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SICILIA IL PERIPLO DELLA BELLEZZA

testi e foto di RitA BeRtAZZoNi

Igiorni per visitare l’isola più grande del Mediterraneo non sono mai abbastanza. La Sicilia è talmente ricca di tradizioni storico-artistiche e culturali, frutto di occupazioni e invasioni che si perdono nella notte dei tempi, che merita tempo a disposizione. Ma già sette giorni sono sufficienti per un assaggio che rimane negli occhi e nel cuore: una città al giorno per scoprire i suoi tesori, tra archeologia, barocco e arte contemporanea.

CATANIA, TAORMINA, MILAZZO E I TESORI DELLA MAGNA GRECIA

Il viaggio itinerante può iniziare a Catania, dove si atterra con l’aereo, e dove si può dormire per poi andare alla scoperta dell’isola. Stretta tra l’Etna, distante circa 30 chilometri, e il mare Ionio, è la città di Sant’Agata, patrona onorata ogni anno dal 3 al 5 febbraio con una celebrazione che unisce devozione, tradizione e folclore, la più grande festa siciliana e d’Italia Patrimonio protetto dall’Unesco, la piazza centrale ospita la sontuosa Cattedrale che custodisce le reliquie della santa. A una quarantina di minuti d’auto verso nord si raggiunge Taormina (ME), sul monte Tauro a 204 metri sul livello del mare, il cui monumento più importante e famoso è il Teatro Greco, conosciuto anche come Teatro Antico, dalla magnifica vista a strapiombo sul golfo e sull’Etna. Ogni anno, tra fine giugno e inizio luglio, ospita il Film Festival, uno dei più prestigiosi al mondo. a pellicola internazionale più famosa ad aver scelto Taormina è “Il Padrino” di Francis Ford Coppola. Nella sua incantevole scenografia prendono parte anche concerti e rappresentazioni teatrali. Da visitare poi il Duomo (Basilica Cattedrale di San Nicola di Bari) conosciuto anche come chiesa-fortezza, per via dei grandi blocchi di pietra dell’edificio, le merlature esterne e la torre a bastione sul retro. Esempio di architettura romanico-gotica siciliana, risale al XIII secolo, si trova lungo Corso Umberto, la principale via cittadina. Distante pochi metri dalla costa e separata da un sottile lembo di terra, Isola Bella è una grande roccia nel mezzo di una baia a ferro di cavallo dove alte scogliere bianche si tuffano nelle acque cristalline del mare e con la bassa marea diventa raggiungibile a piedi. A fine ‘800 venne acquistata da una ricca nobildonna inglese e ancora oggi ospita un rigoglioso giardino con piante rare tropicali che si mischiano alla vegetazione mediterranea.

Da non perdere Giardini Naxos. In una piccola baia con acque cristalline, è un vero e proprio museo a cielo aperto con testimonianze archeologiche di epoca greca e romana. Fino agli anni Settanta era un villaggio di pescatori, ora una delle destinazioni turistiche più visitate. Naxos è la prima colonia greca di Sicilia e venne fondata nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., poi distrutta nel 403 a.C. I resti dell’antica città (ora Parco Archeologico di Naxos) si trovano nel promontorio di Capo Schisò su una superficie di circa 40 ettari. Larghe vie, fortificazioni di pietra lavica, frammenti di edifici sacri, abitazioni a pianta rettangolare, colonne romane, il santuario dedicato ad Hera (o Afrodite), altari e fornaci. Rimangono anche i resti di una necropoli di età ellenistica. Un posto fuori dal tempo immerso nella macchia mediterranea mista a piante sub tropicali. Per comprendere meglio quanto fosse ricca e colorata la colonia, bisogna visitare il Museo che racconta la storia dell’espansione greca in Sicilia. Sempre in provincia di Messina vale una sosta il Castello di Milazzo, uno dei complessi fortificati più imponenti ed estesi d’Europa, con una superficie di oltre 7 ettari. Di importanza strategica per il controllo della costa settentrionale della Sicilia e del suo mare, è circondato da una cinta muraria spagnola il cui ingresso si apre sotto il Baluardo di Santa Maria. Mano a mano che lo si esplora si possono distinguere i diversi stili e le dominazioni che si sono insediate: una comunità del neolitico, greci, romani, bizantini e musulmani. Fanno parte del complesso monumentale il Duomo vecchio del 1600, il Bastione di Santa Maria, Il Bastione delle isole, la chiesa dell’Annunziata e l’ex Monastero delle monache Benedettine del S.S. Salvatore a cui è legata la leggenda di una suora murata viva al suo interno a causa del suo amore per un sol- dato inglese e il suo fantasma pare si aggiri ancora oggi tra le sue mura. All’interno della Cittadella c’è il Muma (Museo del Mare di Milazzo) dove si sensibilizza sul problema dei rifiuti nei mari e sulla protezione delle specie che li abitano. Qui si trova lo scheletro di Siso, il capodoglio che nel 2017 rimase impigliato alle Eolie a causa di una rete da pesca illegale. Nel suo stomaco sono stati trovati resti di plastiche.

