Lungarno n. 72 - aprile 2019

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Projects by IED students: Portrait by Y. Shmeleva; Colour Me In by E. Cuming.

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CORSI DI SPECIALIZZAZIONE IED FIRENZE

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IED è una scuola internazionale di Design, Moda, Arti Visive e Comunicazione. È un luogo di cultura e formazione che ha sviluppato un metodo innovativo che permette di imparare attraverso il fare, di lavorare con professionisti e di entrare subito in contatto con le aziende e il mondo del lavoro. FIRENZE | MILANO | BARCELONA | CAGLIARI | COMO | MADRID | RIO DE JANEIRO | ROMA | SÃO PAULO | TORINO | VENEZIA


Servizi in zona

Questionario

Agenda di Aprile

Accadde ad Aprile Esseri Alieni Undici Proverbi Fiorentini

Sorelle d'Italia Middle East | J. Dante Da non perdere

Sipario

Deviazioni

Racconti in Tranvia

Frastuoni Casa Jazz

Parla come mangi Gole Profonde

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Virginiana Miller

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Oroscopo

Piero Umiliani

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Nuove aperture

Disperato Reddito Stomp

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Noi ragazzi degli anni '80 Musica e centrifughe

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Le ragazze di San Frediano

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Il liceo artistico di Porta Romana

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Editoriale

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Cofinanziato dal programma Europa creativa dell'Unione europea


La mia casa è il Torrino di GABRIELE AMETRANO

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hi mi conosce sa che non sono un tipo facile. Sono romano e probabilmente porto in me la boria di un popolo antico che ha fatto e disfatto la Storia. Chi mi conosce meglio sa anche che ci sono due cose che mi fanno saltare sulla sedia in maniera scomposta (per non dire incazzare): perdere tempo e la mancanza di responsabilità. L’ho già detto e ripetuto: la cultura è una cosa seria, per chi ha deciso di amministrarla e per chi la vive. La cultura è responsabilità, crescita, tradizione. È primavera, dovremmo festeggiare San Frediano e le sue ragazze, che Vasco Pratolini ha raccontato per la prima volta 70 anni fa sulla rivista Botteghe Oscure e invece proprio chi abita in questo quartiere dovrà riflettere su una notizia che non ha nulla da celebrare. Esiste un progetto di “nuova vita” del Torrino Santa Rosa, il circolo che accoglie il quartiere San Frediano proprio lungo le mura della città, ai margini del fiume. Un articolo apparso sui quotidiani locali donava la novella, o meglio, la pessima novella, per chi vive in questo quartiere e sa cosa è “il Torrino”. Cosa diventerà? Un ristorante? Un nuovo centro anziani? Non era chiaro nelle idee esposte. Quello che però è chiaro a tutti è che questo luogo è già simbolo di una convivenza tra anziani e giovani, uno spazio di aggregazione spontanea

tra generazioni, una casa in cui il cuore trova la semplicità, la bellezza del fiume, la genuinità di rapporti e scontri. Non è il solito spazio contemporaneo: non ci sono oggetti di design, non c’è musica indie. Non rappresenta neanche lo spazio radical intellettuale che un po’ di tempo fa alcuni della “piccola scena letteraria fiorentina” hanno voluto intestarsi con troppa autoreferenzialità. Al Torrino ci va chiunque, a studiare, a bere un caffè, con giornali, con la semplice voglia di guardare il fiume. Qui si chiacchiera, ci si rilassa, si prende una boccata d’aria. Il Torrino è bello così: senza fronzoli, unico perché rispecchia la tradizione, perché qui esiste un elemento che in altri luoghi si è perso: la vita, e la vita è cultura. Eppure sembra esista il progetto di cambiarlo. Forse non si è esaminato con responsabilità la sua funzione e il suo essere fondamentale così come è, o forse questa è solo una dichiarazione frettolosa, senza fondamento, e quindi una perdita di tempo. Delle due, probabilmente una. Mio malgrado a queste non è stata prevista una terza e più auspicabile prospettiva: conservare e tutelare il Torrino, senza aggiungere o eliminare, senza smanie di cambiamento, conservando il lavoro e la presenza di una comunità che lo ha vissuto e lo sta vivendo. Perché sarebbe per tutti noi questa la vera notizia. A volte la crescita culturale prende strade inconsuete e anche non cambiare è un gran bel progetto.

IN COPERTINA

Vera, per la prima volta di Francesca Arfilli

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 72 - Anno VIII - Aprile 2019 - Rivista Mensile ISSN 2612-2294

Nella mia tesi triennale definivo un luogo come un contesto nel quale la mente riesce a percepire, anche senza delimitazioni fisiche, un ambiente chiuso e delimitato, custode di elementi immateriali, mnemonici e sensoriali. Ho scritto una tesi sul concetto di luogo, per aiutarmi nella ricerca del mio. Involontariamente, ho lasciato scritto a me stessa fra le righe che, forse, lo stavo cercando nel posto sbagliato. È possibile riuscire a trovare il proprio luogo passando sempre più tempo lontano da questo?

Proprietario: Associazione Culturale Lungarno Editore: Tabloid Soc. Coop. • Firenze • N. ROC 32478 Direttore Responsabile: Gabriele Ametrano Stampa: Tipografia Baroni e Gori srl • Prato

Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dell'editore e degli autori. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. PER INFO E PUBBLICITÀ tel. 055 6587611 e-mail: commerciale@tabloidcoop.it

I contenuti di questo numero sono a cura dell'Associazione Culturale Lungarno. Per la loro realizzazione hanno collaborato: Jacopo Aiazzi, Gabriele Ametrano, Luca Andreozzi, Francesca Arfilli, Michele Baldini, Tommaso Chimenti, Tommaso Ciuffoletti, Lavinia Ferrone, Giulia Focardi, Raffaella Galamini, Giulio Garosi, Erika Gherardotti, Gabriele Giustini, Rocco Gurrieri, Lafabbridibraccia, Caterina Liverani, Alessandra Marianelli aka Luchadora, Selene Mattei, Valentina Messina, Riccardo Morandi, Antonio Mulas, Antonello Sarro, Marta Staulo, Giacomo Alberto Vieri, Martina Vincenzoni, Lavinia Zavalloni. Coordinamento: Riccardo Morandi Editor: Arianna Giullori Progetto grafico: Francesca Arfilli L'Associazione Culturale Lungarno ringrazia la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze per il contributo a sostegno delle attività culturali svolte.


di JACOPO STORNI, ALBA PARRINI, MICHELE BALDINI E JACOPO AIAZZI 6

Foto di GIULIO GAROSI


Disperato di ANTONIO MULAS

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Foto di GIULIO GAROSI premier si è affacciato su quel balcone, è cambiato. Lo vedo nella popolazione che di giorno in giorno si accalca nel nostro ufficio. Non sono più quelli con le Crocs scolorite e logore e un intero guardaroba stipato nelle buste gialle dell’Esselunga. Non sono più gli emarginati, i reietti. Quelli sempre venuti, seppur dignitosamente, a chiedere aiuto quasi nascondendosi. Loro sono diversi. Sono le signore ben vestite, i pensionati, i ragazzi sotto i trent’anni.

avorare in un CAF vuol dire uscire quasi tutti i giorni alle sei di sera spaccate, e quasi sempre senza pensieri. Vuol dire ripetere gli stessi gesti (accensione computer, controllo posta, ricevimento pubblico) e le stesse pratiche (Isee, RED, 730, Unico) ogni singolo giorno - in una perpetua e rassicurante salmodia. Vuol dire ricevere messaggi nel cuore della notte da semi-sconosciuti per avere informazioni su cartelle esattoriali da saldare, su tasse, multe, Fisco, Erario. Conversazioni brutalmente concrete che saltano i preliminari per andare dritti al dunque, e che terminano non appena l’informazione desiderata è stata acquisita.

Cos’è cambiato, dunque? La lotta alla povertà è davvero stata vinta, oppure essere poveri è diventato trendy? No, niente di tutto questo. Sembra piuttosto siano stati risvegliati antichi appetiti sopiti. Il sogno proibito della più bassa italianità. E il Reddito di Cittadinanza ha immediatamente assunto nell’immaginario collettivo le connotazioni del mito di El Dorado, il luogo leggendario in cui abbonda ogni ricchezza. Il sogno nazional-popolare di non far niente per una vita intera pur riuscendo a guadagnare soldi. Un’astuta mossa in cui al termine “inclusione” è stato sostituito quello di “cittadinanza”, suggerendo che ormai è sufficiente essere italiani per non essere più poveri. Ecco allora spiegato il perché del riversarsi in ufficio di una popolazione così varia e vasta, e così differente da quella precedente. Così sofisticatamente maleducata e aggressiva. Ecco le signore impellicciate che ostentano borse di sotto-marca accanirsi rabbiosamente contro di noi perché non hanno i requisiti per rientrare nel Reddito di Cittadinanza. Ecco i ragazzi di vent’anni che invece di cercare lavoro - qualsiasi lavoro, o semplicemente perdere il giorno al parco delle Cascine, si mettono in fila in un ufficio maleodorante, e imprecano dopo appena dieci minuti di attesa. Ecco il punto di non-ritorno sociale, che prescinde quelli che saranno gli esiti concreti del Reddito di Cittadinanza. Qualche mattina fa un pensionato mi si è avvicinato con il passo felpato e le mani dietro la schiena. “C’è niente per me?” mi ha chiesto con un filo di voce, come se all’improvviso noi impiegati di CAF ci fossimo trasformati in pusher di ricchezze. “Scusi?” “No. Dico. Per me c’è niente? Ho diritto al Reddito di Cittadinanza?” “Se già percepisce una pensione, direi di no” “Ah…” e si è allontanato sconsolato, con gli occhi fissi sul pavimento. Verrà un giorno anche per lui. Un giorno, intendo, in cui riuscirà ad ottenere un reddito anche senza dover lavorare. Per ora però c’è da lasciare spazio a tutt’altra Italia.

Tuttavia la quiete rassicurante del mio lavoro, che da anni procedeva liscia e senza grandi intoppi, è stata turbata all’improvviso una sera di fine settembre dello scorso anno, una sera in cui un giovane Ministro del Lavoro si è affacciato ad un balcone con le braccia alzate e un sorriso stampato in volto, illuminato di sghembo da una luce obliqua e sinistra, annunciando la concretizzazione del Reddito di Cittadinanza, la fine della povertà. Da quel giorno in poi le cose sono cambiate, in ufficio. L’utenza è aumentata e i curiosi si sono avvicendati, con fare dimesso in un primo momento, poi sempre con maggiore insistenza. “Ma questo Reddito di Cittadinanza?” chiedevano. E noi che eravamo avvezzi al mestiere cercavamo di eluderli con le risposte tipiche da ufficio. “Vedrà che si farà - dicevamo - ma ancora non abbiamo disposizioni. Si sa poco, torni un’altra volta”. Ma loro tornavano davvero, tornavano la settimana successiva, nutriti da una sempre crescente ansia e curiosità. “E allora, questo Reddito?” “Niente ancora. Non si sa”. E poi, dopo appena tre giorni eccoli lì a varcare la porta dell’ufficio. “Ieri ho sentito in televisione…” Eppure, mi ripetevo, misure del genere ci sono sempre state: basti pensare al Reddito di Inclusione (REI), le cui caratteristiche di ingresso erano simili. Certo, il Reddito di Cittadinanza promette un assegno più cospicuo rispetto al REI e, inoltre, punta maggiormente sulla ricollocazione lavorativa. L’Italia è pur sempre una Repubblica fondata sul Lavoro, giusto? Ma non è questo. Qualcosa, dal giorno in cui il giovane Vice-

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Se 150 IL LICEO ARTISTICO DI PORTA ROMANA di MARTINA VINCENZONI

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re anni fa il Liceo Artistico di Porta Romana mi pose davanti la difficile scelta tra una precaria borsa di ricerca all'università e la prima supplenza della mia vita. Prevalse la necessità di “fare punti in graduatoria”, e fu così che io e il mio senso di inadeguatezza percorremmo il parco che conduce al monumentale edificio. Quell'anno ho imparato che non esistono solo i licei classici e scientifici, che la scuola italiana offre infinite e ricchissime possibilità di formazione e di crescita personale e personalizzata. Si lavora tra grafici e apprendisti architetti, passando accanto alle aule di moda e ai laboratori di pittura e scultura; i collegi dei docenti si svolgono nella monumentale Gipsoteca, accanto al riassunto dei capolavori dei musei della città. Nonostante le continue e contraddittorie riforme della scuola, per i fiorentini si parlerà sempre e solo di Istituto d'Arte, anzi di ISA: un titolo sempre accompagnato da una certa aria nostalgica degli studenti che rimpiangono piani di studio più concentrati sui laboratori. In ogni caso, Porta Romana è la scuola più amata da chi la lascia, e a breve accoglierà i festeggiamenti per i 150 anni dalla sua fondazione. Tra il 9 e il 13 aprile infatti sono previste giornate di studi, laboratori aperti, mostre, installazioni ed eventi per celebrare la storia dell'istituto e la profonda traccia che continua a lasciare nel tessuto cittadino. Molti sono i soggetti coinvolti: in occasione dell'inaugurazione è prevista la presentazione del volume I laboratori dell'Istituto d'Arte a Porta Romana, 1969/2019 a cura della Cassa di Risparmio di Firenze; il Salone dei Cinquecento ospiterà nella mattina del 10 aprile un'esposizione di gioielli e abiti d'arte; l'11 si terrà l'intervento di Tomaso Montanari dal titolo Arte, identità, nazione all'interno delle giornate di

studi dedicate alla storia della scuola. Altra presenza illustre sarà quella di Antonio Natali che parlerà della funzione educativa degli spazi museali. Durante gli eventi di art experiencing la cittadinanza sarà invitata a conoscere i laboratori artistici e le relative attività; si apre con il laboratorio di pittura, che avrà l'accompagnamento musicale degli studenti della Scuola di Musica di Fiesole. Ogni dipartimento contribuirà poi con una mostra o un'installazione: I vulnerabili (Design della moda); Incamminarti e Ricord’Arte (Arti grafiche); Porta ‘na gioia (Design dell’arredamento); Gioielli in mostra (Design dell’oreficeria); Autocelebrazione della finestra (opera collaborativa). La storia della scuola sarà ripercorsa grazie alla mostra Opere dagli Archivi di Porta Romana. Gli allievi dalla Scuola di Santa Croce all’Istituto d’Arte. Ci sarà spazio anche per le opere degli allievi del Corso di Perfezionamento post-diploma (MAD), per una mostra fotografica degli archivi Brilli dagli anni '60 ad oggi e per il musical La voglia di amare della compagnia Miktos. Si chiude il 13 alle 23 con la performance video-sonora di Francesca Sandroni, Origine.

