Marzo 2022 - N. 104
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Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 104 - Anno XI - Marzo 2022 Rivista Mensile ISSN 2612-2294 Editore: Tabloid Soc. Coop. • Firenze N. ROC 32478 Stampa: Tipografia Baroni e Gori srl • Prato
Direttore Responsabile: Jacopo Aiazzi Caporedattore: Riccardo Morandi Editor: Martina Vincenzoni Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Matilde Sereni, Daniele Pasquini, Aura Fico, Tommaso Ciuffoletti, Alessandra “Luchadora” Marianelli, Martina Vincenzoni, Rosalba Elio Bonaccini, Michele Baldini, Riccardo Morandi, Niccolò Protti, Emanuele Nesti, Amanda MartínDombrowski, Lafabbricadibraccia, Leonardo Cianfanelli, Caterina Liverani, Giulia Focardi, Susanna Stigler, Tommaso Chimenti, Carlo Benedetti, Marcho, Virginia Landi, Comari sull’Uscio, Raffaella Galamini, Francesca Corpaci, Costanza Ciattini, Marta Staulo, Andrea Bertelli, Lulaida, Francesca Arfilli, 2 Bros Creative. Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dell’editore e degli autori. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati.
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Editoriale La Serenata
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Second Tree, Giovanni Fontana e una maglia di Batistuta
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Da Herat a Firenze è un colpo di tacco I tifosi spiegati ad un bambino
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La Filharmonie GADA
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Santa Maria Nuova e l’arte La verità su tutto
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La Bandabardò riparte in ricordo di Erriquez
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Semi e saperi La grande mostra su Donatello
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Scatti emergenti
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Lavignetta
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L’Agenda di marzo
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Marzo da non perdere
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La critica giovane Up & Down
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Città in musica Minimondo
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Sipario Brevi cronache librarie
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Frastuoni
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Personaggi fiorentini È tutto nei termini
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Una primavera con stile Lo Zigozago
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Amorazzi
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Palati fini Spirito Liquido
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Oroscopo
EDITORIALE
LA SERENATA
di Jacopo Aiazzi
di Matilde Sereni
Come i bonsai I bonsai sono piante delicate, necessitano di cure e attenzioni costanti. Gli alberi giovani hanno bisogno di essere rinvasati ogni due anni, quelli più vecchi ogni tre. Questa operazione viene fatta per permettere alle radici di ritrovare il loro spazio e di conseguenza l’energia per assorbire le sostanze necessarie ad una crescita vigorosa. Dopo due anni e spicci in stato di emergenza, è - forse - arrivato il momento anche per noi. Questa condizione ha permesso di alleggerire tutta una serie di vincoli amministrativi, ma ha forse appesantito, in maniera più o meno conscia, le nostre menti e i nostri cuori. Emergenza è allerta, allerta è preoccupazione. La preoccupazione è uno stato emotivo che deve avere un limite, altrimenti sfocia in un soffocamento mentale, proprio come soffocano le radici dei bonsai. La fine dello stato di emergenza potrebbe davvero segnare un punto di (ririri)partenza, la fine di un letargo sentimentale, la primavera di nuova speranza, miei giovani padawan. Certo, è difficile vedere tutto rosa e fiori (per restare in tema) senza considerare gli strascichi che tutto questo lascerà in ognuno di noi. E senza essere troppo aulici, basterà leggere la prossima bolletta per rendersi conto che non è andato tutto benissimo. Ma come si trova scritto nei cioccolatini, la vita è come reagisci a quello che ti capita, perché le cose, vuoi o non vuoi, capitano. A tutti. Augurati di ritrovare gli amici di sempre, nel locale del circolo a cui sei affezionato e che non frequenti da un po’. Pensa di tornare a vedere i sorrisi, gli abbracci e le strette di mano. Immagina una festa, una sera a teatro, un concerto con posto unico - parterre, un giro al centro commerciale (ogni tanto, perché no), un cinema affollato, l’inaugurazione di un nuovo spazio culturale. Qualcosa, tutto. Sì, è tornata la Serenata, che, come Mary Poppins, va e viene quando cambia il vento. Buona lettura.
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Una capra nel labirinto
mmaginate di ritrovarvi in un labirinto di siepi, ovvero una situazione di incertezza e spaesamento da cui non riuscite ad uscire se non con grandi difficoltà. Immaginate adesso che insieme a voi ci sia una capretta. Alcuni abbandonerebbero subito l’animale al proprio destino, altri perderebbero tempo cercando di trascinarla verso la via d’uscita, chi per spirito solidale, chi come approvvigionamento alimentare. Ma lei, testarda, penserà sempre e solo a brucare e riempirsi lo stomaco. Così non resta che avventurarsi ognun per sé, se si vuole imboccare la strada del ritorno. Superato il vicolo cieco della pandemia, però, si finisce sul percorso sbagliato della crisi energetica, poi l’incrocio del cambiamento climatico dove si incontrano le direttrici dei cataclismi naturali e delle grandi migrazioni di massa. Fino a ritrovarsi al punto di partenza. Con una piccola differenza rispetto a qualche ora e dannazione prima: su una parete del labirinto, tra le siepi, è apparso un varco. Percorrendo l’improvvisata strada, trapassando le frasche si raggiunge un prato dove ad attenderci c’è la nostra imperterrita capretta impegnata a brucare. La via di uscita in questa storia la raggiunge indistintamente chi ha cercato di aiutare la ruminante bestia come chi non se ne è curato. Perché una bella botta di fortuna è sempre meglio di un piano ben congegnato. Un po’ come il tentativo della nostra società di proporsi più rispettosa delle specificità di ognuno di noi. L’utilizzo di desinenze finali neutre al posto dei plurali maschili universali, al fine di promuovere un linguaggio più inclusivo, ha portato alle più disparate formule - e un po’ di confusione - tra asterischi, u, ripetizioni, e rovesciate… fino al lancio della petizione per abolire proprio lo schwa parlando di “pericolosa deriva spacciata da incompetenti della lingua” e “follia bandita sotto le insegne del politicamente corretto”. Che fini linguisti! In questo scenario però si affacciano anche due atleti di uno degli sport più derisi al mondo, regalandoci forse qualcosa di più di un oro olimpico. Lei che ordina e lui che dà il cencio, vincono imbattuti il primo posto al mondo in una disciplina ancora molto poco praticata nel nostro paese. La parità di genere.
IN COPERTINA
Luna di 2 BROS Creative Andrea e Luca, 26 e 29 anni. Lavoriamo insieme a Vicenza dal 2017 e siamo fratelli. L’illustrazione per noi è lavoro ma anche passione. Ci piace lo sport e l’avventura. In estate spesso prendiamo la bici, la tenda, chiamiamo degli amici e andiamo a dormire in mezzo alla natura. Web: https://2broscreative.com IG: 2broscreative
SECOND TREE, GIOVANNI FONTANA E UNA MAGLIA DI BATISTUTA di Daniele Pasquini illustrazione di Alessandra "Luchadora" Marianelli
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na delle tante possibili biografie di Giovanni Fontana, nato a Firenze nel 1983, la si trova in calce ad alcuni suoi articoli sul sito di narrazione sportiva Ultimouomo: “ha studiato lettere in Italia e relazioni internazionali in Inghilterra. Ha discusso la tesi italiana con indosso la maglia di Batistuta. Quella inglese non si discute, come Batistuta del resto”. Si tratta di una versione possibile, ma sicuramente parziale. Giovanni Fontana è davvero nato a Firenze, educato da uno zio al tifo per la Fiorentina. Poi è cresciuto a Roma, cercando di capire cosa gli interessasse fare. Da bambino scriveva poesie (il suo testo più bello, sostiene, lo ha scritto a nove anni), alle medie andava forte coi numeri, alla fine a spuntarla sono state le discipline umanistiche. Nel 2006 si laurea con lode in Filologia romanza alla Sapienza, sfidando la sacralità accademica e indossando la maglia viola di fronte alla commissione. Lo zio tifoso, orgoglioso, ci tenne a informare la stampa fiorentina, e quella storia finì sui giornali. Ma anche questa traiettoria è solo una delle
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tante possibili. Giovanni capisce che la carriera accademica che gli si prospetta non è ciò che vuole. Allora fa moltissime altre cose, coltiva collaborazioni, relazioni, scrive per giornali e riviste. A 25 anni parte come volontario nei campi profughi della Palestina, dove resterà quasi 7 mesi. Racconta la sua esperienza sul suo blog, distantisaluti.com. È zeppo di testimonianze e racconti, commoventi e rigorosi, divertenti e lucidi, ed è anche un buon modo per ricordarsi come si può abitare Internet. I suoi articoli sulla Palestina compaiono su varie testate, da L’Unità a Limes. Tornato a casa continua a scrivere e a raccontare. Ficcare il naso nella sua storia lascia la sensazione che tracciare una linea dritta sia impossibile: nell’estate del 2009 in Piazza del Popolo a Roma allestisce un banchetto con scritto “Parlo con chiunque di qualunque cosa”; alla fine dello stesso anno va in Burkina Faso per organizzare un incontro sul tema delle mutilazioni genitali femminili. Nel 2010 vola a Londra, per la seconda laurea, stavolta in Relazioni Internazionali. Qua la trama, vista da fuori, sembra assumere finalmente un senso: si rende conto che le sue esperienze umanitarie hanno bisogno di una struttura, di una competenza che ancora non possiede.
Sembra voler dire: adesso devo imparare a far davvero bene una cosa. In rete si trovano molti articoli che Fontana ha scritto tra il 2010 e il 2015. Scrive di Medioriente, di diritti, di politica. Su IlPost. it ce ne sono di molto belli. Nel mezzo, ovviamente, ci sono cose invisibili: gli affetti, le amicizie, gli amori. Certo, si trova traccia anche di qualche deviazione bizzarra: nel 2015 risulta “Campione italiano di sputo del nocciolo”, titolo conquistato durante la Festa della Ciliegia di Celleno, in provincia di Viterbo. Sembra una storia fuoriuscita da “Big Fish”, ma pare sia vera. È il percorso di uno spirito irrequieto. Arriviamo così alla primavera del 2016, quando molti fili – la Palestina, il Burkina Faso, Londra – convergono verso una nuova missione. Giovanni Fontana decide di partire di nuovo e andare in Grecia, nei campi profughi dove stanno arrivando migliaia di persone in fuga dall’ISIS. Organizza una raccolta fondi online, arrivano donazioni spontanee e parte volontario per Ioannina, nell’Epiro, nel nord della Grecia. Il campo di Katsika è uno dei campi più disastrati d’Europa. Sembra il punto di incontro di ogni problema gestionale, antropico e meteorologico. È un disastro umanitario, ma anche organiz-
zativo. Giovanni racconta di essere diventato senza volerlo un punto di riferimento all’interno del campo. Lui sostiene che “è solo perché ho proposto di fare delle tabelle Excel per organizzare i turni”, ma c’entra sicuramente il carisma naturale. Quel che è importante, ad ogni modo, è che quel luogo così inospitale si trasformerà in un’esperienza di convivenza leale, un nuovo modello di fare accoglienza. La prassi delle grandi ONG vuole che i volontari non abbiano contatti con le persone che vivono nei campi. Sono realtà con ampie risorse e meriti, ma hanno dei metodi istituzionalizzati che “disumanizzano il mondo umanitario”. Non si deve fraternizzare,
motto è che “i profughi sono persone”. Esseri umani, senza etichetta. Non vanno trattati con superiorità, né con condiscendenza. Non vanno stereotipati, né romanticizzati. È possibile essere buoni e autorevoli allo stesso tempo. Tradotto: discutere con rispetto, dare nomi ai volti, imparare le storie, giocare a calcio, gioire delle fortune, veder nascere un amore, o una bambina, augurarsi buona fortuna, abbracciarsi al momento della partenza dal campo. Non c’è ingenuità - tutt’altro - ma una consapevolezza diversa. I profughi che nel tempo arrivano a Katsika provengono dai luoghi più disparati. Sono yazidi, siriani, curdi, afghani. Le difficoltà
sopra: il campo di Katsika (fonte secondtree.org)
stabilire relazioni intime. Giovanni apprezza il loro lavoro, capisce il senso di quell’approccio. Ma la pensa diversamente. Nel 2017, assieme ad altri tre dei volontari decide di fondare una ONG. Avere una struttura formale diventa fondamentale per lavorare con le istituzioni locali, per essere riconoscibili, per avere relazioni con le organizzazioni più grandi. Il nome Second Tree viene da un proverbio africano: “Il miglior momento per piantare un albero era vent’anni fa; il secondo miglior momento è ora”. Online si trovano molti racconti dettagliati sulle loro attività, e anche storie che testimoniano perché una piccola organizzazione riesca a fare cose molto diverse dalle grandi ONG. In sintesi, potremmo dire che Second Tree inverte il paradigma classico: il
per Second Tree sono state enormi. In primis quelle economiche, ma anche quelle umane. Nella sua breve vita si è trovata costretta a porsi domande importanti sulla sostenibilità della propria azione, sul lavoro sfiancante ai limiti del burnout, sulla gestione degli aiuti, sulle condizioni e sul trattamento da riservare ai volontari. Il lavoro da fare ogni giorno è enorme, e va dalle azioni più banali alle alte relazioni istituzionali. Second Tree offre programmi di istruzione, corsi di lingua greca e inglese, attività educative per i bambini e i ragazzi. L’organizzazione è partita con poco, ed è cresciuta nel tempo. Ha già aiutato migliaia di persone, uomini, donne, bambini e bambine. Nonostante il ritmo di lavoro, Giovanni dice “per la prima volta mi sento in pace”.
