Anno IV. Numero 2/2012
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Dario Campagna | rassegnastagna.com MAMMA! | n. 9 | Primavera Italiana
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yukari saito [semisottolaneve.org]
salviamo la carpa verde Pesce di maggio per l’astinenza Dal nucleare
Q
uando leggerete queste righe, chissà se la nostra carpa verde sarà ancora viva e vegeta, oppure sarà stata ammazzata e sepolta viva, anzi, pescata e eviscerata, poi cotta a piacimento per essere servita al banchetto della lobby nucleare (giapponese e non). La carpa verde rappresenta un simbolo adottato di recente dalla società civile giapponese per festeggiare l’uscita di fatto – sia pur temporanea – del Paese dalla dipendenza dall’energia nucleare che era prevista per la tarda notte del 5 maggio scorso. Infatti, dopo l’incidente nucleare di Fukushima in seguito alle terribili scosse ed allo tsunami dell’11 marzo 2011, anche i reattori giapponesi non danneggiati dal sisma e rimasti in funzione sono stati spenti l’uno dopo l’altro, per essere sottoposti a controlli periodici o per guasti e anomalie, senza che gli altri venissero riattivati a causa delle crescenti opposizioni popolari che impedivano alle autorità di concedere l’autorizzazione. Così alla fine dell’estate scorsa è iniziato il conto alla rovescia: il numero dei reattori operativi nell’arcipelago andava riducendosi ogni mese fino ad arrivare al fatidico zero. Alle 23.03 ore locali del 5 maggio, si è fermato l’ultimo dei 50 reattori nucleari in esercizio commerciale, il numero 3 della centrale di Tomari nell’isola di Hokkaido di fronte all’isola russa Sachalin. Non sarebbe esagerato definirlo un momento storico dato che è successo per la prima volta in 42 anni, cioè dal 1970 quando per alcuni giorni gli unici due reattori commerciali all’epoca esistenti nel Paese si fermarono contemporaneamente. Era una giornata di liberazione per i vecchi antinuclearisti e un momento di grande sollievo e di gioia per tantissimi cittadini comuni, soprattutto i giovani. I vecchi abituati al nucleare che non hanno cambiato idea nemmeno davanti a Fukushima riusciranno ad abituarsi a questa novità?
Koinobori il coraggio e la determinazione davanti alle difficoltà
Però, che c'entra una carpa con tutto questo? C'entra eccome. Il giorno del 5 maggio è una festività giapponese dedicata ai bambini. Gli si augura un futuro meraviglioso e si festeggia facendo sventolare una specie di manica a vento a forma di carpa. Una volta, quando la maggior parte delle abitazioni erano fatte di case basse, da metà aprile fino al
5 maggio sopra i tetti nel cielo giapponese volavano tantissime carpe: ad una canna di bambù vengono legate tre o quattro carpe in tessuto; il più grosso in alto è disegnato in nero e rappresenta il babbo mentre la seconda un po’ più piccola in colore rosso raffigura la mamma, seguita da una o due giovani carpette azzurre. Oggi, con tanti palazzi e grattacieli condominiali il paesaggio cittadino è assai cambiato. Eppure nelle famiglie con bambini piccoli, maschietti in particolare, questi addobbi non mancano mai. E così ad alcune associazioni ambientaliste è venuta l’idea di lanciare una nuova carpa da aggiungere a quelle tradizionali, di colore verde, naturalmente, perché si addice alla sostenibilità e a una nuova era, quella senza nucleare. Per pubblicizzarla hanno scelto la giornata della Terra, il 22 aprile, con un allegro corteo di giovani che ha attraversato il cuore di Tokyo. Sarebbe stato difficile scegliere un simbolo