Operamagazine Febbraio 2013

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TEATRO ARTE NOUVELLES

CUORE NERO

Fortunato Calvino narra i mille volti... -

“Amore” Malato

la società non è esente da colpe... –

ULTIMA FERMATA: CHI E’ DI SCENA Quando l’amore di una mamma vince

Cuore Nero Fortunato Calvino precursore dei tempi


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editoriale Per parlare d'amore “ruberò ”le parole di Fortunato Calvino perché Queste parole riassumono perfettamente i mille colori dell'amore e il dolore della sua assenza. "...Quello che non sopporto è che tu mi manchi sempre, sempre più nonostante passi il tempo tu mi manchi. Come dolore sordo che convive con me notte e giorno e all'improvviso mi afferra e mi trascina con se. Quello che non accetto è che non ti possa vedere; parlarti e sorridere con te delle cose sciocche della vita. Quello che non sopporto è questo cuore gonfio di lacrime checelo agli occhi di chi di noi non sa..." SOMMARIO

4 Cuore Nero di Eleonora De Martino 8 Amore “Malato ” di Eleonora De Martino 12 Ultima fermata: chi è di scena di Eleonora De Martino 14 Clochard morto davanti al San Carlo di Eleonora De Martino

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Fortunato Calvino narra i mille volti dell’amore e delle donne “Cuore Nero� l'amore che sbaraglia il pregiudizio di Eleonora De Martino 4 | Operamagazine | Febbraio 2013


Fortunato Calvino è un sapiente drammaturgo partenopeo tra i maggiori esponenti del teatro d'autore che da sempre affronta temi di interesse sociale. La sua drammaturgia è una critica alla cultura napoletana. Calvino è un ponte fra la drammaturgia contemporanea e quella del '900 poiché ne esprime la sua evoluzione. Le sue Opere sono viscerali, intense, ricche di colori e contrasti, la sua scrittura è in netta contrapposizione alla cristallizzazione borghese che De Filippo ha fatto di certe maschere napoletane. Nella sua drammaturgia traspare un amore per la propria terra che va al di là delle sue mille contraddizioni. La sua penna cruda e asciutta, nonostante tutte le asprezze, è piena sentimento,sa come riempire il cuore dei suoi lettori con pensieri mai banali, racconta la complessità delle situazioni umane, porta i suoi lettori nella viscere di questa terra dove la vita è passione e sofferenza. L'autore attraverso il respiro della sua Arte si oppone alla violenza nonostante la disveli in tutta la sua crudezza in testi come “Ordinaria Violenza” si oppone alla sopraffazione e rimarca la pericolosità degli stereotipi attraverso la sua scrittura ha creato mille donne ha raccontato così 5 | Operamagazine | Febbraio 2013

le storie di Rosa, Bianca, Nunzia, Adelaide, Gilda, Carmela, Brigida, Sofia, Costanza, Sonia, Sara, donne forti e fragili, imperiose e vittime dense di dolore e mortificazione, che vivano quotidianamente nel disagio e nella sopraffazione lo caratterizza da sempre una ricerca nell’universo femminile,che mette al centro la dignità e la sensibilità, e tratta con rispetto alcuni aspetti dolorosi del vivere come la solitudine, l'incomunicabilità, l'emarginazione e la deriva sociale senza mai cadere nel pietismo perciò Calvino un eccelso autore di Teatro Civile; ; l'onestà intellettuale che lo contraddistingue gli permette di fondere


la propria identità con quella del popolo, poiché egli si pone il problema di elaborare sentimenti universali dandone una chiave di lettura poliedrica. Una piccola curiosità, la giornata di Calvino scorre veloce, chiuso in casa incomincia a scrivere in tarda mattinata e andando avanti per tutto il pomeriggio, mai di sera. Poi lascia tutto nel cassetto per un po’ di tempo e crea una distanza che mi impedisca di innamorarmi di quello che scrivo. Per avere la forza di riscrivere o tagliare senza rimpianti”. che mi ha fatto avere soddisfazioni, mi ha fatto percorrere una strada autonoma osserva per la strada, dalla folla che l’attraversa, “perché un orecchio attento coglie una frase, e da questa nasce una storia”. Il posto che ama di più per ascoltare i suoi personaggi a venire? 6 | Operamagazine | Febbraio 2013