UNA SETTIMANA PER SCOPRIRE UNA DELLE ISOLE PIÙ BELLE DEL MEDITERRANEO: DA CATANIA A SIRACUSA, PASSANDO PER PALERMO, AGRIGENTO E NOTO.

CAPOLAVORI ARABO-NORMANNI

A PALERMO, MONREALE E CEFALÙ Palermo, con il suo percorso arabo-normanno, insieme a Monreale e Cefalù, è diventato patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco nel 2015. Fondata dai Fenici, Palermo è da sempre un crocevia di culture, una città multiforme, tra le più interessanti della Sicilia, sia in termini di modernità che in fatto di storia. A cominciare dal suo fiore all’occhiello: la Cattedrale, che si trova nel cuore antico della città. È un’armonica fusione di stili diversi, dall’arte greca a quella romana, dalla catalana alla gotica ma su tutti prevale lo stile norman- no, anche se l’aspetto odierno si deve a modifiche e aggiunte del Settecento. Un insieme di cupole, torri e merlature, portici e portali, cupolette con maioliche e una torre campanaria.

All’interno nella navata di destra, la prima e la seconda cappella custodiscono le famose tombe imperiali e reali dei normanni: qui riposano, tra gli altri, l’imperatore Federico II, re Ruggero II e Santa Rosalia, patrona di Palermo.

Poco lontana dalla cattedrale, merita una tappa la chiesa di San Giovanni degli Eremiti (1136), una delle più celebri costruzioni normanne della città, sormontata da cinque piccole cupole rosse e ornata da un grazioso giardino che racchiude le rovine di un chiostro. Fa parte dei monumenti Unesco dell’itinerario arabo-normanno di Palermo insieme alla chiesa di San Cataldo (metà del XII sec.) che custodisce un notevole mosaico pavimentale romano ed è coperta da tre cupole rosse di chiaro riferimento arabo.

Simbolo del multiculturalismo della città è poi la Cappella Palatina all’interno del Palazzo dei Normanni, costruito nella parte più alta e antica della città, voluta da Ruggero II d’Altavilla, primo re normanno di Sicilia, e utilizzata come cappella privata. Nella sua architettura si coniugano la pianta basilicale latina e le decorazioni del soffitto ligneo di stampo islamico ma il suo cuore è bizantino: la cupola semisferica con il grande mosaico del Cristo Pantocratore (Signore del Creato) che benedice alla maniera greca è spettacolare. Nel centro storico merita una visita anche la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio. È il monumento più bizantino di Palermo, voluto da Giorgio di Antiochia, Grande Ammiraglio di re Ruggero. È nota anche come Chiesa della Martorana perché si trovava vicino al monastero femminile fatto costruire dalla nobile Eloisa Martorana: le suore basiliane che vi vivevano erano famose per la preparazione di particolari dolci, un’idea nata in occasione della visita del papa. Non potendo servire frutta fresca, prepararono frutti finti con pasta reale. Oggi è il dolce tipico siciliano per la Festa dei Morti. L’interno della chiesa è a croce greca con un apparato musivo preziosissimo, opera di maestranze bizantine, il cui fulcro è il Cristo assiso benedicente sulla sommità della cupola e il mondo ai piedi. Dal 1937 nella chiesa si è tornato a celebrare il rito greco-bizantino, e da allora il suo nome ufficiale è quello di San Nicolò dei Greci. Camminando su Corso Vittorio Emanuele si incontra la secentesca piazza dei Quattro Canti, o piaz- za Villena, che rappresenta il centro della Palermo barocca. La struttura, perfettamente ottagonale, è formata dall’incrocio dei due principali assi viari: via Maqueda e via Vittorio Emanuele (antica via fenicia). Qui convergono i quattro quartieri storici, detti “canti”. In corrispondenza di ogni canto svetta la facciata di ogni palazzo: durante il giorno sono sempre illuminate almeno da un lato, per questo sono conosciute anche come “Teatro del Sole”. Le statue rappresentano i quattro fiumi di Palermo, l’allegoria delle stagioni, i regnanti storici e le sante patrone della città.

