Susanne Kutter. Lost in the Middle of the Street

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Lost in the Middle of the Street

Susanne Kutter. Lost in the Middle of the Street

SUSANNE KUTTER


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SUSANNE KUTTER Lost in the Middle of the Street

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Questo catalogo è stato pubblicato in occasione della mostra “Susanne Kutter. Lost in the Middle of the Street” a cura di Gianluca Ranzi MAAB Gallery, Milano, 25 maggio - 13 luglio 2018 This catalogue was published on the occasion of the exhibition “Susanne Kutter. Lost in the Middle of the Street” curated by Gianluca Ranzi MAAB Gallery, Milan, May 25th - July 13rd, 2018

IN COPERTINA COVER Über Stock und über Steine..., 2018, particolare detail TESTO DI TEXT BY Gianluca Ranzi REDAZIONE E PROGETTO GRAFICO EDITING AND GRAPHIC DESIGN Gloria Franchi Susanne Kutter TRADUZIONE TRANSLATION Julie Gregson Michael Haggerty CREDITI FOTOGRAFICI PHOTO CREDITS Tobias Fleck Carsten Gliese Susanne Kutter Antonio Maniscalco Joachim Schulz Markus Willeke

ISBN 978-88-99818-08-1

Nessuna parte di questo catalogo può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. All rights reserved. No parts of this book may be reprinted or reproduced or utilised in any form by any electronic, mechanical or other means, now known or hereafter invented, any information storage or retrieval system, without permission in writting from the publishers. 4


SUSANNE KUTTER Lost in the Middle of the Street

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Gianluca Ranzi

Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate: catastrofi e redenzioni di alcuni mondi possibili

A sinistra e a pagina 7: On the left and on page 7: Herrn Orleanders groβer Auftritt, 2006 performance/installazione, performance/installation, Kunstmuseum Stuttgart, Stuttgart, 2006

William S. Burroughs, in un testo del 1989 intitolato l’Arte Nagual, ricorda che nei libri di Carlos Castaneda Don Juan distingue due universi, uno Tonal e l’altro Nagual. L’universo Tonal è l’universo quotidiano dei rapporti di causa-effetto, prevedibili perché già registrati, mentre quello Nagual è l’universo sconosciuto, instabile e aperto al divenire e alla catastrofe. Perché il Nagual abbia piena realizzazione bisogna spalancare la porta al caso e all’imprevisto. Il pensiero magico trattato nei libri di Castaneda distingue così una doppia modalità insita nell’ordine delle cose, una Tonal, di pura registrazione della realtà, quasi una sua conferma statistica, e un’altra Nagual, che deriva dall’irruzione del caso, capace di aprirsi a nuovi e imprevedibili scenari. Il lavoro di Susanne Kutter, che il più delle volte implica il catastrofico sconvolgimento di un mondo retto da un ordine immacolato, ricorda il Tonal e il Nagual, poiché presenta dapprima una realtà apparentemente convenzionale (retta dalle norme sociali che regolano le emozioni, sovrintendono al sentimento amoroso, raccomandano l’ordine e il decoro della casa), che in seguito qualcosa di inverosimile interviene a mandare a gambe all’aria, proprio come avviene in quei film di Buster Keaton dove un evento paradossale arriva a sconquassare lo svolgimento naturale dell’azione. Qui e là l’artista mette in scena una situazione che porta all’eversione di un apparato normativo, di una vita bella e comoda fatta di vezzose tendine da sole e di aiuole fiorite, di servizi da tè e di lucenti cristalli esposti in vetrina, di ammennicoli, di centrini e di graziosi soprammobili, tutto quell’universo di “buone cose di pessimo gusto”, per dirla con Guido Gozzano, fatto di cucù che cantano, di sedie rivestite di damasco cremisi, di lampadari che scintillano e di qualche busto di ceramica di Napoleone o di Beethoven. È tutto ciò che Marcuse avrebbe definito come “il distraente” pensato per rassicurare e per anestetizzare, con un potere assimilante che assorbe e nega i contenuti antagonistici della realtà e che di fatto è il sintomo delle rinunce a cui costringe una società repressiva. Diversi anni fa Susanne Kutter mi mostrò due fotografie da lei scattate: la prima inquadrava un garage dall’ordine ossessivo, col pavimento specchiante, i molti oggetti perfettamente ben disposti sugli scaffali e razionalmente pronti per essere trovati e usati. L’altra immagine mostrava lo stesso garage ma in preda a un pandemonio di confusione, come se un tornado lo avesse attraversato sconvolgendo ogni idea di ordine, di pulizia, di sistematica razionalità. Ecco i due mondi, Tonal e Nagual, che sono presentati dall’artista nella fluidità e nella continuità del passaggio dall’uno all’altro, complice un evento catastrofico che stravolge le aspettative, viola la norma e svela le contraddizioni e la rigidità del sistema. Mi pare però che l’aspetto più interessante del lavoro della Kutter non stia tanto nella volontà di sottolineare il fatto che ci possa essere sempre una catastrofe in agguato, quasi come fosse una Cassandra contemporanea che inascoltata lancia i suoi avvertimenti a un pubblico anestetizzato, quanto piuttosto nella rilevazione, 7


