3 minute read

Far fiorire la città con le seed bombs

testo e illustrazione di Marianna Piccini

Con l’arrivo della primavera non vediamo l’ora che i prati e i boschi si riempiano di meravigliosi colori, ma lo sapevate che anche vivere in città offre la possibilità di far fiorire diverse piante preziose per l’ambiente? Naturalmente possiamo fare la nostra parte abbellendo i balconi e le finestre con piante in vaso, ma non è tutto... Avete mai sentito parlare delle seed bombs? Si tratta di palline di terra, argilla e semi che, nate come particolare forma di coltivazione, negli anni ‘70 venivano lanciate da pacifici attivisti ecologici per combattere il grigiore della città. Se vi va quindi di rendere più verde il vostro quartiere eccovi una semplice spiegazione di come realizzare in casa le ‘bombe’ di semi. Per prepararle vi serviranno del terriccio universale, meglio con l’aggiunta di compost, argilla in polvere (anche quella da ceramica) e semi di vario tipo, come per esempio semi di papaveri, girasoli, camomilla, calendula, piselli odorosi, bella di notte e, perché no, anche qualche ortaggio. Molti di questi semi sono anche favolosi per richiamare gli insetti impollinatori che, inutile dire, hanno un enorme impatto benefico sulla biodiversità e sull’ecosistema in cui viviamo. Mescolate quindi una parte di terra e una di argilla con i vostri semi e poi inumidite leggermente con dell’acqua. In questo modo potrete impastare bene e formare con le mani varie delle piccole palline che dovranno poi essere lasciate ad asciugare. Adesso non vi resta che programmare un giro in bici o una passeggiata per spargere il vostro prezioso carico a giro per la città, nei parchi, nelle aiuole o in spazi vuoti abbandonati e contribuire così alla rinascita della biodiversità nella vostra zona. Non preoccupatevi, queste palline racchiudono in sè tutto quello di cui i semini hanno bisogno per nascere e crescere, anche in posti apparentemente poco favorevoli alla loro vita, come i bordi delle strade!

Advertisement

IL MIGNOLO VERDE: tutti pazzi per il Marimo

illustrazione e testo di Walter Tripi

Le stiamo provando tutte per darvi qualche buono spunto sugli angoli verdi di casa vostra: aromatiche, fiori, trucchetti. Se però nessuna di queste è andata a buon fine, se il vostro pollice si ostina a rimanere drammaticamente roseo senza virare verso il verde, abbiamo ancora un asso da giocare: il Marimo. Impazzano da qualche mese – sui social, nel web – le immagini di dolci e tenere pallette verdi che rotolano amabilmente dentro l’acqua: ecco, quello è il Marimo e potrebbe essere il vostro prossimo ottimo acquisto. Andiamo con ordine: si tratta di una pianta acquatica di origine giapponese, il cui nome può tradursi più o meno letteralmente come “alga-palla”. Da qui, non dovrebbe essere difficile immaginare come possa apparire alla vista: piuttosto, è significativo ricordare che nel tempo questa adorabile e paffuta pianta è diventata anche simbolo dell’amore e dei rapporti duraturi. Il motivo non è solo legato alla forma, o magari alla luce del suo verde brillante: il Marimo può vivere fino a 200 anni, crescendo pochi millimetri per volta e, a proprio modo, raccontando una storia che attraversa le generazioni, volteggio dopo volteggio. Intorno al Lago Akan, tradizionalmente considerato l’origine del Marimo, sono in molti a conservarne in piccoli acquari, anche semplicemente bocce di vetro, come elemento decorativo e simbolico: un’usanza che ormai stiamo spudoratamente copiando con sempre maggiore intensità. D’altronde, il fascino del tondeggiante non è mai troppo, la curiosità di amici e parenti è assicurata e si tratta anche di un regalo a proprio modo molto tenero. Attenzione però: l’alga-palla è senz’altro semplice da accudire, ma non per questo può essere dimenticata. Anzi, è buon auspicio conservarla con grande cura: cambio d’acqua tre volte al mese, una bella strizzata per togliere le parti morenti, un vaso rigorosamente trasparente, temperature miti ed evitare la luce diretta del sole. È grazioso, ma è pur sempre un Marimo: ha una dignità!

This article is from: