Lungarno n. 70 - febbraio 2019

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IED FIRENZE I Creative Days sono workshop gratuiti rivolti agli studenti delle classi 4^ e 5^ delle Scuole Medie Superiori e offrono l’opportunità di tradurre la creatività in un progetto reale. Sperimenta l’attività didattica e i laboratori IED nelle nostre sedi e non perdere l’occasione di metterti alla prova! FIRENZE | MILANO | BARCELONA | CAGLIARI | COMO | MADRID | RIO DE JANEIRO | ROMA | SÃO PAULO | TORINO | VENEZIA


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Accadde a Febbraio

Agenda di Febbraio

Sipario

Deviazioni Notte senza prosa Libernauta Il questionario Letture d'autore

Nuove aperture Cocktail e bar

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Il castello dimenticato Nuove riprese

Caro Lettore, ti presento i miei...

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Parla come mangi Gole Profonde

L’armadio di Narnia

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Frastuoni Casa Jazz

Editoriale

Oroscopo

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La boutique della carta Scherza con i fanti ma lascia stare i santi Salvate il soldato San Valentino Da non perdere Esseri Urbani Undici Proverbi Fiorentini Luci sul Bright Festival Racconti in Tramvia

Franco Baggiani


FRANCESCO MIGLIORINI

MATERIA MATERIA MATERIA MATERIA MATERIA MATERIA

PRIMA PRIMA PRIMA PRIMA PRIMA PRIMA

TEATRO CANTIERE FLORIDA FIRENZE a 6 EDIZIONE MARZO.APRILE 2019 MURMURIS TUTTO IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL SU WWW.MATERIAPRIMAFESTIVAL.COM

Giovedì 07 Marzo 21.00 MI SA CHE FUORI È PRIMAVERA Gaia Saitta Giorgio Barberio Corsetti Concita De Gregorio

Giovedì 14 Marzo 21.00 SEI. E DUNQUE, PERCHÉ SI FA MERAVIGLIA DI NOI? Roberto Latini PierGiuseppe Di Tanno

Giovedì 21 Marzo 21.00 LO SOFFIA IL CIELO UN ATTO D’AMORE TrentoSpettacoli

Giovedì 28 Marzo 21.00 IL CANTO DELLA CADUTA Marta Cuscunà

SELEZIONE PREMIO INBOX 2018

Giovedì 04 Aprile 21.00 I, DAREEN T. Dareen Tatour Einat Weizman PROGETTO INTERNAZIONALE IN COLLABORAZIONE CON MIDDLE EAST NOW FESTIVAL 2019

Sabato 06 Aprile 21.00 MEMORY BOX Zoeteatro EVENTO SPECIALE

Venerdì 12 Sabato 13 Aprile 21.00 GIUSTO LA FINE DEL MONDO Murmuris Attodue EVENTO SPECIALE LUOGO DA DEFINIRE

PREMIO UBU 2018 NUOVO ATTORE O PERFORMER UNDER 35 MATERIA PRIMA 2019 È A CURA DI

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NELL’AMBITO DI FLOW

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Ciao Partigiano di GABRIELE AMETRANO

Te, c’hai sempre combattuto te, che glie sei sempre annato contro oggi hai deciso di partire su ‘na montagna, senza più tornare. Ciao, mio caro partigiano che raccontavi de ’n tempo lontano ce lasci quelle tue parole che giuro trasmetterò a’ la prole. La lotta contro ogni fascismo pe’ l’uguaglianza contr’ogni razzismo e battese pe’ la Costituzione: io n’ho fatto la più grande lezione. Oggi ce lasci senza testimone e mo’ tocca a noi protegge quell’idea de libertà, de democrazia che c’hai lasciato prima d’annà via. Mo’ riposa che tu hai già fatto tanto continueremo noi a combatte co’ l’intento de seguì ancora la tua voce e nun lascià più rinasce ’n duce.

A

bbiamo il dovere di conservare la memoria, di preservarla dagli attacchi di chi vuole dimenticare. Ci stanno lasciando i testimoni di un’epoca che ci ha permesso di essere liberi, democratici, rimangono però le loro storie, le loro parole. Il nostro compito è quello di avere sempre presente il nostro cammino, quello di chi ci ha preceduto con la responsabilità per coloro che seguiranno. In una meravigliosa lettera all’amico Jean Bernabé, Julio Cortázar ha scritto: “La vera profondità di un uomo è l’uso che fa della propria libertà”. Ma anche della propria memoria. Arrivederci Pillo.

IN COPERTINA

na•ma•sté di Daria Derakshan

Daria Derakshan è una giovane grafica di origini persiane, nata e cresciuta a Firenze. Appassionata di arte, cinema e moda ridisegna e interpreta i suoi idoli in chiave pop, rivelando una profonda ammirazione per il padre della pop art, Andy Warhol. La sua palette è composta da colori decisi e forti, colour black che lasciano intuire il carattere della nostra: colorato, divertente e deciso. www.dariaderakhshan.com

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 70 - Anno VIII - Febbraio 2019 - Rivista Mensile Proprietario: Associazione Culturale Lungarno Editore: Tabloid Soc. Coop. • Firenze • N. ROC 32478 Direttore Responsabile: Gabriele Ametrano Stampa: Tipografia Baroni e Gori srl • Prato

Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dell'editore e degli autori. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. PER INFO E PUBBLICITÀ tel. 055 6587611 e-mail: commerciale@tabloidcoop.it

I contenuti di questo numero sono a cura dell'Associazione Culturale Lungarno. Per la loro realizzazione hanno collaborato: Jacopo Aiazzi, Gabriele Ametrano, Michele Baldini, Laura Campiglio, Tommaso Chimenti, Leonardo Cianfanelli, Tommaso Ciuffoletti, Francesca Corpaci, Daria Derakshan, Lavinia Ferrone, Giulia Focardi, Raffaella Galamini, Luca Gasperoni, Giulio Garosi, Gabriele Giustini, Rocco Gurrieri, Lafabbricadibraccia, Caterina Liverani, Alessandra Marianelli aka Luchadora, Massimo Mattei, Selene Mattei, Riccardo Morandi, Alessandra Pistillo, Luca Starita, Marta Staulo, Giacomo Alberto Vieri, Martina Vincenzoni. Coordinamento: Riccardo Morandi Editor: Arianna Giullori Progetto grafico: Francesca Arfilli L'Associazione Culturale Lungarno ringrazia la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze per il contributo a sostegno delle attività culturali svolte.


Caro lettore,

TI PRESENTO I MIEI... E questi, caro lettore, sono alcuni dei nostri masculi (me incluso). Musi duri contro le intemperie, acuti come spilli e sempre pronti a soffiare sulle temperature che si alzano in redazione. Siamo cuori galanti, sempre pronti a cedere il passo alle numerose gentildonne della redazione. Se non ci fossero saremmo tutti messi molto male. (il direttore)

foto di GIULIO GAROSI illustrazione di ALESSANDRA MARIANELLI

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Gabriele

Riccardo

Ametrano

Morandi

L

S

eonardo Cianfanelli

amuele Formiconi

Tommaso

Michele

Jacopo

Giulio

Ciuffoletti

Baldini

Aiazzi

Garosi

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L’armadio di Narnia

HELIOS ONLUS di GIACOMO ALBERTO VIERI

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artono sempre da una porta, le migliori avventure.E ce n'è una graziosa, piccina, in Via della Rondinella 40r, nel cuore di Coverciano: ogni tanto quella porta si apre, qualcuno bussa, entra, chiede informazioni. È la porta dell'associazione di volontariato Helios Onlus, nata nel 1995 grazie all’impegno di alcuni giovani ragazzi tra i quali l’attuale presidente, Francesco Sarti. In oltre vent’anni di attività Helios è diventata un punto di riferimento per le associazioni che operano in ambito socio-sanitario e nel 2015 ha ricevuto il Premio Gratuità per l'impegno a fianco di bambini e giovani in difficoltà. L'associazione ha molti percorsi all'attivo: c'è l'Attività di Gioco all'Ospedale Pediatrico Meyer, per esempio, rivolta ai piccoli pazienti ricoverati nei reparti di lungodegenza, e che offre un importante supporto anche ai familiari, permettendo loro di riposarsi o allontanarsi momentaneamente dalla camera; c'è l'Attività sociale del Sabato, dedicata a giovani con disabilità di natura fisica, psichica o socio-relazionale, che rappresenta un’occasione di svago e socializzazione, nonché un’opportunità per migliorare la propria autonomia (all'interno di questo spazio si inserisce anche “Messa alla prova”, un progetto nato dalla collaborazione con il Tribunale dei Minori e con il Tribunale Ordinario di Firenze che dà la possibilità a minori e adulti di cancellare il reato commesso attraverso lo svolgimento di attività sociali di pubblica utilità). C'è poi il servizio di gestione della Biblioteca del Meyer: dal 2008, infatti, Helios è quotidianamente impegnata nell’attività di prestito, sia nella sala di lettura che direttamente nei reparti attraverso un apposito carrello itinerante, e porta avanti anche laboratori di reading ad alta voce finalizzati alla promozione del libro come strumento di cura. Ci sono i Laboratori Creativi di Villa Ulivella, parte in-

tegrante dell’AOU Meyer, rivolti ai pazienti di Neuropsichiatria Infantile, oggi Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza. I volontari possono trascorrere qualche ora in compagnia dei ragazzi proponendo attività manuali e ricreative che stimolino la loro creatività. Un'ulteriore attività, “ forse il fiore all'occhiello della nostra associazione”, ci tiene a ribadire dal telefono il Presidente Sarti “è il Servizio di SOS. Su segnalazione dell'Ospedale, e con il coordinamento delle Assistenti Sociali del Meyer, i nostri volontari affiancano bambini che per vari motivi non hanno accanto a sé la presenza di un familiare. Questo servizio, che viene organizzato in orario 8 - 20, richiede una grossa dose di coordinamento e impegno da parte di tutti ma è anche un'infinita fonte di gratificazione”. E insomma Helios è uno di quei luoghi ancora genuini, pieni di riservatezza ed educazione, che parla poco ma sta sul campo – tra l'altro entro pochi mesi finalmente si doterà di una sede di proprietà, frutto dell'enorme lavoro di auto-finanziamento e di sacrifici profusi nello scorso ventennio - ; è uno spazio a cui si può accedere, come volontari, dopo aver frequentato un corso di formazione che garantisce un'accurata conoscenza di ciò che significa, davvero, prestare il proprio tempo nelle corsie di un ospedale. È una realtà silenziosa, un po' come l'armadio delle cronache di Narnia: dentro racchiude storie, addolorate ma anche magiche, racconta di rincorse e battaglie in nome di una speranza che, comunque, si è troppo presi a donare da sprecare fiato in roboanti proclami e dichiarazioni. Insomma, alle volte forse è vero, come dice il mio amico Paolino, che però beve un po' troppo e gira tutto il giorno in bicicletta recitando poesie di Giuseppe Giusti, che il bene non fa grazia di questi tempi, e che domani saremo tempesta, però ci sono delle porticine che qualcuno apre lo stesso, maniglie da oliare, spifferi da coprire, insomma certi anfratti ancora tiepidi, che nonostante tutto, saranno nostri.

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“COLLEZIONA PAROLE E BELLE GIORNATE; SCRIVI STORIE; APPUNTA CITAZIONI E LISTE DI LIBRI; SPILLA RICORDI DI VIAGGIO E MOTIVI PER RIMANERE, BIGLIETTI DEL CINEMA E PEZZI DI CARTA DI UN REGALO SPECIALE; CONSERVA I POST-IT DEL BUONGIORNO E SOPRATTUTTO QUELLI DEL ‘CI SONO’; FAI UNA LISTA DI DESIDERI E UNA DI DOVERI, MA POI FAI SOLO QUELLO CHE VUOI DAVVERO”.