che oggi è anche una rivelazione, della presenza di un soggiacente mondo ingovernabile, sottratto all’alienazione e soprattutto strappato al totalitarismo dell’ordine, un mondo che, pur fuori dalle regole della convivenza sociale, riesce a dare un barlume di speranza contro l’indifferenza, la rigidità mentale e l’uniformità dei comportamenti. L’arte possiede questo magico potere che è il potere della negazione: essa può parlare il proprio linguaggio solo finché sono vive le immagini che in qualche modo rifiutano e confutano l’ordine costituito, come pure si oppongono a quel controllo oggi perpetrato in modo subliminale dai media tecnologici. Le immagini della Kutter, video o fotografia o installazioni ambientali, disattendono al controllo e al precetto dell’utile (quella razionalità della tecnica che prevede il conseguimento del massimo degli scopi col minimo dei mezzi) e sono invece soggette a una salutare catastrofe che restituisce a un mondo alienato gli archetipi della paura, dell’orrore, della lotta, ma anche di una forma intensa di gioia e di riso svincolati dalle catene di montaggio del controllo. In questo modo, come avviene nei suoi video, da Moving Day (2001) a Flooded Home (2003) fino a Die Zuckerdose (2011), l’artista presenta due mondi antagonisti ma contigui, il primo zuccheroso, rigido e asettico, e il secondo, che pur prende le mosse dal primo, imprevedibile, disfunzionale e irrazionale. Che fossimo fatti per una nascita e una morte casuali a cui la nostra stessa specie ci destina per assicurare sempre nuovi individui, e quindi protrarre se stessa, è un ragionamento ormai ben consolidato e che del resto già ci ricordava Arthur Schopenhauer: “Il soggetto del gran sogno della vita è in un certo senso uno solo: la volontà di vivere”. Oggi però scopriamo che oltre a ricoprire il ruolo di tali “funzionari della specie” (dotati di sessualità per procreare e di aggressività per difendere la prole), siamo anche al servizio di una forma di razionalità tecnica impostata sui valori dell’efficienza, della funzionalità, della previsione degli effetti e della produttività. È anche di questa società che ha eletto l’efficienza a suo mito fondante che ci parlano le opere di Susanne Kutter, mostrando come essa possa anche rivoltarsi in un mondo inadeguato, frantumato, imprevedibile, comico e tragico insieme, un mondo che non è aumentato, drogato dall’augmented reality che cerca a tutti i costi la definizione più alta possibile per catturarci, ma è sorprendentemente e pericolosamente a portata di mano, senza iperboli o camuffamenti social. Non è dunque del sensazionalismo di sensi aumentati o della malia delle fake news che si nutrono le opere dell’artista, che anzi al contrario giocano sapientemente il loro sorprendente effetto sulla dimestichezza di materiali comuni, di luoghi consueti e di situazioni quotidiane, quanto di una specie di distanziamento dalla realtà che paradossalmente segna un avvicinamento alla vita. Perché se il quotidiano si svolge sotto il segno dell’assuefazione e del mito della connessione permanente, le opere di Susanne Kutter sembrano invece suggerire la possibilità salutare di una disconnessione dalla realtà mancante attraverso la costruzione di una surrealtà mancata, in quanto dimenticata o repressa. A un mondo bloccato in schemi rigidi, ossessionato sulla questione del proprio funzionamento e animato da una strategia che non è più al “servizio dell’io” (Ernst Kris), qui l’artista risponde con un evento immaginario fatto di eversione, dove l’arte serve paradossalmente a spingere la vita verso una condizione forse di impossibilità, sicuramente di dubbio permanente, di contemplazione dei frammenti del naufragio, davanti ai cocci e ai vetri rotti di un’unità incidentata e forse per sempre perduta. Se la vita è organizzata secondo possibilità funzionali al sistema produttivo e mediatico, l’arte di Susanne Kutter mostra invece quanto di incompleto, flessibile, paradossale e senza confini possa esservi tra le pieghe del 8


