Depliant area marina capogallo isola delle femmine

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I Parchi marini

Area Marina Protetta Capo Gallo Isola delle Femmine

Balneazione

Navigazione

Ancoraggio

Pesca sportiva

Immersioni

Zona B

Consentita

A vela o remi

Regolato

Se autorizzata

Visite guidate

Zona C

Consentita

A vela o remi

Regolato

Se autorizzata

Visite guidate

Zona A a motore condizionata a motore condizionata

AMP Capo Gallo Isola delle Femmine Tel. 091.584802 ampcapogalloisolaalice.it infoampcapogallo-isola.org direzioneampcapogallo-isola.org

B

asta allontanarsi di poco dal centro di Palermo per arrivare alla spiaggia di Mondello, una località turistica col sapore di altri tempi, caratterizzata da ampie spiagge, acque cristalline, eleganti villini e storici stabilimenti balneari in stile liberty.

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In precedenza Mondello era un borgo di pescatori, ed ospitava una delle numerose tonnare che punteggiano le coste siciliane, testimoni di un antico rapporto col mare. Questo piccolo gioiello è incastonato tra due imponenti montagne: a levante il Monte Pellegrino che domina Palermo,

a ponente lo sperone di Capo Gallo. Qui ha inizio l’Area Marina Protetta, e il panorama cambia bruscamente: le spiagge sono sostituite da coste a picco, alte falesie su cui si rompono le onde del mare. Il faro di Capo Gallo dà il benvenuto al visitatore che proviene da Mondello, e domina questo panorama di confine tra il mondo urbanizzato e la solitudine selvaggia. Sembra che il nome Gallo derivi da un’espressione punica (Gal) che significa collina. Poco prima delle grandi pareti a picco sul mare si incontrano i cosiddetti “marciapiedi a vermeti”, considerati ormai una rarità nel Mediterraneo sempre più invaso dalla cementificazione delle coste. Si tratta di una fascia di scogli bassi sul mare, che vengono alternativamente coperti e scoperti dalla marea e dalle onde, dove crescono colonie di alghe bruno-rossastre.

La denominazione di vermeti deriva dal fatto che su queste rocce prolificano dei minuscoli organismi che costruiscono tortuosi tubetti di calcare. Col passare del tempo le concrezioni dei nuovi individui si saldano su quelle precedenti, dando luogo a quello che sembra, in

Capitaneria di Porto di Palermo Via Crispi 153 - 90133 Palermo Tel. 091.6043111 / 091.584802 Sala operativa: 091.6043110 - 091.6043165 Comune di Palermo Assessorato Ambiente ed Edilizia Servizio Ambiente e Tutela del Territorio Gruppo Parchi e Riserve Via dello Spirito Santo, 37 Tel. 091.6127511 - 091.333304 www.comune.palermo.it palermoguardiacostiera.it gcpalermoinfrastrutturetrasporti.it www.palermo.guardiacostiera.it Comune di Isola delle Femmine Tel. 091.8677260 - 091.8617111 Ufficio Locale Marittimo Isola delle Femmine Tel. 091.8677775 Ufficio Locale Marittimo Mondello (Palermo) Tel. 091.455313 AIPIT (Palermo) Tel. 091.6058111

INFORMAZIONI GENERALI Il Ministero dell’Ambiente con decreto del 24.07.2002, pubblicato nella G.U.R.I. n.285 del 05.12.2002, ha istituito l’area marina protetta di capo Gallo-Isola delle Femmine, ricadente nei Comuni di Palermo e Isola delle Femmine. L’area della riserva è suddivisa in zone A, B e C in riferimento ai diversi livelli di protezione; in particolare le zona A di massima protezione sono due e localizzate nel tratto di mare comprendente il settore nord occidentale e nord orientale dell’Isola delle Femmine e nel tratto di mare a ovest di Capo Gallo tra la Puntazza ed il Faro di Capo Gallo. Mentre le zone B di riserva generale sono tre due delle quali circostanti le due zone A, mentre la terza è compresa tra Punta Catena e Punta Matese. Infine la zona C di riserva parziale comprende la restante parte di mare all’interno del perimetro dell’area marina protetta. Le dimensioni di queste aree sono le seguenti: Zona A – Superficie/ettari 77 – Linea di costa/metri 2.246 Zona B – Superficie/ettari 242 – Linea di costa/metri 4.487 Zona C – Superficie/ettari 1.854 – Linea di costa/metri 9.291 TOTALE – Superficie/ettari 2.173 – Linea di costa/metri 16.024

