Lungarno n. 15 - febbraio 2014

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Febbraio 2014

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• L’AGENDA DI FEBBRAIO • BRUNORI SAS • ROBERT CAPA • IPOTESI URBANE •



Sommario 4 5 7 8 10 12 14 16 20 21 22 23 24 26 29

N° 15 • FEBBRAIO 2014

sipario

amore di teatro

Editoriale

pellicole

Ci piace andare controtendenza, lo si sa. E dato che febbraio è il mese più corto dell’anno, noi lo scegliamo per il lancio della nuova veste di 32 pagine. Se mi concedete un attimo, vi spiego bene il perché.

di tommaso chimenti

gli ultimi romantici di caterina liverani

arte

robert capa di elena magini

Lo scorso weekend è venuto a trovarmi mio padre (babbo? sì, meglio. Se legge “padre” poi chi lo sente). Nonostante abiti ormai da dieci anni a Firenze, che ci crediate o no - e che vi interessi o meno - è stata la prima vera volta in cui metteva piede in quello che definisco “il mio mondo”, anche se forse “mio” è un termine leggermente pretenzioso.

segni

ipotesi urbane di ilaria castellino

made in italy

il cammino di dario in taxi di riccardo morandi

domande

zazie, dans...

di riccardo sgamato

cose nuove

ratafià

di eleonora ceccarelli

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agenda

febbraio the italian game

boxini

febbraio da non perdere

scenari 80-90 di ivan carozzi

palati fini

bastone e carota

palestra robur

piazza delle pallottole

di miriam lepore e giulia tibaldi di leandro ferreti

basta stare tranquilli

la mia vita da paramecio di simona santelli

piccole incursioni nel sottobosco locale

i provinciali

niente è più come prima

la scena

di pratosfera

un sex symbol al mese

the harsh truth of the camera eye

di il moderatore

di antonio viscido

mark frechette

incontri

da san pierino a san paolino di isabella tronconi

parole

di sara loddo

30

suoni

di lespertone

N. 15 - Anno II - FEBBRAIO 2014 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it Editore Associazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze P.I. 06286260481

Stampa Grafiche Martinelli - Firenze

Direttore Responsabile Marco Mannucci

Hanno collaborato Tommaso Chimenti, Caterina Liverani, il moderatore, Lespertone, Elena Magini, Simona Santelli, Ivan Carozzi, Sara Loddo, Riccardo Sgamato, Antonio Viscido, Leandro Ferretti, Eleonora Ceccarelli, Ilaria Castellino, Riccardo Morandi, Pratosfera, Enrico Pantani, Michele Moricci, SoloMacello, Isabella Tronconi, Miriam Lepore, Giulia Tibaldi.

Responsabile di redazione Leonardo Cianfanelli

Sicuramente la psicologia avrà catalogato in qualche precisa sindrome il senso di responsabilità che mi ha pervaso nel volergli mostrare a tutti i costi “il meglio di”. La casa migliore, il cibo migliore, gli amici migliori, la Firenze migliore. Naturalmente ho fallito per lo meno nei primi due punti, dato che dipendevano in modo piuttosto stretto dalla mia (in)attitudine alla vita - “e se dipende da me, non ce la posso fare” (cit.) sono andata a memoria, siate magnanimi - però poi ho tirato un sospiro e sono passata al punto quattro. Avevo fame di fargli conoscere i luoghi, i volti, i progetti che in maniera più o meno diretta sono stati protagonisti dei nostri articoli. Ogni angolo era lo spunto per un nuovo aneddoto. E ne ho saltati parecchi, di angoli. Dev’essere la Sindrome del Cuore di figlia. Be’ insomma, è lì che mi sono resa conto che 24 pagine sono decisamente troppo poche per raccontare cosa brulica nell’humus fiorentino. Poi sì, anche avere la mail invasa da proposte di articoli ci ha convinti per l’ok definitivo, ma suvvia, sono pur sempre la Direttrice-Editoriale-Quota-Rosa. Lasciatemi sognare.

take your time

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012

Direttore Editoriale Matilde Sereni

di Matilde Sereni

Distribuzione Ecopony Express - Firenze

Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Scopri dove trovare Lungarno su www.lungarnofirenze.it Si ringrazia la Lira Srl e la famiglia Fattori per sostenere e credere in Lungarno.

in copertina: “Fumo tra le nuvole” di Michele Moricci. Nasco a Firenze nel 1983 ma, prima che possa scegliere, vengo trascinato in provincia. A due anni scarabocchio con i pastelli, a tre impugno i pennarelli e a cinque smetto di disegnare geroglifici e disegno con la penna biro. Da sempre tento di raccontare la vita come la osservano i miei occhi. Con il mio tratto Manga disegno figure femminili con uno spiccato gusto per i vestiti. Sono un creativo. Come molti, sbarco il lunario. Sogni nel cassetto? Un mucchio di fogli bianchi da riempire con esperienze, viaggi, amore e introspezione. http://www.michelemoriccidesigner.com


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sipario di tommaso chimenti

Amore di teatro F

ebbraio mese di Santi, amorosi e canterini floreali. Mese corto, contratto, abortito, tagliato, senza coda. Mese caldo teatralmente parlando. Le proposte sono tante, l’ideale è stare tutte le sere fuori, se il portafogli lo consente, ma si può anche godere molto con una bassa spesa basta scegliere bene senza lanciarsi nella bocca del leone dei grandi teatri, incolonnati come pecore dietro al grande nome. Grandi personaggi che affolleranno questo febbraio fiorentino ricco e spumeggiante come una cedrata Tassoni, di quelle che al primo sorso ti vengono le lacrime agli occhi. E non sai se è gioia o solletico o soltanto l’incipit del singhiozzo. Due assi nella manica, di quelli da parlarne all’aperitivo e dire “Io c’ero”, di quelli da lucidarsi le orbite e commentare la prestanza fisica. Roba che con il teatro c’entra poco, la prestanza fisica intendo. Sbarcano i divi: Alessandro Gassman e Filippo Timi, volti di celluloide. Se il primo si cimenta in un ruolo che fu del padre, e qui il confronto diventa naturale e spontaneo quasi cercato, in un “Riccardo III” (dal 4 al 9, Teatro della Pergola) che trasforma in una sorta di Famiglia Addams darkissima e felicemente sanguinolenta, con occhi cerchiati da vampiri e Dracula e zombie e zeppe ai piedi che lo rendono più simile al maggiordomo Lurch che allo storpio Re shakesperiano, il

perugino Timi (il 27 sarà il suo quarantesimo compleanno), che si è costruito una grande carrellata di ruoli impegnati da protagonista sul grande schermo (Salvatores, Bellocchio, Costanzo, Ozpetek, Placido, Comencini) prima di venire inghiottito e fagocitato da Brizzi e dai suoi pseudo cinepanettoni giovanilisti. Partito diretto da Barberio Corsetti, nelle ultime stagioni si è lanciato nel trash: prima l’“Amleto”, adesso il “Don Giovanni” (dall’11 al 16, Pergola) patchwork dei peggiori incubi tra video da youtube, le solite hit ballabili da Lady Gaga ai Queen, noiosi nudi, battute sessuali scontate, un water che ogni tanto fa la sua epifania sul palco: deprimente ma piace. Auguri. Se invece si ha la voglia di vedere sul palco un attore che conosce il mestiere, i ritmi, i tempi, che maneggia la scrittura scenica, allora il nome giusto è Giuliana Musso, affabulatrice di sostanza che non si perde nei fronzoli ma centra argomenti e temi gonfi di domande e d’indagine. Il Cantiere Florida le dedica una retrospettiva con i tre suoi ultimi, significativi, lavori: il 6 “Tanti saluti”, che scandaglia il “fine vita”, il 7 “Nati in casa”, su come si nasceva agli inizi del secolo, l’8 “La fabbrica dei preti”, che squarcia il velo d’omertà all’interno dei seminari. Teatro d’evasione e divertimento “La carta più alta” (dal 6 al 16, Teatro di Rifredi), produzione dei Pupi e Fresedde, tratto dal romanzo omo-

nimo di Marco Malvaldi, scrittore pisano, e sul Bar Lume, locale dove un gruppo di anziani risolve casi polizieschi con l’intuito e l’ingegno dei troppo sottovalutati pensionati. La musica degli anni ‘80 raccontata dai gusti sonori e infarcita di racconti di vita di Anna Meacci in “Volevo fare la dj” (l’8 al Teatro delle Spiagge), oppure ancora musica, a cappella stavolta, con gli Oblivion, stavolta in “Othello, l’h è muta” (il 22 al Teatro Puccini) con il loro rap di citazioni nazional-popolari, refrain e ritornelli canterecci. Ultimo giro di giostra dedicato all’intramontabile mito del Don Chisciotte che si dipana in due produzioni che casualmente vanno in scena nello stesso giorno (peccato!), il 28: “Gioco di specchi”, testo del recente Premio Ubu Stefano Massini e mise en espace con Ciro Masella (al Teatro delle Spiagge) in un dialogo serrato tra il Cavaliere errante ed il suo fido scudiero, due facce della stessa medaglia, e “Chisciottismi” (Teatro Niccolini di San Casciano) con Erri De Luca e Gianmaria Testa, il massimo in parole, il meglio della chanson. Il Carnevale non sta a teatro. Lasciate fuori i coriandoli e non vi aspettate maschere, lazzi e frizzi.

in alto: Filippo Timi in “Don Giovanni” alla Pergola dal 11 al 16 febbraio


pellicole

di caterina liverani

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Gli ultimi romantici

C

hiamateli film da comfort zone, cinecioccolatini, polpettoni o semplicemente con l’aggettivo che da sempre li definisce: romantici. A Lungarno abbiamo approfittato di questo mese e dello scattare della fatidica data che si propone di festeggiare l’amore in tutte le sue forme per raccontarci i film che hanno fatto e che continuano a far battere il nostro cuore, nei quali abbiamo riconosciuto i nostri stessi pensieri e sentimenti. Insomma da queste parti ogni occasione è buona per parlare un po’ di cinema. La classe intramontabile del cinema francese ha sedotto Tommaso Chimenti con Il marito della parrucchiera di Patrice Leconte: L’amore è in quelle frasi di lei, su una lettera, l’ultima: “Ti lascio prima che mi lasci tu, prima che tu cessi di desiderarmi, perché allora non ci resterebbe che la tenerezza e so che non sarebbe sufficiente. Me ne vado prima di essere infelice, porto con me il sapore dei nostri abbracci, il tuo odore, il tuo sguardo, i tuoi baci, porto con me il ricordo dei più begli anni della mia vita, quelli che tu mi hai dato. Me ne vado perché tu non mi dimentichi mai più”. In fondo, chi non ha mai desiderato avere accanto una parrucchiera, tra phon e lavate di testa? L’amore on the road che Gabriele Salvatores ha raccontato in Turné ce lo ricorda Riccardo Morandi: Non è un film romantico per definizione ma riporta i piedi per terra nei rapporti lui-lei-l’altro. È un film sui sentimenti, realistico, ironico e poetico. La sua potenza è il dialogo fra innamoramento e rapporti umani, regolati

dalle aspettative e dalle situazioni: un film dove l’amore è reale. Il nostro Lespertone ha le idee ben chiare: Questo San Valentino mi riguardo Big Fish. Sì, lo so, non c’è il miglior Tim Burton qua. A volte ci si perde e si esagera. Ma ci si commuove. Ed è pieno di amore. Una scelta di classe quella di Sara Loddo che riflette su un grande classico contemporaneo come Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry: Si racconta la storia di Joel e Clementine, un ragazzo sensibile e una ragazza eccentrica che si auto-eliminano dalle rispettive memorie per poi incontrarsi e innamorarsi di nuovo. Racchiude tutta la magia dell’amore romantico, fatto di spontaneità, predestinazione e anime gemelle. Il momento più difficile, la fine della vita, in un film che tiene fede alla parola amore. Eleonora Ceccarelli ci parla del bellissimo e straziante Amour di Michael Haneke: Girato interamente all’interno di uno splendido appartamento parigino pieno dei ricordi di una vita passata insieme non risparmia niente su tristi e avvilenti dettagli, ma allo stesso tempo ci dona fiducia nell’esistenza possibile di un amore così longevo. Dirty Dancing è il film romantico della mia generazione; ha strutturato l’immaginario romantico femminile delle attuali 30/40enni, condannando un’intera schiera di ragazze ad esibirsi in salti carpiati all’indietro in equilibrio sui tronchi (metaforici e non), prendendo lezioni di ballo in attesa del Patrick Swayze di turno