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reale: la frantumazione contro quell’omologazione richiesta dalle esigenze dell’apparato. Ciò che qui è invece richiesto, e che viene comunque ridestato dalle opere dell’artista, è l’esercizio del dubbio, l’allentamento del controllo e il gusto del rischio. Il rischio è quello di valutare come nella precarietà e nel disequilibrio delle cose, ad esempio una mensola con un vaso che minaccia di caderci addosso da un momento all’altro, stia tanto la posizione di forza di chi cerca di esorcizzare la realtà, quanto l’infelicità di che è ricacciato in un ruolo decentrato rispetto alla frontalità degli eventi. Questa felice ambivalenza tra azione e inazione, utopia e distopia, riso e pianto, paura e ardimento, è messa costantemente in scena nelle opere di Susanne Kutter e difficilmente fallisce nel trascinare lo spettatore nel godimento/patimento del loro spettacolo. In definitiva l’azzardo dell’opera di Susanne Kutter sta nella sua assunzione di rischio a riflettere su un’idea del mondo per ciò che è oggi, sulla sua molecolare frammentazione oltre l’ostentata facciata di convenienza e di utile, visto che, per dirla con Heidegger, se “il terribile è già accaduto” non resta all’arte che inseguire i mille frammenti e i mille rivoli di tale catastrofe.

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Trilogie der Illusion, 2010 modello in miniatura, scenografia per video e fotografie miniature model, set for video and photos Montag Stiftung, Bonn, 2010 11


Trilogie der Illusion, 2010 modello in miniatura, scenografia per video e fotografie miniature model, set for video and photos Montag Stiftung, Bonn, 2010 12


Gianluca Ranzi

Abandon hope, all ye who enter here: the catastrophe and redemption of some possible worlds

In a 1989 text by William S. Burroughs titled Nagual Art, he says that in the Carlos Castaneda books, Don Juan makes a distinction between the Tonal universe and the Nagual. The Tonal universe is the everyday cause-and-effect universe, which is predictable because it is pre-recorded. The Nagual is the unknown, the unpredictable, open to development and catastrophe. For the Nagual to gain access, the door of chance must be opened to randomness and the unpredictable. The magical thought dealt with in the books by Castaneda distinguishes a double modality inherent in the order of things: one Tonal, the pure registration of reality, almost a statistical conformation of it, and another Nagual one that derives from the eruption of chance, one receptive to new and unexpected scenarios. Susanne Kutter’s work most often implies the catastrophic overturning of a world based on an immaculate order, and it is reminiscent of both the Tonal and the Nagual because it first presents an apparently conventional reality (based on the social norms that regulate emotions, oversee loving feelings, and recommend an orderly and decorous house), that later on something unlikely intervenes to overturn, just as in those Buster Keaton films where a paradoxical event arrives and shatters the natural evolution of the action. Here it is the artist who stages a situation that leads to the subversion of a normative rule, of a fine and comfortable life consisting of twee sun curtains and flowerbeds, of tea sets and shiny crystal glassware exhibited in a cabinet, of paraphernalia, centrepieces and gracious ornaments; in other words, all that world of “good things in bad taste”, to use Guido Gozzano’s words, made up of cuckoos that sing, of chairs covered in crimson damask, of lampshades that glitter, and ceramic busts of Napoleon or Beethoven. This is everything that Marcuse would have defined as a “diversion” for reassuring and anaesthetising, with a power for assimilation that absorbs and negates the antagonistic content of reality and that, in fact, is a symptom of the renunciations forced on us by a repressive society. Some years ago Susanne Kutter showed me two photos she had taken: the first showed an obsessively ordered garage, with a shining floor, many objects perfectly aligned on the shelves and all in a rational order ready to be found and used. The other image showed the same garage but in a state of confusion, as though a tornado had run through it upsetting any thoughts of order, cleanliness, or systematic rationality. These are the two worlds, the Tonal and Nagual, that the artist presents in the fluidity and continuity of the passage of one to the other, with the complicity of a catastrophic event that has overthrown expectations, violated norms, and revealed the contradictions and rigidity of the system. However, it seems to me that the most interesting aspect of Kutter’s work is not so much to be found in her will to underline the fact that there can always be a catastrophe lying 13