Il Liceo di MARTINA VINCENZONI Nel 1869 nel quartiere di Santa Croce fu fondata la Scuola di intagliatori in legno, Ebanisti e Legnajuoli, poi divenuta nel 1880 Scuola professionale di Arti Decorative e Industriali. Tre gli indirizzi che accoglievano in media 40 iscritti l'anno: Pittura, Scultura e Architettura. Nel 1923 fu trasferita nell’attuale sede di Porta Romana, all’interno del Parco della Pace, costruito per ospitare le Scuderie Reali della Reggia di Palazzo Pitti negli anni di Firenze Capitale. Dal 1970, con l'attivazione del biennio sperimentale, gli studenti poterono conseguire il Diploma di Maturità di Arte Applicata. Dall'anno 2010 è diventato Liceo Artistico; attualmente conta due sedi e più di 1200 iscritti. Numerosi artisti hanno studiato e insegnato nell'antica Scuola o nell’ISA di Porta Romana: Sandro Chia, Galileo Chini, Ottone Rosai, Anna Anni e Gabriella Pescucci, ma anche Enrico Coveri e Franco Zeffirelli.

L'ISA svolge tuttora una continua ricerca sulla propria identità storica, per rinnovare l'offerta culturale e formativa in linea con la qualità della sua tradizione. 8


UMILIANI di LUCA ANDREOZZI

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iero Umiliani è stato uno dei più importanti musicisti degli anni '60, compositore di colonne sonore e grande appassionato di musica Jazz. Nato a Firenze nel 1926, è stato il primo in Italia ad aver composto una colonna sonora interamente Jazz, per il celebre film "I soliti ignoti" di Mario Monicelli, del 1958. Ha collaborato con registi e musicisti di fama internazionale come Dino Risi e Chet Baker. Famoso il brano presente in "Svezia, inferno e paradiso" divenuto in seguito "Mah nà Mah nà" dei Muppet. Inoltre è stato uno degli inventori della musica lounge e precursore della musica elettronica. Abbiamo fatto qualche domanda alle figlie, Elisabetta e Alessandra.

colpito dopo la lettura di un articolo al punto da invitarlo negli studi RAI per partecipare all'ascolto della registrazione de “Il Ruggito della Tigre” (Tiger Rag). Che rapporto aveva con Firenze? “Si trasferì a Roma da giovane per lavoro, ma conservò un legame profondo con la sua città dove conservava molti amici d’infanzia. Gli rimase sempre un forte accento fiorentino”. Come mai scelse proprio di comporre prevalentemente colonne sonore? “Non fu proprio una scelta ma iniziò come arrangiatore di musica da film finché nel 1958 il regista Mario Monicelli lo contattò per il film “I soliti ignoti” che lo portò subito al successo”.

Che rapporto avevate con lui? “Era un padre molto presente che, nei periodi in cui non lavorava, amava fare lunghi viaggi insieme a noi, all’estero, in paesi lontani come il Perù o la Polinesia. Da buon fiorentino aveva un grande senso dell’umorismo e amava scherzare. Con lui non ci si annoiava mai!”

Quale rapporto aveva con i registi? “Era amico soprattutto di Giorgio Capitani e di Luigi Scattini. Con quest’ultimo ci frequentavamo anche tra famiglie e andavamo spesso in vacanza insieme”.

Ci raccontate qualche aneddoto sul maestro Umiliani? “A Firenze, a soli 4 anni, prese alcune lezioni di piano da una zia. Da quel momento nacque in lui una grande passione per la musica, i genitori più volte furono costretti a chiudere il pianoforte a chiave. Ma la passione era tale che la musica diventò la cosa più importante nella sua vita”.

Come viene percepita la musica composta dal maestro Umiliani nel 2019? “Tutt’oggi ha numerosi seguaci, non solo in Italia ma anche all’estero e soprattutto tra i giovani, tanto da avere sulla pagina Facebook numerosi followers. La sua musica è molto richiesta per pubblicità, sfilate e commenti musicali di vario genere”.

Da giovanissimo, nel 1944, a Firenze, suonava come pianista in un club frequentato prevalentemente da soldati americani che apprezzavano particolarmente la sua dedizione al Jazz. Fu per un breve periodo giornalista e scrisse alcuni articoli per il quotidiano “La Nazione”. Questo gli valse le attenzioni di Pippo Barzizza che rimase molto

A Firenze, in Piazza San Pancrazio, il maestro Umiliani viene ricordato dalla "Manifattura Tabacchi" di Fabiano Fabiani che ha sensibilmente realizzato e dedicato un drink a questo personaggio che ha donato a tutti noi bellezza e musiche che non dimenticheremo mai.

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“Heroes - Bowie by Sukita” Quando l’arte fotografa l’amicizia Ci sono legami e legami: quelli che non sopravvivono neanche agli anni della maturità e quelli destinati a durare in eterno come l’amicizia immortale ritratta nella mostra “Heroes - Bowie by Sukita”. Celebrando al contempo momenti di arte, cultura e musica la raccolta di 60 scatti ripercorre il sodalizio durato oltre quarant’anni tra la leggenda del pop rock e il grande maestro della fotografia. Dai fotogrammi iconici da copertina, alle fotografie tratte dall’archivio personale di Sukita, l’esposizione, curata da Ono Arte Contemporanea e da Le nozze di Figaro, è ospitata nella dimora quattrocentesca di Palazzo Medici Riccardi (fino al 28 giugno). La collaborazione tra Bowie (ci manca molto, a tre anni dalla sua scomparsa) e il fotografo giapponese Masayoshi Sukita nasce nel ‘72 quando quest’ultimo arriva a Londra per fotografare Marc Bolan e i T-Rex. Attratto dalla promozione pubblicitaria dell’epoca e sebbene ignaro di chi fosse David Bowie, Sukita decide di andare a un suo concerto. Di quegli anni, il fotografo ricorda: “vedere David Bowie sul palco mi ha aperto gli occhi sul suo genio

creativo. Ho visto Bowie esibirsi con Lou Reed ed era così potente, diverso dagli altri rock and rollers, aveva qualcosa di speciale che sapevo di dover fotografare”. Dopo il primo incontro – ottenuto grazie all’aiuto dell’amica e stylist Yasuko Takahashi - Sukita, che all’epoca si occupava principalmente di servizi fotografici di moda maschile, ritrae di nuovo Bowie nel ‘73 durante il suo primo tour in Giappone. Ma l’incontro indubbiamente più significativo avviene nel 1977 quando Bowie torna a Tokyo per la promozione dell’album “The Idiot” di Iggy Pop, che aveva prodotto. Due ore, sei rullini e molta ispirazione più tardi, Sukita realizza anche la fotografia che non sapeva sarebbe divenuta la celebre copertina dell’album “Heroes”, uno tra gli scatti più iconici della pop culture. Fu lo stesso Duca Bianco a ricontattarlo per poter utilizzare la fotografia come copertina del suo disco. In un’alternanza tra servizi posati in studio e sessioni fotografiche più intime e personali, il rapporto instauratosi tra i due, alimentato da un ricco interscambio culturale, rimarrà immortale, così come i loro scatti.

HEROES - BOWIE BY SUKITA | PALAZZO MEDICI RICCARDI - VIA CAVOUR, 1. DAL 30 MARZO AL 28 GIUGNO 2019 | LUN- DOM 9.00 - 19.00 (MERCOLEDÌ CHIUSO) BIGLIETTO INTERO € 10,00 - RIDOTTO € 6,00 - GRATUITO PER I GIOVANI FINO AI 17 ANNI

www.cittametropolitana.fi.it/category/cultura/

A cura della Città Metropolitana di Firenze


in Zona di GIACOMO ALBERTO VIERI

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o, perché ne parlavo poco fa al telefono con Laura Izzi e Giacomo Torresi, Presidente e VicePresidente dell'associazione Servizi in Zona, nata appena un anno fa con l'obiettivo di promuovere la diffusione di servizi sociali, educativi, psichiatrici e culturali presenti sul territorio toscano: alla fine stiamo sempre a parlare di modello danese. Per ogni cosa fica, c'è un modello danese di riferimento, o dietro, prima o durante, sopra o sotto, insomma comunque ai danesi non gliela fate. Quelli ci son già arrivati.

informazione pubblicitaria

E invece, dice Laura, “bisognerebbe ricordarlo più spesso quanto Firenze, e la Toscana tutta, abbia su diversi settori una rete di servizi, offerte e progetti, davvero strabiliante”. Purtroppo, sovente, ne conosciamo la metà. Ed ecco che arriva l'idea di S.i.Z: un sentiero riconoscibile, mi piace pensarlo, un modo per far sapere a privati ed aziende, con un clic, quali e dove sono le strutture e i professionisti che possono fare al caso delle proprie necessità.

Che stiate cercando un'attività specifica per un amico o un parente disabile, o un asilo per i vostri figli o un corso di danza-terapia, la rete di S.i.Z si sta espandendo sempre di più, grazie anche al numero cospicuo di adesioni e soci e ad una cura attentissima della sezione blog del sito (www.serviziinzona.it), dove con interviste e approfondimenti si cerca di fare anche consapevolezza e sensibilizzazione su tematiche e progetti sociali importanti. Scambiare e condividere dei contatti, linkare gli eventi principali di laboratori o dibattiti, lavorare su e con il territorio perché emergano risorse e idee per chi lo vive, selezionare un team di professionisti competenti e volenterosi e infine, ma per nulla infine, aiutare chi sta cercando un servizio a soddisfare le proprie esigenze in fretta. Vi pare bello, questo ventaglio di obiettivi? Il viaggio di S.i.Z è appena iniziato: fa tappa a Firenze (ma anche a Prato e Livorno) e ci sta tanto che arrivi moolto più lontano, pure in Danimarca. Tipo.


The Unreal McCoy TORNANO I VIRGINIANA MILLER

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di RICCARDO MORANDI Ho molto apprezzato il brano Motorhomes of America. La storia di questi due anziani che vendono tutto e scappano su un camper. Ho subito, ovviamente, pensato a Paolo Virzì, con cui spesso hai lavorato. “Certo. È una specie di trasposizione musicale, un omaggio, del film ‘Ella & John’, che mi entrò dentro quando Paolo mi face leggere la sceneggiatura”.

usica, scrittura, cinema. Tre parole che descrivono Simone Lenzi: un livornese che fa parte di quella cerchia magica di registi, cantautori e artisti che la costa labronica ci ha regalato. La sua band, i Virginiana Miller sono uno dei nomi storici, forse il primo nome storico, all’interno della scena del pop raffinato indipendente. Dopo un silenzio di cinque anni tornano con un nuovo lavoro, dal titolo “The Unreal McCoy”, sorprendentemente in inglese.

Ricorre spesso Dio, nei testi di questo disco. “Non si può parlare di America senza parlare di Dio. Alexis de Tocqueville stesso lo fa capire quando racconta un episodio nel quale lui, francese in visita oltreoceano, osservò qualcosa che lo lasciò perplesso. Durante un processo il giudice non sapeva come procedere quando un testimone, ateo, non volle giurare sulla Bibbia in quanto non significava nulla per lui: questo per dire che è impossibile per gli americani non avere un legame con Dio e con la religione che io definisco ‘americana’”.

Incontriamo Simone Lenzi con la curiosità di capire cosa è bollito in pentola. “The Unreal McCoy” sorprende perché non sembra un vostro disco. In inglese, che parla degli Stati Uniti. Racconta come siete arrivati a questa svolta. “Ci siamo voluti divertire, tirare fuori un modo di scrivere diverso, senza contare che avevamo un po’ esaurito la vena espressiva in italiano. È un disco che parla di un immaginario che riguarda gli U.S.A, un’operazione che richiama quello che fece Salgari, che scrisse della Malesia non muovendosi da Torino”.

Cambiamo argomento. Che ne pensi della scena pop italiana, dei nuovi cantautori? “Ce ne sono tanti, in questo momento: Brunori mi piace molto, scrive molto bene. Calcutta ad esempio, mi dice meno. Altri parlano un linguaggio non mio, ma è anche normale sia così. Son giovani, parlano ai giovani”.

Come è stato scrivere e arrangiare una cosa che era totalmente fuori dai vostri schemi? “In realtà grazie al fatto di scrivere in inglese abbiamo scoperto un modo di esprimerci totalmente differente. Ci sono influssi country, sonorità ricercate e qualcosa di ispirato a Morricone: questo è stato possibile perché abbiamo pensato i pezzi in un’altra lingua, se vuoi con più libertà. La stessa che comunque non ci manca visto che abbiamo tutti oramai una vita ben strutturata e suoniamo solo per divertirci”.

