Illuminazione pubblica efficienza

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Illuminazione L’illuminazione è un settore tecnologico che ha via via acquistato un posto determinante dello stile di vita contemporaneo, andando ben oltre la semplice funzione di “fare luce”. Infatti, progettare sistemi di illuminazione efficiente significa dover rispondere anche a necessità di diverso tipo, come: • il comfort visivo • la percezione ottimale dei colori • la vivibilità degli spazi pubblici • la sicurezza stradale Senza dimenticare i livelli sempre crescenti di efficienza energetica che oggi caratterizzano gli apparecchi di illuminazione, permettendoci di avere ottime prestazioni con costi energetici ed economici molto bassi. Un consistente risparmio energetico nell’illuminazione si può ottenere in primis in ambito residenziale, a partire dalle proprie abitazioni. Sostituendo semplicemente le vecchie lampadine incandescenti con apparecchi più efficienti (ad esempio le fluorescenti compatte), è possibile risparmiare fin da subito il 75-80% di energia elettrica senza nulla perdere in termini di comfort e qualità della luce. L’illuminazione è una voce ancor più importante nelle bollette energetiche di negozi e uffici. Attraverso alcuni accorgimenti gestionali e con l’adozione di tecnologie consolidate e/o di ultima generazione (ad esempio lampade fluorescenti tubolari e LED), si possono soddisfare le esigenze più disparate. In questi casi risulta spesso indispensabile un’accurata progettazione illuminotecnica, in grado di ottimizzare appieno gli aspetti quantitativi e qualitativi delle sorgenti luminose. Uno degli ambiti più interessanti e con i più elevati margini di risparmio è quello dell’illuminazione pubblica. Per illuminare meglio spendendo meno, è necessario che ogni comune si faccia promotore per il proprio territorio di interventi mirati alla riduzione degli sprechi e al raggiungimento degli standard qualitativi previsti dalle norme. Nella sezione che abbiamo dedicato all’illuminazione pubblica, si trovano preziosi consigli e informazioni pratiche, nonché i riferimenti normativi regionali, indispensabili per poter agire su scala locale. Non mancano inoltre approfondimenti sulle migliori tecnologie disponibili sul mercato (lampade, strutture di sostegno, alimentatori) e un’interessante rassegna di casi esemplari. Ovviamente, le lampade sono gli elementi fondamentali di ogni sistema di illuminazione. Ne proponiamo un elenco completo ed esaustivo (dalle lampade a incandescenza fino ai LED), in cui vengono descritte tutte le caratteristiche tecniche delle principali tecnologie di illuminazione.

La classificazione delle strade rispetto alle necessità di illuminazione e la pianificazione degli interventi Vai ai paragrafi: Criteri di classificazione delle strade pubbliche Il margine di manovra dei consumi Pianificazione degli interventi L'illuminazione di strade, autostrade e altri luoghi pubblici contribuisce al benessere collettivo da più punti di vista. Una buona illuminazione partecipa alla sicurezza di automobilisti, motocilisti, ciclisti e pedoni aumentando la visibilità dei percorsi così riducendo le possibilità di incidenti. Oltre ad assicurare una maggiore sicurezza negli spostamenti, permette di scongiurare atti di microcriminalità e contribuisce al senso di sicurezza e di benessere di ognuno. Infatti, nelle ore notturne è molto più gradevole passeggiare e soffermarsi nei luoghi che sono bene illuminati. Per questa stessa ragione molte aree coperte, come i centri commerciali, sono illuminati "a giorno". Tuttavia, in un ottica di risparmio energetico, ossia di risparmio di risorse sia ambientali che economiche, è indispensabile verificare se e quanto è necessario illuminare una determinata strada o un luogo pubblico. Infatti, non sono rari i casi di strade e piazzali illuminati pienamente per tutta la notte senza ragione (ad esempio, le strade che anticipano uno sviluppo urbanistico non realizzato o i piazzali di parcheggio vuoti nelle ore notturne).

Criteri di classificazione delle strade pubbliche La classificazione delle strade – le cui regole sono definite dal nuovo Codice della strada (Dl. 285 del 30 aprile 1992), dal Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 6792 del 5 novembre 2001, e dalle norme UNI 10439 e EN


13201 – fornisce i criteri sui quali i responsabili dell'illuminazione pubblica possono basarsi per decidere quale sia la luminosità necessaria. Si tratta di una materia abbastanza complessa che comprende fattori quali: • la velocità consentita ai veicoli • il tipo di utenza oppure il mix di utenti • la tipologia delle zone dette "di conflitto": strisce pedonali, imbocchi, rotonde, ecc. • l'importanza del flusso di traffico (veicoli al giorno) •il livello di uniformità della sede stradale • il fabbisogno di illuminazione delle parti limitrofe alla strada, di limitazione dei bagliori, ecc • le esigenze dei pedoni (l'illuminazione deve permettere di distinguere gli ostacoli o altri pericoli sul cammino) ^ Torna all'inizio

Il margine di manovra dei comuni La gestione dell'illuminazione pubblica è di competenza dei comuni, sia quando l'impianto è di proprietà pubblica che quando è di proprietà privata, come nel caso delle insegne pubblicitarie. Ma la forma in cui si esprime questa competenza varia da una regione all'altra sulla base delle leggi regionali sulla riduzione dell'inquinamento luminoso e per il risparmio energetico. In alcune regioni i comuni devono produrre veri e propri piani regolatori dell'illuminazione detti PRIC – Piano regolatore dell'illuminazione comunale, oppure Piani per il risparmio enegetico e la riduzione dell'inquinamento luminoso – che sono poi integrati nei Piani urbanistici generali (Pug), o Piani regolatori generali, Piani strutturali, Piani urbanistici esecutivi (Pue), Piani Particolareggiati e Piani di Recupero. In altre regioni non vige alcun obbligo di programmazione comunale, ma i comuni devono promuovere regolamenti e sottoporre ad autorizzazione le nuove installazioni di illuminazione pubblica, o richiedere certificazioni di conformità. Solitamente, il regolamento dell'illuminazione viene integrato nel regolamento edilizio. In assenza di uno specifico piano per l'illuminazione, la classificazione delle strade è definita dal Piano Urbano del Traffico (previsto a livello nazionale dal nuovo Codice della strada per tutti i Comuni con popolazione superiore a 30 mila). In questo caso l'indice illuminotecnico delle strade è facilmente identificabile sulla base della norma UNI 10349 e della norma europea EN 13201. Quando mancano completamente i piani locali, rientra nelle responsabilità del progettista dell'impianto dil compito di sviluppare una classificazione delle necessità di illuminazione del territorio in accordo con il comune. Infine va ricordato che l'orario di riduzione dell'illuminazione pubblica notturna è stabilito dall'amministrazione comunale sulla base della classificazione delle strade. Secondo i curatori del sito cielobuio.org, l'errore più comune è quello di classificare in modo improprio le strade urbane locali (oltre il 60% delle strade) definendole genericamente "strade urbane di quartiere". In questo modo si raddoppiano i valori degli indici di illuminazione necessari e di conseguenza i costi di esercizio. Come precisa il Dm 6792/2001, infatti, dovrebbero essere considerate strade urbane di quartiere esclusivamente le strade provinciali, statali o extraurbane secondarie che entrano nel centro urbano. La definizione del Dm è infatti: "strade della rete secondaria di penetrazione che svolgono funzione di collegamento tra le strade urbane locali (facenti parte della rete locale, di accesso) e, qualora esistenti, le strade urbane di scorrimento (rete principale, di distribuzione)". Una delle migliori trattazioni on-line di questa tematica è disponibile proprio nel sito cielobuio.org, dedicato alla diminuzione della luce senza utilità. ^ Torna all'inizio

Pianificazione degli interventi Data una corretta classificazione delle strade, si può procedere alla pianificazione degli interventi di illuminazione correlando la tipologia e la larghezza delle strade alla scelta delle apparecchiature più idonee (lampioni, lampade, ecc: vedi voci nel menu di sinistra). La corretta impostazione della parte tecnica è un presupposto fondamentale all'efficientamento del sistema di illuminazione pubblica. Compete al comune - ma anche ai cittadini - la responsabilità di vigilare sulla corretta applicazione dei criteri espressi dalle norme vigenti in quanto i progettisti meno scrupolosi potrebbero sopravvalutare le necessità di illuminazione e quindi proporre interventi che risultano più costosi sia in fase di investimento che in fase di esercizio. Va comunque ricordato che il consumo energetico degli impianti di illuminazione stradale dipende, oltre che dal tipo di installazione tecnica, dal tipo di gestione che viene impostata per il loro funzionamento. E' ad esempio possibile assicurare un funzionamento continuo con illuminazione ridotta in certi orari, grazie a speciali alimentatori


Appalti pubblici verdi: i criteri ambientali minimi per l’illuminazione pubblica (Filippo Franchetto) Il Ministero dell'Ambiente con un decreto ministeriale ha aggiornato i criteri ambientali minimi per gli acquisti pubblici verdi relativi all'illuminazione pubblica. Più nello specifico, il Dm Ambiente 23 dicembre 2013 (vedi Riferimenti) stabilisce i nuovi criteri ambientali minimi che le stazioni appaltanti pubbliche dovranno utilizzare per: • l'acquisto di lampade a scarica ad alta intensità e moduli led per illuminazione pubblica, • l'acquisto di apparecchi di illuminazione per illuminazione pubblica, • l’affidamento del servizio di progettazione di impianti di illuminazione pubblica, affinché i relativi contratti d'appalto possano essere definiti “verdi”. Il decreto ministeriale, e in particolare l’Allegato 1, sono parte integrante del Piano d'Azione Nazionale per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica Amministrazione – Green Public Procurement (PAN GPP) e vanno ad annullare e sostituire l’Allegato 3 "Illuminazione Pubblica" del decreto ministeriale del 22 febbraio 2011.

La struttura di sostegno e il lampione nell’illuminazione di strade e piazzali Vai ai paragrafi: L'inquinamento luminoso Il cono di luce prodotto da sostegno + lampione Struttura di sostegno, armatura e sistema ottico L'illuminotecnica pubblica Per illuminare, e quindi per rendere visibili oggetti e superfici, la luce generata da una sorgente luminosa deve raggiungere questi obiettivi e poi venire in parte riflessa verso l'occhio dell'osservatore, cosi innestando il processo di visione. La luce che non segue questo percorso, non solo non serve ad illuminare ma, quando arriva direttamente dalla fonte nella pupilla, diventa causa di abbagliamento. In pratica solo la luce che si riflette dall'area che si vuole sia resa visibile è funzionale allo scopo di illuminare.