(metaforico, perlopiù…). Non importa quanto oggi siamo emancipate, disincantate o ciniche, c’è stato un periodo in cui abbiamo sperato che arrivasse un Johnny qualunque a dirci “nessuno mette Baby in un angolo”. Ed è infine Il Moderatore a trasportarci in un romanticismo lontano e rarefatto, quello della Hong Kong dei primi anni 60 messa in scena da In the mood for love di Wong Kar Wai: Un film magnifico che riesce a far scivolare lungo tutta la sua durata quella complicità in attesa di rivelazione, disorientata dalla fatalità, imprigionata dalle convenzioni che possono trattenere due persone in uno stato sospeso, ghiacciato dall’incapacità di trasformare un incontro imprevisto in una relazione. Tra le tante, bellissime storie d’amore raccontate dal cinema un posto speciale per me lo avrà sempre Green Card di Peter Weir: Andy MacDowell è una ragazza di New York ambientalista convinta e molto borghese che accetta di sposare per pura convenienza e senza averlo mai visto Gérard Depardieu, musicista francese dal passato difficile. I due costretti per un breve periodo ad una convivenza forzata non potrebbero essere più diversi, scoprendosi però innamorati quando la loro storia sembra avviata verso una inevitabile conclusione. “Quando arrivi chérie?” le chiede lui alla fine in una strada di New York bagnata dalla pioggia, e un destino insieme mai neanche immaginato diviene possibile.


Febbraio - Aprile 2014:

7.2 - 18.2.2014

ARS GRATIA ARTIS

20.2 - 4.3.2014

LUCIA BALDINI, ANNA DIMAGGIO Scarpe senza Donne e i Custodi in cammino

6.3 - 20.3.2014

ANTONIA FONTANA di pensiero

22.3 - 10.4.2014

ROBERTO PUPI Naturalia et Mirabilia

14.4 - 20.4.2014

SACI Student exhibition

ROSANNA TEMPESTINI FRIZZI LA CORTE ARTE CONTEMPORANEA mar. - sab. 16-19 e su appuntamento Via de’Coverelli 27/R 50125 Firenze www.lacorteartecontemporanea.it


arte

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di elena magini

L

Robert Capa

a mostra Robert Capa in Italia 19431944 ospitata negli spazi del Museo Alinari è il secondo evento espositivo dedicato agli scatti del fotografo ungherese riguardanti lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel 1943, dopo la mostra al Palazzo Breschi di Roma. Il 2013 è stato l’anno del centenario della nascita di Capa (Budapest 1913 - Vietnam 1954), ed ha coinciso con l’anno culturale ungherese in Italia, nonché con il settantesimo anniversario dello sbarco delle forze alleate durante la seconda guerra mondiale. Da qui la volontà di presentare le settantotto fotografie provenienti dalla serie Master Selection III, terza raccolta del corpus dell’opera di Capa, composto da una selezione di 937 scatti tra gli oltre settantamila effettuati durante la sua carriera. Robert Capa è uno dei fotografi maggiormente conosciuti e apprezzati del XX secolo, comunemente ritenuto il rappresentante di spicco del fotoreportage di guerra, ha fondato la nota agenzia fotografica Magnum ed è stato corrispondente per numerose celebri riviste, quali “Fortune”, “Picture Post” e “Life”. Una vita condotta principalmente all’interno di conflitti armati, il fotografo ungherese ha infatti seguito come corrispondente di guerra alcuni tra i maggiori scontri bellici mondiali: la guerra civile spagnola, la guerra sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina, dove ha prematuramente incontrato la morte. Il suo stile fotografico si situa sul crinale tra dimensione documentaristica e fotografia artistica, caratteristica precipua della produzio-

MNAF, Museo Nazionale Alinari della Fotografia - Firenze Robert Capa in Italia, 1943-44

a cura di Beatrix Lengyel - Museo Nazionale Ungherese

10 gennaio - 23 febbraio 2014

ne di Capa è infatti la sua capacità di “avvicinarsi” al soggetto ritratto, di alternare alla disperazione e alla miseria dei conflitti armati raccontati senza filtri e con oggettività, spaccati di profonda umanità, una dimensione quotidiana e quasi familiare dei territori squassati dalle guerre. Beatrix Lengyel, curatrice della mostra, descrive così tale caratteristica plurale del lavoro di Capa: “il sottile limite che divide il corrispondente di guerra dal fotografo militare viene qui continuamente oltrepassato in entrambe le direzioni. Capa non documentava sistematicamente, ma come corrispondente di guerra fotografava con sensibilità artistica e forza documentaristica il vero volto della guerra, i sentimenti, le persone comuni”. Una selezione quella presente al MNAF raramente esposta anche in recenti mostre e generalmente ritenuta secondaria rispetto ai ben più celebri scatti dello sbarco in Normandia e della guerra civile spagnola. In realtà la stessa quantità dei lavori, in relazione alla totalità del corpus fotografico di Capa, concorre a qualificare la produzione italiana come una delle più importanti e prolifiche. Le immagini presenti nella mostra fiorentina raccontano lo sbarco degli Alleati in Sicilia, le

prime operazioni militari e la resa di Palermo, il funerale delle giovani vittime delle Quattro Giornate di Napoli, il momento di stallo nell’ascesa alleata tra Napoli e Cassino. Vengono alternati combattimenti e giornate trascorse in trincea a ritratti di una normale routine contadina, le macerie delle città distrutte dalle bombe a episodi di relazione e accoglienza tra soldati e civili, il tutto mostrato con profonda incisività documentaristica non priva tuttavia di un certo lirismo. Lo stesso allestimento della mostra, che alterna le immagini in bianco e nero delle fotografie ad alcuni estratti delle pagine dei diari di Capa, va a creare una paratesto autobiografico che partecipa a contestualizzare e ad arricchire le fotografie stesse, a mescolare l’oggettività della visione ad una soggettività di narrazione, caratteristica di tutta l’opera di Capa.

in alto: “Benvenuto alle truppe americane a Monreale, 23 luglio 1943” Photograph by Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Collection of the Hungarian National Museum


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segni

di ilaria castellino

Ipotesi urbane

a skype interview with Giovanni Bartolozzi

G

iovanni Bartolozzi è un giovane e appassionato architetto, docente di Progettazione all’Università di Firenze, attento ai suoi studenti e volenteroso nel volergli insegnare i principi di una sana compenetrazione tra professione, creatività e attenzione alla committenza. Da questi principi e dalla volontà di mostrare ad un pubblico più ampio, i risultati di un corso, nasce la mostra “Ipotesi urbane-case studio per committenti della città”, curata anche da Michela Sardelli. La prima cosa che voglio chiederti è: perchè una mostra? Perché credo che l’impegno profuso nella didattica debba essere visibile a tutti, soprattutto in una città come Firenze e in una Facoltà come Architettura, che dovrebbe aiutare la città ad uscire da certi schemi, da certi circuiti imposti. Mi ha sempre affascinato l’idea di mettere a disposizione della città le potenzialità di un corso universitario, mettere a disposizione significa aiutare e stimolare i cittadini, gli abi-

tanti ad immaginare diversa la propria città. Credo sia una potenzialità. Credo sia importante anche per gli studenti entrare in contatto con quelli che poi saranno i loro futuri e reali committenti. E siccome i progetti che abbiamo fatto si trovavano proprio sul Lungarno, mi piace molto la coincidenza di essere intervistato da “Lungarno”. Entriamo un po’ più nello specifico: i tuoi studenti si sono cimentati nel progetto di casestudio, qual è la location scelta? Quello della casa studio è il tema classico del primo anno di architettura, il progetto è localizzato sul un lotto inclinato che si trova sotto il piazzale e guarda Firenze, si trova con esattezza in via dei Bastioni, in corrispondenza dell’edificio più basso del Lungarno Cellini. L’idea era quella di configurare questi progetti come degli ampliamenti verticali, come fanno ad Amsterdam. L’edificio che fa da base è quello più basso del Lungarno Cellini.

Quindi, vediamo di tracciare l’iter, tu hai proposto ai tuoi studenti il sito e poi? Poi ho detto loro di scegliersi un committente attivo e impegnato sulla città, che attraverso il proprio lavoro e le proprie modalità di vita potesse dare carattere ad una casa-studio, che potesse avere bisogno di una casa studio a Firenze. Da lì, oltre al lavoro duro, e iniziato anche il gioco: mail per contattare tutti questi personaggi, risposte, commitenti molto interessati, altri meno, insomma una cosa divertentissima che ci ha permesso di caratterizzare queste case. E ognuno di loro ha dato la sua idea e le sue necessità per lo spazio Esatto Davvero divertente, sto invidiando i tuoi studenti! Quindi quello che vedremo sono dei progetti presentati come ad un esame? Sì, ma non in maniera troppo accademica, non ci sono disegni, considera in tutto questo che erano studenti al primo anno di architettura, non avevano mai fatto un progetto prima, an-


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davano entusiasmati, ma loro non sapevano disegnare, non restava che fare plastici. Ci saranno due plastici per studente, a due differenti scale, e un pannello per progetto e poi un video realizzato da Giacomo Salizzoni. Mi interessano molto un paio di aspetti: il primo è il contatto con la realtà che proponi ai tuoi studenti, cosa rara almeno nella mia esperienza universitaria, nel senso che ti abituano a fare le archistar e poi quando esci e vai a lavoro ti trovi a parlare di tramezzi e strumenti urbanistici di cui non avevi idea. Hai ragione è così! Questi progetti sono molto semplici, ma fanno lo sforzo che credo importante per dei ragazzi al primo anno, di tradurre un’idea molto semplice in progetto. Tenendo conto delle richieste di un committente, che non è banale Certo, quella è stata la partenza, ci è servito come spinta poetica e soprattutto è servita ad evitare il classico tema della “casa per l’artista”... cioè della casa per nessuno. Queste case hanno un nome e cognome, poi ogni studente ha scelto anche in base alle proprie

inclinazioni. I committenti scelti sono molto contemporanei, uno spaccato anche del mondo del lavoro e di come riuscire a cavarne le gambe! Molti non li conoscevo neanche ed è stata una novità anche per me L’altro aspetto che mi interessa è il dialogo con la città: dialogare con la città in Italia, e a Firenze nello specifico, per un architetto non è facile. Infatti il punto era lanciare una provocazione e fare in modo che i progetti consistessero nel posizionare un nuovo organismo a due passi dal cuore di Firenze, sul suo Lungarno. Volevo questa dialettica, questo confronto con la città storica. Firenze evita il contemporaneo, aggira da ventenni l’ostacolo, è una delle poche città italiane che si nasconde ancora dietro ciò che è stata. Mi piaceva pensare che questi studenti con molta disinvoltura lavorassero coi desideri e i mezzi di oggi accanto alla città di ieri. Il punto è che l’architettura possa farsi spazio, anche per stratificazioni verticali, come è sempre accaduto e come accade ancora oggi nelle capi-

tali europee. Molti edifici che oggi sembrano classici a Firenze sono oggetto di stratificazioni, di innalzamenti. Vorrei lasciarti con un estratto della mail Di Sandro Veronesi, uno dei committenti scelti, che ben fa capire qual è stato il rapporto tra neo-progettisti e committenti che ha prodotto i risultati che vedrete in mostra: “Caro Giacomo, come committente hai scelto proprio un caso estremo. Ora io ti dico com’è la mia vita vera, e cioè quali sono le esigenze reali - poi tu deciderai se non sia meglio “normalizzare” un po’ la tipologia, per non impazzire troppo. Una semplificazione è che io lavoro (da sempre) in soggiorno. Non ho mai avuto uno studio, né mai lo vorrò - almeno finché avrò figli per casa. Voglio essere “disturbato”, distratto, interrotto, voglio che loro mi portino “roba”, specialmente i bambini. Ormai mi ci sono abituato, perché è vent’anni che va così. Oltretutto ci sono intere mattinate in cui la casa è a completa disposizione, dato che i figli vanno a scuola. Dunque, mi basta un soggiorno grande, o una stanza da pranzo grande, dove mettere il tavolino. […] Riepilogando, questi sono i requisiti (un po’ schizofrenici): abitanti della casa, normalmente 2, due fine settimana al mese almeno 6 o 7, in qualche particolare occasione (Natale, tipo, o altri periodi festivi) fino a otto. Di buono c’è che l’elasticità ce la mettiamo anche noi, per come siamo abituati, e quindi sappiamo adattarci. Questo, per dirti che rogna ti sei scelto. Io sono qui, a tua disposizione per qualunque chiarimento. Un caro saluto.