Cosa ti piacerebbe fare che ancora non hai fatto a livello artistico? “Vorrei scrivere canzoni pop in italiano per altri, magari per Laura Pausini o Eros Ramazzotti. L’ho fatto raramente… forse perché qualcuno pensa che avrei scritto canzoni troppo difficili, ma non è così (ride)!”. Hai comunque lavorato come autore in un Sanremo e se non erro avete anche provato coi Virginiana a partecipare. “Verissimo, ho scritto per Antonella Ruggiero mi pare nel 2014. Con i Virginiana rimanemmo in bilico fino in fondo col pezzo ‘Anni di Piombo’. Eravamo però una band difficilmente collocabile: non potevamo fare gli esordienti ma nemmeno i big. Di Sanremo comunque sono spettatore devoto: quest’anno c’è stata un’ottima vittoria di Mahmood, anche se mi è molto piacito il brano di Paola Turci”.

Ci sono tante immagini su questo disco, ogni pezzo è una foto. Ho subito pensato a De Gregori. “Guarda, sicuramente Buffalo Bill è una canzone di riferimento per questo album. Anche la sua era un’America immaginata, se vuoi posticcia, ma penso che da un punto di vista espressivo il fake possa paradossalmente raccontare meglio dell’originale. Anche il titolo del disco ‘The Unreal McCoy’ rimanda ad un’espressione americana, ovvero ‘The Real McCoy’ che sta per ‘quello originale, quello autentico’: noi siamo per ‘Unreal’, facciamo il fake perché ci piace”.

Per chiudere, regalami un libro. “Sei fiorentino... ti direi subito qualcosa di Francesco Recami, tuo concittadino”. Salutiamo Simone, ed aspettiamo i Virginiana Miller a Firenze sul palco del Glue - Alternative Concept Space il 19 Aprile. 12


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avid Pacifici, alias Dr.Rose su Controradio, è un personaggio che mi ha da subito incuriosito. La sua pagina Facebook è una piccola arena di divertimento dove esilaranti scritti su caricature umane contemporanee si intervallano a brillanti suggerimenti cinematografici e musicali. Ha lavorato nell’editoria, conduce appunto il suo programma a Controradio e lavora nell’ agenzia Orange Web Agency (che ha fondato insieme ad altri) dove si occupa di marketing legato al web.

L’artista da riscoprire. Jackson C.Frank. Un incontro indimenticabile. Negli anni Novanta passai una giornata con Jodorowsky. Canti? Sempre stato stonato.

Nome e pronome. David Pacifici.

Come ti vedi fra un po’ di anni? Paradiso, inferno coi diavoli o chi se ne frega? Come quei tipi che vedi nei reality “Sepolti in casa” tra i miei dischi e libri. Paradiso.

Una cosa davvero strana che hai visto. Da bambino, sarà stato il 1975, mio padre mi portò in una riunione dove era presente un guru indiano che aveva smesso di parlare.

3 film e 3 dischi che ami alla follia. Mr Freedom - William Klein L’imperatore di Roma – Nico D’Alessandria Il ladro di Bagdad – Michael Powell

La cosa bella del tuo lavoro. Lavorando nel settore del web ho a che fare quotidianamente con persone diversissime che lavorano in tutti i tipi di settori.

Basket of Light – Pentangle Crown of creation – Jefferson Airplaine Young, Loud and Snotty – Dead Boys

Un brano perfetto per far virare un classico ritrovo fiorentino verso una festa più scorretta. I wanna be your dog degli Stooges.

Un progetto al quale vorresti lavorare. Mi piacerebbe condurre in radio un programma sulla storia del rock a Firenze dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta.

Un libro immortale. America di Franz Kafka.

di ROCCO GURRIERI

Cosa fai quando nessuno ti guarda. Faccio il ballo robot come uno dei miei miti David Zed.

Un “delittaccio” italiano che solleva la tua curiosità. 1958, l’assassinio di via Fontanesi a Torino firmato Diabolich. Gli Oscar 2019 di David Pacifici: Miglior film, miglior regia. Non mi viene in mente niente di davvero interessante. Mi sembra che ormai “il prodotto” film sia stato quasi completamente cannibalizzato dalle serie. Le donne empatiche, i pitbull, i torsi umani. Racconta -se vuoi- questi geniali concetti antropologici che tratti sul tuo seguitissimo profilo Facebook. Li considero un po’ i miei “Miti d’oggi”. Mi sono divertito a sperimentare sul web certe tecniche di scrittura, giocando sulla forza della reiterazione di certi stereotipi contemporanei.

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Mai stato un ragazzaccio? Pur essendo cresciuto tra gli anni Settanta e Ottanta, e pur avendo frequentato postacci sono sempre stato moderatamente tranquillo. Da adolescente andavo ai concerti, molto al cinema, nelle librerie e negozi di dischi. Poi con i miei amici giravamo per tutti i club fiorentini dal KGB, al Video Diva al Manila, BackDoors e naturalmente centri sociali come l’Indiano e CPA dove all’epoca giravano tutti gruppi hardcore punk. Pacifici in love: Quanto conta l’amore e amare bene. Non particolarmente!


4 CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE


DIECI ANNI DI MIDDLE EAST Un ospite speciale per un anniversario importante, che segna un decennio di continuità dell’impegno nella divulgazione del cinema mediorientale da parte del Middle East Now. Asghar Farhadi il più grande regista iraniano contemporaneo, vincitore per ben due volte del premio Oscar (“Una separazione” e “Il cliente”) sarà a Firenze per tenere una Master Class e incontrare il pubblico. Oltre al cinema di Farhadi (al quale sarà dedicato uno speciale focus) film, arte, sapori e musica da Iran, Iraq, Kurdistan, Libano, Israele, Palestina, Egitto, Emirati Arabi, Kuwait, Afghanistan, Siria, Algeria, Marocco, Tunisia, Algeria. Dal 2 al 7 aprile al Cinema La Compagnia, Cinema Stensen, Teatro Cantiere Florida, Fondazione Studio Marangoni. Per tutti gli appuntamenti: www.middleastnow.it. C.L.

Sorelle d'Italia

C JOE DANTE A LUCCA Se amate il cinema horror, che non disdegna incursioni nella commedia e nella fantascienza, della tradizione classica americana degli anni ‘80, segnate in agenda, dal 13 al 21 aprile, il Lucca Film Festival. Andrà infatti quest’anno a Joe Dante, il maestro del cinema di genere che fra gli altri ha diretto i cult “Piraña”, “Gremlins”, “Salto nel buio”, uno dei riconoscimenti alla carriera. Oltre ad una retrospettiva dei suoi film e a una Master Class, alla quale prenderà parte anche il regista e produttore Mick Garris, verrà presentato in anteprima nazionale “Nightmare Cinema”, film horror a episodi con protagonista Mickey Rourke diretto, oltre che da Dante e da Garris, da David Slade, Ryuhei Kitamura e Alejandro Brugues. Info: www.luccafilmfestival.it. C.L.

di CATERINA LIVERANI

osa è mancato agli Oscar di quest’anno? Non le sorprese, vista la non-vittoria di Glenn Close data per sicura come miglior attrice dopo 7 candidature, o le emozioni, date dal duetto ad alto tasso di tensione sessuale tra Bradley Cooper e Lady Gaga. Ci sono state persino le polemiche con il risentimento di Spike Lee che non ha visto il suo “BlacKkKlansman” premiato come miglior film. A mancare tra le candidature sono state le donne, o meglio, le autrici. Con il primo e unico Oscar per la miglior regia ad una donna assegnato nel 2010 a Kathryin Bigelow per “The Hurt Locker” il silenzio nella mancanza di candidature, per quello che rimane il premio cinematografico più importante al mondo, è assordante. Per fortuna in Italia le cose sono state diverse e ai David di Donatello vediamo concorrere, accanto a “Dogman” di Matteo Garrone e “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino, due film belli e importanti realizzati da donne. Sono “Euforia”, il delicato ritrovarsi di due fratelli (Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea) in un momento di difficoltà, che Valeria Golino dirige facendolo scorre a tratti grave a tratti lieve come una sinfonia, e “Lazzaro Felice” di Alice Rohrwacher, ritratto fiabesco e poetico di un uomo troppo buono e troppo ingenuo in una comunità rurale fuori dal tempo, già vincitore a Cannes della Palma d’Oro per la miglior sceneggiatura. Entrambi i film concorrono per Miglior Film, Miglior Regia e Migliore Sceneggiatura originale. Un segnale importante considerato che nel 2018 c’era stata una sola autrice candidata (Susanna Nicchiarelli con “Nico, 1988”) e l’anno precedente nessuna.Un riconoscimento, questo italiano, guidato dallo scorso anno dalla nuova direttrice artistica Piera Detassis, sicuramente dalle maglie meno rigide e dal respiro più ampio dove non sono solo le grosse produzioni ad essere coinvolte, ma c’è spazio anche e soprattutto per gli autori più giovani. Presente in questa edizione non solo nella categoria per il miglior regista esordiente, ma anche in quelle per la miglior sceneggiatura, fotografia e produzione “La terra dell’abbastanza”. Formidabile Instant Cult diretto dai gemelli Fabio e Damiano D’Innocenzo (classe 1988) sulla accidentale ascesa nella malavita di due amici nella più remota delle periferie romane, il film, presentato al Festival di Berlino nella sezione Panorama e uscito in sala lo scorso giugno, si è già aggiudicato un riconoscimento ai Nastri D’Argento.

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Teatro

Arte

Cinema

MR GOODMAN & BUBBLE Spazio Alfieri (FI) ing. da € 17,00 LA FABBRICA DEI SOGNI Teatro di Rifredi (FI) ing. da € 8,00 THEGIORNALISTI (7-18/04) Nelson Mandela Forum (FI) ing. da € 34,50 QUARTETTO FONÉ Teatro della Pergola (FI) ing. NP STORIE DEL BOSCO Sala del Bastione (Prato - PI), ing. da € 4,00

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SVEGLIAMI (10-14/04) Teatro Era (Pontedera - PI) ing. NP

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CANOVA TuscanyHall (FI) ing. da € 23,00 LA LEGGENDA DELL’OLANDESE VOLANTE Teatro del Maggio (FI) ing. da € 5,00 RACCONTO ALLA ROVESCIA Teatro Era (Pontedera - PI) ing. NP

MAXIME PASCAL - SERVILLO Teatro Verdi (FI) ing. da € 13,00 LA BISBETICA DOMATA (4-5/04) Teatro di Rifredi (FI) ing. da € 14,00 IL FLAUTO MAGICO TuscanyHall (FI) ing. da € 14,00 PIAF - HYMNE À L'AMOUR Teatro Puccini (FI) ing. da € 17,00 RASSEGNA CORTI TEATRALI Glue Firenze (FI) ing. € 5,00 con tessera I, DAREEN T. Teatro Cantiere Florida (FI) ing. da € 8,00 COSIMO E I SUOI SEGRETARI Palazzo Alberti (FI) ing. libero BONGO WESTERN Hangar (FI) ing. libero AY VIOLETA Il Lavoratorio (FI) ing. NP LETTERE A NOUR (4-7/04) Teatro Fabbricone (PO), ing. da € 12,00 TI RACCONTO DON GIOVANNI Teatro Verdi (FI), ing. libero PRESENTAZIONE “MATERIA” La Cité (FI) ing. libero

ENRICO NIGIOTTI Teatro Verdi (FI) ing. da € 23,00 BENVENUTI IN CASA GORI (9-11/04) Teatro di Rifredi (FI) ing. da € 14,00 BARRY LYNDON (9-14/04) Teatro della Pergola (FI) ing. DA € 13,00 THE ROSSINI GAME (9-18/04) Teatro del Maggio (FI) ing. da € 5,00 L’UOMO RONDINE Teatro Puccini (FI) ing. € 15,00 LA DEMOCRAZIA DEL CORPO 19 (9-18/04) Cango (FI), ing. da € 8,00 IL PIACERE DELL'ONESTÀ (9-14/04) Teatro Metastasio (PO), ing. da € 12,00

GIOVANNI LINDO FERRETTI Auditorium Flog (FI) ing. da € 16,50 FABIO LUISI (11-14/04) Teatro del Maggio (FI) ing. da € 44,00 SCHOOL OF ROCK (11-14/04) Teatro Verdi (FI) ing. da € 20,00 MI PIACE - GABRIELE CIRILLI Teatro Puccini (FI) ing. da € 20,50 L’ARCHIVIO MAI VISTO: GESÙ DI NAZARETH Museo Zeffirelli (FI), ing. € 10,00

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LA RAPPRESENTANTE DI LISTA + EDDA Auditorium Flog (FI) ing. € 13,50 ANTONELLO VENDITTI Nelson Mandela Forum (FI) ing. da € 30,00 THE BEATLES NIGHT Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera NEIL YOUNG TRIBUTE Hangar (FI) ing. libero ALESSANDRO CARBONARE Teatro della Pergola (FI) ing. da € 18,70 PETER PAN (6-7/04) Teato Verdi (FI) ing. da € 25,00 SPIRITO ALLEGRO (6-7-13-14/04) Teatro Reims (FI) ing. 14,00 MACBETTU Teatro Era (Pontedera - PI) ing. NP SPINART TRIBUTE UNITY SESSION 2019 CPA Firenze SUD (FI) ing. libero GELATO FESTIVAL (6-7/04) Piazzale Michelangelo (FI) ing. € 6,25 CONCERTO DEL QUARTETTO CHERUBINI Fondazione Zeffirelli (FI), ing. € 10 EMANUELE TREVI - PIERPAOLO PASOLINI Spazio Alfieri (FI) ing. NP SI FA DI SABATO Cinema Stensen (FI) ing. libero FIERUCOLA DEI LAGNAIOLI (6-7/04) Piazza SS Annunziata (FI) ing. libero

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AN EVENING WITH MANUEL AGNELLI TuscanyHall (FI) ing. da € 34,50 REGALO DI NATALE (2-7/04) Teatro della Pergola (FI) ing. da € 13,00 MIDDLE EST NOW (2-7/04) Varie location (FI) ing.da € 5,00

ROBERTO VECCHIONI Teatro Verdi (FI) ing. da € 20,70 GEGE TELESFORO E LA VOCE Conservatorio Cherubini (FI) ing. € 6,50 SAXOPHONE - A ME GLI OCCHI TuscanyHall (FI) ing. da € 17,00

