Lungarno n. 37 - febbraio 2016

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Febbraio 2016

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IL C ARNEVALE

DI VIAREGGIO

FILIPPO TIMI

MARRACASH GIOVANNI DE GARA L’A G E N D A D I

FEBBRAIO


5 / 7 e 25 / 27 febbraio Teatro della Pergola LA COMPAGNIA DELLE SEGGIOLE

11 / 21 febbraio Teatro della Pergola ALESSIO BONI MARCELLO PRAYER

I RACCONTI DEL TERRORE Mezzanotte a teatro con Edgar Allan Poe

I DUELLANTI

a cura di Sabrina Tinalli

di Joseph Conrad regia Alessio Boni e Roberto Aldorasi

ore 23.15

14 febbraio Teatro della Pergola LA COMPAGNIA DELLE SEGGIOLE

2 / 7 febbraio Teatro della Pergola

IN SUA MOVENZA È FERMO Viaggio teatrale

ORESTEA Coefore / Eumenidi

da un’idea di Riccardo Ventrella regia Giovanni Micoli

di Eschilo regia Luca De Fusco

ore 10.00 / 11.00 / 12.00

23 / 24 febbraio Teatro della Pergola

LIVADA DE VIŞINI Il giardino dei ciliegi

26 febbraio / 6 marzo Teatro della Pergola

UNA CASA DI BAMBOLA di Hernik Ibsen regia Andrée Ruth Shammah

di Anton Čechov regia Roberto Bacci

12 / 21 febbraio Teatro Niccolini

TRUMAN CAPOTE Questa cosa chiamata amore

10 / 11 febbraio Teatro Era FABRIZIO BENTIVOGLIO MARIA PIA CALZONE ISABELLA RAGONESE SERGIO RUBINI

www.teatrodellatoscana.it

di Massimo Sgorbani con Gianluca Ferrato impianto e regia Emanuele Gamba ore 21.00, domenica 16.45

PROVANDO... DOBBIAMO PARLARE regia Sergio Rubini

28 febbraio Teatro Era ANTONIO LATELLA

TI REGALO LA MIA MORTE, VERONIKA di Rainer Werner Fassbinder regia Antonio Latella

TEATRO DELLA PERGOLA Via della Pergola, 12/32 - Firenze 055.0763333 pubblico@teatrodellapergola.com www.teatrodellapergola.com TEATRO ERA Parco Jerzy Grotowski Via Indipendenza - Pontedera (PI) 0587.55720 / 57034 teatroera@teatrodellatoscana.it www.centroperlaricercateatrale.it TEATRO NICCOLINI VIa Ricasoli, 3 - Firenze 055.0763333 pubblico@teatrodellapergola.com www.teatrodellatoscana.it


EDITORIALE di matilde sereni Diciamo che dal versante “notizie dal mondo” questo 2016 non brilla per la migliore delle overture. Tra un panorama politico globale che lascia alquanto a desiderare, brutti episodi cittadini che minano lo spirito di comunità, Family Day, David che ci lascia sgomenti – ma lo fa con un’uscita di scena degna del Duca Bianco. La scorsa settimana sono stata a vedere Revenant, ecco, gennaio è stato un po’ così. Ma come Hugh Glass affronta la miriade di intemperie e un orso infuriato senza starci tanto a pensare, così noi diamo il benvenuto ad un febbraio delicato, augurandoci di aver terminato le cartucce del malaugurio alla prima raffica. Lungarno in questo può dare una mano. Nelle prossime pagine troverete spunti e suggerimenti per riempire i vostri weekend o anche solo darvi l’input per uscire di casa sfidando il freddo (pensate a Hugh, dai). Già vi vedo, a rovistare nel cassetto della cucina, trovare una ricetta classica e renderla sensuale, ironizzando su un San Valentino 2.0. O ad appuntarvi sul telefono le date del Carnevale di Viareggio. Troverete chi osa consigliarvi cosa farsene di un giorno in più e chi vi spinge ad essere curiosi anche oltre Firenze. Date retta a me, prendete un pezzo da ciascuno e modellatevi un febbraio su misura. Prenotatevi un viaggio. E cercate di sorridere il più possibile. Buona lettura

IN COPERTINA IL RE

di Davide Bart. Salvemini

La festa di carnevale ha origine dalle feste dionisiache greche e anche dai saturnali romani. Durante questi eventi si verificava un ribaltamento della piramide sociale lasciando posto allo scherzo e al caos. Capitava infatti che veniva scelto uno schiavo, lo si vestiva con strani e buffi indumenti, dandogli il ruolo di Re. Davide Bart. Salvemini, classe 88, studia grafica all’Accademia di Belle Arti di Bologna ed illustrazione all’I.S.I.A. d’Urbino. Trasferitosi da poco a Bologna, è sempre alla ricerca della sua città ideale. Lavora come graphic designer ed illustratore affrontando diverse realtà: locali, riviste e case editrici italiane e non. Nella sua ricerca il tema del selvaggio è onnipresente, con personaggi tra l’animalesco e l’umano, e texture che si rifanno alla natura. http://cargocollective.com/davidebartsalvemini

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 37 - Anno IV - FEBBRAIO 2016 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it Editore: A ssociazione Culturale Lungarno - Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze - P.I. 06286260481 Direttore Responsabile: Marco Mannucci • Direttore Editoriale: Matilde Sereni Responsabili di redazione: Gabriele Ametrano, Riccardo Morandi Social Media Manager: Bianca Ingino, Valentina Messina Editor: Cristina Verrienti • Amministrazione: Arianna Giullori Stampa: Grafiche Martinelli - Firenze • Distribuzione: Ecopony Express - Firenze Hanno collaborato: Matilde Sereni, Caterina Liverani, Cristina Romeo, Eleonora Ceccarelli, Alba Parrini, Miriam Lepore, Marta Staulo, Martina Milani, Alice Cozzi, Michelle Davis, Silvia Amerighi, Maria Carmela Saracino, Mattia Marasco, Tommaso Chimenti, Davide “Deiv” Agazzi, Riccardo Morandi, Giulia Focardi, The NightFly, Pratosfera, Leandro Ferretti, Nanni, Tommaso Ciuffoletti, Faolo Pox, Gabriele Ametrano, Aldo Giannotti, Gianluca Danti, Davide Bart Salvemini. Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Scopri dove trovare Lungarno su www.lungarnofirenze.it

SOMMARIO

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UN GIORNO IN PIÙ di matilde sereni

È CARNEVALE! di alba parrini

TIRAMISÙ ALLA PANNA di marta staulo

SOCIALIZZAMI QUESTO CUORE di miriam lepore

THE REAL STORY OF A TREE di eleonora ceccarelli

OSCAR 2016 di caterina liverani

MARRA, IL RAP ITALIANO E... di davide “deiv” agazzi

TIMI: COME FOSSI UNA BAMBOLA di tommaso chimenti

HOLLY CONTRO LA GRANDE CITTÀ di michelle davis

L’AGENDA DI FEBBRAIO

18 FEBBRAIO DA NON PERDERE

• PALCHI, NOTE E LIBRI di silvia amerighi • CAPODANNI E MUSICA di pratosfera • CRONACA DELL’IMMAGINE di maria carmela saracino • NOI VI CI MANDIAMO a cura di riccardo morandi • NOI CI ANDIAMO news dall’ente CRFi •R ICCARDO di mattia marasco •F IRENZE SANTA MARIA NOVELLA di leandro ferretti •L ICENZA D’IMMAGINARE di martina milani • DON’T WORRY, DOG SITTING! di nanni the pug • FEBBRAIO BAMBINO di cristina romeo • CHOKER MANIA di alice cozzi •G RAZIE BABBO di tommaso ciuffoletti • LA CULTURA È MORTA... di riccardo morandi • PAGINE

di gabriele ametrano

•N OI E LE STELLE di the nightfly • PINOCCHIO JAZZ, MUSICA DI QUALITÀ A FIRENZE di giulia focardi • SUONI

di gianluca danti

• STELLE

di faolo pox


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prima pagina

UN GIORNO IN PIÙ di matilde sereni

L’anno bisestile rimette le lancette dell’anno al loro posto tra il sole, la luna, il capriccio di molti dei e la matematica degli uomini. (Pino Corrias)

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apito? Altro che “anno bisesto, anno funesto”, il giorno in più non è un titolo di Fabio Volo, è un’occasione preziosa. Va bene, non è tantissimo, ma sempre meglio di vedersi cancellare dieci giorni tutti d’un botto per far quadrare le stagioni – metodo poco ortosso ma molto efficace adottato nel 1582 da Gregorio XIII con il celebre stile romano del rappeciottamento. Dopo questa discreta figuretta, papa Boncompagni è arrivato alla conclusione che forse aggiungere un giorno in più poteva essere un buon compromesso. Ma non sempre, altrimenti i conti sarebbero sballati di nuovo. I matematici propongono ogni quattro anni. E dove lo infiliamo? A febbraio, ai tempi ultimo mese in calendario, dedicato alla commemorazione dei morti motivo per cui l’aggiunta di un giorno non è stata presa benissimo. Da qui l’accettazione negativa dell’anno bisestile e le sca-

ramanzie che ne sono derivate fino a non molto tempo fa. Prevalentemente in Italia ovviamente. È stata a lungo pratica comune infatti, bluffare all’anagrafe con il benestare dell’addetto di turno per i nati il 29 febbraio. Non si capisce se per pietà del futuro bambino meno-festeggiato o per l’illusione di vivere più a lungo, fatto sta che questo rende Gioacchino Rossini un lungimirante non solo per le sue melodie. Oggi la cosa è leggermente più accettata, e se da una parte stiamo ancora a battibeccare sulle unioni civili dall’altra internet è stato un grande alleato nell’apertura mentale. Abbiamo scoperto che il giorno in più serve ad aggiustare le cose, ed ora che lo sappiamo è bene non farselo scappare. Riassumiamola così, nell’ottica del consumatore del terzo millennio: ogni tre anni hai un giorno in omaggio e dato che il rischio di confonderlo con uno degli altri trecentosessantacinque è molto alto, per imparare a riconoscerlo l’abbiamo fissato al 29 febbraio ma può essere personalizzato alla bisogna. Quindi che farsene? Potrebbe essere quel giorno in cui hai voglia di prendere la macchina e guidare fino a Viareggio in una delle domeniche del Carnevale, ripassan-

do nel frattempo la tabellina del sette. O banalmente uscire a visitare una mostra, riscoprendo l’Oltrarno con David Bowie nelle orecchie. Magari hai voglia di vivertelo al buio e allora quale migliore occasione della notte degli Oscar con DiCaprio e il suo orso sul red carpet e tu e il tuo gatto sul divano? Può essere il giorno in più indispensabile a smaltire quel cumulo di non-fatto e non-detto che ormai fa capolino da sotto il tappeto. E perché non il giorno di riposo che risveglia uno sguardo attento, la parola giusta o l’intuizione che mancava per arrivare alla svolta. Ognuno ha il sacrosanto diritto di viverselo come vuole, basta porci attenzione e non lasciarlo passare inosservato. Trenta dì conta novembre, con april, giugno e settembre. Di ventotto ce n’è uno, tutti gli altri ne han trentuno. E poi c’è il giorno in più, anche se non si vede.


scherzi

di alba parrini

B

um, bum, bum! È con tre colpi di cannone sparati dal mare che si dà inizio alla più folle e irriverente festa dell’anno, il Carnevale di Viareggio. Il 7 febbraio alle ore 15.00 si apriranno infatti i Cinque Grandi Corsi Mascherati (previsti ogni domenica fino al 5 marzo), giunti alla 153esima edizione. Quest’anno l’appuntamento si presenta più vivo e irriverente che mai, con tantissime novità. Non mancheranno infatti fortissimi richiami all’attualità più stringente della politica, della società e della cultura del Bel Paese. Viareggio da sempre si pone come punto fermo per un’analisi cinica e dolceamara dell’Italia contemporanea, in pieno stile della comicità toscana – sguaiata, ma pur sempre dotata di una profondità difficile da trovare in manifestazioni analoghe sul territorio nazionale. Non è un caso che il Carnasciale sia nato proprio qui in Toscana, da Lorenzo il Magnifico, che volle stabilire un periodo di tempo in cui l’illecito diventasse lecito, in cui anche il popolo potesse esagerare, lasciandosi andare al rovesciamento degli schemi sociali, allo scherzo e anche alla dissolutezza, senza alcuna conseguenza. E Viareggio, tutto questo lo conosce bene: la beffa, la critica all’ordine precostituito, il guiz-

zo giocoso e lo scherno si ritrovano nei carri di prima categoria. A Viareggio si ride, ma spesso a denti stretti. Tra tutti, il carro “Porca mediocrità, si salvi chi può” di Gilbert Lebrigre e Corinne Roger, che focalizza l’attenzione sull’ondata di paura che tocca da vicino l’Europa, facendosi beffa dei leader politici; Europa che è tema anche di “Male Nostrum” di Simone Politi e Priscilla Borri, anch’esso sui temi dell’immigrazione verso casa nostra. Le prese di giro al potere e alla società non mancano nemmeno nei carri di seconda categoria, come “L’Alchimista”, che altri non è che il Presidente del Consiglio, o “la Bacchettona” feroce critica alla facciata di immobilità dei costumi familiari italiani. Ma il Carnevale viareggino non è soltanto il corso della la domenica pomeriggio; è anche spettacoli pirotecnici (si terranno le prime due domeniche di febbraio alla fine del corso), e feste notturne nei rioni cittadini. La sera infatti ogni quartiere, a turno, chiuderà le proprie vie per lasciar posto a musica, cibo da strada di altissima qualità e bancarelle di ogni genere. In Darsena, ovviamente e prima di tutto, non sarà possibile passare senza aver trascorso una serata di pura baldoria carnevalesca: immancabile un piatto preparato con il pesce locale e una sosta in uno degli stand per un bicchiere di ponce. La festa si sposterà poi di settimana in settimana anche nei rioni di Marco Polo, Campo d’Aviazione e