L'inquinamento luminoso Tutta la luce che non colpisce gli oggetti e le superfici da illuminare rimane inutilizzata (inquinamento luminoso) ed opera sostanzialmente in due modi:


• emissione di luce orizzontale: è la luce maggiormente responsabile dell'inquinamento luminoso poichè è quella che può propagarsi più a lungo attraverso l'atmosfera (fino a 200-300 km) prima di raggiungere il limite dovuto alla curvatura dell'atmosfera. Lungo questo percorso orizzontale la diffusione del raggio luminoso agisce molto efficacemente perché il raggio di luce incontra polveri e particelle che ne deviano il corso. Per meglio capire ciò che avviene possiamo pensare al raggio di luce come ad un involucro di energia luminosa. Ogni volta che esso incontra un ostacolo, si frantuma in una serie di altri pacchetti di luce che si diffondono in tutte le direzioni. A loro volta questi pacchetti incontrano nuovi ostacoli e si frantumano di nuovo, oppure semplicemente cambiano direzione o rimbalzano. Per chi osserva il cielo, l'effetto complessivo di tutti questi cambi di direzione e di rimbalzi della luce definisce la luminosità artificiale del fondo del cielo. • emissione di luce verticale: è la luce diretta verticalmente alla sorgente e finisce per disperdersi nello spazio. Anche questa emissione è sottoposta a diffusione (soprattutto entro la troposfera, ossia nei primi 8-17 km dell'atmosfera) generando inquinamento luminoso essenzialemente locale. Per essere rigorosi nel descrivere le fonti di inquinamento luminoso è necessario menzionare anche l'emissione di luce riflessa, ossia alla luce che rimbalza dalle superfici colpite dall'illuminazione (strade, marciapiedi, piazzole, ecc.). In pratica una parte della luce utile diventa per forza di cose luce riflessa contribuendo così all'inquinamento luminoso locale. Per questa ragione è molto importante illuminare solo ciò che è necessario. ^ Torna all'inizio

Il cono di luce prodotto da sostegno + lampione Per massimizzare la luce utile, e per ridurre al minimo l'inquinamento luminoso, il fattore di cui si deve maggiormente tener conto è il cono di luce utile generato da ogni particolare soluzione, e la sua compatibilità con il tipo di strada da illuminare. Il numero dei punti luce e i coni di luce che producono devono infatti soddisfare le necessità proprie al tipo di strada, incrocio o piazzola. Variando il numero dei punti luci e la loro disposizione (laterale o centrale), modulando la lunghezza e l'inclinazione del braccio del lampione, si ottiene l'uniformità necessaria a soddisfare i requisiti di visibilità e sicurezza. Per ottenere il risultato voluto sarà quindi necessario scegliere una struttura di sostegno e un lampione (chiamato anche "armatura") che, in modo combinato, evitino al massimo le dispersioni inutili. Il disegno seguente, tratto dal sito svizzero topten.ch, indica la percentuale di luce utile prodotta dai sistemi di illuminazione più diffusi:

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Struttura di sostegno, armatura e sistema ottico Le strutture di sostegno si compongono di pali provvisti o non provvisti di braccio, di bracci a muro, di cavi di sospensione e, in casi più rari, di fari e torri a faro. Per quello che riguarda il lampione, la soluzione più funzionale è quella detta a schermo totale (full cut-off). E' costituita da un'armatura montata orizzontalmente, nella quale è incassata la lampada.


L'armatura è costituita da un guscio di protezione, dal supporto della lampada e da un sistema ottico composto da un riflettore (una piastra di metallo cromato, o comunque riflettente, che ha il compito di rimandare verso terra i raggi luminosi diretti verso l'alto) e da un vetro di protezione trasparente. A seconda di come è progettato, il sistema ottico riesce a sagomare il cono di luce in modo preciso verso l'area da illuminare. Il vetro di protezione, che è completamente incassato nell'armatura, può essere piano oppure curvo. Entrambi questi vetri presentano vantaggi e inconvenienti. Il vetro curvo permette di avere un cono di luce di maggiore ampiezza ma proprio per questo consente ad una parte della luce che lo attraversa di disperdersi verso l'orizzonte, inducendo abbagliamento. Infatti i raggi di luce che attraversano un vetro subiscono sempre una deviazione - in base al fenomeno della rifrazione - e causano una certa dispersione della luce in tutte le direzioni. Il vetro piano evita le dispersioni orizzontali, riducendo l'abbagliamento e l'inquinamento luminoso ma causa invece una leggera perdita di efficienza dovuta ad una maggiore riflessione della luce. Infatti la luce che attraversa una superficie di vetro in verticale, viene più facilmente riflessa: ciò significa che invece di colpire l'esterno, torna verso l'interno, rimbalzando avanti e indietro dal riflettore al vetro. Tuttavia, fino a pochi anni fa, il maggiore inconveniente del lampione a vetro piano era quello di ridurre l'ampiezza del cono di luce utile. Ciò costringeva i progettisti ad utilizzare un maggiore numero di lampioni per raggiungere un risultato equivalente a quello ottenuto con i lampioni a vetro curvo. Oggi le migliorie apportate al design dei lampioni a schermo totale e a vetro piano non richiedono più la diminuzione della distanza tra i pali che precedentemente serviva a compensare il minore cono di luce prodotto.

Infine, una particolare attenzione va data all'illuminazione di parcheggi, piazzali, impianti sportivi, snodi stradali e autostadali tramite dispositivi molto potenti che, generando coni di luce molto ampi, permettono di illuminare aree molto vaste. Proprio a causa della potenza e dell'ampiezza della luce emessa, questi sistemi sono chiamati fari o torri a faro. Questi si caratterizzano anche per l'altezza cui sono poste le sorgenti di luce che permettono appunto di proiettare coni di illuminazione molto vasti. Se non sono installati correttamente, è molto facile che contribuiscano all'abbagliamnto degli utenti e all'inquinamento luminoso. L'illuminazione di ampi spazi viene effettuta sia con fari simmetrici che con fari asimmetrici. Questi ultimi sono da preferire a quelli simmetrici, specie se sono montati correttamente, in quanto sono capaci di illuminare vaste aree con poche dispersioni. ^ Torna all'inizio

L'lluminotecnica pubblica


Ci siamo limitati ad alcune informazioni e criteri di orientamento che sono semplici assaggi di quella che è una vera e propria disciplina specialistica: l'illuminotecnica pubblica. Per progettare o riprogettare un impianto di illuminazione pubblica che sia efficiente dal punto di vista energetico oltre che dal punto di vista dell'illuminazione è indispensabile, ovviamente, richiedere un intervento specialistico. Ma è sempre utile che chi ha incarichi gestionali e amministrativi pubblici - e dunque dovrà cooptare gli specialisti del ramo - possa farsi un'idea della problematica nel suo insieme. A questo proposito: sul sito www.cielobuio.org è disponibile un Programma di valutazione di progetti illuminotecnici corredato da un insieme di approfondimenti. A titolo di curiosità segnaliamo anche il sito di un appassionato di illuminazione pubblica http://phozagora.free.fr/ che ha inventariato ben 943 tipi di lampadari oltre a fornire una approfondita descrizione storica e tecnica della questione

A seconda della tecnologia e del principio di funzionamento, tutte le lampade presenti sul mercato sono raggruppabili in tre categorie:

1. Lampade a incandescenza Questa tipologia di lampade comprende non soltanto le tradizionali lampadine, particolarmente inefficienti e scomparse ormai per legge dagli scaffali, ma anche le alogene, caratterizzate da migliori prestazioni e da una vita media superiore.

2. Lampade a scarica Si tratta della categoria che comprende il maggior numero di soluzioni tecniche per l'illuminazione. La tecnologia più diffusa è quella delle lampade fluorescenti, sia nella versione "tubolare" (i classici "neon") per applicazioni soprattutto nel settore terziario e commerciale, sia in quella "compatta" per applicazioni residenziali in sostituzione delle poco efficienti lampade a incandescenza. Per l'illuminazione di grandi spazi interni ed esterni, in cui è indispensabile avere una luce nitida e di qualità, si ricorre spesso a lampade a ioduri metallici, che assicurano buone prestazioni e una lunga durata. Per l'illuminazione pubblica e stradale si può invece fare affidamento sulle lampade a vapori di sodio, in particolare su quelle a vapori di sodio "ad alta pressione", in grado di unire notevoli risparmi energetici a una elevatissima vita media. Nella versione a vapori di sodio "a bassa pressione" emettono una luce di scarsa qualità, ma sono imbattibili in termini di efficienza e di risparmio nel campo dell'illuminazione degli esterni.

3. Led I led sono la più interessante alternativa ai tradizionali apparecchi di illuminazione. Si tratta di un tecnologia innovativa e con ampi margini di miglioramento, potenzialmente applicabile nei settori più diversi (residenziale, terziario, commerciale e pubblico). Stanno conoscendo una grande diffusione negli apparecchi semaforici, al posto delle lampadine a incandescenza, dove assicurano gradi risparmi economici. Sono invece abbastanza rare le altre applicazioni, a causa dei costi di acquisto molto elevati rispetto alle lampade concorrenti. Da sottolineare comunque la durata di vita (50.000-100.000), superiore a quella di qualsiasi altra tecnologia di illuminazione.

La luce in casa: un promemoria di base L’illuminazione è uno degli aspetti più importanti nel determinare il comfort ambientale e la qualità di vita all’interno di una casa. E rappresenta inoltre una voce abbastanza onerosa per le famiglie italiane, incidendo mediamente per il 1015%sulla bolletta elettrica. In questa pagina non verranno esaurite tutte le complesse questioni relative alla progettazione illuminotecnica degli edifici residenziali, che meritano ben altro approfondimento e che vanno comunque affidate a specialisti. Ci limiteremo invece a dare alcune indicazioni basilari, utili per abbinare comfort ambientale e risparmio energetico.

Alcuni consigli di massima Si ricorda innanzitutto che, al di là della tecnologia di illuminazione prescelta, la presenza di pareti di colore chiaro aumenta la luminosità e contribuisce così al risparmio energetico.


Occorre poi evitare errori molto comuni, come un’eccessiva o una scarsa illuminazione. Un valido consiglio può essere di soddisfare in primo luogo le esigenze di luce diffusa (ad esempio con un lampadario a soffitto), per poi organizzare la localizzazione delle altri sorgenti luminose caratterizzate da luce più intensa e direzionata, finalizzata allo svolgimento di determinate attività (leggere, cucinare, ecc.).

Per l’illuminazione residenziale è vivamente sconsigliato il ricorso a lampade con luce troppo fredda. Sono da preferire lampade con temperatura di colore calda o neutra, preferibilmente non superiori a 4.000 K.

E’ importante infine che l’indice di resa cromatica delle lampade, cioè la loro capacità di restituire quanto più fedelmente i colori degli oggetti, abbia dei valori possibilmente superiori a 90.

Quali

lampade

utilizzare?

In linea generale si consiglia l’acquisto di lampade fluorescenti compatte, che possono farci risparmiare fino all’80% di energia elettrica rispetto alle comuni (e ormai obsolete) lampadine a incandescenza.

Il loro utilizzo è caldamente raccomandato in tutti quegli ambienti, sia interni che esterni, che necessitano di almeno qualche ora al giorno di illuminazione artificiale, quanto più possibile continuata. Bisogna infatti ricordare che le lampade fluorescenti compatte sono normalmente sensibili ad un elevato numero di accensioni e spegnimenti, che ne diminuiscono in modo drastico le ore di vita. Per tutti quei locali poco frequentati o di passaggio (sgabuzzini, corridoi, scale condominiali, ecc.), si può optare per modelli di lampade fluorescenti compatte studiate appositamente per resistere agli utilizzi di breve durata e alle continue riaccensioni. Questo permette alle fluorescenti compatte di trovare applicazione pressoché in ogni stanza e in ogni ambiente esterno di edifici residenziali. Per quanto riguarda la qualità della luce, le fluorescenti compatte non presentano problemi poiché sono disponibili in una vastissima gamma, che comprende tonalità di colore “calde”, “fredde” e “neutre”. In alternativa alle fluorescenti compatte, per tutti i punti luce utilizzati in maniera discontinua si possono scegliere lampade a incandescenza alogene o anche lefluorescenti tubolari. Qualche parola deve essere spesa anche per le lampade a LED. Nonostante le loro interessanti caratteristiche, soprattutto in termini di durata estremamente lunga (fino a 100.000 ore), presentano ancora costi elevati che non le rendono ancora pienamente competitive rispetto alle altre tipologie di lampade. Il loro livello di efficienza luminosa, inoltre, presenta ancora molti margini di miglioramento. Per gli esterni degli edifici (ad esempio cortili, giardini, sentieri di accesso) sono da preferire lampade fluorescenti ad accensione rapida, meglio se dotate di sensori di presenza. Sono in ogni caso da evitare apparecchi che emettono


o disperdono luce verso l’alto: da questo punto di vista, sono sconsigliati i lampioni a globo o a lanterna privi di adeguati schermi o riflettori. Oltre a essere causa di inquinamento luminoso, questi apparecchi sono anche una fonte di spreco energetico e soprattutto non illuminano dove realmente serve!

