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Gran Bar Vares -Reloaded Antonella BUCCINI
Satira
Gran Bar Vares - Reloaded
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Antonella BUCCINI
“Sei un pirla” sbottò il Palestra. “Per…ché?” incespicò il Gino addentando un cannolo siciliano importato dal Gran Bar Vares. “Perché lo sei, punto. Possibile che in una missione così delicata tu….tu….” si arrese il Palestra senza concludere cacciando l’aria con la mano. “Io cosa? Continua, continua pure. Come se fosse facile cercare tra tanti...” E leccò un lembo di ricotta appiccicato al dito. “Ma dico io, dovevi citofonare e citofonare a quelli giusti no? E tu che fai?” argomentò il Palestra massaggiandosi il bicipite che tracimava dalla maglietta giro ma-24
nica. “Ho citofonato ecco cosa ho fatto”. “Certo, come no!” ironizzò l’altro “Le mamme e i papà ci avevano segnalato quelli sospetti o no? Ci avevano detto che da quel portone passava sempre un tipo strano che tirava su col naso o no? Ci avevano detto che non era italiano, sicuramente, o no? E tu…?” “Io ho citofonato ad Allà, correttamente”. Rispose pronto il Gino. “E no testina! Tu hai citofonato ad Allà e Accà! Ecco cosa hai fatto” concluse compiaciuto il Palestra cogliendo sul fatto l’amico. “Certo, Allà ti sembra un cognome italiano? Arabo, no? E su Accà che hai da dire? È evidente” . Il Palestra stava perdendo la pazienza. Si levò con gesto rapido gli occhiali da sole a specchio, si sporse sul tavolino che lo separava dall’altro e bofonchiò “è un’associazione, ciaparat! C’era scritto perbene sul cartoncino: “Allà e Accà Associazione Napul’ a per’, cammina, rilassati e nun fa o’ prepotente”, capisci?! Allà e Accà! tra di loro terun significa di là e di qua! Napule a per’, Napoli a piedi. Ti è chiaro adesso?” sentenziò netto. “Si si, certo… ecco perché quando quel tizio mi ha risposto...” “Bè?”. “Io gli ho chiesto: “scusa tu spacci?” E lui dall’altra parte “cosa? cosa?”, fingeva di non capire. Io quindi mi sono incazzato e ho detto “poche chiacchiere tu spacci” e non era più una domanda. E lui sai come mi ha risposto? ha urlato “strunzzz!”. Ero perplesso”. “Perplesso un cazzo!...” “Quante storie!” si indispettì il Gino “si trattava di napoletani e quindi comunque ci avevo visto giusto”. Ma il Palestra non lo ascoltava più. Si era seduta, due tavo-
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lini più avanti una biondina: minigonna, tacco 12, magliettina strizzata. Il Palestra inforcò gli occhiali, distese le gambe e trattenne il fiato per dare agio ai muscoli tartarugati di esprimersi. Il Gino che non si era accorto di nulla girò lo sguardo. “Be?” “La vedi la tusa, lì? Guardala bene perché fra un po’ la distruggo!!!” sibilò con un sorriso traverso rivolto alla ragazza. “Si magari!” lo punzecchiò il Gino “Ma secondo te se non voleva essere abbordata, si vestiva così? Adesso mi avvicino e la invito a casa mia a bere un mojito” decise il Palestra. “Hai ragione ci sta” concluse entusiasta il Gino “ e poi ormai si sa a casa tua fai quello che vuoi basta che non lo canti al festival di Sanremo”.
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