COMUNICATO STAMPA
Nel weekend tra il 13 ed il 15 dicembre, MACAO inaugura il Cinemacello, sala cinema autocostruita ed autofinanziata, all’interno degli spazi dell’Ex Macello. In occasione dell’inaugurazione, proietteremo la prima di Open - film collettivo girato dagli attivisti di Macao, con il coinvolgimento della cittadinanza. La Sala è una sperimentazione politica ed artistica, pratica di lotta, spazio fisico nel quale mettere in discussione le regole della produzione e della distribuzione cinematografica. Nasce come tentativo concreto di scardinare i meccanismi dominanti del mercato cinematografico, i cui effetti producono una corelazione diretta tra omologazione delle produzioni e difficoltà di accesso ai circuiti distributivi. C’è un cinema che pulsa, anche fuori da questo mercato: resiste, produce, crea. La Sala cinema di MACAO, il Cinemacello, non sarà quindi, soltanto, un luogo di fruizione: vuole essere uno spazio di attivazione del possibile, di esplosione del desiderio, il quale - distribuendo produzioni altrimenti lontane dal mercato per soggetto, poetica o formato (siano esse cinematografiche, documentaristiche, di videoarte, animazione, fuori formato), possa sostenerne la produzione, superando anche i vincoli e le barriere all’accesso prodotte dal sistema di protezione dei diritti d’autore come attualmente normato. La prima proiezione della sala sarà quella di Open, film collettivo girato da MACAO nel gennaio 2013, espressione artistica delle pratiche politiche di attivismo e partecipazione: la regia è collettiva, il soggetto polifonico, i ruoli classici del set disciolti e mescolati.
PROGRAMMA
VENERDÌ 13: H. 22.30: ARound, a live film Assemble Regia di Gabriele Cipolla | Produzione Icaro Platform Con Alberto Boccardi (effects + analog synth) | Luca Rampinini (sax) Maurizio Abate (guitar + effects) | Luca Sigurtà (tapes +electronics) Flusso di coscienza corale, dove la realtà quotidiana si scompone e fluttua all’interno di otto storie, in un solo giorno. Foto di gruppo ritrovata per caso, nella quale i personaggi sconosciuti si animano e ricompongono le strade che li hanno portati nell’inquadratura. Film intimo che attraversa le paure e le affronta, nel momento in cui la campana suona e fare un passo in avanti diventa inevitabile. SABATO 14: 17.00: “Tutto è soggettiva” Tavola rotonda a partire dalle pratiche sperimentate da Macao nell’ambito della produzione e distribuzione cinematografica (costruzione sala cinema, produzione di Open, ipotesi di creazione di un Consorzio di sale cinematografiche indipendenti - CSCI, su tutto il territorio nazionale), questo momento è l’avvio di un dialogo aperto, sui temi della distribuzione e della produzione audiovisiva: quali sono le logiche politiche, economiche e culturali che limitano l’incontro tra le produzioni indipendenti ed il pubblico? Che ruolo hanno le modalità di tutela del diritto d’autore? Quale lo spostamento delle risorse economiche su altri settori della cultura (in particolare a Milano)? Quale la concetrazione degli investimentisu un numero limitato di produzioni? Cercando gli spiragli per disinnescare questi dispositivi. Saranno presenti MACAO | Teatro Valle Occupato | Ex Asilo Filangieri La Balena | Luca Bigazzi (Direttore della fotografia) Gianfilippo Pedote (Produttore) | Alina Marazzi (Regista) | Antonio Bocola (Regista, filmaker) | Gabriella Manfrè (Produttrice) | Antonio Sancassani (CInema Mexico) | Luciano D’Onofrio (Filmaker) | Paola Corti (Cinema Beltrade Barzandhippo) | Francesco Cannito (Regista, filmaker) | Distribuzioni dal Basso | Cecinepas | Paolo Vari (Regista) 19.30: Aperitivo 21.00: Presentazione Open - Il film collettivo, proiezioni nella sala cinema OPEN è la prima produzione cinematografica di Macao, nasce e cresce col desiderio di trovare le forme per rendere vive le pratiche artistiche e politiche che ispirano l’esistenza di MACAO. La cifra essenziale di OPEN è infatti quella dell’attivismo e della partecipazione: la regia è collettiva, il soggetto polifonico e non predeterminato, i ruoli classici (prima, durante e dopo il set) disciolti e mescolati. OPEN è stato girato a MACAO, nel gennaio 2013. 23.00: Concerto 2Pigeons A seguire: Dj set Davide Facchini e maratona proiezioni in sala cinema
