Isa lavori 2014

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comunicazione grafica

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Comunicare Cercare il modo più diretto, semplice ma anche sorprendente, elegante o spiritoso, per comunicare e promuovere una realtà aziendale o culturale, è un mestiere. Comunicare la sintesi di ciò che non si vede immediatamente, come l’anima di un’evento o la filosofia di un’impresa, attraverso l’equilibrio di forme, colori e parole, è forza creativa. Ma il messaggio creato funziona e regge nel tempo, solamente dentro l’osservazione attenta, curiosa e singolare di quella realtà stessa.

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come una pistola puntata verso il cielo campeggia il cannocchiale, ma sulla parete e sul tavolo dello studio dominano la scena un mappamondo e un microscopio: l’infinitamente grande e l’infinitamente

Se lo studio è la stanza n.1, un luogo individuale, in cui il singo-

piccolo, il micro e il macro, perché nulla sfugge alla curiosità golosa

lo uomo si confronta con il mondo, la camera da letto è la stanza

dell’uomo chestertoniano, sapendo però che: “Si può conoscere il co-

del n.2, dell’incontro con l’altro. Da uno a due, c’è un abisso, dice

smo, ma non il proprio ego; il proprio io è più distante di ogni altra

Chesterton ne L’uomo che fu Giovedì: “ [...] non ci sono parole per

stella”.

esprimere l’abisso che corre fra l’essere soli e l’avere un alleato. Si può concedere ai matematici che quattro è due volte due; ma due

In difesa del microscopio Chesterton sfiderà anche il cosmopoliti-

non è due volte uno: due è duemila volte uno” uno”.

smo di uno scrittore come Kipling. “Il signor Kipling, con tutti i suoi pregi, è il giramondo; non ha la

Il due è il numero dell’alleanza ma anche del duello: sulla porta

pazienza di diventare parte di qualcosa. Un uomo di tale levatura e

della camera da letto è appesa una pistola, un oggetto che

onestà non può essere accusato di mero e cinico cosmopolitismo; ep-

Chesterton si portò in chiesa andandosi a sposare perchè

pure è proprio il cosmopolitismo la sua debolezza. [...] La verità è che

la camera da letto è il luogo forse più avventuroso della

l’esplorazione e il progresso rendono il mondo più piccolo. Il telegrafo

casa: è la stanza del Nascere, del Matrimonio, dell’Amore,

e la nave a vapore rendono il mondo più piccolo. Il telescopio rende il mondo più piccolo; solo il microscopio lo rende più grande. Ben presto il mondo sarà diviso da una guerra tra telescopisti e microscopisti. I primi studiano le cose grandi e vivono in un mondo piccolo; i secondi studiano le cose piccole e vivono in un mondo grande. […] Se desideriamo conoscerle, non dev’essere come turisti o investigatori, ma con la lealtà dei bambini e la grande pazienza dei poeti. Conquistare questi luoghi significa perderli. L’uomo che resta nel suo orticello, che dà su un mondo incantato, è un uomo dalle grandi idee. La sua mente crea la distanza; l’automobile stupidamente la distrugge”.

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Incontro-Scontro

Il paradosso della piccolezza

n.2

Esistono tanti mondi: il cielo, la terra, il cuore umano... Dalla finestra

mostra di letteratura progettazione grafica dei pannelli, grafica di allestimento

della Cavalleria, dell’Incontro/Scontro, delle due grandi Avventure dell’uomo: nascere e sposarsi. Il giorno delle sue nozze sulla strada per la chiesa della funzione si fermò a fare due sole cose: a bere un bicchiere di latte nello spaccio dove sua madre era solito portarlo da bambino, eppoi ad acquistare una rivoltella con cartucce e con questa alla cintura egli si presentò all’altare. Così commentò la propria condotta: “che uno sposo si sia regalato doni nuziali come questi, è sembrato a qualcuno un’eccentricità, e se la sposa l’avesse conosciuto meno, avrebbe potuto immaginarsi, penso, che fosse un suicida o un assassino, o, peggio ancora, un astemio […] Non comprai la rivoltella per uccidere mia moglie, non sono mai stato veramente moderno. La comprai perché si trattava della grande avventura della mia vita, con la vaga idea di difendere la mia sposa dai pirati che infestavano i Norfolk Broads, verso i quali eravamo diretti”.