La boutique della carta di ALESSANDRA PISTILLO

N

on potrebbe esserci citazione più azzeccata per noi “sognatrici e accumulatrici di libri”. In effetti, le nostre scrivanie sono un tripudio di cimeli raccolti dalla quotidianità e posati lì, a nutrire i pensieri nei momenti creativi. Lo è la scrivania di ogni donna che da bambina collezionava matite, ritagli di adesivi o biglietti d’auguri in cofanetti inespugnabili. Lo è quella di Silvia Columbano, l’ideatrice della Boutique della Carta Elinor Marianne, una marca di quaderni pensati per chi ama la letteratura e le atmosfere retrò. Silvia è un concentrato di grazia e acume. Se le chiedete come trova l’ispirazione per creare le illustrazioni con cui anima i quaderni, vi risponderà che le basta sedersi proprio lì, a quella scrivania. Una lampada accesa, la sua tazzona di moka tra le dita, un po’ di musica jazz francese in sottofondo… et voilà. È così che nascono queste figure uniche, intrecci di linee sottili e colori pastello dal sapore vintage. Da sei anni editor e illustratrice per la Franco Cesati Editore e da tre mesi anche piccola imprenditrice, Silvia decide di chiamare il suo progetto Elinor

Marianne, come le due protagoniste di “Ragione e Sentimento”: “La ragione è simboleggiata dalla parola scritta che ci viene regalata dai libri, che insegna e fa rif lettere; il sentimento invece è la passione, la creatività, che trova il suo veicolo espressivo nel disegno”. L’affinità con Jane Austen è forte per più motivi, tra cui il tema del femminile, che a Silvia sta a molto a cuore. “Questo progetto si rivolge per lo più alle donne, non tanto per scelta di marketing, quanto per un’autentica voglia di condividere le mie passioni con persone che hanno una sensibilità simile. Jane Austen, che non si sposò mai e dedicò la vita alla sua arte, è il simbolo di tutte le donne che vogliono poter scegliere cosa diventare senza subire imposizioni”. I quaderni si compongono di fogli bianchi, senza righe né quadretti. “Anche loro non amano essere messi in riga. Chi li usa può sfogliarli e riempirli di appunti senza preoccuparsi di scrivere storto, sbagliare, cancellare”. Tornare alla fisicità della carta è ritrovare un universo di significati legati al vivere intensamente, senza paura di portarne i segni. “La carta è un po’ come le persone: invecchia; si stropiccia, si strappa; mostra il suo carattere e prende una forma, un odore e una consistenza solo sua”. La carta, imperfetta come la

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vita che rispecchia, ne cattura l’essenza tra le sue porosità. I quaderni sono fatti con la stessa carta dei libri della Franco Cesati: “È una carta particolare, si chiama Fedrigoni acquerello avorio. Le pagine, che appaiono un po’ invecchiate e ingiallite, sono realizzate dagli stessi tipografi. Questi quaderni nascono insieme ai libri, ecco perché ci somigliano”. Forse è anche per questo che al solo guardarli, fanno venire la voglia di leggere. “A volte i libri possono essere respingenti. Sono tante le persone che non leggono o che si spaventano davanti a un libro con troppe pagine. Allora, magari, una piccola citazione sulla copertina di un quaderno può stimolare la curiosità e risvegliare l’amore per un grande classico”. Il grande classico di Silvia? “La casa in collina” di Cesare Pavese, del quale conserva la prima edizione come una reliquia. Se è vero che siamo ciò che leggiamo e conserviamo, conviene lasciarci ispirare: senza i nostri fogli sulla scrivania, i nostri pensieri non sarebbero gli stessi. Senza i nostri libri accanto al letto, non potremmo fare gli stessi sogni. www.elinormarianne.it



LE NUOVE RIPRESE di CATERINA LIVERANI

di CATERINA LIVERANI

C’

è un luogo a circa 35 km da Firenze che vanta un rapporto unico con il cinema. Dalle sue stanze sono passati Pier Paolo Pasolini, i Taviani, Carlo Vanzina, Matteo Garrone, Alberto Sordi, Salma Hayek e altri. Si tratta del Castello di Sammezzano che, edificato nel 1605 dalla famiglia Ximenes D’Aragona in puro stile eclettico orientalista, è stato teatro di decine di produzioni cinematografiche, televisive, pubblicitarie e musicali. Situato nel comune di Reggello con intorno 65 ettari di parco il Castello, visto per l’ultima volta sul grande schermo ne Il racconto dei racconti (2015) di Matteo Garrone, è chiuso al pubblico e versa in condizioni di abbandono catastrofiche. La sua storia nel mondo del cinema come location scelta per ricreare scenari esotici, iniziata negli anni ‘70 e animata da produzioni di alterno valore autoriale (il Castello non è stato solo il set di pellicole tra cui Goodmorning Babilonia dei fratelli Taviani e campagne internazionali come quella per la fragranza Alien di Tierry Mugler, ma ha ospitato la realizzazione di videoclip di Pupo, Amedeo Minghi e Mietta, Dolcenera) è proceduta di pari passo con le vicende patrimoniali. Privilegiata struttura recettiva e di ristorazione dagli anni ‘70 ai ’90, viene acquistato da una società italo ingle-

se circa 20 anni fa. La ristrutturazione però non ha mai preso il via. Finito nelle pastoie della burocrazia il Castello di Sammezzano si sta deteriorando. L’ultima apertura pubblica è stata nel 2015, mentre l’anno successivo il castello si aggiudica la vittoria del concorso indetto dal FAI per i luoghi del cuore, ma finché non saranno chiarite le questioni inerenti alla proprietà i fondi non verranno più erogati. Il Movimento Save Sammezzano (www. savesammezzano.com) è impegnato quotidianamente sui social a diffondere le notizie che riguardano il Castello e a mantenere aperto un canale di comunicazione con chiunque voglia saperne di più delle iniziative di carattere civico ed istituzionale passate e future. E c’è poi chi, come Carlo Menicatti, al Castello ha dedicato una tesi di laurea consultabile sul sito della Regione Toscana. Con un ultimo documentario uscito nel 1989 (Il paesaggio ritrovato di Massimo Becattini e Giovanni M. Rossi) la storia della dimora oggi deve tornare, con urgenza, ad essere soggetto di indagine, non solo giornalistica, ma anche da parte della cinematografia del reale. “Ora come ora non c’è niente che possiamo fare per Sammezzano, se non continuare a parlarne, non farlo cadere nell’oblio. Le persone devono sapere che esiste.” conferma Francesco Esposito di Save Sammezzano. 11

È stato in una gelida mattina dello scorso 4 gennaio che Firenze ha ufficialmente accolto la prima troupe che in questo nuovo anno l’ha scelta come set per delle riprese. Netflix colpisce ancora, si è trattato infatti di alcune scene della terza stagione della serie tv spagnola La casa di carta che si sono svolte in piazza Duomo e al Piazzale Michelangelo. Davanti alla macchina da presa Pedro Alonso (Berlino) e Álvaro Morte (Il Professore). Ma non solo su Firenze si riversa la scelta di ambientare grandi storie; la casa di produzione Svoypocherk si appresta infatti a girare in Versilia, più precisamente a Forte dei Marmi, alcune scene di un film dedicato alla figura del ballerino Rudolf Nureyev, mentre a Greve in Chianti negli ultimi giorni dell’anno sono partite le riprese del nuovo film in costume di Lorenzo Raveggi, La dama e l’ermellino. Le riprese più attese (le selezioni per le comparse hanno registrato più di 600 candidati) sono sicuramente quelle del nuovo Pinocchio per la regia di Matteo Garrone. La location, scelta dopo moltissimi sopralluoghi, è la Tenuta La Fratta di Sinalunga in provincia di Siena dove saranno ricreate la casa e la bottega da falegname di Mastro Geppetto, interpretato da Roberto Benigni. Gino Bartali, Caterina Bueno, Carlo Cassola e il console tedesco Gerhard Wolf sono solo alcuni dei protagonisti dei documentari le cui riprese sono in programma in Toscana per il 2019. La produzione più curiosa? Looking for Negroni, in cui il regista Federico Micali indagherà la storia del cocktail nato in via dei Tornabuoni.


di MASSIMO MATTEI

T

ra meno di una settimana si comincia. Come ogni anno dal '51, che si stava ricostruendo un paese ed anche cantare e ballare ci faceva riscoprire la libertà. Tra meno di una settimana si dirà che no, non si guarda. Perché fa tipo, perché abbiamo letto qualche libro ed un po' ci fa vergogna, perché quel ragazzo che abbiamo conosciuto o la collega di lavoro che da tanto puntavamo, ci proporranno qualcosa di diverso e di migliore e le canzonette potranno aspettare. Perché vai a spiegare che guardi Sanremo a quella che fa filosofia teoretica oppure allo studente pugliese che, al limite, si emoziona per la taranta e per la pizzica e che ti parla per ore della propria terra. Ma Sanremo proprio no, Sanremo non si guarda. Sanremo è nazionalpopolare, come scriveva Gramsci, per altre cose, è vero; ma la definizione sembrava pensata per la kermesse della Riviera che è passata indenne da ogni nostra stagione. Ha attraversato i moralismi democristiani, i primi rifor-

mismi del centrosinistra, la stagione del piombo. Gli edonismi socialisti, l'orgia berlusconiana e la mestizia ulivista. Ed adesso è pronta a farci cercare la canzone da cantare fino a giugno negli anni dei sovranisti. Sanremo siamo noi, in fondo. Con le nostre classifiche aggiornate, con il premio della critica; con le nostre eccellenze e le nostre miserie, con la canzone che ricorderemo tra vent'anni e quella che scorderemo domattina. Perché è vero che tante sere ci siamo annoiati, ma c'è stata una sera che abbiamo ascoltato "Volare" con Modugno che allargava le braccia, un'altra che Dalla si chiamava "Gesù bambino" ed una che con Vasco ci siamo ritrovati all'Harrys bar: come le star. Ed allora la tipa che fa filosofia teoretica può aspettare, ed anche il ragazzo pugliese che ti parla di taranta può uscire con te un'altra volta. C'è Sanremo. Non si scherza con i santi.

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GIAN BURRASCA

17 Febbraio 1907

CONCERTO DI CLAUDIO BAGLIONI

17 Febbraio 1979

Una ricorrenza strana questa, di quelle che amaramente incuriosiscono. Non fosse altro che Claudio Baglioni sia in questo mese la mente del Festival di Sanremo, non fosse altro che lo stesso cantautore si sia fatto carico ultimamente di un messaggio di accoglienza, non fosse altro che il suo primo tour della storia compie 40 anni e, per concludere, non fosse altro che la data fiorentina sia stata celebrata al Teatro Tenda. Il 17 febbraio 1979 il folto capelluto calcava per la prima volta un palco della nostra città nella storica area adesso propria dell’Obihall: una stagione importante, quella dei cosiddetti “tenda”, nati un po’ in tutta Italia in una specie di rinascita degli spazi di aggregazione per la musica. Sono passati 40 anni da quando un ragazzo chiamato “agonia” per via della sua sprizzante carica chiedeva “E tu come stai?”, e la domanda sembra adesso molto più attuale che durante quell’anno a cavallo fra le bombe, la violenza, i mondiali da vincere. Cambia l’interlocutore: un tempo una timida ragazza, adesso il nostro paese.

RONDINELLA MARZOCCO FIRENZE

26 Febbraio 1984

27 Febbraio 1921 10 Febbraio 1986

Si dice che i numeri siano la migliore e più alta astrazione dell’essere umano, perché le cifre rimangono in testa. Proprio per questo iniziamo a parlare, in questo box, con la matematica. Ventuno sono stati i colpi di arma da fuoco che hanno ucciso due fiorentini, a distanza di 65 anni. Diciassette per Lando Conti, già nostro sindaco, freddato lungo la via Faentina il 10 febbraio 1986 dalle Brigate Rosse. Quattro a bruciapelo per Spartaco Lavagnini, sindacalista assassinato dai fascisti nel suo ufficio il 27 febbraio 1921. Tentare in poche righe di non essere retorici è compito arduo, se si pensa quanta violenza possa generare la follia ideologica dell’essere umano: un percorso che, nonostante non ci tocchi adesso, non può essere nemmeno mai abbandonato. Tornare indietro con il ricordo, sfogliare, leggere e capire chi siano stati questi due fiorentini è l’unico antidoto verso la morte dell’anima che genera altra morte. Spartaco Lavagnini e Lando Conti caddero a difesa nostra in un febbraio, uccisi da una forza che mai più vorremmo vedere incarnata.

LA PRIMA PARTITA DI CALCIO STORICO

17 Febbraio 1530

"Agli diciassette (del febbraio 1530) i giovani, si per non intermettere l’antica usanza di giocare ogn’anno per carnovale, e si ancora per maggior vilipendio de’ nimici, fecero in sulla piazza di Santa Croce una partita a livrea, venticinque bianchi e venticinque verdi, giocando una vitella". Scriveva questo Benedetto Varchi, descrivendo la cronaca forse del giorno più importante della storia della nostra città. I fiorentini, allora repubblicani, assediati dalle truppe di Carlo V, impressero nella storia l’anima più forte di appartenenza a questo luogo: la stessa anima che fu poi ripresa, quasi mezzo millennio dopo da Mario Monicelli in “Amici miei”. Si mosse il coraggio, lo sberleffo, la sfrontata provocazione, ma soprattutto l’orgoglio di appartenenza che caratterizza l’essere cittadini fiorentini. 50 ragazzi, in quel 17 febbraio del 1530 hanno fatto quello che raramente è emulabile nel mondo. 50 ragazzi hanno fatto Firenze, con una palla in mano. Non se ne abbia San Giovanni, ma il patrono laico di Firenze va celebrato questo giorno.