DOMENICA 15: 14.00: “Il rifugio” Documentario di Francesco Cannito e Luca Cusani, 2012 Presenta Francesco Cannito Nel giungo 2011, 116 profughi, provenienti dalla Libia, sono stati trasferiti in un albergo disabitato sulle Alpi, a 1800 metri. Per mesi hanno vissuto in completo isolamento nell’attesa che venisse riconosciuto il loro status di rifugiati. Il documentario, intitolato Il rifugio di Francesco Cannito e Luca Cusani, racconta la loro vita sospesa tra sogni e aspettative deluse. 16.00: “La prima scuola” | “LapaTV” A cura di Zalab, presenta Andrea Segre “La prima scuola” e “Lapa TV” sono progetti di Zalab dedicati all’infanzia. “La prima scuola” nasce nel percorso di costruzione del film “La prima Neve”, di Andrea Segre. L’idea alla base del progetto è semplice: in un periodo di crescenti tagli alla scuola pubblica, Zalab ha lanciato una raccolta fondi per trovare le risorse necessarie a finanziare numerosi progetti in più città e paesi possibili: laboratori artistici di video, teatro, cinema, musica e altri linguaggi capaci di accompagnare e arricchire l’offerta formativa delle scuole. “Lapa TV” è invece un progetto di formazione ai mestieri del cinema per le scuole elementari e medie delle Isole Eolie durante i mesi invernali, in particolare Stromboli, Salina, Filicudi e Alicudi. Verranno proiettati i video di animazione creati dagli alunni delle classi III, IV e V della scuola primaria di Stromboli. 17.30: “Il Pane a vita” Prima milanese del film di Stefano Collizzolli, 2013 Presenta Andrea Segre A ottobre 2012 chiude, dopo 123 anni, il cotonificio Honegger di Albino, nella media Valle bergamasca, dove il lavoro è una religione. Al cotonificio il posto al telaio si passava di madre in figlia e le neoassunte avevano la certezza di aver trovato “ol pà ‘n véta”, il pane a vita. Seguendo per un inverno la vita quotidiana di tre operaie in cassa integrazione, il film racconta il tramonto, ormai definitivo, di un modello di lavoro e di società e il vuoto che ne segue. Un passaggio che riguarda l’Italia intera, che ha perso un quarto della sua capacità industriale negli ultimi cinque anni. Un passaggio che l’Italia non ha ancora lucidamente affrontato: ora che è finito il pane, come ci reinventiamo la vita? 18.30: Asta di manifesti cinematografici 19.30: “Va pensiero. Storie ambulanti” Prima milanese del film di Dagmawi Yimer, 2013 Presentano Dagmawi Yimer e Mohammed Ba Va’ pensiero racconta il difficile tentativo di tornare a una vita normale da parte di migranti sopravvissuti a gravi episodi di violenza: Mohammed Ba, accoltellato nel centro di Milano da uno sconosciuto, e Mor Sougou
e Cheike Mbengue, gravemente feriti a Firenze il 13 dicembre 2011 in pieno giorno, in occasione dell’eccidio di Piazza Dalmazia. Un racconto sulle emozioni, le paure e i tentativi di rinascita, di chi da un giorno all’altro, senza alcun motivo apparente, scopre di essere vittima di un odio omicida soltanto per il colore della pelle. Il regista Dagmawi Yimer, rifugiato dall’Etiopia, racconta la violenza dal punto di vista di chi l’ha subita. Per fare uscire i migranti dall’anonimato e aiutare l’opinione pubblica a riscoprire l’uomo dietro la vittima. 21.00: “Magog [o epifania del barbagianni]” Film di Luca Ferri, 2011 Presenta Luca Ferri La pianura padana come luogo dell’assurdo. Groviglio incestuoso di stratificazioni architettoniche e fallimenti edilizi. Palme, vuoti urbani, pieni urbani e palme al neon. Piscine montate in cinque giorni. Villaggi neogotici ricostruiti. Villette su villette. Cumuli di ulivi e abusi decorativi. Rivestimenti infiniti su altri materiali di cui ci si vergogna. Pietre applicate e case varicella. Il manifesto esterno di questo consumo è il medesimo capitombolo interno delle sue marionette di carne. Dissensatezze linguistiche e sbaciucchioni al telefono. Infiniti lazzaretti sonori. Parole rubate con un registratore, di nascosto. La mascherata del reale come simulacro di verità, umani e loro manufatti.