“La sala d’attesa del mio medico, dove ognuno sente il dovere o il piacere di raccontarsi, e l’autobus che va al cimitero, dove ci si ritrova la domenica di buon mattino, un altro mondo di storie da cui ricevo insegnamenti e consigli”.C'è un sottile filo che lega “Ordinaria Violenza”e “Cuore Nero”entrambi narrano due spetti dell'amore l'assenza di esso e la sua accoglienza. La bellezza di “Cuore Nero” sta nel fatto che va oltre i cliché rompendo con tutti i preconcetti del ben pensare comune. In questo racconto si intrecciano le vite di “vinti”, Tommaso (Ivano Schiavi) che a mio parere è un personaggio ruvido ma passionale e che racchiude perfettamente le caratteristiche di scrittura


di questo autore, Pietro ( Pietro Juliano ), Anna ‘a Rossa ( Laura Borrelli ) figura femminile intensa e dolente, carica di passione che è una prostituta minacciata di morte dalle donne del paese e dalla fidanzata di Rino ( Angelo Borruto ). Tommaso e Pietro sono affiliati a un boss che commissiona loro omicidi e rapine, i due trascorreranno gran parte del loro tempo in una chiesa sconsacrata dove Anna lavora e dove Pietro s'innamora di Anna tanto da chiederle di fuggire con lui a Milano e di abbandonare quel mondo logoro. 'A Rossa percepisce l'amore contro cui Tommaso lotta, legge nei suoi occhi la passione per Pietro; la loro vita è scandita dalla violenza fino a quando questo sentimento soffocato viene accolto prima dell'incombere della fine. L'amore vince sulla barbarie e diviene sussurro, l'omosessualità rimane ai margini del testo mettendo in primo piano il sentimento. Questa piéce nello scorso Novembre ha inaugurato la rassegna "Illecite visioni" al Teatro Filodrammatici di Milano, ed ha avuto un grande successo a dimostrazione del fatto che quando il Teatro è vero, suscita emozione e non vi è alcun limite linguistico. Ivano Schiavi, volto 7 | Operamagazine | Febbraio 2013

storico del cast mi ha detto:“ E' uno spettacolo che nel corso degli anni, ha assunto mille sfumature diverse ed è ricco di chiaroscuri. Quando Fortunato mi ha proposto questo testo io mi sono sentito più vicino al personaggio di Tommaso, la forza di “Cuore Nero” sta nella sua scrittura” D: “Io trovo sia coraggioso affrontare tematiche come queste, ma non si rischia un etichettamento? R: “Si, indubbiamente questo rischio c'è ma per me il teatro deve essere vero e questo lo è... se riesce anche solo un minimo ad suscitare un sentimento autentico o una riflessione”. D: Perché sei molto legato al testo? R: “Ci sono molti motivi, uno di questi è che ho vinto 2009 il premio Girulà come miglior attore giovane”. Incontrare Fortunato è stata un'emozione, un regalo bello mi auguro di cuore che questo testo poetico arrivi anche nei nostri teatri toscani. Alcuni premi ricevuti da questo autore: Cravattari:Premio Giuseppe Fava 1995 Maddalena: Premio Enrico Maria Salerno 1996 Premio Speciale Giancarlo Siani 1997 Premio Teatri della Diversità 2001 Cuore Nero:Premio Calcante (Premio Girulà SIAD)2009 Eleonora De Martino


“Amore� Malato

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La società non è esente da colpe...il 60% delle vittime di femminicidio aveva già denunciato episodi di violenza o di maltrattamento. Quando si parla di femminicidio, si parla di tutto questo: di donne e uomini coraggiosi e la denuncia di una cultura che odia le donne e di una politica inerte, inadeguata nelle reazioni. Questo neologismo è salito alla ribalta delle cronache internazionali grazie al film Bordertown, in cui si racconta dei fatti di Ciudad Juarez, città al confine tra Messico e Stati Uniti, dove dal 1992 più di 4.500 giovani donne sono scomparse e più di 650 stuprate, torturate e poi uccise ed abbandonate ai margini del deserto, il tutto nel disinteresse delle Istituzioni, con complicità tra politica e forze dell’ordine Oggi sembra quasi una banalità ripetere i dati dell’OMS: la prima causa di uccisione nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni. L’attuale situazione politica ed economica dell’Italia non puo’ essere utilizzata come giustificazione per la diminuzione di attenzione e risorse dedicate alla lotta contro tutte le manifestazioni della violenza su donne e bambine in questo Paese 9 | Operamagazine | Febbraio 2013

