Dario Godano Toponomastica di Tropea
Storia di vie, larghi e vicoli ELIGRANA M EDITORE
Dario Godano
Toponomastica di Tropea Collana Tropea e dintorni. 45
Copyright © Meligrana Editore, 2024
Copyright © Dario Godano Tutti i diritti riservati
ISBN: 9788868154691
I edizione: dicembre 2024
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 - 89861 Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 338 6157041 www.meligranaeditore.com info@meligranaeditore.com
In quarta di copertina: “Terrazzi quaternari della Calabria – Tropea” © I.G.M. Italiano, Firenze. Rappresentazione orografica a sfumo.
Ai figli e alle figlie della Città di Tropea, a chi rifulse intraprendendo diverse strade per il mondo e a chi ne tracciò di nuove per il cammino dei posteri, donando al futuro della memoria un segno inestinguibile d’amore.
INTRODUZIONE
1. Importanza della toponomastica nel contesto storico e culturale
Con un libro sulla toponomastica di Tropea desidero offrire un viaggio avvincente attraverso la storia, la cultura e l’identità della città tirrenica. Con il suo patrimonio urbanistico e architettonico, Tropea è uno scrigno millenario di storie e significati racchiusi nei nomi delle sue vie, viali, larghi, piazze, affacci panoramici e dei suoi vicoli caratteristici: le vinee.
Questo libro propone di esplorare l’origine e l’evoluzione dei toponimi di Tropea, rivelando le tracce delle civiltà che l’hanno abitata e influenzata nel corso dei secoli. Attraverso un’analisi approfondita, arricchita da aneddoti e testimonianze, il lettore sarà così guidato in un percorso che tenderà a svelare gradualmente il legame indissolubile tra i nomi e le storie che questi custodiscono. Scopriremo come la toponomastica tropeana non sia solo una questione di designazioni stradali, ma un vero e proprio racconto di una eredità civica che parla di tradizioni, leggende e identità collettiva.
Oltre a svelare l’origine e il significato dei toponimi, questo libro intende anche mettere in luce l’importanza della toponomastica come strumento di conoscenza, recupero e valorizzazione del patrimonio culturale. Con l’analisi dei nomi si possono, infatti, riscoprire le radici storiche della comunità, le influenze delle diverse dominazioni che si sono susseguite e l’evoluzione sociale della città.
2. Breve panoramica sulla storia urbanistica della città
Tropea, con la sua posizione strategica e la sua bellezza naturale, descritta poeticamente dal cronista Francesco Sergio come “sposa del mare”, ha sempre attratto popoli e culture diverse. La sua storia è un
crocevia di mondi disposti come tessere di un mosaico sfavillante: dall’epopea magnogreca al dominio romano, dalla roccaforte bizantina con parentesi arabe, ed echi longobardi, a diocesi normanna, dall’avvicendarsi dei regni svevi, angioini e aragonesi allo splendore rinascimentale del vicereame spagnolo, dai tumulti austriaci fino all’età borbonica, alternandosi col decennio francese fino all’unificazione nazionale, dai mutamenti dello stato liberale alle due guerre mondiali, fra le tenebre della dittatura e i bagliori della democrazia repubblicana.
Ognuno di questi periodi storici hanno inciso un’impronta indelebile, riflessa nei nomi che oggi caratterizzano la toponomastica del territorio cittadino articolato in 3,66 km². Lo spazio del Comune di Tropea in base alla sua evoluzione urbanistica si può suddividere nelle seguenti aree:
- il Centro Storico, nucleo originario della città, sviluppatosi tra l’età tardoantica e altomedievale su un terrazzamento trapezoidale di arenaria, un tempo lambito dal mare ad eccezione del lato meridionale. Questo tratto era munito fino alla seconda metà del XIX secolo del castello, delle muraglie, delle torri e dei bastioni che difendevano le due porte di accesso. Dalla Porta di Mare - la più antica e posta ad oriente - si accedeva nella via principale (l’attuale Via Roma) in asse est-ovest fino alla Porta Vaticana sul versante occidentale (passando dall’attuale Via Indipendenza). Fino al 1783, anno del terribile sisma che devastò la Calabria centro-meridionale, la maglia urbana di Tropea rispecchiava in gran parte l’impianto medievale: strade strette e anguste, assenza di larghi ventilati, ad eccezione della “Piazza Maggiore” (l’attuale Piazza Ercole) e della “Piazza d’Armi” che sorgeva nei pressi della Porta Vaticana. In seguito ai lavori di intervento dopo gli sconvolgimenti tellurici ad opera dell’ingegnere Ermenegildo Sintes, nel 1785 furono demoliti gli edifici pericolanti per creare quello che oggi si manifesta come un reticolo di vicoli che sboccano su larghi e balconate paesaggistiche, spazi pittoreschi contornati da antichi palazzi patrizi, chiese, conventi ed edifici a schiera. Il corso
principale prolungato in asse nord-sud verso la fine del XIX secolo divide in due il Centro Storico. L’area urbana composta da una doppia fila di palazzi a schiera che dall’inizio del corso scende in coincidenza dell’antico fossato, nel gergo locale denominata “il borgo”, era il quartiere dei fabbri e degli artigiani che un tempo operavano all’esterno della città patrizia;
- la Marina è il rione con abitazioni popolari a ridosso della rupe e dello scoglio di San Leonardo. Lo spazio edificato in questa area un tempo era più ristretto per la presenza del mare sottostante la parte nord-orientale del Centro Storico. In età tardomedievale vi era attestato un arsenale ad archi, fondachi di mercanti e il Convento di Santa Maria delle Grazie in prossimità della foce del torrente La Grazia che oggi ne delimita il confine con il Comune di Parghelia. Dopo la formazione della grande spiaggia detta “del Vescovado” in seguito a frane e depositi torrentizi, si decise la creazione del grande molo, nel 1929, e la deviazione della foce del torrente Lumia. Così il quartiere marinaresco si è sviluppato anche in funzione sanitaria con la costruzione del Preventorio Antitubercolare e della Casa di Carità, nonché ludico-sportiva con lo “Stadio del Sole” e portuale con l’ampliamento delle banchine e la realizzazione dell’attuale porto turistico nei primi anni ’90 del XX secolo; -l’Area Moderna, denominata in passato “Piano Regolatore”, è il risultato del primo atto tecnico-normativo nella storia urbana di Tropea, allorquando venne svincolata dal suo sistema insediativo originario consolidatosi fino al sisma del 1783 e messo in discussione con la necessità di ampliare l’area urbana dopo l’abbattimento delle mura e del castello durante la seconda metà del XIX secolo. Il Piano Regolatore Generale del 1926 individuò come ottimale per l’espansione della città moderna il pianoro sudoccidentale a ridosso della Porta Nova. In un’area estesa circa tredici ettari vennero tracciati lotti regolari con un tessuto viario a maglie ortogonali di diversa dimensione a giacitura ordinata. Sorsero così pregevoli edifici e ville in stile “tardo liberty” e la nuova piazza con il monumento ai
caduti della Grande guerra (l’attuale Piazza Vittorio Veneto) funse da anello di congiunzione tra il Centro Storico e la nascente Area Moderna. I nuovi quartieri si svilupparono nelle tre grandi percorrenze esterne di Via Libertà, Viale Tondo e Viale Stazione, destinate a diventare le arterie portanti nel processo di consolidamento della espansione futura della città negli anni ’60 e ’70 del XX secolo; - la Periferia è la vasta area confinante a sud-ovest con il Comune di Ricadi, a sud con il Comune di Drapia e a nord-est con il Comune di Parghelia. Anticamente vi erano disseminati soltanto giardini, orti e campi coltivati di proprietà delle famiglie patrizie tropeane e della mensa vescovile. La “cintura sacra” dei conventi extra moenia da quello dell’Annunziata al Convento dell’Ordine dei Minimi sanciva una sorta di confine religioso tra la città nobiliare e il contado. Dopo gli anni del boom economico, in concomitanza all’avvento del turismo, emergeranno attenzioni insediative nelle aree extraurbane del rione Carmine, della località Annunziata e delle zone del Campo Superiore e del Campo Inferiore; si formeranno così nuovi quartieri e nuove vie di una Tropea sempre più crescente sul piano economico ed urbanistico.
3. Analisi delle radici etimologiche dei nomi dei luoghi nelle fonti
Nelle fonti storiche di illustri cronisti della storia tropeana vi possiamo riscontrare alcuni cenni descrittivi di zone urbane ed extraurbane dove si fa menzione di alcuni nomi relativi alla toponomastica antica. Nell’opera dell’abate Francesco Sergio Chronologica Collectanea sive Chronicorum de civitate Tropea eiusque territorio, del 1720, nelle descrizioni della città e dell’area circostante vi riporta toponimi tutt’oggi in uso nella toponomastica ufficiale e nel gergo locale come “Spiazzo del Pozzo di San Giacomo”, l’attuale Largo San Giacomo prospiciente la Chiesa di San Giacomo Maggiore, detta “la Pietà”, e poi la “Località la Ripa”, il vicolo in cui ancora oggi si accede da Largo Galluppi e che si proietta sulla vista panoramica
dalla rupe orientale, da cui “ripa”, ma anche per l’antica presenza della vicina Chiesa di San Pietro “ad Ripas”. Il Sergio cita anche la zona della “Gurnella” (dove oggi vi è Via Gornella), precedentemente registrata da Girolamo Marafioti nelle sue Croniche et antichità di Calabria del 1601. Lo stesso Marafioti richiama come fonte primaria di questo toponimo lo scrittore tropeano Lorenzo Dardano, autore verso la fine del XVI secolo dell’opera Del sito della città di Tropea fatto dal signor Lorenzo Dardano di essa città in cui tramanda la vicenda del massacro di soldati e civili tropeani da parte dell’esercito angioino nel 1495 e della memoria delle pozze di sangue (in dialetto gurne) rimaste in quella valle boscosa. Il Sergio elenca poi i fondi “La Croce” e “Rocca” che hanno dato origine alle due vie attuali, i fondi “Barricello” e “Largani” che danno il nome alle attuali località periferiche, proseguendo con “Vulcano” e “Santa Venera”, “Campo Superiore” e “Campo Inferiore” e la zona di “San Pietro” dove oggi vi è la via omonima. Vi è poi citata “Piazza Maggiore” per indicare l’area dell’attuale Piazza Ercole e la non meglio identificata “Via della Croce di Trapani”. Bisogna tenere presente che il Sergio nacque a Tropea il 6 febbraio 1642, dove visse e si formò prima di intraprendere la via di Napoli e della Spagna in età matura per poi fare ritorno e scrivere la sua celebre opera. I nomi che lui ci tramanda di aree periferiche e di ambito urbano sono da inquadrare in un orizzonte cronologico precedente al 1720; ci viene quindi offerto uno spaccato della toponomastica tropeana in uso almeno dalla seconda metà del XVII secolo.
Raffaele Paladini, autore delle Notizie quali che siano su Tropea estratte da un manoscritto di Alessandro Campese de’ 18 ottobre 1736, trascrisse nel 1825 interi estratti dell’opera di Alessandro Campesi Collectanea chronologica civitatis Tropaeae notari Alexandri Campesii, eiusdem civis del 1736. Nel 1930, il pronipote Michele ne riportò l’intera opera sotto il titolo di Notizie storiche della città di Tropea. Tra le pagine trascritte riporta la summenzionata “Piazza Maggiore” e la cosiddetta “Strada dei cavalieri” posta tra la Porta di Mare (dove
oggi vi è l’affaccio panoramico adiacente Largo Duomo) e il Convento dei Francescani (l’odierno Liceo Scientifico in Largo Galluppi). Tale nome è collegabile alla presenza in questo quartiere di molte famiglie nobiliari che hanno dato i natali ad esponenti iscritti in vari ordini cavallereschi. La “Strada dei cavalieri” corrispondeva in gran parte all’attuale Via Pontorieri. Filippo Cirelli in Tropea e il suo circondario - Drapia, Parghelia, Ricadi, Spilinga, Zaccanopoli, Zambrone, da Il Regno Delle Due Sicilie Distretto di Monteleone di Calabria, pubblicato nel 1859, cita il quartiere extra moenia del “Borgo”, ossia l’attuale Via Umberto I, e le strade esterne pubbliche che portavano a Monteleone (odierna Vibo Valentia), a Santa Domenica di Ricadi e nella zona del “Tondo”, dove oggi si articola l’omonimo viale con le sue traverse.
4. Nomi di vie e luoghi tramandati nel dialetto locale
Abbiamo visto come nel gergo locale per definire l’Area Moderna di Tropea, specialmente riferendosi ai quartieri tra Via IV Novembre, Viale Coniugi Crigna e Via Montevideo, si sia tramandato per molto tempo il termine generico di “Piano Regolatore”. Altri termini con sfumature dialettali permangono ancora oggi nell’uso colloquiale; essi rappresentano una testimonianza tangibile di una “toponomastica gergale” che tramite un’attenta analisi ci palesa la memoria collettiva di una Tropea scomparsa per sempre, che riecheggia soltanto nei nomi di luoghi iconici.
Giungendo dal Viale Stazione, oggi in parte mutato in Viale Albino Lorenzo, troviamo lo spazio tra l’inizio del corso e la Chiesa di San Michele Arcangelo che dà il nome al largo. Quest’area nell’uso dialettale viene indicata come “Purgatoriu” e “Porta Nova”. Il primo è un preciso riferimento all’antica Congrega delle Anime del Purgatorio che aveva sede nella Chiesa di San Michele Arcangelo, mentre l’altro ci tramanda la memoria del nuovo ingresso della città, ricavato dopo il terremoto del 1783, la Porta Nuova, la quale fu demolita
intorno al 1876 con le mura e il castello. E proprio di quest’ultimo edificio militare si conserva memoria nell’uso che tutt’oggi permane per indicare le zone di Via Glorizio e Via Carlo Toraldo con “arretu ucasteu” (dietro il castello).
Non mancano altre locuzioni nel Centro Storico, per lo più in punti paesaggistici dove sorgono balconate panoramiche denominate “villette” come “Villetta du Scuvatu” o “Villetta da Munizioni” nel punto tra il Largo Duomo e il Piazzale SS Romania. Per “Scuvatu” si intende il Palazzo Vescovile o Vescovato, prospicente quell’area, mentre per “Munizioni” si richiama all’antico bastione che difendeva la vicina Porta di Mare, denominato per l’appunto “La Munizione”, demolito nel 1929. Al termine del corso si spalanca sul Tirreno l’odierno Affaccio Raf Vallone, maggiormente indicato dai locali come “villetta i Lianu”, dal soprannome abbreviato di “brasi(lianu)” attribuito ad un facoltoso commerciante tropeano, tale Domenico Pugliese, il quale dopo aver fatto fortuna in Brasile, verso gli anni ’20 del XX secolo aprì un negozio nei pressi del suddetto luogo.
Via Umberto I, come abbiamo visto, è il rione costituito da una duplice serie di edifici a schiera, formatosi tra il XVIII e il XIX secolo a ridosso delle antiche muraglie cittadine. La via mantiene ancora il termine dialettale di “burgu”, suddiviso in “i supra” e “i sutta”, ossia la parte alta e la parte bassa. Questo luogo assunse l’appellativo di “borgo” proprio perché distinto urbanisticamente e socialmente dalla Tropea “intra moenia” dei palazzi patrizi e dei conventi. Il “borgo” era, infatti, un quartiere a sé, il luogo del lavoro duro di artigiani, maniscalchi, ferrai, cesellatori, tintori, fabbri con fumose forge, da cui anche il termine “calata dii fogiari”. Qui ha avuto origine la festa più emblematica del popolo tropeano de “I Tri da’ Cruci”, che si celebra annualmente il 3 di maggio. Dal principio della sua parte alta (Largo San Michele) e dalla fine della sua parte bassa (Largo Vaccari) si svilupparono le nuove direttrici viarie del futuro sviluppo urbanistico di Tropea, rispettivamente Viale Stazione e Via Libertà.