L’EX MACELLO Lo spazio dell’Ex Macello ospiterà, durante “Visioni dalla città”, alcune installazioni: DEMOCRACIA SER Y DURAR, 2011 Installazione video | In collaborazione con prometeogallery di Ida Pisani (Milano, Lucca) Il progetto del 2011 dal titolo Ser y Durar, ha come punto di partenza la registrazione di una sessione di parkour all’interno della sezione acattolica del cimitero dell’Almudena a Madrid. Il parkour è una disciplina metropolitana nata in Francia all’inizio degli anni ‘80; consiste nel superare qualsiasi genere di ostacolo all’interno di un percorso adattando il proprio corpo all’ambiente circostante. Per realizzare l’azione sono stati stabiliti un punto di partenza e un punto di arrivo all’interno del cimitero ed è stato chiesto a un gruppo di praticanti della disciplina di coprire il percorso tra i due punti. Dal momento che all’interno del parkour non è ammessa la competizione, i traceurs (coloro che praticano il parkour) si riuniscono lungo il percorso per discutere della tecnica, del tracciato effettuato e delle sue caratteristiche, dal momento che ognuno lo percorre in maniera personale. Ser y durar dal francese Être et durer, è il motto del parkour; esso deriva da una frase usata con la stessa funzione nel Metodo Naturale di Hébert “Être fort pour être utile”, “Essere forti per essere utili”. Nel cimitero sono sepolti, tra gli altri, alcuni presidenti della Prima Repubblica spagnola, leader socialisti e comunisti, filosofi e anche l’artista tedesco Wolf Vostell. Alcune interpretazioni del parkour ne evidenziano una connessione con la psicogeografia situazionista, per la quale il cittadino, invece di essere prigioniero della routine quotidiana, guarda al contesto urbano con un approccio radicalmente nuovo. Il parkour ricrea un’architettura in grado di asservire alle proprie necessità, non si interessa alla sua funzione e al suo contenuto ideologico ma, in una sorta di deriva situazionista, pianifica
qualcosa di nuovo per la città. Da questo punto di vista la disciplina può essere vista come una guerriglia urbana che nel contesto della società dei consumi utilizza una tecnica di origine militare come strumento per la pratica critica urbana. Un altro aspetto importante del parkour è la sua relazione col tempo. Il traceur infatti nega la visione storica della città, partendo da una memoria quotidiana, elaborata a partire dal proprio percorso. L’intenzione degli artisti è di attivare una sorta di monumento in negativo – a causa del suo carattere effimero – in cui vengono presentati contemporaneamente una pratica critica della cultura urbana e la memoria di coloro che, all’interno di eserciti, organizzazioni sociali e politiche, aspirarono a un’utopia. Siamo messi di fronte a una scansione psicogeografica dello spazio in questione, che stabilisce una tensione tra la mobilità della pratica del parkour e l’immobolità della necropoli, i sogni di progresso sociale di cui rimane traccia nelle lapidi e una pratica popolare contemporanea che nulla ha a che vedere con i tempi di una rivoluzione rimasta incompiuta. Il progetto fa parte di una trilogia incentrata sulla città di Madrid in cui sono messi in relazione luoghi di importanza sociale, simbolica e storica con la cultura contemporanea. NOWHERE Installazione sight specific, MACAO e Kings Facciata Ex Macello La collaborazione tra MACAO ed il collettivo dei Kings, avviata con l’installazione dell’opera New Museum nel novembre del 2012, continua attraverso la coprudizione di una nuova opera, che verrà installata per l’inaugurazione dei cinema. La scritta “Nowhere”, che verrà posizionata sulla facciata di MACAO, gioca sul doppio significato ossimorico, che deriva dalle due possibilità di lettura della scritta: nowhere (nessun luogo) o now here (qui ed ora). La locuzione rappresenta il legame di MACAO con lo spazio in cui prende forma: MACAO è qui ed ora nell’Ex Macello di Viale Molise, ma è anche e contemporaneamente al di là ed oltre il luogo fisico in cui si realizza concretamente. IL CINEMA ATTRAVERSO LO SPAZIO Installazioni video realizzate e curate da MACAO Il mito è fuori dal tempo Proiezione a 4 canali su monitor Montaggio dell’identità collettiva di un artista Performance di montaggio collettivo 80 e 90 - Piccolo viaggio attraverso manifesti cinematografici di film italiani Esposizione ed asta di manifesti cinematografici NB Proiezione di diapositive AMATORIALE Proiezione su schermo
CINEMACELLO DEL CINEMA NON SI BUTTA NIENTE La Sala cinema di MACAO, il Cinemacello, è una sperimentazione politica ed artistica, pratica di lotta, spazio fisico nel quale mettere in discussione le regole della produzione e della distribuzione cinematografica. Nasce come tentativo concreto di scardinare i meccanismi dominanti del mercato cinematografico, i cui effetti producono una corelazione diretta tra omologazione delle produzioni e difficoltà di accesso ai circuiti distributivi. C’è un cinema che pulsa, anche fuori da questo mercato: resiste, produce, crea. La Sala cinema di MACAO non sarà quindi soltanto un luogo di fruizione: vuole essere uno spazio di attivazione del possibile, di esplosione del desiderio, il quale, distribuendo pruduzioni altrimenti lontane dal mercato per soggetto, poetica o formato possa sostenerne la produzione, superando anche i vincoli e le barriere all’accesso prodotte dal sistema di protezione dei diritti d’autore come attualmente normato. Le distribuzioni del Cinemacello accoglieranno produzioni di diversa natura: Prodotti cinematografici, documentari o animazioni non distribuiti poiché difformi rispetto alle produzioni che approdano usualmente nelle sale cinematografiche Videoarte, prodotti distribuiti e visibili solitamente in spazi specializzati e settoriali. Queste produzioni verranno inserite in un archivio aperto al pubblico, che MACAO intende realizzare negli spazi dell’Ex Macello Co-produzioni realizzate con MACAO Rassegne o altre programmazioni, organizzate da realtà diverse da MACAO, che utilizzano la sala in continuità con le sue finalità e coi suoi intenti Proporre il potenziamento dei circuiti di distribuzione come strumento per sostenere le produzioni audiovisive, significa mettere in moto un circuito economico che redistribuisca reddito, in un settore sempre più caratterizzato dall’autoproduzione, dall’investimento individuale, dall’autosfruttamento o da condizioni di precariato ed insicurezza. Per questo, vorremmo retribuire le produzioni ed il personale che opererà per il funzionamento della sala, mantenendo accessibile la fruizione delle opere, contenendo il costo degli ingressi. Una strada che verrà praticata per liberare economie sarà quella di distribuire produzioni in creative commons o altra licenza che non richieda la registrazione alla SIAE, istituzione che riteniamo non tanto volta a tutelare il diritto d’autore, quanto a controllare e tassare la produzione creativa.
LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE A COSA SERVE? Il cinema non serve a niente; come a dire, con la cultura non si mangia. La retorica del tempo di crisi ci propone di misurare ogni cosa con una sola grandezza: quella di una economia pret a porter, miope nel suo dover essere immediatamente redditizia. E' in questo paradigma che la politica propone soluzioni definitive come la svendita del patrimonio culturale; è in questa logica che si giustificano i tagli alla cultura, all'istruzione, alla ricerca - in breve, a tutto quanto è immateriale e richiede investimenti a lungo termine. La diminuzione delle risorse per le produzioni artistiche, che colpisce anche il cinema, ha come contrappeso una sorta di "produzione sempre più unica", culturalmente egemonica. A cosa serve, in fin dei conti, un immaginario e un'estetica molteplice, plurale, capace (anche) di raccontare un dissenso o di esprimere un conflitto, capace (anche) di provocare, capace (anche) di raccontare altre storie, capace (anche) di amplificare gli immaginari, capace (anche) di esplorare contraddizioni, ... CHI LO FA? Come ci sono i b movie, nel cinema ci sono anche professioni di testa e professionisti di coda. Da wikipedia: "I titoli di testa introducono un film, indicando i nomi del cast tecnico e artistico. Durante la breve sequenza si citano le persone che più hanno collaborato allo sviluppo dell'opera (regista, sceneggiatore, produttori, interpreti). Al contrario, nei titoli di coda, inseriti appunto a fine film, vengono indicati tutti i singoli partecipanti alla produzione, e non più solo i principali autori". Nella coda finiscono, si sa, invisibili e lontani dai red carpet, operatori senza i quali qualsiasi produzione sarebbe impossibile. Come è complesso rispondere al perché abbiamo bisogno di star, VIP e celebrità, allo stesso modo non è semplice trovare il collegamento tra questa invisibilità e le condizioni di precariato e insicurezza in cui finiscono sempre più spesso per lavorare i professionisti dei titoli di coda. Se tutti contribuiscono al valore culturale dell'opera, non a tutti, dunque, è dato questo riconoscimento; ancor meno, tra tutti è distribuito il valore economico che quell'opera crea. DOV'E'? Non certo dietro una saracinesca chiusa, difficilmente in un centro commerciale, nei pop corn o tra un panino da mac donald ed una birra, non sempre e non solo sul divano guardando la TV come passatempo uniforme sempre più uguale a sé stesso, un panettone dopo l'altro. Saracinesche chiuse delle sale cinematografiche di Milano, se ne contano tante. Il cinema è sempre più periferico, conficcato in mezzo agli spazi dello shopping, sistemato agli angoli della città, come se non ne facesse parte, come se ne fosse un corpo estraneo, non ne valorizzasse il tessuto culturale e sociale; come se non potesse persino contribuire al suo valore economico. Oppure il cinema è al centro nei suoi grandi eventi, nei festival, anch'essi isolati, cittadelle nelle città, presenti ma altrove. Oppure il cinema è in casa, chiusi, tra le nostre quattro mura. Oppure?
