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fotografare Pubblicazione mensile reg. Tribunale di Roma N. 14613 del 28/6/1972 M&B Editori S.r.l. iscritta al ROC al N. 26005

ANNO 3 - N° 1 GENNAIO 2017

Direttore responsabile

Massimo Marciano Hanno collaborato

Activa Foto, Fabrizio Armati, Nicola Arrigoni, Simone Cunego, Francesca Donadini, Lucia Giacani, Gianluca Laurentini, Francesco Lerteri, Patrizia Meli, Roberto Moiola, Stefano Oppo, Ivan Pedretti, Riccardo Piva, Studio Cirasa Direzione amministrazione Pubblicità e marketing

Patrizia Meli email: patrizia.meli@fotografare.com amministrazione@fotografare.com M&B Editori S.r.l.

Via Giulio Frascheri, 78 - 00188 Roma email: mebeditorisrl@legalmail.it tel/fax: +39 06 33623317 orario ufficio: 9-13.00 Impaginazione e grafica

Martina Gentile email: martinagen@gmail.com Distribuzione esclusiva per l’Italia

Pieroni Distribuzione S.r.l. Via C. Cazzaniga, 19 - 20132 Milano tel. 02/25823176 - telefax 02/25823324 Distribuzione estero

Johnson’s International News Italia S.p.A. Via Valparaiso, 4 - 20144 Miano Stampa

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GENNAIO 2017

fotografare

TECNICA

MENSILE - N. 01/2017 - Anno II - Poste Italiane SpA - Sped. Abb. Post. - 20/B - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, ATSUD/SA/950 Val. dal 28/12/2015

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Priorità tempi e diaframmi

GENNAIO 2017

E 5.00 IT

TEST REFLEX

ABC

CANON 760D TEST COMPATTA

PANASONIC LX15 TEST OBIETTIVO

TAMRON SP 90mm f/2.8

TILT SHIFT TUTORIAL

IMPORTA E SUE VARIABILI Roberto Moiola

In copertina Ilaria Foto di Massimo Tessandori Bernini

EDITORIALE

Cinquant’anni, ma non li dimostra... La nostra pubblicazione, come ha fatto fin dai suoi esordi nel 1967, vuole anche costituire un aiuto ed un’introduzione per chi volesse iniziare il mestiere del fotografo. L’editoriale di questo numero sarà per forza di cose differente da tutti gli altri: con questo 2017 la nostra rivista compie cinquant’anni, perché il primo numero uscì il primo giorno del lontano marzo 1967. Per noi è un po’ come fare le nozze d’oro con i nostri lettori, soprattutto con gli appassionati (e non sono pochi) che ci seguono fin d’allora. In alcuni casi ci continuano a comprare tutti i mesi, in altri ci comprano i figli, in altri ancora i nipoti. Quest’affezione, oltre a commuoverci, non nascondiamo che ci inorgoglisce un tantino: vuol dire, infatti che, attraverso le varie fasi della storia della fotografia, in questi cinque lustri abbiamo saputo mantenere in rotta la barra del timone. Non è stato facile. Soprattutto considerando che dopo l’avvento della fotografia digitale, molte cose sono cambiate, anche all’interno della fitta compagine degli appassionati e dei fotoamatori italiani. Ma se si hanno ben presenti le esigenze ed i desideri del lettore, non è neanche difficile proseguire il cammino. Noi continuiamo ad avere un notevole successo in edicola e siamo rimasti probabilmente gli unici a conservare una vasta audience. In un’altra La fotografia, come parte della rivista facciamo un excursus dettagliato di questi cinquant’anni di fotografia, opera artistica e come cercando di presentare al lettore non tanto di un anniversario, ma il senlinguaggio specifico, lasocelebrazione di una pubblicazione tecnico-specialistica ai giorni nostri. Qui intendiapuò essere vista come dimofotografia ribadire il nostro impegno nei confronti chi ci legge a sforzarci in ogni numero di un confine dioffrire il più vasto panorama possibile delle rappresentato informazioni del settore, i test puntuali delle apparecchiature fotografiche che escono sul dal punto di incontro mercato, un numero notevole di articoli sui generi fotografici, le nuove tecniche, tra l’autore ed diversi i fotografi più importanti, soprattutto italiaPerché la nostra pubblicazione, come ha il lettore della ni. fatto fin dai suoi esordi, vuole anche costiun aiuto ed una introduzione per chi nostra immagine. tuire volesse iniziare il mestiere del fotografo. Infatti, insieme al fotoamatore evoluto, il professionista e lo studente di fotografia sono il pubblico ideale, che intendiamo seguire, ed anzi implementare nel futuro. Rassicuriamo i nostri affezionati lettori che continueremo ad occuparci dei diversi tipi di fotocamere, delle parti fondamentali delle fotocamere stesse, di come si usano, dell’otturatore, degli obiettivi in tutta la loro gamma, dell’esposizione, dei lampeggiatori, dell’inquadratura, del bianco e nero e del colore, delle particolarità della fotografia digitale, dei generi fotografici (ritratto, moda, still life, pubblicitaria, paesaggistica, ecc.). La fotografia, come opera artistica e come linguaggio specifico, può essere vista come un confine rappresentato dal punto di incontro tra l’autore ed il lettore della nostra immagine. Noi mostriamo ciò che desideriamo e ciò che siamo in grado di mostrare, il fruitore apprende e percepisce quello che la sua cultura, i suoi condizionamenti, il suo stato d’animo del momento lo porta a raccogliere. E per chi si avvicina a quest’arte e tecnica per la prima volta lo rassicuriamo che cercheremo di fare tutto il possibile, senza troppe complicazioni, ma senza neanche trascurare tutto l’essenziale che c’è da sapere per ottenere delle immagini che rappresentino esattamente ciò che noi vogliamo, o meglio, la nostra realtà in quel determinato momento. Perché, come diceva Eadweard Muybridge, solo la fotografia ha saputo dividere la vita umana in una serie di attimi, ognuno dei quali ha il valore di una intera esistenza.