Il motto è che “i profughi sono persone”. Esseri umani, senza etichetta. Oggi Second Tree, un po’ come Giovanni, è in una nuova fase. Potremmo definirla di maturità, ma chissà se ha senso. Giovanni, mentre ci parlo, si trova a Palermo. Negli ultimi mesi si sta confrontando con associazioni, volontari, network di cooperazione. Sta anche lavorando a un documentario, per raccontare le storie dei primi profughi che ha incontrato a Katsika e che oggi hanno una nuova vita in Europa. La maglia di Batistuta, quella della laurea, ha viaggiato molto, ma in Grecia non è mai arrivata. È come un vestito buono per Giovanni, da indossare quando si è di fronte a un passaggio importante. Dopo la laurea l’ha prestata a un amico, il giornalista Francesco Costa, che l’ha indossata per inaugurare Ilpost.it. Poi l’ha ripresa nel 2016, prima di partire per la Grecia. Tornato a Roma, ha stipato l’auto di vestiti e materiale utile da portare a Katsika. Era il 14 aprile e guidava verso sud con il 9 viola sulle spalle. Batistuta, che di tutto questo non sapeva niente, quello stesso giorno dichiarava ai media argentini che avrebbe voluto rientrare nel mondo del calcio, magari a Firenze, ma aveva paura di deludere i suoi vecchi tifosi. Giovanni sulla via del traghetto si è fermato a Napoli, dove aveva abitato un tempo, assieme a Giulia, per tanti anni la sua compagna. La maglia l’ha lasciata a lei, il mattino prima di imbarcarsi, ma non sa dirmi oggi che fine abbia fatto. Allora ho contattato Giulia: la maglia l’ha conservata, e dopo vari traslochi è ritornata in Toscana, vicino Pistoia, e chissà poi. “Mi raccomando”, mi ha scritto lei: “scrivi tante cose belle per poterlo aiutare”. Se volete aiutarlo anche voi: www.secondtree.org. 7
I tifosi spiegati a un bambino di Tommaso Ciuffoletti
DA HERAT A FIRENZE È UN COLPO DI TACCO di Aura Fico
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uando ero piccola odiavo lo sport, come molti bambini (spero). Il mio era un sentimento viscerale, come se fare la ruota o giocare a pallone fossero cose estremamente serie, addirittura gravi. Quando ho sentito la storia di cui sto per parlarvi, quella di Fatima, Susan e Maryam, le tre giocatrici afghane fuggite dall’occupazione talebana grazie allo sport, ho dovuto rivedere le mie opinioni. Ma partiamo dall’inizio. Dopo la ritirata delle truppe statunitensi, nel maggio 2021, i Talebani hanno fatto nuovamente capolino sulla scena globale, lanciando attacco su vasta scala e occupando diverse aree dell’Afghanistan. La conseguente presa di Kabul ha messo la bandierina degli occupanti su tutto l’Afghanistan, innestandosi come un nido di ragno. Alle donne viene nuovamente vietato di praticare sport in pubblico, insieme ad altre attività, come ricevere un’istruzione di base, concorrere ad una qualsiasi carica pubblica o andare in bicicletta. Da qui, la storia di Fatima, Susan e Maryam, tre giocatrici del Bastan Football Club, squadra diventata clandestina subito dopo il ritorno dell’occupazione. Il calcio è una passione pericolosa per le donne in Afghanistan, che le ha portate a fuggire dopo ripetute minacce nei confronti loro e delle loro famiglie. L’uscita da Herat, il raggiungimento dell’unico aeroporto agibile a 850 chilometri di distanza, e la speranza di una nuova vita. Una missione quasi impossibile, che ha visto entrare in Italia le tre giocatrici, il loro allenatore Najibullah, e un bagaglio di storie che non verrà dimenticato facilmente. Tutta l’operazione è stata organizzata dal COSPE, la ONG che si occupa dal 1983 di aiutare donne, bambine, persone LGBTIQA+, attivisti e molte altre figure
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a rischio in venticinque paesi del mondo, tra cui l’Afghanistan. Più organizzazioni si sono poi mobilitate per supportare questa causa, tra cui la Figc, l’Associazione Italiana Allenatori Calcio e l’Associazione Italiana Calciatori. Ma perché vietare lo sport? In primis lo sport comporta, dal punto di vista delle donne, riprendersi almeno in parte il diritto sul proprio corpo, ma soprattutto porta speranza. Che sia individuale o collettiva, l’attività sportiva valorizza le capacità soggettive, modifica il proprio aspetto, distoglie l’attenzione dai compiti considerati “obbligatori” di cui ogni donna dovrebbe sentire il peso sulle spalle. Oltre al beneficio fisico è fondamentale evidenziare anche quello psicologico che la pratica porta con sé. In una condizione politica come quella in cui si trova l’Afghanistan adesso, la donna esiste in misura dell’uomo, non senza di esso. Provate anche solo ad immaginare quanta paura possono fare delle donne che giocano a calcio liberamente, che parlano, si confrontano e legano tra loro, come sorelle. Ad oggi Fatima, Susan e Maryam giocano per il Centro Storico Lebowski, un caposaldo della tradizione sportiva fiorentina, una realtà che, cito, “vuole rompere con le condizioni esistenti e portare cambiamento, cercando di comunicare attraverso le azioni prodotte”. Purtroppo, anche in questo caso la possibilità di passare come white saviour è sempre dietro l’angolo, per questo lo stesso Lebowski ha aperto una discussione pubblica sul ruolo dell’Occidente nei paesi come l’Afghanistan. Grazie Fatima, grazie Susan, grazie Maryam e grazie a tutte le persone che ogni giorno lottano contro enormi soffitti di cristallo, discriminazioni di ogni tipo ed odio senza limiti, dimostrando ancora una volta che il vero pericolo si cela negli occhi di chi guarda.
“Qlo sai, son persone seuesto è serbo, e i serbi tu
rie”. Ricordo perfettamente il tono solenne con cui questa frase venne pronunciata una mattina al bar Marisa. Che i tizi a dibattito avessero una vaga idea di dove collocare la Serbia su una cartina muta, è cosa sulla quale conservo i miei dubbi. Tuttavia, mi piaceva l’idea della serietà come tratto nazionale serbo. Pochi giorni fa sono tornato a fare colazione al bar Marisa, ma quel serio serbo di qualche mese prima era improvvisamente diventato uno “zingaro di…” e varie altre cose che non staremo qui a riportare. Si dirà che i tifosi son così e vanno capiti. Il problema è capirli. Come spiegheresti ad un bambino che tipicamente il tifoso usa parole come orgoglio, onore e dignità e un secondo dopo è là che urla a tutta voce a qualcuno che appartiene ad una qualche etnia che si paragona ad un escremento? O che la sua mamma lavora nel mercato del sesso? E dire che lo fanno per partecipare emotivamente alle vicende sportive di un’azienda privata di proprietà di un imprenditore americano di origine calabrese, che paga milioni di euro qualche decina di ragazzi che prendono a calci una palla. E tutto questo lo fanno nel mentre che si lamentano del calcio moderno. Il problema è che il calcio moderno sono loro. I tifosi. Quindi che gli dici a un bambino? Che i tifosi sono come bambini? Forse non sarebbe corretto.
LA FILHARMONIE
L’ORCHESTRA GIOVANILE DI FIRENZE di Martina Vincenzoni
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a scena musicale fiorentina ne ha veramente per tutti i gusti. Vi parliamo spesso di gruppi emergenti e delle orchestre classiche del Maggio e dell’ORT; oggi vi presentiamo un progetto che ha qualcosa di tutte e due. La Filharmonie è un’orchestra fiorentina composta da soli musicisti under 35. È una delle sette orchestre giovanili riconosciute dal Ministero dei Beni Culturali. Il Direttore Musicale, Nima Keshavarzi, ce l’ha presentata come un ponte tra il mondo della formazione e quello della professione musicale. Essa fa in-
fatti un’opera di talent scout di musicisti in uscita dalle principali scuole del territorio per offrire la possibilità di fare esperienza di orchestra e prepararsi alle selezioni per piazze ancora maggiori. Insomma, una soluzione al mistero delle richieste di “giovani con esperienza”, un classico delle offerte di lavoro in tutti i campi. Attiva dal 2016, è sostenuta dal Fondo Unico per lo Spettacolo, dalla Regione Toscana e dalle collaborazioni col Comune di Firenze; è stata anche vincitrice del bando Smart&Coop 2017 di Fondazione CR Firenze e Legacoop Toscana come migliore start-up culturale. A differenziarla dalle altre istituzioni dedite alla
musica classica è il dialogo con le altre arti, come il cinema e il teatro (nel loro lungo CV, anche uno spettacolo su “Marcovaldo” di Calvino) e la collaborazione con altre realtà musicali, come la Camerata Strumentale di Prato, con cui ha organizzato un concorso di composizione per il settecentenario dantesco. Per il futuro progetta di realizzare una “mappa sonora”, cioè una “rete di esibizioni musicali in posti che non sono consueti alla pratica concertistica, mettendo insieme musica e visite ai luoghi, in una prospettiva multidisciplinare”. La Filharmonie ha recentemente annunciato il nuovo direttore artistico, Giulio Arnofi.
