3 minute read

INSEGNAMENTI STANDARDIZZATI o Formazione che nutre?

di elena mantesso

Partecipa Alla Scuola Di Formazione Permanente

Advertisement

Èun tempo strano quello che palpita attorno a noi. Uno spazio accelerato dentro al quale le azioni di cura scorrono frenetiche, un luogo senza domande, troppo spesso abitato dal “si è sempre fatto così”. Un non-luogo nel quale si crede che la qualità sia possibile solo quando si aumentano le risorse, un non-luogo nel quale nessuno si “ferma” più a dare vita a pensieri originali, profondi, impensati (pensare l’impensabile è anche per il mondo socio-sanitario la sfida). I problemi scorrono veloci sullo schermo della mente. Così veloci da costruire in noi l’idea che l’identità della cura sia il “soluzionificio”: banali e quotidiane soluzioni cerotto per problemi complessi. Qualcuno dice che le residenze per anziani siano destinate a sparire perché in crisi economica. La crisi più profonda è quella che nasce dalla povertà della cultura della Cura, della costruzione di Futuro, di progetti per anticiparlo e abitarlo, di processi per andare nella sua direzione, di indicatori di risultati e processi da monitorare.

Il “come” organizzativo è lo stato nascente del “come” del gesto che Cura. Esattamente come viene indicato nelle linee guida per la cura del Center for Research on Chronic Illness delll’Università del Nord Carolina “Attività che ci concentrano sulla relazione piuttosto che sul compito possono ridurre significativamente il disagio ed il comportamento aggressivo del paziente ed aiutare a promuovere una relazione terapeutica tra assistente e paziente”. Il dott. Dator, responsabile della Scuola di Manoa sul Futuro, ci mette in guardia dal futuro che prende vita dalla continuazione del presente e per farlo ci ricorda che quando pensiamo al futuro dobbiamo dare vita a tre pensieri: alle cose che sappiamo di sapere, alle cose che sappiamo di non sapere, alle cose che non sappiamo di non sapere. Nelle nostre residenze per anziani servono leader capaci di prendere consapevolezza delle cose che sanno di non sapere. Futuro allora è la sfera del possibile, del non ancora. Il passato invece la sfera dell’immutabile, del già visto, già accaduto.

DAL FARE ALL’ESSERE IN RELAZIONE

Le nostre residenze hanno bisogno di pensare di più, di uscire dalla ripetitività del “si è sempre fatto cosi”, “abbiamo sempre scritto cosi”. E’ tempo di creare incontri che aiutino tutti i professionisti a pensare, a rigenerare il senso ed il significato dell’agire. Abbiamo bisogno di re-inquadrare la realtà della cura. Forse quando la pensiamo potremmo iniziare a immaginarla non solo fatta di gesti di profonda essenza umana. Forse la potremmo in queste occasioni scrivere con c maiuscola: la Cura. Ed allora prendersi cura dell’anziano? Siamo sicuri che la relazione con l’altro possa essere degnamente interpretata dal verbo “prendere”? “Ridurre in suo potere” suggerirebbe l’etimo. Verbo legato alle cose “prendere il giornale, il telefono, l’acqua…”. Acciuffare, acchiappare un oggetto in movimento. Oppure può diventare “avere cura”. Dove il senso della cura inizia dal professionista che ha un pensiero di cura per sé stesso. Ciascuno di noi è chiamato a riempire di senso la propria attività professionale. Ma ancor prima ciascuno di noi è chiamato a dare un senso all’esistere ed al proprio divenire. Come dice la prof.ssa Luigina Mortari, grande studiosa italiana di cura, “dare forma al proprio divenire significa aver cura della vita”. ll filosofo Heidegger ripeteva “Ognuno è quello che fa e di cui si prende cura”. La cura diventa allora il laboratorio dell’essere. Dell’essere noi stessi in relazione con l’altro, è dare valore e proteggere la vita e la sua possibilità di esistere nell’espressione della sua libertà, individualità, fragilità.

A cura del Team Sente-mente®: interventi di confronto, crescita, sviluppo, sostegno e allenamento per uscire dallo stato di impotenza e per allenare la resilienza. Contenuti per: persone che vivono con la demenza, carepartners, professionisti della cura e della relazione, leader di servizi socio-sanitari. Se vuoi acquistare “Le carte per accendere la resilienza, esperienze per residenti, professionisti, volontari, famiglie e organizzazioni felici” di Letizia Espanoli e Elena Mantesso, Editrice Dapero, visita il sito: www. editricedapero.it/prodotto/le-carte-per-accendere-laresilienza. Siamo sicuri che grazie a questo mazzo di carte e alla tua creatività in azione potrai ingaggiare, valorizzare e offrire spazio alle tue emozioni ed ai tuoi valori. Vuoi iscriverti all’esclusiva newsletter di Sente-mente®? Scrivi a info@letiziaespanoli.com riceverai idee, riflessioni, materiale di approfondimento e contenuti speciali. Inoltre sarai aggiornato su tutte le opportunità formative del modello. Vuoi iscriverti alla Scuola di Formazione per l’allenamento delle tue soft skills?

Ogni settimana sul canale Telegram di Giorni Felici esercizi, esperienze e riflessioni per allenare la resilienza, l’autoefficacia, la speranza e l’ottimismo. Elena Mantesso: elena.mantesso@sente-mente.it

PER PORTARE RISULTATI NELLA NOSTRA VITA NON DOBBIAMO RIDURRE LE DIFFICOLTÀ, MA DOBBIAMO AUMENTARE LE ABILITÀ. LEtIZIA ESpANOLI

DALLA CONOSCENZA

ALLO SVILUppO DELLE COMpEtENZE

Quando la formazione non è altro che un insieme di «corsi» per gli OSS, oppure per gli infermieri per accumulare crediti, rischia di condurre l’organizzazione in uno dei malesseri oggi più diffusi, ovvero l’«indigestione da formazione» e/o l’arroganza di «sapere già». Ma come board dell’organizzazione ho il dovere di chiedermi: riempio la tua mente di contenuti o ti alleno per sviluppare nuove competenze emotive e relazionali? Se nessuno cambia l’essenza che origina il problema, come si sentirà l’operatore? Tradito dalla formazione, illuso e abbandonato. La formazione diventa «nutriente» solo quando si allinea all’allenamento di abilità e competenze nell’intero team (dal board a chi si occupa di servizi generali) e viene costruita in linea con gli obiettivi di sviluppo umani, organizzativi, gerontologici del team.

This article is from: