TEATRO ARTE NOUVELLES
CIVICO 0
l’altra faccia della realtà –
FILUMENA MARTURANO
Un modo per riflettere sull'importanza culturale del nostro Paese –
DITEGLI SEMPRE DI SI’
Cuore Nero Fortunato Calvino precursore dei tempi
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editoriale Il nuovo numero si apre con una domanda: baciarsi è un diritto per tutti? Sulle prime la mia può sembrare una domanda banale ma non lo è. L'Italia è arretrata per quanto riguarda l'accettazione e l'attribuzione dei diritti e ne sanno qualcosa Giulio e Simone che sono stati picchiati. A Firenze...un gruppetto di ragazzi giovanissimi ha aggredito questa coppia. Giulio ha dichiarato noi non vogliamo far pena a nessuno le aggressioni a gli omosessuali ci sono ogni giorno, “Essere ciechi e sordi davanti a qualsiasi cosa di diverso non è forse una malattia?” SOMMARIO
4 Cuore Nero di Eleonora De Martino 8 Civico 0 di Eleonora De Martino 10 Filumena Marturano di Eleonora De Martino 12 Ditegli sempre di Sì di Eleonora De Martino 13 Ultima fermata: chi è di scena di Eleonora De Martino
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Fortunato Calvino precursore dei tempi Mette in primo piano il sentimento con “Cuore Nero� di Eleonora De Martino
Fortunato Calvino è un sapiente drammaturgo partenopeo tra i maggiori esponenti del teatro d'autore che da sempre affronta temi di interesse sociale, la sua drammaturgia è una critica alla cultura napoletana. Calvino è un ponte fra la drammaturgia contemporanea e quella del '900 poiché ne esprime la sua evoluzione, le sue Opere sono viscerali, intense, ricche di colori e contrasti, la sua scrittura è in netta contrapposizione alla cristallizzazione borghese che De Filippo ha fatto di certe maschere napoletane, nella sua drammaturgia traspare un amore per la propria terra che va al di là delle sue mille contraddizioni. La sua penna cruda e asciutta, nonostante tutte le asprezze, è piena sentimento, mai banale, racconta la complessità delle situazioni umane, porta i suoi lettori nella viscere di questa terra dove la vita è passione e sofferenza. L'autore attraverso il respiro della sua Arte si oppone alla violenza e alla sopraffazione e rimarca la pericolosità degli stereotipi mettendo al centro la dignità e la sensibilità, e tratta in modo delicato alcuni aspetti dolorosi del vivere come la solitudine, l'incomunicabilità, l'emarginazione e la deriva sociale; nonostante ciò
è riduttivo definire Calvino un eccelso autore di Teatro Civile; l'onestà intellettuale che lo contraddistingue gli permette di fondere la propria identità con quella del popolo, poiché egli si pone il problema di elaborare sentimenti universali dandone una chiave di lettura poliedrica. Da sempre precorre i tempi, infatti, nel '94 nel testo “Cravattari”, ha scritto di temi come l'usura ancor prima di Roberto Saviano autore commerciale e in questo testo descrive la piaga di questo male che soffoca l’economia e riduce alla disperazione le esistenze delle vittime. La bellezza di “Cuore Nero” sta nel fatto che va oltre i cliché rompendo con tutti i preconcetti del ben pensare comune.