GADA
UNO SPAZIO PER LE ARTI PERFORMATIVE di Rosalba Elio Bonaccini
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olonne marmoree, stucchi dorati, una cupoletta affrescata da Vincenzo Dandini. Una chiesa che non è più una chiesa costruita nel XIV secolo su un edificio dell’ordine dei templari. Nel cuore di Sant’Ambrogio, la chiesa sconsacrata di San Francesco dei Macci è oggi abitata da un gruppo di giovani artisti che hanno dato vita a Gada Playhouse for contemporary arts, nuova fucina creativa per le arti performative nel centro di Firenze. Gada prosegue l’attività dell’associazione solidale Aurora Onlus che per più di trent’anni si è occupata del supporto a persone in difficoltà, rimanendo indipendente dalle grandi istituzioni assistenziali. È proprio il carattere indipendente la nota distintiva di Gada che promuove attività di ricerca nel campo delle arti dal vivo con-
servando uno status autonomo. Gada spazia dall’organizzazione di percorsi di alta formazione per professionisti dello spettacolo al farsi teatro di live performance e sostegno alla creatività, attraverso la promozione di residenze artistiche: “vogliamo avere la libertà di garantire una natura duplice a Gada. Questo portone può essere chiuso, se ospitiamo un artista in residenza, o aperto quando organizziamo momenti di condivisione di pratiche con i cittadini e di incontro per il quartiere” spiega Maria Durbá, del direttivo di Gada. L’ultimo sabato del mese viene dedicato a iniziative per tutti proprio per recuperare la vivacità del quartiere e perseguire lo spirito di inclusione e condivisione che è nella memoria del luogo. Gada ha aperto il suo portone a fine dicembre 2021: tra le prime proposte, l’incontro con la coreografa Cristina Kristal Rizzo che ha coordinato il workshop “La discoteca”,
un training collettivo per performer e curiosi. “Un altro tratto distintivo di Gada è che non proporremo laboratori di lunga durata ma dialoghi temporanei tra scena e città”, sottolinea Edoardo Groppler, presidente dell’Associazione. Cristina K. Rizzo ha animato Gada per tre serate live insieme al musicista Spartaco Cortesi: dal loro incontro una danza flessibile aperta a suggestioni estemporanee. Perché, come precisano i fondatori, Gada è prima di tutto uno spazio di sperimentazione, dove coltivare la creatività e accogliere l’imprevisto. 9
SANTA MARIA NUOVA L’OSPEDALE-MUSEO DOVE SI FONDONO CURA E ARTE di Michele Baldini
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e un paio d’anni fa ma non mi fossi slogato un polso correndo e non avessi fatto accesso in codice verde al pronto soccorso di Santa Maria Nuova, non avrei mai conosciuto un così ricco ventaglio di storie umane: dalla ristoratrice colpita al volto da una mestolata del neoassunto chef al bengalese che tossiva sangue nel cestino, dall’anziana signora vittima di molestia alla turista americana in coma etilico e molto altro. E non mi sarei mai reso conto che a Firenze esiste, fuso con il presidio ospedaliero, un patrimonio storico-artistico di inestimabile valore, disseminato per il plesso. L’Arcispedale di Santa Maria Nuova, fatto costruire dal banchiere Folco Portinari nel 1288, è da allora operante senza soluzione di continuità. Introdotto e guidato dalla segretaria organizzativa della Fondazione Santa Maria Nuova, Chiara Bartolini, scopro che l’ospedale racconta la città, fatta di grandi famiglie, del rapporto di
queste con le istituzioni religiose (tra cui le suore Oblate, che ancora oggi prestano servizio in corsia), degli artisti più illustri (che grazie alla presenza della spezieria accedevano ai pigmenti più preziosi per i loro capolavori e qui hanno appreso il “vero” nel rappresentare il corpo umano). Al cuore del percorso la meravigliosa chiesa, progettata dal Buontalenti, di cui è in fase di ultimazione il restauro. Insomma, un unicum mondiale, forse il primo progetto ante litteram di sperimentazione tra arte, cura (sia del corpo che dell’anima), scienza e didattica multidisciplinare. “Folco Portinari, i suoi discendenti e altri magnati di quel periodo hanno rappresentato un modello di investitore privato che ha saputo unire il fiuto per gli affari alla sensibilità artistica e al senso di utilità sociale: non so se oggi le figure di pari potere economico incarnano tutte queste caratteristiche”, ci dice la stessa Chiara Bartolini. L’accesso è libero, contingentato e solo guidato per gruppi (per garantire il normale servizio ospedaliero).
LA VERITÀ SU TUTTO di Daniele Pasquini
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osa unisce un porno amatoriale alla nascita di un’enorme setta religiosa? Apparentemente nulla, eppure è questo il percorso tracciato da Vanni Santoni nel suo ultimo libro, “La verità su tutto” (Mondadori, €19). Intrecciando nuovamente i fili della sua florida produzione, Santoni tesse una trama che attinge a personaggi, scene e temi di alcuni dei suoi precedenti lavori – “Gli interessi in comune”, “I fratelli Michelangelo”, “Muro di casse” – per costruire un grande romanzo dedicato al tema della spiritualità. Cleopatra Mancini, la sociologa protagonista del libro, decide di indagare le cause e la natura del male, a partire da quello che lei ha commesso. Da qui, ciò che appare studio interiore diventa ben presto ricer-
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ca teologica: dalla biblioteca di Lettere in Piazza Brunelleschi alle comunità dei folletti, dagli Hare Krishna al Paradisino di Vallombrosa. Una ricerca, esistenziale e radicale, che porta Cleo a misurarsi con una bibliografia sterminata (Vangeli, Bhagavad Gita, “Racconti di un pellegrino russo”, Vivekachudamani, ma anche Sant’Agostino e Simone Weil: il libro di Santoni è anche un’opera bibliografica, preziosa per chi è interessato al tema e cerca possibili percorsi) e con il passaggio dalla teoria alla pratica, che è soprattutto meditativa, supportata talvolta da qualche psichedelico che favorisce la “riproducibilità tecnica dell’esperienza mistica”. Ma Cleo, afferrate le prime verità, non si arresta. Elevata a maestra, grazie all’incontro e al sodalizio con Kumari dà vita a una nuova comunità. Le persone arrivano a frotte nel loro ashram toscano. Vanno
e vengono, a volte restano, replicano l’esperienza, diffondono il verbo finché la comunità non conta milioni di adepti. Ed è qui che il romanzo di Santoni si spalanca su nuovi problemi: quello dei riti, del proselitismo, della gestione del potere. Tutto ciò che di umano frena la ricerca definitiva, la ostacola, la fa collassare.
LA BANDABARDÒ RIPARTE IN RICORDO DI ERRIQUEZ di Riccardo Morandi
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uando qualcosa di importante sembra finire, soprattutto in ambito artistico, non è mai detta l’ultima parola, per fortuna. Una sinergia in questo caso di musicisti, ma anche di pubblico, per andare avanti e vivere: questo è quello che sta succedendo nel 2022 alla Bandabardò. Non c’è bisogno di presentazione per questa ensemble musicale che ha riempito le orecchie di intere generazioni con canzoni e con una presenza culturalmente sempre viva, non solo a Firenze. Non c’è, allo stesso modo, bisogno di ricordare la scomparsa della voce della stessa Banda, Enrico “Erriquez” Greppi, lo scorso anno. Ma le cose non finiranno, non adesso. Ce lo raccontano gli stessi artisti attraverso i loro social: “alla fine è stato ancora Erriquez ad indicarci la strada: la Banda-
bardò è “musica che accade”, noi siamo musica che accade. La Bandabardò torna a casa, sul palco. Nei ventisette anni trascorsi in giro per il mondo abbiamo incontrato persone e artisti straordinari, ognuno con la sua storia diversa e preziosa. Con alcuni abbiamo condiviso ideali, progetti, il modo e il senso dell’essere qui ora. Tra loro Cisco Bellotti, amico e compagno di suonate e bevute, di risate e di canti. Così abbiamo deciso di ripartire insieme a lui con un nuovo progetto: Bandabardò & Cisco, semplicemente. Metteremo insieme canzoni e idee, chitarre e repertori, storie e baldorie”. La proiezione onirica dei fan della Banda e di Cisco (ex Modena City Ramblers), o meglio di coloro oramai un po’ attempati che hanno vissuto l’era dei concerti polverosi in birkenstock, è quella di vedere un magnifico concerto, all’Anfiteatro delle Cascine. Con Erriquez, Cisco, e con tutti coloro che hanno popolato lo
stupendo mondo che fu. Una festa a base di birre alla spina sgasate, di bottiglie di sangria del supermercato, di treccine fatte da soli, di biciclette parcheggiate, di prodotti da consumo rilassanti legali solo in quantità modiche, di pantaloni in canapa e di bandane ovunque. Un immenso karaoke collettivo dove usciremo tutti ebbri e felici. Grazie Banda e grazie Cisco, vi aspettavamo, anche se non ve ne siete mai andati.
CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE
Stagione Concertistica 2021/2022 concertatore
William Chiquito
25 MARZO
venerdì ore 21:00
musiche di MOZART, BACH/CASTELNUOVO-TEDESCO SCHUBERT/MAHLER
con il contributo di
BIGLIETTI da €15,00 + prevendita in vendita alla Biglietteria del Teatro tel. 055 212320 - teatro@orchestradellatoscana.it e online su teatroverdifirenze.it
orchestradellatoscana.it
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popolamento 3 cinghiali di rinforzo per tutti
carica bestiale
Primo attacco, tutti i dadi ottengono +1
Cinque tribù di cinghiali si contendono I TERRITORI, scegli chi impersonare e coMbatti COME NON HAI MAI FATTO.
GNAMO! CONQUISTA LA TOSCANA.
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SEMI E SAPERI
LA BIBLIOTECA DELL’AGROBIODIVERSITÀ di Niccolò Protti
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novembre 2021, a Scandicci, è stata inaugurata la prima Biblioteca dell’Agrobiodiversità in Italia. Il progetto è gestito dall’associazione Rete Semi Rurali in collaborazione col Comune di Scandicci e col supporto della Fondazione CR Firenze e del Banco Fiorentino. Riccardo Bocci – direttore tecnico e coordinatore di RSR – parla di come la Biblioteca voglia rappresentare l’unione tra ambiente e cultura, una sintesi tra i semi (quelli letteralmente presenti nella “casa
delle sementi”, una banca di semi speciali che possono essere utilizzati da chi ne fa richiesta) e i saperi (quelli contenuti nei libri). Alle spalle della scrivania di Chiara Degl’Innocenti, che si è occupata della catalogazione degli oltre 1700 volumi che compongono il corpus della biblioteca, prendono posto alcuni degli scaffali da lei organizzati: una sezione classica, suddivisa con lo stesso metodo delle biblioteche comunali, e una sezione “Agrobiodiverità”, frazionata seguendo i criteri che regolano le attività dell’associazione, ovvero “Casa delle sementi”, “Comunità”, “RicercAzione”
e “Seminare il cambiamento”. Tutti i volumi sono consultabili presso la sede e inseriti nel circuito del Sistema Documentario Integrato dell’area Fiorentina SDIAF. Oltre ai libri, il progetto è orientato al futuro e al territorio. “L’idea della biblioteca è una scommessa”, prosegue Bocci. Complice la nuova ondata di covid di fine 2021, le attività hanno subito un rallentamento ma
le prospettive, grazie all’attenzione sempre crescente verso i temi della sostenibilità (non solo in campo agrario, ma a 360 gradi), spingono verso un certo ottimismo, anche su scala maggiore. È per questo che la biblioteca accoglie proposte per eventi da realizzare e libri da acquistare. Per contribuire, il contatto è biblioteca@semirurali.net.