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Cliente: Meeting per l’amicizia fra i popoli | titolo mostra: “Il cielo in una stanza: benvenuti a casa Chesterton .” Fiera Rimini 2013


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B aA gG nN oO

CANTINA

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Il loro “grido di libertĂ â€? ribadisce che la natura dell’uomo è rapporto con l’Infinito. Davanti alle sfide della realtĂ , l’impeto del cuore si lancia verso un’avventura infinita, perchĂŠ desidera qualcosa di nuovo, qualcosa che sia in grado di cambiare il mondo e di spalancare per tutti l’orizzonte di una nuova era. L’inevitabile impatto con la realtĂ rivela al protagonista di questa avventura il limite della propria volontĂ di cambiare il mondo, ma gli dĂ in cambio qualcosa di piĂš grande: l’esperienza della sua sproporzione, che esalta la sua vera statura d’uomo e fa sĂŹ che irrompano domande sul senso della vita, intesa come un’avventura ancora piĂš grande, intensa e decisiva. L’alternativa è che, se non riconosce ciò per cui il suo cuore è fatto, davanti al fallimento del progetto che aveva immaginato il protagonista si ritragga in una tristezza amara e disperata. Il vero protagonista della storia è chi continua l’avventura fino alla fine, lasciandosi trasformare in mendicante da Colui che è in grado di cambiare l’uomo e fare nuove tutte le cose.

“Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomoâ€?. Lo testimonia il drammatico processo iniziato dalla scoperta dell’America da parte della Spagna. I sezione: 1492-1808 Tre secoli dopo, un imprevisto irruppe in questo processo e svegliò le volontĂ rivoluzionarie in coloro che sarebbero diventati i protagonisti dell’Indipendenza ispanoamericana i quali, nel Bicentenario delle Indipendenze, meritano di essere nuovamente interpellati. II sezione: 1808-1824 Cosa c’entra la politica con il desiderio del cuore dell’uomo? III sezione

LE GUERRE CIVILI:

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BARBARIE O CIVILTA ¡

Cos’è in realtĂ la rivoluzione americana? Ăˆ, per caso, un cambiamento negativo, effimero, transitorio, come tutto quello che è malsano? Qual’è la sua origine? Quali sono le sue cause, le sue aspirazioni, i suoi obiettivi?

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Duello a bastonate,

L’esigenza di libertĂ senza la domanda di ragione riguardo alla vera felicitĂ , si risolve nella ricerca di un falso salvatore politico che si imponga attraverso il potere e la violenza. Questa è la contraddizione che San Martin constata e rifiuta:

Lungi dal costituire una rottura, la Rivoluzione può essere compresa nella continuità storica e grazie a essa. Questa continuità si evidenzia nei fatti, mentre la rottura appare nelle coscienze.

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GuerreCivili Le agitazioni di questi 19 anni di tentativi alla ricerca di una libertĂ che non c’è stata (...) mettono in luce che la maggior parte degli uomini bramano non tanto un cambiamento nei principi che li governano (e in ciò secondo me risiede il vero male) bensĂŹ un governo vigoroso; in poche parole: militare. PerchĂŠ chi sta affogando non fa attenzione dove si aggrappa. Allo stesso modo sono tutti d’accordo sul fatto che, per far sĂŹ che il nostro paese possa esistere, sia assolutamente necessario che uno dei due partiti in questione sparisca. Si tratta dunque di cercare un salvatore che riunisca il prestigio delle vittorie, salvaguardi le provincie e, soprattutto, un braccio vigoroso che salvi la patria dai mali che la minacciano. Secondo l’opinione pubblica il candidato sarebbe il Generale Josè de San Martin. Per affermare questo non mi baso sul numero di lettere che ho ricevuto nĂŠ sui commenti sentiti al riguardo. Fondo la mia opinione sulle circostanze odierne(...). E’ mai possibile che sia io il prescelto per essere il boia dei mie concittadini e, qual nuovo Silla copra la mia Patria di proscrizioni? No! mai e poi mai! Preferisco subire i mali che la minacciano, piuttosto che essere io lo strumento di siffatti orrori.

PerchĂŠ l’adozione di una modernitĂ attraverso la rottura, che caratterizza il processo nato a partire della Rivoluzione francese, sarĂ adottato dalle nascenti nazioni americane, e queste non seguiranno il processo evolutivo di altri paesi come l’Inghilterra o gli USA? Questo iato sarĂ coperto da una finzione democratica di effetti perversi lungo tutto il secolo XIX, nella quale la forma di accesso al potere consisterĂ nell’assumere simbolicamente la rappresentanza del “popoloâ€?: questa “si esprimeâ€?attraverso il pronunciamento, “si attuaâ€? mediante il capo della rivolta e “parlaâ€? per mezzo degli intellettuali, autori dei suddetti proclami. E ancora dopo il 1821 il processo di smembramento continuerĂ dentro le stesse patrie indipendenti. Tutti vogliono essere indipendenti gli uni degli altri, in America Centrale si arriva al ridicolo di dividere la ormai piccola patria, appena staccata dal Messico, in cinque repubbliche minuscole. Il processo dell’indipendenza ispanoamericana non finĂŹ con la separazione dalla Spagna; continuò ancora a lungo con la separazione delle provincie che formavano l’impero messicano, la grande Colombia e l’antico vicereame del RĂ­o de la Plata.

