Oratòri del Lodigiano

Page 1




Questo libro viaggerà per il mondo

di Roberto Smacchia

È con vero piacere che mi cimento nel prologo di questo libro. Un degno modo per festeggiare i 18 anni della mia Associazione,, “Comitato Ricerche Storiche Casaletto Lodigano”. Idea geniale, che nessuno aveva messo in pratica prima, quella di valorizzare questi edifici religiosi che non sono solo semplici costruzioni. Gli Oratori sono sentiti dalla gente come simbolo d’identità. Perchè hanno rappresentato il luogo ove si ritrovava tutta la comunità. L’Oratorio di campagna, come quello di quartiere, era destinato alla preghiera di piccole comunità che vedevano in esso la materializzazione della loro identità. Era veramente “parrocchia” inteso nel senso originale della parola greca che significa “abitazione a lato” o, meglio “abitante a lato”. Vi sono molteplici esempi di stili nella campagna lodigiana, dallo splendido bramantesco di Rossate, al barocco e così via. Costruzioni a volte importanti per la storia dell’arte, a volte importanti solo per una comunità locale, ma tanto basta per proteggerle. Questo volume inoltre viaggerà per il mondo e sarà buon propellente non solo di uno studio sistematico ma di un’opera di mantenimento e conservazione estesa fin al singolo mattone.


I Comuni del Lodigiano

Dando il proprio contributo a questa pubblicazione porgono alla sensibilità dei concittadini e delle comunità un patrimonio storico e architettonico fortemente caratterizzante per il territorio e per l’identità dei suoi abitanti.

Brembio

Mairago

Caselle Landi

Maleo

Cornegliano Laudense

Montanaso Lombardo

Corte Palasio

San Colombano al Lambro

Crespiatica

San Zenone al Lambro

Graffignana

Sant’Angelo Lodigiano

Livraga

Villanova sul Sillaro

Lodivecchio

Zelo Buon Persico



Al ricordo di Don Angelo Carioni, uomo e prete immensamente buono


Copia n. ..........


Eugenio Lombardo e Giacomo Bassi Fotografia

giuseppe rocca

Oratories of Lodi countryside in Italy

oratòri del

lodigiano

Traduzione Silvia Alloni editorial assistant Linda Santo Secondo assistente editoriale giacomo rossi

2010 Mamma editori


In copertina: Oratorio Beata Vergine del Rosario, Cascina Castello dei Roldi, Lodi.

Con il patrocinio gratuito di

ISBN 978-88-87303-47-6 1° edizione settembre 2010 Copyright © 2010 Mamma Editori Casa Bonaparte 43024 Neviano degli Arduini - Parma - Italy telefono +39 0521.84.63.25 mamma@mammaeditori.it www.mammaeditori.it


Sommario summary

Sommario / Summary...........................................................................................9 Guida alla consultazione / Reading guide...........................................................9

Prefazioni / Prefaces Quei templi di pietra, templi di Dio....................................................................11 A sense of community in Italian and English........................................................13 Introduzione ....................................................................................................15 Oratori del Lodigiano / Oratories of Lodi countryside in Italy.................................17

Oratori della diocesi di Lodi non situati nella provincia di Lodi Oratories of Diocese of Lodi not located inside Lodi’s Province .................................149

Guida alla consultazione Lungi dall’essere uno studio sistematico su fonti di archivio catastale e storico, opera meritoria quanto auspicabile e vastissima, il libro si propone, nel repertoriare beni architettonici socialmente e culturalmente preziosi, di fornire qualche ragguaglio che magari ingeneri altri e più approfonditi studi. Gli oratori illustrati appartengono alla Diocesi di Lodi i cui confini esorbitano l’attuale Provincia lodigiana. Pertanto gli oratori della Diocesi che insistono sulla Province diverse da quella lodigiana sono stati accorpati in fondo al volume. All’interno delle due ripartizioni, gli oratori si susseguono in base alle località di appartenenza elencate in ordine alfabetico.