A COSA SERVE Perché se abbiamo bisogno di bellezza, di emozioni, di idee, di critica, di espressione, di superamento di noi, di esplorazione, … abbiamo bisogno di forme e luoghi per raccontarci o per specchiarci. Il cinema, il linguaggio audiovisivo, ha per vocazione un orizzonte immaginifico sovraindividuale, condiviso. Se la creazione è un atto originale e solitario, il prodotto creato diviene un oggetto sociale, che appartiene a tutti. Che sia il racconto della realtà o un suo superamento, da qualche parte sappiamo che c’è una verità che si esprime, una suggestione che siamo liberi di raccogliere, un momento in cui le immagini ci parlano, si rivolgono a noi, si avvicinano. Il simbolo, l’immaginario, il sogno, il dissenso, la critica, tutto ciò che è evocativo ed immateriale ha una consistenza viva, può produrre un valore reale, diventare economia culturale, permettere alle persone di vivere delle proprie passioni; e a chi ne gode, di continuare a desiderarne. CHI LO FA OPEN è la prima produzione cinematografica di Macao, nata e cresciuta col desiderio di trovare le forme per rendere vive le pratiche artistiche e politiche che ispirano l’esistenza di MACAO. La cifra essenziale di OPEN è infatti quella dell’attivismo e della partecipazione: la regia è collettiva, il soggetto polifonico, lo spazio scenico abitato e attraversato dai corpi dei cittadini, i ruoli classici del set disciolti e mescolati, le riprese aperte e lo sguardo liberato. OPEN è uno spazio senza limiti: gli artisti, i performer, gli appassionati e tutte le persone incuriosite da questa sperimentazione hanno partecipato alla realizzazione del film, esprimendo liberamente idee ed emozioni all’interno di una scena corale, epicentro del film – una polifonia per immagini. OPEN è l’affermazione di un modello di produzione cresciuto dentro uno spazio in cui le persone “lo fanno”. DOV’E’ L’idea di dare vita ad una sala cinema a M^C^O diventa sogno possibile attraverso un dono inaspettato: ci vengono regalate le poltrone del Maestoso, tra le più comode della città, inutilizzate dopo la chiusura della sala. E come dando forma ad un passaggio, dal cinema di quartiere, queste poltrone diventano il cuore del Cinemacello: uno spazio che vorremmo essere tra i nodi di una rete in cui sia possibile dare visibilità a prodotti audiovisivi che spesso non riescono ad accedere ai percorsi tradizionali di distribuzione. La sala sarà una vetrina per gli autori che investono sulle proprie opere, molto spesso autofinanziandole e autoproducendole; un modo per proporre prodotti “diversi” per soggetto, poetica e formato da quelli solitamente accessibili sul mercato, rispondendo alle richieste di un pubblico attento, in ricerca, curioso. Il Cinemacello è la distribuzione liberata che sostiene la produzione libera.
CALL PUBBLICA: MANDA IL TUO VIDEO DA PROIETTARE DURANTE L'INAUGURAZIONE DELLA SALA CINEMA A MACAO ci sarà una sala cinema senza centro commerciale intorno. Un luogo dove potrete proiettare i vostri lavori o vedere quel film che nessuno ha distribuito. Sentirvi al cinema, ma anche a casa. Un posto che vi farà pensare che quel progetto che avete in mente forse potreste girarlo davvero. Uno spazio fisico nel quale dare vita a nuovi modelli di distribuzione e di produzione audiovisiva e cinematografica. Mandaci il tuo video da proiettare pubblicamente per l’inaugurazione della sala! Soggetto e formato (animazione, videoarte, fiction, documentario, videoclip,...) sono liberi. Vi chiediamo produzioni di massimo 20 minuti, H264 (quicktime movie), con una breve intro testuale di presentazione. Inviare entro il 12 dicembre, con wetransfert a info@macao.mi.it.
COMING SOON: LA RETE DELLE SALE CINEMATOGRAFICHE LIBERATE E se il Cinemacello non fosse l’unica sala cinematografica nel suo genere? Se in Italia ci fossero più punti di distribuzione delle stesse opere? La rete degli spazi occupati per l’arte e la cultura in Italia sta promuovendo la costruzione di sale cinematografiche liberate in molte città, a partire da Napoli, Roma, Venezia, Catania. M^C^O, insieme a Teatro Valle Occupato (Roma), Cinema Palazzo (Roma), Sale Docs (Venezia), Ex Asilo Filangeri (Napoli), Teatro Coppola Liberato (Catania), sta costruendo una progettualità che intende porre le basi per creare un vero e proprio circuito di distribuzione altro, che amplifichi, tramite un radicamento territoriale più vasto, il valore della sperimentazione che inizierà a Milano. Questo potenziamento ci pare essenziale per costruire una solida alternativa, culturale ed economica, rispetto all’attuale modello di produzione e distribuzione cinematografico. Le linee essenziali del progetto sono in continuità con le riflessioni alla base del Cinemacello: espandere le possibilità di distribuzione per sostenere la produzione, superare i limiti imposti dalla SIAE, differenziare l’offerta culturale dei prodotti audiovisivi. Ne distribuiremo delle belle!