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apparenza, un intrico di vermi, ma che è in realtà una solida concrezione di gusci calcarei. Questo micro-ambiente costituisce il rifugio di numerosissime piccole creature. Basta proseguire di pochi metri verso il mare che, sott’acqua, lo scenario cambia bruscamente, con esplosioni di colori dovuti al coralligeno e a colonie di spugne. Qui iniziano le grandi praterie di Posidonia Oceanica, che possono dare l’idea di come si presentava il Golfo di Palermo una cinquantina d’anni fa, prima che l’e-

OBIETTIVI Gli obiettivi che la riserva marina Capo Gallo-Isola delle Femmine persegue sono: a. la protezione ambientale dell’area marina interessata; b. la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona; c. la diffusione e la divulgazione della conoscenza dell’ecologia e della biologia degli ambienti marini e costieri dell’area marina protetta e delle peculiari caratteristiche ambientali e geomorfologiche della zona; d. l’effettuazione di programmi di carattere educativo per il miglioramento della cultura generale nel campo dell’ecologia e della biologia marina; e. la realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica nei settori dell’ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza sistematica dell’area; f. la promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell’area, anche privilegiando attività tradizionali locali già presenti. Nell’ambito dell’azione di promozione di uno sviluppo compatibile con le predette finalità, la disciplina delle attività relative alla canalizzazione dei flussi turistici, alle visite guidate e ai mezzi di trasporto collettivi, potrà prevedere che le predette attività vengano svolte prioritariamente o esclusivamente dai residenti e da imprese avente sede nei Comuni ricadenti nell’area marina protetta.

inconsueto hanno sviluppato a volte caratteristiche diverse da quelle che vivono altrove, come un tipo di spugna bianca, vista l’assenza delle abituali microscopiche alghe simbionti che solitamente conferiscono una colorazione rossastra, o il piccolo gambero vinaio, con un carapace fittamente maculato in nero e giallo. Le falesie di Capo Gallo ospitano un complesso sistema di cavità carsiche, formatesi per erosione nel calcare. La Grotta dell’Olio è un tipico esempio di questo ambiente.

I PERCORSI TERRESTRI 1. Sentiero Piano dello Stinco Il sentiero inizia da un cancello forestale, posto a mezza costa, raggiungibile anche in auto dalla strada che dalla Via Tolomea sale sul Monte, si procede all'interno di un bosco di conifere e sulla sinistra oltre il vallone è possibile scorgere i resti della Torre Amari, chiamata comunemente Dammusu. Arrivati al Piano dello Stinco il sentiero prosegue per tutto il pianoro tra piante di Lentisco, Pini, Cipressi, Carrubi, oltre all’Ampelodesma, Asparago spinoso, Stracciabrache. Passato il pianoro prosegue in discesa e si incrocia con il percorso che scende verso Bauso rosso (sentiero n° 2), girando a sinistra prosegue per una vasca dove finisce ed inizia il percorso del sentiero Coda di Volpe. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 2 - min.= 00 DIFFICOLTÀ: Media LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 3.130

1a. Sentiero Semaforo Inizia da una biforcazione del sentiero n°1 a quota 457 mt. circa, e conduce al Semaforo, costruzione utilizzata un tempo come punto di avvistamento dai militari e che potrebbe diventare in futuro un osservatorio ornitologico. Entrando all’interno della costruzione, il visitatore troverà un singolare e laborioso lavoro: quasi tutte le pareti dell’edificio sono ricoperte da mosaici realizzati da uno strano personaggio del luogo, chiamato l’eremita; già dal cancello e lungo tutto il sentiero che conduce all’edificio si notano tracce di tale lavoro nei piccoli mosaici che fanno da cornice a figure di Santi. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 00 min.= 20 DIFFICOLTÀ: Media bassa LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 470