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COLLE DER FOMENTO ADVERSUS Tenax (FI) ing. € 16,50 MISS KETA + SORROWLAND Viper Theatre (FI) ing. da € 16,50 LINK DUO LIVE Hangar (FI) ing. libero L’INCENDIARIO Teatro Niccolini (FI) ing. da € 11,00 W LE DONNE! RICCARDO ROSSI (5-6/04) Teatro Puccini (FI) ing. da € 25,00 L’ABISSO TeatroDante (Campi Bisenzio - FI) ing. 14,00 SCARLETT Teatro Quaranthana (Prato - PI), ing. € 6,00 ISHKAR INCONTRO CON I FONDATORI Cinema La Compagnia (FI), ing. EMMANUELLE SIGAL Circolo Arci Progresso (FI) ing. NP

COMA COSE TuscanyHall (FI) ing. da € 25,30 HEROES - BOWIE BY SUKITA Palazzo Medici-Riccardi (FI) ing. € 10,00 DUO BIANCHI GORI Auditorium Santo Stefano (FI) ing. € da 16,50 VERROCCHIO Palazzo Strozzi (FI) ing. NP UNA “CERTA IDEA” DI EUROPA (1-15/04) Circolo Vie Nuove (FI) ing. libero I LIBRI DEL GRANDUCA COSIMO I DE’ MEDICI Biblioteca Laurenziana (FI) ing. € 3,00

Eventi FIORENTINA - FROSINONE Stadio Artemio Franchi (FI) ing. da € 5,00 DOMIZIA WEBER Museo di Palazzo Vecchio (FI) ing. da € 5,00 MUSICISTE DA OLTREMANICA Aula Magna NIC (FI) ing. libero

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Musica

ALESSANDRA AMOROSO Nelson Mandela Forum (FI) ing. da € 42,00 CHI È DI SCENA (12-14/04) Teatro di Rifredi (FI) ing. da € 14,00 MARTHA ARGERICH Teatro del Maggio (FI) ing. da € 22,00 YURI’S NIGHT Le Murate Caffè Letterario (FI) ing. libero JAZZ PRIME / L.O.V.E. Sala Vanni (FI) ing. da € 6,00 RAGGAE LINK UP UNITE Auditorium Flog (FI) ing. € 8,50

VIAGGIO NEL COCOMERO* 4 maggio, ore 17 e 18.15

www.teatrodellatoscana.it

* Teatro Niccolini - Firenze


Aprile 26

SIMONE CRISTICCHI Teatro Verdi (FI) ing. su invito

FESTIVAL DI NOVA EROICA (26-27-28/04) Buonconvento (SI), ing. libero KEY.NA DJSET Hangar (FI) ing. libero ANGELA BARALDI Circolo Arci Progresso (FI) ing. NP

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PEYMAN SALIMI Combo Social Club (FI) ing. NP COSIMO E I SUOI SEGRETARI Palazzo Alberti (FI) ing. libero

VIKTOR UND VIKTORIA (27-28/04) Teatro Verdi (FI) ing. da € 19,00 VISITA GUIDATA GRATUITA AL MUSEO Museo Zeffirelli (FI), ing. € 10,00 OTTETTO A FIATI Auditorium Santo Stefano (FI) ing. da € 16,50 TBD Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera SI FA DI SABATO Cinema La Compagnia (FI) ing. libero ILLUSTRISSIMO SIGNOR DUCA Salone dei Cinquecento (FI) ing. da € 5,00 MUTZHI MAMBO Circolo Arci Progresso (FI) ing. NP

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SESTETTO D’ARCHI Auditorium Santo Stefano (FI) ing. da € 16,50 FIORENTINA - SASSUOLO Stadio Artemio Franchi (FI) ing. da € 5,00 TAKE A WAVE Hangar (FI) ing. libero UN INSOLITO DUO Aula Magna NIC (FI) ing. libero PERCORSI COSIMIANI Varie Location (FI) ing. libero CIOMPI MENSILE ANTIQUARIATO Piazza Ghiberti (FI) ing. libero SANTO SPIRITO IN FIERA Piazza Santo Spirito (FI) ing. libero

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LEVI STRAUSS Hangar (FI) ing. libero FIERA DELLE LIBRERIE INDIPENDENTI Piazza dei Ciompi (FI) ing. libero FORTEZZA ANTIQUARIA (20-21/04) Piazza dell’Indipendenza (FI) ing. libero

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VIRGINIANA MILLER Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera FRIGO Combo Social Club (FI) ing. NP TAKE A WAVE Hangar (FI) ing. libero ARTOUR (19-21/04) Piazza degli Strozzi (FI) ing. libero DAN STUART+DON ANTONIO+MAGO SANTO Circolo Arci Progresso (FI) ing. NP

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CONCERTO DI PASQUA Teatro Verdi (FI) ing. da € 13,00 CHIARA AVANZO - MAURO KELEVRA Combo Social Club (FI) ing. libero TRK. SOUND CLUB Galleria Frittelli Arte Contemporanea (FI) ing. € 5,00

DANILO SACCO Teatro Puccini (FI) ing. da € 23,00 TÉ IN GIALLO TeatroDante (Campi Bisenzio - FI) ing. 14,00 AL DOUM & THE FARYDS Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera SI FA DI SABATO Spazio Alfieri (FI) ing. libero ACAPULCO Il Lavoratorio (FI) ing. NP ANGELA HEWITT Teatro della Pergola (FI) ing. da € 18,70 BLEU! Teatro Fabbrichino (PO), ing. da € 6,00 BONGO WESTERN Hangar (FI) ing. libero FLORENCE VINTAGE MARKET (12-14/04) Serre Torrigiani (FI) ing. libero

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FIERUCOLINA DI PASQUA Piazza Santo Spirito (FI) ing. libero

STEFANO BOLLANI PER IL MEYER Teatro del Maggio (FI) ing. da € 11,00 PANPERS - DIECI ANNI DI MINCHIATE Teatro Puccini (FI) ing. da e 20,00 HANGAR BRIT Hangar (FI) ing. libero

ANASTASIO Viper Theatre (FI) ing. da € 25,00

CLAUDIO BAGLIONI (24 - 26/04) Nelson Mandela Forum (FI) ing. da € 35,00 STORIA D’AMORE E DI CALCIO (24-27/04) Teatro di Rifredi (FI) ing. da € 14,00 FRANCESCO MACCIANTI TRIO Sala Vanni (FI) ing. da € 15,00 MOSTRA DELL’ARTIGIANATO (24/04-01/05) Fortezza da Basso (FI) ing. NP

ESSERE LEONARDO DA VINCI Teatro della Pergola (FI) ing. da € 13,00 L’OSPITE (16-19/04) Teatro di Rifredi (FI) ing. da € 14,00 L’UNIVERSO È UN MATERASSO Teatro Era (Pontedera - PI) ing. NP

L’UOMO RONDINE

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ZAMPALESTA U CANE TEMPESTA Spazio Alfieri (FI) ing. da € 17,00 THE MOZART QUINTET PROJ. (14-15/04) Teatro della Pergola (FI) ing. NP MA MERE L’OYE TeatroDante (Campi Bisenzio - FI) ing. NP FIORENTINA - BOLOGNA Stadio Artemio Franchi (FI) ing. da € 5,00 HANGAR BRIT Hangar (FI) ing. libero PERCORSI LEONARDIANI Varie Location (FI) ing. libero FIERA DEI RIFINITI Piazza del Carmine (FI) ing. libero FIERA DI OLTRARNO Piazza Santo Spirito (FI) ing. Libero PIANO SOLO Aula Magna NIC (FI) ing. libero

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FLORENCE BIKE FESTIVAL (12-14/04) Varie Location (FI) ing. libero MAURIZIO BATTISTA TuscanyHall (FI) ing. da € 26,00 MADMAN Viper Theatre (FI) ing. da € 23,00 CARMELINDO LIVE Hangar (FI) ing. libero FIRENZE DEI BAMBINI Varie Location (FI) ing. libero FARAO + JAE TYLER Circolo Arci Progresso (FI) ing. NP

NINA KRAVIZ TuscanyHall (FI) ing. da € 28,00 AMNESIA SCANNER Teatro Puccini (FI) ing. da € 19,00

PANPERS

www.magamatsrl.com

presenta

Maurizio Lombardi

Dieci anni di minchiate

@Gianmarco Chieregato

di: Cirilli De Luca Ganzerli Giugliarelli Tagliento

con

UMBERTO NOTO

Regia

CLAUDIO INSEGNO

musiche e sonorizzazioni dal vivo di

Giuseppe Scarpato

4 aprile

5 e 6 aprile

9 aprile

11 aprile

29 aprile

www.gabrielecirilli.net

11 maggio

Teatro Puccini via delle Cascine 41 Firenze 055/362067 www.teatropuccini.it inizio spettacoli ore 21.00 poster 70X100.indd 1

06/09/18 13:11


Aprile

da non perdere La Rappresentante di Lista + Edda 6 aprile - Auditorium Flog

Roberto Vecchioni

8 aprile - Teatro Verdi

La data fiorentina di Roberto Vecchioni, vera e propria istituzione della musica italiana, segue l’uscita del nuovo album “L’infinito”. Il lavoro racchiude 12 brani inediti e il ritorno eccezionale sulla scena musicale di Francesco Guccini che, per la prima volta, duetta con Vecchioni nel singolo “Ti insegnerò a volare”, ispirato al grande Alex Zanardi. L’album è il frutto della collaborazione di un team d’eccezione, a cominciare da Lucio Fabbri, che oltre a suonare pianoforte, piano elettrico, organo Hammond, violino, viola, fisarmonica, basso elettrico e chitarra elettrica, ha curato la produzione artistica. E poi, Massimo Germini alle chitarre, Marco Mangelli al basso, Roberto Gualdi alla batteria e percussioni.

Florence Bike Festival Dal 12 al 14 aprile - Parco delle Cascine Ciclocaffè in cui sostare per un check alla bici e un cappuccino, dj set, performance sui pedali e una pump track su cui mettere alla prova le proprie capacità atletiche (senza pedali): dal 12 al 14 aprile torna Florence Bike Festival, la kermesse che coinvolge la città di Firenze in una grande festa sulle due ruote. Tra le novità della settima edizione l’inclusione di diverse location cittadine nel “circuito FBF”, attività per grandi e piccoli e la nuova prova della De Rosa Granfondo Firenze, la gara in due percorsi da 95 e 131 km, su e giù per le montagne del Mugello, con partenza da piazzale Michelangelo e arrivo sulla salita di via Salviati, resa celebre dai Mondiali di Ciclismo. Non solo festa, ma anche un messaggio alla città e alla comunità di ciclisti in tema di sicurezza stradale.

TRK. SOUND CLUB: APPUNTAMENTI CON LA MUSICA SPERIMENTALE

Doppia data imperdibile sulla collina del Poggetto, con due degli esponenti più chiacchierati della scena indipendente italiana, La Rappresentante di Lista e Edda, entrambi sotto casa Woodworm recentemente celebrata anche sotto gli atipici riflettori sanremesi. La Rappresentante di Lista è una band che nasce nel 2011 dall’incontro tra la cantante Veronica Lucchesi e il chitarrista Dario Mangiaracina. I due si erano conosciuti a Milano l’anno prima, durante l’allestimento di uno spettacolo teatrale e si erano successivamente spostati a Palermo per unirsi a un gruppo di artisti che, sotto la spinta della protesta del Teatro Valle di Roma, aveva riaperto il Teatro Garibaldi. Edda, ex leader dei miti anni '90, Ritmo Tribale, torna a Firenze per presentare il nuovo album “Fru Fru”, seguito del capolavoro “Graziosa Utopia” del 2017.

Danilo Kakuen Sacco 13 aprile - Teatro Puccini

Il titolo ha un sapore francese, volutamente allusivo: è un invito a “stare in guardia”, a non rimanere indifferenti ma soprattutto a non perdere l’umanità. “Gardé” è il nuovo album di Danilo Kakuen Sacco, voce storica della musica d’autore, oltre che l’artista chiamato a sostituire Augusto Daolio nei Nomadi, in cui ha militato per 18 anni. Insieme ai successi del passato, “Gardé” sarà al centro del suo concerto fiorentino, sabato 13 aprile al Teatro Puccini. Il brano che dà il nome all’album, scritto con lo psichiatra calabrese Silvio D’Alessandro, è dedicato al sindaco di Riace Mimmo Lucano e racconta gli sbarchi, l’emigrazione e il pregiudizio nei confronti di chi è costretto a cercare fortuna in territori diversi da quello di appartenenza (italiani compresi).

Amnesia Scanner 30 aprile - Teatro Puccini

Amnesia Scanner è il duo finlandese composto da Ville Haimala e Martti Kalliala. Di casa a Berlino, creano musica elettronica criptica e destrutturata utilizzando una varietà di sorgenti campionate. I primi brani avevano iniziato ad apparire online nel 2014, carichi di synth dalle tonalità discordanti e voci frammentate. Si sono definiti “Xperienz Designers” per descrivere il proprio suono brutale quanto futuristico, contenuto nelle sei tracce dell’EP del 2016 AS, pubblicato da Young Turks. Nel settembre del 2018 sono usciti con il loro primo LP, “Another life”, pubblicato dall’etichetta PAN di Bill Kouligas, e il loro live sarà un ibrido tra club night e show d’ascolto immersivo, da guastare comodamente seduti con un drink o da ballare tutto.

