Lungarno n. 27 - marzo 2015

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Marzo 2015

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L’AGENDA DI MARZO / KOREA FILM FEST / LO.FO.IO. / TRIBUNA LUDU + J. CALUGI



SOMMARIO sipario

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MARZO DA PAURA di tommaso chimenti arte

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IL PREZZO DELL’ARTE CONTEMPORANEA di giacomo brian pellicole

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UNA PRIMAVERA DI GRANDE CINEMA di caterina liverani domande

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LO.FO.IO.

di eleonora ceccarelli prêt-à-porter

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QUATTRO MUST-HAVE DI PRIMAVERA di alice cozzi take your time

11

ANDRIENNE... di isabella tronconi confronti

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FOLLOW YOUR INSTINCTS di michelle davis festival

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PERCHÉ SANREMO È SANREMO

EDITORIALE di matilde sereni Io adoro​​la torta di mele. Credo sia in assoluto il mio dolce preferito. ​Ne esistono decine di varianti e a me piacciono praticamente tutte. Dalla crostata bassa e secca, alla torta alta e soffice; dalla versione casalinga extra-zucchero di mia nonna alla burrosissima e zeppissima Pie inglese. ​Trovo sia un dolce semplice, delicato, buono, parzialmente sano perché ci sono - quando va bene - due, tre mele a fette e tanto basta, ed anche discretamente bello da vedere. Il mio amore per l​ a torta di mele​si contrappone pari-pari all’odio viscerale per la cannella​.​ ​Osannata dal resto dell’universo culinario finora esplorato, te la ritrovi anche nei biscotti-omaggio della colazione in albergo, o in polvere, che la scambi con un niente per cacao. La cannella ha un sapore unico, inconfondibile, acuto. Non si confonde con gli altri sapori, rimane netto in una parte del palato, appiccicato a quella papilla gustativa.

di riccardo morandi

Ora, indovinate qual è il dolce in cui la cannella è ingrediente imprescindibile nella quasi totalità dei casi. Già.

serie

14 LILYHAMMER di giustina terenzi

16

L’AGENDA DI MARZO boxini

18

MARZO DA NON PERDERE i provinciali

20 I PRATESI DI MARZO di pratosfera

point of view

TARO E CAPA di gilberto benni

caro cuore non buttarti giù

palestra robur

di carol & giuki

di leandro ferretti

21 FRECCIAROSSA

DISCHI NANNUCCI

un sex symbol al mese

just kids

di il moderatore

di irene chellini

22 LUCA CARBONI la scena

palati fini

23 BUZZA

TRASGRESSIONE...

di miriam lepore e giulia tibaldi

opinioni

26 NIENTE PANICO di tommaso ciuffoletti

27

CINEMA COLONNA

Ecco, questa è la mia vita più o meno in ogni ambito. E forse è anche il suo bello. Lungarno ne fa parte, e Lungarno è la torta di mele ovviamente; ma state certi che ogni mese tocca setacciare ogni parola per trovare la cannella nascosta prima di poter addentare le pagine e gustarsele in santa pace. È un lavoro di fino, come pulire i carciofi. Vi ho mai parlato di quanto mi piacciono i carciofi? No eh? Ma questa è un’altra storia... Marzo è in tavola. Buon appetito. “​ ​Non approvo la cannella, ma d​ ifenderò fino alla morte il vostro diritto a metterla nella torta di mele.​“​

la sciabolata

OTTO E MEZZO EURO...

STELLE

di faolo pox matite

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012

di alice paviotti

Editore: A ssociazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze - P.I. 06286260481

28 STOP OVERFISHING 29 PAROLE

N. 27 - Anno III - MARZO 2015 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it

Direttore Responsabile: Marco Mannucci

di gabriele ametrano

Direttore Editoriale: Matilde Sereni Responsabile di redazione: Matilde Sereni, Riccardo Morandi Editor: Cristina Verrienti

30 SUONI

di gianluca danti in copertina: “Libecciata” di Luca Barontini

Luca Barontini, architetto. Dal 2008 è professore a contratto presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Allievo della prof.ssa Maria Grazia Eccheli, svolge attività di ricerca accademica in qualità di cultore della materia già dal 2003. Fonda lo studio Eutropia nel 2003. Labronico DOC, ama l’abbronzatura per la quale da aprile a ottobre si sottopone a sedute intra-lavorative sotto il sole urbano di Firenze. Odia invece la vita 2.0 e il poco tempo libero che gli rimane lo passa creando sculture e quadri al posto di plastici e tavole, da buon ultimo dei romantici come dichiara d’essere.

Stampa: Grafiche Martinelli - Firenze Distribuzione: Ecopony Express - Firenze Hanno collaborato: Tommaso Chimenti, Caterina Liverani, Riccardo Morandi, Pratosfera, Eleonora Ceccarelli, Gilberto Benni, Leandro Ferretti, il moderatore, Giacomo Brian, Faolo Pox, Aldo Giannotti, Michelle Davis, Gianluca Danti, Gabriele Ametrano, Miriam Lepore, Giulia Tibaldi, Carol & Giuki, Alice Cozzi, Giustina Terenzi, Alice Paviotti, Tommaso Ciuffoletti, Isabella Tronconi, Irene Chellini, Luca Barontini. Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Scopri dove trovare Lungarno su www.lungarnofirenze.it

Si ringrazia la famiglia Fattori per sostenere e credere in Lungarno.


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SIPARIO

di tommaso chimenti

MARZO DA PAURA

T

anta carne al fuoco. E c’è ancora chi dice che a Firenze e dintorni non c’è nulla da fare. Sul fronte teatrale le proposte, anche di qualità, non mancano. Partiamo dall’hinterland sempre prolifico e instancabile tessitore di piccole grandi scoperte. Al Teatro Manzoni di Calenzano torna un ricamatore della parola come Saverio la Ruina con il nuovo Polvere (28 marzo). Imprescindibile il ricordo della ballata dark post punk di Enrico Ruggeri. L’affabulatore di Castrovillari, pluripremiato agli Ubu e raccoglitore di storie al femminile, dopo Dissonorata, La borto, e di forte impegno civile Italianesi, si immerge nuovamente nella condizione della donna in un impasto di violenza psicologica all’interno delle quattro mura domestiche. Praticamente quello che ogni giorno, accendendo il telegiornale, sentiamo ormai assuefatti da numeri e statistiche che hanno fatto del femminicidio e delle sue derive una tremenda normalità. Si parla ancora di donne con La bastarda di Istanbul al Teatro di Rifredi (altra lunga tenitura, dal 3 al 15) che da molti anni ha un forte e saldo rapporto di collaborazione e di amicizia con la Turchia. Di nuovo Serra Yilmaz, dopo l’undicesima stagione dell’Ultimo harem, ci porta dentro gli inizi del secolo, alle radici della questione turco-armena, una delle tante scissioni interne del Medio Oriente che hanno provocato morti, sofferenze e piccole grandi diaspore contemporanee che ancora insanguinano con i loro strascichi il nostro presente. Trittico davvero interessante al Teatro Studio

di Scandicci con un Riccardo III assolutamente originale e spiazzante di Michele Sinisi (13, 14) fatto di poche parole, piccole strofe in inglese, molta gestualità e una grande atmosfera da incubo terreno, di sofferenza intima dalla quale è impossibile distogliere la mente, il ricordo, il sonno. Sullo stesso filone Alla luce (20, 21) di Michele Santeramo, altro pugliese come Sinisi, dove quattro non vedenti accomunati da varie parentele, o coppia o fratelli, giocheranno con un croupier per riaccaparrarsi, a scapito degli altri, la tanto agognata vista. Infine i Teatro Sotterraneo che, seppur poco più che trentenni, hanno già compiuto i loro primi dieci anni di attività, perdendo qualche pezzo per strada, e ai quali Giancarlo Cauteruccio dedica una piccola retrospettiva con il loro primo Post It (27), da vedere, rivedere e ancora assaporare in uno dei loro ultimi lavori, Be normal (28). Nell’altro teatro scandiccese, l’Aurora, coordinato dalla Fondazione Toscana Spettacolo, si punta sul brillante con Tutto Shakespeare in 90 minuti (30) con Gaspare, senza Zuzzurro, e l’innesto di Alessandro Benvenuti che già ne aveva curato la regia. Una parodia dove, nello spazio di una partita di calcio, verranno citate, affrontate, sbertucciate, strafalcionate tutte le opere del Bardo con ritmo frenetico e piglio. Se invece siete molto affezionati alle commedie di Sir William ecco che avrete qualche problemuccio di assestamento. Al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino le vicende delle nostre cronache quotidiane: solitudine, abbandoni, miseria, morte, il tutto in

salsa di “normalità”. Piccole storie crudeli (6, 7, 8) si potrebbe racchiudere nella battuta che ogni vicino dona alle telecamere quando accanto alla propria abitazione è appena accaduto un fatto di straordinaria violenza: «Era gente tranquilla». Ancora violenza, qui soprattutto sottile e psicologica, forse la peggiore: a Prato, al Teatro Metastasio, Il ritorno a casa (dal 12 al 15), del genio di Pinter per la regia di Peter Stein, con grandissimi interpreti, un marchingegno che contrae gli stomaci, che non dà possibilità di scampo né di una presa di posizione netta. Eccoci arrivati al centro dove anche Verdi e Pergola hanno i loro begli assi nella manica da calare. Al Teatro Verdi sbarca La Famiglia Addams (dal 17 al 22) con una coppia da botteghino, Geppy Cucciari, un po’ sparita dal piccolo schermo, e Elio, dopo tanti anni da giurato nei talent. Saranno Morticia e Gomez (non il centravanti redivivo della Viola) in una delle case più lugubri del cinema americano. Il Teatro della Pergola, dopo il clamoroso successo dello scorso anno sulle parole pasoliniane, ci riporta Fabrizio Gifuni stavolta nei panni de L’ingegner Gadda va alla guerra (dal 24 al 29). Una lingua, un corpo, una presenza, una gestualità, una forza da parte dell’interprete de Il capitale umano di Virzì fuori dal comune: assolutamente immancabile e imperdibile.

in alto: Geppy Cucciari ed Elio in La Famiglia Addams foto: Robert Shami Ngenzi


ARTE

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di giacomo brian

IL PREZZO DELL’ARTE CONTEMPORANEA

I

n Italia, sicuramente, nel 2014 si è notato maggiore entusiasmo rispetto al 2013 e per tanto anche in confronto agli altri anni dal 2009, inizio della crisi di settore, ad oggi. Il mercato nazionale, trainato da quelli esteri, ha visto crescere e confermare le quotazioni di artisti italiani che hanno caratterizzato il panorama creativo degli anni Cinquanta e Sessanta, sotto una luce più concettuale. In primis lo spazialismo di Fontana, che vede ancora ben salda l’aggiudicazione record del 2013 alla Christie’s, arrivando a quasi 17 milioni di euro. Il gruppo Azimut (Bonalumi, Castellani e Manzoni) in toto, con quotazioni da capogiro, nell’asta di ottobre scorso, specialmente per gli ultimi due: Manzoni (16 milioni di euro) e Castellani (4,7 milioni di euro); Bonalumi, scomparso nel 2013, si è piazzato “soltanto” a 790.000 euro. Una rivelazione vera e propria è stata quella di Turi Simeti, ovvero colui che, fino a pochi anni fa, veniva considerato da alcuni addetti ai lavori un gregario del gruppo, e che a partire dal 2013 ha visto concretizzarsi una serie di record, superando dapprima i 50, poi i 100 e infine i 245.000 euro con un grande trittico degli anni Sessanta, nella stessa asta che ha visto i record dei precedenti artisti. Anche altri artisti e movimenti, come l’arte povera con Pistoletto, Boetti, Pascali, ecc.; Getulio Alviani che continua a salire e le cui quotazioni hanno, probabilmente, ridestato interesse anche per i Gruppi N e T, ovvero gli artisti italiani dell’arte cinetica. Parlando, invece, della nostra Firenze, posso dire che finalmente il mercato nazionale si è ricordato del Gruppo dell’Astrattismo Classico, risollevando piano piano le quotazioni di Vinicio Berti e di Gualtiero Nativi, che negli ultimi sette, otto anni avevano raggiunto immeritatamente i minimi storici. Il fiorentino sul quale vorrei mettere l’accento, sia per meriti artistici, sia per quelli legati alle aggiudicazioni in asta, è Paolo Scheggi.