OPEN UN FILM COLLETTIVO NON È DA TUTTI
OPEN è la prima produzione cinematografica di Macao, nata e cresciuta col desiderio di trovare le forme per rendere vive le pratiche artistiche e politiche che ispirano l’esistenza di M^C^O. La cifra essenziale di OPEN è infatti quella dell’attivismo e della partecipazione: la regia è collettiva, il soggetto polifonico, lo spazio scenico abitato e attraversato dai corpi dei cittadini, i ruoli classici del set disciolti e mescolati, le riprese aperte e lo sguardo liberato. OPEN è uno spazio senza limiti: gli artisti, i performer, gli appassionati e tutte le persone incuriosite da questa sperimentazione hanno partecipato alla realizzazione del film, esprimendo liberamente idee ed emozioni all’interno di una scena corale, epicentro del film – una polifonia per immagini. OPEN è la diversità dello sguardo che si confronta e moltiplica su un unico soggetto. Per questo sul set non c’era un regista, ma un regista collettivo formato dalle persone che hanno dato vita al progetto. Per questo, nel momento partecipato del film, le riprese erano aperte e ognugno ha potuto riprendere la scena corale dal suo punto di vista, secondo la tua sensibilità, scegliendo le inquadrature e i dettagli. La prevalenza di queste scelte artistiche (indeterminatezza e polifonia del soggetto, ibridazione dei ruoli, molteplicità dello sguardo) sui contenuti stilistici apre continuamente alla dimensione della possibilità: sempre in divenire, sempre pronta a scardinare un punto di arrivo, contraddittoria, conflittuale e consensuale insieme. Nella costruzione inclusiva del soggetto OPEN è un film politico; esso inoltre deforma alcune caratteristiche dei modelli produttivi tipici del cinema: nasce dal basso e si produce fuori dagli schemi tradizionali, si sviluppa attraverso la relazione per diventare visibile e indipendente. Per questo non ha finanziamenti pubblici o privati, ma il sostegno di professionisti e cittadini che desiderano costruire un cinema diverso. OPEN è un vero esperimento cinematografico e un’occasione unica per lanciare una riflessione importante sulla possibilità di immaginare e sperimentare nuove forme di produzione artistica. OPEN è stato girato a MACAO nel gennaio 2013
MACAO NUOVO CENTRO PER LE ARTI, LA CULTURA E LA RICERCA MACAO nasce all’interno del percorso politico e teorico di un gruppo di persone, i Lavoratori dell’Arte e dello Spettacolo, in dialogo con altre realtà del movimento cittadino e con una rete di soggetti che lotta in tutta Italia per sostanziare l’idea di cultura come bene comune. Dopo mesi di lavoro e riflessione, prende forma in questo gruppo il progetto onirico dell’occupazione di Torre Galfa. Il 5 maggio 2012 centinaia di persone tra lavoratori dello spettacolo, dell’arte, della ricerca e dell’immateriale, si incontrano ed entrano nel grattacielo. L’occupazione della Torre è un segno simbolico: un grattacielo vuoto, inerte, inutile al tessuto sociale, simbolo prepotente delle logiche insensibili della speculazione edilizia viene restituito alla città, riscattato da una moltitudine di cittadini che vogliono dimostrare come si possa immaginare e costruire una capacità cooperante di fare arte, cultura e ricerca. E’ con l’occupazione di Galfa che comincia a prendere forma il Nuovo Centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca: Macao, che diviene il percorso nel quale gli operatori della cultura e della conoscenza comprendono che fare il proprio lavoro, fare arte e cultura, significa ripensare la società intera. Dopo lo sgombero dalla Torre, il 15 maggio, e l’esperienza di Piazza Macao, sempre in Via Galvani, Macao prosegue nello svelamento delle contraddizioni che compongono la città entrando in Palazzo Citterio, un edificio del ’700 abbandonato da 40 anni. Questo palazzo è inserito nel progetto “Grande Brera” che vorrebbe da anni trasformare l’Accademia e la Pinacoteca in un museo stile Louvre all’italiana. Il progetto è sempre fallito, a causa di commissari straordinari che hanno sistematicamente rubato milioni e milioni di euro destinati alla costruzione del museo. L’occupazione dura solo due giorni: tutto l’arco politico e mediatico si schiera contro Macao, il Ministero dei Beni Culturali manda l’esercito per sgomberare il Palazzo. Il giorno dopo lo sgombero da Palazzo Citterio, Macao – invece che spegnersi, si diffonde per la città. In questo nuovo assetto nomade e disperso, durante le assemblee e nei tavoli di lavoro, Macao rafforza la struttura organizzativa interna, riflette sui modelli di produzione e sulle pratiche democratiche interne. Diventa evidente che i concetti stessi di produzione culturale e di lavoro possono essere affermati come un territorio comune costituente, a prescindere dal luogo in cui essi si realizzano nel concreto. Dopo circa un mese di lavoro e di assemblee sparse in diversi luoghi di Milano, il 16 giugno, in seguito ad un attraversamento che tocca molti luoghi simbolo della città, Macao entra nell’Ex Borsa del Macello di V.le Molise, palazzina liberty inutilizzata da anni, ed anch’essa coinvolta in un progetto di riqualificazione mai realizzato, e neppure avviato. In questa nuova occupazione, la composizione di Macao si fa più eterogenea di quella iniziale, ma resta compatta nel desiderio di ridare significato e valore al tempo della propria produzione. La pratica e la riflessione di Macao, sempre aperte al contributo di tutt*, segnano un modello radicale di cittadinanza attiva che si esprime nei tavoli, nelle assemblee, nel lavoro sullo spazio, nella produzione di arte e cultura, nelle relazioni con il movimento, con le istituzioni del sapere e del potere, coi media, con la cittadinanza tutta. E’ a partire da questa radicalità che pretendiamo la legittimazione di modelli orizzontali, permeabili e non verticisti nella gestione dei beni comuni; questa è la forza che immagina forme di produzione in cui il valore generato venga diversamente redistribuito, e che dichiara apertamente una sfida verso le tensioni (finanziarizzazione, biocapitalismo, precarietà,…) che ci attraversano e di cui subiamo la stretta come cittadini, oltre che come operatori della cultura e/o della conoscenza.