http://www.fabbricanove.it


10 made in italy di riccardo morandi

Il cammino di Dario in taxi D ario Brunori, in arte Brunori SAS, classe 1977 lavora come cantautore. Fabbrica le canzoni, in perfetta linea con la migliore tradizione dei grandi artisti italiani. Le fabbrica in Calabria, con l’azienda “BRUNORI SAS”, un collettivo di instancabili e geniali operai della musica. Un passato remoto da studente fuorisede in Toscana seguito da un bel percorso artistico, dischi, collaborazioni e colonne sonore. Un presente che vede arrivare al suo terzo lavoro, preceduto da “Volume 1” e “Volume 2 - Poveri cristi”: lo abbiamo intervistato in concomitanza con questa uscita mantenendo ovviamente un piglio ispirato al miglior Vincenzo Mollica. “Il cammino di santiago in taxi”. Raccontaci il tuo terzo disco, telegraficamente. Il mio personale rapporto fra superficie e profondità, fra esteriorità e interiorità. Pianoforte e voce da un lato. Band, cori e fuochi d’artificio dall’altro. Suona vero e confidenziale. Il primo lavoro “Vol. 1” era una presentazione del tuo mondo, delle tue esperienze istantanee. Il secondo, “Poveri cristi” si focalizzava anche

sulle storie di povera gente. “Il cammino di santiago in taxi” appare invece più maturo, una fotografia sempre intestina ma con prospettive di chi guarda più al presente e meno al passato. È corretta questa visione? In parte lo è. Il disco affronta per lo più il mio presente, anche se non mancano episodi che hanno a che fare col passato, mi riferisco ad esempio a “La vigilia di Natale”, “Sol come sono sol” o “Le quattro volte”. Diciamo che la componente nostalgica “consolatoria”, presente nei vecchi dischi, ha lasciato il posto ad uno sguardo più adulto, ragionato e meno autobiografico in senso stretto. Affronto il passato in relazione alle conseguenze sul presente e non come fuga da esso.

Ho ricevuto un’educazione fortemente cattolica, soprattutto da parte di mia madre. Fino ai 14 anni frequentavo la Chiesa e ho spesso fatto il chierichetto “principale”, quello che passa i calici e siede alla destra del prelato, per intenderci. A questo aggiungi il fatto che sono cresciuto in piccoli paesi del sud, permeati di un cattolicesimo molto radicato, benché sostanzialmente superstizioso e a tratti pagano. Crescendo mi sono allontanato da questa visione ma, se da un lato ne sottolineo gli aspetti grotteschi (vedi la riesumazione del corpo di Padre Pio in tempi recenti), dall’altro ne riconosco il valore in termini di cultura popolare e l’influenza sulla mia visione del mondo.

Questo disco è stato registrato in uno studio ricavato da una chiesa di un ex convento ed ha come titolo “Il cammino di Santiago in taxi”. C’è un legame strettissimo fra le tue produzioni e quello che è la Cristianità, che dura dai vecchi lavori. Senza contare i brani “Il santo morto”, “Maddalena e Madonna” e tutte le citazioni di Santi delle precedenti canzoni. Che rapporto c’è fra questo mondo e il tuo essere?

Il tuo volto appare in ogni copertina dei tuoi lavori, in una sorta di percorso cronologico che inizia con te bimbo ed arriva ora con te riflessivo e scapigliato. Una maturità artistica che è sicuramente arrivata come produzione, veramente di ottima qualità. Che ne dici? E, per giocare, come immagini la tua prossima copertina? Devo ammettere che la scelta di apparire in


11 copertina in tutti i dischi non è stata premeditata. Non c’era un disegno precostituito che portasse a tradurre in immagini la mia (bontà tua) crescita artistica. Nel primo disco c’era molta infanzia e il Dario bimbo era perfetto. Nel secondo ci sono io, ma spicca maggiormente il senso di squadra. In questo disco c’è tanto del me di oggi e mi sembrava corretto metterci il faccione barbuto. Nel prossimo narrerò la storia di un bieco discografico ossessionato dal suo conto corrente, quindi probabilmente ci metterò una foto di Zanobini (il suo produttore artistico, ndr). Da “L’imprenditore” a “Mambo reazionario”, è un passaggio curioso. Che strada hai percorso nel parlare del mondo del lavoro? È totalmente casuale, è uno strizzare adesso l’occhio ad un mondo purtroppo in espansione (quello del precariato) oppure ti sentivi prima imprenditore ed ora precario nel tuo, di lavoro? In realtà non c’è un legame stretto fra i due brani. Il primo è un ritratto autobiografico del tempo in cui l’ho scritto: lavoravo per la ditta dei miei e ne ero rappresentante legale, mio malgrado. Era quasi un blues ironico sul disagio di sentirmi calato in ruolo che non sentivo

sere sempre in movimento… avere una casa in un piccolo e tranquillo paese del sud mi rincuora.

mio. In “Mambo reazionario” parlo piuttosto di un percorso di vita sintetizzabile in un celebre motto di Longanesi: “Cercava la rivoluzione e trovò l’agiatezza”. I tuoi colleghi spesso narrano di velocità, di metropoli con tagli dettati dal vento che tira e dalla modernità. Tu invece hai scelto di vivere nel luogo di origine, come altri grandi della musica italiana (vedi Ligabue). Quale è il tuo rapporto col Sud? È casa mia, ci sto comodo, mi muovo con disinvoltura, e ovviamente ne conosco perfettamente i difetti: le crepe nel muro, i rubinetti che perdono e gli stanzini con la roba vecchia che puzza di muffa. Non ho scelto di viverci per sempre, ma in questo determinato momento della mia vita mi sembra la scelta giusta. Faccio un mestiere che mi porta ad es-

Consigliaci un disco, un libro ed una trasmissione televisiva. Disco: uno qualsiasi del catalogo Picicca (attenzione contiene messaggi autopromozionali) Libro: “L’uomo che scambiò suo moglie per un cappello” di Oliver Sacks Trasmissione televisiva: S.O.S. Tata Salutiamo Dario, ricordando che sarà a Firenze in concerto all’Auditorium Flog il prossimo 8 Marzo. Un appuntamento immancabile per gli amanti dei cantautori. Per gli amanti soprattutto di un percorso che, nonostante gli ostacoli a tratti radical di chi lo considera troppo tradizionale e poco rivoluzionario, rispecchia perfettamente ed eviscera quello che è oggi la musica leggera italiana. Se i cervelli pare fuggano, i cuori e gli artisti per fortuna rimangono e cantano nelle Società in Accomandita Semplice. in alto: la copertina del nuovo disco di Brunori Sas http://www.picicca.it

Teatro della Pergola - dal 23 febbraio al 2 marzo

OPERETTE MORALI di Giacomo Leopardi con Renato Carpentieri, Roberto De Francesco, Iaia Forte, Paolo Graziosi, Giovanni Ludeno, Paolo Musio, Totò Onnis, Barbara Valmorin scene Mimmo Paladino - adattamento e regia Mario Martone

Presentando alla cassa del teatro questa copia di Lungarno si avrà diritto a due biglietti ridotti Under26 (platea 19 euro, posto palco 15 euro, galleria 11 euro). La promozione non è valida per lo spettacolo della domenica.


12 domande di riccardo sgamato

S

arebbe bello andare a cena, in un ambiente tranquillo e un po’ magico, e (voglio esagerare) a lume di candela. E sarebbe bello proseguire la serata con un film, o uno spettacolo teatrale, o un concerto. E sarebbe bello che tutto questo potesse convivere nello stesso spazio, senza spostamenti in macchina/motorino/bici, senza doppi o tripli parcheggi e relative puliziestradaagiornialterni. Senza dover trangugiare il vino o saltare il dolce perché si rischia di far tardi per l’inizio dello spettacolo. Sarebbe proprio bello… E allora meno male che qualcuno c’ha pensato! Con una grande festa inaugurale, che ha visto la partecipazione di decine e decine di musi-

Zazie, dans... cisti e artisti fiorentini, il 9 gennaio ha aperto le porte ZAZIE dans le Bistrò, nuova gestione del bar/bistrò all’interno del rinnovato Spazio Alfieri. “ZAZIE, dans” è il nome dell’associazione culturale nata per l’occasione (ma ben intenzionata a non limitarsi ad un solo progetto!). Rita, Leila e Francesco le braccia e le gambe, nei ritagli di tempo le menti. Si presentano così. Rita, ideatrice del Circolo Aurora e sua instancabile animatrice per cinque anni - “…un evidente passato non riconosciuto da bambina dislessica, rimane con l’immediata voglia di inventare nuove parole mentre gliele stai comunicando. La sua passione sono la danza e le lingue (e le studia saltellando) e il contatto con

la gente”. Leila, giornalista (quasi) per caso e socia fondatrice della cooperativa Zenzero - “Due passioni: scrittura e ballo. E poi un’insaziabile voglia di nuovi progetti, idee estemporanee e programmi un po’ folli, per i quali è sempre alla ricerca di complici”. Francesco, architetto dissidente e direttore creativo di alias2k: “Progetta identità visive, marchi, illustrazioni, interfacce web, multimediali e pubblicazioni tradizionali. Ama Kubrick e 2001 e anche lui da grande vorrebbe diventare bambino”. E poi c’è ZAZIE, la bimbetta dallo sguardo furbo e impertinente che arriva a sparigliare le carte dell’offerta culinaria e culturale della città, con un’offerta unica e diversa.


Sette giorni su sette, menù bistrò dalle 17 e aperitivo dalle 19 alle 21, abbinato a DJ-set, conversazioni in lingua (ogni martedì), shiatsu, video. Tutti i mercoledì e giovedì, le cene in balconata, una vera novità: sedetevi a tavola e fatevi servire una cena leggera e scenografica (e studiata per minimizzare i rumori), e poi godetevi a ruota il film o lo spettacolo teatrale, secondo la programmazione della sala, da questa postazione “quasi vip”… continuando tranquillamente a sorseggiare il vostro vino! I piatti sono preparati con ingredienti biologici (anche, si!); il cibo è infatti fornito dal biocatering Zenzero. E quell’irrequieta di ZAZIE si è inventata anche qualcosa per spazzare via l’uggia della domenica! Dalle 12 la balconata ospita un lungo BrunchMatinée e le sorprese, complice la presenza di quel grande schermo là davanti, non mancano mai! Dalla fine di gennaio, altri appuntamenti si aggiungeranno alla programmazione di ZAZIE dans le Bistro: AlfieriAfterhour - eventi musicali/teatrali/cinematografici gratuiti, ogni giovedì

e venerdì dopo l’ultima proiezione; LudoCineBimbo - dedicato ai giovani Alfieri. And more and more. Tutte le informazioni, il programma, le recensioni, le idee, e anche i fornitori degli ingredienti e dei vini, li trovate sul sito (zazie-dans. com) e su una pagina facebook continuamente aggiornata (zaziedans). Infine, occhi aperti e attenzione agli Joli Coup - le proposte speciali di ZAZIE, appuntamenti settimanali da provare e riprovare: AperiCinema! - biglietto del cinema + aperitivo a 12 euro; DinnerShow! - cena in balconata di fronte al grande schermo - biglietto del cinema + cena a 20 euro (che diventano 30 in caso di spettacoli teatrali). Una scommessa e un lungo elenco di idee ed eventi da progettare, tra cibo, cinema, teatro, arti visive, grafica, libri, musica. Dans le Bistrò, ma anche dans la città.

http://zazie-dans.com

13


14 cose nuove di eleonora ceccarelli

Ratafià H

o conosciuto due sorelle, Valentina e Laura. Due artiste. Scusate se le definisco così. Lo so che oggi la parola “artista” è usata con molta leggerezza, a volte anche abusata, riferita giusto a qualcuno che prova a fare qualcosa credendoci con il sostegno del proprio “nulla” da parte di amici e parenti, ma non è questo il caso. Molti di noi hanno qualche pulsione che definiamo “artistica”. Nessuno escluso. Chiedete alle persone più insospettabili. Ma loro davvero la emanano in tutto ciò che fanno, per il mio piccolo e modesto parere sono artiste “vere”. Sono due sorelle che lavorano tra colori tessuti stencil e collane, sviluppando ognuna i propri talenti nel totale rispetto e fiducia dell’altra. La loro storia è abbastanza lunga, considerando che il laboratorio “Ratafià” ha aperto nel 2000 e che già lavoravano da tempo insieme in un colorificio. Ed è proprio da questo colorificio che parte la loro fantastica avventura. Era il momento di vendere tutto e buttarsi in una nuova storia, e senza paura lo hanno fatto. La tecnica e la conoscenza ce l’avevano grazie al loro background, mancava solo il metterla in pratica. C’è del fatalismo in tutto ciò che mi raccontano, chiamatelo destino, chiamatele coincidenze, chiamatela sorte, ma sembra tutto nato così per una scommessa a cominciare dal nome. Ratafià, canzone di Paolo Conte in sottofondo in macchina mentre il commercialista al telefono chiede il nome a cui associare la partita iva, uno sguardo tra loro ed il nome di questa meraviglia è scelto. Difficile dare una definizione a ciò che fanno. Colorano ogni tipo di tessuto, rigorosamente a mano, fanno grembiuli da cucina particolarissimi, ma anche camicie, t-shirt (a righe delizio-

se, e le righe fatte a mano effettivamente son tutta una altra storia), borse e calzini. I colori sono creati da loro e realizzano per privati e aziende decorazioni su tessuto e campionari, per i quali curano tutta la successiva produzione. Ma anche accessori moda e corsi di pittura e decorazione tessile. Insomma il vero modo per capire come sempre è incontrarle e vedere le loro creazioni, non è facile trovarle, e questo rende ancora più misteriosa questa storia, ma sono in pieno centro a Firenze in un bellissimo laboratorio dove si crea e si lavora molto, questo è evidente. Hanno anche uno shop on-line sulla pagina facebook a cui dare uno sguardo e cadere in tentazione. Tanta passione per tutto ciò che fanno e tanta forza nel decidere di fare un lavoro come questo, totalmente artigianale e continuamente in evoluzione. Risolvono problemi, così commentano il loro lavoro, hai da fare una collezione di capi di cashmere dipinta a mano? Un regalo al marito? Dei calzini per i tuoi figli? Una vetrina di alta moda? Incontro a qualsiasi esigenza che

ha a che fare con il tessuto ed il colore loro sono pronte, non si pongono limiti, e questo rende ciò che fanno ogni volta unico e prezioso. Prossimo appuntamento sarà “Taste” dove non mancheranno i loro grembiuli in tessuti naturali. Insomma posso scrivere ancora ed ancora, ma la sostanza non cambia. Sono due donne in gamba anche soltanto per il fatto che vogliono continuare a fare ciò che meglio gli riesce e credono che questa sia la strada giusta. Ed il bello è che credono che tutti dovrebbero avere uno spazio per esprimersi al meglio, ognuno ha un talento e dovrebbe riuscire a farlo conoscere, con questo vanno avanti vivendo giorno per giorno le opportunità lavorative che vengono proposte loro, reinventandosi continuamente. Oggi è una scommessa esistenziale ancora più precaria e rischiosa che nel passato, ma se sei come loro, ne vale veramente la pena.

http://www.ratafiafirenze.it



Febbraio sabato 1

mercoledì 5

•  THE DEATH OF ANNA KARINA  Glue (FI) ing. libero con tessera •  SAVE THE WORLD (01-02/02)  Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 7 euro •  GATTI MEZZI  Auditorium Flog (FI) ing. 10/8 euro •  DRE LOVE LIVE  Nof Club (FI) ing. libero •  FREDDIE MAGUIRE  Backstage (FI) ing. libero •  DON CHISCIOTTE  Teatro Verdi (FI) ing. 19/31 euro •  140 (01-02/02)  Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro •  TANTE ANNA  Controsenso (PO) ing. libero con tessera •  MARKYZ  Tabasco Club (FI) ing. NP •  THE TALKING BUGS  Tender Club (FI) ing. NP •  CLAUDIA TELLINI  Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 euro •  ADELS + TONY ROMANO PSYCHO EXPLOSION  CPA (FI) ing. NP •  GIORGIA GOLDINI  Circolo Teatro del Sale (FI) ing. NP •  L’AVARO (01-02/02)  Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 euro •  SCRITTURE DI LUCE 2014 (01-22/02) Libreria BRAC (FI) ing. libero domenica 2

•  CENERENTOLA  Teatro Obihall (FI) ing. 12/22 euro •  LIAISON CARBONE  Teatro di Rifredi (FI) 14/12 euro •  VALDARNO JAZZ WINTER FESTIVAL  Cango (FI) ing. NP •  IL RE SENZA LA CORONA  Teatro Everest (FI) ing. 10/8 euro •  IL GEMELLO  Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro •  BORDER LINE DUO  Backstage (FI) ing. Libero lunedì 3

•  FRANCESCO PONTICELLI 4TET  Nof Club (FI) ing. libero martedì 4

•  R III - RICCARDO TERZO (4-9/02) Teatro della Pergola (FI) ing. 15/30 euro

•  B E FOREST  Controsenso (PO) ing. libero con tessera •  IMMAGINE ITALIA & CO (07-08-09/02)  Fortezza da Basso (FI) ing. NP •  NERO CHIODO  Nof Club (FI) ing. libero

•  M ARTHA E RAYMOND  Glue (FI) ing. libero con tessera •  MICHELE CAMPANELLA  Teatro Verdi (FI) ing. 13/16 euro •  ALFIERI STORYTELLER | ARCIPELAGO sabato 8 IVAN Spazio Alfieri (FI) ing. 12 euro •  FLOWER POWER  •  THREELAKES AND THE FLATLAND Backstage (FI) ing. Libero EAGLES Glue (FI) ing. libero con tessera •  JAM BLUES  •  LA FABBRICA DEI PRETI  Nof Club (FI) ing. libero Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro •  KING MASTINO  giovedì 6 Tender Club (FI) ing. NP •  LA CARTA PIÙ ALTA (06-16/02) •  RINO GAETANO BAND  Teatro di Rifredi (FI) 14/12 euro Auditorium Flog (FI) ing. 8/5 euro •  A PROPOSITO DI DAVIS  •  GESA AND THE BOHEMIAN VIRTUOSI  Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro Teatro Dante (Campi Bis.) ing.11/24 euro •  JEFFREY LEWIS (USA) + DAVIDE •  IL MERCATO NERO  TOFFOLO (ITA)  Controsenso (PO) ing. libero con tessera Tender Club (FI) ing. NP •  PIACERI PROLETARI  •  MILLELEMMI/NICCOLINI/ Backstage (FI) ing. libero YENGIBARIAN  •  FIERA DELL’ELETTRONICA (08-09/02)   Backstage (FI) ing. libero Teatro Obihall (FI) ing. NP •  TANTI SALUTI  •  MIKROKOSMOS  Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro Auditorium Sinopoli (FI) ing. libero •  QUARTO PODERE  •  RICCARDO TESI BANDITALIANA  Nof Club (FI) ing. libero Sala Vanni (FI) ing. 12/10 euro •  GINNASTICA ARTISTICA  venerdì 7 Nelson Mandela Forum (FI) 13/26 euro •  ROYAL AFFAIR  •  FABRIZIO BOSSO & JULIAN Glue (FI) ing. libero con tessera MAZZARIELLO  •  BANDA OSIRIS | FUORI TEMPO (07Pinocchio Jazz (FI) ing. 13/10 euro 08/02) Spazio Alfieri (FI) ing. 15/10 euro •  PLAGIO  •  FINE BEFORE YOU CAME + KILL THE Teatro del Romito (FI) ing. 12/9 euro NICE GUY Tender Club (FI) ing. 10 euro •  IL SILENZIO (08-09/02) •  VARIAZIONI ENIGMATICHE (07-09/02) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 euro Teatro Verdi (FI) ing. 26,50 euro •  MOTOCICLICA TELLACCI  •  BLUESBOY & FRIENDS  Nof Club (FI) ing. libero Backstage (FI) ing. libero domenica 9 •  IL MISTERO DELL’ASSASSINO MISTERIOSO (07-08/02) •  LA STORIA DI PREZZEMOLINA  Teatro Puccini (FI) ing. 23/27 euro Teatro Puccini (FI) ing. 7 euro •  NATI IN CASA  •  MATERIA OSCURA  Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro •  NECESSARIAMENTE  •  NEVERLAND. L’ISOLA CHE NON C’È  Auditorium Flog (FI) ing. 10/5 euro (9-11/02) •  2562/MADE UP SOUND  Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 7 euro Tabasco Club (FI) ing. NP •  LIBERA USCITA  •  ZOÈ GRUNI (07-28/02) Teatro del Romito (FI) ing. 12/9 euro Galleria Il Ponte (FI) ing. libero •  DEREK JAMES & FRIENDS  •  L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ  Backstage (FI) ing. libero (07/02-02/03) •  CUCCURUCCUCCÙ & ADESSO TI Teatro di Cestello (FI) ing. 17 euro MANGIO  Teatro Everest (FI) ing. 10/8 euro

lunedì10

•  A LBA ORCHESTRA  Nof Club (FI) ing. libero •  RENATO ZERO (10-11/02) Nelson Mandela Forum (FI) 36/74 euro martedì 11

•  I L DON GIOVANNI (11-16/02) Teatro della Pergola (FI) ing. 15/30 euro •  ALCHEMY (11-16/02) Teatro Verdi (FI) ing. 25/39 euro mercoledì 12

•  A LEX LEONI  Nof Club (FI) ing. libero •  RELAXO PARTY  Backstage (FI) ing. libero giovedì 13

•  S HANNON WRIGHT (USA)  Tender Club (FI) ing. NP •  ACID METEO TRIO  Nof Club (FI) ing. libero •  RABARBARI TRIO  Backstage (FI) ing. libero •  ROBOTNIK  Tabasco Club (FI) ing. NP venerdì 14

•  I N TRANCE  Glue (FI) ing. libero con tessera •  APPALOOSA  Tender Club (FI) ing. NP •  THE GLADIATORS  Auditorium Flog (FI) ing. 13/11 euro •  COCAINOMADI  Backstage (FI) ing. libero •  LA LEGGENDA DEL PALLAVOLISTA VOLANTE  Teatro Puccini (FI) ing. 16/20 euro •  ZEMAN  Controsenso (PO) ing. libero con tessera •  BRING THE NOISE  Tabasco Club (FI) ing. NP •  OTELLO (14-15/02) Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro •  WOOPEE HOOKERS  Nof Club (FI) ing. libero sabato 15