Morto a trentun anni, ha lasciato un segno indelebile grazie alle sue sperimentazioni visive, portate avanti dopo il trasferimento a Milano, insieme agli amici e colleghi Castellani, Bonalumi e Dadamaino. Proprio da quest’ultima trae ispirazione, in special modo dalla serie dei “volumi”, anche se Dadamaino stava già lasciando l’argomento per affrontare esperienze più vicine alla Optical Art,

con quelli che chiamerà Oggetti Ottico Dinamici. Scheggi ha interpretato i volumi alla sua maniera, talvolta con forme ovali irregolari altre con cerchi perfetti, sovrapponendo più tele, così da creare effetti optical in monocromi colorati, oppure disponendo i cerchi traforati in modo da realizzare un’ulteriore forma geometrica. È in questo modo che giocherà tutta la sua sperimentazione visiva. In poco più di dieci anni, fra teoria e sperimentazione, Scheggi accomuna nella sua opera, variandolo in modo personale, lo spazialismo di Fontana al il concetto dell’arte cinetica e della Op Art. Oltre 570.000 euro è stato il record di Zone Rifless”, opera anni Sessanta di cm 120x80, aggiudicata alla casa d’aste Dorotheum di Vienna a maggio 2014, confermato in ottobre da Sotheby’s con la vendita di Intersuperficie Blu, stessa epoca, ma di dimensioni ridotte, ovvero cm 60x80, a 530.000 euro e l’ultima clamorosa aggiudicazione di poche settimane fa, alla Christie’s, per Intersuperficie curva bianca di cm 140x140 a 1,6 milioni di euro. Un lavoro di Scheggi era stato aggiudicato nel 2013 alla Sotheby’s di Londra per 253.000 euro, mentre solo nel 2011 eravamo rimasti stupiti che avesse raggiunto l’enorme cifra di 60.000 euro. Sono convinto che vedremo infrangere altri record dall’artista nelle aggiudicazioni delle aste dei prossimi anni. In conclusione, facendo una mia riflessione, mi viene da pensare che a Firenze, negli ultimi decenni, siano stati portati avanti i soliti “Rosaiani” e “Annigoniani” e che nella nostra città certe sperimentazioni non abbiano mai trovato realmente uno spazio e probabilmente mai lo troveranno. Abbiamo perso Scheggi come artista nel 1960-61, quando si trasferì in quel nord assai più lungimirante e che accettava di promuovere la nuova visione dell’arte. Lo stesso potremmo dire per altri artisti nati a Firenze e che hanno trovato una loro collocazione, e quindi il rispetto, in altre città d’Italia e d’Europa.

in alto: Paolo Scheggi foto: Archivio Ugo Mulas


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PELLICOLE

di caterina liverani

UNA PRIMAVERA DI GRANDE CINEMA

U

n festival che si riconferma imperdibile appuntamento per approfondire una delle cinematografie più intriganti del nuovo millennio, una prestigiosa iniziativa dedicata a un regista di culto, la felice riapertura di una storica sala di quartiere e tanto cinema da gustare in original sound. Questo mese di marzo richiede una mente sgombra, un’agenda vuota e l’abilità di un equilibrista per incastrare tutte, o quasi, le iniziative che veniamo subito a proporvi. Il film che detiene il primato del più visto di tutti i tempi in Corea del Sud aprirà la 13esima edizione del Florence Korea Film Fest: Roaring Currents di Kim Han-min (2014) racconta l’epica battaglia che ebbe luogo nel 1597 al largo di Meyong-Nyang che vide la vittoria di una esigua flotta coreana, composta da sole dodici navi, contro le trecentotrenta dell’esercito giapponese. Roaring Currents inaugurerà inoltre Korea War, una nuovissima sezione del Festival nata per raccontare la guerra da diversi punti di vista che va ad aggiungersi alle ormai consuete Orizzonti Coreani, Indipendent Korea, Corto, Corti e all’immancabile Notte Horror. Ospite d’onore a cui verrà dedicata una retrospettiva e sarà conferito in premio alla carriera l’attore Ahn Sungki (Ebbro di donne e di pittura, Musa, Mo Gong). Doveva essere proprio il geniale, controverso ed enigmatico regista canadese David Cronemberg il protagonista dell’11esimo Lucca Film Festival (15-21marzo) che ha purtroppo dovuto annullare la sua partecipazione fisica alla rassegna per seri motivi personali che lo trattengono

a Toronto, rassicurando però che si adoprerà perché siano presenti illustri rappresentanti del suo universo artistico e garantendo la sua partecipazione via Skype per le attività concordate durante il festival. Per celebrare la sua carriera, tante le manifestazioni collaterali. La Fondazione Ragghianti di Lucca propone Evolution un’esposizione di oggetti, filmati, interviste e foto dai set in ordine cronologico: imperdibili la macchina per il teletrasporto da La Mosca e il Mugwump, l’allucinazione aliena di Naked Lunch. Al Puccini Museum, come estensione di Evolution, una stanza interamente dedicata al film M. Butterfly. Sempre a Lucca un’installazione multimediale ispirata al progetto cinematografico Red Cars sulla Formula 1, non realizzato e divenuto successivamente un libro, sarà ospitata all’Archivio di Stato mentre a Viareggio alla Galleria Arte Moderna e Contemporanea ci sarà Chromosomes con i fotogrammi dei film di maggior successo girati dal regista canadese. Tornando a Firenze ci piace ricordare e festeggiare la tanto attesa riapertura dello storico Cinema Colonna, uno dei fiori all’occhiello del quartiere di Gavinana e delle sue iniziative culturali. Tra le rassegne speciali, la collaborazione con la Mediateca per la proiezione dei Film Ritrovati e da un continuo scambio con gli spettatori e gli abitanti del quartiere trova posto un’iniziativa speciale che ha già riscontrato successo a Bologna e Milano: #cinemamicolonna dedica a tutte le neo-mamme appassionate di cinema la possibilità di godersi i film in sala tutti

i venerdì alle 10.30 senza separarsi dal proprio bimbo di età compresa fra 0 e 18 mesi (ma anche più grandi, a discrezione dei genitori). Si potrà entrare in sala con le carrozzine, allattare in libertà e non preoccuparsi di qualche pianto o urletto: la proiezione infatti è impostata per essere baby friendly con luci soffuse in sala e audio ribassato. Inoltre nel bagno delle signore sarà allestito un fasciatoio e sarà data possibilità di riscaldare latte o pappette. Tutto il cinema fresco di uscita in lingua originale è come di consueto all’Odeon. Si parte con il vincitore del Leone d’Oro dell’ultimo Festival di Venezia, lo svedese Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, per approdare alle atmosfere romantiche dell’ultima versione di Romeo e Giulietta diretta dall’italiano Carlo Carlei. Inherent Vice di Paul Thomas Anderson e Foxcatcher accontenteranno gli appassionati del nuovo grande cinema americano, mentre per tutti i sognatori è in arrivo la nuova Cenerentola diretta da Kenneth Branagh. Tra gli eventi speciali, oltre al Korea Film Fest, l’Odeon ospiterà il 3 marzo la tappa fiorentina del BANFF MOUNTAIN FILM FESTIVAL World Tour Italia con le sue immagini di imprese alpinistiche e sportive tra grandi spazi selvaggi e natura, la prima assoluta sabato 7 marzo di Tigers, nuovo film del regista Premio Oscar Danis Tanovic nell’ambito del Festival Tutti nello stesso piatto e, il 19 marzo, la versione originale restaurata di Metropolis di Fritz Lang.


L’ESPERTO CONSIGLIA

IDA

U

SCHOOL

LA MOSCA (1986)

A

cosa sto lavorando? Io sto lavorando a qualcosa che cambierà il mondo e la vita oggi da noi conosciuta. Uno degli aspetti, e ce ne sono tanti, affascianti di questo film è l’assenza di qualsiasi preambolo. Si capisce subito che non si tratta del solito tipo mite e strampalato che si trasforma in un mostro terrificante, ma che la posta è ben più alta. Con il passaggio in Toscana di un evento dedicato a David Cronemberg, alcuni cinefili con qualche primavera alle spalle non possono fare a meno di ricordarsi quando, negli anni Ottanta, al cinema con la minacciosa tagline “abbiate paura, molta paura”, rabbrividirono davanti al trailer di questo film in cui uno scienziato non si accorge che dentro la macchina per il teletrasporto, che sta sciaguratamente testando da solo, è entrata anche una mosca. È così che, dopo una serie di mutazioni, realizzate con uno tecnica artigianale che vide impiegate ingenti quantità di latte, gelatina e uova e che valsero un Oscar per il trucco nel 1987, Seth Brundle, interpretato da un eccezionale Jeff Goldblum, si trasforma nella mitica BrundleFly. Da vedere o rivedere almeno un paio di volte, meglio in compagnia. Pietra miliare.

SCH OOL

NO

n viaggio alla ricerca delle proprie origini quello che Anna, un’orfana cresciuta in un convento cattolico nella Polonia dei primi anni Sessanta dove sta per prendere i voti, intraprende con sua zia Wanda, unica parente rimastale. Attraverso un limpido bianco e nero che accende i volti e illumina i paesaggi di una nazione che, come i suoi abitanti, non ha ancora rimesso insieme le macerie lasciate dalla guerra, Ida si svela allo spettatore secondo tempi ben cadenzati da una costante tensione verso la ricerca di un’identità. Candidato agli Oscar come miglior film straniero e per la miglior fotografia, Ida è l’ultimo lavoro del regista polacco Pawel Pawlikoski che, a dodici anni dallo splendido My Summer of Love, torna a indagare la femminilità con il ritratto di due donne diverse, legate da un destino comune. Cinema europeo di grande potenza e raffinatezza, interpretazioni superbe e una colonna sonora nella quale trovano posto insieme a Bach, Mozart e Coltrane, pezzi riarrangiati di Celentano e Fred Buscaglione.

IL CLASSICONE

LIK

E TH E OLD

via Luigi Gordigiani 36/B 50127 Firenze, tel. 055 933 7616, e-mail: bluesbarbershop@yahoo.it, www.bluesbarbershop.it


3 / 8 marzo

TEATRO GOLDONI

OTTAVIA PICCOLO

7 MINUTI 10 / 15 marzo ANNA MARIA GUARNIERI

SINFONIA D’AUTUNNO di Ingmar Bergman regia Gabriele Lavia

4 / 8 marzo

PEPPE SERVILLO TONI SERVILLO

LA PAROLA CANTA con i Solis String Quartet

17 / 22 marzo FRANCO BRANCIAROLI

ENRICO IV di Luigi Pirandello regia Franco Branciaroli

24 / 29 marzo FABRIZIO GIFUNI

L’INGEGNER GADDA VA ALLA GUERRA regia Giuseppe Bertolucci

Biglietteria Via della Pergola 24 Tel. 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com Lun > sab 9.30 > 18.30, domenica riposo

www.teatrodellapergola.com

di Stefano Massini regia Alessandro Gassmann


DOMANDE

di eleonora ceccarelli

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LO. FO. IO.

P

arlare con Mattia e Francesca è stata un’esperienza a dir poco surreale. Li ho conosciuti in via del Campuccio 23r, sede di LO.FO.IO e fulcro di novità e di bei sogni. Definire questo luogo è praticamente impossibile, ogni termine risulta riduttivo, ci ho provato e riprovato, chiedendo disperatamente un chiarimento su ciò che accade là dentro, ma niente. Le risposte sono molteplici, si accavallano e si ampliano, i discorsi mettono le ali e spiccano un altro straordinario volo di parole sotto forma di eventi speciali. Un po’ makerspace, bottega artigianale, un po’ coworking laboratoriale, ma anche social network nel mondo reale e garage aperto. Allora, cercherò di chiarirmi le idee e di chiarirle a tutti voi. Ci provo. Possiamo parlare di una bottega artigiana, meglio definita ufficialmente come “smanettatoio”. Faccio un esempio: prendo il mio materiale, vado in via del Campuccio, affitto gli strumenti e inizio a lavorare. Oppure, un sabato pomeriggio voglio imparare a fare qualcosa con le mie mani e mi iscrivo a un workshop dove apprendere semplici riparazioni o delle perle di saggezza di manutenzione domestica. Posso anche creare il mio oggetto adoperando un kit predefinito che mi viene consegnato dai ragazzi di LO.FO.IO. Altrimenti seguire un vero e proprio corso tenuto da un artigiano per imparare il vero “saper fare”, restituendo il giusto valore e la dignità a ogni oggetto che ci circonda. Questo è l’aspetto fondamentale più volte ribadito durante il nostro incontro, ovvero la volontà di far comprendere alle persone quanto sia prezioso il saper costruire con le proprie mani e il progettare mostrando quanta professionalità si nasconde dietro ogni manufatto. Per capire dovete assolutamente passarci o con appunta-

mento, o durante le numerose attività proposte, oppure il martedì e il venerdì pomeriggio, in cui è garantita l’apertura. Per farvi immergere nell’atmosfera giusta basta che pensiate a un laboratorio con degli attrezzi. Avete presente l’immagine tipica del garage, dove trovi tutto per il fai da te, retaggio del nostro background culturale televisivo? Se ci pensiamo bene tutti i brand più famosi al mondo hanno come denominatore comune il fatto di esser nati in un garage. Ecco, questo è quello che ci troviamo di fronte entrando in questo spazio: macchinari di ogni tipo con cui realizzare i nostri progetti personali. Macchine per cucito, decorazione, modellistica, prototipazione, fai da te, falegnameria, decorazione e qualsiasi altra attività che non possiamo svolgere nei nostri appartamenti di città, troppo piccoli e puliti. Lo scopo di questo luogo meraviglioso è stimolare le persone a mettere le mani sulle cose ripartendo dal recupero del culto dell’hobbistica

e di quegli interessi importantissimi che stiamo perdendo e dimenticando. La scelta del quartiere ovviamente non è casuale: Santo Spirito, fulcro storico delle botteghe artigianali che realizzavano oggetti e procuravano servizi di uso quotidiano la cui produzione oggi è perlopiù a livello industriale. Botteghe che con i loro mestieri stanno svanendo. LO.FO.IO cerca quindi di recuperare l’importanza della comunità e del ritrovarsi per l’imparare imitando. Parliamo di educazione tra pari. Infatti i makers o smanettoni difficilmente lavorano da soli, spesso si aggregano in piccole comunità di persone che condividono vari progetti. Ed è questo che viene incoraggiato: un modello di apprendimento condiviso e di socializzazione. Un’idea unica. Un importante passo per riappropriarci del nostro tempo libero e delle nostre preziose mani. LO.FO.IO è Mattia Sullini, Francesca Lupo, Lucio Ferella, Florentin Hortopan, Yasemin Yalcinkaya.


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PRÊT-À-PORTER

di alice cozzi

QUATTRO MUST-HAVE DI PRIMAVERA

(E DOVE ACQUISTARLI A FIRENZE)

C

redevo che primavera facesse rima con prati in fiore e boccioli appena schiusi, ma sbirciando le passerelle delle fashion week degli ultimi mesi ho dovuto riconsiderare le mie convinzioni. Niente top con margherite di campo e cerchietti di rose rosse sulla testa – almeno non quest’anno. Non scoraggiatevi hippies o romanticoni, anche se il floreale è ufficialmente out, la primavera 2015 è comunque piena di tendenze succulente, tutte shoppabili a Firenze. 1. I PANTALONI AMPI A campana, a zampa di elefante, chiamateli come volete, l’importante è che la gamba sia morbida e scivolata, in modo da slanciare la figura. Permettono di passare agilmente da una giornata di lavoro a un aperitivo con le amiche, sono democratici perché stanno bene sia alle curvy che alle skinny, e si possono portare con i tacchi o con le sneakers un po’ sfigate per un sono-cool-ma-faccio-finta-dinon-esserlo. Non li mollerete più. Dove: L a Gare 24 - via Borgo Ognissanti, 24/26r Questa deliziosa boutique è un piccolo pezzo di Francia incastonata nel centro fiorentino. Abiti, scarpe e accessori à la française di ispirazione retrò e fattura sartoriale, il tutto a prezzi modici. Brian, la mente dietro a questo concept store, chiede sempre il parere della sorella “ciovane” quando lavora a una nuova collezione. «La sua visione fresca e spensierata della vita» dice Brian, «mi aiuta a svecchiare qualsiasi capo.» E forse anche qualche signora.