Reading guide Far from being a systematic study of historical documents - how an essay on this subject hopefully would be - this book inventories the oratories of Lodigiano as architecture that are both valuable in society and culture. Our oratories are located in the Diocese of Lodi, whose borders go beyond the current Lodi Province. Some oratories of the Diocese of Lodi are not located inside Lodi’s Province and they are grouped at the end of this book.

11



Quei templi di pietra, templi di Dio di Luigi Commissariu (tratto dal quotidiano Il cittadino) Eugenio Lombardo, diventato un innamorato della nostra terra, ne ha esplorato la ricca cultura artistica. Sfruttando le ricerche delle tesi di laurea, ha incontrato e visitato molta parte del patrimonio dell’arte religiosa e l’ha giudicato sorprendente. Del resto è noto che anche negli angoli più dimenticati d’Italia non mancano mai segni di splendore. Tuttavia spesso prevale la disattenzione, forse anche nella nostra terra. Non sempre i lodigiani vivono per i loro monumenti il fascino espresso da Ada Negri nel sonetto dedicato al tempio di San Francesco. Cosi spunta la domanda: nel turbinoso divenire moderno perché fermarsi e sostare a leggere le testimonianza dell’arte di ieri e del l’arte religiosa? Oggi poi la gente non è molto attenta a Dio. Con semplicità si può rispondere che l’arte è espressiva del bello. Che altro può attrarre, interessare l’io profondo più del bello? Si può aggiungere che la bellezza domina l’universo, è il suo volto. Così già secondo la Bibbia. Dopo ogni giornata delle sei impegnate nella creazione si afferma che Iddio giudica “belle” le opere fatte. In tal senso, infatti, senza infedeltà, è tradotto il vocabolo ebraico nella versione greca dei Settanta, seguita da molte traduzioni moderne. Dio nel creare il mondo è poeta, è artista, e l’universo splende della bellezza, forza della sua fantasia. E qui torna opportuno constatare come il pensiero moderno colga in modo particolare nell’arte le cosiddette forme del trascendere; ossia, specialmente nell’arte l’uomo tenta di superare la propria finitezza e, all’estremo confine di questa, scopra la soglia misteriosa che inquieta, che sospinge a spiare l’oltre. Potremmo con audacia dire che è una tensione verso un arcano incontro con il Dio poeta nel suo essere creatore. E sia aggiunto che tale carattere, di orientare alla soglia misteriosa, è propria anche dell’arte “profana”, quando sia vera; tanto più esso trionfa nell’arte religiosa, quando sia autentica. Un grande russo moderno, P.N. Endokimov, afferma: “L’aspirazione alla bellezza coincide con la ricerca dell’ Assoluto e dell’Infinito”. Si deduce facilmente che i credenti possono trovare spirituale diletto anche nell’arte “profana”, ossia d’ogni altra cultura, d’ogni gente e tempo, e che credenti e non credenti possono gustare con interiore scuotimento l’arte religiosa: l’una e l’altre verificano almeno il volere essere forme del trascendere. In esse può vibrare il bello in supremo splendore. Quanto ai credenti, questo punto del discorso va, sia pur rapidamente, approfondito. La cristianità occidentale (meno forse quella orientale) fu attraversata da atteggiamento non univoco sull’arte. Per un verso concreta stima con conseguenti progetti e attuazioni; per altro verso una paura costante del bello, delle sue forme, additandone, talvolta in modo esagerato, l’ambiguità, il pericolo di allettamento al male. Del resto, anche fuori del cattolicesimo, S. Kierkegaard dissertava da par suo sulla seduzione estetica, vista come cercata evasione al rigoroso impegno etico. Indubbiamente oggi l’atmosfera della cultura cristiana è diversa, aperta in modo intelligente alle manifestazioni dell’arte; comunque è opportuno qui riflettere sulle parole di Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo se avremo occhi per ve13


