere d’arte e simbolo di un’intera epoca. Attraverso più di 230 fotografie la mostra racconta l’universo onirico del Maestro, una visione unica che trasforma le sue campagne pubblicitarie in punti di riferimento di stile e plasma la fisicità delle modelle che lo hanno ispirato, Grace Jones e Farida Khelfa tra tutte. Un universo femminile declinato attraverso i colori, modellato, amplificato, sublimato e divenuto negli anni leitmotiv del lavoro del fotografo francese. 96
Cubist Gra
ce, New-Yor
k 1981
Fashion and Sport Running 1996
MOSTRA
Dalle copertine della rivista Esquire alla New York di Warhol, dalla pubblicità per le grandi aziende e per le più importanti case di moda fino alla direzione artistica dell’eclatante sfilata sul Champs Élysées in occasione del Bicentenario della Rivoluzione Francese a Parigi nel 1989, J.P. Goude ha saputo cogliere lo spirito del suo tempo e connotarlo attraverso un’espressione definitiva. La potenza del linguaggio e la forza della fantasia di Goude al PAC trasporteranno il visitatore in un mondo dall’atmosfera magica, con un senso di mistero che lascia profondamente il segno.
R. L.
Jean-Paul Goude, “Auteur d’images” PAC Padiglione d’Arte Contemporanea Via Palestro 14 - Milano Orari: da martedì a domenica 9:30 -19:30, giovedì fino alle 22:30. Lunedì Chiuso. Ultimo ingresso un’ora prima. Visite guidate gratuite tutte le domeniche alle ore 17:30 Infoline: 02.88446359 Foto: Cirque Jo Corse jean-paul_goude_auteur_images
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Claudia Gerini:
“La Chanel? La metto in un’altra occasione!”
Top Elisabetta Franchi Gonna Alessandra De Tomaso Scarpe Sergio Rossi
INTERVISTA
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laudia Gerini è una donna dall’intelligenza acuta e spiccata, pronta a porgerti la mano e a deliziarti con una battuta. Durante la seconda fase del servizio fotografico, progettata in modo da ritrarla a cielo aperto, è stata sommersa dai fans ai quali si è concessa senza remore e con estrema gentilezza. Per questo motivo abbiamo deciso di continuare all’interno, portando avanti la prima parte del progetto che la ritrae in un ambiente estremamente minimal. Volevamo che uscisse Claudia in tutto e per tutto e così è stato. La sua veracità è coinvolgente e quando i discorsi si fanno seri riesce a colpirti dritto al cuore con riflessioni profonde, ma subito dopo ti disarma con un solare sorriso. Nelle sale è fuori con il film “Nemiche per la pelle”, di Luca Lucini, dove interpreta il ruolo di Fabiola, una dirigente di un’agenzia immobiliare aggressiva, cinica, rampante, eternamente fasciata in tailleur aderenti, arrampicata sul tacco 12, costantemente in contrasto con l’ex moglie del suo defunto marito e con “un’eredità ingombrante”. In uscita il 26 maggio è la protagonista de “Il Traduttore”, pellicola a cavallo tra il drammatico e il thiller, diretta dal regista Massimo Natale. Qui è Anna Ritter, un’antiquaria fascinosa e ambigua alle prese con i segreti, nascosti e inconfessati, del marito racchiusi in un intimo diario scritto in madrelingua tedesca. Parlando con lei abbiamo scoperto molte cose interessanti sul suo conto, ma non vogliamo rovinarvi il gusto di leggervi l’intervista, quindi vi anticipiamo solo che sostiene tre bambini con la donazione a distanza, non indossa mai una Chanel allo stadio, dagli uomini ha imparato a ragionare su una cosa alla volta e che da donna conta molto sulla sua forza interiore, ma non fatela arrabbiare perché è cintura nera di Taekwondo!
Parliamo di “Nemiche per la pelle”: non sarebbe stato più divertente vedere Margherita Buy nella parte della politicamente scorretta e te nel ruolo della mangiatrice di cibi biologici, nonché psicoanalista per cani? Perché? Io mi sono divertita tantissimo ad interpretare questo ruolo così lontano da me. Poi volevo confrontarmi con Margherita Buy ed è stata una bellissima esperienza. Avevo un sentore positivo quando mi è stato proposto il ruolo e ho seguito il mio sesto senso. Non mi sbagliavo.
Non è sempre così, io ad esempio sono una di quelle che si coalizza. Noi donne ci osserviamo molto, l’immagine dell’altra è come uno specchio che ci fa costantemente mettere in discussioni con noi stesse, che ci spinge a migliorarci, a confrontarci e ad amarci di più. Ma quando le donne fanno gruppo sono invincibili. Il fatto che sia una commedia tutta al femminile ha dato una tridimensionalità ai personaggi? La storia, ruotando su due donne agli antipodi, ha permesso di dare maggior forma alle sfaccettature e alle caratteristiche che contraddistinguono le due protagoniste.
Perché le donne tendono a non fare squadra?
