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Non dovevo guardare “Ginny e Georgia” con mia madre
In questo articolo sono presenti spoiler della seconda stagione di Ginny e Georgia
Sta spopolando sui social la seconda stagione della serie tv per ragazzi “Ginny e Georgia”. L’estremo clamore suscitato deriva dall’evidente cambio di stile nella narrazione. Dopo una prima stagione che racconta l’importanza dell’amicizia, la complicità del primo amore, la scoperta di se stessi, la seconda stagione ha deciso di esplorare anche il lato “oscuro” dell’adolescenza. Autolesionismo, depressione, bulimia, sesso, rifiuto: iniziano a cadere le maschere degli spensierati teenager di Wellsbury.
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Nonostante la prima stagione non mi avesse particolarmente colpita, ho deciso di guardare la seconda assieme a mia madre, durante le vacanze di Natale. Guardare una serie come questa con un genitore fa scaturire opinioni contrastanti, ma anche il mondo dei social si è diviso in due fazioni.
La dinamica analizzata è quella tra Georgia Miller, giovane e carismatica mamma di due figli, scappata da una famiglia violenta, e sua figlia Ginny.
Ginny è una teenager complessa, piena di sfumature da scoprire. Ama leggere, la musica indie/ rock, la letteratura inglese ed esprimere se stessa tramite la poesia quando le parole sono troppo pesanti per essere libere nell’aria. Ginny trova conforto nell’ incatenare i suoi sentimenti in versi, reputa rassicurante l’affinità che acquisiscono con la rima baciata. Sta lottando segretamente per trovare pace con la sicurezza che sia solo l’inchiostro della penna a segnarle il corpo, e non la fiamma di un accendino.
Sotto consiglio del padre, cerca aiuto tramite la terapia e tiene occupata la mente scrivendo. Il suo sorprendente talento la spinge a condividere le sue parole alla serata open-mic al Blue Farm (il locale dove lavora).
Il vero centro del dibattito sta nel contenuto e nelle parole taglienti dell'ultima strofa:
“Am I too old to hide under the bed?
I’m stuck in a storm but the storm is in my head
All I see is lightning
All I hear is thunder just one boom coming one after the other I once was blind but now I see the blindfolds folds and unfolded from me but try as I might to close my eyes and shut them tight and go back to black to not knowing to trust because now that I know, I know what I must do for you what you made me be and I’d give anything to wash it away. Scrub and scrub that damn spot out but you can’t wash out a tatoo because now you see, I’m culpable too”
Ginny vede la madre entrare, ma non smette di leggere il diario, perchè ormai è un fiume in piena e non può frenare il violento scorrere …
[…] “They said mother knows best but what if there are things that mother doesn’t know like if she can braid your hair but still stand Scarlett O’Hara
You always say that I’m your reflection but I can’t hide behind your smile. And from where I’m standing we’re on opposite sides of mirrored glass. Me and you against the world but the world is out to get me in ways you could never know or feel so how can you know it’s real?
I am sick of suffering in silence today I will stomp and scream and shout untill every word inside of me is out just by knowing by seeing that was my agreeing my hands wet once clean, dirty with sins I don’t mean words I didn’t say dragons I didn’t slay.
I inherit the sin and I become the monster that I was born from”
“I inherit the sin and I become the monster that I was born from”
Georgia riesce a sentire solo un’eco incessante nella sua testa; “il mostro”, non si é mai accorta di essere “il mostro”?
È stata figlia, oggetto usato e buttato via, sacco da prendere a pugni, a schiaffi, bambola da mostrare come un trofeo; ma “mostro”? Non aveva mai pensato di essere un mostro. Da quando aveva 15 anni, una ragazzina ha rinunciato alla sua adolescenza, la sicurezza di una casa, lo stomaco pieno, ha dovuto scegliere una vita sempre in viaggio, affiancata spesso da uomini discutibili pur di avere un salvagente nel caso le sue gambe fossero troppo stanche per lottare e non lasciarsi affogare. Ha dato la sua intera vita solo per essere un’amica per sua figlia, qualcuno a cui chiedere consiglio, la cittadina perfetta, moglie di un cittadino perfetto e potente… per sentirsi chiamare mostro.
Le serie tv che ci smuovono di più sono quelle che sentiamo più vicine a noi, delle storie in cui specchiarci e ammirare il nostro riflesso. Capisco che mia mamma abbia riconosciuto quella sagoma perché la vedo agitarsi fisicamente e moralmente, prima di inveire contro Ginny, durante l’imbarazzante silenzio che esce dalla televisione perché il pubblico del Blue Farm sta ancora assimilando le parole condivise da quest’ultima.
Una figlia ingrata e viziata, che non si sforza di vedere ciò che la madre ha fatto ed è disposta a fare per lei. Anni di sofferenze ricompensate con un’umiliazione davanti a tutta la città. Un’ingrata!
Mi sento un coltello puntato alla gola, come se qualsiasi cosa pronunciassi potesse essere la mia fine. Stare zitta potrebbe essere strano, ma parlare decisamente rischioso, perchè senza accorgermene io, in quanto figlia adolescente, mi sono appena macchiata di questo scempio compiuto dalla protagonista. Scelgo il silenzio, perché il coltello si trova sul tavolino davanti al divano, e la sottotrama drammatica della serie potrebbe ispirare il peggio. Una litigata con mia madre, però, sarebbe peggio di una coltellata al momento.
Perché mi ritrovo a capire Ginny, nonostante le sue parole erano affilate e incuranti del dolore che potessero causare.
“
But the world is out to get me in ways you could never know or feel” : è evidente che le due abbiano un legame molto speciale, tanto da parlare apertamente degli argomenti più scomodi, come della propria vita sessuale. Georgia, però, lamenta Ginny, si è sempre posta come un’amica, una di quelle amicizie per fare festa, che nascondono e ignorano i problemi. Invece di affrontarli, Georgia decide di sotterrarli con indifferenza, superiorità e balli in salotto.
I am sick of suffering in silence
Così Ginny ha imparato a nascondere tutto in un cassetto, che ha iniziato a riempirsi e riempirsi dei suoi problemi, dei suoi segreti, e quando si è accorta che era troppo pieno, si è ritrovata costretta a nascondere quelli ingombranti della madre. Ha iniziato a spingere e spingere, per far sì che tutto potesse entrare in quel cassetto, e spingere fino a farsi male, finché un’ esplosione ha liberato tutto.
“I inherit the sin and I become the monster that I was born from”
Se avessi provato a ribattere, sarebbe nato un litigio, ma non ci sono fazioni, non c’è chi ha torto in assoluto e chi ha ragione. Ginny e Georgia sono cresciute insieme e hanno fatto degli errori, per questo hanno sofferto insieme. Da una parte ora Ginny è pronta a sostenere il dolore dei segreti della madre, purché lei sia disposta ad abbassare le barriere e non nascondere tutto. Caro diario, non dovevo guardare “Ginny e Georgia” con mia madre.
Ilaria Piceni 4DL