Thanksgiving Plot, 2008, performance/ installazione, performance/ installation, Herbert-GerischStiftung, Neumünster, 2013

in wait, almost as though some contemporary, unheeded Cassandra were launching her warnings at an anaesthetised public, but rather in the revelation, one that today is also a survey, of the presence of an underlying and governable world. This is a world that has blocked out alienation and, above all, torn from the totalitarianism of order, a world that, even though outside the rules of social cohabitation, manages to offer a ray of hope against indifference, against mental rigidity and behavioural uniformity. Art possesses this magical power, a power that is one of negation: it can only speak its own language as long as there live images that in some way reject and confound established order, just as they oppose that control perpetrated today in a subliminal manner by media technology. Kutter’s images – videos, photos or environmental installations – ignore the control and precepts of usefulness (the technical rationality that demands the maximum of aims with the minimum of means) and are, instead, subject to a healthy catastrophe that gives back to an alienated world the archetypes of fear, horror, struggle, but also an intense form of joy and laughter free from the assembly lines of control. In this way, as happens in her videos, from Moving Day (2001) to Flooded Home (2003) and Die Zuckerdose (2011), the artist presents two antagonistic yet contiguous worlds: the first sugary, rigid, and aseptic, and the second – even though having its starting point in the first – unpredictable, dysfunctional, and irrational. That we are destined for a random birth and death by our own species in order to ensure new individuals, and thus to prolong ourselves is a well-established reasoning, one that reminds us of Arthur Schopenhauer: “The subject of the great dream of life is in a certain sense a just one: the will to live”. Today, however, we have discovered that besides covering the role of such “officials of the species” (supplied with sexuality in order to procreate and with aggression in order to defend our children), we are also at the service of a form of technical rationality imposed on 14


the values of efficiency, functionality, and the prevision of effects and productivity. The works by Susanne Kutter also speak about this society, one that has elected efficiency as its basic myth. And in doing so she shows how it can also turn into an inadequate, broken, unpredictable, comic and tragic world, a world that has not increased, drugged by that augmented reality that at all costs searches for the highest possible definition for capturing us, but is surprisingly and dangerously near at hand, without hyperboles and social camouflage. So the works by this artist are not fed by the sensationalism of increased senses or by the spell of fake news but, on the contrary, by knowingly playing their surprising effect on the familiarity of common materials, of usual places and everyday situations, as well as on a kind of distancing from that reality that paradoxically signals an approach to life. Because if everyday life is played out under the aegis of habit and the myth of a permanent connection, the works by Susanne Kutter instead seem to suggest the healthy possibility of a disconnection from a missing reality through the reconstruction of a failed surreality, failed insofar as it has been forgotten or repressed. The artist gives her answer to a world blocked by rigid schemes, obsessed by the question of its own functioning, and animated by a strategy that is no longer at the “service of the self� (Ernst Kris), with an imaginary event consisting of subversion, one where art paradoxically acts to push life towards a condition that is perhaps impossible but certainly permanent, a contemplation of the fragments of a shipwreck, in front of the shards and broken glass of a damaged and, perhaps, forever lost unity. If life is organised according to possibilities related to the productive and media system, Susanne Kutter’s art, instead, shows just how much incompleteness, flexibility, paradox, and boundlessness can be hidden within reality: fragmentation against the homologation required by the needs of the system. What is asked for here, instead, and that is reawakened by the works of the artist, 15


Flooded Home, 2003 installazione del video, video installation, MoCP - Museum of Contemporary Photography, Chicago 2006

A destra: On the right: Flooded Home, 2003 video, 65 min.

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is the use of doubt, the lessening of control, and a taste for risk. The risk is that of evaluating how in the precariousness and imbalance of things, for example a shelf with a vase that risks falling onto us from one moment to the next, is to be found both in the position of strength of those searching to exorcise reality and in the unhappiness of those forced into a decentralised role with respect to the frontality of events. This fortunate ambivalence between action and inaction, utopia and dystopia, laughter and crying, fear and daring, is constantly staged in Susanne Kutter’s works which rarely fail to engage the viewers in enjoyment/sufferance when viewing them. Ultimately, the hazard of Susanne Kutter’s work is to be found in its assumption of the risk of thinking about an idea of the world as it is today, about its molecular fragmentation beyond the blatant façade of convenience and usefulness, given that, in Heidegger’s words, if “the terrible has already occurred” then art is obliged to follow the thousand fragments and the thousand ramifications of such a catastrophe.