migliore. C’era già una felice coincidenza della data: l’ultimo reattore nucleare si spegne per la festa dei bambini, le prime vittime dell’incidente atomico. Tra l’altro, si dice che la festività derivi da un rito medioevale (risalente al secolo VIII), celebrato nella corte per scongiurare calamità naturali. Anche la scelta della carpa, comparsa solo nel Settecento nelle usanze popolari, si ricollega ad una leggenda cinese altrettanto significativa: la carpa era l’unico tra i pesci capace di risalire una grande cascata del Fiume Giallo che, alla fine, si trasformava in un drago, animale di fantasia e di buon auspicio. Perciò la carpa veniva introdotta nella festa giapponese con la speranza che i bambini crescano sani, coraggiosi e vincenti. Riuscirà anche la nostra carpa verde a risalire il minaccioso torrente nuclearista e a trasformarsi in un drago liberatore? Staremo a vedere. Nel frattempo, se volete tifare per la carpa, c'e' un ottimo sistema per farlo: sottoscrivere l'Appello per una moratoria nucleare in Giappone e per l’immediata rimozione del combustibile nucleare dall’impianto di Fukushima, lanciato poche settimane fa da un gruppo di scienziati italiani:
http://url.mamma.am/fukushima
Tra i promotori dell'appello c'è l'autrice di questa carpa verde, un'artista giapponese che me l'ha mandata alla vigilia della festa: "finalmente è arrivato il momento di abbandonare davvero l'energia nucleare. Le preoccupazioni per il futuro del Giappone (e del mondo) non ci mancano, ma almeno stasera nessuno può impedirci di festeggiare!"
illustrazione di Harumi Mat
Riccardo Orioles Segnalazioni gratuite di iniziative amiche. Nessun annuncio a pagamento è presente nella rivista
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MAMMA! | n. 9 | Primavera Italiana
Ma non e' che poi fate una di quelle foto coi fumetti dove mi fate dire scemenze?
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thierry vissol (*)
Joseph Wresinski
e il rifiuto
della miseria La poverta' in Europa e la lotta per la dignita' degli ultimi
"P
"Le combat des tirelires et des coffres-forts" (Battaglia tra salvadanai e casseforti), di Peter Brueghel il vecchio inciso da Pieter Van der Heyden, 1563 rincipi potenti che tesori affinate / E non finite di forgiare discordia (...) Non sentite la voce della povera gente? (...) Che scontenti gridano a Dio vendetta?"
beneficio, si leva ancora più alto con la crisi economica che colpisce l'Europa dal 2008. Il voto a favore di partiti estremisti e xenofobi, spinto dalla disperazione, è un campanello d'allarme che dovrebbe fare riflettere i politici.
Se lo chiedeva alla fine del '400 il poeta francese Jean Molinet nel poema "Le risorse del piccolo popolo", e da allora niente sembra essere cambiato. Il sogno degli umanisti del Cinquecento o del Settecento di porre fine alla povertà grazie alla democrazia e al progresso scientifico non si è mai realizzato, e lo sviluppo del mondo mercantile ha dato priorità all'efficienza ad ogni costo, anche se a farne le spese è la dimensione sociale. Un mondo dove l'uomo, "fattore di produzione", è la variabile di aggiustamento di un sistema in crisi ciclica, per non dire ciclicamente permanente.
Nel nostro mondo globalizzato sarà possibile eliminare la povertà? Forse la risposta non è solo economica. Nel libro "Economia dell'età della pietra" (1980), Marshall Sahlins affermava che la povertà "è prima di tutto un rapporto tra gli uomini". Un rapporto tra gli uomini basato sulla loro dignità oggi manca, e purtroppo è sempre mancato.