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Carnevale Storico. Il carnevale di Viareggio è anche arte. Quest’anno infatti si è svolta un’importante competizione artistica organizzata dall’Istituto Europeo di Design di Firenze, per la realizzazione del manifesto ufficiale. Tra le molte opere di pregio proposte, è risultato vincitore il manifesto di Anna Bulycheva, graphic desinger russa con già all’attivo collaborazioni importanti (Nokia, Dior, Paro Rabanne, per citarne alcune) che ha proposto una visione post futurista del Burlamacco nei colori tradizionali del bianco, rosso e nero. E dopo una gita in Versilia avete ancora voglia di festeggiare? Se è così sappiate che la tradizione carnascialesca toscana non si ferma alla costa. Potete infatti fare un salto ancora più indietro nel tempo. A Foiano della Chiana i carri in maschera sono infatti giunti alla 476esima edizione. Qui si svolge il più antico Carnevale d’Italia, risalendo come festa pagana al 1539. Di più recente fondazione, ma sicuramente non meno suggestivo, il Carnevale di dei Figli di Bocco, a Castiglion Fibocchi. Il borgo è animato da figuranti arcani vestiti con eleganti costumi barocchi e con i volti coperti da preziose maschere di cartapesta, interamente prodotti artigianalmente dalle maestranze locali. Insomma è Carnevale e a Viareggio come nell’entroterra, ogni festa vale!


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palati fini

TIRAMISÙ CON LA PANNA Io non so fare niente, volevo solamente chiuderti di sopra, su da me, forever. Baustelle di marta staulo

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cibi afrodisiaci, se siete abbastanza grandi da aver imparato a leggere, saprete bene che non esistono. Esistono invece situazioni in cui il cibo può trascendere le finalità nutritive, Ultimo Tango a Parigi docet. Più che una ricetta sto per illustrarvi una tecnica amorosa fatta di creme montate (NdA: aggettivo qualitativo femminile plurale) e fruste, che rientrerebbe a pieno titolo nella raccolta Ricette Immorali di Manuel Vázquez Montalbán. Non voglio indagare sulle origini che ne attribuiscono i natali – ariborda – al Granducato, precisamente a una visita a Siena di Cosimo De’ Medici nel XVII secolo. Voglio credere invece che il tiramisù sia l’antesignano più puro del food porn e che veda l’alba nei casini nel nordest e che la sua preparazione si sposi, pertanto, al meglio con la prossima serata di San Valentino. Quindi mettete giù quel tubo di Baci Perugina corredato di rosa finta glitterata, fatevi fare la spesa e recatevi a casa della vostra vittima armati di sola frusta – almeno quella da cucina – e del vostro intimo migliore. Io lo faccio con la panna, perché l’unica certezza per affondare il cuore del vostro amato è farlo a suon di colesterolo. Al levarsi di un coro di valchirie urlanti: «No! La panna nel tiramisù no!», vi stoppo e invece vi dico sì, montatela anche se non volete aggiungerla al mascarpone e posatela in frigo. Leccate frusta e dita fissando negli occhi colui che a breve avrà un infarto coronarico, sempre ammesso che un cuore ce l’abbia. Pulite la ciotola con le dita e con le stesse sporcategli le labbra. Adesso lavategliele con un bacio. Mettete tutto in frigo, alzate il volume dei Baustelle e, prima di richiudere lo sportello, prendete la panna precedentemente montata e, per tempo indeterminato, iniziate a bruciare calorie e a divertirvi come non ci fosse un domani.

INGREDIENTI • caffè • 2 uova intere • 4/5 cucchiai di zucchero + per il caffè • 500 g di mascarpone • 250 ml di panna da montare • 400 g di savoiardi • cacao amaro


social

di miriam lepore

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i ci devo ancora abituare, io, all’amore digitale. Io che ai tempi di MSN Messenger salvavo, stampavo e meticolosamente catalogavo le chat dell’amante di allora. Così, un po’ perché gli uomini hanno questa caratteristica di ritrattare, per cui un giorno ti amo e il giorno dopo ma non in quel senso, e iniziava a darmi un po’ sui nervi. Allora salva, stampa, cataloga. Così la prossima volta che mi dice che lui non ci pensa proprio a lasciare la ragazza, gli tiro fuori pagina 3 di conversazione numero 6 in cui mi cita “Sai Mimì che la paura è una cicatrice / Che sigilla anche l’anima più dura” e allora vuol dire che si sta semplicemente cagando sotto, ovviamente. A una chat mancano sguardi, silenzi, movimenti delle mani, intonazione della voce, ma non so

perché ho sempre creduto di saper capire quello che uno voleva dirmi. D’altronde io sono della generazione degli squillini. Gli squillini. Quella roba assurda per cui uno (se ti pensava?) faceva uno squillo al tuo cellulare e poi buttava giù. E se ricambiavi lo dovevi rifare anche tu. E se lo volevi tenere sulle spine aspettavi un paio d’ore, impegnata in una frenetica vita sociale quando in realtà stavi davanti a Una mamma per amica, con il telefono in mano. Se riesci a capire gli squillini del 2001, poi è tutto in discesa: il like alla foto di Facebook di due anni fa (stalker!) il punto alla fine di un “ciao” (non chiamarmi mai più). Quando è arrivato Tinder mi sentivo vecchia, e mi sono fatta spiegare tutto da Matteo: la storia dei cuoricini, io clicco se mi piaci, se tu clicchi io ti piaccio, un paio di chiacchiere e poi trombiamo. Più o meno. Dico più o meno perché Matteo non considerava una cosa centrale in questa sto-

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ria dell’amore digitale: “un paio di chiacchiere” vuol dire che vi raccontate chi siete e cosa fate. Vuol dire che tu le scrivi e lei aspetta un paio d’ore con il cellulare in mano facendo finta di avere una frenetica vita sociale, solo che adesso invece di Rory e Lorelai si fa le maratone su Netflix. Vuol dire che voi uscite, andate a letto insieme, e tu pensi che finalmente non devi alcuna spiegazione. Poi non la chiami più, lei si incazza, tira fuori la riga 8 di conversazione numero 23 in cui citi “dovrò soltanto reimparare a camminare” di Calcutta. Lei aveva ascoltato tutta la canzone e aveva trovato un senso occulto, una preghiera sullo stare accanto a quell’anima fragile. È vero, sul breve periodo puoi socializzare questo cuore, e avere piccoli, effimeri risultati. Ma sul lungo periodo ricorda che c’è solo un modo per cavarsela senza complicazioni. Evita le citazioni, amico. lacyniqueromantique.com

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domande

THE REAL STORY OF A TREE di eleonora ceccarelli

G

iovanni de Gara è un artista dal volto noto a Firenze. Classe 1977, laureato in architettura, vive e lavora nel quartiere di San Niccolò. Fino all’inizio del 2005 ha privilegiato come mezzo espressivo il disegno e la pittura per poi intraprendere diverse strade e metodi di espressione. Il disegno rappresenta per lui un movimento naturale, che nasce da solo senza alcuno sforzo. Poi ci sono state varie esplorazioni, ultima delle quali il bellissimo progetto The real story of a tree, un libro che non si sfoglia, ma che ugualmente racconta una storia che tutti dovremmo ascoltare. Si tratta di libri ricavati da pezzi di legno recuperati da mobili da buttare, pancali rotti, scarti di falegnameria. Niente è stato aggiunto o tolto: nodi, venature, graffi, cicatrici, timbri, scritte. Tutta la vita di un albero, la sua vita biologica, l’avventura dal momento del taglio delle radici quando incontra l’uomo, l’interruzione di una vita immobile, affascinante e noiosa e l’inizio di una nuova fatta di lavorazioni, chilometri percorsi, chili trasportati e passaggi di proprietà, è raccontata in ognuno di questi pezzi unici. Ogni libro svela una storia, e lo fa senza senza il bisogno di essere sfogliato: infatti le opere di Gio-

vanni de Gara rimangono delle scatole ermetiche che propongono agli spettatori un mistero da decifrare. Ciascun volume è, però, anche una scommessa chiara: trasformare degli scarti di legno in alberi vivi. Come? Una parte del ricavato proveniente dalla vendita dei pezzi viene impiegata per sostenere progetti legati alla salvaguardia della natura, per ripiantare alberi e per una campagna di sensibilizzazione contro gli sprechi in ciascuna delle città in cui sono stati raccolti. Altri progetti di De Gara che proseguono parallelamente sono i Campi da calcio dipinti su tela, unico simbolo dell’uomo riconoscibile in tutto il pianeta per uguale dimensione e colore, secondo l’artista. «Come se fossero dei cerchi nel grano lasciati dall’uomo per comunicare con chi sta fuori dalla terra» un logo, che come tutti simboli, porta con sé dei significati nascosti. Un altro messaggio terribilmente forte è il progetto A.N.A.S. riguardante i paesaggi che si stanno modificando sotto i nostri occhi. L’artista cerca in ogni parte del mondo quadri rappresentanti ambientazioni paesaggistiche che poi modifica asfaltandoli. Questa traccia lasciata dall’uomo, l’asfalto, diviene il segno più comune sulla nostra Terra. «Gli asfalti rappresentano una striscia continua, una TAG globale che unisce tutto.» Infine, un ritorno al passato, al disegno che ri-

mane sempre, con la sua complessità logico-esistenziale, la sua passione totalizzante, senza limiti e senza confini dimensionali. Una passione che permette alla sua mente di liberarsi lasciando la mano il compito di seguirla negli intricati ragionamenti in bianco e nero. Un disegno senza fine che continua da anni e dove ognuno può trovare la propria collocazione all’interno. Tuttavia il progetto de The real story of a tree rimane il fulcro del lavoro odierno di de Gara, già tradotto in altre lingue, punta a diventare un prodotto editoriale vero e proprio. L’artista ha infatti numerato a mano e catalogato i pezzi uno a uno, in modo da «renderli pronti per essere archiviati e collocati sugli scaffali insieme ai loro nipoti cartacei, in una sorta di riallineamento genealogico.» Attualmente i suoi libri si possono trovare nella sua casa studio in via San Niccolò 35b, o in qualche libreria all’avanguardia. Continua però la sua ricerca di un adeguata distribuzione che riesca a portarli nelle migliori librerie e a giro per il mondo, con l’obiettivo di far diventare questo libro un classico. 100% fatto a mano 100% made in Italy 100% riciclato e riciclabile www.therealstoryofatree.com www.giovannidegara.org/k-ita/



