Il disagio mentale

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Giuseppe Salmeri

Il disagio mentale

2011


ISBN 978-88-87303-55-1 1° edizione dicembre 2011 Copyright © 2011 Mamma Editori Casa Bonaparte 43024 Neviano degli Arduini - Parma telefono 0521.84.63.25 mamma@mammaeditori.it www.mammaeditori.it

La copertina raffigura una persona qualunque che malgrado abbia un cervello geneticamente sano non riesce sempre a orientarsi nella vita, infatti le mappe della conoscenza intorno sono frastagliate e le strade della logica risultano sfocate e senza indicazioni.

FINITO DI STAMPARE e rilegato NEL MESE DI dicembre 2011 presso MAMMA EDITORI officina delle stampe


Sommario

Dialoghi e disagi di uno psicologo malriuscito..........................9 Conoscenza piÚ estesa del disagio mentale psicofisico........19 Lamenti, sussulti, invocazioni, grida.......................................... 31 Il disagio mentale: un mistero?.....................................................37 Documenti Piano d’azione sulla salute mentale per l’Europa. .......... 717 Ringraziamenti. ................................................................................ 114


Indice delle illustrazioni

Aubrey Beardsley, illustrazione per Edgar Allan Poe The Black Cat, 1894-1895............................................................. 11 Aubrey Beardsley, illustrazione del poema di Ernest Dowson The Pierrot of the Minute. ...........................................................12 Aubrey Beardsley, Pierrot and cat, 1893. ...................................17 Aubrey Beardsley, The Cave of Spleen, illustrazione del Canto IV di Alexander Pope «The Rape of the Lock»................29 Aubrey Beardsley, illustrazione da The Yellow Book..............35 Aubrey Beardsley, The Toilette of Salomé, illustrazione de «Salomé» di Oscar Wilde, 1907............................................44 Aubrey Beardsley, Ex libris...............................................................50 Aubrey Beardsley, illustrazione de Le Morte Darthur, 1893-94........................................................................................54 Aubrey Beardsley, The Mysterious Rose Garden, 1895, illustrazione da «The Yellow Book», Vol. IV, January, 1895. ...................... 61


Dedico queste pagine a tutte quelle persone incantate dal disagio mentale, che soffrono e si accartocciano, a volte, per tutta la loro vita. Perché nelle giornate di nebbia non si scoraggino. Poiché il film che noi tutti stiamo interpretando é già passato in un attimo; e non sappiamo se presto saremo fuori dall’astronave a guadagnare un altro creato... Perché nessuno di noi conosce ciò che avverrà fra un secondo, un minuto, un’ora. Il tempo é un’illusione del nostro mondo, creato per noi umani insieme a tante altre cose per amore.



Dialoghi e disagi di uno psicologo malriuscito

Pensiamo.... e poi scriviamo credendo di poter spiegare un po’ tutto, dal più grande al più piccolo dei misteri che avvolgono il mondo. La spinta è forte e il desiderio di rimanere stampati impressi ed eterni ci rassicura, piuttosto che la minaccia di nascere e passare senza lasciare alcuna traccia di noi. Tanta gente ci ha rassicurato, ci hanno dato sempre molte spiegazioni, anch’io ho la mia, ma non la scriverò. Noi “persone” (ma in seguito userò il termine di “sistemi”) siamo la cosa più importante dell’universo e siamo formati da tanti piccolissimi sistemi a cui abbiamo dato il nome convenzionale di cellule. Organi e organismi eccezionali, ci sono stati “donati”? Da chi? Anche per queste domande ognuno ha

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la sua “spiegazione” di risposta, veritiera e conforme ai vari modi di pensare il mondo. Anch’io ho la mia. Noi sistemi umani “tutti” alla nascita siamo simili. Questo fatto, per me miracoloso e stupendo, accade in ogni breve istante sul nostro pianeta, tuttavia sembra che sia del tutto normale e di routine. Ma se cerchiamo di esemplificare ciò che esiste prima dell’evento nascita, ci perdiamo in spiegazioni incaute e riduttive. Cionondimeno le esterniamo, le pubblichiamo e le insegniamo ad altri e, se sono conformi al “pensiero scientifico del momento”, possono persino trovare un posto nelle migliori memorie: incastonate e conservate. È così che funziona, a tutto va data una spiegazione. Anch’io tento di non passare e basta, lo faccio cercando di argomentare su una qualità che conosco” abbastanza bene”, a volte scrivendo come sistema informato dei fatti …a volte di fatti realmente accaduti. Che cos’è il disagio mentale? Perché irrompe così brutalmente in un sistema apparentemente tranquillo?