2. LE FRANGE Che siano su una giacca, una borsa o sugli stivali non importa, l’imperativo è che le frange ci siano e che si muovano in abbondanza. Un unico consiglio: mantenete il resto dell’outfit il più semplice possibile per evitare di essere scambiati per Buffalo Bill. Dove: M elrose Vintage - via de’ Ginori 18/r Entrando in questo negozio si ha l’impressione di essere stati teletrasportati in un saloon del Far West al tempo dei pionieri, solo che al posto delle bottiglie di whisky e delle botti di rum ci sono distese di abiti vintage in puro stile americano. Giacche di camoscio o bisacce con frange, copricapi di piume da veri pellerossa, stivali texani e chi più ne ha più ne metta. Costruito interamente in legno, i commessi si accorgeranno di voi al cric-croc del pavimento. È il posto giusto per scovare delle vere chicche: i proprietari si recano negli U.S.A. almeno una volta al mese per aggiudicarsi gli stock migliori. 3. LA BLOUSA BOHEMIEN Addio camicie inamidate da signorine perfettine. Questa primavera possiamo concederci (per fortuna) di essere disordinate. Un po’ zingaresca, oversize, trasparente, la blousa questa primavera si porta con reggiseno a contrasto e gioiellame vario. Dove: L ady Jane B. Vintage - via dei Pilastri 32/b A due passi da piazza Sant’Ambrogio, questa vintage boutique ha tutto ciò di cui avete bisogno per sembrare chic a costo cheap: valigie e bauli in

pelle, cappelli e occhiali da sole, abitini e camicette in stile swinging London e molto altro. Sabrina, che ha aperto i battenti un paio di anni fa, si divide tra Berlino, Londra e Parigi per scovare designer emergenti e nuove tendenze. È quanto di più simile a un’amica del cuore: la Sabri, come la chiamano le sue adepte, con ogni capo acquistato vi regala anche una sessione di styling. 4. L’ABITO IN VICHY Raffinato e sexy allo stesso tempo, questo tessuto a quadratini è stato reso celebre da Brigitte Bardot, che negli anni Sessanta ne fece il suo marchio di fabbrica, tanto da sceglierlo anche per il giorno del suo matrimonio. Indossatelo con ballerine classiche e mini borsetta da signorina perbene se volete ricrearne il look. Non dimenticate di fare il broncio. Dove: L a luna e le stelle - Bottega Artigiana Borgo San Jacopo 17/r Vicinissima a Ponte Vecchio, questa piccola bottega forgia abiti su misura dal taglio classico da generazioni. Voi scegliete il tessuto, la fantasia e il modello. Loro misurano, appuntano e confezionano. Abiti senza data di scadenza, ma che durano e si rinnovano nel tempo. Se volete sentirvi Audrey per un giorno, questo è il posto giusto. Perché la semplicità è un punto d’arrivo, non di partenza.


TAKE YOUR TIME

di isabella tronconi

11

ANDRIENNE... Andrienne andrà in ridotto, Andrienne al corso, al lotto, Andrienne in gabinetto, Andrienne a mensa, e a letto, Viaggi, e visite, Teatri, e maschere, E cocchi, e gondole, Balli, e Accademie Faran largo alla gran moda, E alla vasta immensa coda.

C

osì Padre Girolamo Baruffaldi, nel 1722, si prendeva gioco dell’ andrienne, nota anche come la robe à la française, un abito dal bustino attillato e scollato, dall’amplissima gonna sostenuta dal panier – struttura ovale schiacciata ed esageratamente larga, fatta di stecche di balena – e allargata sulla schiena, a partire dalle spalle, in uno strascico lunghissimo. Completavano l’abito sul busto davanti la pièce d’estomac – una pezza triangolare riccamente decorata – e maniche a pagoda orlate da gale di pizzo a cascata, le engageantes. Non è possibile descrivere l’opulenza e la preziosità di questi vestiti e delle loro passamanerie: ricami, fiori finti, nastri… né tantomeno quanta e quale sporcizia raccogliessero, come argutamente sottolineato dal Baruffaldi e dall’immagine che documenta un caso comune in cui le dame supplivano all’assenza di bagni – o alla difficoltà di raggiungerli a causa degli abiti ingombranti – con elegantissimi pitali portatili, che venivano poi svuotati dalle serve. A Firenze questi abiti sono conservati al Museo Stibbert e alla Galleria del Costume – anche se al momento non sono esposti – o si ammirano dipinti, sempre alla suddetta galleria, nel ritratto di Maria Luisa di Parma (1765) copia di un originale di Anton Raphael Mengs, oppure, in piccolo, alla Galleria d’Arte Moderna, nel dipinto di Wilhelm Berczy (1782) raffigurante la famiglia del Granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena (la moglie del Granduca, Maria Luisa di Borbone, indossa proprio una robe à la française verde), o ancora fra le deliziose statuette di porcellana dell’omonimo museo fiorentino. In queste opere, come in altre del Settecento

esposte nei musei fiorentini (ad esempio nei Ritratti delle figlie di Luigi XV Adelaide ed Enrichetta come Diana e Flora di Jean-Marc Nattier del 1745 negli Appartamenti Reali di Palazzo Pitti, o nei Ritratti delle figlie del Duca di Modena di Rosalba Carriera del 1723 nel Corridoio Vasariano) si nota l’intervento di un cambiamento radicale di concezione della bellezza femminile. La donna bella nel Settecento è lunare, minuta e languida, e appare più anziana grazie all’uso di ciprie bianchissime nonché di parrucche bianche o grigie. Siamo all’opposto del paradigma seicentesco del fascino alla Rubens riscontrabile nei capolavori del pittore fiammingo Le Conseguenze della guerra, alla Galleria Palatina (1637/’38), e nel Ritratto di Isabella Brant (1625-26), agli Uffizi: una bellezza bionda, solare, piena di salute,

abbondante (nel Ratto delle Leucippidi all’Alte Pinakothek di Monaco, sempre di Pieter Paul Rubens, a una delle due nude protagoniste femminili sono stati contati trentadue cuscinetti di adipe dal seno al ventre). Anche la moda è notevolmente cambiata: dalle severe fogge d’ispirazione spagnola del Seicento, quasi sempre nere o dalle tinte scure, immortalate negli innumerevoli ritratti delle donne di casa Medici ad opera di Joost Suttermans e conservati alle Gallerie degli Uffizi e Palatina, negli Appartamenti Reali e nel Museo di Casa Martelli, si passa ai luminosi colori pastello degli abiti settecenteschi francesi che lasciavano maliziosamente e generosamente scoperti seno, avambracci e caviglie. Questa trasformazione del corpo e della moda femminili fra Seicento e Settecento, si può leggere in parallelo alla rivoluzione culinaria. Mentre la cucina seicentesca era trionfale, basata sul principio dell’eccesso e della teatralità nei sapori e nella scenografica presentazione delle pietanze quella settecentesca consisteva essenzialmente nel piluccare stuzzichini esotici. [continua…] Le Gallerie d’Arte Moderna, del Costume, degli Uffizi, Palatina, gli Appartamenti Reali e il Museo delle Porcellane sono gratuiti ogni prima domenica del mese.

in alto: François Boucher, Il pitale “bourdaloue” (coll. privata).


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CONFRONTI

di michelle davis

FOLLOW YOUR INSTINCTS GENESI DI UNA COPERTINA

J

onathan Calugi è uno degli illustratori italiani più interessanti del momento. Pistoiese di nascita, è riconosciuto a livello internazionale: nel 2010 viene inserito fra i 20 migliori New Visual Artists Under 30 da Print Magazine, e fra i 50 Young Guns under 30 selezionati dall’Art Director Club di New York. Da allora ha lavorato per grandi nomi quali Sony, Google, Nike e New York Times. Federico Fragasso, musicista irriverente e parte attiva della nostra scena a diversi anni, è la voce e la chitarra della band fiorentina Tribuna Ludu. I due non si sono mai conosciuti di persona, eppure sono legati da un’etichetta - la FreshYo! Label - e da un album - Le Furie - uscito il 23 Febbraio 2015, che porta in sé l’artwork di Calugi e la penna vibrante nonché l’ugola graffiante di Fragasso. In occasione dell’uscita dell’album, Lungarno li ha fatti incontrare, osservandoli silenziosamente nell’atto di scoprirsi. FF:Uno degli aspetti che più mi incuriosisce di FreshYo!, è la linea grafica così coerente. Mi ricorda gli esperimenti di Peter Saville con la factory o di Raymond Pettibon con la SST. Come sei diventato l’art director della label? JC: Io, Simone Brillarelli e Cristiano Crisci ci conosciamo da quando avevamo 15 anni. Suonavamo insieme negli A Smile For Timbuctu, ed è lì che abbiamo posto le basi per una coerenza visiva nelle pubblicazioni. Poi Cristiano si è dedicato totalmente alla musica (come Digi G’Alessio, ora Clap! Clap!), io ho iniziato ad avere successo come grafico e Simone ha deciso di fondare un’etichetta. Il mio consiglio fu subito quello di conferire alla label un’identità grafica ben precisa, come se si trattasse di un brand. Da allora portiamo avanti la collaborazione con grande soddisfazione. Più che con i singoli musicisti io mi confronto proprio con Simone.

Mi piace mantenere questa distanza, mi permette di essere più istintivo. FF: Quando Simone ci ha mostrato le prove per la copertina, ho visto quella col serpente e ho subito pensato che era perfetta. Come ti approcci ad un singolo artista e quali sono le suggestioni che ti ispirano? JC: Nei miei progetti cerco di trovare la grafica adatta ad ogni tipo di situazione. Nel vostro caso volevo realizzare qualcosa di più graffiante e primitivo rispetto ad altri miei lavori, che tendono ad essere più morbidi. Mi piace molto questa parola, primitivo, mi sembra che con la vostra musica si sposi bene. Volevo trattarlo come un lavoro hard-core, fatto a mano e vivo. Tutti i miei lavori sono pensati per essere low budget, comunque. Lavorando con la serigrafia prediligo telai ad un solo colore. Per il video abbiamo voluto presentare un mondo fatto di perversione e di malvagità, in cui il confine tra Dio e Diavolo è labile, in cui ogni singolo essere vivente fa parte di un sistema atto alla distruzione. Una sorta di psichedelìa distopica. Da un po’ sono in fissa con con la figura dello stickman, e quando ho sentito il vostro singolo “Fuoco! (Sul Quartier Generale)” ho intuito che poteva darmi la possibilità di creare una storia con questo personaggio. FF: Che tipo di musica ascolti? JC: Vengo dalla black music, dal soul, dal funk e dall’R&B. Però devo dire che il vostro disco mi è piaciuto moltissimo, soprattutto i testi. Il singolo poi ti rimane in testa, pur non essendo un brano propriamente “commerciale”. La struttura stessa del brano è contagiosa! FF: È buffo che tu lo dica, perché quel pezzo è nato un po’ per caso. In origine era destinato ad un side-project cyberpunk. Tentavo di imitare il riff di un gruppo metal chiamato Celtic Frost, combinandolo con i peggiori elementi dance anni ‘90, tipo Usura & Datura!

JC: L’istinto porta a creare le cose più interessanti! Raccontami un po’ di voi. Quanti siete, e da quanto state lavorando sul disco? FF: Fino a Settembre eravamo in 3. Il nucleo storico si è formato nel 2005 e ha retto fino al 2009. Poi ci siamo sciolti e riformati alla fine del 2011. Dopo aver registrato il secondo disco (un processo che è iniziato nel febbraio 2014), il nostro bassista Cristiano aveva bisogno di cambiar vita e quindi ci siamo pacificamente separati. Ora sono entrati in organico due nostri amici storici, Francesco D’Elia (King of the Opera, Wassilij Kropotkin) e Lorenzo Maffucci (Mangiacassette, Blue Willa, Solki). È stata una transizione piuttosto naturale, niente audizioni, niente estranei. Ci siamo allargati perché già durante le registrazioni ci siamo resi conto che sarebbe stato difficile riproporre il disco in tre. Le registrazioni sono state curate da Edoardo Fracassi di FreshYo!, che ci ha dato la possibilità di sperimentare molto e ottenere veramente i suoni che stavamo cercando... anche se ciò significava lavorare 24 ore su 24 e dormire nello studio! JC: Avete già considerato di far remixare i vostri brani dal collettivo di FreshYo? Potrebbe essere interessante cimentarvi con un universo estraneo come quello dell’elettronica! FF: L’idea del remix ci è piaciuta subito, ed è uno dei motivi per cui eravamo interessati ad un’etichetta come Fresh Yo!. Non avevamo voglia di rinchiuderci in una nicchia, ci piaceva l’idea di introdurci in un canale non abituale. Certo, siamo un gruppo che usa strumenti “acustici” ma allo stesso tempo la nostra è una musica molto ritmica, basata sul groove e su certi elementi afro. È interessante vedere come altri possano approcciarsi al nostro lavoro, così come è successo con te. Risultati soddisfacenti non erano assolutamente garantiti. Infatti è stato molto bello vedere che si è creata questa sintonia.


FESTIVAL

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di riccardo morandi

PERCHÉ SANREMO È SANREMO

O

ccuparsi di musica in Italia vuole dire anche guardare il festival della nostra canzone. La canzone italiana, ma soprattutto lo spettacolo della canzone italiana. Il problema grosso in questa manifestazione sono stati negli ultimi anni i social, la riflessione sempre meno sarcastica che si leva dalle tastiere di coloro che si sentono in grado di tutto giudicare ebbri del fatto di avere suonato un demo nel 1996 (“che chissà se mi andava bene dove ero adesso”), oppure di coloro che con mezza recensione di dischi anglosassoni invenduti si elevano al calibro di Lester Bangs. Dovevamo vederlo questo spettacolo, lo aspettavamo e l’abbiamo visto. Puntuali come un’occupazione liceale in ottobre, i nostri divani erano scaldati sin dalla prima sera: critiche tante ma tanto amore. Dovevamo fare il pagellone, e pagellone sia. S.V. (o senza voto per chi non ha mai fatto il Fantacalcio): gli artisti comparsa del Festival. Quelli che non conosciamo, di cui sbagliamo i nomi perché sono nomi che non esistono in sostanza. Come era una Mariella Nava negli anni ‘90, adesso lo è una Bianca Atzei (che poi il cognome con il suono TZ non esiste in Italia, diciamocelo) o una Laura Fabian. Voto 0: gli isterici da Festival. Coloro che hanno passato una parte della loro serata a pensare come e quando attaccare questa manifestazione. Coloro che da sempre la odiano, ma non possono fare a meno di commentarla. Menzione speciale a Selvaggia Lucarelli che prima se la prende con il seno di Arisa, poi ha parole al vetriolo per la coppia D’Alessio-Tatangelo ed infine, ciliegina sulla torta, se la prende con i vincitori attaccando il governo e quasi attribuendo al premier la responsabilità del televoto. Brutta bestia l’invidia. Voto 1: Alex Britti e Gianluca Grignani. Se al festival ci andate, portate delle canzoni normali. Mica per nulla, qualcosa in Italia avete combinato.