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pellicole

di caterina liverani

S

arà il 28 febbraio, a cavallo di una notte che compare sul calendario solo ogni quattro anni, la cerimonia durante la quale si terrà la consegna degli Oscar al Dolby Theatre di Los Angeles. Una notte che mantiene intatto il proprio fascino proprio come quello di una diva immortale che si concede raramente, ma fedelmente ai suoi adepti. Di certo l’aspetto social ha decisamente finito con il prevalere sul glamour, nonostante ciò, il fatto che la statuetta consegnata dai membri dell’Academy continui a rimanere il riconoscimento più prestigioso al quale un cineasta o un attore possano aspirare, fa rimanere questa cerimonia un avvenimento solenne. Vi scrivo da un passato non troppo lontano, in cui dopo settimane di speculazioni e fremente attesa, si sono appena apprese le nomination definitive che, tranne che per qualche previsione confermata, hanno suscitato una certa sorpresa nei fedelissimi. È The Revenant di Alejandro González Iñárritu il film che ha ottenuto più candidature, dodici per la precisione, tra le quali miglior film, regia, montaggio, scenografia, fotografia, attore protagonista (su questo torneremo più avanti) e miglior attore non protagonista per Tom Hardy. Ed è proprio lui, il massiccio e talentuoso inglese, il trait d’union tra il favoritissimo e imponente film del regista messicano, già trionfatore della scorsa edizione con Birdman, e la seconda pel-

licola con più nomination, l’apocalittico Mad Max: Fury Road che lo vede protagonista. Presentato durante lo scorso Festival di Cannes il film, che è una stupefacente prova registica da parte del settantenne Miller, già autore dei due precedenti film che compongono la saga, ha costituito una delle sorprese più gradite per la grande considerazione tributatagli dalla austera Academy (nomination per migliori regia, film, fotografia, montaggio tra le altre) che lo ha sicuramente preferito ad altre ottime pellicole come The Hateful Eight. Nessuna nomination per sceneggiatura, regia o montaggio per il nuovo massacro in salsa western di Quentin Tarantino che porta a casa “solo” una nomination all’attrice non protagonista Jennifer Jason Leigh, alla fotografia del suo storico collaboratore Robert Richardson (Kill Bill, Bastardi senza gloria, Django Unchained) e, ultima ma fondamentale, per la miglior colonna sonora originale al nostro Ennio Morricone. Unica monumentale presenza italiana quella di Morricone sembra essere una vittoria annunciata e doverosa poiché, come ha ricordato proprio Quentin Tarantino nel ritirare il Golden Globe in sua vece lo scorso gennaio, dopo averlo accostato per grandezza a Mozart, Beethoven e Schubert, il Maestro 87enne non ha mai avuto un riconoscimento per una sua colonna sonora negli Stati Uniti. Stallone, nominato come attore non protagonista per l’immortale Rocky Balboa in Creed, avrà nell’ottimo Mark Rylance de Il Ponte delle spie

il suo avversario più temibile, mentre la sezione femminile della stessa categoria potrebbe incoronare vincitrice Kate Winslet in Steve Jobs. Tra le protagoniste brillano, insieme alle stelle di habitué come Jennifer Lawrence (Joy) e Cate Blanchett (Carol), la magnifica outsider Charlotte Rampling (45 anni). Ma veniamo finalmente a quello che da mesi è l’emblema di questa cerimonia. Leonardo Di Caprio a quarantadue anni, dopo cinque nomination e altrettante sconfitte dal 1994, potrebbe con il suo sublime martirio in The Revenant veder arrivare il suo momento. Certo, i rivali non sono da sottovalutare, specialmente Michael Fassbender (Steve Jobs) ed Eddie Redmayne (The danish girl), ma il punto è: perché è così importante per noi che Di Caprio vinca? Credo che la risposta sia nel come lui, tanto brillante sullo schermo quanto sfuggente e riservato nel privato, ha condotto la sua carriera e la sua vita dopo quel perfetto sacrificio d’amore che è il vero volto di Titanic. Sbarazzatosi in fretta di quell’angelica avvenenza a beneficio di una maggiore ruvidità, Di Caprio, ruolo dopo ruolo, è diventato l’emblema dell’uomo contemporaneo con i suoi desideri, il suo sacrificio e la sua frustrazione; sempre sul punto di ottenere qualcosa che svanisce un minuto prima di poterla stringere fra le mani. Per tutti noi è arrivato il momento di vedere questo novello Gatzby trionfare. Cosa invece questo riconoscimento significhi davvero per lui lo scopriremo, forse, la mattina del 29 febbraio.


11 L’ESPERTO CONSIGLIA “OSCAR EDITION”

FOXCATCHER

LA SCELTA DI SOPHIE

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ohn du Pont è un miliardario che ha riversato tutte le fallite ambizioni e la sua smania di dominio nella creazione del team Foxcatcher, una società di preparazione di lottatori liberi per i campionati del mondo. Come punta di diamante per la sua squadra ingaggia Mark, oro olimpico in cerca di riscatto. Tra i due uomini si crea un legame morboso che finisce per fagocitare anche il fratello di Mark, David, anch’egli atleta olimpionico e preparatore. Non è affatto insolito che un film riceva diverse nomination agli Oscar senza poi ottenere nessuna statuetta. Emblematico il caso di Foxcatcher lo scorso anno: cinque le nomination per il film diretto da Bennett Miller, tratto da una storia vera, e interpretato ottimamente da giganti del cinema americano come Mark Ruffalo e un eccezionale Steve Carell trasformato nel sinistro e paranoico John du Pont. I riconoscimenti sono senza dubbio significativi, ma nel cinema sono le grandi storie a rimanere e Foxcatcher è una monumentale e tragica parabola sull’umana brutalità.

IL FUOCO

IL GRILL

rooklyn 1947. Stingo, un aspirante scrittore ventiduenne, arriva a New York dal sud degli Stati Uniti. Presa in affitto una stanza in una bizzarra e grande casa dipinta di rosa, stringe un profondo legame con Nathan e Sophie, la coppia che abita al piano di sopra. Sophie è una rifugiata cristiana polacca sopravvissuta ad Auschwitz e Nathan un biologo americano di religione ebraica. Il turbolento rapporto tra i due amanti affascina e insieme respinge Stingo, che a poco a poco scopre il castello di dolore e di bugie che essi nascondono. Meryl Streep con il ruolo di protagonista in La scelta di Sophie diretto da Alan J. Pakula, per il quale imparò alla perfezione il polacco e il tedesco, riproducendo uno stupefacente accento americano con inflessioni di lingua est europea, si aggiudicò nel 1983 il suo secondo Oscar. La sua performance, fatta di disperazione alternata a incredibile pacatezza, vulnerabilità ed erotismo, è una pietra miliare nella storia del cinema contemporaneo.

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note

di davide “deiv” agazzi

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a prima volta che ho intervistato Marracash è stato nel 2008. Io avevo, bene o male, cominciato da poco a scrivere a livello professionale, lui era appena entrato nel giro di quelli che contano. Almeno a livello mediatico perché, ça va sans dire, c’è una bella differenza tra l’essere riconosciuti e l’essere bravi. O, cosa assai più complessa, l’avere un seguito. Il suo tormentone di lancio, Badabum cha cha, aveva preso il controllo dell’airplay dei grandi network e non sembrava volerlo restituire. Il rap italiano, dopo anni di oblio mediatico, era tornato in auge ventiquattro mesi prima, sull’onda del successo subitaneo – e assolutamente inatteso – di Mondo Marcio (milanese, poi sparito una volta uscito dalla scatola), dei Club Dogo (milanesissimi e ancora in apparenza ben lontani dal dimenticatoio) e Fabri Fibra (marchigiano, ma rilocatosi a Milano). Marra non è un improvvisato, una scimmietta scelta dalla major di turno per ballare a tempo, munito di ombrellino luccicante: è uno che si è fatto il mazzo, che è partito dal basso, e si è trovato al posto giusto nel momento giusto. E che abbia talento, è innegabile. Certo, vaglielo a spiegare a quei rosiconi degli anni Novanta cresciuti a pane e posse: c’è

un grosso equivoco alla base del rap italiano, derivante dal fatto che l’arte della rima ha cominciato a circolare, dalle nostre parti, nel contesto dei centri sociali, adottandone l’estetica. E, in seguito, parte dell’ideologia. Ma l’hiphop non è mai stato un movimento politico, al massimo sociale. E per quanto concerne la visione politica, be’, i rapper sono interessati al Capitale, ma sicuramente non a quello di Marx. Mica facile quindi il salto della quaglia: passare dalle battle nei centri sociali ai video patinati di MTV è un qualcosa che si paga, ed ecco che il primo concerto fiorentino di Marra (alla Flog) è praticamente deserto. La credibilità e il pubblico, Fabio Rizzo (questo il nome all’anagrafe) se li è costruiti negli anni, alla vecchia maniera: facendo concerti e macinando chilometri. Certo, avere alle proprie spalle la major artefice del rilancio commerciale del rap in Italia (l’Universal) è condizione fondamentale per il successo, ma non lo garantisce in automatico. La mia strada si incrocia di nuovo con quella di Marra nel 2011, questa volta la cornice è il Viper Theatre. Io, tramite il progetto Local Heroes, che curavo all’epoca (insieme al brand di streetwear Gold e all’agenzia di eventi Switch), mi stavo occupando di organizzare l’apertura, ossia la lista di artisti che sarebbero saliti sul

palco prima del nome grosso in cartellone, con l’obiettivo di rompere il ghiaccio e scaldare il pubblico per la star di turno. Avevo chiamato un gruppo fiorentino e uno maremmano. Non capita spesso di salire sul palco del Viper e quindi i ragazzi, in pieno spirito hiphop, si erano portati dietro gli amici, la crew. Dopo il sound check, ci infilammo tutti nei camerini per mangiare qualcosa e ricaricare le batterie in vista del live che avrebbe avuto luogo di lì a breve. Sarà stata la convivialità del momento, sarà stata la fame nervosa, fatto sta che ci divorammo diverse teglie di lasagne. Comprese, in parte, quelle del Marra che non la prese proprio bene e, tramite interposta persona, ce lo fece sapere. Ecco, il rap in Italia è spesso come una teglia di lasagne, fredda e un po’ smangiucchiata. Era gustosa, ma in quel piatto ci hanno già mangiato e non è più neanche freschissima. La stessa cosa vale per Marra, che è un po’ come un macchinone con il freno a mano tirato: è bravo, ha l’atteggiamento hardcore, ma poi fa i pezzi con Tiziano Ferro e ti domandi, semplicemente… perché? L’occasione per mettere (forse) la parola fine alla questione ci è data proprio in questi giorni. Il suo concerto fiorentino è alle porte. L’11 febbraio sarà al Viper: ci andrete o rimarrete a casa? Io, nel dubbio, metto a scaldare il forno.


sipario

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TIMI: COME FOSSI UNA BAMBOLA di tommaso chimenti

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empi di Carnevale e Sanremo, più o meno la stessa cosa: una mascherata. Oscar Wilde ci diceva che “una maschera ci dice più d’una faccia”. L’essenza del teatro. È tempo che scendano in campo i big. La Firenze del Teatro è in continuo movimento, on the road a farsi largo, tra Roma e Milano per diventare centro di produzione, punto di riferimento, tutt’altro che stagnante. Ha riaperto il Teatro Niccolini, speriamo di trovare un altro Carlo Cecchi, è stata inaugurata la scuola del Teatro della Toscana, speriamo che Favino prenda spunto dalla Bottega di Vittorio Gassman che nella stessa via aprì il suo atelier di formazione. È viva, una scelta così variegata forse non c’era mai stata, con il Puccini tornato ai vecchi fasti, Virgilio Sieni faro della danza contemporanea. Dicevamo i big. Come altro chiamare altrimenti Alessandro Gassmann e Filippo Timi? No, non insieme, sarebbe una bella sfida per entrambi cedere un po’ del proprio ego attoriale per la buona riuscita di questo duo utopico. Chissà, prima o poi. Il bel Gassmann inanella un successo dietro l’altro, soprattutto sul palcoscenico teatrale: da La parola ai giurati a Roman e il suo cucciolo passando per Riccardo III, fino a questo Qualcuno volò sul nido del cuculo (dal 19 al 21 al Teatro Verdi). Nella pellicola di Miloš Forman, condita da cinque premi Oscar, nel manicomio hollywo-

odiano c’era Jack Nicholson con i suoi sguardi lucidi e folli a rischiarare e penetrare. Si parla di coscienza contro il pensiero unico inquadrato, si parla di libertà negate, di ribellione giusta, delle possibilità che l’abbattimento delle barriere, qualsiasi esse siano, possono regalare. Temi antichi, nodi del nostro presente. Grande, gigantesco, imperiale è Filippo Timi ogni anno gradito ospite del Teatro della Pergola. Qui le folle oceaniche sbattono i gomiti e i tacchi, si accalcano in ugual misura uomini barbuti urlanti e donne vocianti di ogni età. Perché Timi mette d’accordo tutte le fasce di pubblico. Ancora non è riuscito a portare dalla sua parte la critica che lo inchioda sull’autorefenzialità, del pop ad ogni costo, del trash consunto e smodato. Forse con questo Casa di bambola (dal 26 febbraio al 6 marzo), d’ibseniana memoria, ha una nuova chance per piacere (e non soltanto compiacersi) non solo per lustrini e facili jingle, non solo per mezzi nudi e sesso mimato, non soltanto per sparare al massimo Lady Gaga o Freddy Mercury. Timi è capace di attirare anche quel pubblico, giovane e più dedito al piccolo schermo, che difficilmente altrimenti andrebbe a teatro. Timi, comunque lo si voglia inquadrare, rimane un fenomeno, un artista completo; se solo rinunciasse a qualche paillette, a qualche ruffianeria e concessione verso la platea… Le donne non stanno certo a guardare. Da una parte Lella Costa (il 20 al Teatro Puccini) ci porta dentro il magnifico Pranzo di Babette, altra

pellicola Oscar, dove l’invito a tavola, attraverso le varie portate (brodo di tartaruga e le famose quaglie, il tutto bagnato dal Veuve Clicquot), diviene scambio, ricordo, nostalgia, condivisione del piacere di stare insieme. Dice che sia il film preferito da Papa Francesco. Da stampare, e non solo in teatro, la frase finale: «Un artista non è mai povero». Ancora donne di tempra e stile, di carattere e portamento. Il duo, anche nella vita, composto da Renato Cuocolo e Roberta Bosetti, per venti anni compagnia cult in Australia, da qualche tempo sono rientrati in Italia, di stanza a Vercelli. Il loro teatro è sconvolgente e intimo, piccolo e minimo (spesso per un solo spettatore alla volta), minuto e d’incubo, che lavora sul senso di colpa e sulla vertigine psicologica del recondito. Stavolta è Roberta cade in trappola (26 e 27 al Funaro di Pistoia) la loro nuova produzione, con l’attrice in campo e Cuocolo nelle vesti di deus ex machina, manovratore energico e inquietante dietro le quinte. Dentro le loro performance le paure si mischiano, come in un frullatore, come in una lavatrice, alle fantasie, l’erotismo ancestrale alla perdita senza vie di fuga, le voci del passato che tornano a fare i conti con chi non ha chiuso le parentesi del proprio ieri. Dopotutto a Carnevale ogni scherzo vale. O no?

in alto: Filippo Timi in “Don Giovanni”. Foto di Tim Walker


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personaggi

di michelle davis

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e dita di Holly Heuser smuovono l’aria come pennelli infervorati, sprigionando colore ed entusiasmo in una grigia giornata d’inverno. I suoi lavori si susseguono sullo schermo del portatile con la stessa rapidità di una mente che non si ferma mai. Nata nel 1989 e cresciuta tra Londra e Firenze, il mondo visionario di Holly segue un ritmo tutto suo, spaziando dall’urban feel onnivoro della capitale inglese fino all’armoniosa plasticità di prospettive dal sapore rinascimentale. Circondata da pennelli, punte da incisione e tavolette grafiche, i suoi strumenti sono quelli dell’artista 2.0 e i suoi lavori spaziano dall’illustrazione al lettering, dalla pittura più classica ai mixed media digitali. Fa da filo conduttore un treno di pensiero dai mille binari, le cui carrozze sfrecciando dispiegano un anarchico leitmotiv fatto di graffiti e surrealismo pop. «Internet ha avuto un ruolo importantissimo nella mia formazione. Da piccola ero molto chiusa in me stessa, mi hanno aiutata community artistiche come Flickr, Tumblr o DeviantArt. Avere tutto così a portata di mano può essere alienante, ma dà un potere straordinario. Internet non ci isola gli uni dagli altri, anzi, crea solidi canali di condivisione e ha reso il mondo dell’arte molto più democratico. Le gallerie e le grandi

strutture hanno perso il primato, ora la creatività può essere esibita e ammirata ovunque.» Grazie al worldwideweb Holly ha potuto espandere i suoi orizzonti, stringere amicizie e trovare importanti punti di riferimento, come la influencer Tavi Gevinson, il rivoluzionario Banksy, il pittore David Hockney, l’attivista Ai Wei Wei e l’illustratrice Olimpia Zagnoli. Holly non ha paura di usare la rete come rampa di lancio, i suoi social sono continuamente aggiornati con foto e schizzi freschi di scatto. Gioca anche molto sulla propria immagine, includendosi in surreali collage digitali. «Io credo nella serialità dell’arte, un concetto che mi è rimasto nel cuore dopo aver studiato per anni i processi di stampa tradizionali. Siamo nell’era della condivisione, non ha più senso attaccarsi in maniera morbosa ai propri contenuti. Certo, la paternità dell’opera non va mai svalutata, ma la sua riproducibilità apre nuovi e potenziali mondi espressivi. Secondo me, il fenomeno “meme” e la sua trasmissione virale rappresentano una delle forme d’arte più significative del nostro tempo insieme alla fotografia telefonica, il fenomeno dell’autoscatto in particolare. Molti vedono il cosiddetto “selfie” come frutto di uno sterile narcisismo digitale, io credo che sia un rivoluzionario atto di riappropriazione del sé. Alla fine anche Rembrandt e Frida Kahlo erano autoritrattisti incalliti.» I suoi grandi occhi azzurri sorridono sotto la corta zazzera

bionda mentre scuote la testa sul proverbiale negativismo fiorentino: «Molti affermano che è colpa del Rinascimento se Firenze non avanza, ma il vero blocco è dovuto al turismo di massa. Questa città è un dono, una scuola a cielo aperto. Non si possono rinnegare gli insegnamenti di Masaccio e Brunelleschi. Sperimentare è vitale, ma la tecnica è tutto». Mentre prepara la tesi in Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 2012 Holly parte per Hong Kong grazie a un gemellaggio scolastico. Armata di sketchbook, si immerge nelle strade della metropoli cinese, immortalandone le contraddizioni e i tratti deliziosamente kitsch. «Hong Kong è stata una grande fonte di stimoli e ha definitivamente suggellato il mio amore per le grandi città. Da questa fissazione è nata la mia serie di opere analogiche e digitali intitolata Me Against the Big City che intende investigare la solitudine contemporanea in un mondo post-capitalista diviso da guerre, ma iperconnesso da reti ad alta velocità. Città come New York sono giungle a orologeria dove vige la regola del più forte.» La mostra Me Against the Big City inaugura venerdì 12 febbraio presso il Glue Alternative Concept Space (via Manfredo Fanti 20) e sarà visibile fino al 5 marzo. www.hollyheuser.com



l’agenda di

FEBBRAIO LUNEDÌ 1

ON ESSERE CATTIVO N Spazio Alfieri (FI) ing. 6/5 € MARTEDÌ 2

ORESTEA-COEFORE/EUMENIDI (2-7/02) Teatro della Pergola (FI) ing. 32/16 € L A FORTUNA SI DIVERTE (2-7/02) Teatro di Rifredi (FI) ing. 16/14 € GOYA (2-3/02) Cinema Odeon (FI) ing. 12/10 € MERCOLEDÌ 3

F AVOLE & MERENDA Teatro Manzoni (Calenzano) ing. libero BIKES VS CARS Cinema Odeon (FI) ing. 8/6 € FIORENTINA - CARPI Stadio Artemio Franchi URBAN BLACKOUT CONTEST Capanno Black Out (PO) ing. libero con tessera GIOVEDÌ 4

T OMATO + MILLELEMMI Rex Café (FI) ing. libero BALLATA DI UOMINI E CANI (4-5/02) Teatro Puccini (FI) ing. 27/22 € L’AVVENTURA DELLA GROTTA INFESTATA Teatro Reims (FI) ing. 15/12 € L’ULTIMO HAREM (4-14/02) TeatroDante Carlo Monni (C.Bisenzio) ing. 16 € R APUNZEL (4-7/02) Teatro Verdi (FI) ing. 25/50 € JOY (4-9/02) Cinema Odeon (FI) ing. NP VENERDÌ 5

ICCARDO TESI E MASSIMO DONNO R Circolo Il Progresso (FI) ing. 5 € con tessera NECESSARIAMENTE Auditorium Flog (FI) ing. 10 € QUADERNI (5-26/02) Teatro della Pergola (FI) ing. 5 € I RACCONTI DEL TERRORE (5-27/02) Teatro della Pergola (FI) ing. 7 € PINOCCHIO DEVE MORIRE (5-7/02) Teatro del Cestello (FI) ing. 15 € MADKID & MODDY MC Combo Social Club (FI) ing. 5 € SABAT0 6

T HE HACIENDA Tender Club (FI) ing. 8 € POP - CARNEVAL PARTY w/ SCANDALOSOBRIO Glue Firenze (FI) ling. libero con tessera TOLOMEI’S BROTHERS Combo Social Club (FI) ing. libero BOB MARLEY BIRTHDAY PARTY Auditorium Flog (FI) ing. 8 € C’ERA UNA VOLTA IL TEATRO (6-7/02) Teatro le Laudi (FI) ing. 18/16 € GIANLUCA PETRELLA & GABRIO BALDUCCI Pinocchio Jazz (FI) ing. 13 €

MAURO MARIS (6-26/02) Gran Caffè Giubbe Rosse (FI) ing. libero L A VEDOVA ALLEGRA (6-7/02) Teatro Politeama (PO) ing. 18/14 € IL COMPLOTTO (6-7/02) Teatro Reims (FI) ing. 15/12 € RITMOS DO BRASIL L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera LO SVILUPPO ECONOMICO NEL LUNGO PERIODO Stensen (FI) ing. libero ELEGANZISSIMA (6-7/02) Teatro della Limonaia (Sesto F.no) ing. 13/11 € DOMENICA 7

UOVI TALENTI N Aula Magna Careggi (FI) ing. libero LUNEDÌ 8

L A VITA È UN VIAGGIO Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € MONK’S CASINO Teatro Metastasio (PO) ing. 18 € TURNER Spazio Alfieri (FI) ing. 6/5 € MARTEDÌ 9

T HANKS FOR VASELINA (9-10/02) Teatro di Rifredi (FI) ing. 16/14 € MERCOLEDÌ 10

C ONCERTO DI CARNEVALE Teatro Verdi (FI) ing. 16/13 € THE ARISTOCRATS Teatro Puccini (FI) ing. 26/19 € URBAN BLACKOUT CONTEST Capanno Black Out (PO) ing. libero con tessera GIOVEDÌ 11

TTO & JOHN HOLYS + TOMATO O Rex Café (FI) ing. libero MARRACASH Viper Theatre (FI) ing. NP REMO ANZOVINO Relais Santa Croce (FI) ing. 15 € I DUELLANTI (11-21/02) Teatro della Pergola (FI) ing. 32/16 € FRANCESCO LAURETTA (11/02-19/03) Srisa Gallery (FI) ing. libero DANZA FLAMENCASON Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € VENERDÌ 12

C ARLOT-TA Circolo Il Progresso (FI) ing. libero con tessera ROCK IN MOVIE Combo Social Club (FI) ing. 5 € MAMMAMIA Viper Theatre (FI) ing. NP OTELLO Teatro Verdi (FI) ing. 19/31 € LE RELAZIONI PERICOLOSE Teatro Manzoni (Calenzano) ing. libero TANTI LATI / LATI TANTI (12-13/02) Teatro Puccini (FI) ing. 25/20 €

T RUMAN CAPOTE (12-21/02) Teatro Niccolini (FI) ing. 15/12 € MALD’ESTRO (12-14/02) Teatro del Cestello (FI) ing. 15 € FIERA DEL CIOCCOLATO ARTIGIANALE (12-21/02) Piazza di Santa Maria Novella (FI) ing. libero SABATO 13

L ’ORAGE Combo Social Club (FI) ing. libero HANG ON NIGHT Tender Club (FI) ing. 4 € NIDI D’ARAC Auditorium Flog (FI) ing. 8/5 € ADRIAN BELEW POWER TRIO Viper Theatre (FI) ing. NP MORTE A VENEZIA MMXVI Limonaia del Museo Stibbert (FI) ing. 15 € QUINTORIGO PLAY MINGUS Ex Chiesa di S. Giovanni (PO) ing. NP LEVANTE Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. 11 € RITA MARCOTULLI Pinocchio Jazz (FI) ing. 10 € MADONNA CHE BOTTA! Teatro Comunale di Antella (FI) ing. 13 € MACHWEO + ANDREA MI DJSET Glue Firenze (FI) ling. libero con tessera UOMINI A ROTOLI (13-24/02) 79rosso (FI) ing. libero NON MI PIACCIONO LE COSE VERDI TeatroDante Carlo Monni (C.Bisenzio) ing. 7/5 € RELAZIONI PERICOLOSE Teatro Manzoni (Calenzano) ing. 13/10 € GIOCONDO ZAPPATERRA (13-21/02) Teatro Reims (FI) ing. 15/12 € RUMORS (13-14/02) Teatro le Laudi (FI) ing. 18/16 € VACANZE TURCHE (13-15/02) Teatro Lumiere (FI) ing. 15/13 € STATO E MERCATO Stensen (FI) ing. libero LORENZO CORTI Circolo Il Progresso (FI) ing. 5 € con tessera DOMENICA 14

ESTIRE AD ARTE V Museo Stefano Bardini (FI) ing. 8 € ERNESTO DE PASCALE BLUES REVUE Aula Magna Careggi (FI) ing. libero SERRA YILMAZARA Nuovo Auditorium (Scandicci) ing. libero FIERA DI OLTRARNO Piazza di Santo Spirito (FI) ing. libero FIORENTINA - INTER Stadio Artemio Franchi CIN CI LÀ Teatro Verdi (FI) ing. 19/31 € IN SUA MOVENZA È FERMO Teatro della Pergola (FI) ing. 15 €


MUSICA/TEATRO/ARTE/CINEMA/EVENTI LUNEDÌ 15

IZIO DI FORMA V Spazio Alfieri (FI) ing. 6/5 € JOHN DE LEO & FABRIZIO PUGLISI DUO Teatro Fabbricone (PO) ing. 18 € MARTEDÌ 16

L A BASTARDA DI INSTANBUL (16-28/02) Teatro di Rifredi (FI) ing. 16/14 € TED 2016 Cinema Odeon (FI) ing. 12/10 € MERCOLEDÌ 17

P ER UN AMICO Teatro Puccini (FI) ing. libero YOGANANDA Cinema Odeon (FI) ing. 8 € MENS SANA IN CORPORE SANO (17-23/02) Teatro Lumiere (FI) Ing. 15/13 € URBAN BLACKOUT CONTEST Capanno Black Out (PO) ing. libero con tessera GIOVEDÌ 18

IGA + CANTE + VSUM B Rex Café (FI) ing. libero GOODTIMES Combo Social Club (FI) ing. libero OMAGGIO A ANDREJ TARKOVSKIJ Teatro Verdi (FI) ing. 15/18 € SUBSONICA (18-19/02) Viper Theatre (FI) ing.25 € L A MERDA Teatro Puccini (FI) ing. 18 € TAMBURINI Teatro del Cestello (FI) ing. 15 € FIORENTINA - TOTTENHAM H. Stadio Artemio Franchi VENERDÌ 19