Proseguendo sempre sul Corso, a pochi metri si incontra Piazza Pretoria, uno dei posti più incantevoli della città. Merito della maestosa fontana rinascimentale in marmo bianco di Carrara, detta anche “Fontana della Vergogna” a causa della somma pagata dal Senato palermitano per trasportarla da Firenze a qui o forse per la nudità delle statue. In ogni caso è considerata una delle più belle d’Italia, con un intricatissimo gioco d’acqua.

Nemmeno la settima arte può rimanere indifferente al fascino di Palermo. Dopo sessant’anni dalla trasposizione cinematografica di Luchino Visconti, “Il Gattopardo” torna sul set nel capoluogo siciliano. Tra maggio e giugno, infatti, è stato teatro delle riprese della nuova serie televisiva per Netflix in sei puntate, con un cast stellare. Un viaggio a Palermo non può prescindere dalla visita del Duomo di Monreale e del suo chiostro benedettino, a circa 11 chilometri dal capoluogo siciliano. Il Duomo, o Basilica Cattedrale di Santa Maria la Nuova, venne costruito nel 1174 per volere del normanno Guglielmo II d’Altavilla, re di Sicilia in quegli anni. Si narra che la Vergine, a cui era molto devoto, gli apparve in sogno svelandogli la presenza di un tesoro sotto al carrubo in cui si era addormentato dopo la caccia: con questo tesoro nel medesimo luogo dove scavò, il re “Buono” realizzò una delle più magnificenti costruzioni architettoniche d’Europa. Il complesso di Monreale è un compendio di arte arabo-normanna e bizantina. Le due torri sono tipicamente normanne mentre il portico settecentesco a tre arcate mostra sopra la balaustrata le arcate intrecciate di calcare e lava, tipica decorazione araba.

I mosaici sono qualcosa di unico e perfetto: oltre 6mila mq di decorazione musiva, la più vasta d’Italia, per illustrare scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, culminando nell’abside centrale con il Cristo Pantocratore benedicente e la Vergine con il Bambino tra angeli e santi. A fianco il chiostro, considerato uno dei più imponenti e qualitativamente prestigiosi del XII secolo, nonché il più completo monumento di scultura romanica in Sicilia. Ricorda molto l’Alhambra di Granada e i cortili porticati delle dimore signorili islamiche. Ha più di 90 colonne decorate da mosaici e capitelli romanici.

Immancabile una sosta a Cefalù anche solo per visitare il Duomo. Lo stile romanico-normanno lo rende la migliore testimonianza di quel tempo ed è visibile non solo nelle due possenti torri che ricordano le cattedrali della Normandia, ma anche all’interno, una vera galleria d’arte tra capitelli e mosaici. Questa la peculiarità del Duomo che ne è ricoperto per circa 600 metri quadrati, su tutti il Cristo Pantocratore del presbiterio, opera dei sapienti maestri bizantini di Costantinopoli che Ruggero II convocò per dare il massimo splendore a questo edificio da lui voluto. Un altro gioiello è il suo chiostro sempre di epoca normanna con pregiati capitelli sulle colonne binate. Una traccia del passato, simbolo della quotidianità siciliana, è poi il lavatoio medievale raggiungibile da via Vittorio Emanuele dove a qualche metro sotto il livello della strada, nasconde questo angolo prezioso, nei pressi del tardorinascimentale Palazzo Martino. Diversi film hanno immortalato alcuni scorci come “Nuovo Cinema Paradiso”, capolavoro di Giuseppe Tornatore. Per avere una bella vista sul mare, magari al tramonto, si percorre Corso Ruggero, la via principale e si sale sugli antichi bastioni.