LA GRANDE MOSTRA SU DONATELLO di Emanuele Nesti
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al 19 marzo fino al 31 luglio 2022 Firenze potrà rivivere lo splendore artistico del ‘400 grazie alla nuova mostra “Donatello. Il Rinascimento”, allestita in due sedi separate, Palazzo Strozzi e Museo del Bargello. Grazie alla collaborazione di illustri musei fiorentini ed europei, da Londra a Berlino, la mostra ripercorre la carriera artistica di Donatello, confrontata con le opere di altri grandi artisti come Brunelleschi, Michelangelo e Raffaello. Protetto dalla famiglia Medici, Donatello fu uno dei padri del Rinascimento quattrocentesco, diffuso da lui in tutta Italia grazie al suo ampio raggio d’azione, dal Veneto a Napoli, paragonabile in passato solo ad un altro genio fiorentino, Giotto. Dotato di un insolito spirito moderno e rinascimentale, si specializzò nella scultura, rigenerandola dai canoni medievali con i suoi studi sulla prospettiva e la sua capacità di donare il “soffio vitale” ai personaggi tramite un palpabile pathos. Fulcro della sua rivoluzione fu lo stiacciato, ov-
vero l’applicazione della prospettiva nella scultura, ottenuta scolpendo calligraficamente i personaggi più vicini allo spettatore e semplicemente abbozzando quelli più lontani, catapultandoci dentro la scena e rendendoci testimoni trans-temporali della storia. La mostra, curata da Francesco Caglioti, propone un viaggio attraverso la vita del maestro grazie alla presenza di più di 130 opere, dai due Crocifissi lignei della sfida contro Brunelleschi alla “Madonna della Scala” di Michelangelo, passando per tutti i luoghi in cui Donatello ha lavorato, entrando in dialogo con artisti del calibro di Giovanni Bellini e tanti altri. Oltre alla presenza di tutti i David realizzati da Donatello, la mostra espone anche la commovente “Madonna Pazzi” (prestata dal Bode Museum di Berlino, in foto) ed il “Convito d’Erode” del Battistero di Siena, esempio illuminante dello stiacciato donatelliano; conclude la mostra una sezione speciale dedicata agli influssi donatelliani nell’arte di Raffaello, Michelangelo e Bronzino.
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SCATTI EMERGENTI di Amanda Martín-Dombrowski
Like the Tide
I
n “Like the Tide” Chiara Negrello documenta la vita e il lavoro delle pescatrici di vongole del Delta del Po, donne combattenti che hanno trovato il modo di superare diverse crisi abbattendo barriere e creando un fortissimo legame di sorellanza. Dalla fine degli anni ’80, gli abitanti del Delta del Po si guadagnano da vivere soprattutto raccogliendo vongole. Questo mollusco iniziò a insediarsi nelle basse acque della zona salvandone l’economia in un momento di crisi del settore tessile, l’industria che fino ad allora impiegava più donne. Molte delle donne che avevano precedentemente lavorato nei laboratori tessili cominciarono a dedicarsi alla pesca delle vongole, rompendo con la tradizione e con gli stereotipi di genere. La pesca delle vongole è infatti sempre stata un settore dominato dagli uomini, anche a causa del grande sforzo fisico richiesto dalla raccolta e dal trasporto dei molluschi. Oggi quasi la metà dei pescatori del Delta del Po sono donne. Nata a Rovigo nel 1995, Chiara Negrello lavora come fotografa freelance a Firenze. Ha studiato fotografia alla scuola LABA e nel 2020 è entrata nel programma Documentary Practice and Visual Journalism dell’ICP di New York, grazie a una borsa di studio della Reuters. Ha pubblicato i suoi progetti su Der Spiegel, National Geographic e D La Repubblica. Da aprile 2021 è membro di Women Photograph. www.chiaranegrello.com @negrellochiara
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l'Agenda di Marzo MARTEDÌ 1
SABATO 5
GIOVEDÌ 10
3 MONTE VERITÀ - BACK TO NATURE (fino al 10/04)
3 ANDREA PENNACCHI - POJANA E I SUOI FRATELLI
3 ETTORE BASSI - IL SINDACO PESCATORE
3 SCELTI DALLA CRITICA - “EUROPA”
3 LE STRAORDINARIE AVVENTURE
3 BLACK HISTORY FUORI LE MURA
Museo Novecento (FI) ing. €9,50
Spazio Alfieri (FI) ing. €8
3 L’AMICO FRITZ
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €30
MERCOLEDÌ 2 3 ANOMALIE QUOTIDIANE - INCONTRO CON
UMA SZEEMANN Museo Novecento (FI) ing. da €9,50
3 RÉMI DE VOS - TRE ROTTURE (fino al 5/03)
Teatro di Rifredi (FI) ing. da €17,50
3 NAPSOUND - RECITAL AVANGUARDISTICO
PARTENOPEO (fino al 06/03) Teatro della Pergola (FI) ing. €15
GIOVEDÌ 3 3 GIOBBE COVATTA - SCOOP (DONNA SAPIENS)
Teatro Puccini (FI) ing. da €20
3 HÔPITAL DES POUPÉES - MOSTRA FOTOGRAFICA
DI SÉLÈNE DE CONDAT Crumb Gallery (FI) ing. libero
3 IL PICCOLO PRINCIPE (fino al 06/03)
Teatro di Cestello (FI) ing. €16
3 ABBADREAM
Tuscany Hall (FI) ing. da €18
3 L’AMICO FRITZ
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €30
VENERDÌ 4 3 THALIA ZEDEK
Circolo Arci Il Progresso (FI) ing. NP
3 DA CONSUMARSI PREFERIBILMENTE
IN EQUILIBRIO Teatro Politeama Pratese (PO) ing. €22
3 LE TRE PIETÀ DI MICHLEANGELO -
NON SI PENSA A QUANTO SANGUE VI COSTA Museo dell’Opera del Duomo (FI)
3 TESTIMONE PERPETUA
Manifattura Tabacchi (FI) ing. libero
3 JIMMY SAX AND SYMPHONIC
DANCE ORCHESTRA Tuscany Hall (FI) ing. da €52,50
3 ELENIT DI EURIPIDES LASKARIDIS
Teatro della Pergola (FI) ing. da €21
Teatro Puccini (FI) ing. da €20 DELLA PICCOLA ALICE Teatro Verdi (FI) ing. da €5
3 L’IMPAGLIATORE DI SEDIE
Teatrodante Carlo Monni (FI) ing.€ 13,50
3 NELLO TAVER
Viper Club (FI) ing.€17,25
3 JULIAN RACHLIN VIOLINO, JOHANNES PIIRTO
PIANOFORTE Teatro della Pergola (FI) ing.€15
3 INGO METZMACHER
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €25
DOMENICA 6 3 PUPI DI STAC - CATERINA E L’ORCHESSA
Teatro Puccini (FI) ing. €8
3 L’IMPAGLIATORE DI SEDIE
Teatrodante Carlo Monni (FI) ing.€ 13,50
3 EUROPA GALANTE - FABIO BIONDI
Teatro della Pergola (FI) ing.€25
3 L’AMICO FRITZ
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €30
LUNEDÌ 7 3 VINICIO BERTI (fino al 01/05)
Museo Novecento (FI) ing. da €9,50
3 GIANMARIA
Viper Theater (FI) ing. €23
MARTEDÌ 8
Teatro Puccini (FI) ing. €20 Murate Art District (FI)
3 SEMPRE TUO (fino al 13/03)
Teatro di Cestello (FI) ing. €16
VENERDÌ 11 3 MARIO TOZZI E LORENZO BAGLIONI - AL CLIMA
NON CI CREDO Teatro Puccini (FI) ing. da €20
3 DANIELE GATTI - HÉLÈNE GRIMAUD
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €25
SABATO 12 3 MARCO PAOLINI - SANI! TEATRO FRA PARENTESI
Teatro Puccini (FI) ing. da €25
3 “SERGIO” DI E CON FRANCESCA SARTEANESI
Il Lavoratorio (FI) ing. su prenotazione
3 JAVIER PERIANES
Teatro della Pergola (FI) ing.da €15
3 L’AMICO FRITZ
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €30
DOMENICA 13 3 MARCO PAOLINI - SANI! TEATRO FRA PARENTESI
Teatro Puccini (FI) ing. da €25
3 LEONCILLO - L’ANTICO (fino al 01/05)
Museo Novecento (FI) ing. da €9,50
3 IL LIBRO DELLA VITA - ROBERTO BIANCHI PARLA
DI “IL DICIANNOVISMO” DI PIETRO NENNI Teatro Studio Mila Pieralli (FI) ing. su prenotazione
3 I MONOLOGHI DELLA VAGINA
3 MASSIMO PERICOLO
3 IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA (fino al 13/03)
3 EMERSON STRING QUARTET
3 PPP - LETTERATURA PER AMORE E PER FORZA
LUNEDÌ 14
Teatro Puccini (FI) ing. €17
Teatro della Pergola (FI) ing. da €21
Teatro della Pergola (FI) ing. da €18
3 SAMUSÀ
Teatro Politeama Pratese (PO) ing. €33
3 SCELTI DALLA CRITICA - “A CHIARA”
Spazio Alfieri (FI) ing. €8
MERCOLEDÌ 9 3 ANJ SMITH - A WILLOW GROWS ASLANT
THE BROOK (fino al 01/05) Museo Novecento (FI) ing. da €9,50
3 L’AMICO FRITZ
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €30
Tuscany Hall (FI) ing. €25 Teatro della Pergola (FI) ing. da €15
3 INTI ILLIMANI - VALE LA PENA TOUR
Tuscany Hall (FI) ing. €23
MARTEDÌ 15 3 ORT - RYAN MCADAMS
Teatro Verdi (FI) ing. €17
3 ENRICO IV (fino al 20/03)
Teatro della Pergola (FI) ing. da €21
3 SCELTI DALLA CRITICA - “LA SCELTA DI ANNE”
Spazio Alfieri (FI) ing. €8
3 INFERNO
Teatrodante Carlo Monni (FI) ing. € 17,50
MUSICA \ TEATRO \ CINEMA \ ARTE \ EVENTI MERCOLEDÌ 16
MARTEDÌ 22
3 INFERNO
3 SILVIA GALLERANO - LA MERDA
Teatrodante Carlo Monni (FI) ing. € 17,50
GIOVEDÌ 17 3 MISERICORDIA (fino al 19/03)
Teatro di Rifredi (FI) ing. da €17,50
3 LE INVASIONI FIORENTINE
Teatro di Cestello (FI) ing. €16
VENERDÌ 18 3 LA DEMOCRAZIA DEL CORPO - ROMEO
CASTELLUCCI “IL TERZO REICH” CANGO (FI) ing.