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Febbraio

Non sempre gli eventi importanti per una città son vissuti nella stessa: la storia è piena di esempi, lo sappiamo tutti. Stavolta la storia di Firenze è legata alla Rondinella Marzocco, la seconda squadra calcistica fiorentina, che il 26 febbraio 1984 andava a incontrare per il campionato di Serie C1 il blasonato Bologna caduto in disgrazia. I felsinei appena venti anni prima erano campioni d’Italia, la Rondinella giocava alle Due Strade: ma non solo per questo quella vittoria in trasferta per 2-1 è rimasta scolpita nel cuore degli appassionati di calcio della nostra città. La Rondine, come la chiamano ancora tutti a Firenze, fece l’impresa, come nell’altro derby che ci raccontano spesso ovvero quello di Davide e Golia. Un pezzetto di Firenze, questi ragazzi in maglia biancorossa, troppo importante per non dedicare loro un plauso: se non siete convinti provate a passare al Torrino di Santa Rosa, prendetevi una birretta e chiedete. Altro che Sky e DAZN.

LANDO CONTI E SPARTACO LAVAGNINI

di RICCARDO MORANDI

In principio era Pinocchio, poi venne Gian Burrasca. Inutile girarci intorno, il personaggio di Vamba (ovvero il fiorentino Luigi Bertelli) è stato importante quanto l’avvento dei Sex Pistols all’interno della storia della musica contemporanea. Se il burattino di Carlo Collodi era strambamente lineare, e le sue storie piene di personaggi raffiguranti iconiche virtù o blasfeme caratteristiche, Giannino Stoppani è stato per tutti il primo vero eroe della nostra tarda infanzia. Celebrarlo, a distanza di anni, è un nostro dovere morale, visto che nacque proprio a Firenze, il 17 febbraio 1907 nelle pagine del “Giornalino della Domenica”. Gian Burrasca è la prima esibizione di rock nella pura essenza, è il padre di tutte le battaglie dei piccoli contro i grandi, è il motore della ribellione vestita da anima borghese. Vamba ha riportato l’anima della rivoluzione francese dentro una famiglia toscana a suon di scherzi e sberleffi. Non citarlo in questo mese carnevalesco sarebbe sbagliato, se non altro perché Rita Pavone, interpretandolo negli anni Sessanta in tv, ha trasposto la propria immagine di donna verso un discolo toscano.


Salvate il soldato

SAN VALENTINO O DI COME IL ROMANTICISMO ALLA FINE TI FREGA SEMPRE LAURA CAMPIGLIO

I

n questi tempi di cinismo compiaciuto è giunto il momento di schierarsi a difesa dell’ultimo, strenuo baluardo di un romanticismo insidiato dal disincanto della modernità: la cioccolatosa ricorrenza di San Valentino, che una certa retorica antiromantica vorrebbe far apparire come un’orgia consumistica avulsa dall’amore. È vero, se guardassimo il 14 febbraio con lo sguardo malevolo che Ebenezer Scrooge riservava al Natale, San Valentino potrebbe apparirci una bieca scusa per sdoganare pizze a forma di cuore, completini intimi vagamente postribolari, camere a metà prezzo in pausa pranzo nei motel (lodevole iniziativa per coloro che, essendo capaci di grandi sentimenti, festeggiano la giornata degli innamorati non una ma due volte, di giorno con il partner ufficioso e di sera con quello ufficiale). Ma la ricorrenza è invece densa di nobilissimi significati che si riconnettono all’essenza ultima dell’amore, a cominciare dall’agiografia del Santo a cui è dedicata (che come tutte le agiografie della prima cristianità non finisce proprio benissimo, ma vabbè): era il 14 febbraio 273 quando Valentino da Terni, vescovo della chiesa cattolica, venne catturato su ordine di Aureliano per aver celebrato il matrimonio tra una giovane cristiana e un legionario pagano. Appena ricevuta la benedizione, i due giovani muoiono sul colpo (troppa gioia? …chi può dirlo!), mentre poco dopo il martire viene decapitato. Un inno alla vita, indubbiamente. Il percorso che ha portato dalla decollazione del Santo ai cioccolatini cuoriformi è incerto ma costellato di notevolissime pietre miliari: come dimenticare, per esempio, l’immortale passaggio dell’Amleto di Shakespeare in cui Ofelia (scena V, atto IV) promette al principe di Danimarca che all’indomani avrebbe bussato alla sua finestra “to be your Valentine”? In seguito, com’è noto, Ofelia muore annegata in un ruscello, ma questo dettaglio non deve distoglierci dalla natura gioiosa della festa. Festa che, ricordiamolo, affonda

sincreticamente le sue radici nell’antichità: San Valentino è infatti la versione ripulita dei Lupercalia romani, che si tenevano dal 13 al 15 febbraio in onore del dio Luperco, protettore delle greggi. In queste giornate i nostri antenati – gente che si sapeva divertire – radunavano un gruppo di giovani sacerdoti detti appunto Luperci che, vestiti solo di pelli di capra e armati di frustini di cuoio, si producevano in un’allegra scorribanda per le vie della città vibrando colpi ora al suolo, così da fecondarlo metaforicamente, ora alle donne che capitavano loro a tiro, le quali erano ben liete di offrire il proprio ventre nudo per garantirsi il bene supremo della fertilità. C’è forse qualcosa di più romantico di questa sublime immagine che ci regala la storia antica? Non meno suggestivi sono gli spunti offerti dalla storia moderna: è il 14 febbraio 1929 quando a Chicago Al Capone stermina la banda di Bugs Moran in quella che giustamente passa agli annali come la “strage di San Valentino”. Ma se tutto questo non fosse ancora abbastanza per festeggiare degnamente una così lieta ricorrenza, non disperate, oh voi cinici: potrebbe essere San Valentino stesso a far miracolosamente attecchire nei vostri animi aridi il prezioso seme del romanticismo. Io stessa ero, in passato, la più accanita detrattrice della festa degli innamorati, finché io e il mio secondo marito (che all’epoca, essendo due spiriti nobili, eravamo entrambi sposati con altri) non fissammo un incontro clandestino proprio a Firenze, a metà strada tra Roma (lui) e Milano (io). Avevamo un po’ perso la cognizione del tempo, ma quando la mattina successiva la colazione in camera arrivò corredata di rosa rossa e altre zuccherose smancerie realizzammo che sì, effettivamente era il vituperato 14 febbraio, data nefasta che avevamo giurato di non festeggiare mai. Ma siccome eravamo spudoratamente innamorati, realizzammo anche che avremmo festeggiato eccome, quel giorno e possibilmente per sempre. E niente, sono passati dieci anni: buon San Valentino amore mio.

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Radio Symphony Orchestra con Jason Cady

Un progetto di

Radio Papesse

Con il contributo di

Con il contributo 2018 CittĂ Metropolitana

venerdĂŹ 22.02.2019

Partner


Arte

Cinema

11 � GIOVANNI SOLLIMA, VIOLONCELLO Teatro della Pergola (FI) ing. da €22

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� GUL - UNO SPARO NEL BUIO Teatro Puccini (FI) ing. €11,50 � GIORDANO BELLICAMPI Fondazione ORT (FI) ing. da €13 �M ONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO Teatro Verdi (FI) ing. da €24,75 �M ONKEY DIVE PRODUCTIONS - FERNET Teatro Cantiere Florida (FI) ing. €10 � L’ELISIR D’AMORE Museo Zeffirelli (FI) ing. €10 �L ’UGUAGLIANZA DELLE OSSA Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero

08 � PARA BELLUM SLAM FC 12 + WAR SKC2 Tuscany Hall (FI) ing. da €27,50 � PIERINO E IL LUPO Teatro Carlo Monni (FI) ing. NP � PEZZETTI D’INFANZIA Lavoratorio (FI) ing. NP �D OMENICA METROPOLITANA Museo Zeffirelli (FI) ing. €10

� LEONIDAS KAVAKOS, VIOLINO – ENRICO PACE, PIANOFORTE Teatro della Pergola (FI) ing. da €22 �B ISONTE VOLLEY - CAMPIONATO A1 Nelson Mandela Forum (FI) ing. €13 � IL PAESE DEI CAMPIELLI Teatro Verdi (FI) ing. da €19 � I CONCERTI APERITIVO - I FIATI ALL’OPERA Teatro Verdi (FI) ing. €10 � MONOSPORTIVA GALLI DAL PAN Volume (FI) ing. libero �U N TE’ CON I FOTOGRAFI - LEO BROGIONI, FOTOGRAFIA E MULTIMEDIALITÀ Libreria Brac (FI) ing. libero �F IERA DI OLTRARNO Piazza Santo Spirito (FI) ing. libero

� CAVALLERIA RUSTICANA UN MARI A’ LA PORTE (12-14-17-21/02) Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €40 � I SOLISTI DELLA FILHARMONIE Teatro Carlo Monni (FI) ing. NP �C OMPLEANNO DEL MAESTRO ZEFFIRELLI Museo Zeffirelli (FI) ing. libero �D OGMAN Spazio Alfieri (FI) ing. 7€

�C ORY HENRY HE REVIVAL Auditorium Flog (FI) ing. da €16,50 �C ENERI (8/02-10/02) Teatro di Rifredi (FI) ing. da €17,50

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� JAMIE SAFT PINOCCHIO JAZZ (FI) ING. NP Teatro Puccini (FI) ing. 22/27€ �E MMANUEL TJEKNAVORIAN, VIOLINO – MAXIMILIAN KROMER, PIANOFORTE Teatro della Pergola (FI) ing. da €22 � ANY OTHER Glue Alternative Concept Space (FI) ing. libero con tessera �R INO GAETANO BAND Auditorium Flog (FI) ing. da €16,50 � RANCORE Viper Theatre (FI) ing. da €13,80 � FIORENTINA - NAPOLI Stadio Artemio Franchi (FI) ing. da €5 �N ON SONO PAROLE Teatro Politema Pratese (PO) ing. da €16 � I L CINEMA DOVE I FILM VENGONO SCELTI DAI BAMBINI Teatro Carlo Monni (FI) ing. NP �T RE. LE SORELLE PROZOROV (9/02-10-02) Teatro Carlo Monni (FI) ing. NP �S CRITTORI RACCONTANO SCRITTORI | FABIO GENOVESI - ENRICO PEA Palazzo Strozzi (FI) ing. NP

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� BE FOREST Glue Alternative Concept Space (FI) ing.libero con tessera � MARK PADMORE, TENORE – ROGER VIGNOLES, PIANOFORTE (2/02-4/02) Teatro della Pergola (FI) ing. da €22 �S TORIA DI UN IMPIEGATO CRISTIANO DE ANDRE’ TuscanyHall (FI) ing. da €26,45 � CONTEMPO NIGHT Auditorium Flog (FI) ing. da €8,50 �R INO GAETAN O REVIVAL Viper Theatre (FI) ing. NP �R OBERTO OTTAVIANO 4TET Pinocchio Jazz (FI) ing. NP

Eventi

10 � BOX NIGHT FLORENCE Teatro Verdi (FI) ing. €20,00 �L A MECCANICA DELL’AMORE (6/02-10/02) Teatro Lumière (FI) ing. €15,20 �L UCIO LEONI Officina a Valvole (PO) ing. NP

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01 � FUCK ME(N) Teatro Cantiere Florida (FI) da €8 � TONK! 2 - RITRATTI SONORI Lavoratorio (FI) ing. NP �N OCTURNALES. LE ULTIME GIACOBINE DI BEATRICE DA VELA La Cité (FI) ing. libero � ROBERTO ZARPELLON (1/02-3/02) Teatro Goldoni (FI) ing. da €15 �L A GRANDE STORIA DELL’IMPRESSIONISMO Teatro Tuscany Hall ing. da €23 �O BLIVION - LA BIBBIA RIVEDUTA E SCORRETTA Teatro Puccini (FI) ing. da €22 �M AMMA MIA! (1/02-3/02) Teatro Verdi (FI) ing.€20 �M ARATONA DI NEW YORK (1/02-2/02) Teatro di Rifredi (FI) ing.da €17,50 �A L DI LÀ DEL VISIBILE - MOSTRA Z FOTOGRAFICA DI MASSIMO BRIZZI (08/01-25/02) Museo della Fondazione Scienza e Tecnica (FI) ing. libero

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Teatro

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Musica

�D AVIDE DI ROSOLINI SPECIALE SAN VALENTINO A FIRENZE Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP �M USICANTI - MUSICAL CON CANZONI DI PINO DANIELE TuscanyHall (FI) ing. da €24,50 � FINAL EIGHT Nelson Mandela Forum (FI) ing. da €23,30 � EDUARDO STRAUSSER Teatro Verdi (FI) ing. da €13 � SCUSATE SE PARLIAMO D’AMORE Teatro Carlo Monni (FI) ing. NP � VISITE GUIDATE SPECIALI A TEMA Sinagoga e Museo Ebraico (FI) ing. €9 � DESX - Protect Your Heart (14/02-17/03) ZAP - Zona Aromatica Protetta (FI) ing. libero


�L A CASA SUL MARE Spazio Alfieri (FI) ing. 7€

23 � JAN LISIECKI, PIANOFORTE Teatro della Pergola (FI) ing. da €22 �Z UBIN MEHA Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €80 �T UTU CHICOS MAMBO Teatro Verdi (FI) ing. da €25 �S UBSONICA Nelson Mandela Forum (FI) ing. €30/40 �D ARK POLO GANG - TRAP LOVERS TOURS Viper Theatre (FI) ing. NP �L IVE CODING - ALEXANDRA CÁRDENAS Villa Strozzi (FI) ing. €50