Un esempio concreto Calcolare il risparmio economico derivante dall'installazione di lampade a basso consumo, è un'operazione molto semplice. Pur trattandosi di un calcolo esemplificativo, può darci comunque un'idea sui benefici economici che premiano chi sceglie sistemi di illuminazione efficienti. Ipotizziamo la sostituzione di 10 lampadine tradizionali a incandescenza da 100 W, con altrettante lampade fluorescenti compatte da 25 W, mantenendo inalterato il livello di illuminazione. Vediamone quindi il possibile impatto sulla bolletta elettrica. UTILIZZO

TIPO DI LAMPADE

POTENZA TOT.

Incandescenza tradizionali 100 W

1,0 kW

1.500 h

1.500 kWh

300 €

Fluorescenti Compatte 25 W

0,25 kW

1.500 h

375 kWh

75 €

(ore/anno)

CONSUMO (kWh/anno)

SPESA (€/anno)

Il risultato è una spesa annua per l'illuminazione di 75 €, con un risparmio rispetto alla situazione preesistente di ben 225 € in un solo anno. Immaginiamo di aver acquistato 10 lampade fluorescenti di altissima qualità, ad un costo di 15 € cadauna, per un totale di 150 €. In questo caso, il tempo di ritorno del nostro piccolo investimento è inferiore a 1 anno, dal momento che il costo d'acquisto delle lampade è minore del risparmio che queste assicurano. Si tratta di un risultato economico eccezionale, per la velocità con cui i vantaggi si ripercutono sulla bolletta. A questo, inoltre, va aggiunto che la vita media delle lampade fluorescenti compatte è di circa 10.000 ore, 10 volte tanto rispetto alle tradizionali lampadine a incandescenza.

La luce negli uffici e nei negozi: attenzione al comfort e al risparmio Se nel settore residenziale i consumi per l’illuminazione incidono per il 10-15% sulla bolletta elettrica, nel terziario e nel commerciale in molti casi questa percentuale risulta superiore, arrivando anche al 20% e oltre.

Un’attenta progettazione illuminotecnica è resa necessaria non solo da motivazioni economiche, ma anche dalle necessità (variabili a seconda dell’utenza) di avere specifici standard di comfort visivo e di resa cromatica.

Illuminazione per uffici

Negli uffici, la qualità dell’illuminazione è un fattore di primaria importanza nel determinare il comfort ambientale.

Oltre alla giusta collocazione degli apparecchi di illuminazione, è fondamentale scegliere lampade con tonalità di colore “calde” o al più “neutre”, con temperatura di colore non superiore a 3-4.000 K. Inoltre, venendo normalmente utilizzati per molte ore al giorno, i sistemi di illuminazione all’interno degli uffici devono avere una lunga durata e scarse necessità di manutenzione.

Le lampade più utilizzate sono le fluorescenti tubolari, in grado di abbinare un’elevata efficienza luminosa ad una buona qualità della luce emessa.


Al posto dei tradizionali tubi fluorescenti T8 (diam. 26 mm), si consiglia l’utilizzo delle più efficienti T5 (diam. 16 mm). Queste ultime consentono, a parità di luce emessa, di ottenere risparmi anche del 30% rispetto alle T8, grazie anche all’utilizzo di alimentatori elettronici. Per quanto riguarda il tipo di rivestimento fluorescente interno, sono consigliate le fluorescenti tubolari “trifosforo”, caratterizzate da un indice di resa cromatica superiore a 80 e da una tonalità di colore "calda".

Nella maggior parte dei casi, le fluorescenti tubolari sono inserite all’interno di plafoniere a incasso, dotate di schermatura lamellare. Schermare la luce è indispensabile per evitare fenomeni di abbagliamento, particolarmente fastidiosi quando la luce va a riflettersi sui monitor dei personal computer.

Le fluorescenti tubolari non sono le uniche lampade utilizzabili negli uffici. Anche lefluorescenti compatte possono svolgere un ruolo analogo e altrettanto importante. Per quanto riguarda le alogene, invece, vanno impiegate esclusivamente dove occorre avere una luce concentrata e nitida, come ad esempio sulle scrivanie.

I LED, infine, rappresentano una soluzione ancora poco diffusa; sono attesi comunque miglioramenti sul fronte dei costi e dell’efficienza luminosa, che consentiranno alle lampade a LED di avere un ruolo sempre più importante in tutti settori dell’illuminazione, uffici compresi.

Ulteriori risparmi possono derivare da un uso razionale dell’illuminazione: evitare di lasciare le luci accese quando non serve, dovrebbe essere la prima buona regola da applicare. Anche l'utilizzo di semplici sistemi di gestione e controllo, come ad esempio i sensori di presenza, può dare un aiuto nel contenimento degli sprechi energetici.

Illuminazione

per

negozi

All’interno di un negozio, il sistema di illuminazione non è semplicemente un elemento tecnico tra i tanti, ma si configura come uno strumento capace di ridefinire gli spazi e di mettere in evidenza profili, forme e oggetti in maniera selettiva. Una progettazione illuminotecnica particolarmente accurata è un requisito indispensabile in tutti quei casi in cui il prodotto deve essere presentato al pubblico nel modo migliore. Le possibili soluzioni tecniche, quindi, devono rispondere non soltanto a esigenze strettamente legate al risparmio energetico, ma devono tener conto anche delle necessità dell’utenza in termini di qualità e quantità della luce e di


eventuali

effetti

cromatici

ricercati.

Le lampade fluorescenti, sia tubolari che fluorescenti compatte, sono una delle soluzioni più comuni. Si tratta infatti di tecnologie che, nei modelli più efficienti, sono in grado di abbinare efficienza luminosa, alta resa cromatica e un’elevata durata. All’interno dei negozi sono molto utilizzate anche le lampade a incandescenzaalogene. Sono l’ideale per avere una luce intensa e localizzata, anche mediante l’impiego di faretti direzionabili. Nei negozi si ricorre sempre più frequentemente alle innovative lampade a LED. Tra i principali vantaggi, sono da annoverare le piccole dimensioni, la flessibilità impiantistica e la capacità di sviluppare un fascio di luce estremamente concentrato. Le dimensioni ridotte consentono di inserire faretti a scomparsa all’interno di pavimenti, mensole, soffitti, scaffali, ecc. Da ricordare anche che i LED sono disponibili in diversi colorazioni, in grado soddisfare le più svariate esigenze decorative e di lightning design.

Infine, un vantaggio non secondario dei LED: non avendo raggi ultravioletti (come le alogene) né infrarossi (come le fluorescenti), non rischiano di scolorire gli oggetti e non rovinano i tessuti.

La scelta della lampada per i lampioni stradali Diversi tipi di lampade vengono utilizzate nell'illuminazione stradale: ai vapori di mercurio ad alta pressione, ai vapori di sodio ad alta e bassa pressione, fino ai più recenti LED, utilizzati in applicazioni speciali. Ogni tipo di lampada si differenzia dalle altre in quanto ha una propria efficienza luminosa, cioè produce una diversa quantità di luce a parità di elettricità consumata. Nel menu di destra presentiamo (separatamente) sia le lampade da utilizzare per l'illuminzione pubblica che le lampade totalmente inadatte, a questo scopo, proprio perche vengono spesso utilizzate erroneamente. A questo proposito, ricordiamo che i regolamenti adottati dalla Commissione Europea il 18 marzo 2009 prevedono la progressiva eliminazione delle lampade ad incandescenza entro il 2012, oltre ad una serie di requisiti per alcune altre tipologie di lampade. Le lampade a vapori di sodio rappresentano oggi la migliore soluzione per l'illuminazione pubblica e stanno via via sostituendo le lampade a vapori di mercurio ancora molto diffuse, che hanno prestazioni inferiori e che presentano l'ulteriore difetto di rientrare, una volta dismesse, nella categoria dei rifiuti speciali. Le lampade a vapori di sodio ad alta pressione consentono risparmi che raggiungono il 40-50%. Sono preferite alle ancora più efficienti lampade a vapori di sodio a bassa pressione perchè hanno una migliore resa cromatica, cioè permettono di percepire meglio i colori. Infatti le lampade al sodio a bassa pressione producono solo una luce giallo-arancione (detta mono-cromatica): non sono idonee ad illuminare strade normali, ma vengono utilizzate dove è necessario aumentare l'acuità visiva, che è la capacità dell'occhio di percepire i dettagli fini di un oggetto, come nelle gallerie. La tabella permette di confrontare i risparmi conseguibili per un analogo livello di luce prodotta (calcolato sulla base di un costo/kilowattora di 0.15 euro e 4100 ore di accensione all'anno):


Tipo di lampada Vapori di mercurio Vapori di sodio ad alta pressione Vapori di sodio a bassa pressione

Potenza in Watt 250

Luce prodotta In lumen 12700

Costo annuo in euro 153,75 (100%)

150

14500

92,25 (60%)

90

13000

55,35 (36%)

Ai risparmi che si possono ottenere adottando una lampada a basso consumo si possono aggiungere quelli ottenibili con la scelta del dispositivo associato ad ogni lampada: l'alimentatore (vedi menu di sinistra).

Durata di vita

Adatta per

++++

strade, piazze

Alogenuri metallici

++

strade, piazze

Fluorescente compatta

+++

percorsi pedonali, sottopassaggi

Vapori di mercurio

+++

+

Tipo di lampada Vapori di sodio ad alta pressione

Incandescenza

(da: http://www.energieeffizienz.ch/files/SB_Flyer_2007_i.pdf) Lampade • Lampade • Lampade • Led Lampade • Lampade Lampade • Lampade • Lampade • Lampade a incandescenza

idonee ai

illuminazione vapori fluorescenti

idonee

di

impianti ioduri da ai

vapori fluorescenti

di

pubblica: sodio compatte sportivi: metallici evitare: mercurio tubolari

Strategie combinate I migliori risultati si ottengono adottando tutti gli accorgimenti combinati possibili, e cioè: • sostituzione delle lampade con analoghe di minore potenza e di maggiore efficienza Ad esempio una lampada ai vapori di mercurio da 80W può essere sostituita con una lampada ai vapori di sodio da 50W, oppure una vecchia lampada ai vapori di sodio da 150W può essere sostituita con una nuova lampada sempre ai vapori di sodio da 50-70-100W • sostituzione delle apparecchiature ad esclusivo uso pedonale e limitata efficacia (sfere, funghi, ecc.) con apparecchi ad alte prestazioni e minore potenza installata Ad esempio lampade a ioduri metallici a bruciatore ceramico da 20-35W invece di lampade a 70-100-150W sodio alta pressione • sostituzione dei semafori a lampada classica con semafori a led • riduzione degli assorbimenti degli alimentatori delle lampade (vedi voce corrispondente) • riduzione del flusso di corrente durante le ore notturne (vedi Alimentatore)


• negli impianti di illuminazione molto estesi, si può realizzare un ulteriore guadagno di efficienza se, agli accorgimenti appena descritti, si aggiunge un sistema di telecontrollo.

Le lampade ai vapori di sodio appartengono alla grande famiglia delle lampade a scarica e sono disponibili sul mercato in due diverse configurazioni:

• Ai vapori di sodio • Ai vapori di sodio a bassa pressione

ad

alta

pressione

(conosciute

anche

come

"SAP")

Il loro principale impiego è nell’illuminazione stradale, industriale e più in generale degli spazi esterni. Mentre la tecnologia ad alta pressione rappresenta ormai lo standard per l’illuminazione stradale, diversamente le lampade ai vapori di sodio a bassa pressione vengono utilizzate in tutti quei casi in cui il risparmio energetico risulta decisamente più importante della resa cromatica.