1b. Sentiero Punto Panoramico Dopo il sentiero Semaforo (n° 1a), a circa 160 mi. si incrocia un secondo percorso lungo il quale, talora, sono visibili tracce di conigli e orme di cinghiali. Più avanti è possibile scorgere un piccolo gorgo utilizzato come abbeveratoio da questi animali; dopo una breve salita si arriva su un pianoro posto sulla sommità delle pareti verticali a picco sul mare, dove il visitatore (in buone condizioni di visibilità) può scorgere le Eolie, l’isola di Ustica e San Vito lo Capo con la riserva naturale dello Zingaro. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 00 min.= 10 DIFFICOLTÀ: Bassa LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 230

splosione dell’urbanizzazione e dell’inquinamento, cancellassero questo ecosistema. L’Area Marina Protetta offre un’ampia serie d’itinerari subacquei guidati, sia per apneisti principianti, che per esperti “bombolari”, che presentano difficoltà differenziate, ma sono sempre molto interessanti. In particolare vi sono sette percorsi naturalistici sommersi, tre in Zona-B (riserva generale) e quattro in Zona-C (riserva parziale), che sono stati descritti all’interno della guida “Percorsi Naturalistici” dell’AMP, edita da BlueLife nell’estate 2004 per conto del Ministero dell’Ambiente e del Consorzio di gestione che

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raggruppa la Capitaneria di Porto di Palermo, il Comune di Palermo ed il Comune di Isola delle Femmine. L’AMP ospita anche un altro gioiello naturalistico che, trovandosi nella Zona-A di massimo rispetto non può essere visitato, ma che è stato ugualmente descritto dalla guida, per farlo comunque conoscere al pubblico. Si tratta della Grotta della Mazzara, una profonda cavità la cui apertura si trova completamente immersa, ma che al suo interno ha un’ampia volta emersa ed una piccola spiaggia. Questa grotta ospita alcune specie singolari che, vivendo in quest’ambiente

2. Sentiero del Bauso Rosso Il percorso inizia poco dopo il cancello del sentiero n°1, si inoltra in una valle fra alberi di Pini, Cipressi, qualche Eucalipto e più in alto qualche pianta di leccio, procedendo si giunge ad una radura. Interessante è la flora che ha colonizzato le rocce calcaree: Erba Perla, Ombelico di Venere, Vedovina Trapanese. Superata una prima biforcazione che porta al sentiero n°1, proseguendo, si incontra una seconda biforcazione dove i sentieri Piano dello stinco e Bauso rosso si uniscono in un unico percorso fino alla vasca. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 1,00 min.= 50 DIFFICOLTÀ : Media LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 1.227

3. Sentiero Coda di Volpe Questo sentiero inizia in prossimità della vasca e prosegue in discesa in una valle tra pini, cipressi, ampelodesma e l’ormai invasivo Penniseto allungato. Il percorso si sviluppa su un tracciato molto tortuoso,

dalle ripide pendenze. Il sentiero arriva a ridosso delle case di Mondello in prossimità della Via Tolomea sbarrata da un cancello privato. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 1,00 min.= 10 DIFFICOLTÀ: Media alta LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 2.050

4. Sentiero Pietra Tara Inizia dal punto accoglienza, si sviluppa tra il litorale e le pendici di Monte Gallo. Il sentiero è caratterizzato da diversi nuclei di arbusti e cespugli, come l’Euforbia arborescente, la Ruta d'Aleppo e gruppi di alberi, Pini, Ulivi, Carrubi. Lungo il sentiero è possibile scorgere un’antica Calcara, una vasca chiamata Urico, diventata rifugio di una celata fauna minore e del Rospo Smeraldino. Giunti alla baia Puntazza, il sentiero prosegue lungo un viottolo tra le rocce fino a giungere alla Pietra Tara. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 00 min.= 55 DIFFICOLTÀ: Bassa LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 1.150

5. Sentiero Costa Sparavento Inizia dal sentiero Pietra Tara e si sviluppa su una pista aperta negli anni sessanta, tra una vegetazione costituita da Leccio, Olivastro, Alaterno, l’aspra e tenacissima Stracciabrache, l’Asparago spinoso e grossi nuclei di Ampelodesma. A circa 1190 m il sentiero si biforca in due direzioni: uno arriva in prossimità della valle Sparavento al punto panoramico, l'altro prosegue verso il basso e si congiunge in un pianoro con il sentiero n° 5a. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 1,00 min.= 30 DIFFICOLTÀ: Media bassa LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 1.560

5a. Sentiero del Gabbiano Il sentiero si sviluppa da una biforcazione del sentiero Pietra Tara a circa 130 metri dall'ingresso e si inoltra tra piante di Agave americane, Pini, Euforbia arborescente, costeggia una grossa cisterna d'acqua in muratura ed arriva in un pianoro dove è possibile sostare all’ombra di Pini. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 00 min.= 8 DIFFICOLTÀ: Bassa LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 240