In una vasta porzione di quest’ultima via, fra la congiunzione di Via Piave e del Viale Tondo (oggi Via Francesco Sganga) si usa il termine “barracchi” per evidenziare, spesso con intento dispregiativo, il luogo di case popolari un tempo adibito a baraccopoli dove alloggiavano in condizioni degradanti gli sfollati del sisma del 1905. Sempre in un’area parallela a Via Libertà, tra la Discesa dell’Ospedale (oggi Via vescovo Tarcisio Cortese) e Via Croce vi abbiamo la zona denominata “casi i Campagna”, riferimento all’attività edilizia della famiglia Campagna nel suddetto luogo.
Salendo dal Viale Tondo (oggi Via Francesco Sganga) troviamo un insieme di edifici costruiti per le famiglie dei dipendenti delle Ferrovie, fiancheggiante una parte del Viale Coniugi Crigna. Quest’area viene tutt’oggi denominata “i palazzini dii ferroveri” o più genericamente “i palazzini”.
Approssimandoci verso la zona sopra l’incrocio tra il Viale Tondo e Via Leonida Repaci a ridosso della ferrovia, troviamo la contrada detta comunemente “Labirinto”. Questo termine altro non è che una curiosa italianizzazione della forma dialettale di “l’arberilarberi-laberinto indicante la precedente presenza di diverse varietà di alberi da frutto, soprattutto agrumi, che si estendevano sul fianco collinare, negli orti e nei giardini.
Altri toponimi dialettali sono disseminati tra la periferia, il litorale e l’area collinare; ricavarne un elenco completo indurrebbe ad elaborare uno studio specifico che si discosterebbe dall’argomento principale di questo testo.
5. Le commissioni toponomastiche del 1872, 1992 e 2024
Tropea, nella sua storia amministrativa, ha avuto tre commissioni toponomastiche che hanno definito i nomi delle vie, dei larghi e delle piazze in tre epoche precise. La prima è stata presieduta da Nicola Scrugli, sindaco di Tropea dal 1864 al 1868, il quale fu nominato da Ignazio Toraldo, sindaco dal 1870 al 1875, per coordinare i
lavori della commissione iniziati nel 1871 e conclusi nel 1872 con l’elenco delle nuove vie. Lo Scrugli ci tramanda in appendice al suo libro Notizie archeologiche e storiche di Portercole e Tropea i nomi e le motivazioni del nuovo assetto toponomastico, frutto della sua scrupolosa ricerca storica, attinta dal ricco patrimonio bibliografico e archivistico della sua famiglia.
La scelta per intitolazioni stradali ricadde su famose personalità della storia tropeana come Via Lauro, Via Boiano e Largo Galluppi (in luogo del precedente Largo San Francesco); vi abbiamo anche figure poco conosciute e con scarsissimi dati biografici come Via (Gregorio) Ceresia e Via (Antonio) Aragona. Per le strade principali si stabilirono nomi rievocanti l’epopea risorgimentale e la compiuta Unità d’Italia con Via Garibaldi, Via Indipendenza, Via Vittorio Emanuele (poi Corso) e Via Roma. Largo Municipio e Largo Plebiscito in seguito cambieranno in Largo Padre Di Netta e Largo Toraldo Grimaldi. Nel complesso, le intitolazioni varate nel 1872 sono rimaste in gran parte immutate fino ad oggi. Esse rappresentano il primo percorso tracciato per la futura evoluzione toponomastica tropeana.
Con l’espansione urbanistica tra la fine del XIX secolo e lo sviluppo del Piano Regolatore del 1926, saranno inserite nuove vie diramate fra i tre assi viari della nuova Tropea: Viale Stazione, Viale Tondo e Via Libertà. L’attuale Piazza Vittorio Veneto sarà prima intitolata ai Caduti della Grande Guerra, durante il Fascismo assumerà il nome di Piazza Littorio.
Nel secondo dopoguerra sulle targhe delle nuove vie avremo i nomi di diverse personalità cittadine come Via Francesco Barone, Via Francesco Russo e Viale Coniugi Crigna; nomi geografici che rievocano eventi della coscienza nazionale come Via Veneto e Via Piave e di quella locale come Via Montevideo, oltre che a nomi di date importanti come Via IV Novembre. Tuttavia, per i decenni successivi molte traverse o contrade rimarranno senza intitolazioni, nel migliore dei casi compariranno sulle mappe catastali solo nomi
generici e non definitivi.