PIAZZA ARMERINA E VALLE DEI TEMPLI PER GLI AMANTI DELL’ARCHEOLOGIA

Tra Catania e Palermo, nell’entroterra, Villa Romana del Casale, a circa 4 chilometri da Piazza Armerina (Enna) è un luogo che rapisce per la bellezza degli ambienti e soprattutto dei mosaici del IV secolo d.C. Non a caso dal 1997 l’edificio, di grande valore storico e artistico, è riconosciuto Patrimonio dell’Umanità Unesco ed è l’esempio supremo di villa di lusso romana tardo-imperiale con i mosaici romani “in situ” meglio conservati. Questo tesoro musivo testimonia lo stile di vita del proprietario, probabilmente un esponente dell’aristocrazia senatoria. La villa, che si sviluppa su terrazzamenti per adattarsi al pendio naturale del terreno, è divisa in 4 nuclei ben distinti: ingresso monumentale con cortile e vestibolo, peristilio quadrangolare con una fontana al centro, e attorno ambienti privati e pubblici. Un complesso davvero maestoso con i vari locali collegati gli uni agli altri da corridoi e colonnati, ornati con fontane, statue e decori. La superficie totale è di 3500 m2 ricoperta da splendidi mosaici pavimentali e parietali figurativi e in stile geometrici, in 48 ambienti che permettono di ripercorrere la storia del più grande tra gli imperi, con scene di vita quotidiana, raffigurazioni di eroi e divinità, scene di caccia, natura e giochi. Il più sorprendente è quello che rappresenta dieci fanciulle intente in attività ginniche o nell’atto di ricevere il premio. Indossano quello che è considerato il primo bikini della storia, un tipo di abbigliamento che si usava per praticare atletica, danza e ginnastica.

La tappa successiva ci porta ad Agrigento, l’antica città greca di Akragas, terra di Pirandello, Sciascia e Camilleri, ma anche del filosofo Empedocle. Sarà capitale della cultura 2025 per la grandiosità delle vestigia greche della Valle dei Templi, Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 1997 e sito archeologico di fama internazionale. Ma anche Parco archeologico regionale dal 2000; con i suoi 1300 ettari è il più grande d’Europa e del Mediter- raneo. Ci si muove tra le vestigia di diversi templi che risalgono al periodo 510-430 a.C. in un paesaggio ricco di mandorli e ulivi. Il Tempio della Concordia, realizzato nel 430 a.C., è uno dei capolavori di stile dorico meglio conservati. Di fronte a lui giace a terra la statua in bronzo di Icaro Caduto, realizzata dall’artista contemporaneo polacco Igor Mitoraj (1944-2014). Altro simbolo della valle dei Templi, è il Tempio dei Dioscuri o Tempio di Castore e Polluce, i figli di Zeus. Lungo il viale principale si incontrano anche il Tempio di Ercole, il più antico dei templi agrigentini, che risale alla fine del VI sec. a.C., e il Tempio di Giove Olimpo, le cui rovine lasciano intuire la sua grandezza, uno dei più vasti dell’antichità. Venne costruito dagli agrigentini dopo la vittoria sui Cartaginesi a Himera (480-479 a.C.) come offerta e ringraziamento a Giove. Durante la visita si possono notare anche resti di telamoni (o atlanti), gigantesche figure maschili in pietra, tra i più grandi di tutta la Magna Grecia. Sullo sperone roccioso più elevato della collina dei templi, all’estremità est, troviamo poi il Tempio di Giunone, databile intor- no alla metà del V secolo a.C., attribuito alla dea per un’errata interpretazione di un passo di Plinio Il Vecchio. Il consiglio è arrivarci al tramonto per la magia delle sfumature crepuscolari o anche più tardi, quando il buio mette in evidenza una sapiente e suggestiva illuminazione notturna.