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Top Elisabetta Franchi - Gonna Alessandra De Tomaso - Scarpe Sergio Rossi
Dress ELISABETTA FRANCHI
INTERVISTA
Fabiola è una donna egoista, aggressiva, con temperamento: insomma una donna che “fa la barba a molti uomini” e che da loro forse ha imparato ad essere una canaglia. Un ruolo diverso, com’è stato calarsi in questo personaggio? È una donna cinica e non ha paura ne vergogna di esserlo, anzi… è proprio il suo punto di forza. Io mi sono subito innamorata di questo ruolo perché mi permetteva di giocare e misurarmi con questa caratteristica che non mi appartiene. È stato spassoso, terapeutico e liberatorio. È inutile negarlo, questi personaggi hanno il loro fascino perché segretamente è un atteggiamento che ci piacerebbe adottare, ma poi, per vari e ovvi motivi, non lo mettiamo in pratica. Perlomeno non tutti.
frequenta un corso di specializzazione in lingue e letterature straniere. Dato che i soldi del contributo scolastico sono pochi, di sera lavora in una pizzeria e di giorno, quando viene chiamato, in questura dove traduce gli interrogatori e le intercettazioni di suoi connazionali. Io interpreto Anna Ritter, un’antiquaria che ha perso da poco tempo il marito in circostanze tragiche. Anna casualmente trova il diario segreto del suo sposo, di origini tedesche, scritto completamente in madrelingua ed incuriosita decide di farlo tradurre. Ecco che le vite dei due s’incrociano. Gli incontri di traduzione fanno nascere tra lo studente e la giovane vedova un rapporto di complicità che presto si trasforma in una forte attrazione che Andrei decide di sfruttare quando scopre… Insomma non posso mica dirvi tutto!
In quali occasioni vorresti essere come Fabiola? In qualche riunione di lavoro, o con qualche amico che poi confidente non è. Mi accorgo che la gente spesso si approfitta di me perché sono una donna disponibile. Ecco aggiungere qualche no alla mia vita mi servirebbe.
Tu che cosa hai imparato dall’altro sesso? Tantissimo. Sono riuscita a costruire sempre relazioni che mi hanno in qualche modo fatto scoprire qualcosa di nuovo o qualcosa che credevo lontano da me. Ho imparato a viaggiare, a cavarmela da sola, a pensare con più lucidità su ogni singolo aspetto… visto che con gli uomini si può affrontare solo una questione per volta; mentre noi donne siamo abituate a fare e a ragionare su più cose contemporaneamente. L’energia maschile ha un punto di vista più distaccato, più semplice.
Ciò che succede nel film è come nelle coppie divorziate dove ottenere il favore del bambino non è altro che una ripicca verso l’altro/a? Spesso purtroppo accade. Non bisognerebbe mai far credere ad un minore di essere, rispetto all’altra, la persona che svolge meglio il compito del genitore. Bisognerebbe andare oltre l’egoismo del proprio ego e sforzarci di capire meglio l’altra parte senza metterla sotto una cattiva luce.
Crescendo come donna e come artista è cambiata la sensibilità nell’accettare un ruolo piuttosto che un altro? Ebbene sì! Crescendo sai meglio chi sei, sai quali sono i tuoi punti di forza e su quali devi ancora lavorare. L’esperienza è un tesoro inestimabile che ti permette di fare le scelte più giuste. Questo l’impari strada facendo. La stessa cosa vale in campo professionale.
Parlaci de “Il Traduttore”, pellicola diretta dal regista Massimo Natale in uscita il 26 maggio. È la storia di Andrei Bina, uno studente rumeno che grazie ad una borsa di studio
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Dresses ALBERTA FERRETTI
INTERVISTA
Parlaci del sogno nel cassetto di esibirti sul palco del Blue Notes di Milano. Mi piace molto cantare, oggi ho più padronanza e sicurezza. Vorrei farlo a carattere benefico visto che sono madrina del CCS Italia Onlus, un’associazione di solidarietà internazionale senza scopo di lucro impegnata nei Paesi del Sud del mondo che si occupa di favorire l’accesso ai bambini alla cura, ai medicinali, all’acqua potabile, alle installazioni sanitarie e dell’adozione a distanza. Seguitemi perché a breve potrò darvi la prima data di questo progetto.
Italiana di Taekwondo. Lui impartiva lezioni di autodifesa nella mia palestra e così ho deciso di frequentare il corso. Da lì in poi mi sono appassionata sempre di più fino a conquistare la cintura nera. Questo mi ha fatto sentire più sicura e tranquilla. Certo, durante un’aggressione la paura c’è, ma saperla controllare e non farla trasparire è un ottimo deterrente contro il malintenzionato che si carica del terrore della propria vittima. Le giuste mosse e i colpi ferrati in determinati punti fanno il resto. E poi c’è la fede giallorossa… Che tipo di tifosa sei? Mi diverto moltissimo ad andare allo stadio, è un lasso di tempo di totale libertà che adoro condividere con le mie figlie e le persone che amo. Mi piace stare comoda, con il mio cappellino, le scarpe da ginnastica e urlare a squarciagola i cori. È un momento di gioco e relax e lo voglio vivere a pieno per quello che è. La Chanel? La metto in un’altra occasione..
Hai un notevole senso materno che si espande anche fuori dal nucleo famigliare? Certo… si può essere mamma di un’amica, di un vicino di casa, di un nonno. La capacità di dare amore è una prerogativa femminile, forse perché è la natura stessa che ci ha dato il dono della gravidanza.
Salvatore Paglia
La famiglia è… Un rifugio d’amore, un posto accogliente che non ha etichette.
