turi simeti
intervista all’artista Federico Sardella foto ritratto Enrico Minasso foto opere Luigi Gollin progetto grafico e impaginazione ovostudio.it stampa Grafiche Turato - Rubano, PD
turi simeti
Volume realizzato in occasione della mostra di Turi Simeti 3 ottobre . 2009
Turi Simeti. Alcamo, 1929
Verso la metà degli anni Sessanta si trasferisce a Milano, dove tiene la sua prima esposizione personale nella Galleria Vismara nel 1965, anno in cui partecipa anche alla mostra “Zero Avantgarde”, allestita nello studio di Lucio Fontana. Tra il 1966 e il 1969, invitato come Artist in Residence dalla Fairleigh Dickinson University, si trattiene per lunghi periodi a New York. Nel 1971 espone nella prestigiosa galleria M. a Bochum e da Löehr a Frankfurt. Nei primi anni Settanta realizza personali a Bergamo, Verona, Rottweil, Düsseldorf, Oldenburg, Köln e München. Nella seconda metà degli anni Settanta espone a Basilea, Düsseldorf e Coblenza. Nel 1980 la Pinacoteca Comunale di Macerata ospita una sua mostra personale e in questo stesso anno Turi Simeti apre uno studio a Rio de Janeiro. Nel 1981 colloca una grande scultura in marmo a Gibellina e tiene una personale nello Studio Grossetti di Milano. Negli anni seguenti le sue opere vengono accolte nella Galerie Wack di Kaiserslautern (1983), nella Galerie Maier di Kitzbüehl e nella Galerie Ahrens di Coblenza
(1984), nella Galeria Paulo Figueiredo di San Paolo del Brasile e nella Galerie 44 di Düsseldorf (1985), nella Galerie Apicella di Bonn (1986) e presso la Galerie Monochrome di Aachen (1987). Nel 1990 il suo lavoro viene proposto in dialogo serrato con quello di Enrico Castellani e di Agostino Bonalumi nella mostra “58-80 Bonalumi, Castellani, Simeti. Tre Percorsi”, allestita negli spazi della Galleria Millenium a Milano. Nel 1991, presentato in catalogo da Elena Pontiggia, espone un’ampia selezione di lavori al Museo Civico di Gibellina e nel corso degli anni Novanta, oltre a personali con opere recenti a Rio de Janeiro, Biberach, Kaiserslautern, Milano, Bolzano e Trapani, sue retrospettive hanno luogo nel 1996 presso il Kunstverein di Ludwigsburg e alla Salerniana, a Erice, con presentazione di Marco Meneguzzo. Nel 1998 tiene una personale alla Galerie Kain di Basilea, seguita l’anno successivo da altre esposizioni a Biberach, Ladenburg e Mannhein e dalla partecipazione all’esposizione “Arte in Italia negli anni 70” presso La Salerniana di Erice. Altre mostre personali dell’artista sono realizzate presso la Galleria Uwe Sacksofsky ad Heidelberg, nel 2000 e alla Civica Galleria d’Arte moderna di Gallarate,
con presentazione di Francesco Tedeschi, nel 2001. Tra il 2002 e il 2003 numerose sue mostre sono allestite sia in Italia che all’estero, tra le principali da ricordare quelle alla Fondazione Mudima a Milano, alla Galleria Rino Costa a Casale Monferrato, alla Galleria Bergamo a Bergamo, alla Galleria Maier a Kitzbühel, alla Galerie Wack a Kaiserslautern, alla Galleria Girali a Livorno, da Arte Silva a Seregno e da Carte d’arte Mostre a Catania. Nel 2004 le opere di Turi Simeti sono esposte presso la Galleria Poleschi di Milano, con una presentazione in catalogo di Luca Beatrice. Segue nel 2005 un’esposizione a Lugano nello spazio ARTantide e, sempre a Lugano, nel 2006, espone nella galleria BIM - Banca Intermobiliare, anno in cui alleste una personale, presentata da Flaminio Gualdoni, presso la Galleria Excalibur di Solcio di Lesa. Nel 2007 Turi Simeti è invitato dalla Fiera D’Arte di Padova per un’antologica organizzata come evento collaterale, espone alla GlobArt Gallery di Acqui Terme, nella Galleria Armanda Gori Casa D’Arte a Prato e, nel 2008, propone in una personale le sue più recenti tele sagomate negli spazi della Maretti Arte Monaco di Montecarlo.
biografia
Turi Simeti nasce nel 1929 ad Alcamo (TP). Si trasferisce a Roma nel 1958 dove, tra gli altri, conosce Alberto Burri, del quale frequenta lo studio.
Macchine silenziose.