ALESSANDRO BARICCO Novecento 22 Teatro Puccini via delle Cascine 41 Firenze 055/362067 www.teatropuccini.it inizio spettacoli ore 21.00 (10/3 ore 16.45)

e 23 febbraio

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� ALESSANDRO BARICCO legge NOVECENTO (22-23/02) Teatro della Pergola (FI) ing. €30/25 �L A BIBBIA - PAOLO CEVOLI TuscanyHall (FI) ing. NP �M ADAMA BUTTERFLY (22-24-27/02) Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI) ing. da €50 � I NFANZIA GENTILE Teatro di Rifredi (FI) ing. da €17,50 �N OTTI SENZA PROSA: LASCIATELI DIVERTIRE, I POETI E IL COMICO Circolo Arci l’Appartamento (FI) ing. libero con tessera �M I CHIAMO PIETRO (22-23/02) Cinema di Castello (FI) ing. libero

� MARIANNA PIZZOLATO, MEZZOSOPRANO – GIULIO ZAPPA, PIANOFORTE Teatro della Pergola (FI) ing. da €22

� ORT | FEDERICO MARIA SARDELLI DIRETTORE Teatro Verdi (FI) ing. da €13 � ANGELO PINTUS Teatro Politema Pratese (PO) ing. da €14 � ANTONY GROMLEY (26/02-26/05) Galleria degli Uffizi (FI) ing. €12 �G IRL Spazio Alfieri (FI) ing. 7€

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� QUATUOR DIOTIMA Teatro della Pergola (FI) ing. da €22 � I CONCERTI APERITIVO - A TUTTA DANZA Teatro Verdi (FI) ing. €10 �V ISITE GUIDATE SPECIALI A TEMA Sinagoga e Museo Ebraico (FI) ing. € �F IERUCOLA DEI SEMI Piazza Santo Spirito (FI) ing. libero

� ILYA GRINGOLTS, VIOLINO Teatro della Pergola (FI) ing. da €22 � MASSIMO LOPEZ E TULLIO SOLENGHI SHOW Teatro Verdi (FI) ing. da €25 � I CONCERTI APERITIVO | TRIO D’ARCHI DELL’ORT Teatro Verdi (FI) ing. da €25 � RE-GENERATION Teatro Carlo Monni (FI) ing. NP �F IORENTINA - INTER Stadio Artemio Franchi (FI) ing. da €5 �P OETRY SLAM Volume (FI) ing. libero �C ARMINE IN FIERA Piazza Santo Spirito (FI) ing. libero �C IOMPI MENSILE ANTIQUARIATO Piazza Ghiberti (FI) ing. libero

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� BRIGHT FESTIVAL Stazione Leopolda e The Student Hotel (FI) ing. NP �T HE PINEAPPLE THIEF FEAT. GAVIN HARRISON Viper Theatre (FI) ing. €28,75 �T HE MAGIC OF LIGHT Teatro Verdi (FI) ing. da €25 �C ONCERTO CAMERATA STRUMENTALE Teatro Politema Pratese (PO) ing. da €16 �D ANZA IN FIERA (21-24/02) Fortezza da Basso (FI) ing. €15 �T RK. SOUND CLUB / SILENCE•NO•SILENCE Galleria Frittelli Arte Contemporanea (FI) ing. €5

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� ALESSANDRO TAVERNA, PIANOFORTE Teatro della Pergola (FI) ing. da €22 �A LPESH CHAUHAN Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (FI ing. da €10 �S X Glue Alternative Concept Space (FI) ing. libero con tessera �G IARDINI DI MIRO’ Auditorium Flog (FI) ing. €12 �R OOTS MAGIC Pinocchio Jazz (FI) ing. NP �D IECI PICCOLI INDIANI Teatro Verdi (FI) ing. da €19 �L A CASA DI FAMIGLIA (16/02-17/02) Teatro Politema Pratese (PO) ing. da €16 �M ARATONA DI NEW YORK Teatro Carlo Monni (FI) ing. NP �S CRITTORI RACCONTANO SCRITTORI | TIZIANO SCARPA - GUIDO GOZZANO Spazio Alfieri (FI) ing. NP �L IVIA Lavoratorio (FI) ing. NP �F ORTEZZA ANTIQUARIA (16-17/02) Piazza Indipendenza (FI) ing. libero �N ARRARE CON LE IMMAGINI ALICIA BALADAN (16-17/02) L’Appartamento (FI) ing. €120

24 � CAVEMAN Teatro Puccini (FI) ing. da €20 �C OMANECI Officina a Valvole (PO) ing. NP

� STORTO Teatro di Rifredi (FI) ing. da €17,50

� RADUNO DI JAZZ LIBERO CPA (FI) ing. libero

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FEBBRAIO

� GIOVANNI LINDO CANTA CCCP E CSI Auditorium Flog (FI) ing. da €8,50 �A GGIUNGI UN POSTO A TAVOLA (28/02-3/03) Teatro Verdi (FI) ing. da €25

FAMILIE FLÖZ / DR NEST “Familie Flöz incanta con Dr Nest: MAGICO” Berliner Zeitung

8-9-10 marzo


BARICCO LEGGE Novecento 22-23 febbraio 2019 - Teatro Puccini

Uno degli eventi più attesi della stagione teatrale 2018/19 del Teatro Puccini è senza dubbio Alessandro Baricco che legge il suo Novecento, il 22 e 23 febbraio prossimi. Il reading nasce da un’idea di Alessandro Baricco, Tommaso Aoriso, Eleonora De Leo e Nicola Tescari. Production design è Marco Quartana mentre la produttrice è Arianna Bertolo, Sales Elastica. Lo spettacolo gode inoltre della partnership di Giangiacomo Feltrinelli Editore. Ma come è nata l’idea di questa rappresentazione, datata 1994? Baricco risponde così: “Era da un po’ che covavo questa idea di provare, una volta, a leggere io, nei teatri, Novecento. Dopo vent’anni di messe in scena, in ogni parte del mondo, con tutti gli stili, con artisti completamente diversi uno dall’altro, ho pensato che tornare un po’ alla voce originaria di Novecento potesse essere una cosa interessante, per me e per il pubblico. Un modo di riascoltare quella musica col sound che avevo immaginato per lei”. Appuntamento al Puccini, quindi.

ANY OTHER

9 febbraio - Glue Alternative Concept Space

Any Other è il progetto di Adele Nigro, vero e proprio astro nascente della musica italiana, quella di vocazione più esterofila e che non si pone limiti e confini. Il suo ultimo album “Two, Geography”, uscito lo scorso settembre per 42 Records, è la testimonianza sonora di una crescita incredibile, vera, senza rete e senza paura di sperimentare e rischiare. Non esistono recinti e classificazioni capaci di rinchiudere l’immenso talento di Adele in un’unica definizione: dall’indie rock di stampo anni ’90 che ne aveva caratterizzato gli esordi si è via via spostata verso una formula più matura e personale e che mischia canzone d’autore con influenze jazz e avant. Continua a riscuotere consensi da parte di pubblico e critica, consacrandosi come una delle migliori e più giovani rivelazioni del 2018.

IS THAT FOLK? - Josephine Foster

2 marzo - Circolo Arci Progresso

Cavallo vincente non si cambia e Lungarno, in collaborazione con i fratelloni de La Chute associazione culturale, continua la sua rassegna “IS THAT FOLK?” portando al Circolo Arci Progresso di Firenze la divina Josephine Foster, sicuramente una delle voci più belle e celebrate del panorama alt-folk americano. Accompagnandosi live con chitarra, piano e autoharp, Josesphine arriva in città per presentare il nuovo album “Faithful Fairy Harmony”, uscito a novembre 2018. In questo ciclo di 18 nuove canzoni l'artista del Colorado manifesta le varie sfaccettature della sua opera anacronistica contenuta nei lavori precedenti, come le ballate esoteriche dell'album "This Coming Gladness", i ritmi nativi di "Blood Rushing", i valzer narcotici di "I’m a Dreamer" o i suoni primordiali di "Hazel Eyes, I Will Lead you". A completare e rifinire perfettamente l'umorismo celestiale e l'innocenza sconvolgente della Foster, ci pensano i contributi di Victor Herrero (chitarre), Gyða Valtýsdóttir (violoncello), Chris Scruggs (pedal steel), Jon Estes (basso), e i camei dei membri della band The Cherry Blossoms e altri. Registrato e mixato da Andrija Tokic nel suo Nashville Bomb Shelter Studio e masterizzato da John Baldwin, "Faithful Fairy Harmony" è stato prodotto dalla stessa Josephine.

GIARDINI DI MIRO'

16 febbraio - Auditorium Flog

La nuova avventura dei Giardini di Mirò, vera e propria leggenda della musica indipendente italiana, si chiama “Different times” e rappresenta il primo album di inediti dai tempi di “Good Luck” (2012). Un ritorno in grande stile che parte dal passato e crea un ponte col futuro: dopo quasi 15 anni i Giardini Di Mirò sono tornati a collaborare con Giacomo Fiorenza, il produttore col quale avevano realizzato i loro primi due album (“Rise and Fall of Academic Drifting” e “Punk… Not Diet”), due dischi che fondamentali per la storia e l’evoluzione della scena indie italiana che guardava all’Europa. Un equilibrio tra classicità e novità che attraversa tutto il nuovo lavoro, e che ben traspare dalla title track, un viaggio strumentale di circa nove minuti dove il classico sound dei GDM viene screziato di suggestioni inedite e dallo spiccato sapore cinematografico.

SILENCE•NO•SILENCE

52-Hearts Whale (Jacopo Mittino, TRKitalia) Back To Silence (Tempo Reale Electroacoustic Ensemble) 21 febbraio - Galleria Frittelli Arte Contemporanea

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TRK. SOUND CLUB: APPUNTAMENTI CON LA MUSICA SPERIMENTALE di musicaelettronica.it

Riparte TRK. SOUND CLUB, rassegna a cura di Tempo Reale dedicata alla sperimentazione musicale. Il primo appuntamento dell’anno indaga il rapporto tra suono e silenzio: una performance di noise totale, ai limiti del provocatorio (/ Confini /, a cura di 52-Hearts Whale, pseudonimo del sound designer e performer Jacopo Mittino), si affianca a Back to Silence, azione sonora incentrata sulla ricerca del silenzio (ideata dal compositore Francesco Giomi) che vedrà la partecipazione dei musicisti Agnese Banti, Tazio Borgognoni, Francesco Giomi, Stefano Rapicavoli e Leonardo Rubboli. Il rumore assoluto è contrapposto all’assenza di suono, con l’obiettivo di esplorare, anche attraverso un esercizio disciplinare, i concetti di attesa e di attenzione alla bellezza dell’ascolto. Galleria Frittelli, via Val di Marina 15, Firenze (www.frittelliarte.it ), ore 21:00 | Ingresso € 5,00

Febbraio

DA NON PERDERE


SUL PALCO di TOMMASO CHIMENTI

C

ome salvarsi dal dittico diabolico-paradisiaco San Valentino – Sanremo? Chi è santo scagli la prima piuma. O il primo miracolo. Noi continueremo ad andare a teatro, per sentirci meglio, per capire, per pensare. I santi li lasciamo ai baciapile. Un mese ricco, felicemente impegnativo, variegato, dove poter spaziale dal divertimento all'impegno, dalla recitazione al teatro-canzone fino all'internazionale. Partiamo dal primo; per gli Oblivion era una tappa imprescindibile e prima o poi sapevamo che l'avrebbero, fortuna nostra, tracciata: al Teatro Puccini (1-2 febbraio) arriva “La Bibbia riveduta e corretta” che subito fa pensare al Trio, Solenghi-Marchesini-Lopez, del quale il gruppo bolognese (tra musica e parodia, tra sberleffi e varietà) è dichiaratamente fan (insieme al Quartetto Cetra). Ogni parola sarà un gancio per unire la tradizione al popolare, ma soprattutto al nazional-popolare che le canzoni, quelle più sentite e amate, quelle che rimangono nella memoria come colonna sonora intima di una generazione, si portano dietro. L'indiscusso vincitore del Sanremo scorso, Pierfrancesco Favino, a mani basse proprio, porterà invece al Teatro della Pergola il monologo che fece impazzire lo scorso anno l'Ariston, “La notte poco prima della foresta” (12-17) di Koltes, e

05/03

ore 21.00

DANIELE RUSTIONI direttore

FRANCESCA DEGO violino

musiche di Mozart, Castelnuovo Tedesco, Respighi, Mendelssohn

sarà, come sempre, pieno, carnale, viscerale, potente, poderoso, compassionevole, terreno quanto etereo. Grazie al Teatro di Rifredi si viaggia sempre oltre le nostre solite geografie; dopo la Spagna degli Yllana, ecco la Francia mixata con la Norvegia con “Ceneri” (8-10) dove è il fuoco il vero protagonista oltre a maschere, attori, marionette e burattini. Da una parte la storia di un giovane piromane e del padre pompiere (una storia vera degli anni '70 accaduta nel Paese scandinavo), dall'altra uno scrittore e l'alcool, altro fuoco che tutto brucia, corrode e incenerisce. Infine la due giorni dedicata al teatro-canzone al femminile che allestisce il Teatro delle Spiagge con la mini rassegna “Incantate” (9-10) nelle quali si susseguiranno prima “Femminas Fueddendi”, con Maria Grazia Campus, l'indomani trittico fin dal pomeriggio con “L'ultima volta che ho visto Parigi” con Gloria Sapio, “Io sono chi” con Alessia Arena e infine “Caterina e le altre” con il coro delle Musiquorum. “La vita senza musica sarebbe un errore”, Friedrich Nietzsche.