LIVER COATES O Sala Vanni (FI) ing. 15 € MAMA MARJAS & BAND Auditorium Flog (FI) ing. 8/5 € L .A.S + KURSK + NUMA CREW Combo Social Club (FI) ing.NP CHIARA WHITE TRIO Circolo Il Progresso (FI) ing. libero con tessera QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO (19-21/02) Teatro Verdi (FI) ing. 19/31 € EXTREMA Cycle (Calenzano) ing. 12 € con tessera ROCKY HORROR LIVE CONCERT (19-21/02) TeatroDante Carlo Monni (C.Bisenzio) ing. 18/10 € TROPPE ARIE (19-21/02) Teatro del Cestello (FI) ing. 15 € SABATO 20

GIUNGLA Glue Firenze (FI) ling. libero con tessera APPLE PARTY Combo Social Club (FI) ing. libero HOT SHOT Viper Theatre (FI) ing. 8 €

IOVANNI GUIDI G Pinocchio Jazz (FI) ing. 10 € IL PRANZO DI BABETTE Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € QUEI DUE (20-21/02) Teatro Politeama (PO) ing. 22/18 € L A GLOBALIZZAZIONE Stensen (FI) ing. libero FORTEZZA ANTIQUARIA Piazza Vittorio Veneto (FI) ing. libero DOMENICA 21

USICA DA FILM & JAZZ SUITE M Aula Magna Careggi (FI) ing. libero HANSEL AND GRETEL Ludotca dell’Opedale Meyer (FI) ing. libero HOME EXPERIENCE (21-28/02) Stazione Leopolda (FI) ing. NP LUNEDÌ 22

F ORZA MAGGIORE Spazio Alfieri (FI) ing. 6/5 € FRANCESCO CUSA & THE ASSASSINS Teatro Fabbricone (PO) ing. 18 € FIERUCOLA DEI SEMI Piazza di Santo Spirito (FI) ing. libero MARTEDÌ 23

T HE BEST OF LEO BASSI Spazio Alfieri (FI) ing. 15/13 € LIVADA DE VISINI (23-24/02) Teatro della Pergola (FI) ing. 32/16 € MERCOLEDÌ 24

CAVEMAN Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € BRIAN MAY & KERRY ELLIS Obihall (FI) ing. 22/69 € FAVOLE & MERENDA Teatro Manzoni (Calenzano) ing. libero MAGIC SHADOWS Teatro Verdi (FI) ing. 19/31 € SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE TeatroDante Carlo Monni (C.Bisenzio) ing. 22,50 € IL MONDO NON MI DEVE NULLA Teatro Aurora (Scandicci) ing. 16 € URBAN BLACKOUT CONTEST Capanno Black Out (PO) ing. libero con tessera GIOVEDÌ 25

IK GONNELLA + MICHAEL BYRN + ZAK N Rex Café (FI) ing. libero MAX GAZZE’ (25-26/02) Obihall (FI) ing. 25/30 € DANZA IN FIERA (25-28/02) Fortezza da Basso (FI) ing. NP IL VANTONE Teatro della Arti (Lastra a Signa) ing. 15/13 € VENERDÌ 26

GULP! Combo Social Club (FI) ing. 5 € KILLERQUEEN Auditorium Flog (FI) ing. 7/5 €

NA CASA DI BAMBOLA (26/02-6/3) U Teatro della Pergola (FI) ing. 32/16 € MILLE VOLTE MONICA (26-28) Teatro del Cestello (FI) ing. 15 € NAMARUPA Circolo Il Progresso (FI) ing. libero con tessera ELECTRO FRIDAY Capanno Blackout (Prato) ing. libero con tessera L A GRANDE GUERRA Teatro Manzoni (Calenzano) ing. libero MAGICFLORENCE (26-28/02) Teatro Puccini (FI) ing. 22/16 € IL VIZIO DELL’ARTE Teatro Niccolini (FI) ing. 16/14 € SABATO 27

ELS CLINE & JULIAN LAGE N Sala Vanni (FI) ing. 15 € ROLLING AND TUMBLIN Tender Club (FI) ing. NP BLACK CANDY GO! PARTY Auditorium Flog (FI) ing. 7/5 € CLAUDIO BAGLIONI+GIANNI MORANDI Mandela Forum (FI) ing. NP RENATO CORDOVANI Pinocchio Jazz (FI) ing. 10 € MESCARIA+TWO PISCES IN ALTO MARE Combo Social Club (FI) ing. libero CENERENTOLA Teatro Verdi (FI) ing. 16/13 € TUBALLOSWING Glue Firenze (FI) ling. libero con tessera THE VAN HOUTENS Capanno Blackout (Prato) ing. libero con tessera ERCOLE E LE STALLE DI AUGIA Circolo Il Progresso (FI) ing. libero con tessera L A PRIMA, LA MIGLIORE Teatro Manzoni (Calenzano) ing. 13/10 € STRANGE FRUIT (27-28/02) Teatro le Laudi (FI) ing. 18/16 € FIRENZE, TRESPIANO E VICEVERSA (27/02 - 02/03) Teatro Reims (FI) ing. 15/12 € L A FINANZA E LA CRISI FINANZIARIA Stensen (FI) ing. libero DOMENICA 28

TTETTO D’ARCHI DELL’ORT O Hotel Relais Santa Croce (FI) ing. 5 € I CONCERTI APERITIVO Teatro Verdi (FI) ing. 5 € L A CAVALLINA FATATA TeatroDante Carlo Monni (C.Bisenzio) ing. 12/8 € BATTIATO E ALICE (28-29/02) Teatro Verdi (FI) ing. NP WALTER VELTRONI Nuovo Auditorium (Scandicci) ing. libero LUNEDÌ 29

OLF CREEK 2 W Spazio Alfieri (FI) ing. FIORENTINA - NAPOLI Stadio Artemio Franchi

noccioline INFO E PRENOTAZIONI: Tel 055 294609 / www.teatrocestello.it / Biglietti disponibili nei punti Box Office e sul sito www.boxol.it


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FEBBRAIO da non perdere SABATO 6

GIOVEDÌ 11

THE HACIENDA Tender Club (FI) ing. 8 €

REMO ANZOVINO Relais Santa Croce (FI) ing. 15 €

La prima volta che incontrai questi personaggi fu nel backstage di un concerto. Non li avevo mai visti prima di persona. Era l’epoca del successo dei Glas Vegas, dei Vampire Weekend, anche degli Shout Out Louds, insomma, era la seconda metà degli anni 2000. Si avvicinò un personaggio notissimo di Firenze, mi mise una mano su una spalla e mi disse testuale, lo giuro sulla sigla di MacGyver: «Sai qual è l’unico loro difetto? Che sono italiani. Perché se fossero stati scozzesi, inglesi, gallesi, ma anche ungheresi, sarebbero a suonare sui più grandi palchi del mondo». Poi sparì. Energetici, semplici, britannici, simpatici, bravi, siamo tutti contenti che lascino Londra per qualche giorno e tornino a farci muovere le chiappe al Tender.

Ed eccoci arrivati alla nostra scommessa del mese. Remo Anzovino. Rientra a pieno titolo nella categoria del “non so chi sia quindi approfitto per farmi una cultura” e vado a spulciare storia recente su Internet. Unico barlume una sua data tre anni fa in Sala Vanni. Ecco, questo significa che il ragazzo è in gamba di sicuro, perché non tutti possono avere l’onore di suonare in quel posto magico. Quindi inizio il mio viaggio alla scoperta e grazie al cielo che l’ho fatto. Bastano pochi click sul tubo per conoscere un artista delicato con una musica da sera tardi e forse anche un po’ da filtro del tè dimenticato nella tazza. Caldo, avvolgente, interessante. Su Wikipedia, la pagina elenca una serie di cose fatte che puntellano la carriere del nostro Remo, mescolate con riconoscimenti, composizioni, partecipazioni, progetti, contenuti contenuti contenuti. Insomma, Anzovino ne sa e ne ha e va ascoltato. Oppure vi tenete Giovanni Allevi e l’inno della Serie A, maremma impestata.

SABATO 6

SCANDALOSOBRIO / POP - CARNEVAL PARTY Glue Firenze (FI) ling. libero con tessera

DOMENICA 14

FIERA DI OLTRARNO Piazza di Santo Spirito (FI) ing. Libero

Mi arrivano spesso le notifiche su Facebook della pagina “PARLA CON I MURI – Mostra fotografica on-line”, oramai una delle mie preferite insieme a “Pettinarsi come Pandev per fare strage di gnocche” e “La stessa foto di Toto Cutugno ogni giorno”. E non è un caso che l’animatrice di questa pagina sia l’esplosiva M.P., in arte Scandalo Sobrio, donna alla quale ho già dedicato un boxino d’amore qualche anno fa e che continua a mietere pretendenti da tutti i lati dell’Arno. Sarà al Glue che, per festeggiare il Carnevale, non poteva non chiamare l’istrionica dea del trasformismo. Detto questo, l’album in uscita è piacevole, ironico e ben fatto. Vanta collaborazioni da Bandabardò a Rio Mezzanino, con incursioni di giornalisti, scrittori e attori di altissimo livello. A conferma che possono essere buoni in tanti a confezionare prodotti scontati da dare in pasto ai talent, ma per fare cose originali e godibili serve intelligenza e preparazione. Oltre a un bel paio di cosce. Scandalo Sobrio amami. Grazie.

Ci ha scosso tantissimo l’omicidio avvenuto a San Frediano/Santo Spirito. Ne è stato detto di tutto e anche di più e non abbiamo niente da aggiungere sul fatto. Un uomo ha ucciso una donna che amava il quartiere dove anche Lungarno è nato. Ci rattrista molto. Possiamo, o meglio, dobbiamo dire qualcosa su questa china rapida ed esagerata che ha preso il dibattito sul quartiere additandolo come generatore di vortici di droga, alcol, movida e costumi facili e rendendolo esplicitamente complice. Ho letto articoli di gente che in questo quartiere non ci vive e non vuole nemmeno conoscerne la realtà. Si limita alla critica banale del “quartiere di intellettuali e artisti scansafatiche”, ritorna sul solito

ritornello cigolante del “basta con l’esaltazione di Santo Spirito e San Frediano”, banalizza lotte come quella del Nidiaci o del parcheggio in Piazza del Carmine. Ecco, io sento e ho sentito un quartiere tradito da questa vicenda, che si è sentito spaesato e non protetto, attaccato sulla cronaca e non tutelato dalla politica. Poi sì, c’è casino, non c’è parcheggio, c’è scorribanda di gente, piscio di notte per le strade, schiamazzi, bici che spariscono, leggi di quartiere, sì, c’è tutto questo. Ma è un quartiere vivo, con una comunità forte, con tante iniziative, con un senso di partecipazione (consiglio di passare davanti alla scuola di via della Chiesa e leggere i volantini delle mamme) e di aiuto reciproco. Ci vediamo domenica in piazza, come sempre. SABATO 27

CLAUDIO BAGLIONI + GIANNI MORANDI Mandela Forum (FI) ing. NP

Ed eccoli qui, i Capitani Coraggiosi (bravo chi ha scelto il nome). Due carriere differenti, due terze età opposte, insieme sul palco del Mandela Forum. Il primo, Baglioni, lo vedo sempre a bordo della Diane, con il capello alla Nando De Napoli e le gambe a X come mio padre, bello con il nasone che ormai è rimasto su qualche vecchia carta d’identità. Genuino, con ottave vocali a disposizione, qualche stiratura epidermica di troppo e con uno stile sempre connesso alla moda del momento. Pure scarpe a punta e giacchetti di pelle alla Renzie. Il secondo che raccatta like grazie ai segni dell’età, all’essenza di nonnetto sprint copiata pari pari dalla sua tradizione (militare sprint, quarantenne sprint nella fiction sul rally, cinquantenne sprint in tv, presentatore sprint), fiero delle sue rughe che oramai hanno un profilo Facebook autonomo. Dedico a questi due mostri sacri della canzone italiana il mio in bocca al lupo, che non leggeranno o che forse arriverà sotto i loro occhi, perché come dice il guru degli uffici stampa fiorentini: «Alla PRG non sfugge mai niente». E sia. (“boxino numero 5” cit.).