•  N IRVANA: A TRIBUTE  Teatro dell’Antella (FI) ing. 13/11 euro •  HANG ON NIGHT  Tender Club (FI) ing. NP

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A A I SIC EATRO RTE INEM VENT U •M •T •A •C •E •  N UDA E CRUDA  Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 euro •  MARCO DI MAGGIO CONNECTION  Auditorium Flog (FI) ing. 7/5 euro •  NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI  Auditorium Latini (FI) ing. libero •  RAFFAELE ATTANASIO / LOGOTECH / OBSRV Tabasco Club (FI) ing. NP •  MUTZHI MAMBO  Controsenso (PO) ing. libero con tessera •  WE LOVE BIO (15-16/02)  Teatro Obihall (FI) ing. NP •  LE STRAORDINARIE AVVENTURE DELLA PICCOLA ALICE  Teatro Verdi (FI) ing. 5 euro •  GLUE PARTY  Glue (FI) ing. libero con tessera •  RUMORI SOSPETTI  Backstage (FI) ing. libero •  UNA TURCHIA, DUE TURCHIE, TANTE TURCHIE (15/02-31/03) Circolo Vie Nuove (FI) ing. 30 euro •  ENRICO PIERANUNZI  Pinocchio Jazz (FI) ing. 13/10 euro •  ANTIGONE (15-16/02) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 euro •  NEDO & IL BELLOS  Nof Club (FI) ing. libero •  GRANPROGETTO & I MITICI GORGI  Combo (FI) ing. libero domenica 16

•  L A BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO Teatro Puccini (FI) ing. 7 euro •  CRISTINA VALVO  Backstage (FI) ing. libero •  LE AVVENTURE DI PINOCCHIO  Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 7 euro •  IL LUPO PERDE IL VIZIO  Teatro Everest (FI) ing. 10/8 euro •  RENT A FAMILY INC.  Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro lunedì 17

•  S ILVIA BOLOGNESI FANTASMA  Nof Club (FI) ing. libero martedì 18

•  N ON È VERO MA CI CREDO (18-23/02) Teatro della Pergola (FI) ing. 15/30 euro •  PER ULISSE  Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro

•  I NCONTRI SULL’ARTE CONTEMPORANEA  Cango (FI) ing. libero •  JACOPO MARTINI & MAURIZIO GERI  Nof Club (FI) ing. libero mercoledì 19

•  K AJALZONE  Backstage (FI) ing. libero •  CONSIGLI PER SENTIRSI A PROPRIO AGIO IN ASCENSORE  Glue (FI) ing. libero con tessera •  NO NAME  Tabasco Club (FI) ing. NP •  OSCURA IMMENSITÀ (19-20/02) Teatro Puccini (FI) ing. 20/25 euro •  SBAVTOGNAC  Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 7 euro •  JAM BLUES  Nof Club (FI) ing. libero

PERCHÉ A FIRENZE NON C’È MAI NIENTE DA FARE... •  S UNSET LIMITED (21-22/02) Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro •  SONATE BACH (21-23/02) Cango (FI) ing 12/10 euro •  ARIA DI FAMIGLIA (21/02-02/03) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 euro •  ANHIMA  Combo (FI) ing. Libero •  ZYDECO  Nof Club (FI) ing. libero sabato 22

•  G ENERAL STRATOCUSTER AND THE MARSHALS  Glue (FI) ing. libero con tessera •  HOWE GELB BAND feat. STEVE SHELLEY Tender Club (FI) ing. NP •  TUTTO SHAKESPEARE IN 90 MINUTI (22-23/02)  Teatro Verdi (FI) ing. 19/31 euro •  LA CANTECA DE MACAO  giovedì 20 Auditorium Flog (FI) ing. 10/8 euro •  MATCH DI IMPROVVISAZIONE •  POPULOUS + TOMATO SOUND SOUP TEATRALE  + NICK GONNELLA  Auditorium Flog (FI) ing. NP Tabasco Club (FI) ing. 10 euro •  QUARTO PODERE “DA MILANO ALLE •  ARTIGIAN ARTE (22-23/02) CASCINE” Tender Club (FI) ing. NP Teatro Obihall (FI) ing. NP •  ASHER FISCH  •  OTHELLO, L’H È MUTA  Teatro Verdi (FI) ing. 13/16 euro Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 euro •  THE ROCKY HORROR SHOW  •  ROBERTO GATTO PERFECT TRIO  Spazio Alfieri (FI) ing. 15/13 euro Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 euro •  SEGUGI INFERNALI DEL PURGATORIO  •  FREDDIE MAGUIRE BAND  Backstage (FI) ing. libero Backstage (FI) ing. libero •  COBRA LIBRE  •  IL LIBRO DELLA GIUNGLA (22/02Pinocchio Jazz (FI) ing. libero con tessera 09/03) Teatro di Cestello (FI) ing. 11 euro •  I LOSCHI  •  SCARAMOUCHE  Nof Club (FI) ing. libero Nof Club (FI) ing. libero venerdì 21

•  I MUSICANTI DI BREMA (21-22/02) Spazio Alfieri (FI) ing. NP •  PETER PIEK  Tender Club (FI) ing. NP •  LA CARTA PIÙ ALTA  Teatro Dante (Campi Bis.) ing.11/24 euro •  LN RIPLEY  Auditorium Flog (FI) ing. 8/6 euro •  SOFIA HAMMOND QUARTET  Backstage (FI) ing. libero •  TIGER AND WOODS  Tabasco Club (FI) ing. NP •  AMOROSA PRESENZA  Teatro di Rifredi (FI) 14/12 euro •  HIS ELECTRO BLUE VOICE  Controsenso (PO) ing. libero con tessera

domenica 23

•  M AGICFLORENCE  Teatro Puccini (FI) ing. 18/25 euro •  CONCERTIAMOBEETHOVEN  Auditorium Sinopoli (FI) ing. 5/2 euro •  FINALMENTE MUSICA 2!  Teatro Everest (FI) ing. 10/8 euro •  DEREK JAMES & FRIENDS  Backstage (FI) ing. libero lunedì 24

•  N O SENSE  Nof Club (FI) ing. Libero

martedì 25

•  O PERETTE MORALI (25/02-03/03) Teatro della Pergola (FI) ing. 15/30 euro mercoledì 26

•  5 0 SFUMATURE DI...PINTUS  Teatro Obihall (FI) ing. 20/30 euro •  PAOLO AMULFI E LA LINEA VERDE  Nof Club (FI) ing. libero •  RISE & SHINE  Backstage (FI) ing. libero giovedì 27

•  M ARCO CALLIARI  Auditorium Flog (FI) ing. 5 euro •  QUEI BRAVI RAGAZZI  Backstage (FI) ing. libero •  NON VOGLIO CHE CLARA  Tender Club (FI) ing. NP •  PENSO CHE UN SOGNO COSÌ…  (27/02-02/03) Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 euro •  PARKIN’SON  Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro •  DANZA IN FIERA  Fortezza da Basso (FI) ing. 15 euro •  LATR TRAIN TRIO  Nof Club (FI) ing. libero venerdì 28

•  I L FONDAMENTALISTA RILUTTANTE  Glue (FI) ing. libero con tessera •  BOXERIN CLUB  Tender Club (FI) ing. NP •  CALAFOSCOPA PARTY  Auditorium Flog (FI) ing. 5 euro •  SURGEON  Tabasco Club (FI) ing. NP •  PAOLO SPACCAMONTI  Controsenso (PO) ing. libero con tessera •  VECCHIA SARAI TU (28-02 -02-03) Teatro di Rifredi (FI) 14/12 euro •  LE CATTIVE STRADE (28-02-01-03) Teatro Puccini (FI) ing. 16/20 euro •  ZIGULÌ  Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro •  PRETTY  Teatro Dante (Campi Bis.) ing.11/24 euro •  EMIS KILLA  Teatro Obihall (FI) ing. 23 euro •  IVORIES + GEOMETRIC VISION  CPA (FI) ing. NP •  ZARLINGO  Backstage (FI) ing. libero


Febbraio da non perdere Gatti Mézzi

Threelakes And The Flatland Eagles

abbronzato di dicembre gaio anche ‘r 2 di novembre non mi chiedere il perché faccian’ tutti karatè In Toscana si sa siamo sempre pronti a canzonare gli atteggiamenti dei vicini di provincia. I Gatti mèzzi lo fanno bene, schietti e con testi puntuali come una puntura di zanzara a luglio. Bravi musicisti davvero, bisogna sempre andarli a vedere. 1 febbraio Auditorium FLOG (Fi) ing. 10/8 euro

Quando quest’estate abbiamo chiamato Threelakes a Mars Attacks @ Circolo Aurora (con la precedente gestione) l’abbiamo scelto all’unanimità grazie alla caratura eccezionale della sua musica. Dicevamo il 4 giugno: “Se viene considerato come uno dei cantautori italiani più talentuosi in circolazione, una ragione c’è. FIDATEVI!”. Ecco appunto, fidatevi, ne vale la pena. 8 febbraio Glue (Fi) ing. libero con tessera La leggenda del pallavolista volante

R III - Riccardo Terzo

Ho sempre sentito una profonda attrazione verso il personaggio di Riccardo III: la sagacia al servizio della malvagità, il carisma con il quale raggira e manipola gli altri, le vittime sedotte e raggirate che alla fine appaiono sempre artefici del loro destino, lo spettatore catturato dalla malvagità e alla fine intimo sostenitore dei disegni perfidi… sarà per questo che sono stato 3 anni con la mia ex fidanzata? 4 febbraio Teatro della Pergola (Fi) ing. 15/30 euro Fine Before You Came + Kill The Nice Guy

LN Ripley

Dalla versione di “Killing in the name” dei Rage Against The Machine che per un periodo spopolò nel 2006 in giro per lo stivale, il progetto torinete LNRipley ne ha fatta di strada anche se non sembra. Apertura dei concerti di Fatboy Slim, set in giro per Italia, Europa e aggiro per il mondo… Dalla contaminare drum ‘n’ bass al punk con un pizzico di elettronica, distorsioni e incursioni dubstep. Anche solo per capire come vengono mescolate tutte ste cose vale la pena fare un salto alla Flog. 21 febbraio Auditorium FLOG (Fi) ing. 8/6 euro Howe Gelb Band feat. Steve Shelley (Sonic Youth)

Andrea Zorzi che si alza e schiaccia quelle palle come proiettili di là dalla rete, Julio Velasco in panchina, Giani che dall’altra martella tutto quello che vola sopra il net e soprattutto scarta dei gran Maxicono (quando ce n’erano solo tre, bigusto, amarena e whiskey), Gardini in campo come un ammiraglio, Lucchetta e i suoi tagli di capelli bizzarri… Era l’italvolley che spaventava mezzo mondo e vinceva dappertutto. Zorzi sale sul palco e racconta la sua vita sportiva e privata mescolando aneddoti e narrando una porzione di stori italiana. Assolutamente da vedere 14 febbraio Teatro Puccini (Fi) ing. 16/20 euro Nirvana: a tribute

Bene, accendete il computer, andate su youtube e cercate testualmente “Giant Giant Sand - Full Performance (Live on KEXP)” e iniziate a sentire un po’ di sabbia del deserto tra le mani. Poi ascoltatevi Daydream Nation dei Sonic Youth e pensate “cazzo ha 26 anni quest’album, 26…”. Poi cercate “The Coincidentalis” la title track dell’ultimo lavoro di Howe Gelb. Ecco, se l’esperimento funziona dovreste avere una voglia pazzesca che il 22 febbraio arrivi il pirma possibile. 22 febbraio Tender Club (Fi) ing. NP Zigulì

Che accoppiata! Ripetiamo maiuscolo CHE ACCOPPIATA! Dedichiamo questo post a due amici di Lungarno. Per i KTNG lo dedichiamo a Irene che ci ha promesso che un giorno ci farà vedere le sue foto di quando da piccola faceva la ballerina. Per i FBYC la nostre dedica va a Jacopo, autore della prima copertina di Lungarno nel lontano settembre 2012. Aggiungiamo: le bombe. Qualcuno capirà.