Un po' di cifre: durante la rivoluzione francese il "Comitato di mendicità" stimava che il numero dei poveri fosse pari al 20% della popolazione. Dal 1975 al 1980, quando fu lanciato il primo piano contro la povertà della Comunità Economica Europea, i nove Stati membri contavano 38 milioni di poveri. Nel 1985, l'Europa "dei 12" ne contava già 44 milioni, pari al 14% della popolazione. Nel 2010, Anno europeo contro la povertà, i poveri nei 27 Stati Membri dell'UE erano ormai 84 milioni (16% della popolazione). Un dato drammatico, aggravato dalle misure di austerità per risanare i conti pubblici. Il grido di dolore dei disoccupati e degli innocenti, rivolto verso i potenti che creano ricchezza a proprio esclusivo MAMMA! | n. 9 | Primavera Italiana
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Questa battaglia per la dignità dei più poveri ha segnato la vita di padre Joseph Wresinski (1917-1988), figlio di immigrati rifugiati in Francia (padre polacco e madre spagnola). Dopo un'infanzia caratterizzata dalla miseria, fu ordinato sacerdote nel 1946 dedicandosi ai poveri e condividendo la loro vita nelle bidonville. Il suo obiettivo oltre alla soluzione dei problemi materiali fu quello di riabilitare i più poveri, restituendo loro la dignità di uomini, la possibilità di formarsi, di ritrovare la libertà d'associazione e di opinione, il diritto di costruire la propria vita e di contribuire a disegnare la società. È con loro che, nel 1957, fonda l'associazione ATD Quarto mondo, diventata poi l'attuale Movimento internazionale ATD Quarto mondo (Agire Tutti per la Dignità), presente anche in Italia da decenni (www.atd-quartomondo.it). Il pensiero e l'azione di Joseph Wresinski sono stati
mammauè sempre guidati dall'imperativo della responsabilità universale nel rapporto tra gli uomini: "escludere i più poveri costituisce uno spreco spirituale e umano intollerabile. Chi può sapere meglio di questo popolo, per il fatto di averlo vissuto, ciò che opprime gli uomini, ciò che li distrugge? Se ascoltassimo le famiglie dei quartieri sottoproletari, esse sarebbero i rivelatori di tutto ciò che, nella nostra società, sottopone l'uomo a vessazioni e lo schiaccia. La loro esperienza potrebbe insegnarci che cosa sono realmente la giustizia e la libertà. Potrebbero insegnarci le esigenze imposte da una vera democrazia in cui ogni cittadino è ascoltato perché è un uomo". Innumerevoli sono le azioni realizzate in Francia, Italia e altri paesi, ad esempio le Università popolari "Quarto mondo" e le Biblioteche di strada create per promuovere la dignità e l'emancipazione degli "ultimi" attraverso la cultura, basandosi su un rapporto paritario con i volontari e con le istituzioni. Azioni anche svolte a sensibilizzare mondo politico e funzionari nazionali e internazionali. Joseph Wresinski e la sua rete di volontari contribuirono al varo dei programmi europei contro la povertà e alla creazione – a partire del 1975 – dei fondi destinati a ridurre le differenze di ricchezza tra gli Stati membri e tra le regioni europee, fino al lancio della strategia di Lisbona (la cosiddetta Strategia 2020), mirata, tra l'altro, a ridurre di 20 milioni il numero di poveri in Europa. Tuttavia, l'azione delle istituzioni europee è limitata, sia a causa del loro bilancio ridotto (circa l'1,3 % del PIL europeo), ma soprattutto perché, in base ai Trattati europei, le azioni in campo sociale rimangono competenza degli Stati membri. Ma la volontà degli Stati riflette quella dei popoli, e quindi siamo tutti responsabili. Se il messaggio lanciato da Joseph Wresinski fosse alla base delle politiche economiche e sociali, potremmo davvero costruire un'Europa unita, perché "l'Europa non nascerà che dal rifiuto della miseria".
(*) Economista, storico della povertà, già professore di Filosofia Sociale, Consigliere Speciale Media & Comunicazione presso la Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Il pensiero espresso dall'autore non coincide necessariamente con quello della Commissione Europea.
Padre Joseph Wresinski, 1957. Foto dall'archivio del centro Joseph Wresinski.
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MAMMA! | n. 9 | Primavera Italiana
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Gli autori di SCARICABILE
MP
KANJANO & Carlo GUBITOSA
no alla guerra, The Holy Bile no al nucleare
Nicola.