20 I PROVINCIALI

PALCHI, NOTE E empoli LIBRI prato

CAPODANNI E MUSICA di pratosfera

A

di silvia amerighi

T

eatro, musica, letteratura: tre appuntamenti da segnare in agenda in quel di Empoli. Il Teatro Excelsior ospita l’opera Molière: la recita di Versailles, mercoledì 17 febbraio, alle 21.00. La riscrittura dell’opera L’Impromptu de Versailles di Molière, firmata da Stefano Massini, Paolo Rossi e Giampiero Solari, vuole approfondire l’arte comica e fondere la tradizione e l’attualità con rigore e poesia. Mattatore e personaggio capocomico dello spettacolo: Paolo Rossi. Per la nuova stagione di Empoli Jazz, giovedì 25 febbraio, alle 21.15, al Teatro La Perla si esibisce il Living Coltrane Quartet con lo special guest Enrico Rava, il jazzista italiano più conosciuto a livello internazionale. Alla libreria Cuentame, Bruno Casini presenta il suo Sex and the world. Viaggi gay e rock’n’roll, sabato 27 febbraio, alle 17.30. In questo libro Bruno racconta più di venticinque anni di viaggi e di incontri, da un rocambolesco tour tra Orano (Algeria) e Marrakesh (Marocco) nel 1973 a un appuntamento (quasi) al buio a Zurigo, nel 2009. in alto: Bruno Casini

febbraio a Prato si festeggia il Capodanno cinese: le strade del centro e di alcuni quartieri della città si colorano di bandiere, dragoni, tamburi, fuochi d’artificio e sfilate. Il 2016 sarà l’anno della scimmia. I festeggiamenti iniziano a fine gennaio e proseguono fino a marzo. Da noi solitamente le sfilate vengono organizzate nel fine settimana di metà febbraio. Se non avete mai visto queste variopinte e folcloristiche manifestazioni, fate una capatina a Prato, non ve ne pentirete. Andate a pranzo o a cena in uno dei tanti ristoranti cinesi e fate una full immersion in una delle comunità più popolose d’Europa. La Cina è vicina come titolava Marco Bellocchio. Arrivano poi una manciata di belle serata live in città durante il mese: il 12 febbraio c’è Appino a Officina Giovani (piazza Ex Macelli). Il front man degli Zen Circus e sta ancora girando per

promuovere il suo secondo album solista Grande raccordo animale. Per gli amanti del jazz sabato 13 febbraio ci saranno i Quintorigo in concerto all’ex Chiesa di San Giovanni con il loro progetto tributo a Charles Mingus, una rilettura moderna e affascinante di uno dei geni più innovativi del jazz moderno. Sempre rimanendo nello stesso ambito, febbraio è anche il mese del Metastasio Jazz, super rassegna che si svolge nel teatro pratese dedicato alle varie sfaccettature e influenze del jazz europeo: Monk’s Casino (8/02), John De Leo e Fabrizio Puglisi (15/02 al Fabbricone), Francesco Cusa & the Assassins (22/02 al Fabbricone) e Fabrizio Bosso Quartetto & Paolo Silvestri Ensemble (29 al Metastasio), i protagonisti di questo anno. Tutte le info sul sito del Metastasio.

CRONACA DELL’IMMAGINE pisa di maria carmela saracino

F

ino al 14 Febbraio il Centro Espositivo SMS ospita Cronaca dell’immagine, la rassegna annuale di Imago Mundi dedicata a quel medium bizzarro che è la fotografia (www. imagopisa.it).

La mostra è un inno all’analogico a cura di Lucegrafia, il collettivo fotografico siciliano che, figlio degli insegnamenti di Enzo Sellerio, destruttura e riorganizza l’immagine per comunicare la realtà scandita dalla fotografia. Le stampe di Cangemi, Lo Iacono, Rizzo, Stanfa e Troia parlano di architettura, paesaggi e ritratti, ma da lì partono per sezionare e frammentare gli scatti in diversi linguaggi, esplorando la superficie delle cose e cercandone il significato più profondo. Dal 9 al 12 febbraio c’è anche il Chinese Film Festival alla Stazione Leopolda (pisachinesefilmfestival.it). Alla vigilia dell’anno della scimmia, un pezzo di Cina arriva a Pisa attraverso i lavori dei grandi maestri del cinema cinese, che saranno proposti al pubblico in versione originale e sottotitolata in italiano.


21 SGUARDI

NOI VI CI MANDIAMO a cura di riccardo morandi

L

e feste sono finite da un pezzo, ma il disgelo ancora deve iniziare. Non si sono mai interrotti invece gli eventi che, freddo o no, proseguono e non abbandonano la nostra regione nelle mani in questo carnevalesco febbraio, utile solo da mascherato. Il duo pisano de I Gatti mezzi apre le danze il 4 febbraio in quel di Serravezza, territorio forse lontano e ostico per noi cittadini della piana fiorentina, che potremo comunque rifarci dopo due giorni. A Grosseto, infatti, si esibirà il cantautore rock più duro e puro di Firenze (e non solo), ovvero Federico Fiumani che con i suoi Diaframma porterà un pezzo di musica fiorentina nel capoluogo grossetano. Risponde il versante sperimentale dopo qualche giorno, l’11, a Livorno, dove il veronese Capeki (al secolo An-

drea Faccioli) calcherà il palco del Sufer Joe in una performance gradita agli amanti di atmosfere acustiche e a tratti lisergiche. Il giorno dopo di tutt’altra pasta è il concerto del pisano Appino, leader degli Zen Circus al secondo lavoro da solista, che terrà banco a Prato, presso il rinomato palco ggiovane di Officina Giovani (appunto). Tutti uomini? No. Se proprio non volete rimanere a casa, e vi piace guidare, la bella e brava Levante calcherà il palco del Sonar di Colle Val D’Elsa sabato13 febbraio. Data consigliata, da segnare con doppia sottolineatura. Il pezzo da novanta va di scena in ogni caso il 19 febbraio al Karemaski di Arezzo, e noi non solo vi ci mandiamo, ma vi imponiamo di andare, che tanto la macchinata la fate sicuramente quando parliamo dei Calibro 35. La creatura di

NOI CI ANDIAMO news dall’ente cassa di risparmio di firenze

S

e c’è una cosa che difficilmente immaginiamo quando siamo nella una sala di un museo è il suo deposito. Vediamo le opere esposte, gli allestimenti, i prestiti, ma non ci domandiamo mai (o quasi mai) cosa ci sia nei luoghi bui del museo. Altre bellezze, altra arte, il tempo passato e quello che verrà. Ed è proprio a questo nascosto tesoro che Marco Lanza ha dedicato il suo viaggio fotografico. Depositi è il titolo della sua mostra a Villa Bardini. Trentacinque immagini che documentano in maniera artistica cosa popola i depositi dei principali musei italiani. Promossa dal Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze, con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, l’esposizione è curata da Luca Farulli e vuole portarci lì dove le lampade non illuminano e i percorsi museali si interrompono. Un passaggio nella polvere e nel ricordo, in un mondo di oggetti che attraverso il lavoro del fotografo diventano affettuosamente cose, che

hanno goduto del loro pubblico, ma vivono oggi nell’attesa degli occhi altrui. La mostra si compone, oltre che degli scatti, anche di alcuni video che Marco Lanza ha realizzato con il fratello musicista Saverio. In questi il viaggio nei depositi diventa una danza: il montaggio di immagini e musica crea un ritmo, passeggia sopra la mostra immobile del non visto, attraverso le scanalature di allestimenti ormai invisibili. Diventiamo osservatori di una esposizione involontaria che ci parla di silenzi e di necessità. Accanto a questo enorme lavoro di ricostruzione, il libro Depositi. Immagini dai musei italiani, pubblicato da Gli Ori di Pistoia, pensato come contributo a quattro mani, in cui testo e immagini affrontano il tema relativo al deposito, accoglie oltre cinquanta immagini del lavoro svolto negli anni dal fotografo. La mostra rimarrà aperta sino al 21 febbraio, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 19.00, a eccezione del lunedì.

Tommaso Colliva, è attualmente una delle band di maggior spessore nel panorama musicale italiano: un progetto composto da musicisti fra i più virtuosi e creativi della nostra penisola, il cui piglio internazionale ha poco da invidiare ai colleghi di oltre confine. Chiudendo questa simpatica e utile rubrica, non possiamo fare a meno di segnalarvi i giovani Marnero, le cui sonorità si distinguono per originalità e commistioni veramente interessanti, che saranno di scena il 21 febbraio ad Arezzo, presso il Pastificio, e i The Van Houtens, che già ci hanno stupito in TV qualche anno fa. E che hanno a nostro avviso da dire qualcosa, sicuramente se parliamo di attitudine da palco. Mettete carburante e scaldate i motori!


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23 FERMO IMMAGINE

RICCARDO di mattia marasco

S

ono le 5.45, suona la prima delle otte sveglie necessarie a farmi alzare per scattare questo fermo immagine. Dì lì a poco, prima per il Lungarno della Zecca Vecchia e Via de’ Neri, arrivo in Piazza della Signoria. La temperatura è sotto lo zero, con le mani in tasca mi faccio strada nell’aria gelida. A ogni angolo, ogni scorcio, ogni cambio di via, non riesco a non pensare a quante cose avresti potuto raccontarmi, a quante cose ho perso l’occasione di chiederti. Firenze era tua, come lo è la donna che si ama senza essere ricambiati, nel modo più intimo e rispettoso. Erano gli anni Settanta. La tua arte, quella di Riccardo Marasco, stava entrando nel cuore dei fiorentini. Eccoti sorridente e fiero davanti al simbolo di Firenze con l’ala d’aquila che ti ha portato a volare alto nel cielo di una città che non perdona niente ai poeti e ai sognatori. Sorridevi. Sorridevi perché sapevi fare qualcosa di imperdonabile che agli altri non riusciva: far sognare insieme a te.

http://www.lamiafirenze.mattiamarasco.it • mattia.marasco@gmail.com

PALESTRA ROBUR - lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

FIRENZE SANTA MARIA NOVELLA di leandro ferretti

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ra il 1980, e l’orgoglio fiorentino non aveva molti motivi per garrire al vento. Gli anni Ottanta, i leggendari e mitologici Ottanta a Firenze erano alla loro vigilia, così come era da intuirsi la Fiorentina spettacolare di Picchio De Sisti che lambì lo scudetto. Ci pensò quindi un ragazzo di Ponticino, frazione di Laterina, a dire quanto erano belli non già Palazzo Vecchio e il Duomo, ma la stazione di Santa Maria Novella. Che allora era aperta tutta notte, e oltre a prendere l’espresso per Calalzo o Villa

San Giovanni ci si poteva incontrare la signora senza suo marito che se la guardi bene è solo un travestito. In assenza di fast e street food la colazione era con i bomboloni, e Antognoni un dogma mai più eguagliato. Ci sono ancora i barboni con le scarpe rotte, i pendolari la mattina e probabilmente anche quelli che vanno (con il Frecciarossa) giurandosi un ritorno. Una cosa più delle altre rimane vera, che a Firenze sulla mia parola non vedi niente in una volta sola. Buon viaggio.


24 NODI DA SCIOGLIERE

IN CITTÀ TUTTO TRANQUILLO

LICENZA DI IMMAGINARE di martina milani

P

are che Charlie Chaplin abbia detto: «La vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali». Già, magari si potesse arrivare preparati sul palcoscenico oppure indire un casting per certi personaggi della nostra vita! Per non parlare della scenografia: la luce al neon della cucina, il solito tavolo svedese, una tenda stanca. Avete anche voi oggetti così a farvi da sfondo? Allora sappiate che TAF (acronimo di TrovaAllestisceFotografa) li può modificare, ripensare e abbellire per voi. «Trasformiamo lo scenario comune in una nuova visione» dice Susanna Stigler, che insieme a Leonardo Borri e a Celeste Gonnella progetta allestimenti, disegna vetrine, organizza eventi (pubblici e privati), recupera oggetti, li dipinge, cuce la stoffa e intreccia la carta per creare ogni volta un setting mai visto. «Le no-

DON’T WORRY, DOG SITTING! di nanni the pug

stre creazioni» continua «sono un invito a giocare, usare la fantasia, immaginarsi diversi.» Per l’inaugurazione di Impact Hub Firenze, TAF creò un muro di stelle filanti. Tutti lo vollero attraversare, segnando un passaggio: fu il primo gesto collettivo (e un po’ matto) di una nuova community.

PRÊT-À-PORTER

L

o sapete che a Firenze esiste un’associazione onlus che offre servizi per portarci fuori o venirci ad accudire a casa? Be’, cominciate a segnarvi il nome: Dog Sitting Firenze. I volontari sono bipedi per bene che, se avete bisogno, ci vengono a prendere e ci fanno fare una giratina. Oppure si prendono cura di noi (diavoli di gatti compresi) direttamente nel nostro territorio domestico: ci portano da mangiare, ci riempiono la ciotola d’acqua o cambiano la lettiera dopo il momento del bisogno. Volendo ci portano pure a casa loro, come fosse una specie di pensione aperta tutto l’anno. E se vi sposate (io ancora devo capirla questa cosa che fate voi bipedi, ma lasciamo stare) loro ci portano al matrimonio o ci coccolano durante la vostra assenza. Insomma, quando non potete stare con noi, non preoccupatevi più: andate sul sito www.dogsittingfirenze.it, chiamate e loro vi aiuteranno. Noi, invece, in vostra assenza assicuriamo che le vostre pantofole verranno ridotte in mille pezzi, che il divano sarà rosicchiato, aperti i cuscini. Peace and love, bipedi.