A C’È

FIRENZE OGGI • CO SA

A C’È

FIRENZE OGGI • CO SA

A C’È

boxini@lungarnofirenze.it

A C’È

FIRENZE OGGI • CO SA

7 febbraio Tender Club (Fi) ing. 10 euro

Il 23 febbraio del 1994 stavo guardando Tunnel con mio fratello e a un certo punto Serena Dandini annunciò i Nirvana. Si pensò a una caricatura con Francesco Loche, Fassari e Corrado Guzzanti. Invece no, c’erano proprio loro, i Nirvana… Mio padre sul divano guardò un pezzo di esibizione, poi sentenziò con un “mah…!” e riprese a leggere il giornale. Il 15 febbraio nella stessa sera sul palco Bad Apple Sons, Blue Willa, Kill The Nice Guy, King Of The Opera, La Duma, Tribuna Ludu, unePassante e Vago a rendere omaggio ai NIRVANA a vent’anni dall’ultimo tour e a pochi mesi dal ventennale della morta di Kurt Cobain. Chi ha la tessera Lungarno paga meno, chi vuole la tessera scriva a tessere@lungarnofirenze.it 15 febbraio Teatro del’Antella (Fi) ing. 13/11 euro

Consigliamo di andare a vedere questo spettacolo di Francesco Lagi dal libro di Massimiliano Verga, spettacolo che nel 2013 si è aggiudicato il Premio In-Box con la seguente motivazione “Per la straordinaria prova d’attore di una delle eccellenze del teatro italiano, principale chiave d’accesso a uno spettacolo che utilizza un linguaggio universale e fa della schiettezza il suo punto di forza”. È la storia del rapporto tra un padre e un figlio disabile. È davvero intenso. 28 febbraio Teatro Cantiere Florida (Fi) ing. 15/12 euro

FIRENZE OGGI • CO SA


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the italian game di ivan carozzi

Scenari anni 80-90 in una prospettiva retromaniaca 1985. Il Patron del festival Gianni Ravera respinge le critiche alla giuria selezionatrice, con quattro membri (lui dice solo due) legati al gruppo Berlusconi. “Sono elementi che ho scelto io, seri, di fiducia”. La Rai fa sapere che non c’entra. Ravera ricorda: «Il Festival non è di nessuno, è del Comune, e la Rai lo trasmette. E poi, sono discorsi vecchi, ormai. Anche lo Zecchino d’oro è di Berlusconi, e lo trasmette la Rai, Gino Paoli incide per Berlusconi, ed è sempre in video sulla Rai. Che cosa c’entra?»

Gianni Morandi al Festival di Sanremo 1980 canta ‘Mariù’ di Francesco De Gregori e Rosalino Cellamare.

Boy George tra gli ospiti internazionali del Festival 1989.

Toto Cutugno vincitore a Sanremo nel 1980 con ‘Solo noi’.

Durante il Sanremo 1995, un disoccupato tenta di buttarsi dalla balconata del Teatro Ariston. In sala scoppia il panico. L’uomo si calma soltanto dopo l’arrivo di Pippo Baudo che lo abbraccia, lo bacia come un figlio, ancora microfonato gli farfuglia delle tenerezze e lo riporta poi in sicurezza al di là della balaustra. Pippo ci fa una figura da Superpippo. Ma secondo alcuni fu tutto organizzato.

Il compositore Ermanno Cappelli inoltra una denuncia in procura per plagio, in riferimento alla canzone “Che fico” di Pippo Franco utilizzata come sigla del Sanremo 1982.

Il ritornello di ‘Solo noi’ di Cutugno: “Solo noi, solo noi/Le montagne, se vuoi/Solo noi, solo noi/Prati verdi, se vuoi”. Ancora Sanremo 1995. Il cantante francoalgerino Khaled, bersaglio degli integralisti, gira per il backstage di Sanremo circondato da un’enorme scorta.

http://theitaliangame.tumblr.com

Aida, tra le novità del Festival 1989. “Canta come Zucchero”, dice il giornale, ma di lei si sono poi perse le tracce.


palati fini di miriam lepore e giulia tibaldi

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Bastone e carota CREMA DI CAROTE Per 4 persone: 500 gr di carote 25 gr di burro 1 tazza di latte succo di limone Puliamo le carote e grattiamole. Mettiamo a sciogliere il burro in una pentola e lasciamo insaporire le carote. Non appena hanno iniziato ad appassirsi cominciamo a versare il latte poco a poco. Lasciamo cuocere per circa 20 minuti a fuoco dolce, o comunque fino a che non avremmo raggiunto la consistenza che più di piace. Lasciamo intiepidire e aggiungiamo qualche goccia di limone. Frulliamo per rendere il piatto più cremoso.

A

me la storia del bastone e della carota non è mai andata giù. Mai. Un po’ dai e un po’ togli. Prima ti concedi poi aspetti tre squilli prima di rispondere per far credere che sei super impegnato. E magari quando rispondi lo fai pure con una risatina tipo “ahahah si ma quanto mi sto divertendo...pronto, ma chi mi chiama ora? Ora che sono al vernissage segreto con hashtag improponibile che siamo io e altri cinque tutti a farci il selfie e impegnati a fingere di stare troppo bene”.

descrive cadute di carrozzine da lunghissime scale. Quello che un giorno è il più bello della tua vita e quello dopo vuoi morire. È una storia fatta di mal di pancia e di non detti. Dove tu vieni trattata proprio come quel mulo, che viene punito col bastone e premiato, ogni tanto con una carota. Dovevamo parlare di cibo. Siamo finiti a parlare d’amore. C’è forse differenza? Che poi il bastone e la carota mi ricorderebbe pure la botte piena e la moglie ubriaca. Ma questa è tutta un’altra storia.

Mai. Mai andata giù.

ps: So che non sembra, ma quando scrivo queste cose faccio le mie ricerche. E ho scoperto che su facebook esiste una fanpage che si chiama “Il bastone e la carota, la tenerezza e il sarcasmo”. Questa pagina ha più di 10mila like.

Il bastone e la carota mi ricorda il primo amore. Quello in cui sei in balìa di lui e della sua vita. E fai finta che ami il jazz perché a lui piace, e lo guardi per ore mentre ti parla di cinema muto sovietico perché ami vedere la luce nei suoi occhi mentre

http://www.underthetreemag.com

palestra robur di leandro ferretti

lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

Piazza delle pallottole

O

ra, chiamarla piazza pare pretenzioso. Prima era molto più grande, un bello spazio che ne giustifica il nome, come vedremo.

L’ampliamento di piazza del Duomo l’ha ridotta a un curioso slarghetto laterale, più un’oasi dove far sostare l’occhio che una piazza vera e propria.

Delle pallottole, perché ci si poteva praticare questo gioco simile alle bocce altrove vietatissimo, come spiegano alcune delle targhe degli Otto di cui parlammo qualche numero fa. Il luogo del divertimento consentito, non lontano dai santi ma almeno dagli istituti religiosi. Luogo di delitti, come quello perpetrato dalle stilettate di Leone Strozzi, che freddò Giuliano Salviati reo di aver sussurrato oscene parole all’orecchio di Luigia, sorella dello Strozzi. Luogo d’arte, perché in un canto si fecero molte delle statue del Duomo. C’è in questa piazza una delle poche lapidi dedicate a una pianta, una vite americana che troneggiava sul ristorante nel mezzo e che rese l’anima non molti anni or sono. E ci sarebbe stato, secondo alcuni, un sasso: il sasso del Poeta Divino che vi avrebbe lungamente sostato con proverbiale memoria dei suoi incontri, tanto da rispondere con precisione sul condimento a uno che gli aveva chiesto un anno prima con che cosa gradiva le uova. Sono cose che solo a Firenze.


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basta stare tranquilli di simona santelli

La mia vita da paramecio

L

a mia vita da paramecio è iniziata subito. Ero malata, spesso costretta a letto. Asma, respira piano, profondamente. Non ti agitare, per l’amordiddio, dictat del dottore. Figurarsi, e chi si muove. Verso gli 8 anni per un breve periodo mi avevano pure montato in camera un’amaca stand alone. Dondolamenti e prime serie di Mai Dire Banzai alla tv, era maggio e fuori c’era il sole dell’infanzia, quello delle ginocchia sbucciate, ma io avevo Gialappa’s e Winner Taco, c’era un grande esotismo nell’aria. A 13 anni visti i trascorsi non sapevo assolutamente maneggiare un pallone di qualsiasi foggia e rabbridivo al minimo cenno di formate due squadre. La parola bagher per assonanza mi evocava steppe polacche e campi di concentramento. Rigore militaresco nelle file per la ricezione. Mimì Ayuhara che si incatena i polsi e si allena giorno e notte e prende le manganellate da Daimon. L’osteopata risponde. Le lezioni di educazione fisica si traducevano in un foglio firmato dal dottore a cadenza annuale, sulla quale c’era scritto esonero parziale dall’attivitá sportiva, all’istituto magistrale nell’ora di ginnastica o di religione. Tute dell’Adidas che non hanno mai visto il pavimento di linoleum. Poi il ‘97, i Radiohead se ne uscirono con OK Computer e nello specifico Fitter Happier, e lì

apoteosi, capisco di essere nel giusto, fottesega, lo dice anche Thom a chiare lettere con palese satira androide: fitter, happier / more productive / comfortable / not drinking too much / regular exercise at the gym (3 days a week). Vedi, ‘sti salutisti di merda, con le loro vite tristi mentre ingollano beveroni probiotici. Lo vedi, il disprezzo per i ciclisti la domenica mattina. E così via, gli anni di Mark Renton, birre in erasmus, doposbornia elegantemente sopravvissuti, giorni felici per continuare a spaccarsi, giorni da lombrico passati in orizzontale a rotolarsi nel nulla. E in tutto questo il fisico ti viene dietro, poi piano piano cominci ad accusare colpi, anche i più scassoni smettono di farsi le canne, a 30 anni di sabato sera alla mezza prende lo sbadiglio e, che si fa, se ne beve un’altra? Io no via, c’ho un po’ di acidità di stomaco. Domattina volevo andare a correre. Gente intorno a te che segue diete di ogni tipo, che due anni fa si è ammazzata di bresaola anche a colazione e kickboxing e li sentivi dire: “sto da dio”, sì certo peccato che hai la fiatella perchè la Dukan fa venire la fiatella (scritto OVUNQUE) e vai in palestra a tirar calci per sfogare le tue frustrazioni, ma sì, stai da dio. Fitter happier, adesso la Dukan è fuori moda, ci abbiamo solo eserciti di vegani biodinamici, ma questa è un’altra storia, le verdure

non mi danno noia, le verdure non vanno in conflitto con la voglia di non muovere un muscolo. Un paramecio si distrugge con la sua immobilità fisica ma non può assolutamente convivere con quella mentale. Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dal data entry, ecco il vero cruccio. Notti insonni. Velati no comment invece sulle lezioni di pilates disertate, sulle iscrizioni, mensilità, scuse, bombe patetiche. Timidi propositi in leggings e cardigan. Pilates col cardigan. Il culo scende, in ogni caso, e i sotterfugi costano cari. L’alternativa è comprare pacchetti di idrocolonterapia su Groupon, l’idrocolonterapia è il lavaggio dell’intestino che consente di eliminare tutte le scorie radioattive che anni di aperitivi e cene studentesche a base di pasta al pesto del Liddl hanno prodotto, andando a scrostare lo strato di unto generato da noccioline toccate da tutti in una fetida ciotola di plastica e kebab con salsa allo yogurt. Soffrirete un po’, ma poi che pelle. Che intestino di velluto. Lo sentirete rinascere, mentre un pratico e indolore cannolicchio su per il dadan spara getti d’acqua nelle vostre budella, nel frattempo voi ve ne state comodamente sdraiate a leggere quell’agghiacciante articolo su Terra Nuova, polli in batteria, mucche con il pus ai capezzoli, questa non è vita, pensi sdraiata col cannolicchio nel dadan, ecco, la pressione sta diminuendo, la seduta è terminata. Si torna a casa.