28/03

ore 21.00

NIKLAS BENJAMIN HOFFMANN direttore ALEXANDER MALOFEEV

04/04

ore 21.00

MAXIME PASCAL direttore

PEPPE SERVILLO

pianoforte

voce recitante

musiche di Boccadoro, Prokof’ev, Beethoven

musiche di R.Strauss, Bartók

Prevendita: Biglietteria del Teatro Verdi via Ghibellina, 97 - Firenze tel. 055 21.23.20 orario da lunedì a sabato - 10.00/13.00 e 16.00/19.00 | Circuito regionale Box Office | Online www.teatroverdifirenze.it

www.orchestradellatoscana.it


Instagram @lafabbricadibraccia

Esseri Urbani

Undici Proverbi Fiorentini

Il tenutario di partita IVA

Sogni e ‘curregge rimangono n’i’ letto

di FRANCESCA CORPACI illustrazione di LAFABBRICADIBRACCIA

di SELENE MATTEI

Buon anno amico/a con la partita IVA, questo per te sarà un anno importante. Sarà un anno di emozioni avvincenti, di fatturazione elettronica (!), di PEC di Aruba a 6 euro in 12 mesi (!!), un anno del tizio che incassa sei volte te e paga le tue stesse tasse (!!!). Spero di cuore che sia un anno fantastico amico/a con la partita IVA, è questo è il mio augurio (leggermente in differita, ma sono sicura apprezzerai ugualmente) per te. E se un giorno dovesse coglierti lo smarrimento, o la malinconia che ti prende nelle sere di giugno quando contempli il saldo annuale, ecco una cosa rilassante a cui forse non avevi pensato. Sei pronto? Sì che lo sei. Ricorda, si diceva, caro/a amico/a con la partita IVA, che quest’anno hai un privilegio fenomenale: una manovra economica fatta anche per te, che se non cambierà poi molto nel tuo conto in banca (ci avevi sperato? Ma dai) ha in serbo un dono ben più speciale. Tieniti forte amico/a con la partita IVA, perché per un intero anno potrai evitare di spacciarti per Gordon Gekko in Wall Street, lasciarti alle spalle quegli abominevoli “benone” e “alla grande” e smetterla di vendere in giro quel lavoro mai (MAI!) pagato come “un’importante esperienza di crescita”. Basta con questa cazzata dello sponsor di te stesso, basta con le storielle divertenti, basta evocare patrimoni che non possiedi offrendo cene che non puoi permetterti. Quest’anno, amico/a con la partita IVA, potrai finalmente spegnere il faro al led che hai puntato addosso, scendere dal palcoscenico e accomodarti nella mestizia di João Gilberto ai tempi di Chega de Saudade. Potrai ventilare dubbi sulla flat tax, incertezze sul cassetto fiscale e per una volta esternare quel timore del nuovo, che fa desiderare di abbracciarti. Buon anno amico/a con la partita IVA, non so se sarà buono davvero, ma ti auguro di sì. O forse lo auguro più che altro a me stessa, che la partita IVA ce l’ho dal duemilaquindici e la mia emotività l’ho persa di vista in quel periodo.

Il fiorentino, innato dotto e pozzo di scienza, era, nel 1895, steso sul suo letto. Come ogni erudito che dispone di naturale intelligenza, egli riposava cheto, senza curarsi di come dar senso al suo avvenire: la conoscenza fluiva in lui come la corrente perpetua di un fiume in piena che non ha mai conosciuto siccità alcuna. Lo stesso non poteva dirsi del suo compagno di stanza, Sigmund Freud, che da mesi, con ostinata determinazione, lavorava incessantemente, convinto di trovare il nesso tra sogni e conflitti nevrotici. Il fiorentino guardava con fare penoso l’amico, che continuava a dannarsi sopra quegli scritti intricati, su quelle supposizioni fumose che portavano ogni volta le sue teorie ad un nuovo fondo cieco. Egli sapeva che i sogni non erano affatto misteriosi come credeva Freud, o forse sì, magari in parte lo erano, ma nella stessa misura in cui una ‘curreggia silenziosa è in grado di produrre nell’aria un tanfo insopportabile e non viceversa. Infatti, come la scienza dimostrò svariati anni dopo, i sogni sono la conseguenza dell’attività batterica della vita, qualcosa che, sommato all’ingestione dell’aria, suscita un certo fastidio, un intoppo intestinale, perché si sa, i desideri sono un vapore inconsistente, esalazioni a cui è meglio non credere, gas superflui che si formano quando si spera troppo. I giorni passavano e più Freud provava a spiegare i sogni, più la sua mente marciva al ritmo puzzolente delle sue considerazioni. Ad un certo punto, quando ormai l’odore era insopportabile, il fiorentino si alzò dal letto, prese la valigia, ci butto dentro la sua roba e prima di chiudere la porta dell’appartamento e andarsene per sempre, esordì con una frase che ancora oggi viene erroneamente attribuita a William Shakespeare: “Credi quel che vuoi mio caro amico, ma la verità è che noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le ‘curregge, e nello spazio del tempo di una ‘curreggia è raccolta la nostra breve vita”. 20


Cerchi Firenze, di JACOPO AIAZZI

MESOPOTAMIA di MICHELE BALDINI

“La Coop sei tu” non può essere solamente uno slogan in cui è applicata la funzione emotiva secondo la teoria di Jakobson. Altrimenti non mi spiegherei perché ogni volta che entro nel supermercato più amato della Toscana mi sento realmente a casa, o meglio nella mia dispensa dei sogni. Accade in particolare quando scelgo quello di Ponte a Greve, con il suo ingresso monumentale dal sapore esotico, quasi fosse una ricostruzione a grandezza naturale del set di Cabiria. “Potresti abbassare un secondo questa roba?” mi sento chiedere dalla mia fidanzata, e in effetti la fase del parcheggio è troppo delicata per lasciare a manetta i Girl Band (ma il rock mi pulsa nelle vene), girare a tutto sterzo con una mano, tenere una sigaretta nell'altra e lo sguardo nello specchietto, mentre il retro segnalatore mi avverte che una processione di carrelli pieni sta per spalmarmisi sulla bauliera. Mi posiziono, spengo lo stereo, giro la chiave: ecco. Il paradiso terrestre si apre alla vista, una volta entrati, alimentando il mio senso di benessere e opulenza; sarà dura rispettare la lista senza acquisti extra. Per esempio, finirà nel cestino rosso anche lo squisito formaggio blu alla vinaccia di Barolo, che per quanta soddisfazione mi abbia dato l'ultima volta, altrettanto odore ha lasciato nel frigo. Questa volta niente Kinder Pinguì: Spotify per poveri non manda più ogni sei canzoni la pubblicità con il jingle catchy adattato su “Walk Like an Egyptian”.

«C

hi siete? Cosa portate? Si ma quanti siete? Un fiorino!», manca soltanto un questionario simile da sottoporre ai turisti per catapultarci nella celebre Frittole di “Non ci resta che piangere”. E invece siamo a Firenze, dove è partito il dibattito sulla nuova “tassa di sbarco” prevista dalla legge di bilancio 2019 e rivolta in particolare a Venezia, pensata per colpire anche i turisti a giornata. Qualcuno vorrebbe l’applicazione di questa maggiorazione di massimo 5€ sui mezzi di trasporto che portano in città al fine di scoraggiare la massa di turisti in visita. La già presente “tassa di soggiorno”, l’obolo sugli alloggi, ha per caso portato qualche riduzione dei flussi d’ingresso? Neanche Mario e Saverio riuscirono a bloccare la partenza di Cristoforo Colombo e l’unico a rimetterci davvero fu Vitellozzo il macellaio. Forse il problema non è il turismo di massa o la scarsa consapevolezza dei visitatori. Forse il problema sono proprio i Vitellozzo del mondo. I segnali non mancano: tra scarsi bagni pubblici e ancor più rare panchine in centro, i volontari vigilantes del panino in via de’ Neri pronti ad allontanare i disertori del ristorante o gli addetti alla pulizia strade, armati di idropulitrici per scacciarli dai gradini di Santa Croce come fossero piccioni molesti; per il turista di basso profilo più che una vacanza nella cultura sembra una corsa ad ostacoli troppo costosa. Si potrebbe invece ridurre i flussi di ingresso prevedendo un numero chiuso mensile, spalmando così gli arrivi su tutto il periodo dell’anno e non in base al potere d’acquisto, oppure colpendo i grandi affittuari, come proposto recentemente dal Sunia (Sindacato Inquilini, ndr.), tassando gli affitti turistici come reddito d’impresa, togliendogli gli incentivi per gli affitti per la residenza. I maliziosi penseranno che la città, con la scusa di impedire la scoperta dell’America, abbia l’obiettivo di sacrificare Vitellozzo, troppo poco interessato alle piscine con vista Duomo o a storici teatri riconvertiti in lussuosi centri benessere e più alla gratuita Loggia dei Lanzi. Quanto bisogna aspettare prima che i visitatori rispondano a queste gabelle come nella celebre pellicola?

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LUCE SUL

BRIGHT FESTIVAL di ERIKA GHERDARDOTTI

S

informazione pubblicitaria

i sente parlare di realtà aumentata, stampanti 3D, ci incantiamo davanti ai video mapping. Interagiamo con le nuove tecnologie, e vorremmo saperne di più. Possiamo immergerci nel “mondo del futuro” il 21, 22 e 23 febbraio, quando si terrà a Firenze la prima edizione del Bright Festival. Tre giornate dedicate alla Digital Art, Musica Elettronica e Lighting Design,e a tutte le sottotematiche da esse derivanti. Alle spalle l’esperienza e il genio di “Bright Event”, che da anni organizza eventi d’intrattenimento notturno in cui confluiscono queste tre arti. Realizzato grazie alla collaborazione di Università e aziende start up, e il contributo della camera di commercio e della provincia di Firenze. Due saranno le location, e due le fasce orarie: una giornaliera e una pomeridiana/ serale. Di giorno, allo Student Hotel, si terranno workshop, talk, dimostrazioni, lecture, incontri e masterclass. Mentre di pomeriggio alla Stazione Leopolda, tra le 15.00 e le 19.00, potremmo prender parte ad una mostra d’arte immersiva tra installazioni, esperienze di lighting e sound design.

E dalle 22.30: Show! con DJ Set, live set e performance di artisti internazionali. Di eventi “Bright” ne avevamo visti, ma è da quest’anno che, aggiungendo la parte “conference”, diventa Festival. Saranno tante le realtà coinvolte: presenti scuole, aziende e ospiti illustri come, direttamente da L.A, Craig Caton-Largent: nome noto dell’animazione 3D, che terrà una masterclass sugli effetti speciali e sul suo lavoro (ricordiamo “Jurassic Park”, “Batman – Il ritorno”). E poi la masterclass sull’uso della luce cinematografica, tenuta dal direttore della fotografia Luciano Tovoli e quella di Stefano Fomasi, artista e video designer, suoi alcuni progetti per le mostre multimediali di Santo Stefano in Ponte e video mapping per F-Light. I nomi degli artisti serali, al momento in cui stiamo scrivendo questo articolo, non sono stati ancora annunciati. Il founder Claudio Caciolli ci dice: “La novità del Festival sono le attività del giorno. Vogliamo far luce su queste tematiche per far render conto il pubblico sulle opportunità che ci sono in questi settori. Puntiamo più sull’aspetto formativo e didattico, che sul divertimento in se stesso”. A Firenze ci sono tantissime aziende che lavorano in questi ambiti, hanno le loro sedi qui, ma lavorano principalmente all’estero. Il Bright Festival ce le farà conoscere, e ci mostrerà quanto potenziale ci circonda. Così se un battito di ali può provocare un ura-

gano, allora speriamo che dentro ciascuno dei partecipanti si scateni quel battito: “I maggiori interventi saranno free, proprio per dare degli input anche ai semplici curiosi o appassionati, forniremo loro molti canali di approfondimento (...) L’obiettivo è quello di riuscire a convogliare quante più realtà e qualità possibili sotto ognuna di queste arti per fare cultura. Aggregare neofiti, professionisti e studenti, perché sono arti diverse, ma che lavorano bene insieme e hanno pubblici molto simili”. Riguardo la musica Caciolli continua: “La musica elettronica viene spesso associata soltanto alla ‘techno’, ma include molti altri generi. Noi affronteremo il lato produzione e il lato clubbing, cercando di sdoganare questo termine che in Italia viene spesso associato al rumore, e al fatto che la si ritenga solo per giovani. Notiamo quanto sia diverso in Nord Europa per esempio, dove è un’arte condivisa e frequentata da persone di tutte le età. Su di essa l’Italia ne sa meno, nasce da qui il nostro evento culturale. Tramite il nostro show vorremmo far respirare al pubblico l’atmosfera del Festival, mostrargli uno spettacolo visivo, dove si ascolta musica e al tempo stesso si fanno esperienze immersive. Vorremmo tirar fuori il lato culturale di questo genere”. Non finisce qui! Su www.brightfestival.com è stata aperta una call alle aziende, professionisti e artisti, in cui è possibile proporre agli organizzatori i propri progetti o esibizioni. Speriamo che almeno per una volta non si dica che a Firenze siamo indietro anni luce.


ph. Libernauta - Allibratori Aps Onlus

senza prosa di MARTINA VINCENZONI

“S

a sedurre la carne la parola, prepara il gesto, produce destini”. Così si apre “Medicamenta e altri medicamenta”, una raccolta di versi di Patrizia Valduga che ho scoperto alle Notti senza Prosa del circolo Arci L'Appartamento. Incontri, programmati fino a giugno, che avvicinano a un “genere letterario mai del tutto scomparso eppure tanto distante dai modelli comunicativi che definiscono l'attuale percezione e l'impiego della lingua”. Francesco Vasarri, poeta e studioso di letteratura italiana contemporanea, ha voluto costruire uno spazio di riflessione, diffusione e formazione insieme raffinato ed accessibile.

Che succede durante le Notti senza prosa? “Le Notti senza Prosa sono eventi di reading, commento e spettacolo, all'insegna dell'ibridazione con linguaggi estetici diversi ma affini alla poesia, quali la musica, il teatro, le arti figurative. Ogni serata affronta un tema poetico specifico (la rima, il comico, l'eros...) e si avvale della collaborazione di artisti ospiti, principalmente poeti, ma anche musicisti e attori. Il repertorio è quello degli autori italiani c o n t e m p o ra nei, con qualche incursione nella tradizione in dialogo con le proposte di giovani autori. A documentare le serate, in obbe-

dienza alla lentezza e alla soggettività del fare poetico, c'è l’artista Giulia Seri che dipinge dal vivo”. Com'è nata quest'idea e che finalità ha? “Ho unito diverse esperienze personali, a partire dall'atto di leggere a voce alta poesie in serate tra amici, elementi di spettacolo che provengono dall'attività teatrale e esperimenti collaudati in altre occasioni, come la ‘Divina Commedia rap’. Il principio iniziale è proprio quello scambio umano che la poesia sembra fuggire, ed è finalizzato a stimolare la curiosità dei non cultori, intrattenendoli grazie ad una serietà smorzata”. Allora la poesia produce destini? “Sicuramente allarga lo spettro del dicibile. Nel suo opporsi alla realtà e costituire un regime ad essa alternativo, dà strumenti in più per esprimerla e quindi per pensarla”.

LIBERNAUTA di MARTINA VINCENZONI Mi è capitata sotto mano la lista dei libri che un prof di italiano ha assegnato ad una prima liceo. Rigoni Stern, Dostoevskij... ho tentato di tenere a freno le perplessità, almeno fino a che gli studenti hanno chiesto a me quale fosse il più corto di tutti, per poterlo scegliere a scatola chiusa. Contemporaneamente mi sono imbattuta nel progetto Libernauta, che le scatole le apre nelle classi e ne svela (senza spoiler!) i contenuti. Libernauta è un progetto giunto alla 19° edizione, ma è soprattutto la storia delle reti tessute da Andrea Gasparri, Margherita Micali e Maura Graziani tra biblioteche e scuole superiori dell’area fiorentina (e non solo). I docenti mettono a disposizione un'ora per consentire la presentazione di 15 libri alla classe; i ragazzi hanno la possibilità di sceglierne 3, leggerli e recensirli. In palio ci sono abbonamenti a Netflix e a Spotify, nonché ingressi a cinema, teatri e concerti. “Ogni volta che entriamo in una classe troviamo qualche perplessità iniziale, ma più grande è il bisogno di storie. L'atto di raccontare una storia mette a nudo gli aspetti che riguardano i ragazzi direttamente, in una complessità di sfumature che esula dalla rappresentazione di sé che avviene sui social”. Che risposte avete dai ragazzi? “Si lasciano coinvolgere. A volte recriminano per averli portati sul bordo del precipizio e poi lasciati con la curiosità di scoprire come la storia andrà a finire. Le loro recensioni, molto libere anche nella stroncatura (“Questo libro non va avanti manco a spingerlo!” è un esempio eloquente) sono creative e personali. Addirittura ci sono arrivati enigmi da risolvere con cruciverba e origami. Quali sono le sfide per il futuro del progetto? “Rinnovare il linguaggio per accorciare sempre di più la distanza tra libri e lettori. Ad esempio, collabora con noi il collettivo Fumofonico, che usa strumenti come il poetry slam e l’ibridazione con il teatro. Rispetto alla storia evolutiva dell’uomo la lettura è un’attività recente: per preservarla bisogna crearle del bello attorno”.

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RACCONTI IN TRAMVIA

T1 - Porta al Prato Leopolda

E

ra fine agosto del 2012. L’aria era ancora calda, nonostante l’estate stesse per finire, per abbracciare l’inizio di settembre. Ma a noi non interessava. La Provincia, quella con la p maiuscola, ormai era alle spalle. Stavamo per iniziare l’università. C’era eccitazione mista ad impazienza. Credevamo che stesse per cambiare tutto. Neanche una settimana prima avevamo completato il trasloco. Una prima volta a cui ne sarebbero seguite tante altre ancora. Un appartamento in centro, a pochi passi dal Duomo e dalle Oblate. Seppur inesperti, il prezzo sembrava irragionevolmente onesto. Perfino l’ospedale davanti sembrava una comodità in più. Un affare, nulla da aggiungere. Ce ne saremmo resi conti nelle notti dei due anni successivi – quando la sirena esplodeva nel pieno della notte per risuonarti nelle orecchie - quanto avessimo sottovalutato quest’ultimo fattore, capace di incidere sul nostro sonno e sulla nostra sanità mentale. Non conoscevamo niente, fatta eccezione per la stazione di S.M.N, il tabacchino accanto casa e la Conad sulla via per piazza Santissima Annunziata. I luoghi indispensabili per la sopravvivenza. Per arrivare (e tornare ovviamente), fumare e mangiare. Il resto sarebbe venuto da solo. Ci mancava il libretto universitario, la tessera della biblioteca e una cognizione, anche minima, della geografia di Firenze. La città sembrava così grande, e così piena di possibilità, per ogni cosa. Diversa da tutto quello con cui avevamo avuto a che a fare prima. A pensarci adesso mi viene da ridere. Giorgio Canali, ex membro dei C.S.I., quella sera suonava gratis alla Festa dell’U-

di LUCA GASPERONI nità alle Cascine, e in quattro avevamo risposto presente alla chiamata. Tutti fuorisede. Tutti rigorosamente spaesati. Delle Cascine sapevamo solamente fosse un parco, e che la tramvia, al momento giusto ci avrebbe portato là. Così eccoci alle dieci abbondanti, con due zaini e qualcosa da bere. Stipati al suo interno, mezzi sudati, ad accalcarsi vicino alle porte, nel tentativo di scendere senza rimanere bloccati nella folla alla ricerca di un’ultima serata estiva. Neanche pochi minuti dalla nostra salita e già eravamo arrivati. La fermata poi non era in grado di alimentare dubbi, si chiamava “Cascine”. Tutto troppo facile. Muovendosi tra la gente e gli stand ci facemmo spazio fino al palco. Giorgio Canali aveva appena iniziato a suonare in un palco minuscolo fatto di legno, occupato solamente dagli strumenti e da una bottiglia di Bombay sopra agli amplificatori. Ballammo e cantammo, sorretti dal vino e da un venticello fresco capace di smuovere i rami degli alberi quasi a tempo. Giorgio un paio di ore dopo salutò tutti con calore e scomparve. La gente iniziò a sfollare, anche con una certa fretta, mentre noi ci spostavamo sui tavoli lì vicino. Tra le chiacchiere, una sigaretta e l’altra, si fece tardi. A passo spedito ci dirigemmo verso la fermata di fronte alla Stazione Leopolda, così da prendere al volo il primo tram, che supponevamo sarebbe passato da lì a poco. Era qualcosa come le due e la fermata era deserta. Cercammo nello schermo a scorrimento. Nulla. Dal bar all’angolo ancora aperto uscì un ragazzo, che dissipò ogni nostro dubbio. Le corse si erano concluse a mezzanotte. Dovevamo camminare. Ora può sembrare surreale, ma non sa24

pevamo davvero quale strada dovessimo fare. All’andata, complice anche l’affollamento non avevamo (né in parte potuto) prestare attenzione al percorso. Il tipo era scomparso nell’arco di una frazione di secondo dopo la risposta. E di arrendersi a maps e alla tecnologia non avevamo proprio voglia. Così facemmo la cosa più facile che ci venne in mente. Iniziammo a camminare seguendo il percorso dei binari a ritroso. Chiunque fosse passato di lì si sarebbe fatto una bella risata vedendo quattro ombre silenziose in linea che si muovevano, a testa china, direttamente sulle rotaie. Quel momento lì, pensandoci bene, era un po’ la sintesi di tutto. Dei primi passi, degli inizi. Dell’andare avanti, seguendo una strada, senza sapere se è giusta. Senza sapere neanche quale è davvero la destinazione. Davanti alla stazione ci congedammo con poche parole ed ognuno prese la sua strada. A casa, nonostante i litri di vino in corpo, inspiegabilmente faticai ad addormentarmi. Dieci giorni dopo, ero seduto in un’aula per la mia prima lezione. L’albo delle prime volte si arricchiva giorno dopo giorno, e sarebbe continuato per un po’. Da allora sono passato là un miliardo di volte. Per un anno ho anche vissuto vicino a quella fermata - a non più di 60 metri, in via Ponte alle Mosse - al penultimo piano di un palazzone giallo anonimo, con vista sulla Leopolda ed il Teatro dell’opera. Ed ogni volta che ho dovuto prendere il tram o semplicemente attraversare le rotaie, passando sotto l’Arco, per andare verso il centro, ci ho pensato. A quella sensazione di smarrimento. A tutte quelle prime volte che ormai non ti ricordi neanche più, e non fanno altro che accrescere la nostalgia.


A

lberto Schiavone è uno scrittore italiano. Simpatico, colto, estremamente intelligente. Ha scritto e pubblicato un fumetto su John Belushi e cinque romanzi. L’ultimo, “Dolcissima abitudine”, è una favola struggente ambientata a Torino. L’epica tutta italiana di Schiavone si manifesta in quella sensazione amara, quella “dolce abitudine” di lasciarsi andare a quel che resta di un’antica bellezza, mentre si soccombe al decadente naufragio dello sciogliersi del tempo. “Dolcissima abitudine” è in libreria, edito da Guanda editore.

Una delle storie che preferisci nell’arte sia che essa derivi da un film, un quadro, un libro, una poesia, una canzone. La vicenda di Aiace. Un artista oscurato dalla storia che merita di essere riscoperto. Lo scrittore Giovanni Arpino, il primo che mi viene in mente. Il tuo rapporto con la scuola da ragazzo. Bravo, ma non si impegna. Ti interessi di politica? Credi che la politica si interessi di te? Sono un anarchico individualista.

Nome e pronome. Alberto Schiavone.

Credi si possa insegnare a scrivere? Ogni talento richiede lavoro, se qualcuno ti insegna non può che fare del bene. Poi puoi decidere di gettarlo e rivoluzionare.

Q

di ROCCO GURRIERI

Un progetto al quale hai in mente di lavorare. Guardo sempre al cinema ma al momento non esiste nulla di concreto. Il tuo ultimo romanzo descritto dal suo autore. Ho incontrato una donna che ha fatto “il mestiere” a Torino per oltre cinquant’anni. I suoi racconti sono stati l’ispirazione per scrivere una storia e poter parlare di Torino, dell’Italia, di noi. Le storie sono tutto.

Gli italiani sono liberi? Siamo un popolo di bifolchi e stiamo peggiorando. Di cosa non puoi fare a meno. Di avere una tensione positiva o negativa per qualcuno o qualcosa. Non sono mai riuscito a stare tranquillo.