Photos by Andrea Ciccalè www.andreaciccale.com Styling by Andreas Mercante Make-up: Nicoletta Pinna @Simone Belli Agency Hair: Germano Sgambelluri @Simone Belli Agency Location: Accademia L’Oreal - Roma Un ringraziamento speciale a Martina e Patrizia Cafiero
Sei anche cintura nera di Taekwondo! Raccontaci di questa passione e come ti aiuta nella routine quotidiana. Mi sono avvicinata a questa disciplina grazie a Vito Toraldo, ex atleta della Nazionale
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Dress ERMANNO SCERVINO
COSME Y DAMIAN Photos by Luis Carlos Aguayo
Photos by Luis Carlos Aguayo www.luiscarlosaguayo.com Total looks TOM REBL www.tomrebl.com Model: Jacobo e Nicolas @Boom Agency www.boomtheagency.it Accessori Vintage @Mercatino dell’usato 3 Chic - Milano Location: Studio Aguayo
Musician’s Home e Bohemian Glam Roberto Cavalli Home
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In occasione del Salone Internazionale del Mobile 2016 Roberto Cavalli ha presentato la sua nuova collezione inerente alla linea di arredamento ed accessori per la casa
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ue i temi principali. Il Musician’s Home, un omaggio glamour all’immaginario delle rock star, che evidenzia le consistenze sontuose dei materiali pregiati nei colori scuri, illuminati da improvvisi lampi metallici. E poi Bohemian Glam, che riecheggia le atmosfere entusiaste e voluttuose del movimento hippy degli anni Settanta e riprende in pezzi di squisita raffinatezza le stampe
dai toni vivaci e i motivi animalier cari all’iconografia di Cavalli. La linea, da una parte, si avvolge in un turbinìo di creatività che spinge il piede sull’acceleratore dell’innovazione stilistica che da sempre contraddistingue la Maison sfociando in un universo notturno e profondo, deciso e contemporaneo. Ne sono un perfetto esempio il divano dalle forme morbide e sinuose in velluto rasato grigio 121
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antracite che si scompone dando vita ad una serie di sedute diverse, i cuscini di pelliccia a pelo lungo o in patchwork, i preziosi plaid in visone bronzato, i vetri neri e lucidi dei grandi vasi accostati al metallo dorato nelle lampade da tavolo e le sospensioni dalle forme a grappolo. Tableware e linens si colorano invece dei temi lussuosi e vivaci del nuovo decoro Golden Flowers, mentre la carta da parati attinge all’archivio della Casa fiorentina mutando le tinte di un grafismo stilizzato, optical e geometrico. Nell’ambito del fitto calendario del Fuorisalone sono stati presentati alcuni fra gli articoli più iconici della collezione, la cui ispirazione ha trovato nuovo slancio evolutivo nella visione apportata nei mesi scorsi da Peter Dundas. Al ricco dna che ha costituito la base fondante dello stile di Roberto Cavalli Home fin dal suo esordio nel 2011, lo stilista norvegese ha infuso la sua caratteristica vena rock e bohemiènne, che si riverbera sull’insieme della collezione. Conosciuta in tutto il mondo per lo stile nella scelta dei materiali, degli abbinamenti e delle lavorazioni che ha reso la Maison uno dei più celebri 122
DESIGN
marchi italiani del lusso, Roberto Cavalli Home è frutto dalla collaborazione con sei partner scelti per sviluppare altrettante aree merceologiche: JC Passion per l’arredamento e i complementi d’arredo; Industrie Emiliana Parati per le carte da parati; Gruppo Ceramiche Ricchetti per i rivestimenti e i pavimenti in ceramica; Mirabello Carrara per la linea tessile, letto, bagno e tavola; La Murrina per
le lampade e i complementi in vetro di Murano; e Arnolfo di Cambio - Compagnia Italiana del Cristallo per l’art de la table. Quello di Roberto Cavalli è uno stile unico, inconfondibile che unisce armonia, eccentricità e lusso sotto un’unica prestigiosa griffe. R. L.
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Scent of a woman Photos by MEKA DIGGY STUDIOS
Acqua di Giò Giorgio Armani Hair and make-up: Paola Rinaldi @New Total Look Model: Andjela @Elite Models
Brith Rhythm for Him Burberry Hair: Manuele Mameli @Mks Make.up: Martina Sciortino Model: Shari @Elite Models
Gentleman Only Givenchy Hair: Mamrez Abbasi Make-up: Katja Wilhelmus @Close Up Model: Ania @Elite Models
Hilfiger Man Dark Midnight Hair and make-up: Paola Rinaldi @New Total Look Model: Mame Titi @Elite Models
Replay Stone for Him Hair and make-up: Paola Rinaldi @New Total Look Model: Sara @Women Models
L’Homme Idéal di GuerlaiN Hair: La Mary Gatto @New Total Look Make-up: Mamrez Abbasi Model: Terra @Joy Models
FOTOGRAFIA
Il trionfo del bianco e nero disegna una ricerca della bellezza sensuale e un’indagine interiore del giovane soggetto nella fotografia di
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Anthony Amadeo
LIFE