http://parolesantels.blogspot.it/


piccole incursioni nel sottobosco locale

La Scena Identificati, in qualche modo Giulia Sarno, neotrentenne, palermitana di nascita ma toscana di adozione ormai da undici anni,. Posso dire, senza risparmiare toni altisonanti, di aver consacrato i miei giorni alla musica, dedicando a questa ossessione tanto la mia vita attiva (come singer-songwriter del progetto unePassante) quanto quella contemplativa (come studentessa di musicologia all’Università di Firenze). Il resto del tempo lo impiego negli svariati lavoretti tanto familiari a chi si occupa di musica: insegno italiano agli stranieri, poso come modella nelle scuole d’arte, e cose così. Dicono di me che sia una discreta cuoca, e se c’è una cosa che amo quanto la musica è la letteratura. Cos’è per te LA SCENA? Be’ non è facile da spiegare, perché La Scena è un concetto abbastanza nuovo per me. Avendo vissuto da “sradicata” da quando ho avuto l’età per poterlo fare, non ho mai avuto l’occasione di legarmi ad un contesto creativo stabile tanto a lungo da sentirmene parte effettiva. Cosa che invece sento adesso nei confronti della scena fiorentina. Che poi si possa

parlare di scena al singolare non credo sia possibile: fortunatamente Firenze è una città che prevede la compresenza di più scene, che a volte dialogano, ma più spesso ostentano di ignorarsi. Credo sia normale e che non ci sia niente di grave in questo. Ci si definisce sempre per contrasto con qualcosa che non ci rappresenta. L’atteggiamento più corretto mi sembra quello di una sana competizione, una ricerca del proprio pubblico senza ostacolare e disprezzare chi propone cose diverse, e soprattutto senza chiudersi per partito preso, ma al contrario cercando il confronto. Poi, ognuno riconosce i suoi, ha detto un poeta che ama-

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va frequentare le Giubbe Rosse. Un esempio pratico di quella che sento come la mia scena di appartenenza è la neonata creatura collettiva Chic Paguro, di cui oltre unePassante fanno parte al momento Bad Apple Sons, Kill The Nice Guy, King of the Opera e Tribuna Ludu. Una sorta di consorzio di musicisti legati da reciproca stima e amicizia che lavorano insieme, con una logica che ricorda un po’ l’“uno per tutti, tutti per uno” dei moschettieri di Dumas, ma con l’idea di impiegare le nostre forze non solo per noi stessi ma anche per dare qualcosa a questa città… Di più non posso dire, ma seguiteci e vedrete. Perché credere ne LA SCENA? Perché noi ci crediamo, ma se non ci credete voi crolla tutto. Quello che facciamo, le forme d’arte che proponiamo, acquistano un senso soltanto nella condivisione. A partire dalla città in cui operiamo, e poi nel riconoscimento che possiamo ottenere, singolarmente e collettivamente, fuori. Perché credere nella scena non è una forma di campanilismo, ma attenzione verso le cose che succedono accanto a noi, e cura di esse.

i provinciali di Pratosfera

Niente è più come prima

“Q

uando non sai cos’è, allora è jazz” diceva Danny Boodman nel monologo teatrale, poi libro, “Novecen to” di Alessandro Baricco (il solito del “Pianista sull’oceano”, per i cultori del cinema). Non storcete il naso, un concerto jazz non ha mai fatto male a nessuno, soprattutto se i nomi sono importanti come quelli che vi stiamo per presentare.

Questo mese l’occasione per venire a Prato è il “Metastasio Jazz”: arrivato alla sua diciannovesima edizione, una delle più longeve rassegne musicali della città, curata da Stefano Zenni assieme al teatro pratese. Tre concerti con nomi che, per gli appassionati, non suoneranno sicuramente sconosciuti. Il più importante, anche se come calendario è il concerto di chiusura, è Brad Mehldau, considerato l’espressione più alta della raffinatez-

za di suono, del fitto dialogo tra gli strumenti, della cura del repertorio (su youtube tra i vari video trovate anche il suo riarrangiamento di “Paranoid Android” dei Radiohead: da ascoltare assolutamente, potrebbe essere un buon approccio all’artista), che sarà in concerto per la prima volta a Prato il 3 marzo. Andiamo con ordine, comunque: si inizia il 10 febbraio con l’Open Combo di Silvia Bolognesi, che quest’anno celebra i dieci anni di attività, uno dei più brillanti e solidi gruppi jazz italiani. Otto musicisti, suono inusuale con le trasparenze del vibrafono, l’equilibro dei fiati e i colori delle percussioni. Il secondo concerto sarà il 24 febbraio con Michel Portal e Antonello Salis, un duo eccentrico che vede a confronto due grandi maestri, Portal, lirico poeta del clarinetto e del sassofono, e Salis, un concentrato di energia disinibita alla fisarmonica come al pianoforte. E poi, come già detto, il grande Mehldau in trio il 3 marzo. Tutte le informazioni sui biglietti (che costano poco) le trovate sul sito del Teatro Metastasio (www.metastasio.it).

www.pratosfera.com


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un sex symbol al mese di il moderatore

una non precisata (ma di certo illuminata) mente alle prese con la vera essenza della bellezza

Mark Frechette

R

ivoluzionario made in USA, si ritrova per caso protagonista di “Zabriskie Point”, in una sorta di riflesso cinematografico di quella che era la sua esistenza, e cioè l’utopia dei seventies, la vita in una comune di Boston, alla quale destina le svariate migliaia di dollari guadagnate con il film di Michelangelo Antonioni. L’improvvisa notorietà lo porta a bissare l’esperienza cinematografica in un altro film schierato dell’epoca; “Uomini Contro” di Francesco Rosi, a fianco di Gian Maria Volontè, ma proprio mentre sembrava in procinto di divenire un feticcio del cinema Italiano meno allineato, Mark saluta tutti e torna nella comune a Boston, dove pochi anni dopo (1973), insieme a due compagni, progetta una rapina in una banca nel New England. Il tentativo criminale, però, va male, e uno dei complici muore nello scontro a fuoco con la polizia, mentre lui, l’ex ragazzo copertina di “Rolling Stone”, si becca 15 anni. Lo schiaffano in carcere a Norfolk (Massachusetts) e proprio qui, due anni dopo il suo arresto, muore, ufficialmente per un incidente occorsogli in palestra, dove sembra che una barra per sollevamento pesi da 70kg gli sia scivolata sul collo, uccidendolo per soffocamento. La verità, come successo per Aldrovandi, Cucchi e le troppe altre vittime di casi analoghi, purtroppo rimarrà per sempre nel buio della galera, zittita dal tabù che protegge la cronaca dalle carceri.

http://unsexsymbolallasettimana.blogspot.it/

the harsh truth of the camera eye di antonio viscido

“Essere testimone di incontri speciali, capita.” http://facebook.com/antonio.viscido



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take your time di isabella tronconi

da San Pierino a San Paolino

C

’eravamo lasciati, lo scorso agosto, parlando dell’ “arco di San Pierino” fra via dell’Oriuolo e piazza San Pier Maggiore. Ci ritroviamo qui, scoprendo che in questa zona di Firenze gli “archi di San Pierino” sono in realtà due. Il secondo è l’imponente edificio a tre fornici -due murati, quello centrale aperto e attraversato da via San Pier Maggiore- intonacato di bianco e con ghiere di pietra serena, tra piazza San Pier Maggiore e via Verdi. Oggi ospitante appartamenti ed esercizi pubblici, un tempo era il monumentale triportico, eretto da Matteo Nigetti nel 1638, antistante la scomparsa chiesa romanica di San Pier Maggiore, demolita nel 1784 con l’annesso monastero benedettino per volontà del Granduca Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena perché giudicata pericolante (ma con ogni probabilità il cedimento non strutturale di una parte dell’edificio, che decise il Granduca a smantellarlo, fu semplicemente il suo casus belli per liberarsi della presenza a Firenze di una comunità religiosa assai potente: dalla notte dei tempi la badessa di San Pier Maggiore, infatti, si univa in simboliche nozze mistiche con il nuovo vescovo al suo arrivo in città, ospitandolo poi per la notte nel monastero, da dove il mattino seguente egli si recava a piedi nudi ad insediarsi in Duomo. Questa cerimonia era valsa alla badessa, presso i salaci fiorentini, l’appellativo di “sposa del Vescovo”).

Il marchese Luca degli Albizi, nel Settecento, volle essere sepolto in questa chiesa, dove da secoli i membri della sua famiglia venivano tumulati (lo testimoniano l’epigrafe sull’architrave del nostro “arco di San Pierino”, e la vicinanza con il “borgo” della famiglia omonimo, dove gli Albizi avevano il loro palazzo). I due monumenti funebri voluti dal Marchese per sé e per Gerolamo degli Albizi, insieme con la cappella barocca che li ospita, furono eseguiti fra 1700 e 1709 da Giovan Battista Foggini: quando San Pier Maggiore fu distrutta, la cappella e i suoi arredi vennero smontati e fedelmente rimontati nell’antica e oggigiorno misconosciuta chiesa di San Paolino nell’omonima piazza, lungo via del Palazzuolo, dove si possono ammirare sulla destra (prima cappella). Si tratta di due sepolcri a muro, a Firenze, a quanto ne sappiamo, unici nel loro genere. Tralasciando la loro pregevole intelaiatura architettonica, ci possiamo concentrare sulle sorprendenti tombe. Il Foggini aveva riutilizzato un sarcofago marmoreo quattrocentesco scolpito da Lorenzo Ghiberti e bottega per Maso degli Albizi (+ 1417), pure in San Pier Maggiore da centinaia di anni, dividendolo in due in senso vertical-longitudinale e successivamente addossando ciascuna metà a ognuna delle due pareti opposte della cappella. Si può infatti notare, sul fondo di ciascuna delle due mezze casse (sul lato che dà sulla nava-

ta della chiesa) un delizioso bassorilievo, raffigurante le due parti del corpo “dimezzato” di un cagnolino, simbolo da tempo immemore di amicizia e fedeltà, soprattutto coniugale. La mano del Ghiberti è rivelata dalla raffinata condotta scultorea del cagnetto, e dall’eleganza dell’iscrizione sulla cassa marmorea, in scrittura “capitale romana”. Giovan Battista Foggini completò queste strutture gemelle con due sue splendide sculture, sontuosi sudari di marmo bardiglio scuro sollevati da due minacciosi scheletri di marmo giallastro, dal significato morale e religioso evidentissimo. Il Foggini, per queste sue opere, si era ispirato ai celeberrimi monumenti funebri ai papi Urbano VIII Barberini e Alessandro VII Chigi di Gianlorenzo Bernini, in San Pietro in Vaticano. È interessante notare come identici motivi -per esempio l’angelo, o il teschio- venissero declinati in modi totalmente differenti, in epoca barocca o rococò: in Bernini, o Foggini, il teschio è spaventoso memento mori: nella Asamkirche di Monaco di Baviera, capolavoro rococò dei fratelli Asam, sui confessionali simpaticissimi puttini di stucco giocano “a bocce” con teschi (pure in stucco).

foto: elio padovano


animaletto - enrico pantani



parole 29 di sara loddo

MICHELE SERRA Gli sdraiati

108 pp. - Feltrinelli - 2013 Nel suo breve romanzo Michele Serra si interroga sulle differenze e sull’incomunicabilità fra i vecchi - in cui lo scrittore rientra appieno - e i giovani, generazione incomprensibile e lassista, che vive di notte e dorme di giorno, mostrando disinteresse per quanto non proviene direttamente da uno schermo. Il complesso rapporto fra genitori e figli, la difficoltà estrema nel comunicare e l’impossibilità di trovare dei valori condivisi tormentano l’autore, che trasferisce il suo catastrofico rapporto con il figlio adolescente nel progetto di un romanzo in cui vecchi e giovani combattono “La Grande Guerra Finale” per il domino del mondo.