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Lost in the Middle of the Street, 2018 modello con insetti mummificati modell with mummified insects 13 x 120 x 69 cm

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A destra e alle pagine seguenti: On the right and on the following pages: Lost in the Middle of the Street, particolare, detail, 2018 interno del modello inside the modell 13 x 120 x 69 cm

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Lost in the Middle of the Street exhibition view MAAB Gallery, Milano, 2018

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Bei Muttern, 2009 cartone, mantide religiosa mummificata e luce cardboard, mummified praying mantis and light 22 x 26 x 30 cm 26


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Im Parkhaus, 2009 cartone, farfalla mummificata e luce cardboard, mummified butterfly and light 12 x 30 x 49 cm 29


Im Bad, 2010 stampa fotografica su lightbox photo lightbox 55 x 44 x 9 cm ed. 3/3 + 1 AP

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Im Schlafzimmer, 2010 stampa fotografica su lightbox photo lightbox 55 x 69 x 9 cm ed. 2/3 + 1 AP

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Lost in the Middle of the Street exhibition view MAAB Gallery, Milano, 2018 34


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Im Wohnzimmer, 2010 stampa fotografica su lightbox photo lightbox 55 x 87 x 9 cm ed. 2/3 + 1 AP

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The Lonely Dancer, 2018 cartone, farfalla mummificata e luce cardboard, mummified butterfly and light 15 x 16 x 22 cm 39


Lost in the Middle of the Street exhibition view MAAB Gallery, Milano, 2018 40


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Big China, 2018 legno di quercia, porcellana e resina oak wood, porcelain and resin 25 x 75 x 39 cm

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Foreign, 2018 15 x 55 x 30 cm Über Stock und über Steine..., 2018 60 x 80 x 18 cm exhibition view MAAB Gallery, Milano, 2018 44


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Ăœber Stock und Ăźber Steine..., 2018 legno, ceramica, resina e cavalli di porcellana wood, ceramic, resin and porcelain horses 60 x 80 x 18 cm

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Foreign, 2018 legno di noce, porcellana e resina walnut wood, porcelain and resin 15 x 55 x 30 cm

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Mary had enough, 2017 legno, ceramica, resina e bicchieri di vetro wood, ceramic, resin and drinking glasses 60 x 60 x 16 cm

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Die Zuckerdose, 2010 video 9:47 min ed. di 6 + 3 A.P. installation view MAAB Gallery, Milano, 2018 52


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A destra: On the right: set al termine delle riprese del video Die Zuckerdose magazzino del porto della cittĂ filming location at the end of the shooting of the video Die Zuckerdose city harbor warehouse LĂźnen, 2011 56


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Lost in the Middle of the Street exhibition view MAAB Gallery, Milano, 2018 58


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Enma, 2018 legno di ciliegio, porcellana e resina cherry wood, porcelain and resin 24 x 70 x 33 cm

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In der KĂźche, 2010 stampa fotografica su lightbox photo lightbox 55 x 69 x 9 cm ed. 2/3 + 1 AP

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Lost in the Middle of the Street exhibition view MAAB Gallery, Milano, 2018 Alle pagine seguenti: On the following pages: Cyan - magenta - yellow, 2017 legno, ceramica, resina e bicchieri di vetro wood, ceramic, resin and drinking glasses 40 x 80 x 12 cm

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DB 1051/12 GERMANY, 2018 legno di ciliegio, porcellana e resina cherry wood, porcelain and resin 12 x 53 x 26 cm

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A White Russian on the Way Home, 2015 legno, ceramica, resina e bicchieri di vetro wood, ceramic, resin and drinking glasses 40 x 40 x 9 cm 70


Untitled... (Detlef and Dieter get drunk), 2017 legno, ceramica, resina e bicchieri di vetro wood, ceramic, resin and drinking glasses 40 x 40 x 12 cm 71


Herrn Orleanders groĂ&#x;er Auftritt, 2015 legno, parquet, lampadario, cavo elettrico, resina wood, wood flooring, electric cable and resin 160 x 140 x 45 cm

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BIOGRAFIA Susanne Kutter è nata a Wernigerode nella Germania dell’Est nel 1971. Nel 1982 è scappata nella Germania Ovest insieme alla sua famiglia. Ha studiato tedesco all’Università di Münster e scultura e video sotto la guida di Paul Isenrath e Guillaume Bijl all’Accademia di Belle Arti che le ha assegnato il Förderpreis, un premio per i giovani artisti più promettenti. Ha inoltre ricevuto una borsa dallo stato tedesco del Nord Reno-Westfalia per risiedere presso la Cité des Arts di Parigi e per trascorrere alcuni mesi a New York e in California con un programma di studio per lo scambio accademico (DAAD). Nel 2000 ha conseguito un master con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Münster. Susanne Kutter lavora con vari media e formati, tra cui installazione, performance, scultura, fotografia e video. Il suo lavoro tratta spesso la relazione catastrofica tra natura e cultura e la perdita di sicurezza e intimità nella vita di tutti i giorni. In questo contesto, Kutter riflette sul cambiamento del ruolo delle donne nelle società occidentali nel corso degli ultimi decenni e sulla crescente scomparsa delle classi medie, tradizionalmente associate a valori educativi e culturali. Ha ottenuto due finanziamenti dalla Film - und Medienstiftung NRW, una fondazione per la promozione di film e media, per i suoi video Flooded Home e Die Zuckerdose (La Zuccheriera) e nel 2017 ha ricevuto un finanziamento dalla Stiftung Kunstfonds di Bonn, un’organizzazione finanziata dallo stato che promuove artisti con base in Germania. Ha insegnato all’Università delle Arti di Berlino (UdK), all’Università di Arti e Design di Karlsruhe (HfG) e all’Università Bauhaus di Weimar. Dal 2002 vive a Berlino con la sua famiglia.