17 APRILE - Galleria Frittelli Arte Contemporanea

informazione pubblicitaria

L’appuntamento di aprile di TRK. SOUND CLUB, rassegna di musica sperimentale a cura di Tempo Reale, è dedicato alla creazione di nuove sorgenti sonore e alla relazione fra video ed elaborazione elettronica del suono. Per la serie TRKitalia, dedicata ai musicisti elettronici emergenti, saranno ospiti Andrea Centrella e Roberta Platania del Conservatorio di Frosinone, che presenteranno un lavoro audiovisivo site-specific di video mapping. Ospite internazionale della serata è d’incise (pseudonimo di Laurent Peter) che porta avanti una ricerca sonora radicale attraverso la creazione di nuove sorgenti sonore autocostruite e un approccio riduzionista al materiale. d’incise presenterà Le désir, un solo per barre metalliche pieghevoli stimolate da una gestualità limitatamente controllata.

Andrea Centrella, Roberta Platania (TRKitalia)

d'incise (CH)

Ore 21.00 Galleria Frittelli, via Val di Marina 15, Firenze (www.frittelliarte.it ) Biglietto € 5.00


FIRENZE PRIMA LINEA DI TRAMVIA FRA E PERETOLA

6 aprile 1879

A

Albert Einstein non aveva nemmeno compiuto un mese, Dostoevskij aveva appena pubblicato quella roba dei fratelli, ed a Firenze qualcosa che somigliava ad una tramvia prendeva moto. Intendiamoci, la questione energetica era già molto sentita, ed infatti il neonato Regno optò per una locomozione molto più semplice, quella a cavallo. Fatto sta che in una mezz’ora si poteva raggiungere Peretola da Piazza Santa Maria Novella, su un mezzo pubblico circolante su rotaia. L’anno seguente la diligenza su rotaia arrivava addirittura a Poggio a Caiano e Prato, mentre dopo qualche anno il carburante ippico fu tramutato in elettrico. Chissà se fossero esistiti i social all’epoca cosa sarebbe venuto fuori. Che i cavalli inquinavano, sicuramente: senza contare lo stingere di rotaia che disturbava la pubblica quiete. Sono passati 140 anni, e Firenze torna sempre a litigare con se stessa per poi dire: ma di cosa stiamo parlando? Evviva i mezzi pubblici, 140 anni fa come adesso.

15 aprile 1944

È il tocco e mezzo di un sabato caldo, il primo dopo Pasqua. Ci sono due ragazzi con dei libri sottobraccio che aspettano un’auto davanti al portone di una villa importante. È Villa di Montalto, appena prima di Maiano, ed è dove risiede in quell’anno uno storico antiquario napoletano trasferitosi a Firenze, Tammaro De Marinis. Ma non cercano lui, quei ragazzi. D’un tratto, dietro ad una curva appare un’auto scura, con due persone a bordo: un autista che si ferma dinanzi al cancello, scende e si appresta ad aprire ed il passeggero, sul sedile posteriore. I ragazzi bussano al vetro, ed il signore, abituato a studenti che, per trovarlo, lo aspettano sovente sotto casa, abbassa il finestrino. “È lei il professor Giovanni Gentile?” – chiede il primo, quello alto, coi baffi. Non c’è il tempo di rispondere, che da due rivoltelle partono 5 colpi a bruciapelo, uno dei quali lo centra al cuore. Scappano in bici, i ragazzi e bussano alla porta di Ottone Rosai che, al racconto, commenta “Bella impresa uccidere un povero vecchio”. Era morto ammazzato il filosofo Giovanni Gentile.

INAUGURAZIONE AEROPORTO

di RICCARDO MORANDI

OMICIDIO DI GIOVANNI GENTILE

15 aprile 1947

La pista allungata, la pista di traverso, la pista per orizzontale. Nel 1947 a Peretola poche erano le questioni sulla geometria e sulla lunghezza. C’era polvere, tanta polvere in quel campo aereo rimasto per fortuna in parte sano dalle bombe tedesche. C’era una compagnia aerea toscana, l’Aerea Teseo, che con pochi DC-3 e tanto coraggio del patron Adone Zoli, uomo che credeva nei collegamenti aerei in quell’Italia da poco libera tentando di dare un’impronta moderna ai collegamenti del capoluogo toscano. Purtroppo, le cose non andarono benissimo, visto che l’Aerea Teseo chiuse dopo un anno a causa di un incidente occorso a largo di Livorno. Lo scalo di Peretola rimase un prato incolto per decenni, ma ci sembra doveroso rendere omaggio a quel giorno. Mettendoci un pizzico di retorica, e narrandolo come un cinegiornale, perché no. Che nel 2019 il cinismo è tanto, ed allora seppur forzato, rimane doveroso e forse sarcastico ricordare agli uomini che fecero di quelle lande un punto di decollo verso i cieli lontani.

6 aprile 1991

Abbiamo solo un migliaio di battute per parlarvi di un evento miracoloso, quindi andremo al dunque. Roberto Baggio, idolo della Fiorentina, campione vero, viene ceduto alla Juventus nell’estate del 1990. Ci sono scontri, pesanti, a Firenze: una sorta di rivoluzione contro questa cessione per l’unico gioiello che quella squadra aveva, per il più grande talento che abbia vestito questa maglia. Roberto Baggio torna a Campo di Marte il 6 aprile 1991 con la maglia bianconera. La Fiorentina passa in vantaggio con Fuser, lo stadio è una bolgia, complice la meravigliosa coreografia dei quarantamila presenti. Secondo tempo, fallo da rigore proprio su Baggio. Secondi di fuoco, ma l’ex numero 10 viola rifiuta di calciare il penalty, sul quale va De Agostini che si fa parare il rigore da Mareggini. L’uomo della partita, il grande ex, esce dal campo sostituito e percorrendo il lungo linea della tribuna raccoglie lui, vestito in bianconero, una sciarpa viola. Passa sotto la Curva Fiesole, saluta applaudito ed esce. I punti ai tempi erano 2 per la vittoria, ma quel giorno per i colori viola si son trasformati in 2000.

VASCO ROSSI, BOLLICINE TOUR TEATRO TENDA

10 aprile 1983

Il primo concerto di Vasco Rossi a Firenze, in una primavera del 1983, arrivò storicamente in ritardo per la nostra città. Non solo perché il cantautore di Zocca era già affermato visto che aveva già sfornato Albachiara e Colpa d’Alfredo, ma perché fu Prato ad ospitare la prima data toscana tre anni prima. Forse eravamo addormentati dalla Fiorentina, bella tosta in quegli anni, forse la new wave aveva conferito al pubblico gigliato un’aura di avanguardia che molto si distaccava dalle liriche dirette, un po’ stonate ma perfette di questo giovane coi capelli quasi lunghi. Fatto sta che il 10 aprile 1983 la tenda del Lungano Aldo Moro si riempì di un pubblico che si riconosceva nel percorso opposto delle tendenze musicali fiorentine dell’epoca. Fatto sta che questo signore, che all’epoca era altro artista rispetto a quello che apprezziamo oggi, non era nelle grazie né della generazione dei fine ‘70, impegnata con gli Intilli Imani, né con la severa e nervosa wave che tanto piaceva. Fatto sta che da come andò, il Blasco suonò nuovamente a Firenze a settembre dello stesso anno. Qualcosa vuol dire. 19

Aprile

IL RITORNO DI ROBERTO BAGGIO


A P R I L E A T E AT R O TEATRO DELLA PERGOLA FIRENZE

TEATRO STUDIO SCANDICCI

Via della Pergola 12/32

2 / 7 aprile Gigio Alberti Filippo Dini Giovanni Esposito Valerio Santoro Gennaro Di Biase REGALO DI NATALE di Pupi Avati regia Marcello Cotugno 9 / 14 aprile BARRY LYNDON tratto liberamente dal romanzo di William Makepeace Thackeray riduzione teatrale e regia Giancarlo Sepe Eventi speciali 14 aprile ore 10 / 11 / 12 La Compagnia delle Seggiole IN SUA MOVENZA È FERMO testi e regia Giovanni Micoli www.teatrodellatoscana.it

Fino al 14 aprile Mostra ANDREA RAUCH. AI MARGINI DEL TEATRO Manifesti 1980–2018 16 aprile ore 20.45 Massimiliano Finazzer Flory ESSERE LEONARDO DA VINCI drammaturgia e regia Massimiliano Finazzer Flory

Via Donizetti 58

Museo e attività per famiglie mercoledì, giovedì e venerdì ore 10 / 12 PERGOLA GRAND TOUR Italiano / inglese 7 aprile ore 10 e 12 ATTIVITÀ BAMBINI

StudioTeatro 5 / 7 aprile | Esito per il pubblico ore 21, domenica 16.45 Federica Furlani, Davide Pachera, Laura Serena e un gruppo di sognatori di Scandicci LA BANCA DEI SOGNI drammaturgia Domesticalchimia regia Francesca Merli

TEATRO NICCOLINI FIRENZE Via Ricasoli 3

Nella rete delle parole 5 aprile ore 19 iNuovi IO NEL PENSIER MI FINGO L’incendiario – Cabaretpalazzeschi progetto a cura di Sauro Albisani lettura di poesie scelte di Aldo Palazzeschi 3 maggio ore 19 iNuovi IO NEL PENSIER MI FINGO Il manovale della carità – Cantatabetocchi progetto a cura di Sauro Albisani lettura di poesie scelte di Carlo Betocchi tratte da L’anno di Caporetto Eventi speciali 4 maggio ore 17 e 18.15 iNuovi VIAGGIO NEL COCOMERO


SUL PALCO di TOMMASO CHIMENTI

A

prile ci ricorda le morti illustri di Shakespeare e di Cervantes. Un altro bel mese pieno di contenuti per i teatri fiorentini. Possiamo cominciare il nostro tour con il Teatro della Pergola che, per gli amanti di Pupi Avati e delle sue atmosfere fumose come per i fan del poker, presenta “Regalo di Natale” (dal 2 al 7) dove amicizia e cinismo, finta solidarietà e sciacallaggio si mischiano proprio nella notte dedicata ai buoni sentimenti. Per Maurizio Lombardi dopo tanto cinema e tv di alto share (dopo “1993”, “Young Pope”, “I Medici”, ultimamente lo abbiamo visto nella serie “Nel nome della rosa”) torna in teatro con il suo “L'uomo rondine” (al Teatro Puccini il 9). Nella sua narrazione si mischieranno due bambini cresciuti insieme per le strade di San Frediano ma adesso, con la guerra per le strade di Firenze, sostenitori di opposte fazioni, partigiani e cecchini, Resistenza o fascisti. Ci siamo lasciati per ultimo la nuova produzione dei Pupi e Fresedde, “L'ospite” (dal 16 al 19 al Teatro di Rifredi) scritto da Oscar De Summa per la messinscena di Ciro Masella e Aleksandros Memetaj. L'ospite è sia chi ospita

17/04

ore 21.00

MARKUS STENZ direttore

MICHELE MARELLI corno di bassetto

che chi viene ospitato, ha la funzione attiva e quella passiva. Ma qui l'ospite in questione è un eufemismo. Nessuno ha invitato nessun altro. Qualcuno si è intrufolato in casa altrui. La tesi di De Summa è quella di scoprire il limite labile tra i buoni e i cattivi e che cosa spinge una persona a diventare una belva feroce quando i suoi affetti, le sue cose materiali sono toccate, trafugate. La vittima si trasforma in carnefice. Il male è dentro ognuno di noi. Al sapore di una giusta “legittima difesa”. Anche al Teatro Manzoni di Calenzano un trittico di proposte veramente interessanti, tre donne forti: il 6 “La metafisica della bellezza” con Elena Arvigo, il 13 “Amy – Storia di un naufragio” con Daniela Morozzi e il 16 “Griselidis: memorie di una prostituta” con Serra Yilmaz. Il teatro gode di ottima salute.

08/05

ore 21.00

MARIO BRUNELLO direttore e violoncello

musiche di Arenskij, Rubinstein, Čajkovskij

musiche di Wagner, Fedele, Schumann

16/05

ore 21.00

DANIELE RUSTIONI direttore

EDGAR MOREAU violoncello

musiche di Bizet, Saint-Saëns, Sibelius

Prevendita: Biglietteria del Teatro Verdi via Ghibellina, 97 - Firenze tel. 055 21.23.20 orario da lunedì a sabato - 10.00/13.00 e 16.00/19.00 | Circuito regionale Box Office | Online www.teatroverdifirenze.it

www.orchestradellatoscana.it


essere alieni

Undici Proverbi Fiorentini

La gomma del Ponte

“L'è come levassi la sete co' i' pprosciutto”.

di RICCARDO MORANDI Gli italiani hanno masticato un solo prodotto, per anni. Un pezzo di plastica, a marchio Brooklyn. La gomma del Ponte: sarebbe molto complesso spiegarlo ad un polacco, ad esempio. Un quartiere di New York, un ponte, trasposto in una stanghetta spesso o troppo dura, in inverno o quando il prodotto rimaneva invenduto per mesi e mesi, o troppo molle, ovvero nei mesi estivi delle ferie d’agosto. Il rapporto col ponte è stato questo negli ultimi cinquanta anni. Che poi i drammi della cronaca dell’anno passato abbiano visto questa struttura ingegneristica come un problema o peggio ancora un pericolo da cui girare largo, non è questione che vogliamo toccare. Ma la fenomenologia secondo la quale si lega una gomma da masticare ed un evento quasi mistico a livello lavorativo, è qualcosa da cui non si può prescindere. Aprile, dolce dormire, si diceva spesso. Nel 2019, ad aprile non si dorme, perché con solo 2 o 3 giorni di ferie si possono inanellare una serie di giorni a casa che nemmeno avremmo potuto pensare quando c’era la Democrazia Cristiana al governo. Ed ecco che l’altro caposaldo della nostra cultura, il calendario, torna ad essere un totem. Con i numeri. I giorni, il rosso ed il nero, come nella roulette di un tavolo da gioco del casinò. Gomme da masticare, drammi di cronaca, calendari, ferie da spendere e numeri, gli stessi numeri che hanno fatto impazzire il nostro mondo con le giocate al Lotto. La vera guerra in Italia, nei prossimi giorni, è questa. È subdola, è di strategia, fra colleghi, impegni presi ed alberghi fissati, combinazioni algebriche con le partenze ed i rientri, anticipi di Campionato e fornitori che non consegnano. Se ci fosse una democrazia del tempo, abolirebbe questo scempio dei ponti: perché per chi lavora c’è qualcuno che perde, che si trova ad esempio un lunedì 14 agosto alle 17.10 in ufficio davanti ad un telefono che squilla, con un interlocutore che pronuncia la frase “ah ma tu non fai PONTE?”.