Intervista a Turi Simeti di Federico Sardella. la classica tensione della tela producendo sporgenze caratterizza i suoi lavori sin dai primi anni di attività; da che cosa è stata dettata?
Avevo fatto studi classici, liceo, università… e verso i trent’anni ho deciso di trasferirmi a Roma per fare il pittore, che era quello che volevo fare da sempre ma che in Sicilia non avevo mai avuto occasione di mettere in pratica. A Roma ho iniziato a frequentare gli studi degli artisti: Giulio Turcato, Tano Festa, Franco Angeli… e poi ho avuto la fortuna di conoscere Alberto Burri. Per sopravvivere, a quei tempi, vendevo libri d’arte. Sono andato da Burri per vendergli un’enciclopedia e poi ebbi occasione di tornare più volte nel suo studio, anche perché degli amici mi hanno sollecitato a farlo. Stavo iniziando a dipingere e Burri fu fondamentale per me. Le mie prime esperienze si svolgono nell’ambito del collage, adoperavo carte e cartoni, materiali vari il cui uso ho abbandonato subito dopo. Ho iniziato a fare opere monocromatiche, con elementi incollati sulla superficie della tela, elementi geometrici che io stesso ritagliavo e disponevo ad intervalli regolari. Ho sentito poi il bisogno di collocare questi elementi sotto la tela che diventa così tela sagomata.
La scelta dell’ovale è in parte casuale e in parte conseguenza di alcune mie esperienze. In passato ho utilizzato la fiamma per modellare certe forme, le bruciacchiavo tutto attorno sui bordi, erano dei rettangoli di cartone e lo facevo per ammorbidirne gli spigoli… brucia qui, brucia lì, automaticamente ottenevo un ovale. Questa forma mi è sempre piaciuta. In qualche occasione ho usato forme rotonde, o rettangolari, o quadrate… ma sono sempre ritornato all’ovale.
La scelta dell’ovale come figura piana che da sotto va ad alterare
L’impiego di altre figure è stata per lei dunque la conferma dell’efficacia dell’ovale? La forma ovale mi è congeniale. In realtà ho intuito prima e verificato poi che la tela si muove meglio se mossa da un ovale piuttosto che da un tondo. L’ovale esercita la sua pressione con dolcezza e risulta un po’ asimmetrico… il tondo è più duro, perché è tondo; l’ovale è dolce. Nei suoi confronti c’è stato e tuttora c’è una sorta di innamoramento. L’ovale è un punto di eccitazione della superficie, che prende vita e spessore grazie alla luce. La luce è importantissima nel mio lavoro,
quanto l’ombra. Quando inizio a fare un quadro già prevedo come reagirà con la luce. Vedi… in questa tela bianca, se muovo leggermente la lampada l’ovale può arrivare ad essere nero… o se la luce gli arriva dall’alto può diventare brillante, le possibilità sono tante e la luce agisce indipendentemente dal colore dell’opera. Ha una particolare predilezione per alcuni colori? C’è stato un periodo in cui ho fatto soltanto quadri bianchi e neri, o grigi. Poi mi sono lasciato andare alle superfici rosse, gialle… utilizzando il colore in un certo modo, non è brillante o forte, scelgo colori appena lucenti, preoccupandomi di usarli in modo che non strillino. Il colore deve dare un senso di pace e di silenzio anche se si tratta di rosso, giallo, verde (rarissimo)… Vorrei sapere qualcosa di un suo lavoro che ho visto pubblicato in alcuni cataloghi e che mi ha incuriosito: una scultura di bronzo del 1997, una eccezione, uno strappo alla regola vista la compattezza della sua produzione, che sembra raccontare di un telaio e degli elementi che ancorati a questo permettono alla tela di assumere specifiche sporgenze…
Questa scultura di bronzo con quattro ovali - eccola, è qui in studio, te la mostro - è un omaggio alla parte nascosta del quadro. Mi ha sempre stupito la domanda di molti che mi chiedono che cosa ci sia dietro ai miei lavori, insistendo per sapere come sono fatti. È una domanda plausibile, solo che ad un certo punto mi sono detto: ecco, adesso mostro il retro, anche per stanchezza, forse. E ho fatto questa scultura: l’equivalente di uno dei miei lavori senza la tela che lo riveste celando parte della struttura. L’ho realizzata in bronzo, perché avesse il suo “peso”… proprio per spiegare come è fatto il quadro. Molta gente fa delle ipotesi impensabili, e adesso quando mi fanno domande io mostro l’immagine della scultura, e la risposta è data.
intervista
Come ha iniziato a interessarsi di arte? C’è un particolare momento della sua vita in cui ha deciso o sentito di essere un artista?