A questa situazione tra il 1991 e il 1992 metterà mano il consigliere comunale Santino Carone, già presidente della Pro Loco di Tropea, che per un brevissimo periodo della sua carriera politica ricoprirà la carica di sindaco facente funzione dal 3 al 21 maggio 1993. La “Commissione Carone” intese dare le nuove intitolazioni a quelle aree marginali rimaste trascurate nella periferia e nel rione della Marina, molte traverse anonime del Viale Tondo e di Via Libertà assunsero la dignità di vie, così anche nuove arterie stradali come il lungomare ebbe l’intitolazione attuale. Larghi e vie generati dalla formazione di nuovi quartieri nell’area di Via Carmine a di Via Annunziata furono inclusi nella nuova toponomastica. La scelta si indirizzò su nomi richiamanti le dominazioni susseguitesi nella storia del territorio tropeano come Via degli Arabi, Via dei Bizantini e Via dei Normanni; di istituzioni amministrative e culturali come Largo Sedile Africano e Via Accademia degli Affaticati; di tropeani illustri come Via Domenico Arena, Via Antonio Jerocades e Via Orazio Toraldo di Francia; di vescovi esimi come Via Felice Cribellati e Via Agostino Saba; di calabresi celebri come Via Tommaso Campanella, Via Gioacchino da Fiore e Via Mattia Preti; di studiosi e artisti legati a Tropea come Via Gerhard Rholfs, Via Paolo Orsi e Via Eduard Baumer; nonché l’intitolazione di nomi di località storiche presenti da secoli come Via Rocca, Via Gornella e Via Croce.
La vasta attività di intitolazione toponomastica della “Commissione Carone” si interruppe con la fine di quella stagione amministrativa, lasciando in parte indefinito e lacunoso il lavoro svolto per alcune aree. Nei decenni successivi vi avremo altre intitolazioni sporadiche che andranno a sostituire in parte o interamente strade già censite come il Viale don Mottola in luogo di Via Campo Superiore, Viale Raf Vallone nel 2011 in luogo di una porzione di Viale Antonio Jerocades, Piazza Lydia Toraldo Serra nel 2016 in luogo di una porzione di Largo San Michele, Viale Albino Lorenzo nel 2022
in luogo di una porzione di Viale Stazione e Via Irma Scrugli nel 2023 in luogo di una porzione di Largo Duomo.
Tra il 2022 e il 2024, una nuova commissione toponomastica, presieduta dall’allora assessora alla viabilità Erminia Graziano, ha voluto disporre in modo definitivo l’intitolazione di alcune vie rimaste in sospeso dai tempi della “Commissione Carone” aggiungendone altre su tutto il territorio comunale. Nel Centro Storico il belvedere panoramico di Largo Galluppi diviene Piazzale Giudice Pasquale Lo Torto, anche l’altro belvedere di Largo Duomo assume il nome di Piazzale SS Romania. Nel rione Marina alcune vie vengono assegnate alla famiglia degli Oblati del Sacro Cuore e percorrendo il Lungomare Antonio Sorrentino vi abbiamo i tributi a due grandi personalità culturali tropeane con la Passeggiata Domenico Romano Carratelli e la Piazza Teologo Francesco Pugliese. Viene rimossa ogni intitolazione inerente il triste retaggio delle “Baracche” sostituita con Largo Rita Levi Montalcini e Vicolo 1 e Vicolo 2 di Via Libertà. Altri nomi omaggiano cittadini onorari con Largo Renato Dulbecco e Via Francesco Crucitti, così anche nomi di statisti come Largo Sandro Pertini, Largo Alcide de Gasperi e Via Aldo Moro. Non mancano le intitolazioni a servitori dello Stato come Largo Falcone e Borsellino e Via Rosario Livatino e a martiri della Resistenza con Piazza Rocco Repice. Il lavoro della “Commissione Graziano” si è quindi incentrato sulla definizione normativa delle vie rimaste in sospeso, sull’aggiunta di nuove laddove necessitavano, in gran parte sostituendone del tutto l’intitolazione o solo in una porzione.