Herrn Orleanders großer Auftritt, 2015 installazione, installation, Galerie Hengesbach, Wuppertal, 2017 75


BIOGRAPHY Susanne Kutter was born in Wernigerode in what was then East Germany in 1971. In 1982, she fled to West Germany with her family. She took German studies at the University of Münster and studied sculpture and video under Paul Isenrath and Guillaume Bijl at Münster University of Fine Arts. The University of Fine Arts awarded her the Förderpreis, a prize for the most promising young artists, during her studies. She also received a stipend from the German state of North Rhine-Westphalia to reside at the Cité des Arts in Paris, as well as spending several months in New York and California on a German Academic Exchange (DAAD) study programme. She was awarded an MA with distinction at the Münster University of Fine Arts in 2000. Susanne Kutter works across a variety of different media and formats, including installation, performance, sculpture, photography and video. Her work is often concerned with the catastrophic relationship between nature and culture and the loss of safety and intimacy in everyday life. Within this context she reflects on the changing role of women in western societies during the last few decades and the increasing disappearance of the middle classes, traditionally associated with educational and cultural values. Susanne Kutter has twice received funding from the Film- und Medienstiftung NRW, a foundation to promote film and media, for her video works Flooded Home and Die Zuckerdose (The Sugar Bowl) and in 2017 she was awarded a working stipend by the Stiftung Kunstfonds in Bonn, a state-funded organization to promote artists based in Germany. She has taught at the University of the Arts in Berlin (UdK), Karlsruhe University of Arts and Design (HfG) and at Bauhaus University in Weimar. She has lived with her family in Berlin since 2002.

Herrn Orleanders großer Auftritt installazione installation La Nuova Pesa - Centro per l’Arte Contemporanea, Roma, 2006 76


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ESPOSIZIONI PERSONALI SOLO EXHIBITIONS

Antwerpen, M3 – Galerie Gianluca Ranzi, Catastrophes and other Comical Matters

2018 Milano, MAAB Gallery, Lost in the Middle of the Street Berlin, Pavillon am Milchhof, Loose Connection

2003 Münster, Galerie Stefan Rasche, Allee der Kosmonauten

2015 Zwolle, Landgoed Anningahof, Susanne Kutter – Trilogie der Illusion 2014 Hamburg, Galerie Mathias Güntner, Susanne Kutter 2013 Ludwigshafen am Rhein, Wilhelm-Hack-Museum, dis>play: Susanne Kutter – Die Zuckerdose Neumünster, Herbert-Gerisch Stiftung, Das süße Jenseits - Susanne Kutter & Markus Willeke 2011 Gent, Croxhapox Experimental Art House, Crox 358 Göttingen, Apex pro art e.V., Bis auf weiteres... - Astrid Busch & Susanne Kutter 2010 Berlin, Galerie Rasche Ripken, Wie wäre es, wenn ich noch ein wenig weiterschliefe… 2009 Rügen, Kunstverein, No Matter How Long until it Ends 2008 Hamburg, Galerie Mathias Güntner, Make No Mistake Now Enschede, Villa de Bank, De Vloed 2007 Antwerpen, M3 – Galerie Gianluca Ranzi, Sudden Death Wolfenbüttel, Kunstverein, A Black Russian on the Way Home Berlin, Galerie Frederik Foert, Get Yourself a Gun 2006 Stuttgart, Kunstmuseum, Frischzelle _05. Susanne Kutter Roma, La Nuova Pesa - Centro per l‘Arte Contemporanea, Luxury, Power & Beauty Essen, Kunsthaus, Back in Five Minutes Münster, Galerie Stefan Rasche, Searching for Suspects 2005 Berlin, Kurt – Galerie Foert/Garanin, Stagediven 2004 Coesfeld, Kunstverein Münsterland, GWK Förderpreis

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2000 Münster, Wewerka Pavillon, 5 ZKB – mit Blick aufs Meer


Nepal vario, 1999 tenda, utensili da campeggio e zucchero a velo tent, camping utensils and powdered sugar 400 x 400 x 210 cm Kunstmuseum Bonn, 2013 79


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ESPOSIZIONI COLLETTIVE GROUP EXHIBITIONS 2018 Berlin, studio im Hochhaus – Kommunale Galerie Lichtenberg, Alles! Berlin, Kolonie Morgentau, Berlin Britzenale 2 Berlin, Galerie Rasche Ripken, Zehn Jahre Berlin 2017 Berlin, Schau Fenster – Das Arty, Unpredictable Wuppertal, Altes Schauspielhaus, Performance & Visual Artists Club Festival Wuppertal, Galerie Hengesbach, Dislocation Stuttgart, Kunstbezirk – Galerie im Gustav-Siegle-Haus, Dreams & Fears Guangzhou, Art23 – Contemporary Art Gallery, Sino – German Contemporary Art 2016 Villingen-Schwenningen, Städtische Galerie; Mühlheim an der Ruhr, Kunstmuseum; Zwickau, Kunstsammlungen, Städtisches Museum, Desperate Housewives? Künstlerinnen räumen auf Basel, Ausstellungsraum Klingental, Wasserfest 2015 Würzburg, Museum im Kulturspeicher, Desperate Housewives? Künstlerinnen räumen auf Berlin, Poiesis Spec; Rotterdam, Mirta Demare, Voyage Mezzanine Ismaning, Kallmann-Museum; Dachau, Neue Galerie, Waterbound – Vom Leben mit dem Wasser Dortmund, Künstlerhaus, Artists Sweethearts 2014 Wrocław, MWW – Contemporary Art Museum,The Germans did not Come Schoenenbourg, La Ligne Maginot – Fort de Schoenenbourg, Underground – progetto tedesco francese svizzero 2013 Marl, Skulpturenmuseum Glaskasten, Marler Video-Kunst Preis 2013 Nordhorn, Städtische Galerie, Die Form ist uns Geheimnis Beijing, Blackbridge Offspace, How Lonely does It Get? Bonn, Kunstmuseum, Heimsuchung Bari, Castello Svevo, Il giardino segreto Düsseldorf, Kunstraum, camera obskur 2012 Burgrieden-Rot, Museum Villa Rot, Jäger und Gejagte. Insekten in der Gegenwartskunst Ahlen, Kunstmuseum, Wie gemalt. Bildner im 21. Jahrhundert

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2011 Würzburg, Museum im Kulturspeicher, Zimmer, Küche, Bad. Das Interieur in der Kunst vom Biedermeier bis zur Gegenwart Salerno, Galleria Tiziana Di Caro, Art In Between. Journey into Swaying Imagination Frankfurt am Main, Galerie Heike Strelow, Modeled Realities Hamburg, Galerie Mathias Güntner, Glückliche Krieger Lünen, Kinofest, Section Competition 2010 Bonn, Montag Stiftung Bildende Kunst, Die Welt als Modell Erfurt, Kunsthalle, Wie gemalt. Bildner im 21. Jahrhundert Herne, Stadtgalerie, Liquid Area - Wasserspiegel 2009 Herford, Museum MARTa, Pittoresk - Neue Perspektiven auf das Landschaftsbild Molfetta, Torrione Passari, Pulsioni performative nell’arte contemporanea Wilhelmshaven, Kunsthalle, Unter Wasser, Über Wasser Berlin, Velvet Projects, Serendipities Deurle, Grusenmeyer Art Gallery, Dè/Montage Yokohama, Creative Space 9001, Once, there was the Sea with Mai Yamashita and Naoto Kobayashi 2008 Bedburg-Hau, Museum Schloss Moyland, Im Auge des Klangs II. Anja Kempe. Susanne Kutter. Tina Tonagel Lünen, Hinter den Kulissen – art project in public space, in cooperation with Kinofest Lünen Berlin, Galerie Rasche Ripken, Etwas bleibt immer hängen Berlin, Galerie oqbo, Erzeugermarkt 2007 Saarbrücken, Stadtgalerie, White Out Münster, Galerie Stefan Rasche, Countdown Bergamo, Chiesa di Sant’Agostino, Flood - Ten Floods for One City Wolfsburg, Städtische Galerie, Home Stories. Zwischen Dokumentation und Fiktion Bregenz, Palais Thurn und Taxis, White Out Lübeck, Overbeck – Gesellschaft; Kiel, Stadtgalerie, Sonderprogramm zur Museumsnacht 2006 Beograd, 47th Oktobarski Salon, Art, Life & Confusion Chicago, MoCP – Museum of Contemporary Photography, Anticipation Kassel, Kunsthalle Fridericianum, Die andere Seite Wiesbaden, 4. Kunstsommer, Wo bitte geht’s zum Öffentlichen? - art project in public space Wiesbaden, Nassauischer Kunstverein, Memory