Le lampade ai vapori di sodio ad alta pressione (SAP) Le lampade ai vapori di sodio ad alta pressione costituiscono l’evoluzione della tecnologia ai vapori di sodio a bassa pressione. Rispetto a queste ultime, le lampade ai vapori di sodio ad alta pressione consentono una migliore distinzione dei colori, mantenendo alti livelli di efficienza luminosa. Rappresentano oggi la tecnologia più diffusa e consolidata per l’illuminazione stradale, ma possono trovare impiego anche in edifici industriali, parcheggi, piazze, giardini, ecc. Il bulbo esterno ha una forma tubolare o ellissoidale e la luce emessa ha un colore bianco caldo tendente al giallo (2.000-2.500 K).

Il loro utilizzo è ideale in tutti quei contesti in cui serve illuminare risparmiando energia, ma in cui la qualità della res a cromatica non è l’obbiettivo primario. Nel campo dell’illuminazione stradale, la sostituzione delle vecchie lampade ai vapori di mercurio con moderne lampade a vapori di sodio ad alta pressione, consente di ottenere risparmi anche del 4050%. Per

funzionare

necessitano

normalmente

di

• un alimentatore, che serve a limitare e regolare la tensione • un accenditore, che serve ad innescare la scarica iniziale e può essere esterno oppure incorporato alla lampada stessa L’utilizzo di alimentatori elettronici “intelligenti”, al posto dei tradizionali alimentatori elettomagnetici, consente di ottenere ulteriori risparmi energetici, aumentando anche la durata di vita delle lampade. Questi alimentatori, che vanno installati tra la lampada e la rete elettrica, sono applicabili anche su sistemi di illuminazione esistenti, ottenendo così immediati risparmi a fronte di un investimento economico molto basso e ammortizzabile in un breve lasso di tempo.

Caratteristiche tecniche Efficienza luminosa: 70-150 lumen/watt


Indice di resa cromatica: 20-80 Vita media: 12.000-20.000 ore Temperatura di colore: 2.000-2.500 K Alimentazione: da 50 a 1.000 W Per un approfondimento sui principali parametri tecnici delle lampade, consulta la pagina "Efficienza e qualità dell'illuminazione" nel menu di destra.

Vantaggi • • •

Ottima

efficienza

luminosa durata energetico

Lunga Risparmio

Svantaggi •

Ambiti

Resa

cromatica

di

non

ottimale

utilizzo

Abbinando un’ottima efficienza luminosa ad una discreta resa cromatica, le lampade ai vapori di sodio ad alta pressione sono ideali per l’illuminazione stradale, industriale e di spazi esterni quali piazze, monumenti, parcheggi, giardini, ecc.

Le lampade a vapori di sodio a bassa pressione Pur emettendo una luce di scarsa qualità, le lampade a vapori di sodio ad alta pressione hanno ancora una certa diffusione. Infatti dal punto di vista dell’efficienza luminosa, possono essere considerate come una delle migliori tecnologie disponibili sul mercato. Le lampade a vapori di sodio a bassa pressione si presentano come dei bulbi di vetro, di forma tubolare, che racchiudono al proprio interno il tubo a scarica piegato a forma di U.

fonte Queste lampade hanno dei livelli imbattibili di efficienza luminosa (fino a 200 lumen/watt) ed emettono una caratteristica luce monocromatica, con tonalità molto calda, tendente al giallo-arancione. A causa della bassissima resa cromatica, sono adatte soltanto nei contesti in cui il risparmio energetico è di primaria importanza rispetto alla qualità nella percezione dei colori. Per funzionare hanno bisogno di un sistema di alimentazione, che può essere di diversi tipi. In particolare, gli alimentatori elettronici ad alta frequenza offrono un ulteriore risparmio energetico (fino al 30%) rispetto all’utilizzo di alimentatori tradizionali.


Caratteristiche tecniche Efficienza luminosa: 125-200 lumen/watt Indice di resa cromatica: 0 Vita media: 10.000-12.000 ore Temperatura di colore: 1.800 K Alimentazione: da 18 W a 180 W Per un approfondimento sui principali parametri tecnici delle lampade, consulta la pagina "Efficienza e qualità dell'illuminazione" nel menu di destra.

Vantaggi • • •

Elevatissima

efficienza Lunga Risparmio

luminosa durata energetico

Svantaggi • •

Nessuna

resa Accensione

cromatica lenta

Ambiti di utilizzo Trovano applicazione in tutti i contesti in cui si deve puntare alla massima economicità in fase di esercizio e in cui non è richiesta alcuna qualità alla luce emessa. Questo è il caso ad esempio di un certo tipo di illuminazione stradale (parcheggi, gallerie, svincoli autostradali, ecc.) e industriale (depositi, magazzini, ecc.), mentre non trovano pressoché alcuna applicazione nei settori del residenziale, del commerciale e del terziario.

Le lampade fluorescenti compatte (CFL) sono tra le più comuni tecnologie di illuminazione efficiente, diffuse soprattutto in ambito domestico. Rispetto alle tradizionali lampadine a incandescenza, hanno un migliore efficienza luminosa e una durata media dieci volte superiore (10.000 ore anziché 1.000). La possibilità di scegliere tra una vasta gamma di tonalità di colore, permette di applicarle nei contesti più diversi.

Le fluorescenti compatte appartengono alla tecnologia delle lampade a scarica e rappresentano una versione in miniatura delle fluorescenti tubolari, con cui condividono il medesimo principio di funzionamento. Ma diversamente dalle fluorescenti tubolari, le fluorescenti compatte hanno dimensioni più contenute e sono formate da uno o più tubi corti e ricurvi.

Il principio di funzionamento si basa sull’interazione tra il flusso di elettroni, provenienti dall’elettrodo, e gli atomi di mercurio presenti all’interno della lampada. Gli atomi di mercurio, eccitati, emettono una radiazione ultravioletta che, a contatto con il materiale fluorescente con cui è rivestita internamente la lampada, si trasforma in luce visibile.

Appartenendo alla categoria delle lampade a scarica, necessitano di un alimentatore. Le fluorescenti compatte che utilizziamo nelle nostre case hanno comune un attacco a vite (E27 ed E14) e sono dotate di un alimentatore elettronico incorporato al loro interno. Per questa ragione vengono definite anche “fluorescenti compatte integrate”.


Al contrario, nelle “fluorescenti compatte non integrate” l’alimentatore elettronico è all’esterno della lampada, identicamente a quanto avviene con le fluorescenti tubolari. Il principale vantaggio è dato dalla possibilità di riutilizzare lo stesso alimentatore al termine del ciclo di vita della lampada.

L’assenza dell’alimentatore integrato diminuisce il costo e il peso delle lampade, che risultano anche più facilmente riciclabili. Inoltre, alcuni modelli di alimentatore sono in grado di regolare il flusso luminoso e consentono così un ulteriore risparmio. Le fluorescenti compatte non integrate costituiscono un’alternativa alle fluorescenti tubolari e trovano le medesime applicazioni: uffici, esercizi commerciali, terziario, ecc.

Caratteristiche

tecniche

Efficienza luminosa: 70-90 lumen/watt Vita media: Indice Temperatura

di

6.000–15.000 resa

di

colore:

cromatica: 2.700-6.000

ore 80-90 K

Alimentazione: 3-25 W Per un approfondimento sui principali parametri tecnici delle lampade, consulta la pagina "Efficienza e qualità dell'illuminazione" nel menu di destra. Per sostituire una lampada a incandescenza tradizionale da 100 W, è sufficiente una fluorescente compatta da 20-25 W. Questo corrisponde, in termini energetici ed economici, ad un risparmio netto del 75-80%. Normalmente il rapporto di equivalenza tra lampade fluorescenti e a incandescenza è indicato in 1 a 5 (cioè 20 W fluorescenti vanno a sostituire una lampada a incandescenza da 100 W). Altre fonti, però, ritengono che il giusto rapporto sia di 1 a 4 (25 W fluorescenti per sostituire una lampada a incandescenza da 100 W): in questo caso il risparmio energetico diminuirebbe leggermente, dall’80% al 75%. Un semplice esempio: sostituendo 5 lampadine a incandescenza da 100 W con 5 fluorescenti compatte da 20 W, si ha un risparmio annuo di energia elettrica superiore ai 50 euro. Con un utilizzo medio di 4 ore al giorno, il maggior costo delle fluorescenti compatte si ripaga in un solo anno anno. L’utilizzo delle fluorescenti compatte è particolarmente conveniente in tutti quegli ambienti interni, come ad esempio la cucina e la sala da pranzo, in cui la luce rimane accesa per diverse ore al giorno e in maniera quanto più continuata. Occorre infatti sottolineare che un elevato numero di accensioni e spegnimenti (oltre le 10 volte al giorno) abbassa notevolmente la durata di vita di queste lampade.


Vantaggi • • • Ampia • Lunga durata

Risparmio Elevata gamma

di

efficienza tonalità

di

energetico luminosa luce

Svantaggi • Alto • Necessità di un alimentatore (solo se non integrato)

costo

inizale

Ambiti di utilizzo Sono utilizzate per l'illuminazione di interni ed esterni e sono particolarmente indicate per tutti gli usi prolungati. Occorre infatti ricordare che frequenti accensioni e spegnimenti riducono notevolmente il tempo di vita di queste lampade. Esistono tuttavia particolari modelli studiati per resistere a frequenti riaccensioni. Questo, insieme alla vasta gamma di tonalità di colore diponibili, permette l'applicazione delle fluorescenti compatte nella maggior parte degli utilizzi residenziali, commerciali e del terziario.

La tecnologia a LED rappresenta senza dubbio una delle maggiori innovazioni nel settore dell’illuminazione. Sono in molti a scommettere che in un futuro molto prossimo la maggior parte degli apparecchi di illuminazione (domestica, pubblica, commerciale) saranno a LED. In effetti, i continui miglioramenti in termini sia di efficienza che di riduzione dei costi, sembrano confermare queste previsioni. Il termine LED è un acronimo che sta per Light Emitting Diodes, cioè “diodi che emettono luce”. I LED sono uno speciale tipo di diodi a giunzione p-n, formati da un sottile strato di materiale semiconduttore drogato. Quando sono sottoposti ad una tensione diretta per ridurre la barriera di potenziale della giunzione, gli elettroni della banda di conduzione del semiconduttore si ricombinano con le lacune della banda di valenza rilasciando energia sufficiente da produrre fotoni. A causa dello spessore ridotto del chip un ragionevole numero di questi fotoni può abbandonarlo ed essere emesso come luce. I LED sono formati da GaAs (arseniuro di gallio), GaP (fosfuro di gallio), GaAsP (fosfuro arseniuro di gallio), SiC (carburo di silicio) e GaInN (nitruro di gallio e indio). L'esatta scelta dei semiconduttori determina la lunghezza d'onda dell'emissione di picco dei fotoni, l'efficienza nella conversione elettro-ottica e quindi l'intensità luminosa in uscita. (fonte: wikipedia) Da moltissimi anni i LED vengono impiegati in applicazioni elettroniche di vario tipo: si tratta delle comuni “spie” luminose presenti in telecomandi, stereo, televisori, forni a microonde, ma anche sulle automobili, per le luci di posizione, le frecce direzionali e l'illuminazione interna dell'abitacolo.

Realizzati inizialmente con colore rosso, sono stati successivamente sviluppati per ottenere i colori più diversi (verde, giallo, arancio), fino ad arrivare al blu e quindi al bianco.