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o sguardo e la ricerca del punto di vista avanzano prima di andare a scattare una fotografia, prima di immortalare un soggetto, prima di coglierne l’espressività, genuina e naturale, semplice e diretta: Anthony Amadeo parte proprio da questi percorsi per, poi, andare a definire l’opera ritrattistica. I ritratti di Anthony Amadeo sono espressioni di grande qualità estetica compositiva ma, soprattutto, di ampia definizione di uno spettro utile a donarci la personalità del soggetto. Potremmo definire la fotografia di Anthony Amadeo come arte espressionista, un figurativo che si inoltra nelle pieghe dell’animo del soggetto ripreso, della persona ritratta, del ragazzo immortalato. Si instaura un rapporto personale, intenso e di forte valenza comunicativa, tra il fotografo, colui che deve riprendere il soggetto nelle varie fasi esplicative di un comportamento e di un carattere, e il giovane soggetto, il portatore di sensualità, da cui promana un impatto visivo e di contenuto intimo e interiore che ci inoltra nei meandri di una personalità tutta propria, originale, unica e irripetibile nella propria essenza. Questi due elementi definiscono lo scatto fotografico di Anthony Amadeo: quella poetica che porta l’autore con fermezza e decisione a operare e a rendere l’intensità che si esplica nella bellezza di un fisico giovane, fresco, attraente, intrigante, sensuale in quanto semplice e naturale, non rientrante in stereotipi predefiniti, delineandone attraverso lo
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FOTOGRAFIA
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sguardo, accattivante e unica dimensione reale, quelle profondità caratteriali ed emotive in cui ci addentriamo. La ricerca della bellezza, quindi, realizzata attraverso le anatomie, disegnate dalla calibratura delle tonalità chiaroscurali, delle luci che vanno a disegnare i lineamenti, delicati seppure definiti, di corpi statuari e atletici dei giovani soggetti, sono gli obiettivi estetico compositivi di Anthony Amadeo, che vive e opera a Williamsburg, Brooklyn, luogo molto vivo e stimolante dal punto di vista delle creatività artistiche e culturali, che ha frequentato all’età di diciannove anni il Brooks Institute, e che ha sempre provato gioia e divertimento nell’osservare le fotografie, quelle di famiglia, da piccolo. Oggi Anthony Amadeo vanta di un’ampia produzione fotografica: petti nudi scolpiti e scultorei si stagliano su una visione di insieme ricca e contemplativa che solo l’uso di una macchina fotografica compatta e l’utilizzo di certe tecniche, aperture di diaframma, tempi di esposizione, illuminazione del soggetto, possono donarci, dettando centralità e profondità al volto, spesso giocoso e felice, del ragazzo ritratto. Il bianco e nero ritorna con forza nella produzione di Anthony Amadeo: ritorna non solo per esaltare certi riferimenti importanti, tra cui un Richard Avedon per l’aspetto della fase di produzione della fotografia, in cui tonalità chiaroscurali si contrastano risaltando la dimensione quasi plastica del soggetto ripreso, o un Helmut Newton, per la poetica che si instaura e si esplica nei propri scatti, quel rapporto di
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conoscenza e di condivisione che si crea tra l’autore e il soggetto ripreso. Il bianco e nero ritorna nella produzione di Anthony Amadeo come scelta artistica dal sapore lirico. La confidenza che si instaura tra l’autore e il soggetto è basilare per donare alla produzione di Anthony Amadeo quella capacità narrativa di uno sguardo che penetra nella persona ritratta, colta tramite
un gioco di angolazioni di ottiche visive in un contesto utile ad attribuire alla fotografia quella sensazione, reale e sussistente, di una presenza, l’occhio osservatore e interagente dell’artista, che si presenta dietro alla macchina fotografica: una presenza viva che dialoga e che comprende il soggetto, contemplandolo come persona. 138
Alessandro Rizzo
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Crochet hot pants OCKSA Tunic and hot pants TNG
FLOREAL IDENTITY Photos by Nicole Samperi STYLING by Marlon Portugal
Trench Coat VICTOR DZENK Shorts LETAGE
Dress M. RODARTE Top OCKSA
Playsuit ÁGUA DE COCO Bracelets IVANA SALUME Sunglasses CHILLI BEANS
Top AFTERCOLOR Necklace IVANA SALUME Pants COCA-COLA JEANS Shoes CARRANO
Photos by Nicole Samperi Styling by Marlon Portugal @Indie Assistant: Boris Ramalho Beauty: Mychelle Pav達o @BeSociety Model: Solange Wilvert @Joy
Dress MATTHEW WILLIAMSON PARA C&A Necklace IVANA SALUME Shoes CARRANO
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Per sapersi vendicare serve stoffa The dressmaker: “Un’avventura straordinaria, un viaggio attraverso gli abiti”
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he dressmaker - Il diavolo è tornato è la storia di Tilly Dunnage (interpretata dall’attrice premio Oscar Kate Winslet), affascinante e talentuosa sarta e creatrice di moda che, dopo anni trascorsi in diversi ateliers di moda parigini, torna in Australia per stare accanto a Molly, l’eccentrica madre (interpretata dall’attrice candidata all’Oscar Judy Davis) e affrontare un passato scomodo e doloroso. Ottusi, curiosi, scontrosi e poco socievoli, gli abitanti di Dungatar difendono un equilibrio precario, consapevoli che nessun segreto è davvero al sicuro. Il ritorno di Tilly nella sua terra d’origine fa vacillare questo labile equilibrio. La minaccia si veste di strane ed esotiche stoffe, giunte dalla Francia fino alla campagna a bordo di cassapanche cariche di tessuti. La ragazza sente di essere stata ingiustamente accusata, ma non ha un chiaro ricordo di quanto accaduto. Gli abitanti di Dungatar, attratti dalle sue incredibili abilità sartoriali, la aiuteranno, più o meno consapevolmente, a ricostruire il mosaico della verità. Gli abiti meravigliosi che la modellista sa creare diventano un’arma contro i suoi detrattori. Ma la vendetta si paga a caro prezzo. La posta in gioco si fa alta quando Evan Pettyman (Shane Bourne), che nutre nei confronti di Tilly e Molly un odio viscerale, assume Una Pleasance (Sacha Horler), una stilista di Melbourne, perché metta in difficoltà la donna e decreti la fine della sua carriera. A dispetto di ogni idea precostituita la sarta s’innamora del più gran giocatore di football del luogo, Teddy McSwiney (Liam Hemswoerh). Cosa ancora più sorprendente, riesce a