La sua scelta di realizzare questa scultura è stata dettata anche dall’esigenza di dimostrare che non ci sono trucchi, ma che il lavoro si regge grazie ad una struttura?
Esatto, non ci sono trucchi. C’è una costruzione dietro. Io costruisco, faccio il falegname: taglio i legni, li assemblo eccetera eccetera. Uso telai molto più alti del solito, spessi sei o sette centimetri, in modo da poter lavorare al loro interno, al negativo.
Di recente sono stato per due mesi in Sicilia, dove ho un tavolo all’aperto, all’ombra, e dove lavoro all’esterno. Ho lavorato con frequenza, ho iniziato e finito parecchi quadri ma, per intenderci, a me piace fare il bagno… Amo molto il mare. Non c’è inverno che io non vada al mare, a Portorico, o in Africa, in India, in Brasile. Ci vado perché voglio fare il bagno in mare, in posti dove è estate quando qui invece è inverno. C’è differenza nel suo approccio alla costruzione se si trova nello studio di Milano o in Sicilia, la sua terra di origine, piuttosto che altrove? No, io resto io. Le mie idee anche, non si modificano. Vista l’estrema coerenza che distingue il suo intero percorso, sarei interessato a sapere se ci sono stati momenti di fuga o di divagazione dalla cifra, dalla forma che da quasi cinquant’anni rende riconoscibile il suo lavoro. Ho letto, per esempio, un testo che Lea Vergine ha scritto in occasione di una sua performance che ha avuto luogo presso la Galleria La Bertesca, a Genova nel 1971, dove lei ha distrutto a martellate un aliante tutto dipinto di blu, per poi conservarne i frammenti, come fossero reliquie, in bidoni…
Quella fu l’unica performance della mia vita, l’unica divagazione che mi sono concesso. Sollecitato anche dal gallerista, che oltre la mostra voleva qualcosa di “diverso”, ho avuto l’idea dell’aliante. Ho ripreso un progetto che avevo fatto per la Triennale di Milano. Era il 1968. Volevo esporre un aliante, come fosse un uccello posato su un prato… poi ci fu l’occupazione della Triennale e non se ne fece più nulla. E quando il gallerista mi propose qualcosa di diverso, io ripresi in considerazione l’idea dell’aliante. E allora ho iniziato a cercarne uno. Ne trovai e comprai uno che era caduto ed era parzialmente danneggiato. Era vecchio e con le ali costituite da un unico elemento, per trasportarlo con un camion da fuori Roma sino a Milano le abbiamo dovute tagliare per poi riunirne i pezzi. Per sistemarlo mi feci prestare uno studio, io abitavo al quarto piano e non potevo portarmelo su… ho trovato un piccolo capannone dove lavorare e dopo averlo riparato e dipinto di blu, l’aliante è stato esposto per alcuni giorni in galleria a Genova. Poi ho fatto questa performance di distruzione… Di distruzione ma al tempo stesso di conservazione, visto che parte dei frammenti dell’aliante sono stati poi da lei accuratamente conservati. Se lei si gira, vede… lì ci sono sei bidoni e lì, poco più indietro, ce ne sono ancora altri quattro - uno
solo ne ho venduto - contenenti i resti dell’aliante. Non tutti i resti. Da un aliante distrutto si crea una montagna di legnetti: una parte li ho messi dentro questi bidoni che poi sono stati saldati ed etichettati. Ci sono due etichette: una sul coperchio ed una sul fusto, con scritto: “Resti inscatolati di un aliante blu”… Esiste un legame, anche lontanissimo, tra l’impiego di un aliante per una performance e il suo lavoro più solito? Nel mio lavoro mi occupo non solo di spazio ma anche di silenzio. Di silenzio dello spazio. L’aliante è una macchina silenziosa, senza motore, che si libra nell’aria grazie al moto dei venti. Non fa rumore. L’elemento che lo lega ai miei quadri è il silenzio. Il suo spostarsi accarezzando l’aria genera appena un fruscio; è un apparecchio particolarmente silenzioso che ben si rapporta con il mio lavoro, che io considero ugualmente silenzioso. Apprezzo il silenzio, in contrasto con la civiltà odierna, tutt’altro che silenziosa. C’è rumore dappertutto, radio, televisione, motorini, auto… tutto fa rumore, tranne la bicicletta forse, e l’aliante naturalmente.
intervista
Lei lavora tutti i giorni?