Voto 2: Le scenografie e gli abiti. Abbiamo capito che la gestione Rai è una gestione vecchia, definita da molti “carrozzone”. Ma la scenografia postmoderna anni 90, senza un fiore, sembra più adatta ad una discoteca di provincia: del resto lo scenografo lo immaginiamo come un cinquantenne con gli occhiali sul naso ed il maglioncino. Cosa che forse non è la costumista, che probabilmente per questione di spending review, è stata pescata a Canton. Chinastyle. Voto 3: Gianna Nannini e Nina Zilli. La prima, oramai diventata la controfigura di Claudio Cecchetto, sbaglia 5 attacchi in 3 minuti netti, un record. La seconda sembrava andata a scuola di canto da Al Bano. Voto 4: Comici. Pintus pettinato come Andrea Lucchetta, Siani come un boro del 1994. Il silenzio sulle loro battute la dice lunga: per fortuna ci pensano i soliti Luca e Paolo ed un Panariello che se la gioca di esperienza. Aiuto. Voto 5: gli ospiti. Charlize Theron bella ma inutile sul palco dell’ Ariston, una famiglia numerosa come la rosa del Pontedera Calcio, un/una signora/e con la barba tatuata, Will Smith, gli Spandau Ballet. Poggio e buca spesso fa pari, ma stavolta la buca forse è molto più grande del poggio. Nonostante sul poggio ci siano gli alfieri indiscussi della musica italiana, i nostri Nick Cave e PJ Harvey : Al Bano e Romina. Voto 6: Il Volo. Dare dieci a questi tre ragazzotti non si può, come non si può dare loro uno. Nel mezzo, la sufficienza, perché vincere hanno vinto, c’è poco da fare: nonostante il loro pezzo sembri uno dei Muse senza chitarra elettrica e nonostante siano abbigliati direttamente da Andrea Bocelli. Voto 7: Marco Masini e Nek. Si esce vivi ancora dagli anni 90: lo dimostrano questi due artisti, tirando fuori dei brani che riescono ad entrare nel palinsesto delle radio, dei singoli che dimostrano che con il mestiere e la serenità si possono ancora mettere dei tas-

sellini nel mosaico della storia della canzone italiana. Nonostante Nek non abbia cambiato ancora parrucchiere dal 1994 riesce a cantare e sorridere. Il 7 per Marco Masini, ci teniamo a dirlo, è dovuto anche all’intervento tricologico, un capolavoro autentico che sposato con gli occhiali alla moda, riesce a tenere in vita colui che anni fa davano tutti per scomparso artisticamente. Bravi. Voto 8: Tiziano Ferro. Non l’ho messo fra gli ospiti perché Tiziano non può essere confuso in guazzabugli improvvisati dai direttori artistici con vallette, nani e cantanti stranieri. La serenità e la potenza di Tiziano Ferro spolverano letteralmente il prodotto Sanremo dal grigio di artisti in gara improvvisati e dona alla canzone italiana una forza tale per cui è impossibile guardare davanti con pessimismo. Su Ferro siamo intolleranti: se non piace non è questione di bravura, quella è oggettiva. Voto 9: Carlo Conti. Pippo Baudo non c’è più e la conduzione radical di Fabio Fazio non ha ovviamente funzionato (avesse funzionato Fazio sarebbe stato peraltro sicuro il trionfo del Partito Democratico alle politiche del 2013). Morandi fece anni fa quel che poteva, la Clerici lasciamola stare in cucina. Per fortuna è arrivato Carlo Conti, ed ha dato a tutta Italia quello che voleva: un Festival classico, rassicurante, educato e simpatico. Un ulteriore trionfo per Firenze, che a questo punto si aspetta lo scudetto per la propria squadra nel 2016. Voto 10: Sanremo. Il Festival in una delle sue migliori edizioni come numeri riesce a catalizzare l’attenzione del pubblico a casa. Sempre. Ed in ogni caso, nonostante si critichi sempre a prescindere l’edizione corrente (nonostante lo abbia vinto Scanu, Carta e Lola Ponce), il vincitore è proprio la manifestazione. Il Festival non perde mai un pelo, anzi, con l’esibizione di Concita Wurst quest’anno, ne ha acquisiti, di peli. Bravi. Bravi. Bravi.


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SERIE

di giustina terenzi

LILYHAMMER, OVVERO LA NORVEGIA NON È MAI STATA COSÌ VICINA Lo Steven Van Zandt della E Street Band già visto nel ruolo di Silvio Dante nella serie cult i Soprano veste i panni di Frank Tagliano, gangster italo americano (e con quella faccia chi altri potrebbe impersonare?) che, dopo essere sopravvissuto a un attentato alla sua vita (ma nel quale muore l’amata cagnetta Lily, da qui il gioco di parole tra Lily e Lille), decide di collaborare con l’FBI vivendo sotto copertura. Il paese in cui sceglie di andare a nascondersi e ricominciare una nuova esistenza è appunto Lillehammer nella fredda Norvegia. Nella tranquilla e sonnolenta cittadina sepolta dalla neve per buona parte dell’anno, l’ex boss comincerà una nuova vita mettendo in crisi un ordine sociale apparentemente tranquillo, avviando una nuova avventura malavitosa. La serie (una coproduzione norvegese-statunitense per NRK1 e Netflix) è volutamente comica e grottesca a cominciare dal personaggio caricaturale di Van Zandt che, con la sua sovraccarica maschera facciale, enfatizza le situazioni surreali nelle quali si imbatte. Lo aiutano dei bravissimi attori norvegesi, sconosciuti per lo più al grande pubblico, ma credibili ed efficaci. L’obiettivo è distruggere in maniera ironica e intelligente tutti gli stereotipi evoluti legati al mondo scandinavo, dove alla luce del giorno tutti ostentano una

correttezza al limite del maniacale, scandita da regole kafkiane e burocrazie farraginose, esibendo un’immagine pulita, ordinata, discreta e dal codice morale integerrimo che spesso copre vissuti intimi e quotidiani non proprio corrispondenti. Ne emerge lo spaccato di una umanità profondamente fragile, ossessiva e psicotica che, forse proprio per la sua natura instabile, di quelle minuziose regole ha stringente bisogno. A Lillehammer il nostro boss (identità fittizia: Giovanni), uscito indenne dall’ipnosi collettiva, ridicolizzerà il totalitarismo del politically correct, usando a proprio vantaggio gli scheletri nascosti negli armadi degli intransigenti funzionari, mettendo in profonda crisi ricchi post-hippies alla ricerca di una vita vera tra allevamenti di galline e fughe da ricchezze materiali, e riuscendo a bluffare con la polizia locale, più occupata a organizzare gare sciistiche che a combattere il crimine, il tutto con effetti comici e surreali. Si ride e sorride in Lillehammer, grazie a un irresistibile Steve Van Zandt dal capello andreottiano nero corvino e impensabili Moon Boot ai piedi… perché la Norvegia (dove le celle nelle carceri hanno davvero le tendine a fiori) forse non è quella che ci hanno sempre raccontato.



MARZO DOMENICA 1 I L VISITATORE Teatro della Pergola (FI) ing. 16/31 € ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA (1-2/03) Auditorium Santo Stefano al Ponte Vecchio (FI) 15/12 € LUNEDÌ 2 L A SPADA NELLA ROCCIA, IL MUSICAL Obihall (FI) 12/22 € L A QUESTIONE ISLAMICA E I RAPPORTI CON IL PAKISTAN Circolo Vie Nuove (FI) ing. 15/30 € IDA Cinema Cabiria (Scandicci) ing. 3 € MARTEDÌ 3 VERDENA Obihall (FI) ing. 15 € TOSCA, IL SUONO DELLA VOCE Teatro della Pergola (FI) ing. 14/22 € MONSIEUR LAZHAR Spazio Alfieri (FI) ing. NP L A BASTARDA DI ISTAMBUL (03-15/03) Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 € 7 MINUTI (03-08/03) Teatro Goldoni (FI) ing. 8/15 € WHO THE FUCK IS ALBERTO BECHERINI? Contesta Rock Hair (FI) ing. libero MERCOLEDÌ 4 L A PAROLA CANTA (4-8/03) Teatro della Pergola (FI) ing. 11/32 € MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE Auditorium Flog (FI) in. 12 € PIÙ MUSICA IN TOSCANA Auditorium Via San Gallo (FI) ing. libero GIOVEDÌ 5 J ACK + RUSSEL DJSET Rex Firenze (FI) ing. libero I GIGANTI DELLA MONTAGNA Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € CERCASI CENERENTOLA (05/03-08/03) Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 €

USTRIC E IL MAGICO PICCOLO B PRINCIPE Teatro Verdi (FI) ing. 8/5 € L’ENFER Institute Française (FI) ing. NP VENERDÌ 6 ALK THE LINE + live BROADCASH W Glue (FI) ing. libero con tessera CAPAREZZA Mandela Forum (FI) ing. 20 € GLI UOMINI DI OKINAWA Plaz (FI) ing. libero NECESSARIAMENTE Auditorium Flog (FI) in. 10 € HIM TRIBUTE NIGHT Exezia Club (FI) ing. libero con tessera ACSI IL VESTITO DI MARLENE. LA DANZA INCONTRA IL ROCK Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € GALLINA VECCHIA (06/08-08/08) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 € BRIGATA FIRENZE (06/03-29/03) Teatro del Cestello (FI) ing. 15/18 € OSCAR E LA DAMA IN ROSA Teatro Manzoni (Calenzano) ing. 13/10 € VIOLAFEST! (6-8/03) Conservatorio Cherubini (FI) ing. NP SABATO 7 ELAMPUS + OFELIADORME M Glue (FI) ing. libero con tessera ZEN CIRCUS Auditorium Flog (FI) ing. 12 € ALAN FITZ PATRICK Viper Theatre (FI) ing. NP FREDDIE MAGUIRE Plaz (FI) ing. libero LELLO PARETI Pinocchio Jazz (FI) ing. 7/10 € NEDO AND THE BELLO’S Exezia Club (FI) ing. libero con tessera ACSI COMEDIANS Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € LE DIVINE Teatro Politeama (PO) ing. 16/12 € BIRD’S DANCE PROJECT Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 €

S ALONE DEL MOBILE (7-15/03) Fortezza da Basso (FI) ing. libero STUPIDI GIOCATTOLI DI LEGNO. LO SKATE NEL CUORE DELLA METROPOLI Libreria BlackSpring (FI) ing. libero CONTRASTO DAY Caffè Letterario Le Murate (FI) ing. libero DOMENICA 8

LUNEDÌ 9 NA POLITICA ESTERA GLOBALE CON U UNA PREFERENZA PER L’ORIENTE Circolo Vie Nuove (FI) ing. 15/30 € LUNCHBOX Cinema Cabiria (Scandicci) ing. 3 € MARTEDÌ 10 ICENTE AMIGO V Obihall (FI) ing. 30/50 € ZERO DARK THIRTY Spazio Alfieri (FI) ing. NP SINFONIA D’AUTUNNO (10-15/03) Teatro della Pergola (FI) ing. 16/32 € A SSASSINIO SUL NILO Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € MANI IN PASTA Caffetteria delle Oblate (FI) ing. 6 € MERCOLEDÌ 11 AIR MUSICAL TRIBUTE H Obihall (FI) ing. 16/25 € OBLADÌ OBLADÀ Teatro del Cestello (FI) ing. 15/18 € GIOVEDÌ 12 S TOCKHAMMER - ZILBERSTEIN Teatro Verdi (FI) ing. NP MIRKO CASALINI + RUSSEL Rex Firenze (FI) ing. libero SOUNDS GOOD! APERITIVO FUNKY Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero THE WALK Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € CAPITAINE CONAN Institute Française (FI) ing. NP

VENERDÌ 13 ORAN BREGOVIC G Obihall (FI) ing. 28/40 € LITFIBA TRIBUTE BY LTF Exezia Club (FI) ing. libero con tessera ACSI HOLLIE COOK Auditorium Flog (FI) in. 8/6 € TENACIOUS DICK Plaz (FI) ing. libero EVAN DANDO Tender Club (FI) ing. NP GALÀ DI DANZA IN ONORE DI RUDOLF NUREYEV Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 € PRELUDE Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € NOVANTADUE – FALCONE E BORSELLINO, 20 ANNI DOPO Teatro Puccini (FI) ing. 20/16 € SABATO 14 F RESH YO! LABEL SHOWCASE w/ TRIBUNA LUDU + BACKWORDS + BIGA + hosted by MILLELEMMI Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera CHRIS SPEED TRIO Pinocchio Jazz (FI) ing. 13/10 € MADE IN HELL FESTIVAL + SATAN Exezia Club (FI) ing. libero con tessera ACSI I FUOCHI DI PAGLIA Plaz (FI) ing. libero OQUES GRASSES Auditorium Flog (FI) in. 8/5 € PURLING HISS Tender Club (FI) ing. NP WHAT AGE ARE YOU ACTING? – A CORPO LIBERO Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € MICROBAND / CLASSICA “FOR DUMMIES” Teatro Puccini (FI) ing. 18 € ATTENTE AL LUPO Teatro Politeama (PO) ing. 16/12 € THE SISTERS - MUSICAL SHOW (14/03-15/03) Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 € PUPI SIAMO (14/03-15/03) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 €