DOPPIAEFFE FRANCESCA VARGIU E FRANCESCO MILAZZO Matti da sognare 255 pp. - Cenacolo di Ares - 2013 “Guida per gli indecisi del mollo tutto e parto” dice il sottotitolo di questo libro, metà diario metà blog, in cui si alternano le voci narranti di Effe Femmina ed Effe Maschio, nel racconto della decisione più importante della loro vita: la realizzazione del sogno di sempre. “Matti da sognare” ripercorre il cammino lungo e contrastato che ha portato i due protagonisti a lasciare l’Italia, Roma, una vita canonica, il lavoro, la macchina e la casa per seguire il desiderio di conoscere il mondo. Così, fra contrasti interiori ed esterni, entusiasmi, progetti, conti, mappe, paure, determinazione e l’apertura del blog, i due pianificano il loro primo viaggio RoundtheWorld, dando ascolto all’unica voce che conta.

JULIAN BARNES Livelli di vita

118 pp. - Einaudi - 2013 Partendo dai primi esperimenti di volo dell’800, dagli aerostati e dalla rischiosa bellezza del librarsi nell’aria, Barnes parla dell’amore. Di quello fugace fra un’attrice francese e un aeronauta inglese, dell’amore devoto del fotografo Nadar per la sua consorte, fino a quello per sua moglie. Nella seconda parte del libro, infatti, l’autore passa al racconto autobiografico, narrando con una profondità e una capacità di analisi sconcertante il dramma senza eguali dovuto alla perdita della persona amata, quella con cui non è più possibile condividere e alla quale non è più possibile tornare, di cui non si potrà più sentire la risata o assaporare il silenzio assonnato in un viaggio di ritorno verso casa.

Classique c’est chic GEORGE ORWELL 1984

336 pp. - Mondadori - 2002 Scritto nel 1948, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, il romanzo di Orwell rappresenta un Mondo reduce da un terzo conflitto, in cui dominano tre totalitarismi che si spartiscono il pianeta. Ambientato in Oceania, la potenza che raggruppa la maggior parte dei territori anglofoni e il Sud America, racconta del regime dominato dal Partito del Grande Fratello, figura misteriosa che esercita il suo controllo attraverso la manipolazione della storia e della verità, i teleschermi forniti di telecamere perennemente accesi, la psicopolizia e la neolingua, costruita in modo tale da ostacolare il pensiero critico e da garantire la sopravvivenza di un sistema ortodosso privo di sentimenti e di umanità.


30 suoni di Lespertone

MICAH P. HINSON Micah P. Hinson and the nothing Talitres Micah P. Hinson ti spezza il cuore. Te lo spezza con la sua fragilità, con la sua voce, con la sua storia e soprattutto con la sua musica. È giovane, ancora molto giovane. Ma ha già vissuto almeno tre o quattro vite. Una sorta di vita à la Johnny Cash condensata in pochi anni. Dipendenze da farmaci, alcol, droghe, acciacchi fisici, depressione, storie d’amore devastanti, il carcere. Tutto vissuto e rivissuto intorno ai venti anni. Sembra la solita zuppa col lieto fine. Ma qui non sappiamo se ci sarà mai, un lieto fine. O se Micah, continuerà ad essere tormentato. Nasce a Memphis, ma presto si trasferisce con la famiglia ad Abilene, in Texas. Non dev’essere un granché, Abilene, visto che Micah si domanda perché diavolo qualcuno dovrebbe mai vivere qui. Ci scambiammo due chiacchiere, il 1 febbraio di sette anni fa. Suonava al Sintetika, quello che oggi è il Tender. Era in solo, accompagnato da un batterista, e presentava “Micah P. Hinson and The Opera Circuit”, suo secondo lavoro dopo il folgorante debutto di “Micah P. Hinson and the Gospel of Progress”. Teoricamente nel mezzo ci sarebbe “The baby and the satellite”, ma si tratta di un recupero dei suoi primi demo datati primi anni duemila. Aveva l’aria gentile, quel giorno. E forse è sempre così. Lo avrete visto, è magro, raccolto nelle sua spalle, spesso con la sigaretta in bocca e con una grossa montatura di occhiali. Nonostante il fastidioso chiacchiericcio di chi passava lì per caso, il concerto fu viscerale e selvaggio. Ma anche dolce. Già graffiava Micah Paul. Le vicissitudini nel frattempo non si sono fermate. I dolori alla schiena non se ne sono mai andati e non c’è voluto molto per ritrovarsi nuovamente dipendente dagli anti dolorifici. La sua carriera è proseguita, tra mille difficoltà e sempre con quella strana sensazione che il suonare, fosse l’unica salvezza di Micah. L’ultimo dramma, nell’estate del 2011. Un terribile incidente in furgone, avvenuto in Spagna durante un tour, gli ha provocato una lunga paralisi alle braccia. Tornato in Texas ha dovuto pazientare molti mesi prima che tutto, in qualche modo, ricominciasse a funzionare. È stata durissima ripartire per l’ennesima volta. Nasce così il suo nuovo lavoro “Micah P.Hinson And The Nothing”, raccolta di canzoni scritte già prima dell’incidente ma che, per forza di cose, vedono la luce solo adesso. Quelle canzoni hanno viaggiato per il mondo in cerca di aiuto degli amici più cari. Hanno risposto presente The Twilight Sad, Belgium Quartet ed il vecchio compare di sventure T. Nicholas Phelps. Tutti pronti inizialmente a suonare quei brani per trasformarli da bozze a canzoni. Il peggio stava passando. Micah è tornato in Spagna a registrare e, questa volta, suonare tutto. Batteria, contrabbasso, viola, timpani. E chitarra, ovviamente. L’inizio è una furia. È sguaiato, quasi liberatorio. Un giro di chitarre rockabilly, mescolato a trame punk. Tutto poi torna nei ranghi e nei territori più cari a Micah. Quelli da poeta maledetto che si esprime con versi folk e lievi accenni country. Siamo dalle parti del già citato Johnny Cash, di Van Morrison e di Bonnie Prince Billy. Siamo dalle parti dei grandissimi. Lo dimostrano brani già nati classici come ‘On the Way Home (To Abilene)’. O come il jazz crepuscolare di ‘The One To Save You Now’ e l’urlo di ‘The Same Old Shit’. Sino a raggiungere l’apice proprio a metà strada con la commovente ‘Sons of the USSR’ dove c’è tutto il meglio di Micah. Una voce struggente, corde pizzicate ed umane debolezze. In ogni canzone emergono sentimento, passione, nonché tutto il tempo necessario dedicato a ciascun brano, ha detto Micah. Ad oggi non esiste artista più sincero.

MOGWAI Rave Tapes Rock Action

Quando alla fine hai un suono talmente riconoscibile che non hai neanche bisogno di Shazam, è dura uscirne. I Mogwai, col nuovo “Rave Tapes”, ottavo album al netto di remix e colonne sonore, ci provano (anche se non più di tanto) inserendo un bel po’ di elettronica in più. File under, comunque da non perdere dal vivo per nessun motivo anche solo per sentire i synth di ‘Remurdered’. THEE SILVER MT.ZION MEMORIAL ORCHESTRA Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything Constellation

Non che i precedenti episodi di quella che inizialmente era una costola dei Godspeed You! Black Emperor, non fossero all’altezza. Qui però Efrem Menuck e compagni e compagne azzeccano tutto dal primo all’ultimo secondo del disco in cui i Mt.Zion giocano magnificamente tra rumori, urla calibrate, archi ed insospettabili melodie. Come prenotarsi un posto nella playlist del 2014 di Lungarno. Sì, anche se siamo solo a gennaio. NENEH CHERRY Blank Project Smalltown Supersound

Neneh è figlia (adottata) di Don, celebre trombettista jazz e quindi sorellastra di Eagle-Eye, che forse nei novanta azzeccò un singolo. Neneh invece ha quasi sempre bazzicato territori R&B, oltre ad essere un gran personaggio. Ricorderete il duetto con Youssou N’Dour. Qui si fa produrre da Four Tet ed accompagnare dai Rocketnumbernine. Avant-elettronica, spoken word e soul. Bravissima.

Chi più ne ha, più ne metal FINE BEFORE YOU CAME Quassù c’è quasi tutto (2014) Gli anni 90 sono stati l’apice totale della produzione musicale mondiale, oseremmo dire galattica, e questo solo perché noi di Solomacello, che all’epoca eravamo giovani e facili agli entusiasmi, abbiamo deciso così. Poi ci sono stati i 2000, che non se la sono mica cavata male, anzi. Qualcuno addirittura non solo è sopravvissuto a quegli anni, ma è pure andato in crescendo ed è migliorato – qualcuno oltre a noi, chiaramente, che quello che abbiamo perso in capelli lo abbiamo guadagnato in barbe e fascino. Prendiamo i Fine Before You Came, per dire: se ne escono dal nulla in questi giorni con due brani nuovi di zecca scaricabili gratuitamente dal loro sito in attesa che finiscano su qualche 12’’. E cosa ti combinano? Con ‘Angoli’ riprendono quella forma post-rock di qualche tempo fa, dilatata e in crescendo, dove la ritmica si scopre pian piano, le chitarre disegnano i contorni e le atmosfere e la voce mette il timbro di qualità su un pezzo emozionante quanto carico di tensione. ‘Distanze’ si muove su terreni emotivi simili, ma raccolti in una forma canzone più immediata senza perdere di intensità. Insomma, i Fine Before You Came invecchiano e diventano capaci di una sintesi compositiva notevole. E noi metallari barbuti continuiamo ad apprezzare, perché sotto la scorza stagionata e inscalfibile qualche scossone lo sentiamo ancora (ma non ditelo in giro che abbiamo una reputazione da difendere). http://solomacello.blogspot.it


FESTIVAL DEI POPOLI

FESTIVAL DEI POPOLI

festival internazionale del film documentario 2013 MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO

festival internazionale del film documentario 2013 Premio cinemaitaliano.info – CG Home Video

DOPPIO EVENTO SPECIALE ALLA PRESENZA DEL REGISTA

MARTEDÌ 18 FEBBRAIO ORE 20.30

ORE 21.30

Viale Don Minzoni, 25 - Firenze

Via dell'Ulivo, 6 - Firenze

CINEMA STENSEN SEGUE INCONTRO CON IL REGISTA

SPAZIO ALFIERI SEGUE INCONTRO CON IL REGISTA

Ingresso: 5€. Il film sarà in programmazione, in entrambi i cinema, dal 19 Febbraio. Per info e orari: Cinema Stensen, www.stensen.org, tel 055 576551 - Spazio Alfieri, www.spazioalfieri.it, tel 055 5320840

Un centro di socializzazione a Firenze, frequentato da ex-tossicodipendenti, persone uscite dal carcere, senza domicilio, persone con percorsi psichiatrici. Lo frequento da qualche anno, come se fossi stato adottato in questo che sembra un porto di mare. Alcuni scompaiono, magari ricompaiono dopo qualche mese, magari non tornano più. Altri sbarcano, con la loro storia. Ero stato invitato a fare delle interviste. Ho proposto di inventare un film da fare, con loro. Anche per loro. Ognuno è solo con il proprio vissuto. Possiamo immaginarlo. Ho evocato il viaggio di Ulisse. Ulisse che è lo scomparso, in preda a mostri e sirene, che torna dal paese dei morti. Il suo nome è nessuno, è lo sconosciuto che si racconta.”

GIOVANNI CIONI

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