tele sagomate
acrilico su tela sagomata . 2007 cm 100 x 120
acrilico su tela sagomata . 2009 cm 100 x 100
acrilico su tela sagomata . 2007 cm 100 x 100
acrilico su tela sagomata . 2008 cm 80 x 80
acrilico su tela sagomata . 2008 cm 80 x 80
acrilico su tela sagomata . 2007 cm 80 x 80
acrilico su tela sagomata . 2006 cm 40 x 80
acrilico su tela sagomata . 2007 cm 30 x 30
acrilico su tela sagomata . 2009 cm 20 x 20
acrilico su tela sagomata . 2007 cm 20 x 20
acrilico su tela sagomata . 2006 cm 20 x 20
acrilico su tela sagomata . 2006 cm 30 x 200
2009
1999
1985
1973
MAAB studio d’arte, Padova Studio d’arte Pino Casagrande,Roma Fiera di Cremona, Galleria Armanda Gori casa d’Arte, Prato
Galerie Uli Lang, Biberach Màrz Galerien, Landenburg Màrz Galerien, Mannhein
Galerie Vayhinger, Radolfzell Galeria Paulo Figueiredo, São Paulo Galerie Dorotea Van Der Koelen, Mainz Galerie 44, Düsseldorf
Forum Kunst, Rottweil Galerie Wendtorf+Swetec, Düsseldorf Galerie Centro, Oldenburg Stoll Multiple Art, Köln
2008
Galerie Kain, Basel
1984
1972
1997
Galerie Maier, Kitzbüell Espaço Petite Galerie, Rio de Janeiro Galerie Ahrens, Koblenz
Galleria dei Mille, Bergamo Galleria Ferrari, Verona
1983
1982
Galerie Bettina, Zürich Galleria La Bertesca, Genova Galerie M., Bochum Galleria Uxa, Novara Galerie Loehr, Frankfurt
Kunstverein, Schaffhausen Studio Grossetti, Milano
1969
2007 Globart Gallery, Acqui Termi
2006 Galleria Bim, Banca Intermobiliare, Lugano Excalibur Arte Contemporanea, Solcio di Lesa
2005
Galleria Vinciana, Milano Galleria Le Chances de l’Art, Bolzano Centro Culturale Officina, Trapani
1996 Galleria Trezzo, Trezzo sull’Adda La Salerniana, Erice Kunstverein, Ludwigsburg Galerie Uli Lang, Biberach Galerie Wack, Kaiserslautern
ARTantide, Lugano
1995
Galerie Passmann, Freiburg Galerie Wack, Kaiserslautern
1981
Galleria d’Arte Serego, Verona Galleria Poleschi, Milano
1994
Galleria Pagano, Bagheria Opera Universitaria, Palermo Atelier Rosario Bruno, Sciacca Galleria Seno, Milano
2003
Paço Imperial, Rio de Janeiro Spini Arte, Robbiate
Galleria Giraldi, Livorno Arte Silva, Seregno Carte d’Arte Mostre, Catania
1980
1992
2004
Villa Banfi, Carnate
1979
2002
1991
Galerie Ahrens, Koblenz Studio Tommaseo, Trieste
Fondazione Mudima, Milano Galleria Rino Costa, Casale Monferrato Galleria Bergamo, Bergamo Galerie Maier, Kitzbüell Galerie Wack, Kaiserslautern Immobilia, Verona
Galerie Wack, Kaiserslautern Museo Civico, Ghibellina
1977
2001 2000 Studio d’Arte Harry Zellweger, Basel Galerie Uwe Sacksofsky, Heidelbergl
Galerie Latzer, Kreuzlingen Henry Gallery, Virgin Islands Galleria Stefanoni, Lecco
1968 Galleria Cadario, Roma Galleria Cadario, Milano Galleria Giraldi, Livorno
Pinacoteca Comunale di Macerata, Macerata
Galleria Palmieri, Busto Arsizio
Galleria Civica d’Arte Moderna, Gallarate
1971
1967 Galerie Brechbüehl, Grenchen
1966 Galerie Wulfengasse, Klagenfurt
Galerie 44, Düsseldorf
1965
Galleria Vismara, Milano
1976
Galleria Il Chiodo, Palermo Galleria Vismara, Milano
1987 Galerie Monochrome, Aachen
Galerie Dr. Luise Krohn, Konstanz Galerie Liatowitsch, Basel Galleria Il Milione, Milano
1986
1975
1989
Galerie Apicella, Bonn Galeria de Arte Centro Empresarial Rio, Rio de Janeiro
Galerie Edith Wahlandt, Schwäbisch Gmünd
1974 Galerie Keller, München
personali
Poleschi Arte – Spazio Satura, Genova Galleria Armanda Gori casa d’Arte, Prato Maretti Arte Monaco, Montecarlo
1998
Un particolare ringraziamento a Micaela Faggiani Francesca Nazari Essila Paraiso Antonio Addamiano Luigi Gollin Gianni Muzzoni
artemaab.com