6. Sentiero dei Cavaddari Sentiero di notevole importanza storica, si sviluppa tra il litorale con le sue bizzarre morfologie e il sentiero principale Pietra Tara da cui inizia, per finire all’area di sosta Puntazza. Lungo il breve percorso, su alcuni tratti, sono presenti i resti del basolato che costituiva il sentiero delimitato da muretti in pietra. Oltre alle palme nane il sentiero è ricco di una variegata specie di piante erbacee da calpestio. TEMPO DI PERCORRENZA: h=00 min.= 10 DIFFICOLTÀ: Bassa LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 320

7. Sentiero Marinella-Faro. Si raggiunge da Mondello, superata la piazza principale e costeggiando l’abitato fino alla piccola traversa a destra. Il sentiero inizia su una strada privata, sbarrata da un cancello e prosegue fino al Faro di Capo Gallo, attualmente in disuso, futura stazione di Biologia Marina. Il versante è ricco di numerose cavità e grotte di notevole interesse archeologico e paleontologico. TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 1,00 min.= 5 DIFFICOLTÀ: Bassa LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 2.050

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I Parchi marini

Può essere visitata solo nell’ambito di immersioni organizzate da centri autorizzati, trovandosi in Zona-B. All’esterno della grotta c’è un imponente arco di roccia sommerso, residuo della volta di un’antica caverna. Le pareti della scogliera circostanti all’ingresso sono colorate per la presenza di coralligeno e di numerose attinie. Non mancano le numerose tane di murena con le classiche fattezze minacciose dovute alle fauci sempre aperte per la particolare tipologia della respirazione. All’interno della grotta, la cui volta a cupola ha un’altezza di circa 10 metri, il visitatore può scoprire lo strano effetto del silenzio in cui si distingue in sottofondo, tuttavia l’eco del mare amplificato dalla

I PERCORSI MARINI 1. Il gradino vivente ad est del faro

ZONA 1 - A terra crescono rigogliose le palme nane, mentre in acqua si nota la sequenza dei toni del blu. ZONA 2 - Canoe e kayak consentono con mare calmo l'osservazione delle zone di marciapiede a vermeti senza alcun rischio d'impatto. ZONA 3 - Le pareti inclinate e poco illuminate sono ricoperte da una fitta comunità algale, costituita da Corallina officinalis mista a morbidi ciuffi di Jania rubens, entro cui trovano rifugio invertebrati e piccoli pesci. ZONA 4 - Lo sciarrano (Serranus scriba) lascia facilmente osservare le sue inconfondibili decorazioni simili a geroglifici.

2. Una foresta in fondo al mare

RICORDA... • Il filtro della sigaretta impiega anni per biodegradarsi e viene spesso ingerito dai pesci: non buttare la cicca in mare! • Evita di usare buste di plastica che prima o poi finiranno in mare, molte tartarughe marine muoiono dopo averle ingerite. • Non danneggiare le rocce in prossimità del litorale né prelevare gli organismi che vi dimorano. • Ogni piccolo scoglio può rappresentare un ecosistema marino: presta attenzione ad alghe, spugne, molluschi e altri organismi che lo ricoprono.

ZONA 1 - Il polpo (Octopus vulgaris) preferisce mimetizzarsi in piccole cavità. ZONA 2 - I fondali sabbiosi del paesaggio sommerso delle coste del Mediterraneo sono spesso ricoperti da estese praterie di Posidonia oceanica. La prateria di Posidonia oceanica, oggi sostanzialmente scomparsa nelle aree maggiormente influenzate dagli impatti legati alle attività umane, conserva ancora a Capo Gallo elevati livelli di naturalità. Posidonia oceanica è una pianta marina costituita da foglie di un verde brillante sorrette da un fusto di colore marrone, detto rizoma. ZONA 3 - Da notare la straordinaria somiglianza tra il pesce trombetta (Syngnathus typhle) e le foglie nastriformi di posidonia (nella foto).

3. La grotta dell’oglio

• Lascia a casa fiocina e retino e utilizza maschera e boccaglio. • Quando vai a pescare evita di eccedere nei prelievi prendendo solo ciò di cui hai bisogno e rilasciando ogni esemplare sotto peso. • Non rilasciare in mare specie allevati in acquario che non siano native del luogo. • Ricorda che non tutto ciò che è naturale è facilmente biodegradabile; non buttare in mare ossi della frutta e altri scarti alimentari.