Bietigheim-Bissingen, Städtische Galerie, Home Stories. Zwischen Dokumentation und Fiktion Kiel, Stadtgalerie, Home Stories. Zwischen Dokumentation und Fiktion Untergröningen, Kunstverein, Das Schicksal des Paradieses liegt in seiner Geometrie Antwerpen, M3 – Galerie Gianluca Ranzi, crash! Hamburg, Galerie Peter Borchardt, Zur falschen Zeit, am falschen Ort Neuenhaus, Kunstverein Grafschaft Bentheim, Homestories 2005 Karlsruhe, ZKM – Zentrum für Kunst und Medientechnologie, Lichtkunst aus Kunstlicht Baden-Baden, Staatliche Kunsthalle, Multiple Räume, Teil III: Film Moskva, National Center of Contemporary Art; Nižnij Novgorod, National Center of Contemporary Art, Reflection/Refleksija Reservoir IX, behaust – unbehaust, Großer Wasserspeicher, Berlin - Prenzlauerberg München, Dina4Projekte – Galerie für zeitgenössische Kunst, Open Art München Köln, Galerie Fiebach und Minninger, Crash Antwerpen, M3 – Galerie Gianluca Ranzi, Home Sweet Home Münster, Galerie Stefan Rasche, Neue Heimat I Berlin, Galerie Weißer Elefant, Selfmade 2004 Istanbul, Platform Garanti Contemporary Art Center, German Video Art 2000-2002 Glasgow, Centre for Contemporary Arts, Marl German Video Art Award at CCA Bruxelles, La Trifilerie, A/Maze Washington, Goethe Institute, Visual Arts – German Video Art Oberhausen, Kino Lichtburg, Internationale Kurzfilmtage Oberhausen Berlin, Kunstraum Kreuzberg/Bethanien, Believe It or Not Beirut, Académie Libanaise de Beaux-Arts, Festival International de Film et Video de Creation Berlin, Kunstraum Kreuzberg/Bethanien, Goldrausch 2004 Berlin, Kino Arsenal, Goldrausch FILM Münster, Westfälischer Kunstverein, Jahresgaben Münster, Westfälischer Kunstverein, Wochenmarkt Hamminkeln, Schloss Ringenberg, panicROOM

Solingen, Kunstraum Deltawerk, Susanne Kutter & Markus Willeke Dortmund, Künstlerhaus, Aus bei mit nach von zu seit 2001 Kassel, Kulturbahnhof, 18. Kasseler Dokumentarfilm- und Videofest, Monitoring Köln, Josef-Haubrich-Kunsthalle, Köln Kunst 6 Recklinghausen, Kunsthalle, Kunstpreis Junger Westen 2001 Münster, Direttissima - art project in public space Lüdenscheid, Städtische Galerie, 8. Ida Gerhardi Kunstpreis 2000 Münster, Galerie Zwischenraum, Many Poppins 1999 München, Botanischer Garten, Julius Erhart. Christel Fetzer. Susanne Kutter - art project in public space Krefeld, Galerie Südbahnhof, Sex mit Außerirdischen 1998 Münster, Stadtwerke, Energie und Kommunikation 1997 Schloss Brake, Weser-Renaissance-Museum, Meisterschüler in Westfälischen Schlössern Köln, Kunsthaus Rhenania, Ulf und die anderen 1996 München, Lothringerstrasse 13, Unterwegs Münster, Städtische Ausstellungshalle, Förderpreisausstellung Kunstakademie Münster

2003 Tuttlingen, Galerie der Stadt, Overdrive Sindelfingen, Galerie der Stadt, Overdrive 2002 Marl, Skulpturenmuseum Glaskasten, Marler Video Wettbewerb Düsseldorf, Kunstraum, Trendwände 2002 Hürth, Kunstverein, Internationaler Kunstpreis 2002

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Set per le riprese del video Die Zuckerdose magazzino del porto della cittĂ Filming location of the video Die Zuckerdose city harbor warehouse LĂźnen, 2011 84


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Milano Via Nerino 3, 20123 Padova Riviera San Benedetto 15, 35139 segreteria@artemaab.com www.artemaab.com Finito di stampare nel mese di giugno 2018 a cura di Peruzzo Industrie Grafiche, Mestrino, Padova Printed in June 2018 Edited by Peruzzo Industrie Grafiche, Mestrino, Padua 86


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Lost in the Middle of the Street

Susanne Kutter. Lost in the Middle of the Street

SUSANNE KUTTER


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