MAMME A FIRENZE

FEBBRAIO BAMBINO di cristina romeo

I CHOKER MANIA di alice cozzi

I

l 2016 è appena iniziato, ma tantissimi nuovi trend sono già stati annunciati. Anche dal punto di vista degli accessori ci sono parecchie novità: la choker necklace, che letteralmente significa collana collare, è tornata. In realtà è già da un po’ di tempo che alcune celebrità l’avevano rispolverata, ma è soprattutto negli ultimi mesi che abbiamo assistito a un vero e proprio boom di questo particolare accessorio. La choker necklace nasce principalmente come una collana da portare aderente al collo in metallo, plastica, o addirittura borchiata, per le ragazze alternative, goth e punk degli anni Novanta, ma adesso viene declinata anche in modo meno aggressivo, adatta a ogni ragazza. Tra le fan di questo nuovo trend c’è sicuramente la modella Gigi Hadid, che a quanto pare non ha resistito al fascino retrò di questa collana e la indossa in ogni occasione e in varianti diverse. Che sia con una t-shirt bianca e dei pantaloni scuri per il giorno o con gonna e top super aderenti per la sera, è comunque choker mania!.

l mese di febbraio dei piccoli fiorentini è dedicato al Carnevale, ma non solo. Sabato 6 dalle 14.00 in piazza Ognissanti si svolgerà Il Carnevale dei Bambini con animazione, trenino elettrico, zucchero filato e altre leccornie. Il 6 febbraio si festeggia il Carnevale anche nel borgo di Peretola, dalle 15.00 in poi. I bambini potranno fare un giro in carrozza e merenda con i tradizionali cenci. Il Museo Stefano Bardini (via dei Renai 37) celebra il rapporto tra arte e moda del Novecento con le esposizioni Vestire ad Arte. Sartorie e lusso nel 900. Omaggio a Emma Bardini, dedicate all’artigianato fiorentino e al mondo del collezionismo e dell’antiquariato. Domenica 14 febbraio le famiglie con bambini tra gli 8 ed i 12 anni sono invitate a visitare la mostra e a partecipare a un laboratorio nel quale potranno

realizzare un piccolo accessorio ispirandosi alla moda del Novecento. Per prenotazioni: 055/2768224. In cerca di un po’ di tranquillità? Sabato 27 al Centro Yoga Atman di Firenze, in via Gioberti 61/65, si terrà una lezione di yoga bimbi in cui i bambini si cimenteranno in posture yoga e giochi fantasiosi. Per informazioni: 320/9060507. http://www.mammeafirenze.it


25 NIENTE PANICO

GRAZIE BABBO di tommaso ciuffoletti

N

on sono giorni facili per noi donne. Colonia, e non necessariamente l’acqua, quella da abuso après rasage. La cultura dominante, il maschio dominante, la droga, l’Islam, la missione, la sottomissione, la manomissione. Donna schiava zitta e chiava, donna nana tutta tana, donna baffuta sempre piaciuta. La donna, la donna, la donna. O l’omo? L’omo è un orrendo fesso. Di solito. Ma non sempre. Mando a memoria pochi dei tanti insegnamenti ricevuti. Ancor meno sono quelli che mi è capitato di mettere in pratica. Uno di questi me lo diede mio padre. Ero bambino, e come tutti i bambini ero un potenziale stronzo. Pronto ad assecondare la crudele barbarie del

branco. L’istinto ghettizzante, la truce banalità del male, l’infanzia crudele del prendiamocela tutti con lei. Perché? Non lo so, ma meglio a lei

che a me. Magari era un po’ grassa. Magari era un po’ bruttina. Magari non si sa. Mio padre, una fredda mattina di novembre, mentre scendevo dalla Renault 5 mi trattenne e mi spiegò. «Non assecondare mai gli stupidi che prendono in giro le bambine.» «Perché no, babbo? È divertente.» «Questo è quel che credi oggi. Ma un domani la bambina che prendi in giro crescerà. Magari diventerà una gran bella figliola. E si ricorderà di te come uno dei tanti stronzetti che la prendevano in giro da bambina. Ma se invece sarai educato e non seguirai il branco, lei si ricorderà di te come un bambino carino. E forse un giorno mi ringrazierai di questo insegnamento che oggi ti do.»
Grazie babbo.

LA SCIABOLATA

LA CULTURA È MORTA (MA DOPO TRE MINUTI RISORGE) Drive in è l’unico programma per cui vale la pena avere la TV. - Federico Fellini di riccardo morandi

S

i celebrano nascite e funerali, da sempre. Le nascite, in genere, interessano le formazioni politiche, da Alleanza Democratica di ieri a Sinistra Italiana di oggi, dove a colpi di sciabolate identitarie si cerca di rimanere sempre la minoranza della minoranza, altrimenti sai che noia non contestare. Per quanto riguarda i funerali, in Italia è il turno di un mito, epico quanto le dormite durante il Gran Premio di Formula 1 nei caldi pomeriggi d’estate, ovvero il funerale della cultura. Già nel Dopoguerra, con l’avvento della televisione, la cultura era morta. Certo, perché imbarbariva i poveri operai che al rientro dalla fabbrica preferivano Rischiatutto a un libro di Gadda: l’avvento del colore fu peraltro osteg-

giato dall’“opposizione” dei tempi, non sia mai. Venne poi il dramma della TV commerciale, quella che trasmetteva sceneggiati come Dallas e Dynasty, veri responsabili delle sciagure sociali e culturali dei temibili anni Ottanta. Il cinema. Il disco rotto de “il cinema è morto perché si rimane in casa a vedere la tv” era oramai un po’ vecchio: ci voleva un’innovazione, come la critica agli spot durante i film (polemica durata più di quella sul gol di Turone in Juventus-Roma), oppure una forte indignazione verso il videonoleggio. Perché in VHS non si trovava, strano a dirsi, Citto Maselli, ma solo Verdone o Nuti. Funerali su funerali, indignazioni, lettere aperte e raccolte di firme. Ancora oggi. Ancora oggi alcuni non contemplano il cinema di intrat-

EUROPA POWER YOGA

tenimento zaloniano, perché diciamocelo, fanno molto più ridere Battiston e Diego Bianchi. Si fa addirittura appello a strategie industriali sul numero di copie in distribuzione: come se fosse stato l’invadente mercato delle multinazionali a decretare il successo dei Beatles e del gioco del calcio. Le stesse voci adirate che proclamano il 2016 come punto massimo di deriva della cultura italiana non ricordano forse i record di Chi ha incastrato Roger Rabbit? e Innamorato pazzo di Castellano e Pipolo. La cultura non muore, e non morirà mai. L’unico funerale a cui vorremmo assistere è quello dei dischi rotti dei falsi profeti di questo atteggiamento, utile quanto lo è stato Roberto Donadoni sulla panchina della nazionale di calcio.

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27 di gabriele ametrano BELLA ERA BELLA, MORTA ERA MORTA di Rosa Mogliasso edito da NNE - pp. 142 – euro 13

Immaginate se l’aveste vista voi. Sdraiata su un prato, senza una scarpa, ancora vestita con gli abiti della sera prima. Elegante e seducente, ma senza vita. State passeggiando con il cane o magari state passando con l’auto proprio in quella strada che costeggia l’argine del fiume e lei è lì, ferma, riversa a terra. Immobile. Per voi non è una giornata normale, di routine: avete un’importante riunione in ufficio o magari avete la testa piena di pensieri perché la vostra relazione sta andando a picco e proprio la sera prima avete discusso, litigato, perso ogni speranza. Voi passate e lei è lì, con la borsa gettata chissà dove perché una donna così ben vestita una borsa dovrà averla avuta. Una rapina, un furto, forse un terribile omicidio per prendere qualche soldo. Sono questi i primi pensieri che nascono, poi però viene il resto. Bella era bella, morta era morta di Rosa Mogliasso ci spoglia di una civiltà che sempre pensiamo di avere ma poi, al momento giusto, scompare. Perché è facile pensare di fermarsi, chiamare la donna, magari strattonarla un po’ per svegliarla – la speranza è sempre l’ultima a morire – e poi rendersi conto che stiamo entrando in un incubo. Lei è morta, non sta dormendo e noi siamo forse i primi a vederla. Forse, perché molto probabilmente quella strada è già stata percorsa, altri occhi hanno visto, ma hanno continuato il loro cammino sperando che altri facciano il proprio dovere di cittadini. E allora perché dovremmo noi? Perché dovremmo chiamare la Polizia, avvicinarci al corpo, star lì per ore a spiegare, dire, ricostruire l’accidentale incontro? E la riunione? l’incontro che forse proprio quella mattina potrebbe risolvere la nostra relazione? Perché dobbiamo impelagarci in quella situazione perdendo la nostra vita e ore, forse giorni, dietro una storia che non è la nostra? Potremmo avere mille spiegazioni per farlo, ma altrettante per scappare e far finta di non aver visto nulla, come gli altri che ci hanno preceduto. Fondamentalmente, qualsiasi spiegazione daremo alle nostre azioni, siamo dei codardi.

IDENTITÀ LETTERARIE

LA DONNA DAL TACCUINO ROSSO di Antoine Laurain edito da Einaudi - pp. 168 – euro 17

Forse l’amore non esiste, ma innamorarsi è una bella cosa. Antoine Laurain ci regala un bel sogno, uno di quelli che vorremmo avere in tasca con la possibilità di viverlo nei momenti in cui tutto è in standby. La donna dal taccuino rosso è una storia delicata, una commedia romantica che fa bene al cuore. Parigi. Mentre Laurent cammina verso la sua libreria trova una borsa. Vorrebbe riconsegnarla alla proprietaria, ma non è facile perché il ladro ha fatto sparire ogni riferimento, tranne piccole tracce: una boccetta di profumo Habanita, un romanzo di Patrick Modiano, delle foto, un portachiavi, un taccuino rosso. Pian piano troverà un filo che lo condurrà all’identità della donna. Non vi dirò se i due s’incontreranno mai: lei è stata ricoverata in ospedale dopo la violenta rapina e le sue condizioni non sono delle migliori. Non sono le mani nelle mani, gli occhi fissi negli occhi, il primo bacio a essere importanti in questo romanzo e sono immagini che non troverete. Avrete invece la fortuna d’innamorarvi, di vivere quel fremito che sempre sovrasta le umane speranze. Lasciatevi cullare da questa sensazione, male non fa.

Nome: Luca

Cognome: Ricci

Prima lettura nella vita: Pinocchio di Collodi

Anni: 41

Altezza: 187 cm

Un libro che hai cominciato ma non hai mai finito di leggere: Squartamento di Emil Cioran. Troppo bello per finirlo, non me la sono sentita.

Peso (lordo, con i vestiti): 100 kg Città in cui risiedi: Roma Città in cui vorresti vivere: Pisa Segno zodiacale: Capricorno Tatuaggi: nessuno Orecchini e/o piercing: nessuno Ultimo libro pubblicato: Fantasmi dell’aldiquà (La scuola di Pitagora 2014, postfazione Umberto Silva)

Un film che non ti stancheresti mai di rivedere: Lo squalo di Spielberg, è il film di suspense perfetto. Il luogo della vacanza più bella finora fatta: la mia scrivania, quando scrivo mi prendo una vacanza dalla vita. La citazione che più ami: prendete una frase a caso di Oscar Wilde, andrà benissimo.

ESERCIZI DI STILE / gabrieleametrano.com


28 FARFALLE

NOI E LE STELLE di the nightfly

N

oi e le stelle. Ecco cosa pensavo da ragazzino quando ascoltavo Bowie e guardavo il cielo. Lo facevo allora e lo faccio oggi. Magari cercando quella stella nera che racconta di una fine che non finirà mai. Ho letto mille cose sulla morte del mito. Io con lui ho imparato a immaginare. E questo è quello che resta. E vale per tutti quegli artisti che viaggiano sempre con me. Che sia David o Neil a farmi correre il cuore poco importa, perché loro (e pochi altri) sono quelli che mi hanno

trasmesso la voglia di ascoltare e di partire. Con la testa o con le gambe, che poi spesso è la stessa cosa. Questa è la voglia che mi resta dentro e la ragione per cui non smetto di costruire la colonna sonora dei miei lunedì notte davanti a un mixer e a un microfono. Niente di straordinario, certo. Ma qualcosa di irrinunciabile, per me. Perché la musica è una passione positiva, anche quando racconta l’ombra. La percezione scopre nuovi mondi e nuove sensazioni. Oltre il cielo, tra le stelle e più in là.