6. Prospettive per ulteriori studi sulla toponomastica di Tropea
Come abbiamo visto sopra, alcuni nomi stradali assegnati dalla “Commissione Scrugli” nel 1872 risultano semisconosciuti e a tratti carenti di dati biografici fruibili. Certamente, il lavoro di ricerca archivistica e bibliografica potrà ridare luce a molti nomi caduti
nell’oblio. Altri nomi, invece, risultano ad oggi anacronistici financo inopportuni.
Lo sviluppo urbanistico di Tropea continua inesorabilmente nell’area sud-occidentale del “Campo”, ciò porterà con ogni probabilità ad una futura conurbazione con la frazione di Santa Domenica nel Comune di Ricadi, quindi occorreranno nuove intitolazioni stradali e revisioni dell’insieme topografico. L’auspicio di chi scrive
è che le prossime politiche urbanistiche possano fare tesoro degli errori delle amministrazioni passate, provvedendo con criterio e competenza alla imminente evoluzione cittadina. Viali alberati, giardini pubblici e parchi risultano sfavoriti dalle scelte precedenti.
La nuova Tropea che si sta delineando necessiterà di una maggiore armonia edilizia, tenendo presente la sua peculiare connessione tra storia e natura, tra il suo centro antico e il paesaggio collinare e marittimo. Le future vie dovranno omaggiare la memoria di tanti tropeani illustri non ancora presenti nella toponomastica cittadina, fra questi: il notaio e copista della Commedia dantesca Pietro Campenni, il poeta e storico Gaetano Bagnato, i compositori Alessandro Scialla e Gaetano Cipollini, lo scultore Domenico De Lorenzo, i politici Vittorio Barone Adesi, Riccardo Toraldo di Francia e Gaetano Vallone, l’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani e il partigiano Biagio Molina, giusto per citarne alcuni.
7. Invito ai lettori
Questo libro è un invito ai cittadini tropeani, soprattutto ai più giovani, a riflettere sul proprio legame con il territorio, riscoprendo l’unicità di Tropea non solo nei suoi paesaggi, ma anche nei nomi che li raccontano. Ma il presente lavoro è anche rivolto a chi giunge a Tropea da tutto il mondo: la conoscenza della locale toponomastica potrebbe essere una ulteriore chiave di lettura per comprendere la millenaria identità integrativa tropeana e per ammirare maggiormente la sua bellezza.
L’Autore
NOTA PREVIA
L’elenco delle intestazioni viarie è disposto in ordine alfabetico. Ogni voce ha una descrizione topografica dove si specifica da quali altre vie, piazze o larghi vi si accede, con quale si congiunge, dove termina o interseca e con quale altra strada è adiacente. Sono segnalati i luoghi di interesse storico e architettonico laddove presenti. Gran parte dei nomi riportano la data dell’intestazione: (1872) corrispondente alla data della commissione toponomastica presieduta da Nicola Scrugli; (1992) corrispondente alla data della commissione toponomastica presieduta da Santino Carone; (2024) corrispondente alla data della commissione toponomastica presieduta da Erminia Graziano. Per Largo Padre Michele Di Netta, che sostituì Largo Municipio (intitolato nel 1872), si è inserita nella descrizione la data di intitolazione, 21 aprile 1993. Stessa modalità si è scelta per Largo Lydia Toraldo Serra e Via Irma Scrugli. Per Viale Raf Vallone si è avuta una prima intitolazione nel 2011, successivamente confermata nel 2024. Di altre vie non vi abbiamo date certe dell’intitolazione, di conseguenza non si escludono ulteriori integrazioni in future ristampe.
Toponomastica di Tropea
ACCADEMIA DEGLI AFFATICATI,
VIA (1992)
Da Viale Albino Lorenzo a Largo Federico Guglielmo Lento (2024), adiacente Piazzale Cipolla Rossa di Tropea (2024), vi sbocca Viale Tondo.