Domenica 8 marzo ore 10.00/11.00/12.00

IN SUA MOVENZA È FERMO Visita spettacolo al Teatro della Pergola In collaborazione con La Compagnia delle Seggiole

www.teatrodellapergola.com


MUSICA TEATRO ARTE CINEMA EVENTI PERCHÉ A FIRENZE NON C’È MAI NIENTE DA FARE... I L POTERE SOVVERSIVO DELLA CARTA. DIECI ANNI DI FUMETTI AUTOPRODOTTI IN ITALIA Libreria BlackSpring (FI) ing. libero DOMENICA 15 FIORENTINA - MILAN Stadio Artemio Franchi (FI) ing. 15 € LUNEDÌ 16 N’ECONOMIA IMMENSA E U VARIEGATA ALLA RICERCA DI UN PROPRIO RUOLO Circolo Vie Nuove (FI) ing. 15/30 € IL VENDITORE DI MEDICINE Cinema Cabiria (Scandicci) ing. 3 € IL DESERTO DEI TARTARI (16-21/03) Teatro della Pergola (FI) ing. NP MARTEDÌ 17 I RLANDA IN FESTA Obihall (FI) ing. 12 € ENRICO IV (17-22/03) Teatro della Pergola (FI) ing. 11/32 € L A FAMIGLIA ADDAMS (17-22/03) Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 € BULLE & IMPOSSIBILI (17-22/03) Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 € L A VITA DI ADELE Spazio Alfieri (FI) ing. NP MERCOLEDÌ 18 LONDE REDHEAD B Viper Theatre (FI) ing. 18 € LODOVICA COMELLO Obihall (FI) ing. 27/39 € GIOVEDÌ 19 ENUS feat CATERINA CELLULOID V JAM DJSET Rex Firenze (FI) ing. libero SALUTI DA SATURNO Tender Club (FI) ing. NP CE NE ANDIAMO PER NON DARVI ALTRE PREOCCUPAZIONI Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € L’INVISIBILE CHE C’È Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE Auditorium Flog (FI) in. 12 €

VENERDÌ 20 ARAOKE ROCK K Exezia Club (FI) ing. libero con tessera ACSI BORKIA Plaz (FI) ing. libero KLUBB LOTTAROX | CUT + WARIA TBC KOREA FILM FESTIVAL (20-29/03) Cinema Odeon (FI) ing. NP CALAFOSCOPA Auditorium Flog (FI) in. 5 € ANTROPOLAROID Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € THE DEATH CAFÉ Lost & Found (FI) ing. libero SABATO 21 LUMINAL Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA Auditorium Flog (FI) ing. 12/10 € JOHN DE LEO Teatro Puccini (FI) ing. 18 € L A NUITE DE SADE Exezia Club (FI) ing. libero con tessera ACSI OLDEN Plaz (FI) ing. libero SALUTI DA SATURNO Tender Club (FI) ing. NP INVIDIATEMI COME IO HO INVIDIATO VOI Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € STEVEN BERNSTEIN SEXMOB Pinocchio Jazz (FI) ing. 15/10 € I CASTIGAMATTI (21/03-30/03) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 € DOMENICA 22 NA GIORNATA CON DINO BUZZATI U Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € FACEWALL PRATO (22-03/30/06) Museo del Tessuto (PO) ing. libero ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA (22-23/03) Auditorium Santo Stefano al Ponte Vecchio (FI) 15/12 €

LUNEDÌ 23 F IORELLA MANNIOIA (23/03-24/03) Teatro Verdi (FI) ing. 25/70 € UNA CULTURA POSTCOLONIALE E TRANSNAZIONALE Circolo Vie Nuove (FI) ing. 15/30 € FATHER AND SON Cinema Cabiria (Scandicci) ing. 3 € MARTEDÌ 24 OBO RONDELLI B Obihall (FI) ing. 15 € L’INGEGNER GADDA VA ALLA GUERRA (24-29/03) Teatro della Pergola (FI) ing. 16/32 € IL FANTASMA DI CANTERVILLE (24-29/03) Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 € MANI IN PASTA Caffetteria delle Oblate (FI) ing. 6 € NEBRASKA Spazio Alfieri (FI) ing. NP MERCOLEDÌ 25 F RANCESCO DE GREGORI Mandela Forum (FI) ing. 27 € UNA SERATA UNICA Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 € GIOVEDÌ 26 I PERREALISMI Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 € STASERA PAIELLA PER TUTTI OFFRO IO Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € ACCARDO - GORNA Teatro Verdi (FI) ing. 20/14 € SOUNDS GOOD! APERITIVO FUNKY Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero THE GREASY BEARDS Plaz (FI) ing. libero I SEGUGI INFERNALI DEL PURGATORIO Rex Firenze (FI) ing. libero CINEMA DEL QUEBEC Institute Française (FI) ing. NP VENERDÌ 27 LAN PARSONS PROJECT A Obihall (FI) ing, 31/57 €

ETAL FEST + ANCILLOTTI M Exezia Club (FI) ing. libero con tessera ACSI STUART NEMI & THE CHICOS Plaz (FI) ing. libero NECESSARIAMENTE Auditorium Flog (FI) in. 10 € ANGELICA Teatro Puccini (FI) ing. 20/16 € SABATO 28 T OLOSELATRACK FEST 10 YEARS with CHAMBERS, TIGER! SHIT! TIGER! TIGER!, ZEMAN Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera MODENA CITY RAMBLERS Auditorium Flog (FI) ing. 13/11 € GIANLUCA PETRELLA COSMIC RENAISSANCE Pinocchio Jazz (FI) ing. 13/10 € SPANDAU BALLET Mandela Forum (FI) ing. 40 € ONDA ROCK Plaz (FI) ing. libero FOTOFINISH Teatro Puccini (FI) ing. 20/16 € ELECTRICITY Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 € POLVERE Teatro Manzoni (Calenzano) ing. 13/10 € SOLCHI SPERIMENTALI. UNA GUIDA ALLE MUSICHE ALTRE Libreria BlackSpring (FI) ing. libero DOMENICA 29 RCHESTRA DA CAMERA O FIORENTINA (29-30/03) Auditorium Santo Stefano al Ponte Vecchio (FI) 15/12 € LUNEDÌ 30 J.AX Obihall (FI) ing. 30/37 € MARTEDÌ 31 RTURO BRACHETTI A Teatro Verdi (FI) ing. 22/50 € IDA Spazio Alfieri (FI) ing. NP


MARZO da non perdere SABATO 7 CONTRASTO DAY Caffè Letterario Le Murate (FI) ing. libero Nel ‘99 non sapevo ancora se sarei diventato un fotoreporter d’assalto, il marito di Carol Alt, un giocatore di briscola bugiarda professionista, Sottosegretario ai Beni Culturali con delega al patrimonio marittimo, Copy per un’importante agenzia di New York, gestore di un locale sulla spiaggia d’estate e viaggiatore d’inverno. Iniziai dal primo sogno. Mandai un curriculum a Contrasto con alcuni scatti, attesi settimane poi mi armai di coraggio, scesi a Roma e andai a bussare direttamente all’agenzia. Ora detta così sembra una cosa da temerario. In realtà mi cagavo addosso, ero spaventato e mi ero anche vestito un po’ serio e un po’ da battaglia tipo da fotoreporter in guerra. Insomma ero vestito male. Suonai, mi dissero “terzo piano”, io sudavo, salivo e sudavo, salivo e sudavo e pensavo a cosa avrei dovuto dire per sembrare appassionato ma non sfigato o implorante. Si aprì la porta, mi avvicinai cercando di ripetere la frase d’esordio che mi ero preparato ma fui bruciato da un “Che sei il corriere te??!?!?!!”. Sgonfiato come un supertele in un roseto, senza dire niente, mi girai e riscesi e passai al sogno successivo.

MERCOLEDÌ 11 HAIR MUSICAL TRIBUTE Obihall (FI) OBLADÌ OBLADÀ Teatro del Cestello (FI) ing. 15/18 € La mi zia sono due settimane che non sa se l’11 marzo deve andare all’Obihall a vedere il tribute su Hair che le ricorda tanto le sue canne da giovane, Londra, l’università a Roma, poi le radio libere ma “eravamo già più grandicelli”, oppure se andare al Teatro del Cestello per sentire il tributo ai Beatles anche se Obladì Oblada “icche vol dire Obladì Oblada? a me è sempre sembrata una frase da grulli. Però mi garbavano tutti i Beatles tranne Ringo Star”. Ecco, faccio un uso personale di questo strumento di comunicazione di massa per svelare a mia zia e a tutti che Obladì Obladà NON è il tributo ai Beatles ma un interessante e divertente monologo “che si manifesta” (così è scritto sul sito del Teatro del Cestello) l’11 ma anche il 12 marzo. Quindi, babbione o meno, zie o nonne o parenti, andate all’Obihall l’11 e sentitevi frikkettoni per una sera senza tradire i Beatles, poi il 12 andate al Cestello per vedere lo strepitoso spettacolo di Maria Cassi perchè ne vale la pena. Oppure andateci direttamente l’11. Oppure fate cosa vi pare.

VENERDÌ 13 NOVANTADUE FALCONE E BORSELLINO, 20 ANNI DOPO Teatro Puccini (FI) ing. 20/16 € Avevo 13 anni, ero alla festa di compleanno di Marianna, figlia di parrucchiera vamp (oggi si direbbe milf), fisico atletico. Noi la chiamavamo “Gullit” per via della somiglianza con il cervo olandese che militava nel Milan. Mi vennero a prendere i miei genitori, mio padre era silenzioso e mia madre ascoltava l’autoradio intervallando commenti tipo “è una guerra, è una guerra” e io pensai subito alla Jugoslavia, o Israele, per collegamenti di cronaca. Mio padre era silenzioso e triste, mi ricordo i suoi occhi nel retrovisore, corrucciati e pieni di pena. Non capìi subito, ma quando arrivammo a casa. E arrivammo a casa anche in quella domenica di luglio, quando in spiaggia mio padre sentì da uno strano passaparola che c’era stato un attentato a Palermo. La domenica d’estate si stava sempre in spiaggia fino a tardi. Ma quella volta mio padre decise di andare a casa, quasi una forma di rispetto nei confronti di ciò che stava accadendo in Sicilia. Io, lo ammetto, non è che me ne preoccupassi molto, avevo un walkman nuovo e la cassetta degli 883. Mi ricordo mio padre che si avvicinò, mi allargo le cuffie spugnose con l’arco metallico e mi disse pacatamente “ascolta”. C’era la tv, c’era Enzo Biagi, c’era un clima teso ma c’era anche la sensazione di una reazione civica che forse mai si concretizzò fino in fondo. Facciamo un omaggio, nel nostro piccolo, e vi invitiamo ad andare al Puccini.

SABATO 14 IL POTERE SOVVERSIVO DELLA CARTA. DIECI ANNI DI FUMETTI AUTOPRODOTTI IN ITALIA.

Libreria BlackSpring (FI) ing. libero

Ho letto l’articolo di Gabriele Ametrano sulle librerie e sono andato a vedere questa Blackspring. Ok, avrei un paio di domande: perchè Blackspring? Per Miller (ogni volta che si dice Henry Miller bisognerebbe alzarsi in segno di rispetto) o per l’operazione Cuba verso i dissidenti? In attesa di risposte, siamo molto felici (siamo felici noi mentre solo lui è andato a vedere la libreria, siamo dissociati, siamo tipo Wu Ming) e onorati di ospitare nei nostri boxini un’iniziativa dedicata al fumetto e al potere sovversivo della carta perché, anche se non sembra, anche sti ragazzacci di Lungarno qualcosa l’hanno sovvertito (o sovverso). Poi l’ambiente alla BlackSpring è molto accogliente e non pare molto antagonista come magari ci ha detto uno dello staff. Che non c’è da vergognarsi se non si è antagonisti e nemmeno protagonisti. Anzi, bravi. Bravi per la selezioni di libri di case editrici più indipendenti sia per la selezione di titoli tra quelli proposti dalle case editrici maggiori; Bravi per essere stati un volano in San Frediano, dove adesso c’è GNAM, poi c’è la Biblioteca, insomma, si vive bene lì. Non per niente i furbi di Lungarno c’hanno la sede lì. Vi sembra un caso?

DOMENICA 22 DOVE ANDIAMO QUANDO SOGNAMO GIORNATA DEDICATA A DINO BUZZATI

Teatro Cantiere Florida

Quante cose si possono fare con 15€ la domenica? Già una lauta colazione per due con qualche giornale e si sono seccati. Oppure il classico giretto al mercatino dove compri due cucchiai di legno e un vasetto di miele del contadino. O anche un brunch dove non capisci mai se mangi troppo o mangi poco e magari, al buffet, ti vergogni per aver costruito un palazzo di sette piani impilando cubetti di torta salata, gettando le fondamenta con il farro, fatto un giardino esterno con la pasta al pesto e poi realizzato un’oasi sul tetto con l’insalata di cavolo. Ecco, il 22 marzo ve lo dico io come si spendono bene 15€: alla giornata dedicata a Dino Buzzati al Teatro Cantiere Florida. Ce n’è per tutti i gusti, per i bambini, per i radiodrammatici, per i lettori appassionati, per i curiosi e pure per gli aperitiveggiatori della domenica. E alle 21 “Esperimento deserto”, talk show a sorpresa per chiudere la giornata, tornare a casa e prepararsi ai tartari del lunedì mattina.

MARTEDÌ 24 BOBO RONDELLI Obihall (FI) Se vai a Livorno tutti sono amici di Bobo o c’hanno i figli a scuola con quelli di Bobo o hanno suonato con Bobo o mangiano dove Bobo va a mangiare o al mare hanno visto Bobo o Bobo gli chiede a loro i consigli o Boia com’era sfatto ieri sera Bobo, ma Bobo chi? Dé come chi, Bobo Rondelli. È una figura mitica e quando accade così vuol dire che c’è l’affetto e l’attenzione di una terra che in tanti raccontano, in tanti descrivono e mostrano, ma nessuno riesce a dipingere come lo fa Bobo Rondelli. Bella Livorno ti fa rimpiangere di non essere nato lì, vorresti esserne parte, ti lascia addosso come un fragranza di nostalgia attaccata al maglione, come il fritto. Bravo Bobo, bravissimo a essere personaggio sapendo di esserlo, bravo a continuare dove credi e preferisci, bravo di essere l’artista perfetto che Livorno adora. Oppure bravo a farcelo credere.

VENERDÌ 27 ALAN PARSONS PROJECT Obihall (FI) ing, 31/57 € Adesso andate su Youtube e mettete Mammagamma e poi andate sulla pagina facebook di Lungarno ed elencate le prime 10 cose che vi sono venute in mente.

Ecco le mie risposte: 1) Kit di Supercar - 2) Rutge Heuer che corre in Blade Runner (aspettiamo i cineasti che ci dicano “Blade Runner” è un film di merda dall’alto dei loro 10 lungometraggi girati e prodotti) - 3) Happy Children di P.Lion 4) Fiat Uno - 5) Ghiacciolo all’amarena - 6) Lamborghini Countach - 7) Rico Tabs - 8) Arredamento design anni ‘70 - 9) Ripresa aerea - 10) quel coglione di mio cugino che la ascolta in loop tutto il giorno con lo stereo Amstrad.