di SELENE MATTEI Seppur sia ormai assodato da tutte le comunità nazionali e internazionali che il fiorentino è un essere superiore dotato di estreme capacità sensoriali, coraggio, nobiltà e tante altre cose che ora non staremo a raccontare, non è talvolta chiaro come, la sua natura, non sempre gli permetta di ritenersi colpevole degli errori commessi. Non preoccupati, dunque, della totale abnegazione del natio, piuttosto rifletti su te stesso, forestiero, sui tuoi maleducati modi di fare in terra estranea, tu, che avevi impropriamente pensato di poter aver ragione anche se ce l’avevi. La ragione è determinata dalla realtà che vivi e la realtà, come scriveva Nabokov, è una parola che ha senso solo tra virgolette: nel caso non l’avessi ancora capito qui le virgolette non sei certo tu a metterle. Questo non significa che il fiorentino non sia disposto a riconoscere le proprie colpe, arrivato ad un certo punto. Capita, di tanto in tanto, dopo che l’evidenza sia stata resa manifesta e ulteriormente controfirmata da Odino, John Lennon, e altre divinità minori, che il cittadino autoctono si ritrovi a dover considerare l’idea che forse ha sbagliato. Questo, avrete capito bene, è un segreto: non sia mai ch’egli si assuma le proprie responsabilità davanti al nemico (farlo con se stessi è già abbastanza disdicevole). Così, il fiorentino, d’innanzi al manifesto, conserva il peccato dentro sé e perpetua il suo atteggiamento parossistico anche a costo di far saltare in aria interi progetti, frantumare amicizie, farsi del male. È un po’ come correre a caso per ore, arrivare tutti sudati davanti ad un locale e, al posto che bere qualcosa e sedersi un po’, scegliere di farsi affettare tre etti di prosciutto crudo salato. Trangugiare tutto in piedi, con le mani, senza neanche un po’ di pane; bruciarsi la gola soltanto per non ammettere di aver sete.

ERRATA CORRIGE | In Lungarno n. 71 - mese di Marzo - a pag. 21, nella rubrica “Esseri Urbani” dal titolo “Le coppie” di Francesca Corpaci con illustrazione di LaFabbricadiBraccia, abbiamo inserito un’immagine sbagliata. Ci scusiamo e vi mostriamo quella corretta.

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Basilewsky di JACOPO AIAZZI

U

na nuova struttura ricettiva di lusso alla Fortezza. Direte: ma che notizia è? La notizia, diciamolo pure, non c’è, ma è la storia ad essere interessante. Una storia di tradizioni, cambiamenti, e qualche contraddizione. È la storia di Villa Basilewsky, messa inesorabilmente in vendita dalla Regione. Quattro piani di villa in stile neoclassico, con giardino annesso e sale decorate con stucchi in oro e un soffit-to in legno a cassettoni, costruita tra la fine dell’800 e i primi del 900 nei pressi della Fortezza e donata alla collettività dall’aristocratica famiglia russa Basilewsky, con il vincolo testamentario di destinazione d’uso ospedaliero. La storica villa testimonia il frequente turismo russo in città, non a caso a pochi metri di di-stanza, affacciata sul Mugnone, si trova la chiesa ortodossa. Oggi una porzione della villa ospita ambulatori e uffici dell’Asl e nel 2017 la Regione aveva manifestato la volontà di trasferirci anche gli uffici dell’Assessorato alla Sanità. Nello stesso periodo la comunità islamica cittadina aveva espresso interesse nell’acquisto della villa per realizzare una moschea in sostituzione al magazzino dismesso di piazza dei Ciompi. Fu proprio il vincolo testamentario, oltre all’ingente flusso di traffico della zona, a fugare questa ipotesi.

AQUILONI di MICHELE BALDINI

L

a sveglia è suonata da tre minuti e ho quasi del tutto ripreso coscienza, ma tengo gli occhi chiusi ancora un po'. Voglio che mi resti bene impresso almeno l'ultimo capitolo del sogno: la storia di una grande amicizia. Quella tra il sultano di un khanato post-mongolo dell'Asia Centrale e l'omologo Ottomano, ambientata nel Cinquecento e nata come alleanza militare in funzione anti-russa. Che ne penserebbe Alessandro Barbero?

Oggi la Fortezza è il centro fieristico-congressuale della città con una fermata della tramvia a pochi passi di distanza. Il vincolo testamentario sembra essersi volatilizzato nel nulla - anche perché utilizzare l’immobile per scopi ospedalieri sembra un’impresa assai ardua -, è in vendita la piena proprietà con bando pubblico e l’immobile, «per la sua localizzazione e le sue caratteristiche, ben si presta ad essere trasformato in struttura turistico-ricettiva» si legge su un annuncio.

Vabbè, cambio argomento: aprile è il mese degli aquiloni. A San Miniato [1] si festeggiano, la prima domenica dopo Pasqua, proprio queste strane creature del cielo, che in francese si chiamano Cerfs-Volants, cioè cervi volanti [2]. La tradizione (almeno credo) vuole che si fabbrichino con il rivestimento delle uova di cioccolato. Solo che, dati il peso, la consistenza e la carenza di uragani, non volano quasi mai [3]. Da piccolo insistevo con mio nonno ogni anno. Sfinito, cedeva. Questa attestazione di affetto e indulgenza era tuttavia, per il mio vecchio, foriera di molte bestemmie e fonte di amari insuccessi. Per farli volare serve infatti carta velina, una montatura leggera e uno spago molto fine. È vietata la lenza da pesca perché se l'arnese prende vento sega la mano e l'effetto è gradevole quanto mordere una forchetta. Ad ogni modo chi mi legge non si faccia idee strane sulla mia competenza, vada su YouTube e si guardi un tutorial.

Insomma, la non-notizia è che la città continua a mutare, abbandonando la pelle storica per una più mo-derna, dove le donazioni dei russi di ieri servono ad accogliere meglio i turisti high profile di domani.

A Firenze, nelle domeniche d'aprile andrò per parchi. Farò birdwatching, porterò con me un aquilone e dei sogni.

[1] Dove sono nato, cresciuto e vissuto, da qui in poi chi mi legge lo sa e non sto più a scriverlo. E poi in fondo chissene. [2] Leziosità gratuita e completamente priva di significato narrativo: dovrò pur arrivare a 1500 battute! [3] Il rivestimento del Kinder Gransorpresa è, ad esempio, tanto esteticamente maestoso quanto totalmente privo di aerodinamicità.

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di San Frediano di GABRIELE AMETRANO

S

iamo nel 1949, a primavera iniziata. L’Arno scorreva lento. Botteghe Oscure pubblicò il suo terzo Quaderno. Era una delle riviste più lette e ambite dagli autori, un luogo di prestigio, una vetrina letteraria internazionale. E fu in queste pagine che apparve per la prima volta il racconto Le ragazze di San Frediano di Vasco Pratolini. Poi venne pubblicato da Vallecchi, successivamente da Mondadori e BUR. Un successo che rispecchia la grande capacità dell’autore fiorentino. Una storia di quartiere, di orgoglio e verità. Il rione di Sanfrediano è "di là d'Arno", è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; […] l'Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la cura dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v'è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l'immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta. Vasco Pratolini descrive così San Frediano: “una civiltà diventata essa stessa natura”, una collettività diventata essa stessa San Frediano. Difficile scalfirla, impossibile mutarla. Così come l’Arno continuerà sempre a scorrere.

Il libro

SUL GRANDE SCHERMO

di LUCA STARITA

di CATERINA LIVERANI

Questa è la storia di un rubacuori, anzi, più precisamente del rubacuori di San Frediano: Aldo, detto Bob. Immischiato in una serie di tresche con diverse ragazze del quartiere, ignare che il dongiovanni utilizzi gli stessi vezzeggiativi per ognuna di loro, promettendo un amore indiscusso e un coinvolgimento emotivo senza eguali per ognuna di essere. La lingua scorrevole e fluida racconta come, alla fine, questa flotta di ragazze si ribelli alle bugie e porti infine la verità a galla, e questa stessa lingua ha un altro obiettivo ben più ambizioso del racconto di una serie di amori. Il protagonista indiscusso della storia è infatti il quartiere stesso di San Frediano, protetto dalle sue donne che per la sincerità e l’autenticità mettono a repentaglio perfino i loro sentimenti. Delle donne, dunque, all’apparenza controllate dai loro impulsi amorosi ma che, all’occorrenza, riescono a tirare fuori le unghie, mostrando il loro carattere di amazzoni più che di casalinghe o di quiete lavoratrici. Il quartiere di San Frediano, spettatore delle vicende che si insinuano nelle sue strade e nei suoi vicoli, alla fine pare sia lui stesso quello che agisce contro la menzogna, riportando la tranquillità apparente e la gioia costante. Di Bob viene raccontata la pusillanimità, l’apparenza di una fama che gli permette la libertà di avere il quartiere ai suoi piedi, la sua codardia nell’essersi sottratto al suo ruolo di attore della resistenza, tutte caratteristiche che non hanno vita lunga in un quartiere che ha sete di autenticità.

Un film importante “Le ragazze di San Frediano” uscito nel 1955. Diretto da un esordiente Valerio Zurlini, divenuto in seguito tra i più importanti autori attivi in Italia dagli anni ‘50 ai ‘70 con pellicole come “Estate violenta” e “La prima notte di quiete”, è sceneggiato dalla coppia d’oro della commedia all’italiana Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi (“Matrimonio all'italiana”, “Amici Miei”, “Fantozzi”). Con un taglio decisamente più umoristico, la carnalità popolare del romanzo ridimensionata e il carattere battagliero dei personaggi ammorbidito, la storia di Bob, il rubacuori di Oltrarno che deve il suo soprannome a una vaga somiglianza con l’attore americano Robert Taylor, pubblicata da Vasco Pratolini nella rivista Botteghe Oscure nel 1949, debutta, prodotto e distribuito dalla storica casa cinematografica Lux Film, con consenso di pubblico e di critica sugli schermi dei cinema italiani. Nel ruolo del protagonista Antonio Cifariello, attore napoletano di grande fascino scomparso tragicamente una decina di anni dopo a causa di un incidente aereo e, accanto a lui, le dive Rossana Podestà (“Guardie e ladri”, “La voce del silenzio”) e Giovanna Ralli (“Luci del varietà”, “La vita agra”). Una curiosità lega questa prima versione cinematografica alla trasposizione televisiva del 2007 firmata da Vittorio Sindoni per Raiuno. È nuovamente un attore partenopeo, in questo caso Giampaolo Morelli (“L’ispettore Coliandro”, “Smetto quando voglio”) a interpretare il ruolo del maldestro seduttore Bob. 24


RACCONTI IN TRANVIA

Un temporale estivo

N

el letto Sara ancora stava dormendo con le ginocchia piegate verso il petto e un’espressione che somigliava alla stessa serenità che hanno in volto certi morti. Adesso quel viso che la memoria aveva cominciato a graffiare appariva intatto, ed era come se quel tempo – che a pensarci pareva impossibile trovarsi di nuovo in quell’appartamento – tutto quel tempo non fosse mai passato. Michele tornò con gli occhi fuori dalla finestra. Le strade assonnate restarono immobili. La tranvia, alla fermata Belfiore, frenò rumorosamente. Nessuno scese, nessuno salì. Socchiuse le persiane, senza far rumore. Una penombra leggera invase la stanza. Sara era rimasta immobile, e sorrise, guardandola. Ed erano lì, tutti i giorni passati insieme, che sembravano prendersi spazio nella memoria, e la sua bocca appena socchiusa in una specie di sorriso sembrava essere sempre stato impresso tra le sue guance. Le si sdraiò accanto e lei si voltò dalla sua parte, continuando a tenere gli occhi chiusi. Con la mano gli sfiorò una guancia. “Sei già sveglio?” fece lei con la voce rauca. “Sì…” “Ma che ore sono?” “Le sette, credo…” “Dormi un po’ – disse sfiorandogli il petto con la punta della dita – è ancora presto…” Restò con lo sguardo fisso verso la finestra, senza voler pensare a niente. Chiuse gli occhi in un sospiro leggero. Da fuori era entrato, insistente, lo scampanio di una chiesa. Un cane lontano si era messo ad abbaiare. La luce nella stanza all’improvviso era diventata più livida e gli alberi frusciavano scossi dal vento. “Non hai sonno?” chiese lei. “No…” rispose, mentre la strada aveva ripreso il silenzio della domenica. Lei sorrise tenendo gli occhi chiusi. “Io sono morta…” fece. “Forse devo andarmene, ora” disse lui con una voce che sembrò arrivare da un altrove. “Abbiamo tempo fino a stasera… Non hai più voglia di stare con me?”. “Sì” “Allora resta un po’…” Lui in silenzio si tirò le lenzuola fin sopra le spalle con lo sguardo rivolto verso la libreria. Chiuse gli occhi, cercando la pelle di Sara con la punta delle dita. Ma quel silenzio pareva essere diventato atroce, e in un sospiro cercò di mandare via una specie di solitudine