Gli uomini non vivono d’illusioni ma di fatti. Cosa mi può importare che mi si ripeta fino alla nausea che vivo in un paese di LibertĂ , quando in realtĂ mi opprimono? LibertĂ ! La dia a un bambino di due anni perchĂŠ giochi con un astuccio pieno di lamette e poi mi racconterĂ il risultato. LibertĂ ! CosicchĂŠ un uomo di onore sia attaccato dalla stampa licenziosa, senza che ci siano leggi che lo proteggano e, se esistono, siano illusorie. LibertĂ ! CosicchĂŠ se mi dedico a qualsiasi genere di impresa, arrivi una rivoluzione e mi distrugga il frutto del mio lavoro e la speranza di lasciare qualcosa da mangiare ai miei figli. LibertĂ ! CosicchĂŠ io sia tartassato per pagare le ingenti spese affrontate perchĂŠ quattro ambiziosi vogliono fare una rivoluzione e poi rimangono impuniti. LibertĂ ! Per sacrificare i miei figli in dissensi e guerre civili. LibertĂ ! Per rischiare di essere esiliato senza il minimo processo e forse a causa di una semplice divergenza di opinioni (...). Maledetta sia una tale libertĂ . Non sarò io a godere dei benefici che questa elargisce (...).

L’indipendenza fu una grande forza liberatrice, ma la liberazione poteva essere usata sia per fare il bene che per fare il male. Alla fine, con profondo pessimismo Bolivar esprime i suoi dubbi: “Mi vergogno di dirlo, ma l’indipendenza è l’unico bene che abbiamo acquisito sacrificando tutto il restoâ€?. Le nazioni non potevano realizzarsi durante una generazione (...). Il “caudilloâ€? era un capo militare. Nacque dal perenne e universale istinto umano che in tempi di guerra concede poteri assoluti a un uomo forte, a un solo esecutivo che possa reclutare truppe e requisire risorse. Il regime coloniale si manteneva con un minimo di presenza militare. Ma il movimento indipendentista richiese una vera e propria guerra, in alcuni casi una lunga guerra, e le guerre creano i guerrieri. Il ruolo preponderante dei soldati, in un periodo in cui il potere civile si sta disintegrando, comporta che i soldati non soltanto combattano battaglie ma finiscano col dominare anche la politica. Perciò la rivoluzione ispanoamericana generò il militarismo e produsse la personificazione del militarismo: il “caudilloâ€?. PerchĂŠ la rivoluzione introdusse una caratteristica sconosciuta all’anonima burocrazia del regime coloniale: il personalismo, la lealtĂ ad un individuo.

mostra di storia progettazione grafica della mostra studiata nel percorso delle pareti allestitive, grafica per pannelli in rilevo ed altri elementi architettonici

Il senso profondo della rivolta ha a che fare con la rivalutazione degli antichi valori per farne sorgere di nuovi (‌). Quella forza che guarda verso il futuro imparando dal passato è quella che m’interessa (‌) bisogna restituire la libertĂ di pensare liberamente, di farsi delle domande, che è l’esatto contrario del calcolo dei messaggi (‌). Questa è la rivolta contemporanea. (‌). Questo è possibile soltanto se ci si mette in discussione in prima persona, se si è in grado di attraversare le proprie esperienze interiori; soltanto dopo si potrĂ trasferire questo in una societĂ incatenata dalla finanza e dai condizionamenti del linguaggio.


Cliente: Meeting per l’amicizia fra i popoli | titolo mostra: “Utopie e significato: due bandiere ell’Indipendenza dell’America Ispanica” | Fiera Rimini 2012


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UN

POPOLO

ANTICO

OMNIUM ERAT ORE

L’INDIPENDENZA

LIBERTAS IN Tanto grande fu la fama di Giorgio Castriota come condottiero degli eserciti del Sultano, che egli si meritò l’appellativo con cui diventerà famoso: Iskender Bey, vale a dire Bey Alessandro, cioè Alessandro il Signore, Alessandro “Il Grande”. Nel novembre 1443, il giovane Castriota comandava la cavalleria turca alla battaglia di Nish, contro gli ungheresi di Giovanni Hunyadi. “Il comandante turco, spaventato dal coraggio ungherese, iniziò la ritirata, ma notando l’esiguità del numero di costoro, si decise a dare l’ordine di inizio della battaglia. Scanderbeg tuttavia, invece di fermarsi, procedette con la ritirata, la quale si trasformò pian piano in una completa rotta, coinvolgendo l’intero esercito ottomano. (…)”. (F. Noli, Historia e Skënderbeut)

