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speciale colli euganei

tetto veronese Giovanni Maria Falconetto con la direzione dei lavori seguita da Alvise Cornaro, al tempo amministratore della mensa vescovile di Padova. Giovanni Maria Falconetto pensò alla residenza prendendo d’esempio la Domus Romana ma non vide il suo progetto realizzarsi poiché morì qualche mese prima dell’apertura del cantiere.

Per portare avanti i lavori di costruzione della residenza, Francesco Pisani si appoggiò a Giulio Romano, che modificò alcuni particolari della struttura, sia interni che esterni, per renderla ancora più monumentale, come ad esempio la modifica del basamento della Villa attraverso il bugnato, molto simile a quello da lui realizzato a Palazzo Tè a Mantova.

La Villa nasce come modello di residenza rinascimentale, la prima nel contesto veneto, che da vita al concetto di villa come residenza dove passare del tempo d’ozio e ristoro.

Giulio Romano oltre a completare i lavori di rifinitura della struttura ha avuto il compito di trovare il pittore che affrescasse la Villa ancora incompiuta. Su suo suggerimento fu quindi chiamato Lambert Sustris, un pittore fiammingo in Italia per studio, che tra il 1542 e il 1548 soggiornò presso la Villa e la affrescò interamente.

Il macro tema che caratterizza il ciclo decorativo del piano nobile riguarda il rapporto che l’edificio ha con la natura. Data la totale immersione della Villa nel paesaggio dei Colli Euganei, il Pittore rappresenta sulle pareti le stesse vedute (inquadrate da ampie architetture) che appaiono, reali, al di fuori delle grandi finestre. Il tutto secondo il concetto del tempo che l’elemento chiave per elevare l’uomo intellettualmente e ristorarlo era proprio la Natura. Insieme a questo elemento non dovevano mancare dettagli di richiamo al Rinascimento e alle scoperte che ha portato. Nel pieno del contesto naturale affrescato sono stati inseriti dettagli che ci riportano a quel mondo antico e classico di grandi bellezze.

Nel corso degli anni varie modifiche sono state apportate alla Villa, in base al gusto del tempo e agli stili artistici. Un esempio importante è stato dato dall’architetto Vincenzo Scamozzi, il quale arricchisce il lato est della Villa, quello che si affaccia sulla parte agricola, di monumentalità grazie alla grotta di Nettuno e ai giochi d’acqua. Nel 1962, il vescovo reggente Girolamo Bordignon decise, viste le condizioni di degrado e la difficoltà di mantenimento della struttura, di alienarne la proprietà. Con il ricavato della vendita realizzò l’Opera della Provvidenza sociale. I nuovi proprietari della Villa furono l’imprenditore

Vittorio Olcese e la moglie Giuliana de Cesare Olcese. La famiglia Olcese decise di acquistare la Villa, nel 1964, su suggerimento dello storico dell’arte Roberto Longhi per riportarla al suo splendore cinquecentesco e utilizzarla come residenza estiva. Dopo averla utilizzata come tale e come luogo dei loro salotti culturali, nel 2005, la seconda moglie Maria Teresa Olcese Valotti e il figlio Pierpaolo decisero di donarla al FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano. La donazione derivò da una precedente volontà espressa per via testamentaria da Vittorio Olcese (deceduto nel 1999). Il FAI, fondazione privata senza scopo di lucro nato nel 1975, ha il fine di tutelare e valorizzare il nostro patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. Sulla base di questi valori la Famiglia Olcese ritenne la Fondazione in grado di riportare e mantenere la Villa al massimo del suo splendore.

IL CASTELLO DEL CATAJO

Considerato la Reggia dei Colli Euganei, il Castello del Catajo ha vissuto nei suoi cinque secoli di storia momenti di grande splendore, molti dei suoi proprietari l’hanno amato come casa prediletta investendo grandi energie e ingenti risorse economiche, generando nel tempo un edificio dalle dimensioni colossali e scrigno di opere d’arte e testimonianze storiche. Il Catajo mostra ancora quasi intatta la stratificazione delle epoche, delle diverse influenze artistiche e delle esigenze abitative dei vari proprietari che nel tempo si sono succeduti, lasciando ognuno una traccia ancora oggi leggibile. La genesi e l’unicità del castello sono legate alla storia della famiglia Obizzi che dal Cinquecento all’inizio dell’Ottocento ha eletto il Catajo fulcro di un progetto architettonico e familiare, con l’intenzione di renderlo luogo di invidiabile delizia e allo stesso tempo potente mezzo di alta rappresentanza nell’esprimere l’esigenza di riconoscimento di ascesa sociale. Una residenza che per tre secoli poi è stata al centro della vita mondana internazionale; con l’estinzione nel 1875 degli Asburgo Este il castello venne lasciato all’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando e dopo la prima guerra mondiale rivenduto alla famiglia padovana dei Dalla Francesca. Il forte declino iniziato nella seconda parte del XIX secolo divenne più grave tra gli anni settanta del Novecento e il 2015, con la perdita di intere porzioni di tetti o di interi edifici a seguito della mancanza di manutenzione delle strutture.

Entro il 2015 il castello venne definitivamente spogliato di tutto il suo arredo e di ogni decorazione amovibile. Venduto all’asta venne acquistato alla fine del 2015 da Sergio Cervellin che ha dato inizio ad una importante opera di recupero e restauro ancora oggi in corso. Quella di oggi è dunque una nuova stagione che vede finalmente riaffacciarsi la luce sul destino del Catajo, che fiero è tornato a mostrare i suoi tesori e il suo fascino seducente.

VILLA

Selvatico

Nel cuore del Parco Regionale dei Colli Euganei sorge la seicentesca Villa Selvatico che dall’alto del Colle di Sant’Elena si specchia nei laghetti d’acqua sulfurea, custoditi nel giardino termale progettato nell’800 dal paesaggista Giuseppe Jappelli.

Villa Selvatico, nelle sue sale nobili custodisce un ciclo di affreschi tra divinità ed allegorie che si intrecciano con particolarità architettoniche uniche ed originali.

Una scalinata di 144 gradini conduce alla terrazza romantica affacciata sul comprensorio euganeo, mentre la cupola con la rosa dei venti, la galleria nel colle della Stufa e la chiesetta di Sant’Elena donano un tocco fiabesco alla prestigiosa dimora di ispirazione palladiana.

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