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riannodare quel sottile e fragile filo che la lega teneramente alla madre Molly. La pellicola ha tutti gli ingredienti giusti: una sana dose di spietatezza, una quantità quasi illimitata di acidità, diversi colpi di scena e, ultimo ma non ultimo, una continua voluminosa patina glamour. A riguardo la regista, Jocelyn Moorhouse, afferma: “Un mio amico stilista una volta mi ha detto che gli abiti sono un’arma. Sono d’accordo. Mi piace molto l’idea che una donna riesca a realizzare la propria volontà disegnando abiti straordinari, capaci di trasformare chi li indossa e che gli abiti in sé siano delle armi contro gli altri”. In questa pellicola i vestiti sono fondamentali. Se l’importanza dei costumi è innegabile in ogni film, qui costituiscono quasi la gnoseologia della storia. Rosalie Ham l’autrice del libro,edito da Mondadori, confessa che aveva in mente determinate mise quando ha scritto il romanzo: “Gli abiti sono come un travestimento, coprono il corpo… Io volevo esplorare proprio quest’aspetto, come un abito nasconde o enfatizza i difetti, vanità e gelosia incluse. Ecco, è partito tutto da lì”. Marion Boyce, costumista, ha concepito oltre 350 costumi per tutto il cast tranne che per il personaggio di punta, gli abiti di quest’ultima sono stati disegnati da Margot Wilson che già in passato aveva lavorato con Sue Maslin e con Kate Winslet sul set di un altro film. Jocelyn Moorhouse, la regista, evidenzia: “Ci siamo ispirati al lavoro degli stilisti europei più conosciuti dell’epoca per creare gli outfit tenendo presente che, come tanti altri paesini della campagna australiana del tempo, anche Dungatar è un luogo rimasto un po’ 156
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indietro. Gli abitanti indossano ancora vesti tipiche degli anni ’30 e ’40. Tilly porta nella sua contrada uno stile contemporaneo e una sensibilità tutta europea. I suoi abiti, quindi, dovevano essere caratterizzati da tinte vivaci come rosso scuro, giallo ocra e verde smeraldo. La forza di questi colori deve spiccare sulla palette pallida e obsoleta dei colori dominanti della cittadina”. Sue Maslin, la produttrice, afferma: “Il film è pieno di bellissime creazioni, sontuose, eleganti, sfavillanti, a seconda di chi li indossa e dell’effetto che la creatrice vuole produrre”. Una delle scene più importanti del film, appena dopo l’arrivo di Tilly a Dungatar, è l’incarnazione perfetta del potere creativo della designer e della sua capacità di essere il motore narrativo del film. Non a caso “Quando Tilly decide di far sapere che è tornata in paese, e di sconvolgere le vite dei suoi compaesani - rivela Kate Winslet -, lo fa in moda plateale recandosi ad una partita di football, spingendo la sedia a rotelle di Molly, indossando un meraviglioso abito rosso accessoriato da scarpe col tacco in tinta, occhiali scuri e sigaretta. Una rivelazione”. Jocelyn Moorhouse aggiunge: “L’abito rosso doveva essere appariscente. È il suo modo per dire: Sono tornata e dovete guardarmi”. Anche per Margot Wilson l’abito doveva essere vistoso, ma anche fine ed elegante, senza scadere nell’ovvio o nel banale. Kate Winslet ricorda: “Margot mi ha detto: Ho un tessuto comprato vent’anni fa a Milano, mi sono detta che un giorno l’avrei usato per un’occasione speciale. Sono andata a spulciare tra i tessuti e gli scampoli del mio archivio. 159
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Ho trovato questo, rosso, di seta, e ho capito che sarebbe stato perfetto per questo film”. Kate ammette: “Che onore indossare un abito così bello! È bellissimo lavorare con una costumista come lei, disposta a sacrificare una parte tanto importante del proprio archivio, del proprio passato. È stato un privilegio portare addosso un pezzo di storia, della sua storia”. Ci teniamo a rilevare che in quest’articolo abbiamo dedicato molto spazio alla componente moda per due semplici motivi: il primo perché i film in cui i costumi vengono usati in modo così simbolico e strumentale non sono molti e in secondo luogo per il fatto che siamo una testata che tratta quest’argomento, ma il film è anche molto altro. Per chiudere il cerchio vi lasciamo con le parole di Rosalie Ham: “Penso che il pubblico riderà, piangerà e si sbalordirà. Alla fine, credo che gli spettatori lasceranno le sale pensando ai grandi temi affrontati dalla proiezione: l’ipocrisia, il bigottismo, nonché la drammatizzazione di tutti quei grandi temi della vita. Grazie a questi elementi, al divertimento e a tutta la moda che si vede nel film, per l’audience l’esperienza sarà entusiasmante. Credo che il cinema dovrebbe essere proprio questo”.