FOTOGRAFIA SPORTIVA

L’IMMAGINE DEI CAMPIONI Activa Foto

La redazione gennaio 2017 | fotografare

3


SOMMARIO

Gennaio

2017

Rubriche

3 6 8 12 14 18 24 34 98

Editoriale

Cinquant’anni, ma non li dimostra... Lettere

Rispondiamo alle vostre domande Http:

Curiosità dal web Preview

Olympus OM-D E-M1 Mark II Anniversario

Cinquant’anni di fotografia (1967-2017) L’esordiente

Riccardo Piva di Patrizia Meli Voi autori

Le vostre immagini

fotografare MENSILE DI FOTOGRAFIA TECNICA E CULTURA ANNO 3 N° 1 GENNAIO 2017

Cultura

32 36

58 84 86

Mostre

Le migliori esposizioni del mese La foto svelata

Superluna al 98% Ivan Pedretti Portfolio

Crepuscolo in riviera di Francesca Donadini Libri

La lettura secondo McCurry di Fabrizio Armati Tutorial

Il comando importa e le sue variabili di Roberto Moiola

90 94

Fotografia sportiva

58 72 Notiziario

Le novità di questo mese Scatto Finale

14 Francesca Donadini

4 fotografare | gennaio 2017

L’immagine dei campioni di Fabrizio Armati Monochrome

La passione diventa lavoro di Fabrizio Armati


SOMMARIO

Tecnica

20 28 62 66 72 76 80

Test e Accessori

38 44

Backstage professionale

La fotografa delle donne Lucia Giacani di Patrizia Meli Alta fotografia

Il Flickering

di Francesco Lerteri ABC Fotografia digitale

Simulare un obiettivo tilt-shift di Gianluca Laurentini

50

Tecnica

PrioritĂ di tempi e diaframmi di Gianluca Laurentini

Fotografia pubblicitaria

L’immaginazione al potere

Test Reflex

Canon EOS 760D di Gianluca Laurentini

Test Compatta

Panasonic Lumix LX15 di Gianluca Laurentini

Test Obiettivo

Tamron SP 90mm f/2.8 Di Macro 1:1 VC USD di Gianluca Laurentini

di Fabrizio Armati

54

Intervista

Bellezza dinamica

Test Obiettivo

Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye

20 90 di Patrizia Meli

Concorsi internazionali

IMS Photo Contest di Fabrizio Armati

98

di Gianluca Laurentini

Gadgets

Una selezione degli ultimi accessori di tendenza

gennaio 2017 | fotografare

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LETTERE

Fotografia e diritto all’immagine Carissima redazione, vi seguo fin dai primordi, e quindi sono ben cinquant’anni... Il tempo passa, e colgo l’occasione per fare a voi redattori fotografici e a noi fotoamatori i migliori auguri: cento di questi anni...! Il quesito che volevo proporvi è il seguente: ci sono stati aggiornamenti e cambiamenti per quanto riguarda le leggi che si occupano della tutela della persona fotografata? Ringraziandovi anticipatamente per l’eventuale risposta, vogliate accogliere i miei migliori auguri di... buon cinquantenario! Mario Fabiani Lignano Sabbiadoro (UD)

