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Appuntamenti al supermercato
Appuntamenti al
supermercato
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di Virginia Landi “ 18 :30 Conad?”. La proposta appare via Whatsapp e il telefono si illumina di risposte. È quello che sta accadendo in molti gruppi di amici che con l’inaccessibilità di piazze, pub e altri luoghi della socialità sono costretti a ripiegare sulle lunghe code di attesa dei supermercati. L’unica occasione disponibile, almeno per quelli che vivono nella stessa zona. Tolta dunque la divisa da smartworking e indossati degli abiti veri, all’ora prestabilita si avventurano per le desolate strade, un po’ per le necessità della dispensa, un po’ di più per rivedersi. Davanti alla fila di carrelli temporeggiano cercando la moneta perfetta aspettando l’arrivo degli amici. Quella che si prospetta come una coda chilometrica ormai non sorprende più, ma per fortuna a meravigliare basta l’incontro riuscito dopo settimane di sms e videochiamate. Furtivamente partono cenni come a dire “sì, ti ho visto” ma anche “no, non ci possiamo avvicinare troppo, mettiamoci in coda”. Sistemati uno a un metro dall’altro partono le domande di circostanza, i racconti sulle difficoltà lavorative, le litigate col partner, ci si sfotte per lo sfondo mostrato nell’ultima videochiamata collettiva. Superati i tornelli, ognuno per sé. C’è una lunga lista da spuntare. Tra la corsia delle colazioni e quella dei banchi frigo avviene talvolta l’incontro fortuito con un conoscente con cui, al massimo, scambiare un colpetto coi carrelli e azzardare una battuta fugace. La disperazione per gli scaffali di farina e lievito vuoti viene presto sostituita dal conforto: la pizza si può sempre ordinare a domicilio. Arrivati alle casse c’è il tacito accordo di fingere di non conoscersi ma una volta varcate le porte scorrevoli ci si sente subito un po’ meno in colpa per quello strano appuntamento dato così, sul limite delle regole. Persino gli incontri su Tinder si stanno indirizzando verso i supermercati: “Vediamoci al reparto vini. Più romantico”. Certo, il range di conoscenze si riduce drasticamente, ma i tempi richiedono un grande spirito di adattamento. E così ha fatto chi solitamente, davanti a quelle porte scorrevoli chiede l’elemosina, organizzandosi con un’asta fissata a un cestino per consentire le donazioni a distanza di sicurezza. Una girandola colorata e la scritta «esprimi un desiderio» per sdrammatizzare il momento. Non so cosa desidererei io, oggi. Un desiderio solo forse non basterebbe. La spesa come unica possibilità di incontro
Autocertificazioni colorite
di Virginia Landi
Era un giorno come tanti altri quando il Dippìccìemme, firmato Giuseppe Conte, metteva l’intera popolazione italiana in quarantena. Così, come carcerati ai domiciliari, essere confinati tra le mura casalinghe è stata per molti un’occasione obbligata di condivisione di spazio e tempo con coloro che abitano la stessa dimora. Va da sé che il keep calm & nervi saldi è diventato in poco tempo un nuovo sport olimpico, portando gli italiani, con mano ferma e sopracciglio tremante, alla compilazione di autocertificazioni davvero originali. Ma quando la motivazione è forte, non resta che diretutta la verità, nient’altro che la verità:
Caso 1: “Devo comprare droga” - Sembrerà uno sketch uscito dal vecchio programma MTV intitolato “Mamma Esco” e interpretato da “I Soliti Idioti”, invece è quello che accade a Firenze in via Centostelle, in un caotico mercoledì di fine marzo.
Caso 2: “Agente, stavo andando a fare la spesa” - È vero, la situazione è disorientante. Peccato siano le 22:50 di sera.
Caso 3: “Isolamento sociale in proprietà privata, (auto)” - La casella barrata sul foglio è quella di “situazioni di necessità” ma seppur ben specificato, l’autore aggiunge imperterrito un’altra riga: “sono in isolamento temporaneo sociale per motivi personali”. Ah, ok.
Caso 4: “Meglio la multa che a casa con la famiglia” - C’è chi invece non perde tempo a scrivere e montato in sella alla sua bici arriva, da zona Isolotto, fin sulle colline di via Bolognese. “Non ho scusanti”, prosegue l’uomo reo confesso, “sono scappato”.