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Personaggi fiorentini - Sara Gazzini (È) tutto nei termini

di Tommaso Ciuffoletti illustrazione di Marcho

Sara Gazzini

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Di presentazioni di libri ne ho viste e fatte in vita mia. Con onorevoli, presidenti, premi Strega e aspiranti, ma anche illustri e illustrissimi sticazzi. Eppure mai ho visto tanta gente a una presentazione, come quella volta che la Gazza presentò il suo primo libro C’è chi dice di volerti bene. Era un pomeriggio di bel sole su al Piazzale e la Loggia, giuro, era piena da non riuscire a far entrare tutte le persone che volevano assistere. Una cosa mai vista. Gazza è il soprannome di Sara Gazzini. Un lavoro in banca, un ex marito, una figlia e un figlio entrambi splendidi; io la Sara l’avevo conosciuta qualche sera prima di quella presentazione a cena con un comune amico. Che fosse ganza non ci voleva molto a capirlo e il modo sorridente, autoironico e tremendamente sincero nel parlare di sè dava l’idea che fosse una anche capace di raccontarsi in modo intrigante. Tuttavia confesso che no, non avrei mai detto che di lì a poco avrei trovato quella folla alla presentazione del suo libro. Forse ero un po’ spocchioso? Forse un po’ di pregiudizio da figlio d’accademici? Sì, penso di sì. Oggi Sara ne ha già scritti altri di libri e immagino siano stati un gran successo anche loro. Credo che lavori ancora in banca, ma nel frattempo fa anche radio e miete followers sui social media. Mentre io son sempre qua, scrivo ritratti per Lungarno e oggi il suo, meritatissimo. Sei forte cara Sara!

(È) TUTTO NEI TERMINI

di Michele Baldini e Virginia Landi

Èormai fin troppo noto che i vissuti degli ultimi mesi siano stati spesso sinonimo di disagio o imbarazzo, tanto che, finite le parole per descriverli, un inglesismo è stato inserito dall’Accademia della Crusca tra i termini del nostro vocabolario. Cosa rende una situazione imbarazzante? E che cosa ci rende imbarazzanti e perfino Boomer? Vi invitiamo a scoprirlo leggendo le prossime righe.

Cringe /krindʒ/ dall’inglese to cringe (imbarazzante, detto di scene e comportamenti altrui che suscitano imbarazzo e disagio in coloro che osservano)

L’11 gennaio 2021 cringe entra nell’elenco delle nuove parole dell’Accademica della Crusca. Ma facciamo un passo indietro: mentre in origine il verbo “cringe” significava “piegarsi per paura o preoccupazione, in un atteggiamento servile”, nel tempo ha assunto una seconda accezione, oggi conosciuta come “un intimo brivido di imbarazzo o di disgusto”. Il termine ha visto una crescente diffusione nel web tra il 2015 e il 2016, specialmente tramite la condivisione di alcuni video davvero emblematici da parte degli utenti più giovani della rete. Al momento non possiamo allegare un’immagine significativa ma, ora che sapete cosa significa, vi invitiamo a usare l’immaginazione: ma che cosa cringissima è conoscere persone che parlano di loro stesse in terza persona?

Ok, Boomer! /oʊˈkeɪˈbu mər/ ingl. A person who

“booms”.

Affermatosi grazie all’utilizzo dei vari social network, a partire da quello più frequentato dai c.d. “Generation

Z”, cioè Tik Tok, il meme è divenuto di uso comune nel corso del 2020 e si riferisce ai frequentatori digitali nati tra gli anni ‘50 e ‘60, gli anni del “Boom”. La definizione è chiaramente ironica, date le argomentazioni dense spesso di frustrazione e retorica con cui i “boomer” motivano i propri interventi online, spingendosi fino al cringe di cui sopra. Nel Villaggio Globale, in cui ogni tribù parla quasi esclusivamente la propria lingua, il paradosso è il Cul-de-Sac. Capita infatti sempre più il caso in cui il boomer che in risposta al proprio commento legge un “Ok, Boomer”, questi esaspera l’atteggiamento per cui il meme stesso è nato, non capendone l’accezione sarcastica. Mentre nel caso in cui un Generazione Z tentasse di spiegarne il significato (allo stesso

“boomer”) usando la sua stessa lingua, potrebbe a sua volta essere vittima del meme che tenta, prosaicamente, di spiegare.

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