3 AMANDA SANDRELLI - LUCREZIA FOREVER
Teatro Puccini (FI) ing. €20
(10° ANNIVERSARIO TOUR) Teatro Puccini (FI) ing. €20
3 LA DEMOCRAZIA DEL CORPO - FOSCA “ORO”
CANGO (FI) ing. da €10
3 MINE VAGANTI (fino al 03/04)
Teatro della Pergola (FI) ing. da €21
3 SCELTI DALLA CRITICA - “IL MALE NON ESISTE”
Spazio Alfieri (FI) ing. €8
MERCOLEDÌ 23 3 ERMAL META
Tuscany Hall (FI) ing. €35
GIOVEDÌ 24
3 ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Auditorium Santo Stefano al Ponte (FI) ing. da €15
3 IL LIBRO DELLA VITA - STEFANO BOTTONI PARLA
DI “IL SANGUE DI SAN GENNARO” DI SÁNDOR MARAI Teatro Studio Mila Pieralli (FI) ing. su prenotazione
3 L’ELEFANTINO MILLE COLORI
Teatrodante Carlo Monni (FI) ing. €12
3 LO STRANO CASO DEL CANE UCCISO
A MEZZANOTTE Teatro Politeama Pratese (PO) ing. €22
3 COEZ
Tuscany Hall (FI) ing. €40,25
LUNEDÌ 28 3 ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Auditorium Santo Stefano al Ponte (FI) ing. da €15
3 SOFT AS SNOW
3 GIOVANNI GUIDELLI - L’IMPOLLINATORE
3 ERMAL META
3 ENEIDE - LA ROTTA MEDITERRANEA
3 MANOLA
3 LE SIGNORINE - UN VENERDÌ CON I CANTAUTORI
3 LA DIVINA COMMEDIA IN CENTO SONETTI
3 SCELTI DALLA CRITICA - “DRIVE MY CAR”
Sala Vanni (FI) ing. da €13 Tuscany Hall (FI) ing. €35 Teatro di Cestello (FI) ing. €16
SABATO 19 3 ANGELO DURO - DA VIVO
Teatro Puccini (FI) ing.da €17,40
3 ALEXANDER LONQUICH
Teatro della Pergola (FI) ing. da €15
3 DONATELLO - IL RINASCIMENTO (fino al 31/07)
Palazzo Strozzi, Palazzo Medici Riccardi (FI) ing. €16
3 UNA NOTTE ITALIANA
Tuscany Hall (FI) ing. €27,50
3 BNKR44
Viper Theater (FI) ing. €17,25
DOMENICA 20 3 I PUPI DI STAC - STENTERELLO NELL’ISOLA
DEI PIRATI Teatro Puccini (FI) ing. €8
3 CRESCENTE - IL RITO DEL PANE
Teatro di Rifredi
3 TRIO DI PARMA
Teatro della Pergola (FI) ing. da €15
3 MARC MINKOWSKI
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €25
LUNEDÌ 21 3 ARIETE
Tuscany Hall (FI) ing. € 28,75
3 GRIGORY SOKOLOV
Teatro della Pergola (FI) ing. da €25
Teatro Puccini (FI) ing. €15
Teatro di Rifredi (FI) ing. da €17,50
FIORENTINESCHI UMORISTICI E SATIRICI (fino al 27/03) Teatro di Cestello (FI) ing. €16
MARTEDÌ 29 Teatrodante Carlo Monni (FI) ing. € 17,50 Spazio Alfieri (FI) ing. €8
MERCOLEDÌ 30
VENERDÌ 25 3 LELLA COSTA - SE NON POSSO BALLARE…
NON È LA MIA RIVOLUZIONE! Teatro Puccini (FI) ing.da €20
3 MARTA DEL GRANDI
Sala Vanni (FI) ing. da €13
3 ENEIDE - LA ROTTA MEDITERRANEA
Teatro di Rifredi (FI) ing. da €17,50
3 ORT - WILLIAM CHIQUITO
Teatro Verdi (FI) ing. €17
3 AIELLO
Tuscany Hall (FI) ing. €23
SABATO 26 3 LELLA COSTA - SE NON POSSO BALLARE…
NON È LA MIA RIVOLUZIONE! Teatro Puccini (FI) ing.da €20
3 MURUBUTU
Viper Theater (FI) ing. €23
3 LO STRANO CASO DEL CANE UCCISO A
MEZZANOTTE Teatro Politeama Pratese (PO) ing. €22
DOMENICA 27 3 PER GRANDI E PUCCINI:
ZERA - BRUNO LO ZOZZO IN TEATRO Teatro Puccini (FI) ing. €8
GIOVEDÌ 31 3 ASCANIO CELESTINI - MUSEO PASOLINI
Teatro Puccini (FI) ing.da €18
3 VALERY GERGIEV
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €25
3 LA DEMOCRAZIA DEL CORPO - COMPAGNIA OPUS
BALLET “WHITE ROOM” CANGO (FI) ing. da €10
3 IL PRINCIPIO DI ARCHIMEDE
Teatro di Rifredi (FI) ing. da €17.50
SCOPRI ROBIN FOOD SCOPRI ROBIN FOOD IL DELIVERY SOSTENIBILE IL DELIVERY SOSTENIBILE DIRETTAMENTE A CASA TUA DIRETTAMENTE A CASA TUA Robin Food è una cooperativa di delivery indipendente, fondata e autogestita dagli stessi rider che ne fanno parte. La nostra missione è creare un’alternativa etica e locale ai grandi colossi del food delivery. Noi di Robin Food mettiamo al primo posto: - la tutela dei diritti e la dignità del lavoratore - la collaborazione con le piccole imprese, per crescere insieme - il rispetto per l’ambiente
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MARZO DA NON PERDERE THALIA ZEDEK BAND 4 MARZO • CIRCOLO ARCI IL PROGRESSO
FOSCA “ORO” 22 E 23 MARZO • CANGO
Thalia Zedek è un’artista incredibile con una vitalità incessante. La voce infuocata e il lirismo schietto della leggendaria cantautrice danno alle sue canzoni potenza emotiva e cruda bellezza. La Zedek impregna la sua musica di un’onestà senza fronzoli. L’artista americana torna a Firenze dagli eroi de La Chute associazione culturale con la sua band per presentare l’ultimo album “Perfect Vision”, uscito nel 2021, dove esamina l’ansia e il dolore delle crescenti divisioni tra persone sia fisiche che ideologiche. Su questo album la Zedek trasforma il fervore e la resilienza in sobrietà e lamenti, mentre i suoi eleganti arrangiamenti avvolgono l’ascoltatore in un messaggio emotivo spesso complesso. “Perfect Vision” segue l’album “Fighting Season “del 2018, creato nel mezzo delle crescenti tensioni negli Stati Uniti.
OrO è un progetto di ricerca scenica che passa dalla trasformazione. Due corpi scavano, setacciano, distinguono, selezionano, cercatori di un’azione che possa rivelare qualcosa di perfetto, semplice, incorruttibile, puro come l’oro. Si lasciano possedere da figure antropomorfe, strane dee, buffe creature, astratte e carnali, non c’è inizio né fine, non c’è soluzione né formula magica. Sono presenze sospese, prima del dissolversi, in bilico come funamboli, appena di ritorno dalla selva oscura. Hanno la forza che spalanca la bocca del leone, la leggerezza delle camminatrici del cielo. In quell’infinito presente nel quale tutto è. Il progetto è di e con Cristina Abati e Angela Burico, musiche live Spartaco Cortesi, luci Marco Santambrogio, tecnica Monica Bosso, il tutto prodotto da Fosca.
MASSIMO PERICOLO 13 MARZO • TUSCANY HALL
MARTA DEL GRANDI 25 MARZO • SALA VANNI
Massimo Pericolo è uno dei migliori liricisti del panorama musicale italiano, un vero portabandiera della provincia, ed ha dimostrato con i due tour che hanno seguito l’esordio discografico “Scialla Semper” tutta la sua qualità anche sopra il palco collezionando diversi sold out che hanno conquistato pubblico e critica. Il suo ultimo album “Solo Tutto”, in collaborazione con Salmo, Madame, J Lord e Venerus, è uscito a marzo 2021 ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali e nel formato fisico per Pluggers e LuckyBeardRec in collaborazione con Epic/Sony Music Italy. Questa data è un recupero del tour di novembre 2021 rimandato a causa dell’emergenza pandemica, rimangono validi i biglietti acquistati. MISERICORDIA DAL 17 AL 19 MARZO • TEATRO DI RIFREDI
Dopo le repliche di ottobre 2021 accolte con grande calore dal pubblico, il Teatro di Rifredi ripropone il toccante capolavoro di Emma Dante, Misericordia. Tre prostitute e un ragazzo menomato vivono in un monolocale lercio e miserevole. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti. Arturo non sta mai fermo, è un “picciutteddu ipercinetico”. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. La madre di Arturo si chiamava Lucia, secca come un’acciuga, teneva sempre accesa una radiolina. Acclamata dalla critica europea, celebrata all’ultimo festival di Avignone, Emma Dante firma con “Misericordia” una favola contemporanea sulla fragilità delle donne e la loro disperata e sconfinata solitudine.
Marta Del Grandi è una cantautrice eclettica, che riesce a far sue influenze lontane e vicine, per poi creare uno stile unico che attinge anche dalla precedente esperienza come cantante jazz. Lo scorso 5 novembre è uscito il suo album di debutto “Until We Fossilize” per l’etichetta Fire Records. In un passato non troppo lontano ha studiato Voce Jazz al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, cimentatandosi con svariati gruppi e collaborazioni. Ha poi visitato la Cina ed il Nepal, dove ha insegnato al Kathmandu Jazz Conservatory, prima di tornare in Italia dove ha finalmente fatto sue tutte le influenze e le ispirazioni che aveva assorbito. Il suo stile vocale è maturato, è divenuto più folk, più etereo; una presenza camaleontica che fa da contraltare alla sua musica. MURUBUTU 26 MARZO • VIPER THEATER
Murubutu, al secolo Alessio Mariani, si avvicina all’hip hop all’inizio degli anni ’90. Insegnante di filosofia e storia presso il liceo “Matilde di Canossa” di Reggio Emilia , dal 2000 comincia a riflettere sulla interazione fra contenuti scolastici e musica rap. L’intento è fare del rap un mezzo espressivo per trasmettere contenuti di ordine culturale senza perdere l’attenzione verso la cura stilistica. Il risultato è un nuovo sottogenere musicale: il rap didattico, concretizzato nel 2006 dall’uscita dell’album “Dove vola l’avvoltoio” con il collettivo La Kattiveria. L’ultimo album “Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali” uscito a gennaio 2022 per Glory Hole Records, ruota intorno al tema della pioggia in tutte le sue forme. 19
Noleggia Piedelibero e pensi solo a pedalare Più di 200 bici, recuperate dalla depositaria comunale, riqualificate e revisionate grazie all’esperienza di Piedelibero per i soci de La Comune Essere un Piedelibero significa sostenere i valori di: sostenibilità ambientale, stile di vita sano, riuso e riciclo dei rottami, reinserimento sociale dei detenuti dell’Istituto Penitenziario di Sollicciano.
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IL VIALE DEL TRAMONTO
La verità è che non gli piaci abbastanza Il titolo, che tra l’altro viene più volte contraddetto nel corso del film, ha rovinato generazioni che si sono convinte che esista questo termometro di gradimento nelle relazioni, o meglio, nel loro inizio. Nessuno non piace abbastanza a nessuno. Tutti i protagonisti, tranne il personaggio interpretato da Jennifer Aniston, sono più che altro egoriferiti, terribilmente narcisisti o completamente scollegati dalla realtà e quindi continuano ad auto-sabotarsi per 180 minuti. Tra l’altro il titolo orrendamente declinato al maschile è una bufala: le peggiori tranvate lì le prendono gli uomini. L’ORIZZONTE DI GLORIA
Paura d’amare Il titolo originale non è questo, ma chi l’ha scelto aveva sicuramente visto il film con attenzione e lo aveva compreso. È la paura che va di pari passo con l’innamoramento, con l’abbandonarsi, il disperato bisogno di smettere di lottare e iniziare a fidarsi e il sapere che per accogliere l’altro completamente si deve per forza mostrargli il nostro lato oscuro. Oltre alla storia toccante, al delizioso microcosmo del ristorante greco in cui lavorano i protagonisti, alla cura di tutti i dettagli, è forse il solo film in cui Al Pacino è stato oscurato dalla sua co-protagonista: Michelle Pfeiffer.