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volta rocciosa. Sul cielo della grotta una fenditura permette l’entrata della luce, dando luogo ad un vero e proprio spot luminoso, che valorizza l’intenso color turchese dell’acqua ed il candore del fondale di sabbia bianca. Poco lontano dalla Grotta dell’Olio vi è un altro anfratto sommerso ad una profondità di 13 m, un vero e proprio tunnel sottomarino, testimone di antichi crolli. Il percorso subacqueo consente di osservare numerose colonie di invertebrati,

talvolta molto colorati, che testimoniano la buona qualità di queste acque non toccate dall’inquinamento. Si consiglia di non penetrare all’interno del tunnel, per evitare che le bolle emesse dal respiratore possano danneggiare le creature che vivono sulla volta. L’uso dell’autorespiratore ad ossigeno (ARO) è peraltro poco consigliabile, dato che la profondità è al limite di sicurezza per questo tipo di apparati. Agli ingressi del tunnel è possibile osservare aragoste e cicale di mare ed i minuscoli

ZONA 1 - A circa 12 metri di profondità, si erge maestoso un arco di roccia calcarea, probabilmente i resti del collasso di quella che fu un tempo lontano una caverna. La parete della grotta si presenta inizialmente quasi completamente coperta di organismi tra i quali dominano, in relazione alla attenuazione dell’intensità luminosa, l’alga calcarea di colore rosa (Corallina elongata) dal portamento eretto e colonie di attinie urticanti (Anemonia sulcata e Aiptasia mutabilis) in prossimità della superficie, mentre inoltrandosi all’interno la componente vegetale scompare. Spettacolari giochi di luce contrastano

d’azzurro il profilo sommerso della Grotta dell’Olio. ZONA 2 - Colonia del genere Sycon, porifero di forma ovoidale con superficie setolosa e soffice. ZONA 3 - Sul fondale sabbioso troneggiano grossi macigni, franati dalle pareti e dalla volta, sui quali è possibile osservare la spugna Petrosia ficiformis. Contrariamente a ciò che si osserva in presenza di molta luce dentro la grotta la spugna Petrosia dura assume una colorazione biancastra per la mancanza di zooxantelle simbionti. ZONA 4 - È il momento di risalire in superficie e lo spettacolo che si presenta all’osservatore è ricco di suggestioni. Uscendo dall’acqua e guardando in direzione dell’apertura, si gode dello spettacolo offerto dalla diffusione della luce all’interno della cavità. Il turchese è il colore che domina, reso ancora più intenso dalla trasparenza dell’acqua.

4. Il tunnel sommerso

trovano le alghe verdi e rosse, sia calcaree che a corpo molle; tra gli animali, invece, i più comuni sono gli antozoi (madrepore e gorgonie), i briozoi, gli anellidi, i molluschi ed i poriferi come le spugne. Insieme contribuiscono alla edificazione di un ecosistema caratterizzato da una straordinaria biodiversità (assimilabile a quella delle barriere coralline nei mari tropicali) e, nel contempo, da una elevata vulnerabilità. Grazie alla struttura calcarea delle sue fronde l’alga rossa Pseudolithophyllum expansum concorre alla formazione del coralligeno. ZONA 4 - I pesci che abitano questi fondali sono numerosi e ben diversificati, malgrado le attività di pesca artigianale costiera e la frequentazione dei pescatori subacquei è stata fino a poco tempo fa costante ed intensa. Molto comuni e diffusi sono gli argentei saraghi (Diplodus sargus e Diplodus vulgaris) che a branchi si muovono a caccia di prede, mantenendosi comunque sempre a debita distanza dai subacquei, memori forse della caccia spietata cui sono stati sottoposti nel recente passato.

6. Il coralligeno di isola delle femmine

ZONA 1 - La luce filtra attraverso le fenditure di un esteso lastrone roccioso che precede l’ingresso del tunnel. ZONA 2 - Piccoli tentacoli retrattili annunciano la presenza di Lima lima. ZONA 3 - Un piccolo blennide e la straordinaria simmetria raggiata del corallo Caryophyllia inornata. ZONA 4 - I Popolamenti che si osservano attaccati alle pareti o alla volta del tunnel mostrano una forte contrazione della componente vegetale fino alla completa dominanza di quella animale dove la ridotta intensità luminosa limita la fotosintesi clorofilliana. L’anellide Serpula vermicularis vive all’interno di un tubo-dimora calcareo da cui fuoriescono i cirri branchiali.

5. Antiche linee di costa o paleorive

ZONA 1 - In prossimità della piattaforma rocciosa il quadro si fa più articolato: animali coloniali simili a ventagli arborescenti screziano di bianco il fondale, distribuendosi in modo regolare. Si tratta della gorgonia bianca Eunicella singularis che si insedia in profondità a partire dai 15 metri su fondali rocciosi o detritici, in presenza di intense correnti di fondo. La gorgonia Eunicella singularis mostra colori variabili tra il bianco e il verdognolo a causa della presenza di alghe simbionti. Costruisce colonie ramificate e può raggiungere i 70 cm di altezza. ZONA 2 - L’antozoo Cerianthus membranaceus, dalla tipica struttura membranacea di forma tubolare, uno degli animali più affascinanti del Mediterraneo. Zona 3- Le condizioni ambientali (profondità, idrodinamismo e luce attenuata) fanno si che prevalga una biocenosi tipica dei fondali rocciosi e profondi del Mediterraneo, chiamata dagli studiosi “coralligeno”, costruita ad opera di organismi che sono in grado di produrre ed accumulare carbonato di calcio. Gli organismi costruttori di questa formazione sono sia vegetali che animali. Tra il primo gruppo di costruttori si

ZONA 1 - Non sono molte le falesie sommerse intorno alle coste palermitane e per trovarne di equivalenti bisogna raggiungere i vicini promontori di Capo Zafferano e di Capo Rama. A nord di Isola delle Femmine i primi metri sotto la superficie sono luminosissimi e nelle giornate in cui spira la corrente favorevole si possono superare 35 metri di visibilità in orizzontale. Durante la discesa verso il fondo non è raro venire avvolti da grandi assembramenti di castagnole (Chromis chromis). ZONA 2 - Forse l’elemento faunistico più frequente di questi fondali sono le nuvole di castagnole rosa (Anthias anthias) che nuotano incessantemente dentro e fuori gli anfratti che frammentano la scarpata. Si tratta di eleganti pesciolini di colore rosa dallo spiccato istinto gregario capaci di radunarsi in branchi di centinaia di esemplari. Abbastanza comuni nel Mediterraneo, questi pesci, appartenenti alla famiglia serranidae come perchie e cernie, vivono solitamente in branchi guidati da un maschio dominante. ZONA 3 - Una cernia bruna, dall'indole schiva e solitaria (Epinephelus marginatus) è uno dei più grossi predatori del Mediterraneo. ZONA 4 - Avanzando verso nord si possono osservare gli organismi che ne rivestono la superficie, come spugne e stelle marine, ma sono i grandi ventagli delle gorgonie rosse (Paramuricaea clavata) i veri protagonisti. È al limite delle quote di immersione che i fondali dell’Isolotto nascondono forse il più prezioso dei tesori: si tratta della gorgonia rossa (Paramuricaea clavata), che qui per esuberanza e dimensioni non ha nulla da invidiare ai più colorati scenari tropicali. L’animale mostra esteriormente un’architettura complessa che assume la parvenza di un unico organismo. Quando è illuminato da una sorgente artificiale si scopre invece che da esso si protendono i tentacoli di innumerevoli piccoli polipi. La disponibilità di grandi quantità di materiale in sospensione, trasportato dalle correnti di profondità, favorisce l’insediamento di questi organismi che non a caso allargano i propri ventagli in modo da offrire la massima superficie di impatto alla direzione della corrente dominante.

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I Parchi marini

ad accogliere i marinai, ma da un termine arabo fim, che significa fenditura. La parte occidentale dell’Isola delle Femmine si trova nella Zona-A di massima tutela, mentre il resto è in Zona-B. La bassa costa dell’isolotto precipita verticalmente verso il fondale. Dopo i primi 20 m, ricoperti da una fitta vegetazione di alghe, si incontranogli spettacolari ventagli ramificati della gorgonia rossa. Il risultato, almeno esteticamente, non ha nulla da invidiare alle più “nobili” colonie di corallo che crescono in acque profonde. È abbastanza frequente trovare abbarbicate a questi rami le uova dei piccoli squali gattucci.

