Leggere ad alta Voce

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Tirocinio Indiretto gruppo 1

Leggere una storia Tutor Universitario Liboria Pantaleo


7° incontro


Leggi e cresci, cresci e leggi Non fermarti, se ci riesci Più tu cresci e più tu leggi Più tu leggi e più tu cresci All’inizio sembra un gioco Ogni libro fai un salto Poi ti accorgi poco a poco Che ogni volta sei più alto Ogni riga cresci un pelo Ogni anno cresci un metro Sempre più vicino al cielo E non puoi tornare indietro.

Bruno Tognolini


Leggere è un’attivitĂ del tutto innaturale, onerosa dal punto di vista sia fisico (la nostra vista non è fatta per stare a lungo focalizzata su una pagina o uno schermo) sia mentale.

Decodificare una stringa di testo impegna diverse aree cerebrali in vorticose operazioni di riconoscimento dei segni, conversione di quei segni in suoni, ricordo delle parole che a quei suoni corrispondono, e interpretazione.


Nonostante l’oggettiva fatica della lettura, molte persone, non rinunciano al piacere, al conforto e all’avventura di leggere … Ma se così non fosse? La soluzione brillante è stimolare, suscitare il piacere della lettura sganciandolo dalla fatica del leggere: questo modo è

LA LETTURA AD ALTA VOCE.


La lettura ad alta voce conquistare i non lettori, incoraggiare i lettori deboli. È un’arte intima permette di condividere l’emozione speciale di un libro. Ed è il modo migliore per avvicinare i bambini ai libri:  per ampliare il loro vocabolario;  per migliorare la loro competenza emotiva;  per entrare in relazione con loro;  per farne dei lettori.


Dieci parti del corpo da cui parte una lettura ad alta voce (da «A SCUOLA SI LEGGE AD ALTA VOCE» di Beniamino Sidoti in La Vita scolastica, pubblicato su www.ascuolasilegge.it il 24/9/2015)

1. Occhi La lettura ad alta voce parte dallo sguardo: gli occhi abbracciano non solo il testo e il libro, ma anche il gruppo cui si legge. La lettura ad alta voce è sempre lettura “con” qualcuno e non “a” qualcuno: se leggendo non stacchiamo gli occhi dal libro, nascondendoci dietro la copertina, creiamo distacco e ci sottraiamo a ciò che stiamo facendo. In un dono, lo sguardo è importante.


2. Voce Dallo sguardo, la lettura passa alla voce: voce che è una parte del corpo, invisibile ma non meno evidente. Ognuno ha la sua voce, e una buona lettura parte da una buona relazione con la propria voce: basta leggere come si è (con la dizione che si ha, con il volume e il tono in cui ci esprimiamo meglio). Quando non ci preoccupiamo della nostra voce, riusciamo a seguire meglio la storia – la nostra voce si presta a quella dell’autore, e la segue, senza sforzarsi. Si fa alta e bassa, lenta e veloce, seguendo il ritmo del libro e quello del gruppo. La nostra è una voce in prestito.


3. Orecchio Leggendo, seguiamo due ritmi: il ritmo del libro e quello del gruppo. Prima di leggere in classe è utile aver letto ad alta voce quel brano, quella storia, quel libro… per coglierne la voce, il ritmo interno, i cambi di ritmo. Quando leggiamo ad alta voce, non ascoltiamo noi stessi ma il libro, e lo restituiamo insieme a quella fascinazione che avremo provato durante la prima lettura. Leggendo riproponiamo un ascolto, e l’ascolto è contagioso.


4. Cuore Dentro di noi risuona un altro organo del ritmo, il cuore: quando non leggiamo solo con la testa, il cuore rimane vigile e ci suggerisce le pause che permettono di sentire le emozioni di una storia, le incertezze, i timori, le speranze. Se il cuore accelera, rallentiamo il ritmo della storia.


5. Polmoni La voce è fatta di fiato, dei respiri che prendiamo e dell’aria che espiriamo facendo vibrare le corde vocali. Una buona lettura ad alta voce non corre alla fine, ma prende respiri, perché con essi cambia il battito del cuore. Quando stiamo più attenti alla nostra respirazione, suggeriamo uno stato d’animo, una disposizione: il gruppo si affiata, e si guadagna un unico respiro.


6. Sedere Quando leggiamo prendiamo una postura rilassata, aperta all’incontro: non stiamo recitando, non siamo in piedi – è la storia che ci trasformerà, ci farà alzare, ci costringerà a muoversi. A muoversi verso chi ci ascolta, a sottolineare i cambi di ritmo emotivo del testo; a muoversi trasversalmente, seguendo i cambi di scena. Le storie toccano tutto il nostro corpo, anche nei suoi lati più corporei e carnali.


7. Mani Una mano tiene in mano il libro, l’altra è libera: anch’essa dovrebbe seguire la storia, non muoversi nell’aria a casaccio o esprimendo la nostra ansia (“smanacciando”) – la mano nel racconto è capace di rappresentare un’immagine, un cambio di ritmo, di indicare il pubblico, di chiedere un attimo di silenzio o di suggerire che le cose non stanno così. Le nostre mani raccontano.


8. Volto Anche il volto parla, senza che si arrivi a recitare. Il volto interpreta gli spazi bianchi nel testo, la fine di un capitolo, i puntini di sospensione o le esclamazioni, tutto ciò che non è verbale ma è scritto, fa parte del libro. Ce l’abbiamo scritto in faccia.


9. Il corpo del libro Pure il libro ha un corpo: ha un dorso o una costola, un dietro e un fronte, e quando apriamo la copertina si sveglia (sotto la copertina, il libro è letto). Dentro, le lettere hanno un carattere (tipografico) e un corpo (una dimensione). Portiamo con noi i libri, mostriamoli, teniamoli in mano, lasciamoli sulla cattedra o sul banco: facciamo vedere come, quando leggiamo una storia, rimangano altri libri, perchĂŠ l’incanto prosegua.


10. I corpi degli altri Leggere ad alta voce parte dal corpo, passa dal corpo, arriva ai corpi: rispettiamo chi ci ascolta, adeguandoci al volume atteso e giusto per il contesto, e (quando necessario, quando adeguato al testo e all’etĂ ) chiedendo di partecipare alla lettura con sospiri, soffi, sbuffi, ritmi e piccoli suoni, con movimenti o spostamenti. Leggere è dar corpo a una storia.


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L. Pantaleo liboria.pantaleo@unifi.it

Credits Immagini tratte da pixabay.com/it


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