derla”, ossia gli occhi la devono cogliere nella sua profondità, nel suo additare l’invisibile, l’oltre noi. Per questo aspetto, si può dire, i credenti dovrebbero essere i devoti nel culto dell’arte: essi portano nel cuore l’invisibile. Di fatto, la fede, che stringe il Dio invisibile, ha ispirato l’architettura dei templi. Gesù si proclamò il tempio vivo e nuovo di fronti a quello di Gerusalemme. E, a somiglianza sua, tempio è il credente nella sua esistenza abitata da Dio. Il tempio di pietra ripete a suo modo tale dato e deve trovare significazione nello stile architettonico. Ma da parte di tutti, specialmente dei credenti, c’è un fortissimo motivo storico per l’amore alle testimonianze d’arte nelle vicissitudini dei tempi. Uno studioso australiano, capitato dalle nostre parti, mi diceva come noi siamo “sconsiderati”. Si riferiva all’abbattimento di una vetusta chiesa sostituita da un’architettura moderna: moderna, e assai poco ispirata. “Sconsiderati” perché non ci impegniamo, non salviamo la storia nostra, i suoi documenti. Potesse, diceva, una città d’Australia, cosi priva di documenti del passato, vantarsi d’una chiesa simile a quella distrutta. Noi, qui nel presente, viviamo del passato, di tutto il passato, quello religioso e ogni altro. Ne siamo i frutti. Il tramontato tempo è nel nostro sangue, nel nostro respiro. Ma qui il discorso si fa complesso. Mutano gli umori, le visioni, si cade anche in annebbiamenti. Consideriamo i templi della cristianità occidentale: in genere si ispirano all’onnipotenza divina, spesso senza smentire il senso del mistero, comunque onnipotenza a volte, nel rappresentarla, troppo contagiata dalla potenza dei potenti. Intanto, com’è proprio dell’avanzare umano, mutano le idee, i gusti, gli stili. Cosi, almeno talvolta, ecco edifici sacri distrutti, quantunque non spregevoli. Ecco altri, romanici o gotici, vestiti di bardature barocche e cosi via. Ecco poi cancellate quelle bardature. Questo, ad esempio, è avvenuto nel nostro Duomo di Lodi. In che tempi in quali circostanze, come mai ogni intervento è stato messo in atto? Tali fatti, anche se non soltanto essi, ci fanno capire che in tutte le espressioni artistiche, quindi anche nelle chiese, si scoprono e si leggono, sia da credenti, sia da non credenti, le pieghe nascoste, magari dimenticate, della nostra storia, delle sue coerenze come delle sue contraddizioni. Si potrebbe illustrare l’argomento con assai più ampio respiro. Bastino questi accenni. Comunque gli schemi qui sopra accennati spessissimo si sono ripetuti e si ripetono nei centri importanti come nelle piccole località della nostra terra. Conoscere tali vicende porta a conoscere meglio noi stessi.

14


A sense of community in Italian and English di Linda Santo

My family is from Piacenza in Emilia Romagna, not far from the Lodigiano, though my mother’s parents came to the United States in the early 1900s. My grandparents died young in New York City, over 80 years ago, long before I was born, and so my cultural past is mostly a mystery yet there is a strong desire to know from where and who I came. I had visited Piacenza but once in my life, to see where my great grandfather had a market on a corner where now stands a bank. My sense of history and continuity was broken by the presence of this bank because in my romantic mind, I longed to see the brick and mortar of my past family. But yet, my grandfather and grandmother walked these streets, probably stood on that same street corner on which I stood that day. In my mind’s eye I saw them there, peering in the window of the once bustling market. My family history was in the air. I felt the same overwhelming emotion when I stood in the Great Hall on Ellis Island in New York City – the only other place where my grandparents shared the same ground as me. I looked out the same window as my grandfather Giuseppe probably had, to gaze upon the skyline of Manhattan. The oratories in this book remind me of that sense of history, continuity and community that I longed to feel that day. Perhaps my Italian relatives from the earliest years worshipped in oratories such as these and celebrated the moments in their lives that I celebrate now. They grieved the death of a loved one, much the same as I grieved the loss of people I loved in my own small church. The world in which these people lived were small, bordered only by the walls of their villages so that the oratories served a great purpose even then. The walls of the oratories saw all of their ancestors’ lives, from one family to the next. The granddaughter knew her grandfather and he knew her children and their children. They all gathered in the places of worship as one, as a book of their complete history. As I look at the photographs of the many oratories of the Lodigiano and read their histories, I long to once again visit the Italian birthplace of my family. To gather in the buildings that they worshipped, where their long dead relatives worshipped and to add my prayers to theirs. 15