pesci dall’intenso colore rosso, noti come “re di triglie”. Il successivo percorso subacqueo porta alle cosiddette Paleo-rive, ovvero a due bruschi gradini, situati a circa 300 m dalla costa, ad una profondità di 25 m e di 35 m. Questi gradini alti un paio di metri, sono la testimonianza della linea di costa durante l’ultima glaciazioni tra i 10 mila ed il 20 mila anni fa. L’immersione, nel blu dell’acqua limpida, porta ad esplorare queste piccole pareti verticali sul fondale sabbioso coperto da alghe. I piccoli anfratti sulle pareti, causati dall’antica erosione del moto ondoso, offrono riparo a numerose creature. Non mancano di conseguenza anche i predatori di scoglio, come le cernie, anche alcuni esemplari piuttosto grandi, gli scorfani, ed i branchi di saraghi. L’Isola delle Femmine è l’unica delle coste settentrionali della Sicilia. Secondo alcuni il nome non deriva dalla (poetica?) presenza di fanciulle pronte

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ISRAELE Pubblicato venerdì 20 agosto 2010 su livesicilia.it Israele. Si fa chiamare così l’eremita di Capo Gallo, l’uomo che da tredici anni vive nell’osservatorio militare all’interno della riserva naturale alle porte di Palermo. Cinquantacinque anni circa, sorriso sdentato, capelli lunghi e barba bianca incolta. Un cappello bianco e un paio di vecchi occhiali azzurri, riparati alla meno peggio con un filo di ferro. È un evento raro incontrare Israele, che fugge a nascondersi ogni volta che dall’alto del suo rifugio vede arrivare dei visitatori. Visitatori che non sono molti, ma che aumentano di anno in anno

con il diffondersi di racconti sull’uomo che ha trasformato il vecchio osservatorio del XIX secolo in un santuario personale. L’edificio, chiamato anche Semaforo, si trovava in uno stato di totale abbandono prima che l’eremita ne facesse la propria dimora. Da solo lo ha restaurato e decorato l’interno con fitti mosaici che mescolano simboli cristiani, ebraici e islamici. Le decorazioni non si limitano all’edificio, ma si estendono all’ambiente circostante e al percorso che dall’ingresso della riserva che dà su via Tolomea porta fino al santuario. Israele ha, infatti, disseminato quella che lui stesso ha ribattezzato “via Santa” di simboli, per guidare i viandanti lungo il tragitto. …omissis…

Senza luce elettrica né acqua, solo con un piccolo fornello a gas e una radio a batterie, sintonizzata costantemente su Radio Maria. L’eremita vive con poco. Il cibo gli viene portato da alcuni visitatori, ma spesso è lui stesso ad abbandonare il rifugio per andare a fare provviste e per comprare colla, cemento e colori necessari alle sue opere.

La presenza di grandi branchi di piccoli pesci costituisce un inevitabile richiamo per i più grossi predatori stanziali, come la cernia bruna, o per quelli pelagici, tonni, ricciole, palamite, e talvolta pesci luna, dalla grande ed inconsueta pinna dorsale triangolare, che in alcune occasioni crea ingiustificati allarmi tra i bagnanti. Al largo della punta di Sferracavallo su di un fondale di quasi 50 m, s’incontra il relitto di un velivolo da trasporto tedesco (uno Ju-52) abbattuto durante la 2a guerra mondiale. L’aereo giace sul dorso, con il timone di coda e la cabina invisibili perchè immersi nella sabbia.

Come tutti i relitti è sicuramente una meta emozionante, ma accessibile solo a subacquei esperti e ben equipaggiati. La fusoliera è divenuta la casa di numerosi gronghi, polpi e murene, che hanno colonizzato ogni anfratto, compreso i motori. Se i fondali dell’AMP offrono grandi attrattive sono stati intelligentemente preservati e valorizzati, lo stesso non si può dire di alcuni tratti della costa vicina. All’estremità occidentale della riserva ci si imbatte in un’accozzaglia di orribili villini squadrati costruiti abusivamente sulle spiagge, e gli stabilimenti balneari sorgono all’ombra di ciminiere e capannoni industriali. Un progetto di espansione dell’area protetta potrebbe portare invece all’allargamento verso Est collegandosi alla Riserva marina di Capo Zafferano, auspicabilmente comprendendovi anche zone di sicuro pregio ambientale quali la Secca di Chianca e lo Scoglio Formica. nnn

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