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Per disagio mentale si intende uno stato più o meno alterato di coscienza, un non star bene, un non equilibrio, un non sentirsi “in forma”; e comunque uno stato di alternanza tra ragionamenti semplici e complicati. La scienza ufficiale ha comunque costruito, a sostegno di argomentazioni diagnostiche, una scala di patologie psichiatriche; una sorta di tassonomia che illustra e definisce gli stati più “leggeri” e quelli più “gravi”, ovvero un continuum ben definito dei cosiddetti scompensi psichici. Il disagio come scompenso psichico, psichiatrico, nasce insieme alle persone, ai sistemi, è storia vecchia quanto il mondo; l’origine, quindi, è abbastanza lontana e indefinibile. Conoscere la datazione del disagio non aiuta a capire il perché dell’entrata in scena di patologie distruttive a volte devastanti o surreali; la stessa sintomatologia a volte così bizzarra non aiuta a definire mappe e confini di comportamenti recessivi o evolutivi del disagio. La psichiatria, la psicologia e tutti coloro che si interessano di umanità sofferente si vedono rivolgere la domanda: “dottore mi aiuti perché non ci capisco più niente”. La voglia di agire subito per

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portare sollievo; il desiderio, l’ardire avventuroso di gettarsi in un oceano sconosciuto, porta inesorabilmente alla formulazione di strategie e ipotesi suffragate da “ teorie granitiche “. La volontà di mettere alla prova la stessa epistemologia organicamente appresa in università; corsi di formazione, stage, approfondimenti vari, etc, tutto questo è uno stimolo considerevole, un vero propellente a iniziare la costruzione di un ponte che forse porterà aiuto a chi lo richiede. Le persone, i sistemi, gli addetti ai lavori, i traghettatori, sono più o meno consapevoli di essere a loro volta “sistemi”? Queste persone sono consapevoli di avere solo un po’ più di conoscenze, di esperienze, di circuiti mnemonici evoluti etc… rispetto a chi richiede aiuto? Io credo di sì, ma ciò vuol dire allora che siamo un po’ tutti “disagiati”. Anche se la sintomatologia in questi sistemi, persone, addetti, appare meno evidente e più sfumata. Prendere coscienza di questa nuova filosofia è come entrare in un mondo nuovo, dove la relazione tra sistemi, persone, è un po’ diversa. É come se le distanze si accorciassero di colpo e i sistemi si riconoscessero subito senza aver bisogno di troppi test. Per “distanze” si

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intende un riconoscersi in un tipo di comportamento diverso dalla “normalità”, entrare in empatia come quando si fa velocemente amicizia e ci si sente subito coinvolti, ci si capisce al volo. Si è subito complici. L’esemplificazione delle frustrazioni appare comune. Sì, anche a me... è vero...mi succede. Ogni essere umano è un sistema irripetibile, non è duplicabile, è eterogeneo e molto complesso. Volerlo decrittare immediatamente inserendolo in una scala di segni patognomici, inquadrarlo, teorizzare la patologia che lo opprime per trovare il bandolo della matassa è assai rischioso. L’imperativo di letteratura che impone, a riguardo, primariamente di capire noi stessi, per non proiettare su altri i nostri bisogni, assume in questo quadro nuova pregnanza. Voler capire se stessi è come tentare di comprendere l’universo. Ovvero qualcosa che a stento riusciamo a definire. Che cosa è l’universo? Qualsiasi risposta a questa domanda risulterebbe visionaria o blandamente definitoria sancendo la nostra insipienza. Siamo proprio battuti! Se stiamo cercando

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“l’ottimo”, o pensiamo di averlo trovato, allora sì, siamo già stati battuti; non se invece consapevolmente, con travaglio doloroso, ammettiamo che il disagio fa parte del mondo fisico, che esso stesso non è inquadrabile perché invisibile, non valutabile perché non solido, non misurabile perché volatile. Il disagio fa parte del mondo fisico, anche se appare e scompare, altre volte rimane per sempre; poi per bizzarre sintesi chimiche, psicologiche, psichiatriche, sociologiche e filosofiche, lo percepiamo a volte dentro ciascuno di noi ma non lo riconosciamo come nostro e ingaggiamo con esso una lotta spietata che porta sempre allo stesso risultato. Ecco, se noi riconosciamo tutto questo, siamo saliti un pochino più in alto nella scala della “conoscenza del disagio psichico”.

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