16


introduzione di Eugenio Lombardo

Tanti anni fa - mi sembra di ricordare fosse un luglio afoso - non c’era un refolo d’aria. Con Giacomo Bassi, coautore di questo libro e mio insigne maestro, giravamo il Lodigiano in lungo e in largo. Cercavamo gli angoli più dimenticati del territorio: un’osteria, una scuola elementare di una volta, una frazione rurale pressoché disabitata, un’ansa del fiume… ogni posto ci piaceva per ripensarlo com’era e per provare, con la forza della memoria, a dargli ancora vita, evocando persone, abitanti, gente in transito, eventi, occasioni, pretesti. Il più delle volte finivamo per entrare nelle piccole chiesette, sempre più di rado aperte. Sedevamo su panche distanti per riconciliare noi stessi con i nostri pensieri. Non credo che Giacomo Bassi pregasse. Non gliel’ho mai chiesto in verità. Ma so che per anni ha fatto del laicismo la sua maggiore convinzione. Se scambiavamo due parole, durante quelle soste, era per dire che ci piaceva immaginare i contadini che qui, anni e anni prima, venivano a pregare, a porgere suppliche, a chiedere grazie, a trovare pace e conforto. E in quel riflettere c’era più di un semplice congetturare su cose passate. C’era una condivisione, una partecipazione che rappresentava un rimando e un progetto: forse la ricerca di una fede, da un lato… E dall’altro - per chi non rinuncia a credere - la forza inespugnabile della preghiera, che non conosce epoche, che non s’ammanta di polvere. Gli oratori del Lodigiano offrono garanzie: collocati in aperta campagna, sollecitano una spiritualità ricca di secoli. Molti di essi sono di proprietà privata, e non sempre se ne è fatto un buon uso, purtroppo: da luoghi di culto a magazzino agricolo. Così fu l’evoluzione dei tempi, non solo sul piano morale, ma anche degli stili architettonici, degli spazi circostanti e dell’ambiente: è inutile recriminare, certe fasi della vita sociale vanno accettate per come si sono sviluppate. Però di oratori ve ne sono ancora tanti in condizioni perfette. Ed altri che basterebbe poco per restituire alla bellezza di un tempo. Andrebbero addobbati con i quadri dei nostri artisti locali. E le facciate esterne dipinte col colore della tradizione di questa terra. Allora, il Lodigiano rafforzerebbe la sua identità, e sarebbe meta, per le sue bellezze naturali e per il suo fascino spirituale, di gente che viaggia per cercare qualcosa e possibilmente scoprirla.

17



Oratories of Lodi countryside in Italy

oratòri del lodigiano


Bertonico Cascina Monticelli

Oratorio di S. Lorenzo Fu edificato, su un più remoto edificio religioso, nell’anno 1681, per volontà dell’Ospedale Maggiore di Milano, proprietario della possessione. Il progetto fu firmato dall’ingegnere Pietro Giorgio Bonone. Nel dicembre 1944 l’Oratorio fu elevato a parrocchia. Nel 1948, l’affittuario della cascina, l’avvocato Archimede Bottesini, valutatane la precarietà, dispose l’abbattimento dell’edificio e l’edificazione di una nuova chiesetta. Ne 1972 fu soppresso l’istituto della parrocchia.