LE PIU RECENTI PRODUZIONI DI MACAO FARE TEMPO www.macao.mi.it/diario/fonte/fare-tempo Agire, to act, o il latino agere, o il greco poesis per noi significa mettere i nostri corpi in strada e cercare di cambiare le cose. Ma per fare questo ci siamo accorti che abbiamo la necessità di prenderci un tempo, per ritrovare un linguaggio che ci appartenga. Stiamo cercando il senso, le parole nuove e un modo desiderante nel pronunciarle. Forse ha a che fare con il divenire del Performer, nel senso di saper mostrare l’azione. Non solo agire per trasformare, ma mostrare agli altri che si sta agendo. Fare Tempo è lo spazio in cui invitiamo a Macao artisti, perfomers, attivisti, studiosi, per produrre linguaggio che sappia trasformare la percezione del reale. FARE SPAZIO www.macao.mi.it/diario/fonte/fare-spazio-2 Fare Spazio è un invito rivolto agli spazi e agli artisti che portano il loro lavoro nella città di Milano. Il tentativo è quello di costruire un territorio da condividere al di là di differenze di approccio metodologico organizzativo e artistico. Elemento fondante di questo territorio, di cui Macao offre lo spazio fisico e teorico d’incontro, è l’individuazione di progetti interessanti da un punto di vista tematico e la relazione che questi istituiscono, o possono istituire, con gli spazi che li ospitano. In questo senso Macao si offre come grado zero di questa relazione, si fa potenziale connettore per offrire lo sviluppo di letture possibili di quanto avviene (o no) nel territorio milanese e non solo. Si pone quindi non come spazio “produttivo” nel senso che questa parola assume nel linguaggio dell’organizzazione teatrale, né come sostitutivo o alternativo a qualcuno degli spazi esistenti. Semplicemente vuole essere una “casa” in cui elaborare una possibile lettura di senso del lavoro degli artisti, degli spazi che li ospitano e delle relazioni che si intessono, al di là di ottiche puramente promozionali; a nostro avviso, un anello spesso mancante nel processo di produzione creativa. Macao non ha i classici vincoli di tempistiche e programmazioni che i teatri, per esigenze dettate anche dall’esterno, devono osservare; ha il vantaggio, nel bene e nel male, di non essere luogo di produzione e/o promozione quali comunemente si intendono; ha dunque la possibilità di farsi luogo, fisico e teorico, di protezione. D’altra parte queste stesse caratteristiche impongono altri vincoli: sul piano organizzativo, tempistiche e modalità di realizzazione che non possono e non vogliono essere quelle dettate dal mercato; sul piano dei contenuti, necessità di aderenza delle tematiche sviluppate alla peculiarità di essere spazio in una maniera particolare. Esso è quindi atto ad essere attraversato da altri soggetti e da altri spazi con modalità e tempi da valutare di volta in volta, in base alle caratteristiche dei progetti e all’interesse che, in un dato momento, questi possono suscitare in un territorio singolare come Macao. Intendiamo far emergere, dove necessario, nodi e conflitti perché il confronto sia realmente costruttivo e non si trasformi in una vetrina. DIALOGHI SUL GIORNALISMO www.macao.mi.it/diario/fonte/dialoghi-sul-giornalismo Cinque giornate di riflessione sullo stare nel mezzo, tra la notizia e il pubblico, all’epoca della multimedialità e del giornalismo dal basso.
Cinque incontri, dalla metà di ottobre in poi, per riflettere sui nuovi orizzonti dell’informazione e del giornalismo. Cinque temi discussi in un dialogo aperto, tra professionisti del settore, studiosi, cittadini. KRISIS www.macao.mi.it/diario/fonte/krisis-workshop Krisis è un progetto fotografico collaborativo nato su iniziativa di Macao e Milano Città Aperta. E’ la prima mostra fotografica prodotta da Macao. Questo progetto ha visto riunirsi settimanalmente per 7 mesi un gruppo di fotografi che uniti da un tema comune hanno lavorato secondo una nuova logica di condivisione e collaborazione creativa e produttiva. Krisis, in omaggio all’etimologia del suo nome, ha tentato di dare forma a un concetto che riunisce il trauma e la terapia, il problema e la soluzione, il momento di passaggio che coincide con un cambiamento individuale e collettivo. Il workshop si è svolto secondo una logica orizzontale di partecipazione, aliena dal rapporto gerarchico tra docente ed allievo, e ha prodotto sei lavori fotografici indipendenti ma interconnessi, frutto del gusto personale di ciascuno e del confronto collettivo. Krisis ha finalizzato la collaborazione con MilanoCittàAperta, con la pubblicazione dei lavori nella issue # 16 www.miciap.com. IN[EDITO] - FESTIVAL DENTRO L’EDITORIA www.macao.mi.it/diario/fonte/festival-editoria-indipendente Ciò che ci ha interessato sin