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Crop Trousersfor Men by Marni Shirt Ricardo Almeida
SMELL LIKE A TEEN SPIRIT Photos by Carmen Campos and Bob MaestrellI StyliNG BY OfficeimshooT Direction BY Vanilson Coimbra
Crop trousers by Mango MNG Barcelona Flower crown Aviah Parties
Underwear RaLph Lauren Shirt Ricardo Almeida
Dress Vitor Zerbinato
Moisturizer for dry or sensitive faces by Lush Colar NK male bijoux
Underwear Raph Lauren Shirt Ricardo Almeida
Dress Vitor Zerbinato
Dress Livia Lima
Blazer Ricardo Almeida Pants Calvin Klein
Dress Mariana Kuenerz Photos by Carmen Campos and Bob Maestrelli Styling by Officeimshoot - www.officeimshoot.com.br Direction: Vanilson Coimbra Beauty: Max Ara煤jo Models: Eliza Kruger, Rhuan e Priscila Falaster @Ford Models SC Location: Praia do Campeche - Florian贸polis - Brazil Special Thanks to Gabriela Melo and Fernando Saar
TRAVEL
Seychelles: Il Paradiso dei cinque sensi
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l Paradiso in Terra, un piccolo arcipelago dove la natura è padrona del proprio territorio e l’uomo vive tranquillo in una cornice incantevole. Non ci viene in mente altra definizione per descrivere le Seychelles, le isolette che si trovano nel ben mezzo dell’Oceano Indiano, appena sotto la linea dell’equatore, a destra del continente africano e che abbiamo
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“esplorato” per voi a metà marzo assieme a tutto lo staff della Twizz viaggi, tour operator che oramai viaggia “in sintonia” con il nostro giornale per proporvi mete sempre più cool ed alternative. Noi siamo stati nell’isola de La Digue, un fazzoletto di terra di qualche chilometro, tant’è che la si può visitare a piedi o al massimo con delle biciclette.
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La vista. Il cielo è limpidissimo (tranne quando si riempie di grigi nuvoloni che lasciano presagire un imminente rovescio temporalesco), di un azzurro intenso. Coloratissimo pure il mare che le varie profondità disegnano multi cromatico e che è zeppo di pesci che sembrano usciti da un acquario e che scorrono tra le gambe dei bagnanti. Colpisce anche il verde rigoglioso delle vegetazione, delle foreste fitte di palme che crescono a ridosso del mare. Paesaggi unici, poco affollati, rocce vulcaniche che le onde marine, il sale e il vento hanno trasformato in veri e propri capolavori della natura: tutto qui appare perfetto, anche i fondali dove spuntano qua e là rossi e taglienti coralli e i sentieri ombrosi che ti permettono di attraversare l’isola tra flora e fauna, da un capo all’altro. Senza dimenticarci poi delle tartarughe giganti che si fanno golosamente nutrire dai turisti e che fanno incetta del loro cibo preferito: le foglie di banano! Le spiagge sono formate da una sabbia bianchissima e finissima al tatto: prendendola in mano si ha come la sensazione che si è nel posto giusto per godersi una vacanza fuori dal Mondo e nel più completo relax. Il gusto. Qui si mangia pesce, cucinato soprattutto alla piastra e servito con una salsina piccante: “la creole”. Nulla di particolare la cucina locale, ma genuina: tanto pesce, crostacei, buoni ma non proprio
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a buon mercato nei pochi ristoranti dell’isola (prezzo giustificato dal fatto che ci troviamo su un fazzoletto di terra in mezzo al mare). E ovviamente piatti a base di cocco e banane. Per un piatto unico con contorno di riso e verdure più bevanda (birra locale e acqua) e caffè superi i 40 euro: ovviamente si può spendere meno mangiando nel ristorante del villaggio o facendo la spesa nei supermercati in cui però - attenzione vi consigliamo di non cercare di entrare in costume da bagno perché potreste rimanere senza cena (ti fanno entrare solo con gli shorts). Da provare i cocktails di frutta che sulle spiagge vengono preparati all’istante in piccoli chioschi, a volte con proposte di sandwich da leccarsi i baffi: favolosi frullati a 100 rupie, con il cambio circa 6 euro! Particolare anche il latte di cocco fresco servito direttamente nella noce aperta al momento. L’olfatto. Il mare profuma di salsedine, la vegetazione di natura incontaminata. L’essenza della vaniglia, che qui viene coltivata e lavorata, ma anche i profumi delle spezie locali e soprattutto della noce di cocco, da cui si ricavano olii pregiatissimi e dai diversi utilizzi, sono un po’ ovunque come a sottolineare che, qui alle Seychelles, uomo e natura vivono in perfetta simbiosi. L’udito. Al mattino presto sono i galli che ti svegliano dopo una notte trascorsa tra i rumori della natura, 181
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ronzii di insetti compresi, ma è la musica creole che ti fa uscire dalla routine quotidiana e che , nel caso del nostro gruppo di viaggio, ci accompagna durante il tragitto dal villaggio in cui siamo ospitati fino al centro del paese o alle varie spiaggie. Ritmi che ti fanno venire in mente la canzone “Banana Joe” del film di Bud Spencer. E che insieme al rumore delle onde impetuose che, complice un’alta marea che si alza improvvisamente, si infrangono sugli scogli rompendo il silenzio dell’isola e ti ricordano che sei, sfortunatamente solo per pochi giorni, lontano dai soliti problemi di sempre. Raggiungere le Seychelles non è molto comodo, ma ne vale la pena. Il viaggio è lunghetto, ma non impossibile. Abbiamo fatto scalo ad Addis Abeba, in Etiopia, importante crocevia. Da li altro aereo per Victoria, la capitale. Infine il traghetto per l’isola de La Digue per circa un’ora e mezza. In tutto, compreso il fuso orario che è di tre ore avanti rispetto all’Italia, una giornata di viaggio. Ma, dicevamo, ne vale la pena. Per il mare e la natura, soprattutto. Le isole sono tutte belle, cambia soltanto il paesaggio delle spiaggie e la forma delle rocce che mare, sole e sale hanno modellato con sinuosità che appaiono veri e propri capolavori. Da La Digue si possono fare gite alle isole vicine, con imbarcazioni private, ma anche navi che effettuano quotidianamente collegamenti di linea. Sull’isola di
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Praslin da vedere c’è la Riserva naturale de la Valleé de Mai, parco riconosciuto patrimonio dell’umanità dall‘Unesco: è un’area naturale protetta ed è in gran parte ricoperta da una foresta di cocco delle Seychelles (una palma che ha i semi più grandi di qualsiasi altra specie vegetale) e ricca di uccelli, mammiferi, rettili, crostacei e chiocciole. A Mahé, l’isola più grande dell’arcipelago, è stato realizzato un villaggio turistico su un’isola privata artificiale (l’Eden Island) di oltre 40 ettari di superficie, con circa 16 ettari di canali privati e magnifiche spiaggie coralline. L’Eden si trova a pochi chilometri da Victoria, la capitale, il cui nome è stato dato in onore della grande Regina Vittoria e a cui è stata dedicata anche una torre con orologio considerato monumento nazionale. Qui visita obbligata senza dubbio al mercato: banane, mango, papaya, limoni, ortaggi di tutti i tipi, spezie profumatissime, bacche di vaniglia, ma anche prodotti artigianali, di abbigliamento e tantissimi pareo dai mille colori. Dopo nove giorni (tanto è durato il viaggio con gli amici di Twizz) viene voglia di dire soltanto una cosa: arrivederci Seychelles, ci rivediamo il prossimo anno! C. U.