Bertonico: Monticelli farmhouse, S. Lorenzo (Laurence) Oratory. It was built in 1681 on a more remote religious building, wanted by the “Great Hospital” in Milan. The project was designed by the engineer Pietro Giorgio Bonone. In 1944 December, the Oratory became a Parish Church. In 1948 the lawyer Archimede Bottesini, the farmhouse renter, after assessing its instabilty, decided to demolish the building to erect a new small church. In 1972, the institute of the Parish was abolished. 20


Bertonico Frazione Colombina

Oratorio di S. Antonio da Padova

L’originario Oratorio risale al 1653 e fu voluto per iniziativa di Stefano Fuselli e Ottavio Grosso. Nel 1730 fu interamente ricostruito e cambiata l’ubicazione, posta dirimpetto al ponte sulla Muzza. Nel 1831, a causa del morbo colerico che appestava quelle campagne, l’interno della chiesetta fu completamente rintonacato. Ancora di recente, nel 1971, l’Ospedale Maggiore di Milano proprietario del luogo, commissionò lavori di restauro e di recupero dell’Oratorio.

Bertonico: The small village of Colombina, S. Anthony of Padova Oratory. The original Oratory dates back to 1653, built on the initiative of Stefano Fuselli and Ottavio Grosso. In 1730 it was totally reconstructed and its location moved to the front of the Muzza Bridge. In 1831, due to an outbreak of cholera sweeping the countryside, the walls inside the small church were completely covered in plaster. The owner of the property, the “Great Hospital” in Milan, commissioned restoration and recovery of works at the Oratory in 1971. 21


Boffalora D’adda Cascina Cremosazza

Oratorio di S. Biagio

Sorgeva in questo luogo un antico Oratorio, visitato nel 1573 da mons. Scarampo, vescovo di Lodi. Successivamente, dopo un periodo di abbandono, nei primi anni del 1600 fu abbattuto. Nel 1722 Bartolomeo Morandi, proprietario della cascina Cremosazza, decise di costruire un nuovo Oratorio, avvalendosi del progetto dell’architetto Giovanni Albertino. Nel 1982 la famiglia Salvalaglio, nuova proprietaria del cascinale, promosse un significativo lavoro di restauro per riportare l’edificio all’antica bellezza di un tempo.

Boffalora D’adda: Cremosazza farmhouse, S. Blaise Oratory. An old Oratory stood in this location but was demolished in the early 1600’s due to neglect. In 1753, the Bishop of Lodi, Monsignor Scarampo visited this location. In 1772, the owner of the farmhouse, Bartolomeo Morandi, decided to build a new Oratory, using Giovanni Albertini as the architect. In 1982, the Salvalaglio Family, the new owners, completed some considerable restoration in order to give the Oratory back its past beauty. 22


Borghetto Lodigiano Cascina Monteguzzo

Oratorio B. V. Assunta Fu edificato il 6 ottobre 1519 per volontà dei fratelli Giacomo, Camillo e Lodovico Rho, proprietari del cascinale. Quindi la possessione divenne proprietà di Bianca Rho, moglie del conte Camillo Pozzi di Cremona. Nel 1824 dagli eredi Pozzi fu venduta a Giuseppe Consoli. In seguito divenne proprietà dell’Ospedale Maggiore di Milano.