Negli anni Novanta il dato non era noto, e quando alcune criminologhe femministe verificarono questa triste realtà, decisero di “nominarla”. Fu una scelta politica:la categoria criminologica del femminicidio introduceva un’ottica di genere nello studio di crimini “neutri” e consentiva di rendere visibile il fenomeno, spiegarlo, potenziare l’efficacia delle risposte punitive. Dietro questa parola c’è una storia lunga più di venti anni, una storia in cui le protagoniste sono le donne, e ne escono vincitrici. Il termine “femminicidio” nacque per indicare gli omicidi della donna “in quanto donna”, ovvero gli omicidi basati sul genere, ovvero la maggior parte degli omicidi di donne e bambine. Non parlo soltanto degli omicidi di donne commessi da parte di partner o ex partner, ma anche delle ragazze uccise dai padri perché rifiutano il matrimonio che viene loro imposto o il controllo ossessivo sulle loro vite, sulle loro scelte sessuali, e stiamo parlando pure delle donne uccise dall’AIDS, contratto dai partner sieropositivi che per anni hanno intrattenuto con loro rapporti non protetti tacendo la propria sieropositività, delle prostitute contagiate di AIDS o ammazzate dai clienti, delle giovani uccise perché lesbiche Che cosa accomuna tutte queste donne?il fatto di essere state uccis “in quanto donne”.


La loro colpa è stata quella di aver trasgredito al ruolo ideale di donna imposto dalla tradizione(la donna obbediente, brava madre e moglie, la “Madonna”, o la donna sessualmente disponibile. Tutte loro si sono prese la libertà di decidere cosa fare delle proprie vite,di sottrarsi al controllo del proprio padre, partner, compagno, amante Per la loro autodeterminazione, sono state punite con la morte. Diana Russell sostiene che “tutte le società patriarcali hanno usato e continuano a usare il femminicidio come forma di punizione e controllo sociale sulle donne”. La cultura in mille modi rafforza la concezione per cui la violenza maschile sulle donne è un qualcosa di naturale, attraverso una proiezione permanente di immagini, dossier, spiegazioni che legittimano la violenza, siamo davanti a una violenza illegale ma legittima, questo è uno dei punti chiave del femminicidio. I numeri del femminicidio in Italia?Se nel 2006 su 181 omicidi di donne 101 erano femminicidi, nel 2010 su 151 omicidi di donne 127 erano femminicidi. Un dato che ci accomuna agli altri Paesi europei:le ricerche criminologiche dimostrano che su 10 femmicidi, 7/8 sono in media preceduta da altre forme di violenza nelle 10 | Operamagazine | Febbraio 2013

relazioni di intimità. Cioè l’uccisione della donna non è che l’atto ultimo di un continuum di violenza di carattere economico, psicologico o fisico. E oltre a ciò si dobbiamo tenere in considerazioni il numero di suicidi da parte di donne vittime di violenza domestica: uno studio europeo del 2006 indicava una media 7 femminicidi conseguenza di pregressa violenza domestica al giorno nei 27 Stati europei. Secondo questa ricerca, nel 2006 in Europa 3413 persone sono morte in conseguenza della violenza domestica subita: di questi, 1409 erano donne uccise dai partner o ex partner violenti (femminicidi), 1010 erano le donne che avevano scelto il suicidio a seguito della violenza domestica subita, 272 le donne che avevano ucciso i mariti violenti, 186 gli omicidi collaterali (padre che uccide i figli e la moglie, oppure persone accorse in soccorso e uccise per errore), 536 gli uomini che dopo aver ucciso la donna su cui avevano esercitato violenza si erano uccisi. Un quadro devastante. Voglio concludere questo articolo con una speranza in un’etica che metta alla base i sentimenti per costruire una nuova alleanza tra uomini e donne che inauguri una relazione di vicinanza, dove il desiderio non sia possesso e assimilazione ma meraviglia e cura, e per ripensare insieme in un confronto tra


di sesso differente temi come il corpo, la percezione del corpo proprio e dell’altro/a, l’amore di sé e dell’altra/o, l’amicizia, la paura, la dipendenza e il bisogno, la gelosia, il desiderio e il possesso, il rispetto e la cura, l’amore." Per sconfiggere la cultura arcaica occorre una presa di posizione netta da parte di tutti società civile politici e i personaggi pubblici. Adriano Sofri qualche tempo fa scriveva sulla La Repubblica: “...se la pulsione aggressiva è così diffusa, tanto da poterla riportare al millenario addestramento dell’uomo a considerare la donna un suo naturale possesso, se ne deduce che il passaggio all’azione dipende solo dal grado diverso di intensità e di controllo del singolo”. Ciò significa che, se scartiamo l’ipotesi di una connaturata malvagità del sesso maschile, possiamo pensare, più ragionevolmente, che un cambiamento nel senso di relazioni più umane tra uomini e donne venga dalla cultura, dall’educazione, dalle leggi, da una conoscenza di sé e dell’altro più consapevole della barbarie che ci portiamo dentro, nostro malgrado. Il femminicidio si può fermare. Ritengo che 11 | Operamagazine | Febbraio 2013