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LOST IN PARADISE Photos by Guillaume Malheiro MODEL: RICHARD VIP VASQUEZ
Photos by Guillaume Malheiro Model: Richard Vip Vasquez
MY VISIONS ARE GLITCHED Photos by Azzurra Piccardi styling by Susanna FabbrinI Make-up and Concept BY Silvia Gerzeli
Skin: Fondation MAC Studio Waterweight + MAC Strobe Liquid Lotion Stripes Kryolan Watercolor Powder Shu Uemura no color Eyes: Eyeshadows MAC Eyebrows pencil MAC Lips: Prep + Prime Lip MAC Knit turtleneck Exciters 2015 Maison Bizarre Necklace I’m Sharon! Earrings Amyas Gothic
Skin: Fondation MAC Studio Waterweight + MAC Strobe Liquid Lotion Stripes Kryolan Watercolor Powder Shu Uemura no color Eyes: Eyeshadows MAC Eyebrows Brow Set MAC Colour-free Lips: Prep + Prime Lip MAC
Skin: Fondation MAC Studio Waterweight + MAC Strobe Liquid Lotion Stripes Kryolan Watercolor Powder Shu Uemura no color Eyes: Eyeshadows MAC Eyebrows Derma Color Camouflage Kryolan Lips: Prep + Prime Lip MAC
knitted sleveless: Glitched Visions 2015 Maisone Bizarre earring Amyas Gothic
knitted sleveless: Glitched Visions 2015 Maisone Bizarre leather bracelet and metal accessories Haze of Time
Left: knitted sleveless: Glitched Visions 2015 Maisone Bizarre earring Amyas Gothic Right: knitted sleveless: Glitched Visions 2015 Maisone Bizarre leather bracelet and metal accessories Haze of Time
Left: sleveless sweatshirt: Glitched Visions 2015 Maisone Bizarre googles Haze of Time neckless I’m Sharon! Right: tulle knit with fabric applications: Glitched Visions 2015 Maisone Bizarre googles Haze of Time necklaces Amyas Gothic
Left: shirt: Glitched Visions 2015 Maisone Bizarre bracelet Inner Gestalt Jewellery Right: bustier: Glitched Visions 2015 Maisone Bizarre bracelets Inner Gestalt Jewellery
Photos and Postproduction by Azzurra Piccardi www.azzurrapiccardi.com Styling by Susanna Fabbrini www.maisonbizarre.tumblr.com Make-up and concept by Silvia Gerzeli www.silviagerzeli.com Models: Alessandra, Lorenzo and Davide @Esprit Management
ICONS
Sophia Loren
Star internazionale
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asta il suo sguardo meduseo a costruire un carisma che solo le grandi attrici possono avere. Gli occhi da pantera, sempre commossa e commovente, negli ultimi anni ha perso lo smalto della giovinezza ed ha acquistato il corrusco splendore del tramonto mediterraneo. Nessuna diva ha saputo fondere nella vita e nell’arte l’innata capacità partenopea di recitare dentro le pareti domestiche e per le strade della città. In mezzo alla sua gente, alla gente del porto della sua Napoli che grazie a lei e al suo maestro De Sica, è diventata uno spazio immaginifico. Una metafora solare e tenebrosa, così com’è questa nostra vita terrena. Quando Sofia Scicolone varcò le porte di Cinecittà, aveva 16 anni, una fame atavica, lo stupore dell’adolescenza, la voglia di emergere. La sua prima manager colei che le diede la vita e le insegnò a spendere i suoi talenti.