LA CRITICA GIOVANE di Caterina Liverani
L
a settima edizione della rassegna Segnalati dalla Critica (allo Spazio Alfieri dal 15 febbraio al 19 aprile) torna dopo la pausa dovuta all’emergenza sanitaria, con l’aggiunta di una splendida opportunità per tutti i giovanissimi appassionati di cinema in omaggio a un grande amico e maestro, mancato lo scorso anno, che della rassegna fu l’ideatore. Dalla sinergia fra il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani Gruppo Toscano (Sncci), lo Spazio Alfieri, il programma Lanterne Magiche FST e con il sostegno di Unicoop Firenze nasce infatti il Premio Claudio Carabba, che si propone di individuare i critici del futuro tra gli studenti maggiorenni delle scuole secondarie fiorentine. “Mio padre era una persona generosa che sapeva trasmettere le passioni perché a sua volta ne aveva di vere e intense. Quella più grande era il cinema, ovviamente. Ricordo che da bambino, avendo lui vicino, ero convinto che il cinema fosse sempre esistito, fino dalla più remota antichità. Era incoraggiante, stimolante. Per questo il premio è dedicato ai giovani. La sua era una critica narrativa, non un’analisi accademica. Nelle sue recensioni faceva rivivere intere scene, spesso modificandole con una sua impronta personale”. Così Enzo Fileno Carabba ha ricordato il padre Claudio durante la conferenza stampa di presentazione. “Claudio era un talent scout”, prosegue Marco Luceri (Sncci), “teneva ai giovani perché pensava che questo mestiere di critico, che tanti danno per morto, esisterà ancora per ciò che il cinema ha da offrire alle nuove generazioni
e cioè una chiave di interpretazione del mondo che ci circonda”. L’idea di una rassegna lunga tre mesi e con la partecipazione attiva degli autori, spesso ospitati e intervistati dai critici alla fine di ciascuna proiezione, era venuta al giornalista fiorentino con l’intento di approfondire e, in un certo senso, “salvare” dal cono d’ombra nel quale rischiavano talvolta di finire a causa di intoppi distributivi e scarsa promozione, tutte quelle pellicole dall’indubbio valore autoriale valutate di interesse nazionale dal Sindacato Critici. Alla base la ferma convinzione, indispensabile perché il cinema in ogni sua forma riesca a raggiungere il pubblico, che gli incassi al botteghino non siano l’unico termometro che determina la qualità e l’importanza di un’opera filmica. Questo si rivela di ancora maggior valore proprio in quest’anno di ripresa dopo una lunga chiusura delle sale. I titoli in programma sono sette: quattro pellicole italiane e tre straniere presentate e premiate a Cannes, Venezia e Berlino. I film di questa edizione sono stati selezionati dal critico Gabriele Rizza e sono “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo, “Europa” di Haider Rashid, “A Chiara” di Jonas Carpignano, “La scelta di Anne - L’Événement” di Audrey Diwan (Vincitore del Leone d’Oro all’ultimo Festival di Venezia), “Un eroe” di Asghar Farhadi, “Drive my car” di Ryusuke Hamagushi (candidato all’Oscar come miglior film straniero) e “Qui rido io” di Mario Martone. Tutte le proiezioni saranno introdotte da un critico del Sindacato dove possibile accompagnato dall’autore. 21
CITTÀ IN MUSICA di Giulia Focardi
MAYO, JANNACCI, COEZ E TANTI ALTRI NEL NOSTRO MARZO MUSICALE
M
arzo, ci stiamo lasciando alle spalle l’inverno e, forse, un incubo che ci ha accompagnati per oltre due anni e che, nel momento in cui scriviamo, sembra in qualche modo allontanarsi dal nostro orizzonte. Guardiamo quindi con speranza a questa nuova stagione, che porta un rinnovato ottimismo negli organizzatori e nei promoter, e l’estate non così lontana, che riporterà la musica anche negli stadi. Iniziamo il nostro calendario di marzo dalla location più lontana geograficamente, dall’altra parte dell’Arno, al Lumiere di Pisa (16 marzo) dove si esibirà un vero talento del jazz statunitense come
Michael Mayo, che salirà sul palco di Pisa Jazz con la sua band per far conoscere anche in Italia il suo stile originale e versatile che va da R&B al soul e al jazz. Restando sempre in campo jazzistico, segnaliamo il duo composto da Paolo Jannacci e Daniele Moretto in scena al Teatro Giotto di Vicchio (21 marzo) per un concerto d’intenso lirismo, che ripercorrerà brani intramontabili della storia della musica e brani inediti e originali di Paolo Jannacci. Cambiando generi e venue, arriviamo al Tuscany Hall, dove suoneranno il cantautore e polistrumentista Ermal Meta (18 e 23 marzo; riprogrammazione del concerto che doveva essere originariamente al Mandela Forum),
il rapper Coez (26 marzo) e i Nomadi (31 marzo) con il tour teatrale “Ma che film la vita”. Sempre un programma di grande rilievo anche per il Teatro Verdi che nel mese di marzo, nonostante i numerosi eventi che continuano ad essere rinviati, può contare su concerti di altissimo livello come quello di Loredana Bertè (16), in tour teatrale con l’ultimo lavoro discografico “Manifesto”; Tiromancino (17), sempre amati dal pubblico fiorentino; Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana (19 marzo), ormai un must che suscita sempre entusiasmo.
minimondo testo e collage fotografico di Susanna Stigler
La fabbrica delle nuvole 43°46′54.5″N 11°11′32.4″E
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Brevi Cronache Librarie Racconti Fiorentini con la scusa di un Libro di Carlo Benedetti
UN MARZO CLAMOROSO AL PUCCINI E ALLA PERGOLA di Tommaso Chimenti
È
un marzo davvero esplosivo quello che si prospetta a Firenze, teatralmente parlando. Al Teatro Puccini una serie di grandi titoli per un mese pieno, stracolmo di spettacoli per tutti i gusti. Diciotto appuntamenti: partiamo con “Scoop” del sempre verde Giobbe Covatta (il 3) per passare al caustico Andrea Pennacchi in “Pojana e i suoi fratelli” (il 5) con il personaggio reso celebre dalle sue incursioni a Propaganda. Per il teatro di qualità due nomi su tutti, ospiti fissi nelle stagioni del teatro delle Cascine, Marco Paolini con “Sani” (il 12) e Ascanio Celestini (il 31) con “Museo Pasolini”. E ancora sul fronte brillante Amanda Sandrelli con “Lucrezia forever” (il 18) e Lella Costa con “Se non posso ballare” (il 25). Un grande mese, insomma, per non dimenticare il ritorno de “La merda” (il 22), al decimo anno di tournée, e il Terzo Segreto di Satira (il 19). Un teatro sempre aperto il Puccini, una bella programmazione che sa di rinascita, di rivincita,
di nuova linfa cittadina. Anche al Teatro della Pergola questo marzo non scherza con una carrellata di nomi internazionali e nostrani a cominciare dal greco “Elenit” (4-5) comico e surreale viaggio immaginifico e struggente, grottesco e assurdo: dieci creature in un universo commovente al quale lasciarsi andare, lasciarsi cullare. Da seguire assolutamente due grandi attori, Antonello Fassari e Massimo Dapporto, ne “Il delitto di via dell’Orsina” (8-13), alle prese con la situazione paradossale di svegliarsi al mattino e trovarsi nel letto l’altro, un perfetto sconosciuto. Fatto ancora più assurdo è che entrambi abbiano molta sete e le tasche piene di carbone ma nessuno dei due si ricorda niente di cosa possa essere successo la notte precedente: suspense e risate. E per concludere in bellezza ecco la trasposizione dal grande schermo al palcoscenico di “Mine vaganti” che vede il ritorno di Ferzan Ozpetek (dal 22 marzo al 3 aprile) a Firenze dopo il successo del suo autobiografico “Ferzaneide” nello scorso dicembre. Un marzo davvero pazzo.
Sono tornato a Firenze carico di anni e sapienza: una lunga e studiatissima barba bianca mi incorniciava il viso; degli occhiali rotondi, in finta tartaruga, chiudevano la bocca a chi avesse osato pensare: “sarà davvero saggio?”. Bellariva era cambiata, non riconoscevo più i negozi, né i vecchi a passeggio; l’albero del Madonnone era molto più grande. Sotto la mia vecchia casa, il giardino non c’era più, trasformato in posto auto. Allungai la mano a toccare il cancelletto e rimasi così, a occhi chiusi, meditando sul non-andare e sul non-tornare. Dietro di me, passavano svelti i clienti di un supermercato. Dopo cinque minuti, nella finestra della mia vecchia camera, vidi le tende muoversi. O meglio: i miei occhi videro, perché io non ero lì, né altrove. Si affacciò un ragazzino: «Va tutto bene?» «Certo, sto solo ammirando il giardino». «Quale giardino?» «Esatto» – risposi io. Scosse la testa, ciccando la cenere sull’asfalto. Aveva dei capelli ricci e occhiali scuri, fumava come Robert De Niro. Sorrise e mi disse: «Sedendo quietamente, senza fare nulla, la primavera giunge, e l’erba cresce da sé». Dalla finestra del secondo piano una donna rispose: «Entrare nella foresta senza muovere un filo d’erba. Entrare nell’acqua senza increspare la superficie». Dal terzo piano, un vecchio a squarciagola: «Là dove né luna, né sole arrivano: che splendido giardino!» E poi tutto il condominio all’unisono: «Sediamo insieme, la montagna e io, finché solo la montagna rimane». Il ragazzino mi guardò: «Passi lunghi e ben distesi, nonno: qui siamo tutti risvegliati». Bellariva, in fondo, era sempre la stessa: sapeva rimetterti al tuo posto.
Thich Nhat Hanh Chiamami con i miei veri nomi. Le poesie. trad. Chandra Candiani Ubiliber, 2021 – 16,00€ 23
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F R AST UON I di Leonardo Cianfanelli
KING HANNAH I’M NOT SORRY, I WAS JUST BEING ME
THE REDS, PINKS AND PURPLES SUMMER AT LAND’S END
WOVENHAND SILVER SASH
(CITY SLANG)
(TOUGH LOVE)
(GLITTERHOUSE)
Dopo aver raccolto ottimi consensi di pubblico e critica con l’EP di debutto dal titolo lunghissimo “Tell Me Your Mind and I’ll Tell You Mine”, Hannah Merrick e Craig Whittle, in arte King Hannah, cercano di ripagare la fiducia di “mamma” City Slang e arrivano al primo album ufficiale, dodici canzoni che riassumono la visione unica del duo e che stupiscono per la loro maturità e consapevolezza. Chitarre spettrali si alternano a tempeste di feedback e batterie fumose, dove fanno capolino fantasmi con le sembianze di PJ Harvey e Hope Sandoval o dei Cowboy Junkies sotto Valium, mescolando sapientemente la scuola inglese con quella di oltreoceano. I King Hannah aprono l’armadio ed esorcizzano i propri scheletri per confezionare un disco magico destinato a lasciare il segno.