di ANTONELLO SARRO Illustrazione di LAVINIA ZAVALLONI che sembrava volerlo soffocare. Sentì Sara sorridere e spingere il ventre contro la sua mano. “Dormiamo un po’… – sussurrò lei – chiudi gli occhi e stringimi”. Nella stanza tornò il silenzio. Ma il disordine di Sara, quel suo modo di tenere i libri sparsi per casa, o la scrivania piena di appunti, non apparteneva più a lei solo. E le foto appese al muro, allora, tutte le foto mai viste prima, sembravano star lì come una tortura. Un colpo di vento scosse le persiane verdi, e la stanza si abbuiò all’improvviso. Un bubbolio lontano fece tremare i vetri delle finestre. Dormì per un po’. Quando riaprì gli occhi i rumori del condominio avevano invaso la stanza. Una radio gracchiava canzonette. Una donna, da qualche parte, lavava i piatti. Due bambini si litigavano il telecomando per un programma alla televisione. Michele afferrò il pacchetto di sigarette sul comodino. Si alzò senza far rumore, mentre il corpo di Sara rimase immobile, coperto dal lenzuolo azzurro. Prese l’accendino e uscì in silenzio dalla stanza. La casa si era abbuiata, e all’improvviso sembrò una giornata d’inverno. Camminò lungo il corridoio, passando la punta delle dita sulla carta da parati ruvida. C’era stato un tempo in cui, tra quelle mura, si era sentito rassicurato. La cucina lo accolse nella più completa indifferenza. Due bottiglie di vino, di cui una lasciata a metà, gli raccontavano la serata precedente. Accese la sigaretta, con gli occhi rivolti verso la finestra. Pareva fosse notte di nuovo, ma le macchine si dirigevano comunque a fari accesi verso il mare. E sembrava già lontana 25

la gioia nell’abbracciare di nuovo Sara, nel ritrovare gli stessi odori tra quelle mura e la sua carne, nel sorprendersi di quel sorriso appena scavato tra le guance e dei suoi occhi sempre allegri. Il rumore assordante di un tuono fece tremare i muri. Sembrava che il mondo dovesse finire da un momento all’altro. Fece un ultimo tiro, lento, socchiudendo gli occhi. Spingendo il mozzicone con forza contro il posacenere si chiese perché non avesse coraggio di rivestirsi e scappare via. Tornò in camera, e restò a guardare il corpo di Sara che respirava lentamente. Nel nero del temporale imminente la linea sinuosa che le attraversava la sua schiena gli sembrò di nuovo estranea. Le si sdraiò accanto, spingendola dolcemente verso il muro, sentendo il calore del suo corpo nudo in una giornata d’estate. Le passò una mano intorno alla vita e la strinse verso di sé. “Dove sei stato?” chiese lei con la voce che sembrava arrivare da lontano. “Ho fumato una sigaretta… ne volevi una anche tu?” “No… grazie…” rispose lei, e si strinse contro il suo corpo. Lui le passò una mano tra i capelli corti e le baciò la nuca. “Lo sai che è bello riaverti qui?” fece lei, premendo la testa contro il cuscino. Un bagliore prima, poi uno schianto attraversò la stanza. E poi le gocce di pioggia, lente, pesanti, colpirono le persiane in un fragore appena attenuato. “Anche per me…” fece lui con un filo di voce. “Resti ancora un po’, non è vero?” Michele in silenzio guardò i muri della stanza che avevano perso ogni colore. Un bambino, da qualche parte nel condominio, si era messo a singhiozzare. La tranvia continuava a transitare rumorosamente sui binari senza trasportare anima viva. “Sì… Ancora un po’…” rispose. Il rumore della pioggia si fece insistente. Lei si voltò e gli passò una mano sulla nuca. Lo tirò verso di sé con un respiro che si era fatto più denso, e gli baciò le labbra. “E poi con questa pioggia dove vuoi andare?” fece lei, sorridendo. Le passò una mano attorno alla vita e chiuse gli occhi. Si chiese dove fosse finita quella felicità che aveva provato abbracciandola appena qualche ora prima. Fuori dalle finestre il temporale continuava a rotolare per terra. Nella penombra, il reggiseno di Sara campeggiava al centro del pavimento. Con gli occhi andò a cercare i propri abiti, buttati alla rinfusa su una sedia.


Noi ragazzi degli anni ’80 di MARTA PANCINI

C’

è una strana malinconia per gli anni Ottanta, nostalgia di quell’epoca che per chi, come me, in quegli anni era solo una bimba, è certamente difficile da spiegare. Come può mancare qualcosa che si è appena vissuto? Un periodo storico in cui tutto sembrava possibile, a portata di mano, dove c’era l’incanto ed il futuro sembrava realmente roseo. Gli anni in cui era plausibile che un ragazzino a digiuno di Karate, ma allenato da un vecchio signore giapponese, potesse sconfiggere il cattivo di turno, senza per questo essere un super eroe. Non avendoli vissuti realmente e con coscienza, forse li ricordiamo epurandoli del negativo e come spesso accade in parte ricordando il passato, ne prendiamo solo la parte migliore. Domandatevi il perché del successo planetario di serie televisive come “Stranger Things” ambientata proprio in quegli anni, con tanto di walkie-talkie e senza l’ombra di un cellulare. Anni spensierati, più ordinati forse, semplici e lineari. La musica di quel periodo è un evergreen ancora oggi ma non solo: di recente ho scoperto un nuovo genere che attinge proprio alle sonorità tipiche anni ‘80, la Dreamwave. Questo genere è riuscito a ricreare una versione quasi ideale di quel periodo, producendo brani interamente al computer pervasi da una “nostalgia sintetica” che arriva dritta all’ipotalamo e magicamente trasporta in una versione virtuale di quegli anni vissuti solo in parte. Una musica che penetra nello stomaco, tanto da commuovere. La moda stessa non è esente dal fascino di quel periodo, essendone completamente conquistata: sneakers bianche come le Reebok, calzettoni di spugna, gonne a pieghe lunghe con stivali al ginocchio, il maculato, giacche e cappotti oversize. I colori sono più vitaminici dal giallo fluo al rosso neon, passando per il rosa ed i materiali più usati sono la pelle ed il vinile lucido. I pantaloni hanno, da qualche stagione, abbandonato la vita super bassa (e alquanto scomoda), per riproposi con quella alta e con vistose pinces. Mettetevi in cuffia una qualsiasi canzone dei Timecop1983, un cappotto di due misure più ampio, i Rayban neri, camminate per la città, in questi tempi così difficili e faticosi e forse, dico forse, per un attimo tutto vi sembrerà più leggero.

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MUSICHE E CENTRIFUGHE di ERIKA GHERARDOTTI Marco Bongini, in arte Bonje in yurt (“Bonje” è l’abbreviazione del suo cognome, mentre “yurt” sta per yurta) non lo si può definire entro i confini stretti di un solo termine. Di lavoro fa il grafico, ma la sua creatività deborda su molte discipline. Una su tutte l’accompagna da sempre: la musica. Cantante, corista, chitarrista, compositore e paroliere; ha partecipato al Rock Contest 2018. Se gli chiedi che genere di musica fa, ti risponde: “Cantautorato rock italiano, ma mi piace sperimentare”. Ha formato una band di 4 elementi con la quale fa live show; e sta registrando un album con la produzione di Samuele Cangi e Tommaso Giuliani dei Blue Moon. Nel frattempo, è partito il suo tour “Wash Out”. Da solo, chitarra e voce. Ma non si tiene sui palchi di qualche locale; bensì nei wash and dry. Cosa? Sì, le sue sale concerto sono le lavanderie a gettoni, tra oblò, profumo di ammorbidente e il suono magari di qualche centrifuga in sottofondo. Gli ho domandato: “Come mai lì?”, mi ha risposto: “Perché sono luoghi sempre aperti e non frenetici. Voglio realizzare delle performance e regalare alle persone la mia musica. Suonerò quasi a sorpresa, non chiedendo niente in cambio. Voglio portare a giro l’arte, incontrare gente e stare a vedere cosa succede. Vivere sul momento”. Il suo tour ha già all’attivo una data: “Stavo suonando in una lavanderia quando è entrata una signora, le ho chiesto che genere di musica le piacesse e le ho dedicato una canzone, ha apprezzato moltissimo. Un ragazzo indiano poco dopo, sentendomi, mi ha invitato a suonare nel suo negozio da parrucchiere, ho accettato, e lui ha ricambiato facendomi i capelli. Mi ha detto che l’avevo pagato con la musica, è stato uno dei più bei complimenti che abbia mai ricevuto”. Il “Wash Out Tour” si terrà quindi random in molte lavanderie a gettoni toscane; porta il tuo cesto di panni, inserisci una moneta, siediti, e nell’attesa della centrifuga magari potresti trovarti ad assistere ad un concerto tutto per te.


di GABRIELE GIUSTINI

THE BUDOS BAND

D.JONES & THE INDICATIONS

APPARAT

Daptone Records

Colemine Records/Dead Oceans

Mute Records

Raggiunta la bocca dei più principalmente con l’ultimo “Burnt Offering” che, non solo era bellissimo, ma sfruttava anche il forte interesse del periodo verso la Daptone Records per le uscite degli indimenticabili Charles Bradley e Sharon Jones, The Budos Band sono una pazzesca instrumental infinite-jam band in grado di metter d’accordo i fan di Black Sabbath, Shaft e Morricone. “V” è il loro quinto lavoro – sì, eccezion fatta per il precedente “Burnt Offering” sono intitolati tutti così – ed è ancora una volta un melting pot strepitoso tra melodie, sezioni ritmiche e una sezione fiati da urlo. Influenzati appunto da Black Sabbath, Mulatu Astatke, Cairo Jazz Band, J.C Davis e chissà quanti altri, amano definirsi la instrumental afro-soul band di Staten Island (NY). Seppur giganteschi dal vivo, con il nuovo “V”, riescono ulteriormente ad alzare l’asticella e a trasmettere, su disco, tutta la loro energia live e passione lisergica, tra suoni vintage e potenti déjà vu invero originali. Immaginate dei Calibro 35 più metallosi e con i fiati ancor più in evidenza e, in qualche modo arrivate a The Budos Band. Brani smuovi chiappa preferiti e consigliati, ‘Old Engine Oil’ e ‘Arcane Rambler’. Instrumental-Soul-Metal.

Dopo l’eccellente eponimo esordio di tre anni fa – disco divenuto una sorta di instant-classic del panorama soul moderno – Durand Jones ed i suoi Indications arrivano al secondo lavoro con “American Love Call”, per la collaborazione tra Colemine Records, eccellenza soul, e Dead Oceans. Coadiuvato alla voce dal batterista e cantante Aaron Frazer, Jones è perfetto nell’uso della sua voce e a coordinare il dinamismo della band rimandando, senza eccessi di maniera, a mostri sacri quali Curtis Mayfiel, Jackie Wilson e The Impressions. Registrato a Brooklyn, “American Love Call” riesce nell’intento di modernizzare una vasta gamma di influenze retrò – non solo soul, ma anche R&B, gospel, folk rock e classica – per un risultato che unisce passato, tipo i falsetti di Frazer, e presente, senza dubbio la produzione moderna. Siamo nei territori di Marvin Gaye, di un pop-soul – quegli archi, quei testi e quei cori di ‘Long Way Home’ – in stile Motown e di una facile fruibilità sia per il soul man di vecchia data che per i giovanotti più romantici. Se c’è un difetto – per alcuni lo è – è quello dell’eccessiva perfezione. Tipo quando esci dal parrucchiere e ti scompigli un attimo per non dar troppo nell’occhio. O le scarpe bianche, troppo bianche. Modern-Soul.

Qualche mese fa, Sascha Ring aka Apparat e Gernot Bronsert con Sebastian Szary aka Modeselektor, in trio Moderat, annunciarono la fine del progetto ibrido per intraprendere nuovamente le rispettive carriere degli esordi. Non era un modo di dire, era la verità, visto che i nuovi lavori di Apparat e Modeselektor escono praticamente in contemporanea in questa prima parte di 2019. E se la somma dei due ha dato alla luce tre ottimi lavori, uno l’evoluzione dell’altro, fino a raggiungere un pubblico sempre più ampio – molto più ampio di quello delle loro produzioni separate – ci si chiedeva cosa sarebbe accaduto con la sottrazione. “LP5” ne è la risposta e ci rende un Apparat con un bagaglio tecnico ancor più ampio di quello già enorme sistemato nel suo guardaroba. Libero dal dover trovare inni pop o melodie eccessivamente ruffiane, Apparat torna a giocare con l’elettronica gentile, glitch e sinistri scricchiolii, tutto su un tappeto oggettivamente melodico. Con lui, ancora una volta, il violoncellista Philip Thimm e una vasta gamma di strumenti, tipo trombone, tromba, sassofono, arpa, contrabbasso e altri archi, gestiti con elegante maestria in occasione di impro di gruppo o di vere e proprie sessioni orchestrali. Electronic-Chamber Pop

V

American Love Call

LP5

di GIULIA FOCARDI

NUOVE SCENE CREATIVE ALLA SALA VANNI “Aprile dolce dormire” non è un detto che vale per la musica jazz in Toscana. Le stagioni delle maggiori rassegne sono nel pieno dello svolgimento e, dopo un marzo a suon di quasi un concerto al giorno, anche per questo mese si mantiene alto lo standard qualitativo e quantitativo dei concerti jazz nella regione tra Firenze e provincia, Pisa, Empoli, Marcialla e Poggibonsi.Tra grandi nomi e band che spiccano come Omar Sosa, Gaia Cuatro, Enrico Rava, Gegè Telesforo, un occhio di riguardo lo destiniamo però ai giovani talenti del jazz italiano che saranno tra i protagonisti del nostro aprile alla Sala Vanni di Firenze con Jazz Prime. Il progetto si propone di “esplorare la nuova scena creativa” che in Toscana, come in tutta Italia, vive una fase di grande effervescenza e di produttività e da quest’anno lo fa anche grazie alla collaborazione con l’associazione dei musicisti italiani di jazz (MIdJ), presieduta dal pianista fiorentino Simone Graziano. Due serate, 12 e 13 aprile, e un workshop di importanza nazionale: Jazz Prime si espande alla fascia pomeridiana con L.O.V.E. (Laboratorio Organizzato per la Vitalità Espressiva), un format creato da MIdJ per lo sviluppo e la condivisione della musica originale, dove l’idea è quella di invitare un artista italiano – in questo caso Francesco Diodati – a presentare la propria visione della musica ed a condividerla con tutti coloro che vorranno prendere parte al laboratorio. Diodati sarà supportato da Alessandro Lanzoni con il quale duetterà, con la partecipazione di tutti i musicisti che hanno partecipato al lavoro dedicato alla sperimentazione e allo scambio, in uno speciale concerto serale conclusivo (12 aprile, ore 21). Il 13 aprile, sempre per Jazz Prime, sarà la volta del doppio set di Quiet Quartet (Giulia Bartolini, Alessio Falcone, Luca Giachi, Simone Brilli) e Digital Unity (Francesco Toninelli, Matteo Brizzi, Cosimo Fiaschi, Michal Biel, Hein Westgaard) con l’apertura dell’ensemble del Liceo Artistico Musicale Alberti Dante. 27