Ritornato nelle sue terre, con un colpo di mano e nel giro di una sola notte riprese Kruja, la capitale del principato paterno. Tutto avvenne, secondo Barleti, in un fervente clima di rivolta da tempo preparata: “La libertà era sulla bocca di tutti. Il dolce nome della libertà si sentiva ovunque”. (M. Barleti, Historia de vita et gestis Scanderbegi) Scanderbegi

I PRECURSORI

Riuniti i principi albanesi in una Lega, nel 1443 si formò per la prima volta una compagine albanese unita. A Firenze, nel frattempo, si stava perfezionando l’unione tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, facendo venir meno il maggior elemento di divisione tra gli albanesi. Il 29 giugno 1444 gli albanesi compirono il miracolo, sbaragliando un fortissimo esercito ottomano di 25 mila uomini nella piana di Torvioll, nell’Albania orientale: “All’alba del 29 giugno, gli albanesi ebbero l’occasione di vedere bene il nemico con il quale si sarebbero dovuti misurare. L’intera pianura era ricoperta da loro e pareva quasi che i turchi null’altro avessero da fare che calpestare con il primo impeto il piccolo esercito albanese. I monti intorno echeggiavano del fragore delle loro trombe, dei loro tamburi e delle loro grida assordanti. Scanderbeg a cavallo galoppava innanzi il suo esercito, chiamava per nome ufficiali e soldati ed esortava tutti a fare il loro dovere da uomini”. (F. Noli, Historia e Skënderbeut)

“Scanderbeg, fattosi il segno della santissima croce gridò forte, ah valorosi, et fedelissimi miei soldati, et fratelli, seguitemi; et così fu il primo ad entrare nella battaglia!”. (D. Franco, Gli illustri e gloriosi gesti e vittoriose impresse…) )

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IL CONCILIO DELL’ARBËR

ILLYRICUM SACRUM

Nel 1610 l’arcivescovo cattolico di Antivari intraprese un viaggio in Albania e si fermò in un villaggio dove, su sessanta focolari, dieci erano islamici poiché così professava il capofamiglia. Ciononostante, tutte le case del villaggio contribuivano a mantenere il prete perché tutti gli uomini avevano mogli cristiane. Interrogato un musulmano, questi rispose che portava nel cuore la fede cristiana e in seno a quella voleva morire.

Il forlivese Francesco Riceputi (1695–1742), gesuita, aveva raccolto una corposa documentazione sulla storia sacra degli Illiri e dei loro discendenti. Clemente XI finanziò un soggiorno del Riceputi di due anni in Dalmazia, insistendo affinché l’opera prospettata vedesse la luce. Nei decenni successivi alla morte del pontefice albanese tutti i Papi confermarono l’insistenza di Clemente XI e il lavoro fu portato avanti dal gesuita Daniele Farlati (1690–1773), il quale però morì poco prima della pubblicazione del quinto tomo. Qualche mese dopo, Papa Clemente XIV sciolse la Compagnia di Gesù. Fu grazie alla pazienza e al patrimonio famigliare di Giovanni Jacopo Coletti, collaboratore di Farlati dal 1769, che il resto dell’opera venne alla luce. Abbiamo così, grazie all’impegno della Compagnia di Gesù e dei Papi del Settecento, la più grande raccolta di atti e fonti della storia civile ed ecclesiastica dell’Illirico, quindi anche degli albanesi. E’ un pilastro insostituibile per ogni ricostruzione successiva dei fatti storici di quelle terre e quindi è un monumento che conserva, nelle decine di migliaia di pagine che lo compongono, l’identità storica dell’Albania.

Questo fenomeno noto come criptocristianesimo e le altre minacce alla identità cristiana albanese furono affrontati a Lezhë con il primo Concilio Provinciale della Chiesa Cattolica Albanese del 1703. Tale Concilio fu fortemente voluto da Papa Clemente XI (1700-1721), al secolo Giovanni Francesco Albani, appartenente ad una nobile famiglia di Urbino di origini albanesi.

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mostra di storia progettazione grafica dei pannelli didattici, grafica di allestimento


Cliente: Meeting per l’amicizia fra i popoli | titolo mostra: “Albania, Athleta Christi. Alle radici della libertà di un popolo.” | Fiera Rimini 2012


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Cliente: Meeting per l’amicizia fra i popoli | titolo mostra: “Ma misi me per l’alto mare aperto”. L’Ulisse: quando Dante cantò la statura dell’uomo” | Fiera Rimini 2010


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Cliente: Meeting per l’amicizia fra i popoli | titolo mostra: “Um Céu no Chão. Un cielo in terra. Il Samba del morro.” Fiera Rimini 2010


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Cliente: Associazione Culturale Di-Segno | mostra di architettura e arte sacra: “Sinfonia dello Spazio Liturgico” | Padova 2007


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comunicazione grafica ...da sempre mi attraggono sassi, foglie, legni, segni del tempo, segnati dal tempo. Solchi e colori di una vita... Capolavori misteriosi.


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