Borghetto Lodigiano: Monteguzzo farmhouse, The Blessed Virgin Oratory. It was built in October 6th, 1519 at the behest of brothers Giacomo, Camillo, and Ludovico Rho, who were the farmhouse’s owners. Then, Bianca Rho, the wife of the Count of Cremona, Camillo Pozzi, became the owner. In 1824 the farmhouse was sold by the Pozzi heirs to Giovanni Consoli. Afterwards, the “Great Hospital” in Milan became its sole owner. 23


Borghetto Lodigiano Cascina Ravarola

Ex Oratorio di S. Francesco

L’Oratorio fu costruito nel 1706 dai fratelli Bartolomeo e Giuseppe Legnani, proprietari della cascina, su progetto dell’ing. Francesco Bovio. Nell’ottocento divenne proprietà delle Monache Sacramentine di Bergamo. Le funzioni religiose si celebrarono sino al periodo tra le due guerre mondiali. Intorno alla metà del 1950 l’Oratorio non fu più utilizzato, neanche per funzioni occasionali. Nel 1960 fu murata la porta principale d’accesso e la chiesetta fu trasformata in magazzino.

Borghetto Lodigiano: Ravarola farmhouse, former S. Francis Oratory. The Oratory was built in 1706 by its owners, the Legnani brothers, Bartolomeo and Giuseppe. The project was designed by engineer Francesco Bovio. In the 19th century, the Sacramentine Nuns in Bergamo, became the new owners. Religious services were celebrated until the period between the two Great World Wars. By the middle of 1950s the Oratory was no longer in use, except for occasional ceremonies. In 1960 the front door was walled up and the building became a warehouse. 24


Borghetto Lodigiano Cascina Pantiara

Oratorio della SS. Trinità

Fu Alfonso Legnani, proprietario della cascina, a decidere di erigere un Oratorio. Era il 1706. Per un certo periodo vi risiedettero alcune Suore Sacramentine. Nei primi anni del 1930, date le cattive condizioni della struttura, si avviò una completa ristrutturazione. E ancora negli anni Novanta, su iniziativa della famiglia Marchetti, agricoltori del cascinale, la chiesetta fu oggetto di lavori per un nuovo completo restauro, recupero e conservazione.

Borghetto Lodigiano: Pantiara Farmhouse, SS. Trinity Oratory. Farmhouse owner Alfonso Legnani decided to erect an Oratory in 1706. Sacramentine Nuns lived there for a length of time. In the early years of 1930, the Oratory was in bad repair, prompting a complete restoration of the building. Moreover, in the Nineties, on the initiative of the Marchetti family, the farmer-owners of the building, the small church received some new restoration, recovery and conservation works. 25


Borghetto Lodigiano Cascina S. Antonio

Oratorio S. Antonio e Sacra Famiglia Fu costruito ex novo, all’inizio del 1970, dai coniugi Serafino Grecchi ed Erminia Zucchi, agricoltori del cascinale, motivati da sentimenti di fede e devozione. Completato di tutti gli arredi sacri interni, venne solennemente benedetto nel 1972. Vi si celebra saltuariamente.

Borghetto Lodigiano: S. Anthony farmhouse, S. Anthony and Holy Family Oratory. It was rebuilt in 1927, by the farmer Serafino Grecchi with his wife Erminia Zacchi who were very devout and pious persons. In 1972, when it was furnished with altar cloth and holy vessels, it was solemnly blessed. Mass is celebrated occasionally. 26


Borghetto Lodigiano Frazione Vigarolo

Oratorio Natività M. V. e S. Giovanni Battista Nella meta del 1800, fu edificato dalla famiglia Ghisalberti, proprietaria del luogo. La stessa famiglia realizzò anche un grandioso palazzo, passato in seguito al Seminario vescovile di Lodi e poi al P.I.M.E. (Pontificio Istituto Missioni Estere). Nei pressi vi era un’abitazione, dove vi dimorava stabilmente il sacerdote incaricato della custodia dell’Oratorio e delle celebrazioni.

Borghetto Lodigiano: The small village of Vigarolo, the Virgin Mary Nativity and S. John The Baptist Oratory. In the middle of 1800, the location’s owner, the Ghisalberti Family, built the Oratory. The same family constructed a large building, afterwards giving it to the Episcopal Seminary in Lodi and then to P.I.M.E. (Pontifical Institute of Foreign Missions). The priest lived in a neighborhood house, taking care of the Oratory and celebrating the religious services. 27


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.