FAVARA E L’ARTE CONTEMPORANEA

A meno di 10 chilometri da Agrigento, il Farm Cultural Park a Favara è un’autentica sorpresa nonché un progetto lungimirante di riqualificazione urbana e culturale. È qui che nel 2010 una coppia (avvocato lei, notaio lui), amante dell’arte e della loro terra, ha inaugurato questo parco dedicato all’arte contemporanea, realizzato tra gli edifici abbandonati del centro storico del borgo. Un vero e proprio museo a cielo aperto dove fare due passi circondati da gallerie, murales, installazioni, atelier, residenze d’artista, teatri e luoghi d’incontro che ora animano ogni vicolo e piazzetta. Una trasformazione profonda e perfettamente integrata con il luogo e con i favaresi che ora, non solo convivono con questa realtà, ma ne sono parte attiva. Nell’ottocentesco Palazzo Miccichè ad esempio, nelle sue stanze prive di qualsiasi arredo, ha trovato posto una vera e propria foresta verde con specie di piante diverse come palme tropicali, edere e felci: la Human Forest, un nuovo spazio abitativo, creato artificialmente, che mette al centro di tutto la natura.

NOTO E ORTIGIA: GIOIELLI

DEL BAROCCO SICILIANO

I due indiscussi gioielli del barocco siciliano sono nella parte orientale della Sicilia: Noto e Ortigia, molto vicine tra loro. Anche Noto (Siracusa), arroccata su un altopiano coperto di agrumeti, dal 2002 è patrimonio Unesco. Definita “capitale del Barocco”, è stata completamente ricostruita in questo stile dopo il sisma del 1693 che rase al suolo la città antica e altre città della Sicilia orientale. La ricostruzione avvenne a una decina di chilometri dal precedente sito, in un terreno meno ostile, per mano dei migliori ingegneri e architetti d’Europa, studiando prospettive e ogni angolo con cura, trasformando Noto in un vero e proprio teatro open air. La pietra locale calcarea chiara e compatta conferisce alle architetture un colore simile al miele che rendono l’atmosfera da sogno, in particolare al tramonto.

L’ingresso alla città inizia dall’imponente Porta

Reale che conduce al corso Vittorio Emanuele, la via principale interrotta da tre piazze: piazza dell’Immacolata, piazza Municipio e piazza XVI Maggio. Arrivando alla prima, sulla cima di un’ampia gradinatasi si incontra il primo gioiello barocco: la chiesa di S. Francesco, costruita tra il 1704 e il 1745. All’interno si ammira il dipinto “Madonna con Bambino” di Antonio Monachello, sopravvissuto al terremoto. Nell’armoniosa facciata spicca il portale fiancheggiato da colonne barocche e tre nicchie.

Proseguendo, ecco la grande piazza del Municipio, vero e proprio salotto della città: è qui la famosissima Cattedrale di San Nicolò. Costruita nel Settecento, la sua architettura domina incontrastata con la sua maestosa facciata in pietra arenaria, due torri campanarie e la regale scalinata, anch’essa iconica. L’interno è a croce latina a tre navate, con alcune parti affrescate, scampate al crollo del terremoto, tra questi l’Immacolata con Santi e Martiri, l’Adorazione dei pastori, la Madonna delle Grazie e Miracolo di San Francesco di Paola. Dall’altro lato, nel Palazzo Ducezio, sede mu- nicipale, realizzato tra Sette e Ottocento sullo stile degli eleganti palazzi parigini, va vista la Sala degli Specchi, salone di rappresentanza della città, che continua ancora oggi a ospitare delegazioni illustri e manifestazioni di pregio, come la firma del protocollo d’intesa tra gli otto comuni Unesco per la creazione del distretto culturale. Ai lati, il Palazzo Vescovile e Palazzo Landolina, che appartenne alla nobile famiglia discendente dai Normanni, ora trasformato in albergo. Piazza XVI Maggio sfoggia da un lato l’ex convento dei Domenicani e la chiesa di S. Domenico e dall’altro il Teatro comunale, l’opera più significativa della Noto ottocentesca. Altro significativo esempio di architettura barocca è la chiesa di Santa Chiara con i suoi eleganti decori, oggi sede del Museo Civico. Da non perdere il panorama dalla terrazza, soprattutto al calar del sole. Proseguendo la visita sulle tracce barocche, si ammira Palazzo Nicolaci, residenza nobiliare urbana con ampio portale e caratteristici balconi sorretti da mensoloni in pietra scolpita con figure grottesche, sirene, leoni, sfingi, ippogrifi, cavalli alati e angeli. All’interno il Salone del Tè, quello

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