dall’inizio non era l’idea di creare uno spazio espositivo per le case editrici indipendenti, ma di riflettere sulle relazioni tra tutti soggetti della filiera editoriale, in connessione con alcune delle trasformazioni che riguardano il mondo del libro, ma che rispecchiano altri e più trasversali cambiamenti. Abbiamo dato concretezza a questo desiderio organizzando una tre giorni all’interno della quale, accanto agli stand espositivi di oltre 20 case editrici, si alternereanno presentazioni di libri, mostre, reading musicali, workshop e dibattiti. Questi ultimi — sotto forma di tavole rotonde — saranno il cuore del festival e affronteranno i temi che ci sono sembrati centrali nell’articolare un discorso sull’editoria che mettesse in dialogo non solo gli addetti ai lavori, ma coinvolgesse anche con tutti coloro che, di libri, si interessano per passione. Parleremo del rapporto tra editoria e tecnologia, in relazione ai nuovi strumenti che stanno prendendo piede sul mercato e nella nostra vita quotidiana (ebook, kindle, vendita online,…); delle forme di lavoro nel mercato dell’editoria, svelando le ombre di un mondo sconosciuto a tanti lettori; ed infine, discuteremo del mestiere dell’editore: di come e quale impatto abbiano le scelte editoriali sull’offerta culturale e sulla creazione di immaginari, e di come la passione per le idee possa declinarsi per non cedere il campo alle logiche stringenti del mercato. OCCUPARE IL CONFLITTO www.macao.mi.it/diario/fonte/occupare-il-conflitto Eccoci, finalmente. Ci siamo sempre state, ma da un po’ è cambiata la mia percezione di voi, di noi, all’interno di un percorso che costruiamo insieme da un anno: Macao.
Un fatto ha lasciato esplodere la ricerca di un tempo diverso, nel quale è comparsa una nuova ri-conoscenza l’una dell’altra; o meglio, è stata la nostra reazione forte e scomposta alla violenza sessista e alle sue forme tacite o esplicite, a farlo. Improvvisamente si è smascherata la nostra ingenuità: pensavamo davvero che certe violenze non avessero accesso a Macao? Al contrario, abbiamo riscoperto che non esiste luogo dove l’ordine sociale non si esprima nella sua pervasività, dove i corpi non siano disciplinati e trasfigurati dai codici della cultura, che non esiste un ‘fuori da’; eppure, prima non ne avevamo mai parlato. Svelare cose che lo sapevo ma… è faticoso, le parole si sporgono dalla nostra soggettività e si fanno comuni e tangibili, tramite l’evidenza dei nostri corpi. Questo ci trasforma. Stare in relazione e fare politica acquisiscono un senso più radicale, si avvicinano ad un luogo profondo in cui l’immaginazione di pratiche diverse diventa necessaria. Tempo fa, alcuni amici russi raccontavano il senso dei tuffi nelle acque gelate. ”C’è un momento” – dicevano – “dove il corpo acquista nel dolore percezione di sé”. Lontane da una deriva masochistica, assomiglia al motivo per cui ora convergiamo verso una pratica che brucia: c’è una forza che ci rigenera. Siamo consapevoli che non vogliamo parlare di violenza carnale né fare di noi la categoria delle vittime; vogliamo parlare di sessismo e machismo. Non vogliamo parlare di sessi indistintamente; vogliamo parlare di differenza, di eccedenze impossibili da neutralizzare. Non vogliamo parlare di un desiderio astratto; vogliamo svelare desideri individuali e provare a leggere quelli collettivi. Non vogliamo tacere ciò che lo spirito del capitalismo agisce sui nostri tempi di vita e sui nostri corpi; vogliamo mostrare come siamo e come viviamo. Non vogliamo parlare di stereotipi, i ruoli non sono maschere che si possano cancellare facilmente; vogliamo capire cosa è stato naturalizzato sui corpi, secolo dopo secolo, ancor prima di ciò che è inscritto sulle nostre vite dalla realtà che viviamo. Non vogliamo illuderci che ci siano luoghi diversi, liberati dai rapporti di dominio, né nelle nostre relazioni personali, né nelle lotte che ci uniscono. Non vogliamo tacere un conflitto che si rinnova: riconoscere apertamente la sua (im)mutabilità è radicale. Così ci prendiamo il tempo per discutere e fare, per quello che non vogliamo e per quello che siamo e che vogliamo. FUORISALONE.ES www.macao.mi.it/progetti/fuorisalone-es L’inconscio collettivo di un grande evento www.fuorisalone.es rappresenta lo svelamento del lato inconscio del fuorisalone, di ciò che non è dichiarato e non è immediatamente visibile, di un non detto che racchiude l’anima di questo evento.
MACAO NUOVO CENTRO PER L’ARTE LA CULTURA E LA RICERCA V.LE MOLISE 68, MILANO COME ARRIVARE PASSANTE FERROVIARIO | FERMATA PORTA VITTORIA BUS 90 91 93 66 TRAM 12 CONTATTI WWW,MACAO.MI.IT WWW.FACEBOOK.COM/MACAOPAGINA @MACAOTWIT INFO@MACAO.MI.IT UFFICIOSTAMPA@MACAO.MI.IT