In questo racconto si intrecciano le vite di “vinti”, Tommaso (Ivano Schiavi) che a mio parere è un personaggio ruvido ma passionale e che racchiude perfettamente le caratteristiche di scrittura di questo autore, Pietro ( Pietro Juliano ), Anna ‘a Rossa ( Laura Borrelli ) figura femminile intensa e dolente, carica di passione che è una prostituta minacciata di morte dalle donne del paese e dalla fidanzata di Rino ( Angelo Borruto ). Tommaso e Pietro sono affiliati a un boss che commissiona loro omicidi e rapine i due trascorreranno gran parte del loro tempo in una chiesa sconsacrata dove Anna lavora e dove Pietro s'innamora di Anna tanto da chiederle di fuggire con lui a Milano e di abbandonare quel mondo logoro. 'A Rossa percepisce l'amore contro cui Tommaso lotta, legge nei suoi occhi la passione per Pietro; la loro vita è scandita dalla violenza fino a quando questo sentimento soffocato viene accolto prima dell'incombere della fine. L'amore vince sulla barbarie e diviene sussurro, l'omosessualità rimane ai margini del testo mettendo in primo piano il sentimento. Questa pièce nello scorso Novembre ha inaugurato la rassegna "Illecite visioni" al Teatro Filodrammatici di Milano, ed ha avuto un grande successo a dimostrazione del fatto che quando il Teatro è vero, suscita
emozione e non vi è alcun limite linguistico.Ivano Schiavi, volto storico del cast mi ha detto:“ E' uno spettacolo che nel corso degli anni, ha assunto mille sfumature diverse ed è ricco di chiaroscuri. Quando Fortunato mi ha proposto questo testo io mi sono sentito più vicino al personaggio di Tommaso, la forza di “Cuore Nero” sta nella sua scrittura” D: “Io trovo sia coraggioso affrontare tematiche come queste, ma non si rischia un etichettamento? R: “Si, indubbiamente questo rischio c'è ma per me il teatro deve essere vero e questo lo è... se riesce anche solo un minimo ad suscitare un sentimento autentico o una riflessione”. D: Perché sei molto legato al testo? R: “Ci sono molti motivi, uno di questi è che ho vinto 2009 il premio Girulà come miglior attore giovane”. Incontrare Fortunato è stata un' emozione, un regalo bello per chiudere un anno ricco di incontri umanamente significativi; mi auguro di cuore che questo testo poetico arrivi anche nei nostri teatri toscani. Alcuni premi ricevuti da questo autore: Cravattari:Premio Giuseppe Fava 1995 Maddalena: Premio Enrico Maria Salerno 1996 Premio Speciale Giancarlo Siani 1997 Premio Teatri della Diversità 2001 Cuore Nero:Premio Calcante (Premio Girulà SIAD)2009
Civico 0 l'atra faccia della realtĂ .
Per parlare del film del Maestro occorre fare una puntualizzazione. Ăˆ il nostro sguardo di cittadini che seleziona e separa. Ăˆ il nostro sguardo di cittadini che decreta una preventiva ghettizzazione e esclude dal quotidiano quello che non si vorrebbe vedere. di Eleonora De Martino
Il Maestro del cinema italiano neorealista, Citto Maselli ci propone “Civico 0” in tutta la sua poetica evidenza senza mai cadere nel pietismo banale e comodo; attraverso il suo sguardo denso di attenzione e partecipazione emotiva dirige lo spettatore nella realtà quotidiana dei senzatetto né legge, se non quella della povertà cui ci si rassegna giorno dopo giorno. “Civico 0”racconta le storie di tre "personaggi" reali, simbolo di centinaia di testimonianze raccolte per Roma, che ospita più di diecimila persone senza casa; l'originalità di questa pellicola sta nella scelta di districare il raccordo fra realtà e finzione attraverso la "messa in scena" in cui il vero protagonista della storia "passa il testimone" agli attori; tre storie di ordinaria emarginazione, nella Roma del XXI secolo. In questo film vengono passati in rassegna tutti i principali monumenti romani e, a fianco di ciascuno di essi c'è un barbone; questa è una realtà che ci scorre tutti i giorni sotto gli sotto gli occhi. Letizia Sedrick interpreta Stella, giovane etiope che ha attraversato a piedi il deserto per giungere in Italia, nella speranza di un lavoro. Dopo aver ritrovato Joseph, un suo vecchio amico i due si sposano e vivono di stenti, spostandosi di città in città con una girandola di faticosi impieghi stagionali. Ornella Muti è Nina, arrivata in Italia senza sapere una parola della nuova lingua, costretta a vivere in terribile solitudine, senza mai uscire di casa a causa del mancato permesso di soggiorno, segregata insieme a due anziane signore, e poi c'è Massimo Ranieri che veste i panni di Giuliano, un uomo di mezza età, inerme alla vita, il cui personale orizzonte è delimitato da due sole cose: la madre anziana a cui era legato in maniera indissolubile e il suo banco del mercato a Campo de' Fiori. Quando la madre muore e, lo smarrimento lo assale, lui diventa un barbone il più sradicato dei tre è lui che per tutta la vita si era alzato alle tre del mattino per mandare avanti il suo banco della frutta e che si disperde in una Roma che non riconosce più, a bordo di un tram che lo traghetta attraverso la Città Eterna che per lui è divenuta un universo totalmente estraneo. A separare una vicenda dall'altra, emozionanti "sipari" di raccordo in cui la macchina da presa assorbe in presa diretta la realtà, documentandoci su episodi, frammenti, scorci, di umana disperazione e quotidiana separazione fra due mondi che si sfiorano senza mai vedersi: quello della vita della metropoli che va avanti frenetica, e quello dei poveri, gli emarginati.