Già all’attivo con gli Skygreen Leopards e con un’altra dozzina di progetti, nonché parte attiva della scena psichedelica di San Francisco, un circuito di “rimastoni” che adoriamo da tempo, Glenn Donaldson torna con il quarto album del suo progetto The Reds, Pinks & Purples, un mondo parallelo dove il pop si bagna nel LSD e diventa luminoso e colorato. Registrato completamente da Donaldson con un lento processo dalla forte attitudine DIY, “Summer at Land’s End” è un road movie fatto di melodie senza tempo e strumenti vintage, dove i Byrds incontrano gli Smiths e le meraviglie sfornate dalla 4AD negli anni ‘90, una fuga lontano dai conflitti interiori e l’infelicità che sono il leitmotiv del disco, con il sogno di ritrovare l’armonia con gli altri e con sé stessi.
Affrontare un nuovo lavoro di Wovenhand, come del resto vederlo suonare, è sempre un’esperienza metafisica. Dopo aver prodotto capolavorini con i 16 Horsepower, lo sciamano americano David Eugene Edwards porta avanti il progetto Wovenhand, aggiungendone un importante tassello dopo un’assenza di sei anni. Il nuovo “Silver Sash”, registrato a Denver nella casa di David con l’aiuto del musicista e caro amico Jason Begin, si muove ancora una volta all’interno i territori del cantautorato country/ folk, con una innovata tensione elettrica e un’attitudine marcatamente rock, e la voce mistico/ evocativa che impone su tutto la sua potenza. Inforcate gli stivali e il cappellone, salite sul vostro cavallo nero e scendente negli abissi di Wovenhand, non vorrete più tornare indietro.
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PERSONAGGI FIORENTINI di Tommaso Ciuffoletti - illustrazione di Marcho
(È) TUTTO NEI TERMINI di Michele Baldini e Virginia Landi
È primavera “Marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l’ombrello”. Ah, quale gioia, l’inizio della primavera, la comparsa dei fiorellini, la festa della donna e quella del papà. E poi ancora, le frittelle, il detox, il sopraggiungere di una nuova allergia e l’ipotetica e ibrida fine delle mascherine nei luoghi chiusi. Eh già, la stagione dell’amore quest’anno potrebbe essere finalmente “fluid-free” e più libera da giramenti di c…apo. Di seguito due termini conosciuti ma rispolverati nelle conversazioni più comuni di questi ultimi tempi.
Simone Innocenti
“Sla stai dicendo te, e grossa poi”, “Ma smettila,
tai dicendo una ca****a!”, “No, la ca****a
fava”, “Fava ci sei te e pure imbecille”. In un crescendo a tutta voce ad uno dei tavoli alla Brac con la gente intorno che ci guarda imbarazzata. Continuiamo ad insultarci con indefessa veemenza per qualche minuto ancora, poi: “A me mi va un dolcino, a te?”, “Non potrei che sono a dieta, ma vediamo che hanno”, “Ne smezziamo uno?”, “Va bene, caro”. Il dialogo è tratto da una delle ultime volte che siamo stati a cena insieme (e purtroppo era parecchio tempo fa). Perché Simone Innocenti così è se vi pare e se non vi pare così è lo stesso. E io mi ci diverto un monte. Quando lo chiami e gli chiedi come va, la risposta classica è: “come vogliano”. E finge di non essere mai contento del suo lavoro di cronista vecchio stile, di quelli che le notizie se le vanno a cercare, di quelli che la cronaca nera se la vanno a guardare nei volti delle vittime. Se avete vissuto sulla luna negli ultimi anni, Simone è colui che beccò lo scoop delle intercettazioni De Falco-Schettino, ma pare che non gliene freghi nulla e preferisce scrivere di letteratura, la sua vera passione. Due libri all’attivo e la capacità di spuntare dal nulla e chiederti come stai con l’affetto di un fratello. “Simone? Simone è un pazzo” mi dissero prima di presentarmelo alla redazione del Corriere Fiorentino. Doveva essere un avvertimento, fu un invito a nozze e l’inizio di un’amicizia.
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Fluid /’fluːɪd/, s. ingl. trad. fluido. Indica tradizionalmente la scorrevolezza di un materiale in stato liquido o gassoso. Ci sarebbero tutte quelle sotto-definizioni tipo prendere la forma o il volume del contenitore ma sono sempre stato una capra in chimica. Semmai ho scoperto il termine grazie al film cult “Blob – il fluido che uccide”. Tuttavia, è a partire dal contributo determinante del sociologo Zygmunt Bauman che durante gli ultimi anni ha subito nella vulgata significativi “passaggi di stato”, fino a definire per sinestesia l’identità sessuale non binaria (es. gender fluid). Sbatta /ṣbàt·ta/ s.f. da sbatti. Abbreviazione di “sbattimento”, deverbale dal verbo intrans. pron. “sbattersi” usato in ambito colloquiale con il significato di “darsi da fare, affannarsi, faticare, anche improduttivamente, nel tentativo di ottenere un determinato risultato” e che più precisamente determina “una seccatura, noia o malumore” che proprio non ci volevano. Ecco qua alcuni esempi dimostrativi: “Mi devo fare la sbatta di spalare la neve” oppure, più calzante: “Il 31 marzo si conclude il provvedimento che permetteva di non spostare l’auto nei giorni di pulizia delle strade a Firenze, CHE SBATTA!”.
LO ZIGOZAGO
storie e tradizioni Comari sull'Uscio
Giosalpino, il folletto viareggino
C
urare una rubrica di storie e tradizioni popolari e non dare spazio ad almeno un protagonista del mondo fatato di gnomi e folletti potrebbe scatenare le ire di innumerevoli creature fantastiche, le quali, è risaputo, alle volte possono essere molto, molto permalose. Tra i favoriti per il premio “spiritello più dispettoso di Toscana” c’è senza dubbio Giosalpino, il folletto viareggino che appare principalmente di notte sulla costa versiliese per divertirsi alle spalle di autoctoni e turisti in villeggiatura. Come spiega Carlo Lapucci nel suo “Fate, folletti e paure della tradizione popolare toscana”, nessuno sa esattamente quale sia la vera forma di Giosalpino poichè il suo più grande divertimento consiste nel trasformarsi in mille cose diverse per prendersi gioco dei creduloni umani. Da bravo esserino marittimo, si dice che le sue prede preferite siano i marinai, i quali la sera legano le loro barche a quello che pensano essere uno statico palo, ma al mattino non le ritrovano perchè Giosalpino nel frattempo è divenuto, per esempio, un pesce che sghignazza sotto il pelo dell’acqua. Alle volte invece si trasforma in un parapetto, e per colpa sua numerosi amanti sono finiti in mare proprio sul più bello dei loro baci illuminati dal chiar di luna. In ogni caso, non c’è da preoccuparsi: Giosalpino è totalmente innocuo. Male che vada vi metterà un po’ in imbarazzo, come accadde a quella povera signora che credette di infilarsi la gonna ma si ritrovò in mutande in mezzo alla strada. Come è facile immaginare, i racconti sui travestimenti di Giosalpino sono innumerevoli, ma molti viareggini sono concordi nel ritenere che spesso assuma le sembianze di un foglio di carta. Quindi, se siete convinti di aver ritirato dalla cassetta della posta la vostra copia di Lungarno, ma d’un tratto non la trovate più, non pensate subito di esservi totalmente rimbambiti: potrebbe semplicemente trattarsi di una gita fuori porta del metamorfico Giosalpino!
UNA PRIMAVERA CON STILE di Raffaella Galamini
L
a primavera è nell’aria. Non è solo questione di meteo: in città si percepisce una voglia di rinascita e di tornare a vivere all’aperto, sotto al sole. Le nuove aperture a Firenze sono la fotografia di questo desiderio di sbocciare come un fiore. Basta gettare un occhio al 48 rosso di Lungarno Corsini dove ha aperto ArtemisiA: il team di fioristi, capitanato da Ilaria Minniti, si era già fatto conoscere negli spazi de La Ménagère. Ora ha il suo negozio vista Arno con colori e profumi per un viaggio sensoriale fra fiori freschi selezionati, piante rare e insolite, vasi e cesti in materiali inusuali. Un negozio che rispecchia i gusti raffinati di Ilaria, storica dell’arte abituata al bello che regala sprazzi di eternità alle sue composizioni floreali, effimere per natura eppure capaci di rimanere tra i ricordi sempreverdi di coloro che li ricevono. Chi aveva perso le sue tracce, dopo che aveva lasciato lo spazio di via Luna, può ritrovare Sibilla Farsetti e i suoi eleganti oggetti di moderna-
riato e antiquariato nel locale in via Santa Verdiana, a due passi dalla facoltà di Architettura e del mercato di Sant’Ambrogio. Un posto magico dove l’occhio è subito attratto da oggetti selezionati con cura e dallo stile innato. Merito del lavoro di Sibilla. Dalle parti di piazza Indipendenza, dove molti ricorderanno che una volta c’era il Don Chisciotte e in tempi più recenti l’Acqua Pazza, per non smentirsi, ha aperto un nuovo ristorante di pesce. La proposta, come dice il nome stesso della nuova attività, ha uno stile Diverso. Già, un menu con piatti tutt’altro che banali per una cucina contemporanea; volendo, all’ora dell’aperitivo, si possono assaggiare bocconcini e finger food da accompagnare anche a un buon cocktail. Chef e titolari del nuovo ristorante in via Cosimo Ridolfi sono Niccolò Giaffreda e Michele Gualtieri. Gli ambienti del locale sono molto essenziali e stilosi, così come la mise en place e la presentazione dei piatti di pesce minimal e sofisticata.