Un libro, un film e una canzone del cuore. “Una solitudine troppo rumorosa” di Bohumil Hrabal, Fantozzi, “I love to love” di Tina Charles

Lavori di getto o correggi fino a sentirti male? Per ora funziona partendo da una lunga fase di appunti, suggestioni, spesso usando carta e penna, disegni, schemi temporali. Poi tutto questo converge su file e inizia la parte di artigianato, quella faticosa che costringe a rileggere e limare le singole parole.

Città preferita (o una delle) e perché. L’affetto maggiore lo provo per Bologna, dove mi sono emancipato dalla famiglia, da Torino, dove ho iniziato a lavorare e a diventare uomo. Mi sto innamorando di Nizza e sto bene a Milano. Che tipo sei alle feste. Bevo molto.

Quanto conta amare per Schiavone. Moltissimo, “I love to love”.

Cosa fai quando nessuno ti guarda. Mi masturbo, piango, parlo ad alta voce.

di LUCA STARITA Già il titolo stesso di questo romanzo rende evidente che alla base della storia c’è un percorso: seminario è infatti un termine collegato alla formazione culturale e spirituale dei sacerdoti. Il percorso del protagonista (a volte narrato in prima persona, altre sotto le sembianze del piccolo Barbino) viene intrapreso per un’emancipazione sessuale e sociale, per una crescita direi più immorale che morale, ma certamente spirituale. Dalle prime esperienze sessuali con i reietti del luogo, fino all’amplesso

catartico con alcune donne, l’Aldo Busi narratore crea una vera e propria autobiografia che, come tutte le autobiografie di stampo letterario, mescola componenti reali con tutte quelle contraffatte e nascoste che fanno insinuare il dubbio che tutto quello che di assurdo succede, infine, sia realmente accaduto. “Seminario sulla gioventù” ha avuto una gestazione ventennale, cominciata dall’autore appena quattordicenne ed è un vero e proprio romanzo di formazione, che però porta alla luce non tanto le

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virtù e gli elementi di elevazione del protagonista, quanto le sue negatività, i suoi vizi e capricci che lo rendono forse l’unico elemento di verità di tutta la storia. Fabio Canino, in risposta al mio perché riguardo la sua scelta, mi ha scritto che questa è la storia di un orizzonte infinito, in cui alberga la bellezza di essere giovani, un orizzonte dove si può ancora sognare e crearsi una realtà parallela per distaccarsi dal reale che è l’unica vera causa dell’invecchiamento.


Emozioni musicali INTERVISTA A FRANCO BAGGIANI

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rombettista poliedrico, compositore, maestro, Franco Baggiani continua la propria fertile carriera continuando a stupire, stupirsi e a non smettere mai di crescere. Lo abbiamo raggiunto per parlare del suo ultimo disco, “Preciso”, pensato e composto insieme al chitarrista spagnolo Fernardo Marco e registrato in un live nel 2017 (vedi recensione del disco a pag. 27). "Preciso" è un vero e proprio viaggio musicale e umano, forse la registrazione dal vivo in questo aiuta, si percepiscono le emozioni: quali mete hai toccato durante questo tragitto? “È stato un vero viaggio pieno di emozioni e con qualche timore, avendo provato non molto ero molto teso ma al contempo molto concentrato; inoltre aiuta molto avere di fronte un pubblico molto attento e partecipe e un gruppo di musicisti di alto profilo con i quali condividere lo scorrere della musica e le emozioni stesse”. Un incontro casuale, quello con Fernardo Marco, ma che ha portato ad un progetto importante e denso di significati profondi: cosa significa per te questa collaborazione? “La casualità spesso nella vita offre opportunità importanti anche se il jazz da sempre offre queste possibilità. Con Fernando, con il quale abbiamo anche percorsi comuni, ci siamo apprezzati da su-

di GIULIA FOCARDI

bito sia dal punto di vista musicale che da quello umano. Il sodalizio nato ci sta offrendo opportunità e momenti di bella musica oltre a momenti di vera e genuina convivialità”. Quali sono i tuoi progetti per questo nuovo anno? “In febbraio avrò un paio di concerti a Castellòn per ‘Auditorì in jazz’ con il quintetto di Fernando dove presenteremo ‘Preciso’. A marzo uscirà il mio nuovo album ‘Appunti sul '900’ dedicato alla radicalità Novecentesca e alle sue forme più sperimentali, e ad aprile Fernando verrà in Italia per alcuni concerti dove lavoreremo su un nuovo progetto dedicato al jazz degli anni '20”. Qual è, a tuo avviso, lo stato di salute del jazz italiano? “Se la salute la devo giudicare dalla bravura dei musicisti direi che è in buona salute, se invece la devo giudicare dalla creatività e dalla voglia di rischiare, allora il giudizio cambia radicalmente: vedo troppo spesso la voglia di rifugiarsi in quelli che potrei definire i ‘luoghi comuni’ della musica. Se poi parliamo dei festival, beh allora ancora peggio... Si è perso un po' lo spirito originario, ma, bene o male, fa parte dei tempi in cui viviamo.


di GABRIELE GIUSTINI

MERCURY REV

BEIRUT

C’MON TIGRE

Gallipoli

Bobbie Gentry’s The Delta Sweete Revisited

4AD

Matador

BDC/!K7

Solitamente quando sento nominare Gallipoli, pur essendomela raccontata come bellissima e ci devi andare assolutamente, comincio a sudare freddo per un paio di motivi, la troppa gente e la taranta. Cazzo, la taranta. E quindi un disco che si intitola “Gallipoli”, realizzato da Beirut, ovvero Zachary Condon, che già nel DNA ha suoni chiamiamoli, per comodità, gitani, poteva ulteriormente accentuare certe cose. E invece, no. Con “Gallipoli” ritroviamo finalmente il Beirut degli esordi, quello di “Gulak Orkestar” (2006) – dove già si dichiarò con il nostro paese con la bellissima ‘Postcards from Italy’ – e di “The Flying Club Cup”, quello che nel 2007 si ritrovò, per buona parte della sua esibizione al Primavera di Barcellona, solo con i monitor spia ma che fece ugualmente una roba incredibile. ‘Gallipoli’, il brano, sembra realmente una ghost track di “Gulak Orkestar”. Non a caso, Condon, ha recuperato il suo vecchio organi Farfisa – appunto quello dei due dischi citati – e si è nutrito, nella sua sosta italiana – perché l’album è stato registrato tra Gallipoli, New York e Berlino – di pizza, pasta e peperoncini leccesi. Quest’ultimo alimento, immaginiamo, fondamentale per ritrovare la catarsi perduta. Gioiamo, è tornato il Beirut di un tempo.

Così come Troy McClure in una delle sue apparizioni nei Simpson, vi ricorderete di Bobbie Gentry quando, nel ’68, duettò con Al Bano a Sanremo. O forse no. Più probabilmente – e ce lo auguriamo - la ricorderete per “Ode to Billie Joe”, straordinario esordio dell’anno precedente dove, per una delle prime volte, una donna cantava brani suoi. I Mercury Rev rendono omaggio a Bobbie andando a rileggere il suo “The Delta Sweete”, secondo lavoro di Bobbie, gioiello nascosto purtroppo offuscato dal clamoroso esordio di cui sopra e lavoro che anticipava di tre decenni il loro “Deserter’s Songs”. Lo fanno con l’aiuto e la collaborazione di numerose cantanti, tra cui Norah Jones, Hope Sandoval, Beth Orton, Lucinda Williams, Rachel Goswell, Vashti Bunyan, Marissa Nadler, Susanne Sundfør, Phoebe Bridgers, Margo Price, Kaela Sinclair, Carice Van Houten e Laetitia Sadier. Il tributo è elegante e rende merito ad un’artista fra le migliori della sua generazione. Il disco contiene anche il brano ‘Ode to Billie Joe’, non presente ovviamente in “The Delta Sweete” ma nel suo eponimo lavoro, riletto da una delle più brave della squadra, Victoria Williams.

Se esiste davvero un progetto, una band, un collettivo, un duo o come lo volete chiamare che, parafrasando un giudice di un talent show secondo il quale questa cosa in Italia non la fa nessuno, ecco, con i C’mon Tigre ci siamo vicini, ma per davvero, non come diceva quel giudice. “Racines” è il loro secondo album e, se mi chiedete di descriverlo, non ho la più pallida idea di come fare. Accompagnato, nella sua versione in vinile, da un bellissimo libro fotografico da sfogliare durante l’ascolto dove ogni brano ha il suo particolare universo visivo grazie agli scatti di fotografi di fama internazionale (Harri Peccinotti, il serbo Boogie, il pittore Mode 2, lo street artist Ericailcane, e ancora Shigekiyuriko Yamane, Stefano Ricci, Maurizio Anzeri, Sic Est, oltre a Žeželj e Toccafondo), “Racines” è psych, jazz, afrojazz, afrofunk, hip hop, disco e altro, tanto altro. Il disco si candida sin da ora come una delle migliori uscite italiane dell’anno. Noi, per schiarirci le idee, ce li andiamo a vedere il prossimo 23 marzo alla Flog.

Racines

di GIULIA FOCARDI

“PRECISO”: IL VIAGGIO INTERNAZIONALE DI FRANCO BAGGIANI “Preciso” è un viaggio musicale che il trombettista Franco Baggiani ha iniziato quasi per caso. Registrato durante un live al Benicassim Jazz Festival il 16 giugno 2017 (Blaurecords), il disco nasce grazie all’incontro spontaneo tra lo stesso trombettista toscano e il chitarrista spagnolo Fernardo Marco durante una vacanza in Spagna. Da allora, dalla curiosità reciproca che ha spinto entrambi i musicisti a conoscersi, è nato un sodalizio importante, di cui “Preciso” è solo il primo passo certo, il primo tratto di due strade tanto simili che si sono unite. Un sodalizio che percepiamo anche nell’ascolto di questo disco raffinato e dal suono cristallino, leggero e intenso al tempo stesso, composto da cinque brani che partono da lontano, raccontando la storia del jazz, per poi riportarci al presente grazie al pensiero originale e creativo dei musicisti che riadattano il repertorio standard alle loro personali corde. Insieme a Baggiani e Franco, troviamo Luis Llario al contrabbasso, Riccardo Belda al piano e Diego Clanchet alla batteria. 27


COCKTAIL & BAR DI RAFFAELLA GALAMINI

I migliori caffè e cocktail d’Italia si gustano a Firenze. Bar e locali fiorentini sono ai vertici delle classifiche nazionali: nella Guida Bar 2019 del Gambero Rosso quattro le realtà ad avere ottenuto il massimo del punteggio: tre chicchi per la qualità del caffè servito e tre tazzine per l’offerta complessiva del locale. Due i locali invece a svettare tra i cocktail bar a dimostrazione dell’ottimo livello raggiunto dalla mixology in riva all’Arno. Non serve quindi andare lontano per un buon espresso. i sono due alberghi stellati, il St. Regis di piazza Ognissanti e il Four Seasons in Borgo Pinti premiati con chicchi&tazzine rispettivamente per il Winter garden Bar e per l’Atrium Bar&Lounge. Qui l’espresso è degno di un vip.

Cucina cantina DI RAFFAELLA GALAMINI

Un occhio alla carta dei vini e uno al menù. Le nuove aperture a Firenze puntano su una

formula che valorizza la cucina senza dimenticare però la cantina. Con risultati talvolta insoliti ma di sicuro effetto.

Ribeo è il nome di un Morellino di Scansano.

Ostriche e champagne è l’accoppiata vincente di Gan lounge restaurant & cocktail bar che punta sul plateau royal come cavallo di battaglia. Il locale, con affaccio su lungarno Francesco Ferrucci, sta destando molto interesse, soprattutto all’ora dell’aperitivo.

Ha scelto di chiamarsi così la nuova osteria, a conduzione familiare in via Bonifacio Lupi, a due passi dalla questura di Firenze. Il ristorante punta sulla buona cucina e su una cantina di categoria. Atmosfera informale e menù piacevolmente classico con prodotti del territorio per un locale aperto a pranzo e a cena, da provare anche all’ora dell’aperitivo per un semplice bicchiere di vino.

Una cantina dove il vino sfuso servito direttamente dalle damigiane, in bella mostra nelle sale del locale, convive fianco a fianco con bottiglie di qualità. Da Cantina Ricca-enoteca vino sfuso in via del Romito si trovano inoltre prodotti artigianali 100% italiani a completare l’offerta, per chi vuole andare oltre alla formula della solita enoteca e sperimentare proposte di nicchia.

C’è una novità in Oltrarno: in piazza degli Scarlatti ha aperto Belguardo. Un ristorante dove a brillare non è solo la cucina, la cantina e il bar fanno la loro parte. Così si può optare per un piatto di pasta fresca o scegliere un secondo a base di carne o di pesce, secondo la propria preferenza, assaggiare un bicchiere di vino Mazzei o concedersi un twist di uno dei cocktail più classici.