A parità di luce emessa, i LED permettono di risparmiare fino al 90% di elettricità rispetto a una lampada a incandescenza. Hanno una durata di vita praticamente imbattibile (30.000-100.000 ore), che è almeno 5-10 volte più lunga rispetto alle più efficienti lampade fluorescenti compatte disponibili sul mercato. I LED emettono una luce fredda, non nel senso della tonalità di colore (che può essere sia “calda” che "fredda") ma del calore emesso. Questo è indicativo della loro elevata efficienza, poiché dimostra che l’energia spesa si converte quasi interamente in luce utile invece di trasformarsi in calore. Basti pensare che le normali lampadine a incandescenza trasformano solo il 5% dell’energia spesa in luce, mentre il restante 95% viene dissipato sotto forma di calore. I LED di ultima generazione raggiungono un’efficienza luminosa anche di 120 lumen/watt, anche se per i LED più economici i valori non superano normalmente i 40 lumen/watt. Tra le tante caratteristiche positive dei LED, sottolineiamo l’accensione immediata e l’assenza di sostanze chimiche pericolose (come ad esempio il mercurio), che ne consentono lo smaltimento indifferenziato. Le ridottissime dimensioni dei singoli LED costituiscono un grande vantaggio impiantistico. E’ infatti possibile adattarli facilmente a qualsiasi esigenza progettuale, per realizzare corpi o superfici luminose caratterizzate dai più diversi effetti cromatici e con un occhio rivolto al design. Ma oltre alle applicazioni professionali e creative, sono reperibili sul mercato lampade LED per l’illuminazione domestica, con attacco a vite, di potenza tipicamente inferiore ai 10 W.

Possono sostituire lampade a incandescenza da 25-40 W, con risparmi in fase di esercizio che si aggirano attorno all’8090%. Presentano ancora costi proibitivi, anche se destinati a decrescere nel tempo. E purtroppo i LED a luce bianca, per l’illuminazione di interni, hanno un’efficienza luminosa molto bassa, non superiore ai 10-20 lumen/watt. Non sono quindi ancora confrontabili con le lampade fluorescenti, che presentano una maggiore efficienza luminosa e


hanno un prezzo inferiore. Probabilmente occorreranno almeno 10 anni, prima che i LED possano competere ad armi pari con le lampade fluorescenti compatte e le alogene, nel campo dell’illuminazione domestica.

Caratteristiche

tecniche

Efficienza luminosa: 10-120 lumen /watt Vita

media:

Indice

30.000-100.000

di

resa

ore

cromatica:

60-80

Temperatura di colore: 3.000-9.000 K Per un approfondimento sui principali parametri tecnici delle lampade, consulta la pagina "Efficienza e qualità dell'illuminazione" nel menu di destra.

Vantaggi • • • • • • • •

Elevatissima Assenza Assenza Accensione Resistenza

di di

agli

urti Dimensioni

Flessibilità Possibilità

sostanze freddo

a e di regolare

di

alle

la

durata manutenzione pericolose immediata vibrazioni ridotte installazione potenza

Svantaggi • Alto • Efficienza luminosa con margini di miglioramento

Ambiti

costo

di

iniziale

utilizzo

Negli ultimi anni, i LED hanno visto crescere enormemente le proprie potenzialità applicative: non più soltanto semplici spie luminose o di stand-by, i LED iniziano a diffondersi in tutti i settori dell’illuminazione. Dal punto di vista strettamente economico, l’unica applicazione in cui i LED risultano già oggi molto più convenienti di qualsiasi altra tecnologia è l’illuminazione semaforica. Grazie alla lunghissima durata, la tecnologia a LED consente di ridurre drasticamente il numero delle operazioni di manutenzione dei semafori. Oltre ovviamente al risparmio di energia elettrica in fase di esercizio, che consente di ammortizzare l’investimento in brevissimo tempo.

Per quanto riguarda l’illuminazione di interni (residenziale, commerciale, terziario) ed esterni (illuminazione stradale, ecc.), le lampade a LED non risultano pienamente competitive a causa del costo, che è ancora elevato, e dei valori relativamente bassi di efficienza luminosa. Ma i LED restano comunque la migliore tecnologia in tutte le applicazioni di lighting design, in cui la luce è parte integrante del progetto architettonico e in cui si ricercano particolari effetti cromatici e di luce dinamica.


Lampade a ioduri metallici(adatte per impianti sportivi) Le lampade a ioduri metallici appartengono alla grande famiglia delle tecnologie a scarica. Queste lampade sono conosciute anche come "lampade ad alogenuri metallici". Ma poichè lo iodio è, tra gli alogeni, l'elemento più comunemente utilizzato, si è consolidata la definizione di "lampade a ioduri metallici". All’interno del bulbo in vetro, in cui è presente un tubo di scarica in quarzo, sono racchiusi vapori di mercurio o di sodio ad alta pressione ed una miscela di ioduri metallici.

Hanno dimensioni ridotte, simili alle alogene, ma con un’efficienza e una durata di vita paragonabili a quelle delle lampade fluorescenti. Sono caratterizzate da un’alta temperatura di colore (luce bianchissima) e da un’elevata resa cromatica. Avendo un flusso luminoso molto concentrato, consentono di realizzare impianti di illuminazione con potenze installate più basse rispetto a quelle che comporterebbe l’adozione di altri tipi di lampade. Nella maggior parte dei casi, le lampade a ioduri metallici vengono installate all’interno di proiettori dotati di un vetro protettivo.


Il principale svantaggio è dato dalla lentezza in fase di accensione: impiegano infatti circa 5 minuti per arrivare a pieno regime. E in caso di spegnimento e di riaccensione a caldo, i tempi aumentano ulteriormente, fino 10 minuti per recuperare interamente il flusso luminoso. Questi aspetti problematici sono dovuti ai complessi dispositivi che ne regolano l’accensione e l’innesco.

Caratteristiche

tecniche

Efficienza

luminosa:

40-100

lumen/watt

Vita media: 6.000-20.000 ore Indice di resa cromatica: 65-90 Temperatura

di

colore:

4.000-6.000

K

Alimentazione: fino a 1.000 W Per un approfondimento sui principali parametri tecnici delle lampade, consulta la pagina "Efficienza e qualità dell'illuminazione" nel menu di destra.

Vantaggi • • Ottima • • •

Risparmio resa bianca Dimensioni Lunga

Luce

energetico cromatica brillante ridotte durata

e

Svantaggi • •

Adozione

di

Accensione dispositivi per

l’accensione

e

lenta l’innesco

Ambiti di utilizzo Queste caratteristiche le rendono adatte per illuminare grandi spazi, sia interni che esterni, attraverso l’utilizzo di proiettori. Le lampade a ioduri metallici sono utilizzate negli showroom, negli spazi industriali e commerciali, ma trovano importanti applicazioni anche negli impianti sportivi, negli spazi pubblici all’aperto e in generale in tutti quegli ambiti in cui la qualità e la nitidezza della luce sono fattori essenziali.

La funzione dell’alimentatore, il funzionamento dell’apparecchio tradizionale e i vantaggi di quello elettronico Le lampade utilizzate nell'illuminazione pubblica richiedono l'uso di un dispositivo, chiamato alimentatore, che permetta di controllare (e modificare secondo necessità) la corrente che le alimenta. Infatti, prima di tutto, per essere avviate queste lampade richiedono un maggiore potenziale elettrico (600 volt) rispetto a quello normalmente fornito dalla rete (220-230 volts). In compenso, una volta avviate, le lampade offrono pochissima resistenza al passaggio dell'elettricità per cui diventa necessario "frenare" il passaggio della corrente che altrimenti distruggerebbe la lampada. Per immaginare l'effetto di un alimentatore incominciamo con l'immaginare un secchio, poi immaginiamo una sottile pellicola di film plastico (identico a quello utilizzato per avvolgere gli alimenti) che ricopra il secchio e, infine, un rubinetto dell'acqua. Immaginiamo quindi di volere riempire il secchio d'acqua senza poter agire sulla pellicola di plastica che lo ricopre in altro modo che con il getto d'acqua del rubinetto. Se il getto è troppo debole, è facile che l'acqua scorra sulla pellicola e finisca irrecuperabilmente intorno al secchio. Se il getto d'acqua è molto molto forte, è quasi certo che la pellicola si squarcerà. Ma a questo punto, a causa della forza del getto,


l'acqua rimbalzerà sul fondo del secchio finendo inesorabilmente intorno al secchio (inzuppando lo sperimentatore). Un immaginario "alimentatore" per rubinetto, che in quiesto caso potremmo chiamare spruzzatore, ci permetterebbe, in un primo tempo, di aumentare la forza del getto per poter rompere la pellicola di plastica posta sul secchio e, in un secondo tempo, di ridurre il getto in modo da riempire il secchio d'acqua senza che questa rimbalzi sul fondo.

L'alimentatore tradizionale Fino agli anni 90, l'alimentazione di ogni lampada stradale veniva eseguita da un reattore specifico, dotato, nel suo nucleo, di un trasformatore elettromagnetico. In pratica con l'alimentatore tradizionale era necessario dotare ogni lampada di un alimentatore calibrato sulle caratteristiche della lampada stessa. Gli inconvenienti principali dell'apparecchio tradizionale sono due: • l'alimentatore non può fare nulla contro gli sbalzi di tensione della rete, che accorciano la durata di vita della lampada. Gli sbalzi sono dovuti agli improvvisi picchi o cali di domanda (ad esempio all'avvio o alla chiusura i grandi impianti industriali generano una forte richiesta oppure una forte disponibilità di elettricità). Questi sbalzi vengono trasmessi direttamente dall'alimentatore alla lampada, pregiudicandone la durata. • l'alimentatore elettromagnetico incide notevolmente sui consumi poiché il suo stesso funzionamento assorbe una quantità rilevante di energia: è stato valutato che il consumo sia pari a circa il 15% di quello della lampada (per cui, ad esempio, una lampada da 100 W ai vapori di sodio ad alta pressione, che per poter funzionare usa questo tipo di alimentatore, consuma in realtà 115W). Possiano ora proseguire nella metafora che abbiamo proposto più in alto, in cui, per riempire un secchio coperto da una membrana di plastica, abbiamo pensato all'alimentatore tradizionale come ad uno spruzzatore inserito sul nostro rubinetto immaginario. In un primo tempo, lo spruzzatore concentra il getto d'acqua in modo da forare la pellicola e poi, una volta rotta la pellicola, riaggiusta il getto d'acqua ad un livello conveniente per riempire il secchio d'acqua. In questo modo non è necessario agire sul rubinetto per aumentare o diminuire la pressione dell'acqua. Tuttavia lo spruzzatore non è comunque in grado di contrastare i cambiamenti di pressione dell'acqua dovuti ai diversi prelievi fatti sulla rete di distribuzione. Perdippiù, pur essendo stato fatto appositamente per quel tipo di rubinetto, questo spruzzatore alla vecchia maniera, provoca molte perdite d'acqua.

L'alimentatore elettronico L'alimentatore elettronico svolge la stessa funzione dell'apparecchio elettromagnetico, ma il funzionamento è completamente diverso. Il caso del trasformatore elettronico non si basa sull'effetto elettromagnetico, che prima trasforma l'energia elettrica in un campo magnetico per poi ri-trasformare l'energia magnetica in energia elettrica (operazione che comporta forti dispersioni di energia), ma direttamente sulle caratteristiche della corrente elettrica (elettroniche appunto). Grazie ad un circuito elettronico, infatti, la corrente alternata che proviene dalla rete elettrica viene prima livellata con un condensatore in modo da diventare corrente continua. A questo punto un oscillatore genera una corrente alternata ad alta frequenza. L'insieme condensatore-oscillatore costituisce il trasformatore elettronico. La corrente viene poi stabilizzata tramite un dispositivo di misurazione della tensione di uscita. Se questa risulta troppo alta viene ridotta l'energia inviata dall'oscillatore al trasformatore, se invece la tensione è troppo bassa viene aumentato il flusso di energia. Il sistema è completato dalla presenza di sistemi di protezione contro sovraccarichi e cortocircuiti, e da filtri necessari per evitare che il segnale ad alta frequenza si propaghi verso la lampada oppure ritorni verso la rete elettrica. Gli alimentatori elettronici sono assai più efficienti perché agendo direttamente sulla corrente elettrica consentono di trasformarne le caratteristiche dell' elettricità disperdendo pochissima energia. Vi sono altri vantaggi dell'alimentatore elettronico rispetto all'elettromagnetico. Esso infatti: • assorbe gli sbalzi di tensione della rete e quindi prottegge la lampada da questi sbalzi e ne estende la vita utile • può variare, e quindi regolare, la quantità di corrente distribuita alla lampada, e quindi pemettere di ridurrei consumi nei periodi in cui si ha meno necessità di illuminare • ha minore ingombro e minor peso a parità di potenza Gli svantaggi sono dati: • dal costo iniziale maggiore rispetto a quello di un alimentatore tradizionale • dalla delicatezza del cablaggio interno • dall'affidabilità dei componenti elettronici. Se, infatti è molto raro che un trasformatore elettromagnetico si guasti, capita più facilmente che un componente elettronico possa rivelarsi difettoso.