CASA JAZZ

PINOCCHIO JAZZ MUSICA DI QUALITÀ A FIRENZE di giulia focardi

N

el nostro piccolo viaggio tra i locali di jazz a Firenze, a febbraio, ci siamo fermati in un frammento di storia fatto di suoni, volti, ricordi, buoni sentimenti, dove molti musicisti sono passati, si sono fermati, sono tornati, perché qui basta poco per sentirsi a casa. Il Pinocchio Jazz, alias Daniele Sordi e Costanza Nocentini che ne curano la gestione e la direzione artistica da oltre quindici anni, ha fatto il giro di boa per il finale di stagione, con alcune perle in cantiere – come il duo Petrella/ Baldacci il 6 febbraio o il quintetto di Francesco Diodati il 12 marzo – e altre a sorpresa; un programma che, nonostante le difficoltà, soprattutto di natura economica, di ricambio generazionale e di perdita di curiosità da parte del pubblico – come ci racconta Costanza – non molla un colpo. Merito della passione di chi impegna tutta la propria vita e di uno spirito ormai ben riconoscibile: «Pinocchio Jazz nasce come ras-

segna con una spiccata propensione a proporre progetti inediti e soprattutto made in Italy» spiega Sordi. «Questo ci ha permesso di ospitare qui a Firenze, prima di altri, artisti come Petrella, Bosso, Bearzatti, Cigalini, Scannapieco, e tanti altri astri nascenti dello scenario italiano.» Coraggio, ottimismo, consapevolezza e lungimiranza sono solo alcuni dei punti di forza del Pinocchio: «Creare tra il pubblico, gli addetti ai lavori e i musicisti il senso di appartenenza a un club speciale di persone che condividono la stessa passione. Tenersi sempre aggiornati e aperti a nuove idee e stimoli e non dare mai niente per scontato. Essere accoglienti e professionali. Continuare a divertirsi, perché questo – seppure poco remunerativo – è un bel lavoro». Chiari nei propositi e nelle idee, ma anche nella visione del futuro: «Non ci aspettiamo dei grandi cambiamenti, ma speriamo che anche nel nostro ambito – in particolare quello dell’or-

ganizzazione – ci sia un ricambio generazionale che porti nuove persone e nuove idee, capaci di creare un rinnovamento nei modi e nelle strategie di promozione degli eventi». E per il Pinocchio? «Ci aspettiamo sempre il meglio e che continui a crescere… alla faccia dei gatti e delle volpi!» in alto: Gianluca Petrella. Foto di Roberto Cifarelli


29 di gianluca danti SAVAGES ADORE LIFE

RINGO DEATHSTARR PURE MOOD Club AC30

Matador

Il loro primo album, Silence Yourself, univa un alienante postpunk con una sensualità femminile unica, e in poco tempo hanno saputo conquistare critica e pubblico grazie alla loro spettacolare presenza scenica: sono le Savages e vengono da Londra. Una band fuori dal comune (dal vivo chiedono di spegnere i telefoni per vivere il momento) e che si è presentata con un vero e proprio manifesto filosofico: «Le Savages non stanno cercando di darvi qualcosa che non avete già. Richiamano piuttosto qualcosa dentro di voi seppellito tempo fa. Si tratta di un tentativo di rivelare e riunire il vostro sé fisico e quello emotivo e darvi l’impulso di provare a vivere la vostra vita in modo diverso». Adore Life è un disco incentrato sul cambiamento e sulla forza di cambiare, sulle metamorfosi e sull’evoluzione. Artisticamente diverge dal precedente lavoro per una certa eterogeneità nei dici brani che lo compongono: un mare di distorsioni nell’opening The Answers innestano il gemito logorante della front woman Jehnny Beth che si erige in: Love Is the Answer per proseguire con i beat infernali di Evil sino all’amore che diventa una malattia in Sad Person («Do you know a sad person? This song is for them!» annuncia sul palco Beth prima di eseguirlo). E poi la rarefatta e lunatica Slowing Down the World, i fuzz striati di Surrender e la vorticosa T.I.W.Y.G. dove riecheggiano i Sonic Youth di Dirty. Adore Life è un disco che vuole celebrare la vita, ponendosi dubbi esistenziali (Is it human to adore life?) con la consapevolezza, dal carattere quasi melodrammatico, che valga la pena ricercare l’amore in tutte le sue forme, anche passando per vie dolorose. Vivo e travolgente, è già tra i migliori dischi dell’anno.

DAUGHTER NOT TO DISAPPEAR 4AD

Esce ancora per 4AD il nuovo album di Daughter. Tre anni fa la band guidata dalla voce irresistibile di Elena Tonra pubblicava l’esordio If You Leave accreditato tra i best album of the year sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Il trio londinese si è distinto per un’inconsueta capacità di sperimentare una forma di alt-rock in una combinazione tra il minimalismo degli XX e liriche introspettive ed estremamente riflessive a tratti analoghe alla Cat Power di Sun. Not To Disappear perlustra universi cupi e tormentati, le chitarre dominano con insistenza lo scenario (Doing the Right Thing) sempre nella giusta armonia con le linee vocali dense e folgoranti della Tonra; c’è spazio anche per nuove soluzioni sonore dai tratti electro pop nell’ostile e nevrotica No Care. Quello che si fa apprezzare è la nuova compattezza del trio, infatti se prima l’attenzione era maggiormente spostata verso la voce di Elena e i suoi testi adesso si ha più l’idea di una collettività, senza elementi che prevalgono sugli altri. L’esempio calzante è in To Belonge dove toni avviliti e foschi, «I’m tired of talking, I’ve been screaming all day, don’t you think we’ll be better off without temptation to regress, to fake tenderness», esplodono in una vastità di chitarre che intrecciano sequenze di note scure con una sezione ritmica incessante. La track list mantiene lo stesso mood anche nell’evocativa How dalla fisionomia dream pop e nei due singoli Numbers e Doing the Right Thing i cui videoclip sono stati diretti da Iain Forsyth e Jane Pollard (registi del film di Nick Cave 20,000 Days on Earth). Not To Disappear è un disco di straordinaria profondità e che riesce sorprendentemente a raggiungere gli altissimi picchi emozionali di If You Leave.

MADE IN FLORENCE

TODO MODO TODO MODO

Vengono da Austin, Texas, ma il sound dei Ringo Deathstarr è maledettamente anglosassone di scuola shoegaze (My Bloody Valentine, Slowdive e Ride, ci siamo capiti) e negli ultimi anni hanno seguito in tour A Place to Bury Strangers e The Pains of Being Pure at Heart. Il loro terzo album, Pure Mood, esplora nuovi orizzonti, ancora piuttosto nebulosi e vorticosi, ma con una visione molteplice. Ci sono ritornelli dreampop (Stare at the Sun), parti vocali che richiamano addirittura i Beach Boys (Frisbee) e del puro rock’n’roll (Never) che non disdegna comunque una robusta parte melodica. Rispetto ai precedenti due dischi, Pure Mood è la necessaria evoluzione di una band che già si era fatta notare dagli esordi, ma che non poteva continuare ad ancorarsi ai soliti stilemi. LUCRECIA DALT OU Care of Editions

Lucrecia Dalt ha studiato ingegneria civile con una specializzazione in geotecnica ed è, soprattutto, una producer surrealista di origine colombiana, ma con base a Berlino, da tempo impegnata in un’interessante ricerca sonora avendo come ispirazione principale la corrente cinematografica tedesca degli anni Sessanta e Ottanta prendendo come riferimento principale, tra gli altri, i registi Helke Sander and Werner Schroeter. In OU (da leggere Over Unity) la Dalt, con i suoi ritmi sottili, suggestionata anche da riferimenti della musica classica, propone un’elettronica profonda e sperimentale, a tratti tortuosa e rarefatta sicuramente non di facile presa, ma che sta ricevendo la giusta attenzione dalla critica musicale di tutta Europa.

AUTOPRODOTTO

Todo Modo è il progetto guidato da Ivo Minuti, musicista attivo dalla metà degli anni Ottanta nella band di culto dei Flinstones e da Alice Chiari (violoncello), Silvia Ducci (violino), Daniela Romano (fisarmonica) e Renato Cantini (tromba). Volutamente lontano da ogni tipo di catalogazione e collocamento sonoro, questo album è una vera e propria esperienza sonora tra il rock (Ambizione inorganica, Il mare di novembre), il cantautorato classico (Deserto) e innumerevoli sperimentazioni in cui a spiccare sono gli archi, struggenti e affascinanti e la voce introversa, a tratti maligna e toccante. Un progetto poliedrico e inusuale da ascoltare con particolare accuratezza. suoni@lungarnofirenze.it


30 di faolo pox - illustrazioni di aldo giannotti Sei custode di un bene prezioso, ma ancora non te ne sei accorto. Accade spesso ultimamente, ammettilo. Ma questa volta sarai chiamato a una prova di carattere e tenacia, dovrai affrontare sfide difficili però avrai compagni di viaggio valorosi e utili. Fidati e non farti sopraffare dalla rabbia iniziale. COSTUME DI CARNEVALE: Frodo Beggins

Qualsiasi avversità si presenti sul tuo cammino, dapprima ti rallenta ma, appena ti trasformi, viene spazzata via dalla tua energica reazione. Eppure la tua carica non durerà per tutto il mese, arriverai alla fine stanco e avrai bisogno di riposo. Anche i superpoteri sono a batteria, occhio alla riserva. COSTUME DI CARNEVALE: Wonder Woman

In mezzo a tutti i tuoi amici che risolvono le cose a colpi di clava, tu riesci a farti le tue ragioni con il sorriso e l’affabilità che non ti apparteneva all’inizio del funesto 2015. Ma ti adatti, ti muovi sinuoso tra i conflitti e, a volte, li risolvi. Se il tuo partner è rumoroso e ingombrante è con la calma che devi farglielo notare. COSTUME DI CARNEVALE: Wilma Flinstones

Hai tutte le ragioni del mondo per indossare finalmente la tua tuta gialla, sfoderare la spada e iniziare a vendicarti. Perché, diciamocelo, le guance da porgere sono finite e in certe situazioni bisogna usare le maniere forti. Le stelle dicono che sei dalla parte della ragione e che hai il carisma e la forma fisica per iniziare a lottare. E vincere. COSTUME DI CARNEVALE: Kill Bill

A volte quella che pensi sia un’astuzia a tuo favore può essere una scorrettezza nei confronti di qualcun altro. Quindi in questo mese presta attenzione alle tue decisioni, guarda gli altri giocatori al tavolo, valuta bene le tue prossime mosse o rischierai di mandare in malora tante cose a cui tieni. COSTUME DI CARNEVALE: Crudelia Demon

Se credi che la tua ciurma ti obbedisca per rispetto potresti avere una scomoda sorpresa in questo mese. Infatti il potere non fa l’uomo forte, dovresti saperlo bene. Come la furbizia spesso ti fa sbattere contro chi è più furbo di te. Ma non temere, non finirai nella bocca del coccodrillo… almeno si spera COSTUME DI CARNEVALE: Capitan Uncino

Alla fine tutto si sistemerà, ma a febbraio ti consiglierei di dire poche bugie e soffermarti sulla realtà. Le stelle dicono che il mese sarà un momento verità non solo da parte tua, ma anche da parte di chi ti gira intorno. Puoi decidere se essere burattino o bambino in carne e ossa. Ti senti pronto? COSTUME DI CARNEVALE: Pinocchio

Prosegue il tuo momento di riscatto. Guidi le tue truppe con lealtà e passione, trovi alleati, i nemici ti temono, le folle ti acclamano e raccogli più visualizzazioni del video di Adele. Ti manca a volte un po’ di diplomazia, ma si sa, i grandi condottieri non erano famosi per le mediazioni e tu, in questo mese, devi solo continuare il tuo cammino vittorioso. COSTUME DI CARNEVALE: Braveheart

Bello, prestante, solidale, capace. Sei il supereroe dell’oroscopo di febbraio. Riesci a essere sempre sul pezzo anche quando sembri assopito nei tuoi pensieri sul futuro. Ogni situazione nasconde una cabina telefonica che usi all’occorrenza per trasformarti in colui che risolve ogni problema. Occhio alla tua solita kryptonite, è sempre quella ed è sempre la paura di essere inadatto. COSTUME DI CARNEVALE: Superman

Poliedrico e colorato il tuo mese di febbraio. Ti diverti e fai divertire, sei vivace, sprizzi idee e crei situazioni piacevoli. Il tuo sarcasmo punge, ma senza far sanguinare e ti senti leggero. Ecco, forse dovresti sempre tenere d’occhio la realtà e non intraprendere avventure affascinanti che poi, sotto sotto, potrebbero essere uno spreco di tempo e risorse. COSTUME DI CARNEVALE: Arlecchino

La forza migliore che puoi esprimere in questo mese non è quella del pensiero, ma è proprio quella fisica, quella che stanca, quella che serve in pratica, quella che ti fa sudare. Sarà un modo per sentirti esausto e fare meno attenzione alle ombre sul lavoro e nelle questioni familiari che potrebbero offuscarti i pensieri. COSTUME DI CARNEVALE: Obelix

Mi piace la tua ricerca di fuga da responsabilità e compiti gravosi. A febbraio raggiungerà il culmine, non avrai voglia nemmeno di pagare bollette o multe, non rifletterai neanche un attimo e non sarai mai pessimista, capo comitiva e sognatore instancabile. Goditela, non durerà tanto, ti avverto. Ma finché durerà sarà fantastico. COSTUME DI CARNEVALE: Peter Pan


www.spazioalfieri.it

2a edizione

1/2 non essere cattivo di Claudio Caligari 8/2 turner di Mike Leigh 15/2 VIZIO DI FORMA di Paul Thomas Anderson 22/2 FORZA MAGGIORE di Ruben Ostlund 29/2 wolf creek 2 di Greg McLean 7/3 Un piccione seduto sul ramo riflette sull'esistenza di Roy Andersson 14/3 taxi teheran di Jafar Panahi 21/3 Tutto può accadere a Broadway di Peter Bogdanovich Tutti film saranno proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano e saranno introdotti da un critico del SNCCI Gruppo toscano

ORE 21.30

via dell’ulivo, 6 - Firenze



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