Magù - Birra e Cucina è in via Foggini, a due

passi dalla fermata Federiga della tramvia. Il punto di forza del locale è la birra, ma dalla cucina escono da mattina a sera le proposte gastronomiche più varie. Al bar si può perfino fare colazione o consumare un pasto veloce. A cena c’è solo l’imbarazzo della scelta tra piatti alla griglia e pizza. La domenica, a concludere degnamente la settimana, scocca

l’ora del brunch.

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Caffè Gilli, storico esercizio di piazza della Repubblica, è tra le tre new entry di quest’anno. Il caffè si sorseggia in un ambiente che trasuda storia, celebre in tutto il mondo. Dietro il bancone del Gilli c’è Luca Picchi, bartender tra i più apprezzati di Firenze e autorità riconosciuta a livello internazionale per il cocktail Negroni. Tre chicchi e tre tazzine anche a Tuttobene di Campi Bisenzio, da anni in cima alle classifiche per la qualità del servizio e la bontà dell’espresso. Gli amanti della mixology hanno di che festeggiare visto che il Mad Souls&Spirits di Borgo San Frediano è stato proclamato tra i migliori cocktail bar d’Italia dal Gambero Rosso in collaborazione con Sanbitter. Il locale di Neri Fantechi e Julian Biondi negli ultimi due anni si è fatto conoscere e apprezzare per l’originalità dei drink proposti e lo spirito scanzonato, alla “Amici miei” che si respira nel bar. Ad aggiudicarsi però il premio per l’aperitivo dell’anno nella “Guida Bar 2019” La Ménagère di via dei Ginori. Un'enorme soddisfazione per il lavoro di tutto lo staff a cominciare dall’apprezzato bartender Luca Manni.


informazione pubblicitaria

illustrazione di Marta Staulo

La Pizza

PIZZALAND, VIA IL PRATO 12R FIRENZE - FRANCESCO BIANCO - MASTRO PIZZAIOLO “Pizza pazza a pezzi per i pazzi della pizza! A PizzaLand, nella nuova patria fiorentina dell’All You Can Pizza, il maestro pizzaiolo Francesco Bianco ci sfata alcuni luoghi comuni e segna le prospettive di un nuovo modo di mangiare la pizza: servita al tavolo a spicchi, non stop, con gusti a sorpresa e cornicioni friendly.

di MARTA STAULO

“Pizzza!!! Piiiizzza... la piiiiizzaaaa!!!” è la citazione che la mia generazione si porta dietro dal film cult “Mamma Ho Perso L’Aereo” quando si trova davanti ad una pizza. Se Pizzaland fosse un film? “Dal momento che Pizzaland è un All You Can Pizza di sicuro la mia mente va ad un film legato alla mia infanzia con Bud Spencer e Terence Hill - di cui non ricordo il titolo - ma del quale non dimentico il vassoio estraibile che serviva cibo in continuazione”. Pizzaland trova spazio in un edificio rotondo, in una rotonda, circolare come la pizza che servite rigoro-samente a spicchi! Cosa altro resta imprescindibile per lo street food più amato al mondo? “Di sicuro qui a PizzaLand restano imprescindibili tre elementi: un buon forno a fiamma viva ad altissime tempe-rature, le materie prime - in primis la qualità del fiordilatte (km0 di Amozzaré, caseificio urbano in Piazza Tad-deo Gaddi) e del po-

modoro (pugliese) - ed infine un impasto ad alta idratazione (65%) e lunga maturazione (24h) che garantisca un’ottima digeribilità”. PizzaLand nasce per contrastare il dilagante fenomeno della pizza fredda a colazione, ma anche il delive-ry All You Can Eat mi sembra poco pratico. Quali altre figure dell’immaginario collettivo legate alla pizza volete abbattere? “Più che abbattere luoghi comuni, pensiamo che vada introdotto un nuovo concetto di pizza. La pizza va indiscu-tibilmente mangiata calda (ndr watch out amanti del delivery e della doggy bag!). Si racconta che nelle pizzerie di Napoli i primi posti ad essere occupati fossero quelli più vicini al forno, perché un lungo percorso del cameriere avrebbe potuto raffreddare e quindi corrompere la qualità della pizza”. Vediamo se tu ci puoi aiutare, che problemi ha chi non mangia il cornicione? “È un pugno al cuore vedere i cornicioni nei piatti! Queste persone di sicuro avranno avuto un trauma, per colpa di colleghi meno esperti, fatto di cornicioni gommosi, non digeribili, pericolo che non correrebbero qui a PizzaLand, dove il cornicione è volutamente in formato ridotto per permettere anche ai meno affamati di po-ter mangiare con tranquillità almeno due pizze!”.

DI TOMMASO CIUFFOLETTI

Quando fuori fa quel freddo che ti stringe alla base del collo, la nuca, giù per le spalle appena perlate di un sudore congelato. E sotto le coperte hai invece raggiunto quel soffice tepore di piuma d’oca e pigiama di cotone grosso. Anche i piedi sono caldi, dopo il dramma del primo infilarsi, quando quello che ora è un covo di calore corporeo era un gelido sarcofago. Quei lunghi secondi in cui spingi i piedi tra materasso e piumone, intonsi da settimane, in cui la casa è stata chiusa ad accumulare freddo, silenzio e ristagno d’umidità, sapendo del gelo che ti aspetta in fondo al letto, ma ripetendoti di avere pazienza e confidare che presto svanirà. E anche se quel brivido freddo ti schizza dritto su per le ossa fino a sentirtelo stringere in mezzo agli occhi, come una pinza che stringe il setto nasale, continui ad aver fiducia. Sempre più, sempre più, fino a quando poi arriva, lo riconosci. Come se il sangue riprendesse a scorrere, a farsi forza

Mattinata Freisa

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fino all’ultimo capillare, portando con sé il calore. E anzi, dopo un po’ ti fai spavaldo e da immobile che eri, dopo aver riscaldato una piccola zona intorno ai tuoi piedi immobili, inizi ad esplorare e conquistare al calore un raggio di letto sempre più ampio. Signore, ormai, del tuo riparo. Dormi finché arriva il giorno, dannazione.Perché ora si tratta di lasciare quell’oasi ormai conquistata. Ora, la Freisa di Giuseppe Mascarello è un vino che se vi capita di mangiare una pizza di quelle belle saporite, potrà darvi sincero piacere. Ma se una mattina come quella di cui prima, vi capita di aver lasciato una bottiglia di vino e un bicchiere a portata di braccio che sporge dal letto, l’augurio che posso farvi è che quella bottiglia sia proprio la Freisa di Mascarello. Fresca e intensa, dolce e con un bel caratterino. Un po’ ti scuote, un po’ ti coccola. A me è appena capitato ed è bellissimo. Oggi farò tutto con calma, leggerezza, amore. W la Freisa.


Ariete di zona Ponte all’Indiano quest’anno inizia all’insegna del traffico, non va meglio agli Arieti di Ponte alla Vittoria. Amore: se scriverai la parola amore al contrario per sei volte su sei muri della città distanti sei metri l’uno dall’altro, probabilmente ti denunceranno, ma qualcosa accadrà.

La Bilancia dopo le feste è odiata da tutti, ma che dico! Non il segno zodiacale! Mi riferivo allo strumento per pesarsi! Come sempre gli amici della Bilancia sono gli unici sopportabili di tutto lo zodiaco e si riconfermano tali, almeno per febbraio. Difficile rapportarsi coi Bilancia ascendenti Vergine.

Per i Tori destri questo mese tisana al carciofo e lavaggi con acqua di Sirmione. Tori mancini che hanno smesso di bere: capisco che privarsi di altre cose possa essere dura ma solo per febbraio stop pasta patate e cozze. Tori ambidestri questo mese non saluterete né con la destra né con la sinistra.

Scorpioni di Piazza Dalmazia non dico che non voglio che smettiate di fumare, dico solo che non voglio esserci quando succederà. Scorpioni che fumano la sigaretta elettronica, a febbraio cambierete flavour, si spera. Scorpione che si danno un tono con le Winston blu, questo mese inizierete col tabacco, si imbrocca di più.

Per gli eterozigoti sarà un febbraio ballerino, avrete difficoltà ad andare d’accordo nonostante di solito gli opposti si attraggano, le stelle mi dicono che ci sarà un po’ di maretta. Gemelli omozigoti, solo trovare un accordo su da che ora a che ora si guarda Sanremo, per il resto tutto liscio.

Sagittari di Scienze Politiche sarà un febbraio freddo e pieno di desolazione in quel di Novoli. Sagittarie neolaureate in infermieristica, vi siete laureate a dicembre, vi prego, basta selfie #nonmollaremai #credici #amicheperlapelle. Anche perché ora inizia la sessione esami della specialistica.

Questo Saturno contro che c’avete addosso si sente, ve lo dico, anche se cercate di coprirlo masticando compulsivamente Vigorsol. Non vi si sta vicino, appena aprite bocca bisogna scansarsi sennò ci arriva addosso una saturnata. Consiglio: collutorio senza clorexidina e, in linea di massima, tacere.

Entrate in questo nuovo anno carichissimi perché tutto sommato avete fatto una scelta che vi soddisfa. Ora spiegatemi perché se uno vi manda i messaggi voi sistematicamente visualizzate e non rispondete. Appello a tutto lo zodiaco: per febbraio non calcolare i Capricorni, così vediamo se imparano la lezione.

Leonesse che tolgono il grasso al prosciutto, questo mese in amore siete aggressive, un sacco di stories su Instagram, un sacco di hashtag, un sacco di like, ma occhio perché l’algoritmo gira per tutti. Per le Leo fidanzatissime io darei un occhio al Messenger del vostro lui, soprattutto se Sagittario.

Acquarii che sono soliti atteggiarsi in Borgo San Frediano, tra la Cité e la NOF, sarà un febbraio all’insegna della passione e degli incontri, ma soltanto tra benestanti. Per i poracci non dovete demordere, soltanto cambiare zona. Acquarie che scrivono poesie, avrete un mese di ispirazione. Solo uno.

Vergine che esce in Santo Spirito iniziamo l’anno con una bevuta diversa, basta gin tonic, benvenuto vodka sour. Vergine che esce in Santa Croce e chiude la serata al kebabbaro sarà lì che farai un incontro – per usare un gioco di parole – piccante e con tanta salsa allo yogurt. Evitare la cipolla.

Questo mese dormirete di giorno e starete svegli la notte. Per lavorare? Fare l’amore? Per ballare, gridare, danzare, essere folli, pazzi, ma vivi? No. Per mangiare. Aprire e chiudere il frigo senza soluzione di continuità. Potrebbe continuare così finché non arriva il caldo, a quel punto, Somatoline.

OROSCOPO

di LAVINIA FERRONE - www.lallucevago.com illustrazioni di FRANCESCA ARFILLI

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SABATO 16 FEBBRAIO ore 16.00

SABATO 2 FEBBRAIO ore 16.00 DOMENICA 3 FEBBRAIO ORE 21.00 LUNEDÌ 4 FEBBRAIO ore 21.00

Teatro della Pergola

MARK PADMORE tenore ROGER VIGNOLES pianoforte

L’arte del canto I cicli schubertiani I, II, III

SABATO 9 FEBBRAIO ore 16.00

Teatro della Pergola

ALESSANDRO TAVERNA pianoforte

Odissea Bach Bach-Siloti, Bach, Bach-Petri, Bach-Rachmaninov, Bach-Busoni, Franck

DOMENICA 17 FEBBRAIO ore 21.00

Saloncino della Pergola

QUATUOR DIOTIMA

Il mondo del Quartetto Bartók, Ligeti, Schubert

Teatro della Pergola

SABATO 23 FEBBRAIO ore 16.00 EMMANUEL TJEKNAVORIANviolino Teatro della Pergola MAXIMILIAN KROMER pianoforte JAN LISIECKI pianoforte Mozart, Beethoven, Schumann, Fauré DOMENICA 10 FEBBRAIO ore 21.00

Teatro Niccolini

LEONIDAS KAVAKOS violino ENRICO PACE pianoforte

Brahms, Skalkottas, Enescu

LUNEDÌ 11 FEBBRAIO ore 21.00

Teatro Niccolini

GIOVANNI SOLLIMA violoncello

Odissea Bach: Ba-Rock Cello Bach, Hendrix, Degli Antoni, Ruvo, Dall’Abaco, Slayer, Nirvana, Corbetta, Cohen, Sollima

prevendite: BIGLIETTERIA TEATRO DELLA PERGOLA CIRCUITO BOX OFFICE TOSCANA WWW.TICKETONE.IT

Solopiano Chopin, Schumann, Ravel, Rachmaninov

DOMENICA 24 FEBBRAIO ore 21.00

Saloncino della Pergola

ILYA GRINGOLTS violino

Odissea Bach: Bach-Pauset II Pauset, Bach, Gerhard

LUNEDÌ 25 FEBBRAIO ore 21.00

Saloncino della Pergola

MARIANNA PIZZOLATO mezzosoprano GIULIO ZAPPA pianoforte

L’arte del canto Chausson, Tosti, Corghi-Rossini

WWW.AMICIMUSICAFIRENZE.IT



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