Filumena Marturano Un modo per riflettere sull'importanza culturale del nostro Paese di Eleonora De Martino
Questa commedia fu scritta da Eduardo De Filippo per la sorella Titina, che lamentava come il successo della ribalta fosse sempre riservato al primo attore, e mai alla donna. Filumena Marturano è stata portata in scena per la prima volta al teatro Politeama di Napoli nel 1946, ancora oggi è la commedia di De Filippo, maggiormente rappresentata. Eduardo disse: “L’idea di Filumena Marturano mi nacque alla lettura di una notizia: una donna a Napoli, che conviveva con un uomo senza esserne la moglie, era riuscita a farsi sposare soltanto fingendosi moribonda. Questo era il fatterello piccante, ma minuscolo; da esso trassi la vicenda ben più vasta di Filumena, la più cara delle mie creature”. Filumena, ex prostituta piena di senso della realtà (all'opposto del protagonista maschile) si contraddistingue per l'ostinazione e la perseveranza tanto che si finge moribonda per farsi sposare da, Domenico Soriano; scoperta la beffa l’uomo vuole l’annullamento del matrimonio perché, sostiene, essergli stato estorto con l’inganno.
A quel punto la donna rivela d’avere tre figli e che uno dei tre è suo; inizialmente l’uomo è furioso ed insiste nella richiesta d’annullamento e nel voler sapere quale sia suo figlio, ma Filumena, testarda, acconsente alla prima richiesta ed oppone un energico rifiuto alla seconda. Infine il conflitto si scioglierà e la donna riuscirà a farsi sposare con una cerimonia ufficiale e ad ottenere il riconoscimento dei tre figli. Il primo giorno dell'Anno si è aperto con uno spaccato di Napoli, della sua realtà difficile e della sua gente sempre in cerca di giustizia; gente che ieri come oggi, sente sempre fortissimo l’orgoglio di appartenere a questa terra. A mio parere questo non è un sentimento scontato, spesso però esso è svalutato. Credo che questa versione di della nota commedia abbia fatto vibrare le corde dell’emozione e questa è la sua bellezza. In questa rilettura televisiva gioca un un ruolo fondamentale un cast di grandi attori, capeggiato da due star consolidate del palcoscenico: Mariangela Melato che ci ha regalato la sua ultima prova da grande attrice, essendo mancata proprio pochi giorni fa, e Massimo Ranieri. Egli è riuscito ad armonizzare le diverse componenti teatrali in un unico spettacolo televisivo, infatti la sua regia, non ha un punto di vista frontale, ma è ricca di angolazioni diverse e usa la scenografia a tutto tondo, evidenziando quanto la tecnica possa aiutare l’arte teatrale. Sempre bello il finale nel quale la donna, che non ha mai versato una lacrima, che ha sempre avuto gli occhi asciutti perché, dice: “Sai quanno se chiagne? Quanno se cunosce ‘o bbene e nun se po’ avé! Ma Filumena Marturano bene nun ne cunosce, si scioglierà in lacrime alla presenza del marito esclamando : Dummì,sto chiagnenno…Quant’è bello a chiàgnere!”. Questo testo teatrale è ancora oggi molto potente poiché fa riflettere sulla difficoltà di essere Donna e madre.