L'alimentatore

programmabile

(funzione

dimmer)

Da alcuni anni, in particolare da quando si sono diffusi i dispositivi di illuminazione pubblica ed è aumentata l'attenzione per il risparmio energetico, è diventat evidente che non è necessario mantenere lo stesso livello di illuminazione in tutte le ore della notte. Questa nuova sensibilità è stata accolta dalla norma UNI 10439 del 2001 che consente di ridurre i livelli di illuminazione quando il traffico risulti inferiore al 50% e la 25% del livello massimo consentito per ogni tipologia di strada (Vedi Classificazione delle strade nel menu di sinistra). Oggi sono presenti sul mercato alimentatori elettronici che permettono di programmare l'intensità della corrente da distribuire alle lampade nei diversi orari. Gli alimentatori provvisti di questa funzione possono essere programmati singolarmente oppure venir controllati a distanza tramite un sistema di telecontrollo.

Alimentatori e lampioni Esistono poi alimentatori con prestazioni particolari, come Dibawatt (vedi menu di destra), che può essere applicato a lampioni esistenti, senza necessità di rifacimento dell'intero impianto.

OPPORTUNITà E BANDI NAZIONALI ATTIVI

ESCo Energy Service Company

Risparmio energetico a costo zero grazie alle ESCo Numerose opportunità di risparmio energetico vengono tralasciate perché troppo onerose da finanziare, oppure perché considerate non essenziali. Ad esempio, ad un Comune possono mancare i fondi necessari per investimenti in efficienza energetica e impianti a fonti rinnovabili (in particolare, da quando vige il patto di stabilità), o invece un'azienda può considerare quello energetico un tema marginale rispetto alla propria attività principale. Più spesso ancora avviene che aziende ed enti pubblici non siano in grado di valutare i risparmi energetici ed economici conseguibili e soprattutto non siano a conoscenza delle opportunità che hanno a disposizione per affrontare questi problemi. Eppure oggi esistono imprese specializzate nella identificazione e conseguimento del risparmio energetico a costo zero per i committenti, le cosiddette Società di servizi energetici o ESCo. Le ESCo (Energy Service Company) sono nate negli Stati Uniti verso la fine degli anni '70 a seguito della crisi energetica che aveva provocato bruschi aumenti dei prezzi dell'energia. Fu allora che alcuni produttori di sistemi di controllo e di regolazione energetica, alcune società di consulenza energetica e i dipartimenti tecnici dei grandi produttori e distributori di energia, identificarono una nuova modallità per vendere le soluzioni tecnologiche da loro sviluppate, e cioè finanziarle direttamente. La cosa ebbe successo e la domanda di questo tipo di soluzione aumentò progressivamente, portando alla nascita di società autonome e dedicate. Da alcuni anni, e a seguito del forte impulso fornito dalla Direttiva 2006/32/Cesull'efficienza degli usi finali dell'energia, queste società si sono diffuse anche in Italia. Il primo riconoscimento formale del ruolo delle ESCo avviene con il Dm 20 luglio 2004, nelle cui Linee guida si legge che le ESCo sono le "società, comprese le imprese artigiane e le loro forme consortili, che (…) hanno come oggetto sociale, anche non esclusivo, l'offerta dei servizi integrati per la realizzazione e l'eventuale successiva gestione di interventi per la riduzione dei consumi energetici". Il Dm 30 maggio 2008 specifica poi che la ESCo è una "persona fisica o giuridica che fornisce servizi energetici, ovvero altre misure di miglioramento dell'efficienza energetica nelle installazioni o nei locali dell'utente e, ciò facendo, accetta un certo margine di rischio finanziario. Il pagamento dei servizi forniti si basa, totalmente o parzialmente, sul miglioramento dell'efficienza energetica conseguito e sul raggiungimento degli altri criteri di rendimento stabiliti".

Il meccanismo di base Le ESCo sono soggetti specializzati, che: • reperiscono le risorse finanziarie richieste,


• eseguono la diagnosi energetica, lo studio di fattibilità e la progettazione, • realizzano l’intervento, • conducono, post intervento, la manutenzione e l'operatività. Esse agiscono utilizzando, quando necessario, il meccanismo del Finanziamento Tramite Terzi (FTT). In pratica, le ESCo offrono – a costo zero per l'ente pubblico o l'azienda – la diagnosi, il progetto, gli interventi di efficientamento e la gestione energetica post intervento. Stipulano con l'ente pubblico o l'azienda un particolare contratto che consente loro di retribuirsi con i risultati dell’intervento (risparmio energetico) e con gli incentivi nazionali all’efficienza energetica e alle rinnovabili.

Gli interventi delle ESCo Le ESCo agiscono in tutti gli ambiti in cui un singolo intervento o la combinazione di diversi interventi possono generare risparmi di energia. Da un punto di vista generale, le ESCo possono dunque proporre progetti che integrano interventi di efficienza energetica e impianti a fonti rinnovabili. In linea di massima, finora le ESCo si sono però particolarmente specializzate nei settori dell’efficienza energetica e degli impianti di produzione di energia che danno diritto ai Certificati Bianchi e cioè: • climatizzazione degli ambienti con recuperi di calore in edifici precedentemente climatizzati con energia non rinnovabile, • impianti a biomassa per produzione di calore, pannelli solari, calore geotermico a bassa entalpia, impianti cogenerativi, • illuminazione pubblica, illuminazione d'interni commerciali e industriali, ecc. In linea di massima le ESCo offrono ai loro clienti un servizio integrato, ossia la progettazione o riprogettazione degli impianti in una logica di risparmio, l'installazione e poi la manutenzione e gestione degli impianti stessi. Un altro beneficio che deriva dall'intervento di una ESCo è che - occupandosi della gestione degli impianti – è questo soggetto che si fa carico di gran parte dei problemi di conduzione (manutenzione, sostituzione degli apparecchi difettosi, ecc.). L'affidamento si interrompe solo quando, alla fine dei pagamenti, la proprietà degli impianti è definitivamente ceduta all'impresa o ente beneficiario dell'intervento.

Come si ripagano le ESCo: risparmio e Certificati Bianchi La ESCo fornisce un miglioramento dell'efficienza energetica di un impianto individuando le soluzioni tecniche e - in linea di massima - le forme di finanziamento più adatte. La sua remunerazione è strettamente legata alla quantità di energia risparmiata (soluzione tecnica) in relazione con l'investimento fatto (identificazione delle migliori condizioni di finanziamento). E' dunque il risparmio economico stesso fornito dall'intervento a retribuire in parte la ESCo: il proprietario dell'impianto in pratica continua a pagare la stessa cifra che pagava prima dell'intervento e con la differenza rimborsa la ESCO. In realtà le ESCo hanno la possibilità di fare utili soprattutto perché hanno diritto a ottenere Certificati Bianchi in numero corrispondente all'efficienza energetica realizzata dall'insieme dei loro interventi. I certificati vengono rivenduti alle società di distribuzione di elettricità e gas a cui è imposto per legge di realizzare determinate quote di efficienza energetica o di acquistare le quote corrispondenti sul mercato (vedi voce nel menu di sinistra). Alcuni osservatori ritengono che l'incentivo sia in grado di coprire poco più del costo del progetto, e che solo l'efficienza del progetto stesso e dunque i risparmi che ne derivano rendono le cose vantaggiose per la ESCo. Le modifiche al meccanismo introdotte nel novembre 2011 dalle nuove Linee Guida hanno, a parere dell’Autorità, aumentato la “capacità dei TEE di contribuire alla copertura dei costi di investimento in tecnologie ad alta efficienza energetica".

Chi mette i capitali d'investimento? Fermo restando che il motore che ha dato impulso alle ESCo è certamente costituito dagli incentivi dei Certificati Bianchi, è evidente che trattandosi spesso di interventi molto costosi, deve entrare in gioco una terza parte, quella cioè che finanzia le operazioni rendendo disponibili i capitali iniziali: una banca o una società finanziaria. In linea di massima, è la stessa ESCo ad avere un suo interlocutore bancario privilegiato, riuscendo così a garantire al suo cliente la soluzione completa del problema, sia dal punto di vista tecnico che finanziario. In questo caso la responsabilità ufficiale è completamente della ESCo. Ma può avvenire il contrario, e cioè che l'azienda, o l'ente che vuole effettuare interventi di efficienza energetica abbiano una diretta apertura di credito e che la ESCo intervenga solo per la parte tecnica. Il meccanismo di fondo è comunque identico: cambierà solo il tipo di contratto.


La qualifica ESCo, le forme societarie Per qualificarsi come ESCo è necessario solo che nell’oggetto sociale sia specificato il ruolo di operatore nel settore dei servizi energetici integrati. Le ESCo che operano sul mercato hanno provenienze molto diverse. In alcuni casi sono associate ad un distributore di energia elettrica o gas, altre volte derivano da società che forniscono sistemi di climatizzazione al settore immobiliare. In altri casi ancora sono imprese che offrono servizi di gestione dell'energia o consulenze sui processi organizzativi e di gestione energetica. Oppure ancora sono sotto-settori di imprese che costruiscono grandi impianti chiavi in mano. La maggior parte delle ESCo presenti sul mercato sono imprese private, ma esistono anche ESCo a statuto pubblico/privato che sono organizzate per facilitare gli interventi negli enti pubblici. E' loro consentito infatti di usufruire della semplificazione amministrativa che consente di prendere in affidamento diretto gli interventi, superando gli obblighi sugli appalti pubblici (Dlgs 18 agosto 2000, n. 267 e Finanziaria 2002). Per orientarsi nel sempre più ricco panorama delle ESCo, è meglio valutare attentamente le competenze e le realizzazioni di ognuna per verificare se corrispondono al tipo di intervento che si vuole effettuare. L'Autorità per l'Energia pubblica comunque l'elenco delle ESCo che hanno ottenuto certificazioni dei risparmi energetici conseguiti, e dunque Certificati Bianchi (vedi menu a sinistra).

Le tipologie di contratto Le diverse combinazioni di servizi offerti dalle ESCo danno luogo a diversi tipi di contratti. Ciò che cambia è sostanzialmente il rapporto intercorrente fra i tre soggetti principali: ESCO, utente, istituto di credito.

Energy performance contract (EPC) Quando i soggetti implicati sono solo due (ESCo e cliente), in quanto è una di queste due parti che garantisce il finanziamento e lo gestisce, si potrebbe avere un “contratto di performance energetica”, EPC. E’ la ESCo che gestisce non solo l’intervento, ma la successiva fornitura di energia. Il contratto è basato sul risultato di risparmio energetico che si conseguirà e la ridistribuzione dei risparmi dipende da come è ripartito l'investimento e dallo schema contrattuale prescelto. I due schemi più noti di EPC sono lo lo "shared savings" (risparmi condivisi) e il"guaranteed savings" (risparmi garantiti). Con il primo, i due contraenti si suddividono i risparmi conseguiti in modo percentuale, a seconda di quanto hanno investito, per un periodo fissato. Si ha dunque un risultato economico variabile per entrambi. Con il secondo vengono invece stabilite, per il periodo necessario, rate prefissate di pagamento alla ESCo, sulla base di un risparmio garantito per il cliente (dunque la rata sarà inferiore alla precedente spesa energetica). In questo caso il cliente ha benefici certi, mentre i ricavi della ESCo sono variabili.

Contratto di finanziamento tramite terzi (FTT) Il meccanismo è sostanzialmente identico al precedente, con la differenza che il finanziamento è fornito da una banca o da altro organismo finanziario che viene coinvolto dalla ESCo. Dal punto di vista del beneficiario non vi è differenza tra questi contratti. Per la ESCo può risultare una facilitazione non solo in termini di disponibilità finanziarie, ma anche perché l’istituto di credito ha maggiore competenza nella valutazione dei rischi che riguardano l’impresa committente.


Investimenti innovativi nelle Regioni Convergenza Al fine di rafforzare la competitività dei sistemi produttivi e lo sviluppo tecnologico nelle aree delle regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), è stato varato, nell’ambito del Piano di Azione Coesione, un nuovo intervento per l’agevolazione di programmi di investimento innovativi. L'iniziativa è stata istituita con decreto ministeriale 29 luglio 2013 e successivamente attuata con decreto direttoriale 20 novembre 2013, che stabilisce termini e modalità di presentazione delle domande per l’accesso alle agevolazioni. L'intervento prevede una dotazione finanziaria di 150 milioni di euro, di cui il 60% è riservato alle piccole e medie imprese. Nell'ambito di questa riserva, è istituita una sottoriserva pari al 25% della stessa destinata alle micro e piccole imprese. Le agevolazioni sono concesse nella forma della “sovvenzione rimborsabile”, uncontributo finanziario diretto rimborsabile parzialmente senza interessi. La “sovvenzione” copre il 75% delle spese ammissibili ed è restituita dall’impresa beneficiaria per una quota variabile in relazione alla dimensione (70% per le piccole imprese, 80% per le medie e 90% per le grandi). L’intervento è attuato con procedura valutativa “a sportello”.

Soggetti beneficiari Possono beneficiare delle agevolazioni le imprese che, alla data di presentazione della domanda, sono in possesso dei seguenti requisiti: a) essere regolarmente costituite da almeno due anni ed iscritte nel Registro delle imprese; se si tratta di imprese di servizi, essere costituite sotto forma di società; b) essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essere in liquidazione volontaria e non essere sottoposte a procedure concorsuali; c) trovarsi in regime di contabilità ordinaria; d) non rientrare tra le imprese che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea; e) trovarsi in regola con le disposizioni vigenti in materia di normativa edilizia ed urbanistica, del lavoro, della prevenzione degli infortuni e della salvaguardia dell'ambiente ed essere in regola con gli obblighi contributivi; f) non essere state destinatarie, nei tre anni precedenti la domanda, di provvedimenti di revoca totale di agevolazioni concesse dal Ministero, ad eccezione di quelli derivanti da rinunce; g) aver restituito agevolazioni godute per le quali è stato disposto dal Ministero un ordine di recupero; h) non trovarsi in condizioni tali da risultare impresa in difficoltà così come individuata nel Regolamento GBER.

Progetti ammissibili I programmi ammissibili alle agevolazioni devono prevedere la realizzazione di investimenti innovativi. Sono considerati innovativi gli investimenti relativi a: a) sistemi composti da una o più unità di lavoro gestite da apparecchiature elettroniche, che governino, a mezzo di programmi, la progressione logica delle fasi del ciclo tecnologico destinate a svolgere una o più delle seguenti funzioni legate al ciclo produttivo: lavorazione, montaggio, manipolazione, controllo, misura, trasporto, magazzinaggio; b) sistemi di automazione industriale che tramite l’interazione, attraverso specifici algoritmi, tra parti meccaniche e dispositivi elettronici, quali computer dedicati, come i PLC (programmable logic controller), mezzi robotizzati, sensori, trasduttori, sistemi di visione artificiale, micro controller o altro, permettono il governo e il controllo di una o più fasi del ciclo produttivo; c) computer dedicati per il disegno industriale dei prodotti, la progettazione tecnica dei processi produttivi, la produzione della documentazione tecnica, la gestione delle operazioni legate al ciclo produttivo o alla fornitura di servizi, il controllo e il collaudo dei prodotti o dei servizi lavorati nonché per il sistema gestionale, organizzativo e commerciale; d) apparecchiature specialistiche per la fornitura di servizi avanzati; e) programmi informatici per l'utilizzazione delle apparecchiature e dei sistemi di cui alle lettere precedenti non incorporati nelle apparecchiature e nei sistemi stessi; f) apparecchiature scientifiche destinate a laboratori ed uffici di progettazione aziendale; g) sistemi e macchinari, gestiti da apparecchiature elettroniche, finalizzati alla riduzione degli impatti ambientali oltre i livelli stabiliti dalle norme nazionali e comunitarie in materia o in grado di innalzare il livello di tutela ambientale in assenza di norme definite; h) sistemi, macchinari e programmi, gestiti da apparecchiature elettroniche, finalizzati al miglioramento delle condizioni di sicurezza in conformità alle normative europee, nazionali e regionali in materia. I programmi di investimento devono essere finalizzati allo svolgimento delleseguenti attività economiche:


a) attività manifatturiere di cui alla sezione C della classificazione delle attività economiche ATECO 2007; Attenzione: sono esclusi i settori della siderurgia, della cantieristica navale, dell'industria carboniera e delle fibre sintetiche e al settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli di cui all’allegato I del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. b) produzione e distribuzione di energia elettrica e di calore di cui alla sezione D della predetta classificazione ATECO, nei limiti indicati nell'allegato al decreto; Allegato Dm 29 luglio 2013 - "A. Condizioni di ammissibilità per i programmi riferiti alle attività di produzione e distribuzione di energia elettrica e di calore" I programmi di investimento ammissibili devono riguardare la produzione e distribuzione di energia elettrica e di calore, di cui alle classi 35.1 e 35.3 della classificazione delle attività economiche ATECO 2007, limitatamente agli impianti alimentati da fonti rinnovabili o che concorrono all’incremento dell’efficienza energetica e al risparmio energetico, con potenza non superiore a 50 MW elettrici. A tal fine: a) per fonti rinnovabili si intendono: le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas). In particolare, per biomasse si intende: la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani; b) per impianti che concorrono all’incremento dell’efficienza energetica e al risparmio energetico si intendono: quelli di cogenerazione, quelli che utilizzano calore di risulta, fumi di scarico ed altre forme di energia recuperabile in processi e in impianti e quelli che utilizzano fonti fossili prodotte esclusivamente da giacimenti minori isolati; c) gli impianti di cogenerazione sono quelli definiti dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas e rispondenti ai valori limite concernenti l’Indice di Risparmio di Energia (IRE) e il Limite Termico (LT) stabiliti dall’Autorità medesima. Detti impianti devono obbligatoriamente dotarsi, nell’ambito del programma da agevolare, della strumentazione necessaria per la rilevazione degli elementi utili a verificare il rispetto dei citati valori limite. Il mancato raggiungimento di tali valori, ridotti del 5 per cento in ciascuno degli anni del periodo previsto dall’articolo 6, comma 2, lettera f), del presente decreto, o l’assenza della strumentazione di rilevazione, riscontrata nel detto periodo, comporta la revoca delle agevolazioni, commisurata al periodo di mancato rispetto delle suddette condizioni; d) tra le spese ammissibili sono comprese anche quelle relative agli impianti di distribuzione dell’energia elettrica, del vapore e dell’acqua calda, purché gli stessi siano di proprietà dell’impresa produttrice, siano realizzati su terreni di cui l’impresa stessa abbia piena disponibilità, per la parte necessaria a raggiungere l’utente della fornitura e/o del servizio e, comunque, non oltre il territorio comunale nel quale è ubicato l’impianto di produzione oggetto del programma da agevolare. c) attività di servizi come individuate nell'allegato al presente decreto. Allegato Dm 29 luglio 2013 - "A. Elenco delle attività di servizi ammissibili" 52 - Magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti, con esclusione dei mezzi di trasporto. 61 - Telecomunicazioni, ivi inclusa la ricezione, registrazione, amplificazione, diffusione, elaborazione, trattamento e trasmissione di segnali e dati da e per lo spazio e la trasmissione di spettacoli e/o programmi radiotelevisivi da parte di soggetti diversi da quelli titolari di concessione per la radiodiffusione sonora e/o televisiva in ambito nazionale di cui alla legge 6 agosto 1990, n. 223 e successive modifiche e integrazioni. Informatica e attività connesse, limitatamente a: a) produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (rif. 62.0), ivi inclusi i servizi connessi alla realizzazione di sistemi tecnologici avanzati per la produzione e/o diffusione di servizi telematici e quelli di supporto alla ricerca e all’innovazione tecnologica in campo informatico e telematico; b) elaborazione dei dati, hosting e attività connesse, portali web (rif. 63.1); c) edizione di software (rif. 58.2); d) pubblicazione di elenchi e mailing list (rif. 58.12); e) riparazione e manutenzione di altre macchine di impiego generale (rif. 33.12.5); f) riparazione e manutenzione di computer e periferiche (rif. 95.11.0); g) attività dei disegnatori grafici di pagine web (rif. 74.10.21).


72 - Ricerca scientifica e sviluppo, ivi inclusi i servizi di assistenza alla ricerca e all’introduzione/adattamento di nuove tecnologie e nuovi processi produttivi e di controllo, i servizi di consulenza per le problematiche della ricerca e sviluppo e quelli di supporto alla ricerca e all’innovazione tecnologica in campo informatico e telematico. Attività professionali, scientifiche e tecniche, limitatamente a: a) ricerche di mercato (rif. 73.20), ivi inclusi i servizi connessi alle problematiche del marketing e della penetrazione commerciale e dell’import-export; b) attività di consulenza gestionale (rif. 70.2), ivi inclusa la consulenza relativa alle problematiche della gestione, gli studi e le pianificazioni, l’organizzazione amministrativo-contabile, l’assistenza ad acquisti e appalti, le problematiche della logistica e della distribuzione e le problematiche dell’ufficio, con esclusione dell’attività degli amministratori di società ed enti; c) attività degli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici (rif. 71.1), ivi compresi i servizi di manutenzione e sicurezza impiantistica, i servizi connessi alla realizzazione e gestione di sistemi tecnologici avanzati per il risparmio energetico e per la tutela ambientale in relazione alle attività produttive, i servizi per l’introduzione di nuovi vettori energetici, i servizi connessi alle problematiche dell’energia, ambientali e della sicurezza sul lavoro, i servizi di trasferimento tecnologico connessi alla produzione e alla lavorazione e trattamento di materiali, anche residuali, con tecniche avanzate; d) consulenza in materia di sicurezza (rif. 74.90.2); e) attività dei disegnatori tecnici (rif. 74.10.3); f) collaudi e analisi tecniche (rif. 71.20), ivi compresi i servizi connessi alle problematiche riguardanti la qualità e relativa certificazione nell’impresa; g) laboratori fotografici per lo sviluppo e la stampa (rif. 74.20.2) e attività di aerofotografia (rif. 74.20.12); h) attività di imballaggio e confezionamento (rif. 82.92); i) design e styling relativo a tessili, abbigliamento, calzature, gioielleria, mobili e altri beni personali o per la casa (rif. 74.10.1 e 74.10.9); l) attività dei call center (rif. 82.20). Fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento, limitatamente a: a) raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti (rif. 38.1 e 38.2), limitatamente a quelli di origine industriale e commerciale; b) raccolta e depurazione delle acque di scarico (rif. 37.00.0), limitatamente alla diluizione, filtraggio, sedimentazione, decantazione con mezzi chimici, trattamento con fanghi attivati e altri processi finalizzati alla depurazione delle acque reflue di origine industriale. Ai fini dell’ammissibilità alle agevolazioni i programmi di investimento devono: a) prevedere la realizzazione di una nuova unità produttiva ovvero l'ampliamento o la diversificazione della produzione in nuovi prodotti aggiuntivi o il cambiamento fondamentale del processo di produzione complessivo di un’unità produttiva esistente; b) riguardare un’unità produttiva localizzata nei territori delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza; c) prevedere spese ammissibili non inferiori a euro 200.000 e non superiori a euro 3.000.000; d) essere avviati successivamente alla presentazione della domanda di agevolazioni. Per data di avvio del programma di investimenti si intende la data del primo titolo di spesa ammissibile; e) prevedere una durata non superiore a 12 mesi dalla data del provvedimento di concessione. Per data di ultimazione si intende la data dell’ultimo titolo di spesa ammissibile. Attenzione. Non sono ammissibili alle agevolazioni i programmi costituiti da investimenti di mera sostituzione di impianti, macchinari e attrezzature. Non sono, altresì, ammissibili i programmi realizzati, in tutto o in parte, con la modalità del cosiddetto “contratto chiavi in mano”.