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I PROVINCIALI

di pratosfera

I PRATESI DI MARZO

M

arzo è il periodo dei cantautori a Prato. In realtà non è vero, ma di qua ne passeranno davvero tanti da andare a sentire. Il concerto del mese è senza dubbio Brunori SRL-una società a responsabilità limitata, il tour teatrale di Dario Brunori e soci che toccherà il Politeama Pratese il 27 marzo. Canzoni e monologhi uno spettacolo in bilico tra cabaret, teatro canzone e concerto vero e proprio, dove certamente troveremo i brani del suo repertorio (in una veste nuova), ma anche monologhi senza chitarra. Non vi aspettate atmosfere da Flog però. Ma ci sono anche altri cantautori per cui venire a Prato questo mese: sabato 7 marzo all’ex chiesa di San Giovanni, Matteo Bonechi presenta il suo primo disco Sono solo tre ore che aspetto. Sonorità che varia-

no da Paolo Conte a Enzo Jannacci e Adriano Celentano, da Vinicio Capossela a Tom Waits. Sempre in San Giovanni, Andrea Franchi – “forse vi ricorderete di lui” perché è il super batterista di Paolo Benvegnù – presenta il 20 marzo il suo nuovo album dal titolo TANZ!, interamente prodotto e suonato da solo. Tre concerti davvero differenti tra di loro, tre concerti da non perdere. Al Camarillo invece vi consigliamo di andare ad ascoltare il nuovo lavoro di Felpa, il progetto solista di Daniele Carretti degli Offlaga Disco Pax, il 14 marzo. Il Controsenso si discosta dalla tendenza cantautorale del marzo pratese, ma propone bei gruppi: gli WOW (6 marzo) e i Sadside Project (il 27). Per quanto riguarda il teatro invece vi consigliamo di non perdervi, se

POINT OF VIEW

non lo avete visto – ma anche se lo avete già visto – i geni di Antonio Rezza e Flavia Mastrella al Fabbricone con il loro ultimo lavoro Fratto X il 22 marzo. Perché co-

munque, come dice il performer romano: «La spensieratezza va stroncata alla nascita».

di gilberto benni

GERDA TARO E ROBERT CAPA

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obert Capa non esiste o meglio, non esisterebbe se non fosse esistita Gerda Taro. Tutto sappiamo del più noto fotografo di guerra di sempre, ma forse in pochi conoscono la vera storia di quest’uomo e della sua grande compagna. Il detto “dietro a ogni uomo, c’è una grande donna” si sposa alla perfezione nella breve storia di questi due magistrali fotografi di guerra, nati con il nome di Endre Ernö Friedmann e Gerta Pohorylle. Il duo si incontra e innamora a Parigi nel 1934: lui è un fotografo di vent’anni, scappato per ragioni politiche dall’Ungheria fascista di Horthy, lei un’ebrea tedesca di ventiquattro anni. Sono giovani esuli, squattrinati e belli, soprattutto Gerda, comunista, appassionata e coraggiosa, già stata in galera per questioni politiche. Endre la inizia alla fotografia e lei lo aiuta a non sprofondare nell’alcool. Per piazzare più facilmente i loro scatti e aggirare i pregiudizi razziali nella Francia degli anni Trenta, decidono di fondersi in una sola firma e inventano un fantomatico reporter americano di nome Robert Capa. Così, anche grazie all’accondiscendenza di Maria Eisner (direttrice di Alliance Photo), riescono a vendere al quadruplo del normale le loro opere, e a permettersi di girare il mondo a caccia delle loro immagini. Allo scoppio

della Guerra Civile spagnola, nel 1936, Gerda e Robert partono al seguito della forze repubblicane, documentando i momenti più intensi dello scontro. È li che Gerta assume il nome di Gerda Taro. Poi un giorno, in seguito a un bombardamento di aerei nazisti sulla colonna delle truppe repubblicane, Gerda e le sue macchine fotografiche finiscono sotto i cingoli di un tank amico. Ha ventisei anni. Lotta inutilmente per molte ore contro la morte, con il corpo letteralmente spezzato in due. Per Friedman l’unico modo per sopravvivere a questo dolore è continuare a fare il suo mestiere, mantenendo il nome di Robert Capa. Nel 1947

fonda con Henry Cartier Bresson l’agenzia fotografica Magnum e partecipa a imprese di estremo rischio, con il segreto desiderio di raggiungere Taro. Succederà nel 1954 in Indocina, quando salterà su una mina. Allora aveva quarantaquattro anni ed è rimasto il primo e il più grande fotocronista di guerra mai esistito. Ultima curiosità: gli scatti di questo duo non sono mai stati divisi per autore in quanto entrambi li vendettero sotto lo pseudonimo di Robert Capa. Eppure ora, a distanza di più di settata anni dalla loro morte, siamo riusciti a distinguerle: quelle quadrate sono della Rolleiflex di Gerda, mentre le rettangolari della Leica di Robert.


CARO CUORE NON BUTTARTI GIÙ

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di carol & giuki

scrivi a carocuorenonbuttartigiu@gmail.com

FRECCIAROSSA

M

arzo è sicuramente tra i mesi più belli dell’anno. Abbiamo superato indenni o quasi San Valentino, Carnevale e siamo tornate in palestra. Le giornate si allungano e l’oroscopo annuncia che l’amore della nostra vita sbucherà proprio tra marzo e aprile. Perfetto, ma di quale anno? Non pensiamoci, concentriamoci sulle lettere ricevute. Per una questione di spazi ne pubblicheremo due a numero, le altre le trovate tutte sulla pagina Facebook. A questo giro i fortunati sono stati Chiara e Marco. Per galanteria, prima le signore.

Dopo due mesi di corteggiamento da parte mia, vado a casa di lui, povero relitto che, dopo una storia lunghissima, è stato mollato dalla sua ex (che dopo una settimana stava con un altro). La passione ci travolge e alle 6.00 del mattino il poveretto si confessa: «Se vuoi puoi rimanere, ma io dormo sul divano, in due nel letto matrimoniale no». Presa da facile ironia, mi sentii di rispondergli: «Be’ ok. Sul divano in due?». E mi guarda con la classica espressione di chi “sto ancora sotto al Frecciarossa che mi ha investito: non ce la posso fa!”. Come reagire la prossima volta? Chiara, la questione è molto semplice: non ci sarà

una prossima volta. Inoltre il ragazzo la mattina deve avere un alito devastante per non voler dormire con te dopo una notte di passione! Prova a rovesciare le parti: se tu soffrissi ancora per amore, riusciresti a dormire con qualcuno che non sia il tuo lui se non per un chiodo schiaccia chiodo? Per qualcuno è molto più intimo dormire insieme che tutto il resto. Non vuole illuderti, cosa che forse tu desidereresti, perché sei romantica. Ma il romanticismo con chi ancora soffre è inutile come pulire i vetri mentre sta piovendo. Consiglio: regalagli un dentifricio. Lui non capirà, tu sì. Ciao, mi chiamo Marco, vostro grande fan e soprattutto sfigato single. Vorrei un consiglio per sbloccare questo mio status. C’è una ragazza che mi interessa, tanto intelligente quanto bella. Nonostante sia in buoni rapporti con lei, ci siamo visti in passato da amici. Non riesco più a fissarci, anche per bere una birra, sempre occupata con il lavoro, o almeno così dice lei. Come mi devo comportare? Lascio perdere? Insisto? Mi dispiacerebbe perderla perché è una bella persona e se ne trovano poche di ragazze così.

Caro Marco, hai provato a chiederle se per caso è ancora sotto al Frecciarossa come l’amico di Chiara? Non vorremmo annientare anche la tua ultima speranza, ma o questa ragazza è tanto intelligente e bella quanto disorganizzata o forse considera un lavoro anche uscire con le amiche o con qualche ragazzo. Se una donna ti vuole, il tempo per vederti lo trova, a costo di depilarsi mentre ingurgita un piatto di pasta. Un consiglio? Lasciala perdere e consolati: se fosse andata bene tra voi, non avrebbe avuto tempo per fare romantici fine settimana con te. Continuate a scriverci. E ogni volta che vi sentirete sfigati, andate davanti allo secchio, ripetete: Caro cuore non buttarti Giù.

PALESTRA ROBUR

foto: Adriana Desiderio

di leandro ferretti

lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

DISCHI NANNUCCI

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i primo acchito era semplicemente un angolo, quasi perfettamente retto, affacciato su Piazza Antinori. Nannucci sapeva di antico, gettato così in un punto dove gli autobus una volta facevano una curva ardita per imboccare via dei Pecori, accanto a quello che forse era uno degli ultimi vespasiani pubblici in città. Nell’incrocio cartesiano dei negozi di dischi Nannucci occupava un suo posto: non così alternativo come Contempo, non così pop come Alberti, non così bizarre come la Galleria del Disco. Era stato fondato negli anni Trenta dalla famiglia Nannucci, la stessa cui apparteneva Mario, che nel 1936 aprì lo storico Nannucci bolognese. La storia delle due aziende è andata nel tempo quasi di pari passo. Dalla vendita di elettrodomestici, radio e poi televisori si passò, con l’esplosione del mercato del vinile, alla maggioritaria commercializzazione di dischi, anche nell’inedita formula della vendita per corrispondenza (una sorta di Amazon ante litteram). Da Nannucci si trovava un po’ di tutto, ma più che altro si andava a caccia di rarità che i gestori pescavano in giro per il mondo (tipo l’edizione portoghese di Boy degli U2) e i famosi dischi cut out, con la copertina forata o tagliata, che venivano messi in vendita a prezzi da discount. Quante buste riempite in quell’angolo retto, prima che la contrazione del mercato discografico obbligasse, nel luglio 2000, il negozio alla chiusura – Bologna ha resistito invece fino al 2009, compianta da clienti e musicisti. Rimane ora solo quell’angolo retto, e un nostalgico sguardo vintage con la puntina in sottofondo.


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UN SEX SYMBOL AL MESE

di il moderatore

una non precisata (ma di certo illuminata) mente alle prese con la vera essenza della bellezza

LUCA CARBONI

I

narrivabile, irripetibile specchio di un’epoca che, ancora scossa dalla esplicita prosa di Tondelli, lo fece emergere come voce di una generazione, una voce che seduceva centinaia di liceali per strapparle al catechismo offrendo loro fragole buone buone, fragole col limone, sussurrando in orecchie maliziose audaci incitamenti a una vita da sballo post “Baia degli Angeli”: Tu potresti suonare il piano mentre io spalmo la maionese potrei spalmartene un po’ sul collo e leccandoti far tremare Bach. Un killer travestito da ragazzo della porta accanto, la faccia acqua e sapone sporcata dalla barba di tre giorni, perfettamente in linea con quel letale insieme di doppi sensi e sdolcinate melodie che era alla base della sua arte. Un tardo adolescente in giubbotto di jeans che poi metterà su un fisico bestiale, a stento costretto nelle fidate uniformi marchiate Stone Island, che lo faranno entrare trionfalmente negli anni Novanta, sbaragliando il Festivalbar con una hit triste come Mare mare (Ho comprato anche la moto, usata ma tenuta bene). Poi si arrenderà al lento, inesorabile declino, illuminato sporadicamente da qualche colpo di coda, mentre la sua figura, mai del tutto a proprio agio sotto le luci della ribalta, si nascondeva in un isolato understatement.

JUST KIDS

di irene chellini

CINEMA COLONNA: IL CINEMA AMICO DEI GENITORI

Q

uando qualcuno mi chiede cosa mi manca di più da quando è nata mia figlia la prima risposta che mi viene in mente è: il cinema. Da quando sono mamma le sere libere si sono drammaticamente ridotte in quantità e qualità: da “ogni sera faccio quello che mi pare” siamo passati a “una sera alla settimana mi organizzo un paio d’ore fuori”; da “mercoledì cinema, venerdì cena con gli amici, sabato concertino” ci siamo ridotti a “o cinema, o cena con gli amici o niente, perché i concerti iniziano sempre troppo tardi e la mattina dopo chi glielo dice a mia figlia di svegliarsi dopo le 11?” In questo nuovo assetto l’elemento che risulta sempre più sacrificato è ovviamente il cinema; e cosa ci volete fare? È pur vero che se il film

che mi sono persa posso vedermelo poi in streaming, le cene fuori ancora non supportano l’incontro digitale e solo ogni tanto si riesce a far combaciare le due cose. Adesso una soluzione ideale, quantomeno per i primi mesi, ci arriva dal Cinema Colonna che, fin dalla sua recente (ri)apertura, ha dimostrato di avere coraggio da vendere e voglia di far avvicinare il pubblico al grande schermo con rassegne di altissimo livello e promozioni originali tra le quali si inserisce anche il venerdì Cinemami. Dal 13 febbraio, ogni venerdì mattina alle 10.30 Cinemami offre al prezzo di 7,50 Euro, una proiezione baby friendly dedicata alle famiglie con bambini di età compresa tra 0 e 18 mesi e possibilità di entrare in sala con il passeggino. Al-

lattamento libero, audio ribassato, luci soffuse, fasciatoio a disposizione e possibilità di scaldare pappe e biberon completano l’iniziativa. Si chiama Cinemami ma saranno, spero, ben accetti anche i papà, i nonni e le baby-sitter, purché cinefili e desiderosi di trascorrere una mattinata diversa dal solito. L’iniziativa seppur lodevolissima mi lascia però un po’ insoddisfatta. Non sarebbe stato meglio scegliere un giorno non infrasettimanale per dare modo alle mamme che lavorano o addirittura ad ambedue i genitori insieme di godersi l’opzione cinema un po’ più a lungo? D’altra parte una proposta come questa non può che stimolare l’appetito di noi genitori cinefili!