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In quest’ultimo film degli anni più gloriosi del nostro cinema, Sophia Loren comincia a perfezionare la propria mimica e la propria gestualità, diventando l’ultima grande tragica dello schermo. Fino al cortometraggio da “La voce umana” di Cocteau acclamato al recente festival di Cannes dove l’attrice è diretta dal figlio Edoardo Ponti. Passando attraverso altre memorabili figure femminili come l’eduardiana Filumena Marturano in “Matrimonio all’italiana” di Vittorio De Sica (1964) e la crepuscolare casalinga romana di “Una giornata particolare” di Ettore Scola (1977). Entrambi interpretati con Marcello Mastroianni suo inseparabile compagno d’arte e pianto nel 2014 al Festival di Cannes, di cui l’attore è stato icona. Con lui ebbe successo in molti film acclamati sia dal pubblico che dalla critica. Ultimo in ordine di tempo “Prét a porter” di Robert Altaman (1994) in cui l’attrice recita all’americana, come fosse allieva dell’ “Actor Studio”.
Duri furono gli esordi nell’anticamera di fotografi, agenti e registi. Il primo che intuì le sue capacità drammatiche fu Mario Soldati che le diede la parte della protagonista nel film “La donna del fiume” (1954). Fatale fu l’incontro con il produttore milanese Carlo Ponti che capì le sue straordinarie doti interpretative e le coltivò fino al perfezionismo. De Sica disse di lei che non aveva bisogno di andare a scuola di recitazione, perché sapeva costruire il personaggio con il potere dell’istinto. Unica attrice del cinema anni ’50 capace di recitare, senza essere doppiata, dapprima come simbolo del divismo nazionale che ai tempi alimentò la leggenda, poi smentita, di una rivalità con Gina Lollobrigida. La grande Sophia seppe calarsi in infinite maschere attoriali. Dalla pizzaiola del film “L’oro di Napoli” (1954) alla popolana di “Pane, amore e…” (1955), dall’amante appassionata di “Desiderio sotto gli olmi” (1958), alla ricca signora del film “La miliardaria” (1960), dalla proterva e diabolica “femme fatale” di “Peccato che sia una canaglia” (1955) alla mater dolorosa del pluripremiato capolavoro “La ciociara” (1960).
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Maschera partenopea in film come “L’oro di Napoli”, dove interpreta la parte della pizzaiola, fino allo star system americano hollywoodiano che la vide partner di attori come Cary Grant, Antony Perkins e Frank Sinatra, la Loren sembra un’ostrica attaccata allo scoglio italiano. Dopo “La contessa di Hong Kong” (1966), girato con Charlie Chapling e Marlon Brando, Sophia interpreta un film di Francesco Rosi “C’era una volta” con Omar Sharif. Film simbolo della sua vita e della sua carriera. L’ex cenerentola diventata principessa. Una galleria di volti, maschere, look e fashion fa della Loren una delle dive più prestigiose dello schermo. Ma Sophia resta con i piedi per terra, non disdegna di interpretare la parte della moglie delusa di “Sabato, domenica e lunedì” (dall’omonima commedia di Eduardo De Filippo), che in un fine settimana scopre come fare il ragù e reagire alle frustrazioni della donna vittima delle angherie maschili. La sua ultima immagine è visibile nel cortometraggio spot in tre sequenze girato da Tornatore in cui la diva appare sullo sfondo di un gattopardesco palazzo di Bagheria, sfumato di colori mediterranei. Riccardo Di Salvo e Claudio Marchese
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Macchine Umane Photos by Domenico Donadio styling by Maria Rosaria Di Fusco
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Abito Sisley Camicia Daniele Alessandrini Grey Cintura Haider Ackermann Papillon Lanvin Maschera Gianluca Esposito
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Photos and post by Domenico Donadio www.domenicodonadio.com Styling by Maria Rosaria Di Fusco Fashion editor: Carmen Incarnato Models: Tommaso Cataldi, Anamaria Tomici and Valentina Giacchi Location: Museo della CiviltĂ Romana, Eur - Roma
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arbara Nicolini è una giornalista professionista che si occupa di moda e di beauty & wellness. Paola Occhipinti è un’head hunter specializzata nel settore fashion. Insieme sono le autrici del libro “Trova lavoro subito nella moda”, un interessante volume che non solo racchiude informazioni dettagliate e suggerimenti pratici rivolti a chi desidera trovare un’occupazione nell’ambito segmento, ma racchiude le testimonianze di molti protagonisti di punta del settore che, attraverso preziose dritte, indicazioni “dall’interno” e alcuni segreti del mestiere utili da conoscere, aiutano il lettore a destreggiarsi in quest’affascinante e agguerritissimo campo. Già, perché è noto che nell’universo della moda non esiste solo la figura dello stilista, della modella o del fotografo. Per il successo di un marchio o di una linea sono necessarie un’articolata serie di professionalità, con competenze molto diverse: si passa dal web project manager al buyer, dal visual merchandiser alla première (la caposarta), dal designer al direttore commerciale, dal PR al talent scout… insomma c’è un’ampia e insospettabile gamma di opportunità lavorative, molte delle quali ancora non inflazionate. Il volume risponde alle domande sulle mansioni di ogni figura professionale, la formazione consigliata, i ruoli più ricercati, come e a chi rivolgersi per proporre la propria candidatura, quali errori evitare… e racchiude persino i suggerimenti di come vestirsi e rispondere ad un probabile colloquio. Insomma se è pur vero che la moda Made in Italy è sinonimo mondiale di creatività, successo e lusso, non dobbiamo dimenticarci che alla base è una macchina perfetta di business e professionalità, rigore e maniacale attenzione, basata su una ferrea organizzazione. “Trova lavoro subito nella moda”
Autore: Nicolini Barbara, Occhipinti Paola Dati: 2016, XVIII-154 p., brossura Editore: Sperling & Kupfer
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