La mia terra la difendo
R–esistenza precaria
kanjano & gubi
LA MIA TERRA
LA DIFENDO
U
n libro per scoprire che non esiste un “nucleare civile” senza applicazioni militari derivate, non esiste “energia atomica pulita” senza rischi inaccettabili, non esistono “armi sicure” all’uranio impoverito senza vittime di guerra. Il figlio di una sopravvissuta alle radiazioni di Nagasaki ha trasformato in una appassionata denuncia a fumetti la cronaca degli incidenti alle centrali nucleari giapponesi e statunitensi, che sono stati nascosti da un velo di silenzio. Nana Kobato, studentessa delle medie, si affaccia sul “lato oscuro del nucleare”, e scopre i pericoli delle centrali atomiche, gli effetti dei proiettili all’uranio impoverito, le devastazioni ambientali che uccidono adulti e bambini. In un racconto a fumetti chiaro e documentato, Rokuro Haku descrive gli effetti delle guerre moderne sull’uomo e sull’ambiente, e mette a nudo i poteri occulti che sostengono l’energia nucleare.
I
C
L
l libro degli autori di ScaricaBile, il “pdf satirico di cattivo gusto” che ha ridefinito su internet la soglia dell’indecenza con 32 numeri di puro genio e follia, centinaia di pagine maleducate, migliaia di lettori incoscienti. Da oggi lo spirito del magazine più scorretto d’Italia rivive nel libro “The Holy Bile”, una raccolta differenziata di scritti e fumetti inediti su qualunquismo, castità, religione e sondini terapeutici. Un concentrato purissimo di anticlericalismo, blasfemia, coprofagia, incesto, morte, pedofilia, prostituzione, sessismo, sodomia, violenza e volgarità gratuite. In breve, uno specchio perfetto dell’Italia moderna, per chi non ha paura di guardare in faccia la realtà con le lenti deformanti della satira. Testi e disegni di Daniele Fabbri, Pietro Errante, Jonathan Grass, Tabagista, MelissaP2,Vladimir Stepanovic Bakunin, Eddie Settembrini, Blicero, G., Ste, Perrotta, Marco Tonus, Mario Gaudio, Flaviano Armentaro, Maurizio Boscarol, Mario Natangelo, Alessio Spataro, Andy Ventura.
erti fumetti non possono farli i radical chic col culo parato o gli intellettuali da salotto. Ci voleva un lavoratore emigrato come Marco “MP” Pinna, che si è bruciato due settimane di ferie per partorire la saga di Nicola, l’antieroe in tuta blu del terzo millennio. Un mondo precario dove Nicola lotta per salvare la sua fabbrica dalla chiusura, e scopre i trucchi più loschi con cui i padroni fregano le classi medio–basse. Più spericolato di Batman, più sfigato di Fantozzi, più ribelle di Spartacus e più solo di Ulisse: Nicola è il simbolo della nostra voglia di resistere alle ingiustizie. Contro di lui un padrone senza scrupoli e una famiglia senza vergogna, incarognita dalle mode più devastanti del momento. Uno spietato “reality show” a fumetti, un micromanuale di economia finanziaria, un prontuario di autodifesa sindacale ma soprattutto lo sfogo di satira rabbiosa di un “artista–operaio”. Ottanta pagine di sopravvivenza proletaria: astenersi perditempo.
a storia di Giuseppe Gatì, 22 anni, pastore per vocazione, produttore di formaggi per mestiere, attivista antimafia per passione. Il suo volto è salito agli onori delle cronache nel dicembre 2008 per la contestazione al “pregiudicato Vittorio Sgarbi”, che ha scosso la città di Agrigento al grido di “Viva Caselli! Viva il pool antimafia!” Con l’aiuto degli amici e dei familiari di Giuseppe, Gubi e Kanjano hanno scoperto gli scritti, le esperienze e il grande amore per la terra di Sicilia di questo ragazzo, che ha lasciato una eredità culturale preziosa prima di morire a 22 anni per un banale incidente sul lavoro. Un racconto a fumetti che non cede alle tentazioni del sentimentalismo e della commemorazione, per restituire al lettore tutta la bellezza di una intensa storia di vita.
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