LA SCENA

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piccole incursioni nel sottobosco locale

LORENZO “BUZZA” BUZZIGOLI Identificati in qualche modo. Mi chiamo Lorenzo Buzzigoli, ormai Buzza non solo per gli amici, ma anche per i conoscenti e i parenti alla lontana. Sono almeno dieci anni che lavoro nel mondo della musica, faccio parte dell’associazione Reality Bites che da anni organizza eventi, festival e concerti in città. Sono socio di due locali (Tender Club a Firenze e La Limonaia a Fucecchio) nei quali organizziamo concerti, djset e quant’altro. Inoltre sono dentro la Black Candy Records da circa otto anni, lavoro nel nostro studio, il Folsom Prison a Prato e, da poco, con Gilda, con cui abbiamo organizzato e gestito la logistica e la produzione di alcuni tour.

vinile del gruppo sconosciuto a fine concerto. La scena è credere in quello che si fa e supportare il gruppo che suona nella stanzina accanto. Ma al momento siamo tutti troppo impegnati a misurarci il pisello… Siamo pieni di super artisti mancati dai dischi invenduti sul comodino e i 30.000 likes comprati su Facebook. Siamo, come ormai in tutta Italia, tanti, troppi fotografi. E giornalisti. Tutti a caccia di accrediti, di cinque minuti di gloria per aver stroncato l’ennesimo disco di qualcuno o per aver osannato l’ultimo miracolo musicale della settimana dopo aver commentato la puntata finale di The Voice a Sanremo. Perché credere ne La Scena? Penso che si debba continuare a credere nella scena perché nonostante tutto, nonostante l’Italia, ancora c’è del romanticismo e ci sono persone che mangiano mota tutti i giorni pur di portare avanti quello in cui credono…

Cosa è per te La Scena? La scena è prima di tutto condividere e imparare. La scena è andare a vedere un concerto a prescindere dalle recensioni. La scena è avere un’idea propria e comprare il

PALATI FINI

di miriam lepore e giulia tibaldi

TRASGRESSIONE LAMPREDOTTO

A

casa mia le interiora non si sono mai cucinate. Non che fossero vietate, eh! Erano vietati i Ferrero Rocher e la Coca Cola, ma le interiora non si mangiavano perché boh, forse non piacevano a nessuno. O forse non le sapevano cucinare. O forse le avevano sempre viste come un piatto di guerra, di fame e povertà e quindi se si poteva mangiare altro anche l’umore stava meglio. Mi sto avvicinando troppo velocemente ai trent’anni e, come storia biologica insegna, i miei amici iniziano ad avere figli. Ma oggi le follie dei miei genitori le comincio a vedere come timidissimi divieti. No al Ferrero Rocher? Ci mancherebbe altro. I vostri figli fanno colazione con le bacche di goji, non mangiano carne rossa se non per far contenti i nonni e si portano per merenda i semi di zucca. Altro che Kinder Brioss. Capisco i miei amici. Il solo pensiero di portare mio figlio a prendere un Happy Meal mi fa rabbrividire. Eppure io ero tanto contenta quando, raramente, ci andavo coi miei. E quindi niente, sono combattuta. Perché io l’Happy Meal non lo farei mangiare neanche a Otto, il mio cane. Anzi figurarsi, quello è così delicato che sta male anche con il cibo monoproteico specifico per difficoltà gastrointestinali. Però allo stesso tempo non vorrei che questi bimbi la vivessero come una trasgressione. Roba da sega a scuola per scappare al McDonald’s, con il deodorante nello zaino da spruzzarsi addosso per nascondere la puzza di fritto. A questo punto preferirei una roba come la mia. La trasgressione del lampredotto. Per ora magari questi bambini continueranno a mangiare la loro insalata di quinoa o la zuppettina di ceci. Ma vedrete, da grandi penseranno solo a quanta salsa verde metterci su.

CREMA DI CECI AL LATTE DI MANDORLE Ingredienti: 250gr di ceci lessati 2 fette di zucca 3 carote 2 cipollotti 2 cucchiai di aceto balsamico 1 tazza abbondante di latte di mandorle 1 cucchiaino di zucchero di canna sale, pepe, olio extravergine d’oliva

Mettiamo in forno a 180° la zucca pulita e tagliata a tocchetti e le carote grattate, condite con olio, sale e pepe. Sformiamo dopo circa 15-20 minuti, versiamo in una ciotola con i ceci e il latte di mandorle e frulliamo. A parte, in un pentolino con un po’ d’olio, rosoliamo il cipollotto, aggiungiamo l’aceto balsamico e lo zucchero e continuiamo a far appassire. Versiamo nei piatti la crema di ceci e decoriamo con il cipollotto.




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OPINIONI

di tommaso ciuffoletti

NIENTE PANICO. LASCIATEVI PRENDERE DALL’ANSIA.

N

on sono giorni facili per chi soffre d’ansia. Terroristi islamici, terroni leghisti, crisi greca, il nuovo partito di Passera, guerra tra Russia e Ucraina, la terza guerra mondiale, Sanremo, l’Isola dei Famosi, l’odio antisemita, la droga, Renzi che si fa le riforme da solo, o più semplicemente Renzi che fa le riforme, la droga. Fitto contro Berlusconi, Brunetta contro Fitto, Bianconi contro Brunetta, Duddù contro Brunetta, le risse in Parlamento, la droga, le famiglie che non vanno più allo stadio, i ristoranti pieni, gli immigrati che non c’è più spazio per tutti, i crimini di provincia, la droga, la perdita dei valori, la lobby dei gay che si vogliono sposare per poter distruggere la famiglia tradizionale. L’evasione fiscale, la mafia, la corruzione, la droga, la gente che non guarda più i talk show. In fondo una speranza. La gente non guarda più i talk show politici. Preferisce direttamente le interviste ai calciatori nel dopopartita. Che non sono felice di aver segnato, ma sono felice perché

la squadra ha vinto. L’esatto corrispettivo del siamo impegnati a fare le riforme che il paese aspetta da anni. Io da anni aspetto solo la pensione. Miraggio di benesseri passati. Del quando si stava peggio, ma in realtà non si stava affatto male. E non capisco perché qualcuno abbia voluto desiderare di star meglio di allora. Vorrei poter invecchiare come mio nonno. In campagna. Non in città. Non a Firenze. Perché per provare a placare l’ansia ho smesso di uscire di casa e di leggere i giornali. Leggo solo le civette de La Nazione, sbirciando l’edicola davanti casa dalla finestra del bagno. E non mi sento al sicuro. In quelle civette vedo una Firenze dove la gente scopa per strada, beve e si diverte fino a tarda notte, la droga scorre a fiumi, soprattutto nelle scuole. Lo sballo e la movida, promiscuità, ritmi indiavolati, sesso a ogni angolo di strada e prostituzione negli alberghi insospettabili, Sodoma, Arcore e Gomorra. Un posto meraviglioso insomma. Che va bene per i giovani, ma non certo per un

anziano. Per fortuna che ci sono le elezioni regionali adesso. E un nuovo sistema elettorale scelto con grande responsabilità dalla gang dei consiglieri regionali. Addio Porcellum, si voterà con il Supercazzolum. Sistema elettorale con scappellamento a destra e sinistra per non far torto a nessuno. E devo ammettere che mi pare interessante questo candidato della Lega che si presenta alla presidenza della Regione Toscana con un chiaro programma di riforme: «Votatemi e vi prometto che farò cadere governo Renzi». E così Lapo, mio marito, ha stabilito che si candiderà a presidente del circolino sotto casa al grido di: «Votatemi e vi prometto che riconquisteremo Fiume». Distrarsi è imperativo. Andrò al cinema. Soprattutto ora che esce il rivoluzionario film che racconta la vicenda sconvolgente di una donna a cui piace il membro maschile e che gode nel farsi una ricca scopata. Incredibile cosa s’inventano al giorno d’oggi. Non sono giorni facili per chi soffre d’ansia.

LA SCIABOLATA OTTO E MEZZO EURO SPESI MALE AL CINEMA

I

l mese di marzo offre alla rediviva La Sciabolata l’occasione di premiare il bel cinema italiano, quello che un tempo lontano era “commedia all’italiana”, ed ora invece non solo non fa ridere, ma sembra sceneggiato direttamente dal figlio di Murphy, quello dell’omonima legge (“se qualcosa può andar male, lo farà”). Non farà quindi eccezione il nuovo film della affiatata coppia Mazzantini – Castellitto, “Nessuno si salva da solo”, in uscita nelle sale proprio a marzo; pur non avendolo visto, dopo tre righe di trama su mymovies già svettano le parole “divorzio”, “anoressia” e “biologo nutrizionista”. Mai banale la coppia Maz-Cast. Ce li ricordiamo esordire col botto con il mitico “Non ti muovere”, l’unico film il cui titolo consisteva in una contrita implorazione allo spettatore, tentato di alzarsi e andar via dopo venti minuti di proiezione (cioè non appena lo sventurato pagante realizzava che il medico ricco e potente Castellitto preferiva fare all’amore con una coi baffi invece che con la Gerini). Iniziamo col titolo, “Nessuno si salva da solo”: c’è chi dice che proprio questa sia la frase che si scambiarono Berlusconi, Dell’Utri e Previti nel 1994, appena prima della creazione di Forza Italia. Poi non andò benissimo, almeno per due di loro.

Il cast: i protagonisti sono Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca. Il primo è bello, ma bello, ma aiutami a dire bello. Purtroppo alcuni maligni sostengono che abbia l’espressività dei lucci di lago dopo la marinatura (che lo accomuna del resto ad altri campioni emergenti del cinema nostrano tipo Luca Argentero); sempre secondo i maligni, il povero Scamarcio deve a questa speciale espressività l’abbinamento nei film con nomi rigorosamente sempre a bischero: da STEP in “Tre metri sopra il cielo”, a GAE nel nuovo film della Mazzantini. L’unica volta che non aveva il nome a bischero, in effetti (NERO in Romanzo Criminale), moriva a metà film. Sarà un caso. Che dire poi della coprotagonista, Jasmine Trinca: l’unica attrice che non ha bisogno di struccarsi, “bella senza trucco” di verdoniana memoria, bella non di quel bello volgare e avvilente che è proprio di una Belen qualsiasi, ma più tipo Giovanna Melandri. Non ne siete convinti? Andate al cinema con la vostra compagna/ moglie: all’uscita del film vi attende il seguente commento, “ma quant’è bella Jasmine Trinca, VERO?”. Quindi è bella. Nel film della Mazzantini la Jasmine interpreta la parte di una biologa nutrizionista: indovinate quindi chi dei

personaggi soffriva di anoressia. Nei prossimi film della Mazzantini, il giudice ex ergastolano, il vegano ex cacciatore, e il Papa ex Mister Universo. Vi sarete accorti che abbiamo impropriamente attribuito più volte il film alla Mazzantini, e non al suo regista ufficiale, il marito Castellitto. Più che un errore, è un lapsus. Ne approfittiamo, quindi, per soffermarci sulla figura di Sergio Castellitto: attore fra i più dotati e capaci degli ultimi trent’anni, voi lo immaginereste ormai stabilmente a Hollywood: e invece no, eccolo trasformato nel nuovo Raimondo Vianello (uno che ha buttato la carriera per fare la spalla a Sbirulino, incidentalmente sua moglie). Il nostro Sergione nazionale è infatti ormai specializzato nel trasporre su pellicola i libri della consorte. Ogni tanto fa qualcos’altro, è vero, ma è evidente che la moglie gli abbia imposto il coprifuoco. La domanda, quindi, è una sola: Sergio, perché? Premettiamo: c’è di peggio: chiedetelo a Benigni, costretto a far recitare l’inespressiva moglie, e a farle anche le dichiarazioni di amore (forse è per questo che non fa più film: la fantascienza dopo un po’ stanca). Il perché allora è presto detto: ricordatevi di quella volta che le nozze d’oro dei vostri suoceri coincisero con la finale di Champions. C’è bisogno di aggiungere altro? Ah, sì: buona visione.


STELLE

di faolo pox - disegni di aldo giannotti

27

Altro mese in progressione, sempre in accelerata, direi quasi che ti potrebbero vedere impennare sui viali tra un cantiere e una coda. Sì, ogni tanto uno sguardo allo specchietto per capire bene cosa sia successo nel passato, ma poi dritti con il vento in faccia e la scodella in testa verso soddisfazioni professionali ed economiche. E porta due caschi se esci che non si sa mai. Motorino anni ’90 del mese: SR Aprilia

Pare che qualche amica/o ingombrante possa darti un pensiero che non avevi calcolato, caro il mio torello. Temporeggia, spunta gli aculei e goditi l’equilibrio che hai costruito grazie alla tua enorme pazienza che hai tirato fuori. Inizierai a sentire la primavera e per te è come rinascere. Pensa a prati, spiagge, birrini e cicchini, quello ti aiuterà a superare marzo in un baleno. Motorino anni ’90 del mese: Il Velocifero

Com’era quella frase sui duri “quando il gioco si fa duro...” ecco, partiamo da lì. Intanto prima di tutto verifica sul serio se il gioco si sta facendo duro. Poi, quando entri, calibra bene la durezza dei tuoi interventi perché l’essere combattivo non significa essere guerrafondaio. Comunque meglio incazzati che mosci, quindi continua così gemelli e butta giù qualche rospo. Motorino anni ’90 del mese: Il Bullit

Iniziamo le prove di resistenza prima di arrivare alla méta. Marzo ti mette qualche ostacolo ma sarà meno duro di quello che sembra. Un po’ come l’esame per la patente della moto. Tu guarda i birilli, valuta le distanze, imbocca il percorso senza pensare. Agisci con calma, calibra il gas e aiutati con il freno. E frena, perché a volte devi frenare prima della riga, ricordatelo. Motorino anni ’90 del mese: Zip

T’avevo detto di stare calmo e ci sei quasi riuscito, giusto? Non vorrei però che a marzo, tutta questa tua calma come un tappo alla tua grinta, non vorrei che saltasse via mostrando a tutti i tuoi artigli graffianti. Potrebbe succedere a marzo ma sarebbe uno spreco. Sei dritto sul viale della serenità e le stelle sono dalla tua parte... Forse perché fin lassù non arrivano i tuoi ruggiti? Motorino anni ’90 del mese: il Fifty

Riconosci qualche merito alla tua originalità, devi farlo per te. E riconosciti anche qualche merito per cosa fai, per la tua vita passata e presente, per come sei stato verso gli altri. Ci sarà almeno una manciata di meriti, no? Allora datteli e ricordateli e usali come base per ricordarti chi sei anche in questo mese un po’ burrascoso di marzo. Saranno la tua bussola. Motorino anni ’90 del mese: Il Typhoon

Non c’è verso, niente di ferma nel traffico della quotidianità. Anzi, riesci anche a pianificare e pure a risparmiare, sei il miglior segno del momento. Attiri attenzioni con la tua astuzia, sei interessanti senza essere invadente, ti ascoltano, ti ammirano e - naturalmente - ti invidiano e tu, spocchiosetto, ci godi. Perfetto così, sarai un modello anche per gli altri che non si ricorderanno più le tue pesantezze del 2014. Motorino anni ’90 del mese: F10

Mmm... ho incontrato diverse tue vittime a febbraio. Non sei riuscito a contare fino a 10, vero? Però ci hai provato, lo so. Ma proprio non c’è verso. Riprova a marzo perché i fastidi non finiscono qui caro mio. Però usa le chele davanti e lascia stare il pungiglione dietro perché a volte potrebbe suonare come un eccesso di legittima difesa e, sebbene dalla parte della ragione, si va al torto. Motorino anni ’90 del mese: Phantom F12