Nuove aperture di RAFFAELLA GALAMINI

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i gioca al raddoppio a Firenze: le nuove aperture di locali pizzerie e ristoranti sono nel segno delle conferme. Chi ha già un’attività commerciale punta a consolidare la sua presenza in città. Questo spiega la decisione di Bottega di pasticceria, dopo il locale in Lungarno Ferrucci, di aprire in via Masaccio. Invariata la formula: dietro le vetrine della pasticceria spiccano monoporzioni, torte e semifreddi, croissant e lievitati appena usciti dal laboratorio artigianale per la colazione di chi comincia la giornata in dolcezza. Non mancano le proposte espresse dalla cucina per il pranzo mentre il pomeriggio gli amanti del tè si possono deliziare con biscotti e piccola pasticceria e i fan dell’aperitivo possono optare per un drink e un buon bicchiere di vino. Il vecchio e il mare ha inaugurato sempre all’interno delle Nove botteghe di via Gioberti uno nuovo spazio per lo street food e il take away. In carta si trovano le rinomate pizze

e gli altrettanto celebri cuoppi insieme a un lungo elenco di specialità fritte della cucina campana. Un modo per rispondere alle costanti richieste della clientela e per portare un po’ dei sapori del Sud direttamente a casa. Sempre in via Gioberti una new entry tra le pizzerie: A Puteca della famiglia di Carmine Calascione. Chi aveva avuto modo di apprezzarli quando gestivano l’osteria pizzeria “Vico del Carmine”, nel cuore di San Frediano, possono ritrovare i sapori e le ricette della tradizione campana nel locale a due passi da piazza Beccaria. Specialità di mare, pizze e dolci in perfetto stile Napoli. Con questa nuova apertura il confronto tra pizzaioli si fa decisamente interessante in zona visto che nel giro di poche centinaia di metri ci sono ben quattro locali (Santarpia, Il Pizzaiolo, A Puteca e Il vecchio e il Mare) che guardano alla cucina napoletana. Chi vincerà? Sarà sempre e solo questione di gusti.


illustrazione di MARTA STAULO

DI MARTA STAULO

Incontriamo Emiliano Ciolli, giovanissimo chef di De Plek, ristorante e cocktail bar dall’imprinting olandese ed il twist fiorentino. Ci racconta come fare il Peposo con due piedi a Firenze ed uno sguardo al nord Europa. Sei il primo chef fiorentino che intervistiamo! Quali sono i riferimenti imprescindibili per un giovane chef oggi a Firenze? “Il mio punto di riferimento principale è la mia città, la nostra piccola Firenze con una storia infinita e comunque sempre in evoluzione, mai statica. Come Firenze anche la mia cucina cerca di essere sempre aggiornata e moderna ma con radici ben salde nella storia e nella tradizione che oggi giorno abbiamo la fortuna di respirare intorno a noi”.

tipica dei paesi del nord Europa che qui ancora difficilmente si trova”. Avete un’offerta culinaria che copre dalla colazione al dopo cena: consigliaci cosa ordinare per passare un’intera giornata da De Plek. “La lista sarebbe lunghissima! Però voglio dare un po' di spazio anche al nostro fantastico barman Jacopo che propone degli strepitosi cocktail á la carte o su richiesta. Qui si beve davvero bene, lasciatelo dire da uno che se ne intende...sono un rugbista!”.

San Lorenzo è il quartiere dove convive il mix più svariato di culture e De Plek, che ha come spunto la cucina olandese e i suoi secondi importanti, è l’espressione migliore di questa commistione. Cosa può insegnare l’Olanda in cucina (e non solo) all’Italia? “Beh, sicuramente a parlare inglese fluentemente...scherzi a parte, sto imparando solo ora questa cucina e posso dire propone un uso fantastico di verdure "povere" esaltate da spezie fresche e formaggi che è estremamente intrigante. Interessante è anche la cultura a tavola, del condividere non solo le portate ma anche il tavolo o la panca su cui sedersi,

Leggenda narra che il peposo sia nato nei forni dei mattoni che hanno dato forma al Duomo, grazie a fornacini che si sono trovati cuochi per necessità. Hai anche tu da raccontarci qualche imprevisto rivelatosi un successo? “Le cose migliori nascono spesso dagli errori...come la nostra Crème Ganache, di regola una crema da copertura ma che per un mio errore è diventata uno dei nostri più apprezzati dessert. Un errore da provare direi!”.

DI TOMMASO CIUFFOLETTI

Girando per la Leopolda durante la rassegna dei vini del Chianti Classico, lo vedo dietro ad un banchino. Avete presente come funzionano queste occasioni, no? Ci sono queste lunghe file non interrotte di banchi d’assaggio (tecnicamente si chiamano così) con sopra bottiglie, tappi, brochure aziendali e macchie di vino. Ti ci avvicini, col bicchiere appeso al collo da una specie di bavagliolo/marsupio, per assaggiare l’inevitabile “selezione aziendale ... blablabla ... da vigne esposte ottimamente (oh! son tutte esposte ottimamente ‘ste vigne! Ve ne fosse una che lo fosse anche solo discretamente) ... sentori di frutti rossi, lungo finale, ricchi premi blablabla e cotillons”. Al netto del cinismo, sono occasioni perfette per farsi un’idea di cosa ti piace e cosa ti piace meno. Certo, dopo il decimo bicchiere o sei uno abituato, o la sensazione è che siano tutti uguali. E in ogni caso diventi anche tu attore della rappresentazione corale meglio nota come “grande rassegna di vini”. Perché mentre ti viene presentato un vino inizi ad annuire, azzardare un tuo giudizio, assecondare quello di

qualcun altro. Senza che te ne accorga l’alcool ha già fatto il suo dovere, facendoti salire una gran voglia di umanità. Ma quando lo vedo lì, dietro ad un banchino, non ho ancora bevuto niente e sono assolutamente lucido. È Giacomo! Il ragazzo che ha lavorato tanti anni con me in una celebre azienda vinicola di Castellina in Chianti. Io in ufficio, lui in cantina. Entrambi ora facciamo altro, io che in questo momento sto per partire per il Kenya, e lui, più giovane di me, che ha una cantina tutta sua. E sono abbracci e sorrisi, ricordi e guardarlo con l’invidia con cui si guarda uno che ti dice “Ora ho questa cosa mia ed era tutto quello che volevo”. Una frase tanto semplice, ma che vale più di mille pipponi sulla cultura d’impresa e i master di Confindustria. Nardi Viticoltori, si chiama la sua “cosa”, e fa delle bottiglie che affiancate disegnano con le etichette il profilo di Castellina in Chianti. Prendetelo se vi capita, trovateci i frutti rossi se vi va, ma sappiate che dentro c’è semplicemente... una cosa che è tutto quello che qualcuno ha voluto.

ERRATA CORRIGE | In Lungarno n. 71 - mese di Marzo - a pag. 29, nella rubrica “Parla come mangi” dal titolo “Crostone mozzarella e acciughe” con testo e illustrazione di Marta Staulo, è stato erroneamente inserita la comunicazione “informazione pubblicitaria”. Ci scusiamo, l’articolo non è stato commissionato né aveva origine pubblicitaria ma è stato selezionato dalla Redazione per interesse culturale da diffondere ai lettori.

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Questo è l’anno dell’Ariete ma. Ad aprile grandi progressi nel campo del selfie. Se spostate la camera del telefono non vi dovete spostare pure voi, altrimenti continuerete a non riprendervi finché non avrete fatto un giro di 360° su voi stessi. Ma di che stiamo parlando. Tanto eravate comunque voi il soggetto no?

Questo è l’anno della Bilancia ma. Ok, forse non sarà l’anno della Bilancia ma aprile sarà principalmente il mese delle Bilance di Coverciano. Ah, ritardi sulla linea del 17. Per le Bilance in generale invece sono due etti e due, che faccio lascio? No no, tolga tolga. Evitare gli eccessi e gli accessi negati.

Questo è l’anno del Toro ma. Quando mai non è l’anno del Toro? Tutti gli anni è l’anno del Toro che così può sentirsi in colpa con gli altri segni che sia più il suo anno che quello degli altri. Tori zona Ognissanti finché non sistemano il Ponte Vespucci non scavallerei l’Arno rimanendo in area Santa Croce.

Questo è l’anno dello Scorpione ma. Dicesi “casa da soli” quel periodo della vita durante il quale il sostentamento di un individuo si basa esclusivamente su scatolette o apericena a 10€ “ma mangi un monte”. Ad aprile scatterà una scintilla, correrete incontro al vostro coinquilino e: “Ho scaricato JustEat!”.

Questo è l’anno dei Gemelli ma. Gemelli omozigoti sarà un mese produttivo nell’ambito del lievito madre, altrimenti sarete i soliti procrastinatori. Cari Eterozigoti, se calcolerete tutto il tempo che perderete questo mese a scrivere “ahahah” sui gruppi wapp arriverete direttamente a giugno.

Questo è l’anno del Sagittario ma. Urgente. Sagittari studenti che abitano tra Borgo Pinti e via degli Alfani, le stelle dicono di suggerirvi che da Expert c’è lo sconto sulla lavatrice. Sagittarie, visualizzare e non rispondere non va più di moda da secoli. Ora si guardano le stories senza farsi vive, MAI.

Questo è l’anno del Cancro ma. No. Oltre a lamentarvi su Twitter di questo famoso Saturno contro che vi allunga i giorni ma non la vita potreste fare qualcosa. Intendo smettere di fare qualcosa in funzione di qualcosa di più produttivo. Tipo passeggiare sui Lungarni tra le sei e le otto e mezzo.

Questo è l’anno del Capricorno ma. Messaggio a tutte le Capricorna in ascolto, la vita è come un Audi che gira intorno a Ponte alla Vittoria passando per il fugace attimo del piacere dato dal sedile in pelle della macchina in questione, ma stiamo comunque parlando di Ponte alla Vittoria.

Questo è l’anno del Leone ma. Leonesse zona Gavinana fate un’incursione alla Coop, dal reparto macelleria svoltate a sinistra verso i surgelati. Ci sarà un ragazzo con la maglietta grigia e la barba folta. Chiedetegli indicazioni su dove hanno spostato i ceci. Farà una battuta ma poi vi indicherà la via.

Questo è l’anno dell’Acquario ma. Acquarii di acqua dolce: pulizie di Pasqua, le stelle consigliano Viakal, elimina il calcare, roba vecchia che si accumula negli angoli remoti. L’astrologa consiglia gin tonic con gin Mare, toglie le incrostazioni, roba vecchia che si accumula tra gli spigoli del cuore.

Questo è l’anno dei Pesci ma. E dammi figli e verità. E sesso orale e santità. Ma poi per l’amor del cielo, anche l’ultima Vigorsol del pacchetto andrebbe bene da quanto siete a caccia di conferme. Questo mese esercitatevi a chiedere. Che siano le indicazioni o “Lo finisci quello?”. Chiedete e vi sarà dato.

Questo è l’anno della Vergine ma. Vergini di fatto, aprile mese di dieta in vista della prova costume, occhio a non eccedere col lampredotto, ok le proteine, ma la salsa verde! Vergini di nome, avvistate in San Frediano alle 3 di notte cercando di aprire un portone che non era il vostro. Non vi vergognate?!

OROSCOPO

di LAVINIA FERRONE - www.lallucevago.com illustrazioni di FRANCESCA ARFILLI

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DOMENICA 14 APRILE ore 21

Saloncino della Pergola Teatro della Pergola

QUATUOR MODIGLIANI ALESSANDRO CARBONARE clarinetto

Brahms

LORENZA BORRANI violino MAIA CABEZA violino SIMONE JANDL viola MAX MANDEL viola LUISE BUCHBERGER violoncello ALEC FRANK-GEMMILL corno

aprile

SABATO 6 APRILE ore 16

DOMENICA 7 APRILE ore 21

The Mozart Quintets Project I

QUARTETTO FONÉ

LUNEDÌ 15 APRILE ore 21

Saloncino della Pergola

Il mondo del Quartetto – Webern, Schumann

VENERDÌ 12 APRILE ore 20

Teatro del Maggio

MARTHA ARGERICH pianoforte CUARTETO QUIROGA

Bach, Beethoven, Schumann

Fuori abbonamento In coproduzione con Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

SABATO 13 APRILE ore 16

Teatro della Pergola

ANGELA HEWITT pianoforte

Odissea Bach: Toccate

Saloncino della Pergola

LORENZA BORRANI violino MAIA CABEZA violino SIMONE JANDL viola MAX MANDEL viola LUISE BUCHBERGER violoncello LORENZO COPPOLA clarinetto

The Mozart Quintets Project II

prevendite: BIGLIETTERIA TEATRO DELLA PERGOLA CIRCUITO BOX OFFICE TOSCANA WWW.TICKETONE.IT

WWW.AMICIMUSICAFIRENZE.IT



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