Non ci sia niente di più diseducativo per le donne, ma indirettamente anche per gli uomini, che sono i loro figli che rivestire il ruolo ambiguo, contraddittorio, di un genere umano che conta meno dell’altro, marginale nella sera pubblica e sottomesso in quella privata,e che al medesimo tempo viene ritenuto responsabile della sua crescita, della sua felicità, della sua riuscita sociale. Tutti i bambini percepiscono la differenza, ma non tutti riescono a spiegarla. I più piccoli si limitano a riferire ciò che vedono: differenze nel taglio dei capelli, nell’abbigliamento. I più grandi invece, ricalcano gli stereotipi: alle femmine è riservata la bellezza, la dolcezza, la docilità, l’obbedienza a scuola; ai maschi la l’aggressività, forza, l’insubordinazione alle maestre, la violenza, la velocità. Sia maschi che femmine sono abbastanza concordi nell’affermare che la femmina si occuperà dei figli, il marito lavorerà. Spero che questo cambiamento parta dal basso, con passione il nostro ruolo è fondamentale per far si’ che la violenza contro le donne rimanga tra le priorità dell’agenda nazionale. Eleonora De Martino


Ultima fermata: chi è di scena Quando l'Amore di una madre vince sull'orrore dei campi di concentramento

E' una dolorosa storia ambientata durante la seconda guerra mondiale:Michele e Michele, due fratelli autistici vittime delle leggi razziali e della barbarie nazista, sono costretti a salire su un treno che li porterà in un campo di concentramento. Loro sono però ignari del loro triste destino, sono felici di fare questo viaggio che la loro eroica madre gli ha raccontato li condurrà a a Roma, tra i grandi del palcoscenico italiano per il loro debutto a teatro. La bellezza di questo testo sta nel fatto che nonostante sia estremamente lineare e semplice è intenso, la sua forza sta in una semplicità ricercata in ogni battuta, in ogni gesto. I grandi classici dei Maestri del Teatro come "il magnetizzatore” di Raffaele Viviani sono sapientemente reinterpretati da Crisian Izzo e Alessandro Langellotti che conquista con un intenso Pulcinella divenendo soldato e bandiera della diversità. Laura Amalfi interpreta una madre forte e dolce che culla i suoi attori speciali, li protegge con il buio e in nome del suo immenso amore confeziona per loro un'illusione:“costumi... tutte sciocchezze nate per aiutare attori scarsi, poco interessanti... vuie site attori veri, recitate 'o scuro .... “ Uno spettacolo vero, bello da vedere capace di far scendere una lacrime, musiche emozionanti che a tratti sono lievi per poi divenire forti, intense e malinconiche sposandosi perfettamente con il testo. Interpreti: Cristian Izzo, Alessandro Langellotti, Laura Amalfi Con la partecipazione amichevole di: Michele Amalfi. Musiche originali: Salvatore Torregrossa. Scritto e diretto da Cristian Izzo. di Eleonora De Martino

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14 | Operamagazine | Febbraio 2013

Clochard

morto davanti al San Carlo diviene palcoscenico di morte.


L'uomo era avvolto dalle coperte con le quali si riparava la notte. Un clochard è stato trovato morto sotto il colonnato della Galleria Umberto, di fronte al Teatro San Carlo, in pieno centro di Napoli. L'uomo, dell'età apparente di 50-60 anni, era rannicchiato sotto le coperte, nel giaciglio dove ha trascorso la notte insieme agli altri clochard che di solito dormono in Galleria. Probabilmente è morto per il freddo. A pochi metri dall'uomo deceduto, alcuni clienti bevevano tranquillamente il caffè seduti al tavolino di un bar e leggevano il giornale. Attorno a lui, indifferenza, e persino qualche turista che faceva le foto. Il Sindaco e l'Assessore spendono solo belle parole: “Siamo addolorati per la morte del clochard il cui corpo è stato rinvenuto questa mattina, presso la Galleria Umberto, dalla sezione scientifica della polizia. Si tratta di una morte che genera sofferenza in tutta la città e nell'Amministrazione”. Lo affermano in una nota il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e l'assessore al Welfare, Sergio D'Angelo. Sulla carta l' Amministrazione ha attivato una rete composta da Unità Mobili Comunali, del privato sociale e della Croce rossa. Una rete che dovrebbe operare su tutto il territorio cittadino di giorno e di notte, fornendo assistenza, pasti e bevande calde, coperte ma io mi chiedo quanto sia stato fatto in realtà e quanto in realtà noi cittadini siamo anestetizzati e privi di qualsiasi sentimento se continuiamo a bere il caffè e non sentiamo il freddo di una vita che finisce. Eleonora De Martino 15 | Operamagazine | Febbraio 2013


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