Tempistiche e modalità di presentazione della domanda La domanda di agevolazioni e la relativa documentazione, firmate digitalmente, devono essere presentate, pena l’invalidità, a partire dalle ore 10.00 del 27 febbraio 2014, attraverso un’apposita procedura informatica che sarà accessibile dalla sezione “Investimenti innovativi nelle Regioni Convergenza” del sito del Ministero dello sviluppo economico www.mise.gov.it. Le imprese possono iniziare la fase di compilazione della domanda e dei relativi allegati a partire dal 13 febbraio 2014.


Per saperne di più Dm Sviluppo economico 29 luglio 2013 Termini, modalità e procedure per la concessione ed erogazione delle agevolazioni in favore di programmi di investimento finalizzati al perseguimento di specifici obiettivi di innovazione, miglioramento competitivo e tutela ambientale nelle Regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia Decreto direttoriale MinSviluppo economico 20 novembre 2013 Termine di apertura e modalità per la presentazione delle domande di agevolazioni di cui al Dm 29 luglio 2013 Direzione generale per l’incentivazione delle attività imprenditoriali Email: invest.innovativi@mise.gov.it Alle richieste di chiarimenti pervenute sarà data risposta cumulativa con la lista di FAQ.

Modifiche procedurali al bando Decreto ministeriale 4 dicembre 2013 Con decreto ministeriale 4 dicembre 2013 sono state apportate modifiche in relazione alla procedura per accedere alle agevolazioni. Il Dm 29 luglio 2013 disciplina, all’art. 8, comma 5, la fattispecie delle domande presentate nell’ultimo giorno utile e istruite con esito positivo, disponendo che in caso di insufficienza delle risorse disponibili tali domande siano ammesse alle agevolazioni in misura parziale, commisurata ai rispettivi costi agevolabili. Al fine di garantire un’adeguata copertura finanziaria anche ai programmi d’investimento presentati l’ultimo giorno utile, è stata modificata la procedura introducendo una specifica graduatoria di merito formata, in ordine decrescente, sulla base del punteggio attribuito a ciascun programma in relazione al criterio di cui all’art. 8, comma 8, lettera a), del bando, concernente le caratteristiche dell’impresa proponente dal punto di vista economico-finanziario. In tal modo le domande presentate nello stesso giorno saranno ammesse alla fase istruttoria in base alla posizione assunta nella predetta graduatoria, fino a esaurimento delle risorse finanziarie disponibili. Ciò consentirà di agevolare adeguatamente le imprese più meritevoli, selezionate non casualmente ma in relazione alle rispettive capacità finanziarie, considerato che le agevolazioni sono concesse nella forma della sovvenzione rimborsabile a fronte della quale non è richiesta alcuna garanzia reale o personale.

Bando efficienza energetica: 100 milioni di euro per le imprese (Filippo Franchetto) Il nuovo bando del Ministero dello sviluppo stanzia 100 milioni di euro per investimenti in efficienza energetica nelle imprese delle Regioni Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Domande a partire dal 23 aprile 2014. I programmi d'investimento finanziabili dal Bando devono prevedere una riduzione nominale dei consumi di energia primaria, attraverso interventi quali: • isolamento termico degli edifici al cui interno sono svolte le attività economiche (es. rivestimenti, pavimentazioni, infissi, isolanti, materiali per l'eco-edilizia, coibentazioni compatibili con i processi produttivi); • razionalizzazione, efficientamento e/o sostituzione dei sistemi di riscaldamento, condizionamento, alimentazione elettrica ed illuminazione, anche se impiegati nei cicli di lavorazione funzionali alla riduzione dei consumi energetici (es. building automation, motori a basso consumo, rifasamento elettrico dei motori, installazione di inverter, sistemi per la gestione ed il monitoraggio dei consumi energetici); • installazione di impianti ed attrezzature funzionali al contenimento dei consumi energetici nei cicli di lavorazione e/o di erogazione dei servizi; • installazione, per sola finalità di autoconsumo, di impianti per la produzione e la distribuzione dell'energia termica ed elettrica all'interno dell'unità produttiva oggetto del programma d'investimento.


L’agevolazione consiste in un finanziamento agevolato senza interessi, con ammortamento della durata di 10 anni a far data dal momento del completamento del programma d’investimento (data erogazione a saldo del finanziamento concesso). Il massimale agevolabile è pari al 75% del costo ammissibile del programma d’investimento, mentre il restante 25% deve essere apportato dal beneficiario a titolo di mezzi propri e/o di indebitamento bancario non coperto da alcuna agevolazione pubblica.

Termini per la presentazione delle domande In data 19 marzo 2014 è stato firmato il decreto del Direttore generale per gli incentivi alle imprese del Ministero dello sviluppo economico con il quale sono individuati i termini e le modalità di presentazione delle domande per l’accesso alle agevolazioni, previste dal decreto ministeriale 5 dicembre 2013 in favore di programmi integrati d'investimento finalizzati alla riduzione ed alla razionalizzazione dell’uso dell'energia primaria utilizzata nei cicli di lavorazione e di erogazione dei servizi svolti all'interno di unità produttive esistenti e localizzate in una delle regioni Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). Lo stesso provvedimento fornisce, inoltre, indicazioni in merito alle modalità di istruttoria delle domande e ai successivi adempimenti a carico delle imprese. La domanda di agevolazioni e la documentazione indicata, firmate digitalmente, devono essere presentate, pena l’invalidità,a partire dalle ore 10.00 del 23 aprile 2014, attraverso un’apposita procedura informatica accessibile dalla sezione “Bando Efficienza Energetica” di questo sito. Le imprese possono iniziare la fase di compilazione della domanda e dei relativi allegati a partire dal 15 aprile 2014. La chiusura dello sportello per la presentazione delle domande è disposta con provvedimento del Direttore generale per gli incentivi alle imprese e comunicata nel sito internet del Ministero e nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&viewType=0&id=2030297&idarea1=1 981&idarea2=0&idarea3=0&idarea4=0&andor=AND&sectionid=3,20&andorcat=AND&partebassaType=0&idareaCalend ario1=0&MvediT=1&showMenu=1&showCat=1&showArc

Plafond Casa, 2 miliardi per ristrutturazioni e acquisto di case efficienti (Filippo Franchetto) Dopo molti annunci, ora il Plafond Casa dovrebbe diventare finalmente operativo, con una dotazione di 2 miliardi di euro destinati a sostenere l’accesso al credito nel settore residenziale. Il Plafond Casa è pensato come uno strumento con cui Cassa Depositi e Prestiti fornisce una provvista di 2 miliardi alle banche che aderiscono all'iniziativa e tramite i quali sarà possibile ottenere mutui per l'acquisto dell'abitazione principale o per la ristrutturazione e miglioramento dell'efficienza energetica. L’accesso al mutuo non impedisce in ogni caso di poter beneficiare di incentivi per interventi analoghi, quali ad esempio le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni. Il Plafond è accessibile a tutti, ma con priorità per le giovani coppie, per i nuclei familiari di cui fa parte almeno un soggetto disabile e per le famiglie numerose. Il Plafond Casa prevede 3 diversi importi limite per i finanziamenti: • limite di 100 mila euro per gli interventi ristrutturazione con accrescimento dell'efficienza energetica; • limite di 250 mila euro per l'acquisto di una abitazione principale senza interventi di ristrutturazione;


• 350 mila euro per l'acquisto di una abitazione principale con interventi di ristrutturazione con accrescimento dell'efficienza energetica sulla stessa abitazione. I finanziamenti possono essere rimborsati a 10, 20 o 30 anni. Non mancano certo i punti deboli al Plafond Casa, primo tra tutti quello del bassissimo numero di banche aderenti, nonostante che l’avvio del Plafond fosse stato annunciato già il 7 gennaio 2014. Inoltre, secondo i calcoli effettuati da alcuni esperti (vedi Riferimenti) le condizioni offerte sarebbero molto al di sotto delle aspettative. Per tutti gli approfondimenti sul meccanismo, consigliamo in ogni caso di consultare portale web dedicato, sul sito della Cassa Depositi e prestiti (vedi Riferimenti).

PLAFOND CASA


Nella ormai strutturale sinergia con il Sistema Bancario, Cassa depositi e prestiti ha reso operativo il Plafond Casa, con una dotazione di 2 miliardi di euro, destinati a sostenere l’accesso al credito nel settore residenziale, ai sensi dell’articolo 6, comma 1, lettera a), del D.L. 102/2013, convertito in L. 124/2013. Come in altri strumenti, una specifica Convenzione tra CDP e l’Associazione Bancaria Italiana regola le linee guida e le regole applicative per l’utilizzo delle risorse. Il Plafond CASA è destinato al finanziamento, tramite mutui garantiti da ipoteca, dell’acquisto di immobili residenziali, con priorità per le abitazioni principali, preferibilmente appartenenti ad una delle classi energetiche A, B o C e/o di interventi di ristrutturazione e accrescimento dell’efficienza energetica, con priorità per le giovani coppie, per i nuclei familiari di cui fa parte almeno un soggetto disabile e per le famiglie numerose. Beneficiari dello strumento sono le persone fisiche che accedono ai mutui concessi dalle Banche aderenti. L’accesso

al

plafond

è

regolato

“a

sportello”,

fino

ad

esaurimento

dello

stesso.

Nella fase di avvio, una quota del 30% del Plafond è riservata alle Banche del Sistema del Credito Cooperativo ed alle Banche Piccole e Minori. Con la Comunicazione del 18 dicembre 2013, CDP, esercitando la facoltà di cui all’articolo 2.6 della Convenzione e previa intesa con ABI, ha dato seguito all’errata corrige al testo coordinato del D.L. 102/2013, pubblicata nella G.U. del 25 novembre 2013. Con tale Comunicazione, è stato esteso lo scopo della provvista del Plafond Casa all’acquisto anche di immobili residenziali diversi dalla abitazione principale. Le modifiche alla Convenzione hanno effetto a partire dalla prima Data di Erogazione del 7 gennaio 2014.

http://portalecdp.cassaddpp.it/cdp/OperatoriFinanziari/PlafondCASA/index.htm

ALTRE INFO

Bonus Elettrico Il bonus elettrico: cos'è e come si richiede Vai ai paragrafi: Tempi del bonus Chi ne ha diritto A quanto ammonta il bonus L'iter per la richiesta Come viene erogato il bonus Cosa accade se cambiano le condizioni

Dal febbraio 2009 è operante il cosiddetto "bonus elettrico": in pratica uno sconto che viene applicato alle bollette dell'energia elettri reddito (disagio economico) e di chi, affetto da gravi malattie, è costretto ad utilizzare apparecchiature elettromedicali per il mantenimen

Tempi del bonus

Il bonus può essere richiesto retroattivamente anche per il 2008. In questo caso le richieste devono pervenire ent Per le richieste relative all'anno 2009, invece, in caso di disagio economico il bonus viene riconosciuto per dodici occorre presealido per un In caso di disagio fisico, il bonus è riconosciuto ogni anno, senza interruzione fino a che sussiste la necessità di uti elettromedicali indispensabili per il mantenimento in vita.

Chi ne ha diritto



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