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AMORAZZI
~ QUASI UNA POSTA DEL CUORE ~ a cura di Francesca Corpaci - illustrazione di Costanza Ciattini
In the mood for love Ciao rubrica del cuore. Io ho il problema che vorrei scopare con quasi tutte le ragazze che conosco, ma poi qualcosa mi impedisce pressoché sempre di provarci. Il risultato sono lunghe storie d’amore con le poche ragazze con cui effettivamente ci sia stato un approccio. Ok, la sto romanzando un po’, ma il fatto è che in tutte le, diciamo, “relazioni” che ho avuto ci sono sempre stati momenti in cui mi sono ritrovato a fantasticare su dei bellissimi what if... Cosa sarebbe successo se quella volta ci avessi provato davvero? Tu me lo sai dire? Cara rubrica, ti avevo già scritto qualche giorno fa, ma non sono sicuro che il messaggio ti sia arrivato. Ti riscrivo ora, per sicurezza. Come dire? Il mio problema è che vorrei andare a letto con quasi tutte le ragazze che conosco, molte delle quali per altro sono fidanzate di miei cari amici. Vedi bene che la scelta è tra rischiare gravi crisi diplomatiche ed evitare brutte ed eclatanti figuracce reprimendo le mie pulsioni. Generalmente opto per la seconda ipotesi, ma non è che sia proprio un fan della repressione. Come si può fare? Amico caro. È molto bello che tu abbia scritto due volte per paura di non essere letto. O forse no, non è bello, magari è il sintomo di traumi orribili. Le persone non ti ascoltano mai? Volevi fare il giardiniere ma ti hanno costretto a iscriverti a filosofia? Potrebbe, in effetti, anche essere un grido di aiuto. Se quest’ultima ipotesi fosse corretta, ti prego amico adorato, scrivi una terza volta magari specificando l’indirizzo, e correrò in tuo soccorso con un vassoio di pastine. Se invece tutto sommato stai ok (sicuro? ti va di parlarne?) si potrebbe tentare una via mediana concludendo che è molto poetico che tu abbia scritto due volte, che potrebbe quasi essere la trama di un film. Non un film americano, francese o russo. Più di un film asiatico, di quelli che un tempo si vedevano alla cineteca e adesso boh. Su Mubi? Comunque. In questo film sei un edicolante o un insegnante, oppure lavori in una casa editrice o in un’agenzia pubblicitaria, ma in ogni caso non te ne frega niente e passi il tempo bighellonando ai tavolini dei bar, mangiando frutta sciroppata e sudando molto. Non è che ci dicano molto di te, ma capiamo che alla fine sei una brava persona. Leggi dei libri con la copertina fles-
sibile che poi metti nella tasca dietro dei pantaloni, o li tieni semplicemente lì senza leggerli e quando sono troppo rovinati li butti via. Usi i mezzi pubblici. Hai una fidanzata che non vediamo quasi mai, perché giustamente il film è su di te e non su di lei, però sappiamo che ti piace molto e che state molto bene insieme. Inoltre ti intrattieni con diverse altre ragazze, tutte bellissime e brillanti. Conversate a lungo di cose importanti, vi aprite riguardo ai vostri sentimenti, bevete dallo stesso bicchiere. Poi loro si alzano e se ne vanno e tu rimani al tuo tavolino, che di solito è in plastica con su scritto “Peroni” o “Nastro Azzurro”, solo in cinese. Il film dura un sacco e non succede quasi niente, tuttavia vince dei premi alla Berlinale e un certo punto esce un’edizione Criterion. Cosa voglio dire con questo, amico prezioso? Che i what if sono belli, forse. O che il sesso è sopravvalutato. O semplicemente che mi piacciono i film di Hong Kong. Riguardo invece a ciò che sarebbe successo se quella volta ci avessi provato davvero, vi sono due possibilità: avreste potuto scopare, oppure non farlo. Oltre questa soglia non ci è dato di conoscere. Se sei curioso però, puoi sempre fare un tentativo
Affidate dubbi, dilemmi e inconfessabili segreti in forma 100% anonima a: tellonym.me/amorazzi. Ogni mese il vostro amichevole amorazzo di quartiere risponderà in questo spazio. 28
PALATI FINI testo e illustrazione di Marta Staulo
Tortilla de patatas
“UNotte”, per esprimere massima ammirazione verso il proprio
na frittata, una meraviglia” cantano gli Ex Otago in “Questa
oggetto dei desideri. Elemento neorealista nel film “I Girasoli” (Vittorio De Sica, 1970), dove la frittata non viene mai girata, come suggerisce l’Artusi, a ricordarci che nel gergo italiano la parola frittata occupa un posto triste e malfidato. Contraddistingue i manipolatori, quelli che a costo di non smentirsi, non apparire sconfitti in una discussione, la “girano”, per far sembrare una realtà secondo la loro convenienza. Non da meno “fare la frittata” è sinonimo di aver combinato qualcosa di irreparabile, come lo è rinchiudere un uovo in un guscio ormai distrutto. Espressione ricorrente di mia madre quando ho scampato un disastro che mi avrebbe impedito di compiere una mission (“poi con l’uovo la fai la frittata”). Non se la cava meglio a livello di fiducia nazional popolare. Covo dove si annidano gli avanzi più remoti del frigo, nel tuffo libero al buffet dell’aperitivo, sai il rischio che corri se ti butti sulla frittata, che non sai mai cosa ci mettono. Frittata, what’s wrong with you? Eppure, mentre a Proust l’aroma di cianuro delle Madeleines apriva al più dolce dei ricordi, di frittata e scricchiolio di stagnole erano le nostre adolescenze di gite in pullman, sempre girati indietro sul sedile. Monito a focalizzarsi sul presente, quando la mia coinquilina francese mi raccontava la storia di Martine che andava al mercato per comprare le uova. Tornando a casa, pensava ai pulcini che sarebbero nati, che sarebbero diventati grandi e che l’avrebbero aperta ad un roseo business di uova, che le avrebbe permesso di comprarsi una casa bellissima, una macchina fiammante con una famiglia splendente. E nel sognare scenari arcobalenosi ad occhi aperti, ruppe tutte le uova. Non è lecito sapere se da quel disastro nacque davvero una frittata, ma resta il fatto che la frittata è come la spina di rose che lasci nel Supersantos che hai appena bucato, la metafora del saper mettere una toppa soffice al presente sfasciato, anche se ti ha già un po’ scassato pure il futuro.
SPIRITO LIQUIDO di Andrea Bertelli
Un sorso tira l’altro
“Mstante
i sono innamorata seduta di Tommy, Tommy, Tommy di Sanfré. Mi ha sconvolto le vacanze. Mi ha stregata. Non faccio che pensare a Tommy di Sanfré”. Mi è capitato mesi fa di assaggiare questo favoloso cocktail che molti di voi probabilmente conosceranno già, il Tommy’s Margarita, e me ne sono innamorato. Come si intuisce dal nome è una splendida variante del Margarita, che va a sostituire il Triple Sec con lo sciroppo d’agave, rendendolo ancor più beverino, tanto che il bicchiere giusto in cui servirlo sarebbe un secchiello da spiaggia. Una volta iniziato, difficile farne
a meno. Magie dell’agave, trangugiare per credere! La sua preparazione è estremamente semplice: riempite lo shaker con del ghiaccio e versateci dentro 6 cl di tequila, 3 cl di succo di lime e 3 cl di sciroppo d’agave; agitate bene e poi versate attraverso lo strainer nel bicchiere. Questa la ricetta classica, ma se foste amanti dell’agave, potreste provare a spezzare la tequila con del buon mezcal, mettendo 4 cl di Tequila e 2 di Mezcal andando a variare un po’ gli equilibri, aggiungendo un tocco di affumicato per creare un perfetto connubio con le note citriche del lime. Se poi siete dei surfisti dell’a-
cido e vi sentite particolarmente avvezzi a certi sapori, diminuite lo sciroppo d’Agave a 2 cl e portate il succo di lime a 4cl e fate esplodere tutta la freschezza di questo cocktail sulle vostre papille. Se non ne bevete almeno tre di fila, vuol dire che non l’avete ancora assaggiato per bene e non capisco cosa stiate aspettando. 29
O ROSC OP O di Lulaida - illustrazioni di Francesca Arfilli
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ARIETE (21 marzo-19 aprile)
BILANCIA (23 settembre-22 ottobre)
L’anno che vi si prospetta è ricco di cambiamenti positivi. Marzo non fa eccezione, anzi sarà un mese in cui vedrete i germogli che sbocceranno durante la prossima estate. Non esitate a porvi domande, anche scomode, vi assicuro che troveranno risposte che vi stupiranno e riusciranno a regalarvi quel sorriso che aspettavate. Tarocchi: L’Imperatore, autorità e potere
Bilancine, esultate pure: quest’anno vedrà la vostra rinascita. Questo mese trascorrerà in modo leggero e dopo molto tempo vi sentirete così anche voi: leggiadri come una farfallina, la primavera che avvertite è prima di tutto la vostra. Non siate timorosi, le decisioni che riuscirete a prendere adesso si riveleranno vincenti. Tarocchi: La Giustizia, eterna indecisione
TORO (20 aprile-20 maggio)
SCORPIONE (23 ottobre-21 novembre)
Dovete avere più fiducia in voi stessi: marzo sarà il vostro banco di prova per non rimanere ancora impantanati a lungo nelle sabbie mobili che voi stessi vi siete costruiti. La fiducia è una cosa rara, ancora di più se a negarvela siete proprio voi. Ricordatevi che anche la strada sbagliata può insegnare qualcosa. Tarocchi: Il Papa, saggezza e lealtà
Decidete sempre di avere tutto sotto controllo. Purtroppo però durante questo anno complesso non sarà sempre possibile. Marzo vi preparerà a reggere il colpo, riuscirete così ad affrontare ogni imprevisto con la giusta prospettiva. Ricordatevi che le cose programmate potrebbero saltare, aprendo la strada a qualcosa di più bello. Tarocchi: La Morte, rinascita
GEMELLI (21 maggio-20 giugno)
SAGITTARIO (22 novembre- 21 dicembre)
Giove incontrerà Nettuno. Voglio dirvelo in modo che non ci siano più dubbi: le novità che tanto amate, arriveranno. Sì, perché si sa che voi siete quelli che adorate le sfide, le cose nuove. Già da marzo ne avrete un piccolo assaggio; ho scritto piccolo, non iniziate subito a sbuffare! Tarocchi: Gli Amanti, alla continua ricerca di equilibrio
Siete carichi come una molla: vi sentite pieni di energia, senza temere di sporcarvi le mani. Siete come si dice, sempre sul pezzo. In questo mese vi conviene però dosare le forze, non sprecandole in affari poco importanti. Marzo vedrà un’entrata di finanze in cui non speravate e sarà un’ennesima riprova che il vento è a vostro favore. Tarocchi: La Temperanza, equilibrio
CANCRO (21 giugno-22 luglio)
CAPRICORNO (22 dicembre-19 gennaio)
Avete preparato le valigie? Non ancora vero? Lo so, voi temete i cambiamenti più delle tasse. Mettetevi il cuore in pace perché a partire da questo mese di novità ce ne saranno diverse, ma vi rassicuro prima che andiate a prender le vostre goccine: saranno tutte cose positive. Iniziate a pensare ad una meta turistica che volete visitare. Tarocchi: Il Carro, capacità di intuire
La parola d’ordine in questo marzo pazzerello è potare i rami secchi. Giungerete miracolosamente a decisioni che non pensavate fossero così necessarie. Una volta presa la vostra strada non avrete ripensamenti, anzi. Siete davanti ad un periodo prolifico e ricco di cambiamenti positivi. Non abbiate timore di osare, dunque. Tarocchi: Il Diavolo, ricerca del desiderio
LEONE (23 luglio-23 agosto)
ACQUARIO (20 gennaio-19 febbraio)
State scommettendo sul futuro? Spero di sì, perché questo sarà il vostro mantra. Marzo dovrete vederlo proprio come la palestra dove allenerete i pensieri per cercare di ovviare alle paure che avete avuto sul finire dello scorso anno. Sarà perciò un mese di transizione in cui, se aguzzerete le orecchie, potrete allenarvi benissimo. Tarocchi: La Forza, tenacia ed energia
Vi sentite un po’ stanchi e fiacchi. Questo mese dovrete per forza rallentare il ritmo. Non scuotete la testa: so benissimo che fermarvi non è da voi, ma adesso è necessario. Avete richiesto troppo a voi stessi, siete in riserva, è un dato di fatto. Tranquillizzate il vostro ego, tutto tornerà ai soliti ritmi, tra qualche tempo. Tarocchi: Le Stelle, emotività
VERGINE (24 agosto-22 settembre)
PESCI (20 febbraio-20 marzo)
La parola per voi è definire. Dovete necessariamente definire voi stessi e tutto l’universo che vi appartiene. Il 2022 sarà un anno positivo se troverete il coraggio di fare un passo. Marzo sarà un ottimo mese per capire realmente come fare. Non state ad angosciarvi troppo, in fondo siete degli ottimisti, anche se un pochino nascosti. Tarocchi: L’Eremita, purezza e riflessività
Anche per voi pesciolini, marzo sarà un mese quieto e di riposo in cui, tuttavia, dovrete necessariamente progettare ciò che accadrà nei mesi successivi. Fate i compiti da bravi studenti e avvantaggiatevi per le vacanze (vi aspetta un’estate strepitosa, ma io non vi ho detto niente!). Dedicate del tempo agli affetti, quelli veri. Tarocchi: La Luna, dualismo