Mah, che dirti. Tutto va bene e se non è così leggi l’oroscopo dell’ascendente e se non è così non so che farci. Perché qui il quadro è positivo e senza ombre e senza nuvole all’orizzonte. Sei un prodotto destinato a durare, piaci a tutti, maschi e femmine, sei un elemento che porta frizzante nell’aria, sei poliedrico e diretto verso la tua pura e semplice felicità. Cosa desiderare di più? Motorino anni ’90 del mese: Scarabeo

50 e 50, nel vero senso della parola. Che è un augurio ma anche un consiglio a valutare sempre anche l’altro 50, nel bene e nel male. Non va male ma nemmeno sei felice da piangere, non va bene ma nemmeno c’è da disperarsi. È un mese un po’ grigio, un po’ anonimo, un mese traghetto nel quale devi solo stare attento a non affondare. E guarda il panorama. Motorino anni ’90 del mese: Piaggio Sfera

Caro Acquario, ho una notiziona per te. Marzo è un mese cardine. Non ne capitano tanti, sono almeno 6 anni che non ne poteva capitare uno così. Significa che sarà un palo sul quale poggeranno tante strade future e pare che hai tutte le carte in regola per scegliere e prendere tutto il positivo al lavoro, in amore, a casa, fuori casa, ovunque: una lap dance astrale. Preparati alle sorprese ma non costruirti aspettative. Aspetta e basta. Motorino anni ’90 del mese: Booster

Parti bene ma poi qualcosa ti rallenta. È perchè devi essere più bravo nelle mediazioni. Se vuoi la comodità spesso devi rinunciare al design, se vuoi essere originale devi sacrificare un po’ di comfort, se vuoi essere leggero valuta l’autonomia, per andare lontano dovrai caricarti di viveri e risorse. Insomma, media, scegli e accettati. Novità comunque su cui riflettere. Hai un obiettivo? Allora prosegui. Motorino anni ’90 del mese: Honda Cub


stop overfishing di alice paviotti


PAROLE

29

di gabriele ametrano

ATTI OSCENI IN LUOGO PRIVATO di Marco Missiroli Feltrinelli - pp. 250

Prendete qualche ora di permesso dal lavoro, tornate a casa e mettetevi comodi. Per entrare in questo libro avrete bisogno di tempo libero per gustare ogni pagina lontani dai brusii della quotidianità. Dovete anche essere soli, perché ci saranno momenti in cui arrossirete dei vostri stessi pensieri e per alcuni di voi ciò potrebbe essere disdicevole. “Atti osceni in luogo privato” merita tutto questo e forse qualcosa di più. C’è addirittura chi, leggendolo, ha odorato già un Premio Strega ma diciamolo, è un po’ troppo presto per ubriacare Marco Missiroli di liquore. Siamo di fronte ad un romanzo di formazione. L’io narrante, Libero Marsell, è appena dodicenne quando a tavola sente parlare di libertà sessuale e pompini. Sono soltanto parole ma il richiamo a qualcosa che ha sbirciato dal buco della serratura è un’irrefrenabile accostamento e una strana combinazione di linguaggio e coscienza delle proprie pulsioni. Da Parigi a Milano vediamo questo adolescente crescere, scoprire il proprio corpo e quello degli altri. Pelle e desideri che sentono il bisogno di nutrirsi anche di altro però: i sentimenti. Perché va bene la fisicità ma poi scatta inevitabilmente un’intimità dell’animo ed è facile perdere la bussola se non siamo in grado di gestire la nostra condizione di animali complessi. E Libero crescerà in questa giungla, aggiungendo come pochi altri la fortuna di aver al suo fianco una donna che lo introdurrà alla lettura. Marie, bibliotecaria del IV arrondissement, è la sua guida tra le pagine: consigli e saggezza che lo faranno diventare un uomo capace di amare ma anche libero dalle oscenità che la quotidianità ci presenta, in luoghi pubblici e privati. Le pagine di questo libro ci richiamano alla memoria “Un corpo” di Pennac di qualche tempo fa ma la freschezza e l’originalità di Missiroli non hanno niente a che fare con le pagine del vegliardo francese. In maniera provocatoria lo sostengo da molto tempo: nei libri dovrebbe esserci un po’ più di sesso e meno “pippe” intellettuali. Se uno scrittore è capace riuscirà a farci pensare anche sotto le lenzuola. Ecco, Missiroli ha trovato un equilibrio elegante e mai volgare di questa esigenza. Un’esigenza di realtà lontana dai soliti esercizi di ego di scrittori professori che parlano del mondo da dietro le cattedre ma che molto probabilmente “non scopano abbastanza”.

SOTTOMISSIONE di Michel Houellebecq Bompiani - pp. 254

Eravamo tutti attaccati agli schermi quando questo libro è uscito nel mercato editoriale francese. Eravamo immobili nell’attesa di comprendere chi e perché erano stati assassinati i giornalisti e disegnatori di Charlie Hebdo, fermi nei fotogrammi di un’esecuzione sommaria di un poliziotto, col fiato sospeso per gli ostaggi nel supermercato kosher. Proprio in quei momenti Houellebecq diventava l’autore di un presagio, di un futuro francese che avrebbe visto un partito islamico alla guida del Paese. Narrato seguendo le vicende di François, quarantenne, professore universitario frustrato sessualmente e dalla vita, ci ritroviamo in una società d’oltralpe assoggettata da regole culturali diverse, difficilmente condivisibili da chi ha sempre considerato la libertà un punto fondamentale del proprio percorso. Gli occhi del nostro protagonista non vedranno altra scelta che quella di sottomettersi, annientando ogni personale prospettiva per soddisfare il volere altrui. Se un minimo avrete coscienza, se anche solo per un attimo comprenderete l’importanza dell’indipendenza di pensiero, al termine del libro griderete “Je suis!”. E sarete pronti a dimostrarlo.

LETTURE DIGITALI RIPESCATI DALLA PIENA

SONO IL FRATELLO DI XX

di Daniele Pasquini

di Fleur Jeaggy

Intermezzi Editore - ebook

Adelphi - ebook

Guardare la provincia, sentirsi parte di qualcosa che ha perso ogni connotazione geografica per diventare “luogo” di vita. Esistenze che si intrecciano e si perdono, tra la Sieve e l’Arno: sono questi i personaggi di Pasquini che ci vengono raccontati. E su quelle sponde di quel corso d’acqua che porta lontano le speranze, qualcuno ancora resiste e reagisce. Noi, quelli della città, li guardiamo con compassione e sorriso superbo ma ancora non abbiamo capito che il nostro orizzonte termina proprio lì, da dove il nostro passato ha avuto inizio.

Di questa autrice se ne parla poco ma dovremmo leggerla di più. Questa splendida raccolta di racconti è una nuova prova della sua maestria. Una “calma violenta”, un continuo ossimoro di sentimenti e sensazioni. Storie brevissime ma in alcuni casi dense quanto un romanzo. Dal suo lavoro più conosciuto “I beati anni del castigo”, Jeaggy non ha mai tradito la letteratura, mai accettato un compromesso, mai offeso il proprio ruolo di narratrice. Una vocazione rara a cui il lettore può affidarsi senza remore.

ESERCIZI DI STILE / gabrieleametrano.com


30

SUONI

di gianluca danti

BJÖRK VULNICURA One Little Indian

Con Vulnicura Björk svela un profilo più oscuro e intimo; i suoi testi autobiografici parlano della purezza dei sentimenti, della dolorosa rottura con il passato e di una lenta rinascita dopo la separazione con Matthew Barney, con il quale ha avuto una relazione durata dieci anni. Il nono album dell’artista islandese, pubblicato dalla One Little Indian, chiama in causa un songwriting più fluido e accessibile rispetto all’avanguardista Biophilia, facendo ricorso a un ampio utilizzo degli archi combinati magistralmente con l’elettronica, grazie alla collaborazione del producer venezuelano Alejandro Ghersi (Arca), che oltre a seguire passo passo la realizzazione del disco ha contribuito alla scrittura di alcuni pezzi. Inoltre il mix è stato curato dal musicista elettronico Bobby Krlic, in arte The Haxan Cloak. I nove brani che compongono la tracklist seguono una graduale trasformazione: l’inclinazione pop della traccia di apertura Stonemilker, le melodie affrante di Black Lake, la trepidazione dei violini in Not Get e la strada verso la guarigione in Atom Dance che vede la partecipazione vocale di Antony Hegarty (Antony and the Johnsons). Le sensazioni che si hanno dopo averlo assimilato (un’ora spaccata di durata complessiva) sono quelle di un album dal forte impatto emotivo, in cui Björk mette a nudo tutte le sue debolezze e il suo affannoso percorso verso la cura, confermandosi l’artista incantevole e autentica che abbiamo apprezzato sin dai tempi di Homogenic.

THE CHARLATANS MODERN NATURE BMG

Nati nel 1989 e appartenenti alla cosiddetta scena di Madchester, i The Charlatans sono una band dalla storia inverosimilmente tormentata. Nel 1997 perdono il tastierista Rob Collins, morto in un incidente stradale e nel 2013, a causa di un male incurabile, se ne va anche il batterista Jon Brookes. In seguito della scomparsa di quest’ultimo, la band sprofonda in una forte crisi lasciando in dubbio la possibilità di continuare a suonare. «Durante la serata in memoria di Jon tenutasi alla Royal Albert Hall, ho pensato che fosse l’ultimo concerto dei Charlatans» dichiarò il chitarrista Mark Collins. «Fortunatamente non è stato così. Sapevamo che Jon avrebbe voluto fare un altro album, questo ci ha spinto ad andare avanti e ci ha dato la fiducia di cui avevamo bisogno.» Modern Nature è un disco positivo che vuol risaltare il nuovo corso del quartetto inglese, tenendo comunque salda l’attitudine brit. Gli undici brani che vedono l’avvicendarsi alla batteria di diversi ospiti quali Pete Salisbury (The Verve), Stephen Morris (New Order) e Gabriel Gurnsey (Factory Floor), combinano tocchi di modernità (Come home baby) oltre a richiami Sixties (Talking in Tones); gli arrangiamenti pop del singolo So Oh e l’elegante ritornello in I Need You to Know catturano immediatamente l’attenzione esaltando la qualità di un lavoro di facile presa, ma sincero e onesto nella sua sofferta genesi.

VIET CONG VIET CONG Jagjaguwar

Registrato in un fienile trasformato in studio e pubblicato dalla Jagjaguwar, Viet Cong è l’album di debutto dell’omonima band canadese, nata dalla fine dell’esperienza dei Women. Sarebbe banale definirlo un semplice disco post-punk in cui predominano le sporche linee chitarristiche e i ritmi ossessivi: Viet Cong allarga le vedute con le sue divagazioni kraut-psych e i ritmi ipnotici che ricordano la neo-psichedelia dei connazionali Suuns. Meno stimolanti le melodie interpoliane di Continental Shelf e di Silhouettes che non sminuiscono il valore di questo ottimo debutto, ma colte distintamente rischiano di non soddisfare appieno le aspettative. MOUNT EERIE SAUNA
 P.W. Elverum & Sun

Phil Elvrum è un personaggio fuori dal comune; cresce ad Anacortes nello stato di Washington, passando le giornate in mezzo ai boschi a esplorare la natura lontano dai cliché della vita quotidiana. Sauna contiene dodici brani ambient-drone interamente registrati in analogico. Un percorso introspettivo che parla di paesaggi desolati, ricordi sconnessi e riflessioni sull’esistenza a partire dalla title track sino ai ritmi scostanti di Youth. Sauna è sicuramente un disco adatto anche per chi si vuole avvicinare per la prima volta allo sterminato catalogo del musicista americano. TRIBUNA LUDU LE FURIE Fresh Yo! Label

A quasi sei anni di distanza dal precedente In Etere, tornano sulle scena i Tribuna Ludu con un concept album liberamente ispirato all’Orestea di Eschilo. Le Furie è un disco di nove brani che smascherano lo spirito folle e creativo del duo fiorentino, combinando avant-rock, industrial e dance: Muzak Necropoli apre al tribalismo, Alla Gogna associa percussioni a dosi massicce di synth, Architettura ostile è un ballade acida e cruda nelle sue liriche. Degno di nota l’artwork e il videoclip di Fuoco (sul Quartier Generale) realizzato da Jonathan Calugi, poliedrico illustratore pistoiese, già apprezzato per aver curato le grafiche dell’ultimo album di Godblesscomputers.

BE NOISE Gli Ebrei “Hai mai visto l’alba?” (V4V Records) La provincia che stanca, la provincia che annoia, la provincia che eh ma si poteva stare peggio, la provincia che è l’Italia intera. Gli Ebrei sono sempre partiti da qui per fare musica, ma senza voler proporre cliché di cartapesta, facilmente sgretolabili dopo quel primo ascolto che spesso cataloga un gruppo musicale per sempre. In fondo, Gli Ebrei incarnano davvero l’essenza della band che viene dalla provincia e che ci prova, che ci riesce, magari. Il loro essere genuini e autentici non è un vanto; il loro sound distorto e rumoroso è la confusione nella testa di un trentenne di oggi. “Hai mai visto l’alba?” è il terzo lavoro della band di Fermo, che è maturata e che è più cinica di prima - colpa della vita. “Stanco” è la canzone-simbolo di una generazione di occhiaie, ansie, entusiasmi annacquati. Non sono da meno i restanti sette pezzi, che, a tratti, sanno comunque anche dare un assaggio di ciò che la nostra amata/odiata provincia pure sa offrire - magari un bel tramonto in collina o, meglio ancora, un’alba tremolante. Emanuele Giaconi


Questo è il TUO NUOVO SPAZIO CULTURALE a Firenze

www.stensen.org Fondazione Niels Stensen

FIRENZE - VIALE DON MINZONI 25

www.alzaia.org Alzaia libreria


www.spazioalfieri.it

anteprima

4/2 Life Itself di Steve James

3/3 Monsieur Lazhar di Philippe Falardeau 10/3 Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow 17/3 lA Vita di adele di Abdellatif Kechiche 24/3 Nebraska di Alexander Payne 31/3 IDA di Pawel Pawlikowski 7/4 I Ponti di sarajevo di AA.VV. + Torneranno i prati di Ermanno Olmi

Tutti film saranno proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano e saranno introdotti da un critico del SNCCI Gruppo toscano

ORE 21.30

via dell’ulivo, 6 - Firenze


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