Ditegli sempre di sì Antonio Casagrande porta in scena la bravura dei grandi del Teatro regia: Maurizio Panici Scenografie: Renato Lori Musiche: Antonio Sinagra. Michele (Gigi Savoia), appena uscito dal manicomio, torna a casa dove lo attende la sorella Teresa (Maria Basile Scarpetta), che è la sola a conoscere i suoi trascorsi di pazzia. Michele sembra guarito, ma prende alla lettera tutto ciò che gli viene detto e, credendo che la sorella voglia sposare Don Giovanni (Renato Di Rienzo), suo padrone di casa, ne parla alla figlia Evelina (Luana Pantaleo). Al pranzo di compleanno dell'amico Vincenzo Gallucci, un altro equivoco viene generato da Michele che invia un telegramma ad Attilio (Vincenzo Merolla) fratello di Vincenzo per annunciare la morte del fratello. Nel finale, la pazzia di Michele torna a farsi più evidente: diffonde la falsa voce che il giovane Luigi, (Massimo Masiello) corteggiatore della figlia di don Giovanni, è pazzo, e quindi cerca di tagliare la testa al povero giovane, per guarirlo; Michele viene fortunatamente fermato in extremis dalla sopravvenuta sorella e riportato in manicomio. Massimo Masiello è un attore che sorprende piacevolmente e tiene viva la piéce insieme al sublime Casagrande che già nel 1962 vestì i panni di Luigi Strada, nell immortale adattamento per la TV. La versione originale si articolava in tre atti e prevedeva un numero di interpreti di gran lunga superiore a quello delle versioni più recenti: anche il nome del protagonista era diverso, non Michele Murri, ma Felice Siosciammocca. Questo testo, scritto alla fine del 1925, ancora oggi fà pensare a quanto sia sottile il confine fra la normalità e la pazzia e solleva nello spettatore un sentimento d'inquietudine e evidenzia la fragilità umana . Da sottolineare, inoltre il fatto che questo testo segna la riapertura del Politeama, storico teatro napoletano. di Eleonora De Martino
Ultima fermata: chi è di scena Una porta sul complesso mondo degli autistici.
Interpreti: Cristian Izzo, Alessandro Langellotti, Laura Amalfi Con la partecipazione amichevole di Michele Amalfi. Musiche originali: Salvatore Torregrossa. Scritto e diretto da Cristian Izzo.
credono li conduca a Roma, tra i grandi del palcoscenico italiano, per il loro debutto, ma in realtà li condurrà alla morte. È straordinario che questo testo, nonostante estremamente lineare e semplice, sia così intenso e forse la sua grandezza è proprio in questa semplicità ricercata in ogni battuta, in ogni gesto. I grandi classici dei Maestri del Teatro come Viviani ed Eduardo, vengono sfruttati nel gioco dei due fratelli, attorno a cui ruota tutta la storia. Cristian Izzo interpreta sapientemente la scena de "il magnetizzatore”, che assume una nuova chiave di lettura calato in quel contesto. Alessandro Langellotti conquista con un intenso Pulcinella che con lui diviene soldato, bandiera della diversità; Laura Amalfi interpreta una madre eroica e dolce che culla i suoi attori speciali, li protegge con il buio, e in nome del suo immenso amore confeziona per loro un'illusione: “costumi...tutte sciocchezze nate per aiutare attori scarsi, poco interessanti... Vuie site attori veri, recitate 'o scuro ....”. Uno spettacolo vero, bello da vedere, capace di far scendere una lacrima. Musiche emozionanti, a tratti lievi per poi divenire potenti, intense e malinconiche, si sposano perfettamente con il testo.
E' la dolorosa storia di Michele e Michele, due fratelli autistici, vittime, durante la seconda guerra mondiale, delle leggi razziali e ignari del loro triste destino. I due ragazzi sono felici di fare Eleonora De Martino un viaggio in treno che
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