L’Accademia degli “Affatigati” fu fondata a Tropea nel periodo rinascimentale, intorno agli inizi del XVI secolo. Il canonico Giuseppe Scrugli (1772-1832) ritenne che il vescovo Sigismondo Pappacoda (1499-1536) fosse il fondatore, affermando in un suo discorso accademico del 1819 che durante il suo episcopato nella città vi furono molti letterati e che già nel 1538 furono stampate le poesie di alcuni soci accademici, riferendosi ai fratelli Giovanbattista e Benedetto Caivano, vissuti prima del 1560. L’antichità dell’Accademia degli Affatigati è confermata anche dal canonico Giovambattista Pontoriero. L’erudito vibonese Vito Capialbi (1790-1853) afferma: “Nella città di Tropea di Calabria eravi certamente un’Accademia detta degli Amorosi. Lo sappiamo dalla Commedia impresa di Amore del canonico Ottavio Glorizio, cittadino di Tropea, stampata in Venezia nel 1607 […], ove si dice che tal commedia era stata recitata in Tropea nel 1600 dagli Accademici Affatigati.” L’accademia aveva un presidente (Princeps) che, affiancato da un segretario, rimaneva in carica un anno. Il Princeps decideva i temi da discutere, dalla letteratura alle scienze. Le riunioni si svolgevano una volta al mese nel Convento dei Padri Conventuali di San Francesco d’Assisi e nel Collegio dei Gesuiti. In particolari ricorrenze civili e religiose i soci si riunivano in Cattedrale dove recitavano pubblicamente il cosiddetto “Coronale” , una catena di sonetti legati tra loro. I soci dell’Accademia degli Affaticati avevano tutti un soprannome che li distingueva. Pasquale Galluppì era detto il Furioso o anche il Timoroso, Alessandro Pelliccia il Precipitoso, Andrea Colace l’Attento, Beatrice di Francia la Sagace, Domenico Braghò l’Instabile, Felice Toraldo l’Arrossato, Luigi Barone l’Ansioso, Tommaso D’Aquino l’Affannato, Raffaele Paladini il Pronto, Francesco Polito il Sospeso, Giuseppe Scrugli l’Ingegnoso, Gaetano Ruffa
l’Impetuoso, Goffredo Fazzari il Restio, Gaetano Massara il Subitaneo, Gaetano Raponsoli il Placido, Silvia di Francia la Riflessiva. Tra i letterati dell’accademia tropeana emergono, tra Ottocento e primo Novecento, soprattutto le figure del filosofo, oltre che poeta occasionale, Pasquale Galluppi; del poeta massone Antonio Jerocades di Parghelia; dei poeti Francesco Ruffa, Gaetano Ippolito, Luigi Barone, il latinista Giuseppe Toraldo, i vernacolisti Gaetano Massara e Silvestro Raponsoli, Carlo Toraldo Di Tocco e Alfonso ToraldoGrimaldi di Tarsia e molti altri. Le attività letterarie dell’antica Accademia degli Affaticati cessarono definitivamente nel 1923, sotto la presidenza di Felice Toraldo.
ADESI, VICO (1872, Centro Storico)
Da Corso Vittorio Emanuele a Largo Rota. Siti d’interesse storico-religioso: Palazzo Barone-Adesi (ex Convento dei Domenicani).
Il vico si articola a ridosso della roccia sulla quale un tempo si ergeva la cinta muraria con i rivellini. Entrando dal corso, si trova l’ingresso del Palazzo della nobile famiglia Adesi. L’edificio fu in origine Convento dei Domenicani, che si trasferirono dentro le mura cittadine nel 1752. A causa del terremoto del 1783, il palazzo subì ingenti danni e con la successiva soppressione della Cassa Sacra, nel 1796 fu acquistato dalla famiglia Adesi che costruì l’odierno palazzo sul vecchio impianto, di cui restano tracce al piano terreno e all’interno della corte. Il ramo principale degli Adesi si estinse nel 1888 con Francesco il quale, prima di morire ad 85 anni, adottò il nipote Antonio Barone, figlio di una sorella, con l’obbligo di aggiungere al proprio il cognome Adesi: ebbe così origine il ramo Barone-Adesi.