L’attività fotografica interferisce con la vita quotidiana sotto molteplici aspetti e la legge si occupa di essa con prospettive e finalità anche assai diverse tra loro. Infatti, parlando di fotografia e di diritto, si può avere riguardo alle problematiche scaturenti dalla necessità di tutelare l’interesse della collettività (si pensi alla disciplina dei divieti di fotografare in luoghi di interesse militare; ovvero alla necessità di sanzionare la pubblicazione di immagini contrarie alla morale e al buon costume); ovvero si può porre l’attenzione alla tutela dei singoli i quali siano stati fotografati (si pensi al diritto alla privacy a cui il semplice cittadino o anche il personaggio famoso aspirano; o anche allo sfruttamento dell’immagine di una modella avvenuto oltre i limiti a cui questa aveva consentito). La Costituzione italiana, la principale fonte normativa, sancisce all’art. 21 il diritto di ciascun cittadino a manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione; e non vi è dubbio che l’apparecchio fotografico sia un mezzo con cui, salvo i divieti posti nell’interesse pub-

blico, si può appunto esprimere e diffondere il proprio modo di vedere il mondo. Detto ciò, occorre precisare che, pur nei limiti (di carattere pubblico) anzidetti, non è per nulla vietato fotografare altre persone in un luogo non privato, ad es. in una strada, siano esse note o meno, riconoscibili oppure no. Tuttavia, detta facoltà trova anche un limite, questa volta di carattere privato, e, cioè, quello dettato dall’art. 10 del codice civile, norma che, appunto, disciplina l’abuso dell’immagine altrui. Tale disposizione afferma il diritto del cittadino (non necessariamente famoso) di invocare la tutela giudiziaria allorquando l’immagine sua (o dei genitori, del coniuge o dei figli) sia esposta, o pubblicata, fuori dei casi in cui l’esposizione o la pubblicazione è normalmente consentita dalla legge; ovvero, anche nei casi in cui questa possibilità sia prevista, qualora la diffusione dell’immagine comporti pregiudizio al decoro o alla reputazione della persona stessa o dei detti congiunti. In tali casi l’autorità giudiziaria, su richiesta dell’interessato, può disporre che cessi l’abuso, salvo il

6 Contenuti extra a Per vedere le foto in alta risoluzione scattate con i prodotti testati su questo numero vai a questo link o fotografa il QR code con il tuo smartphone

www.flickr.com/photos/fotografarerivista/sets/

6 fotografare | gennaio 2017

risarcimento dei danni. Quindi, riassumendo: è lecito fotografare in un luogo pubblico le persone che vi stazionano o vi transitano; non è consentito invece rendere pubblica la fotografia in cui una persona (o i suoi congiunti) sia riconoscibile. In alcuni casi la pubblicazione della fotografia in cui altri individui siano facilmente riconoscibili è, in via d’eccezione a quanto sopra osservato, permessa. Si tratta delle ipotesi previste dalla legge sul diritto d’autore, risalente al 1941 (artt. 96 e 97). Per ogni ulteriore approfondimento, rimandiamo il nostro affezionato lettore al sito sotto indicato, cui anche noi ci siamo ispirati per restare correttamente... in punto di diritto! La foto che pubblichiamo, ad esempio, anche se scattata dall’esterno della base di Sigonella, potrebbe già configurarsi come spionaggio militare... http://www.photoactivity.com/Pagine/Articoli/033Fotografia_Diritto/Diritto.asp


LETTERE

ProTactic AW

Lo zaino definitivo

Lowepro ProTactic 450 AW e 350 AW Fra le nuove linee di prodotto che ampliano la collezione 2014-2015 di Lowepro, azienda americana leader nella produzione di borse, zaini e accessori per il trasporto di apparecchiature fotografiche, vi è la ProTactic AW, realizzata con materiali innovativi e di prima qualità, per soddisfare le esigenze di professionisti e appassionati di ogni genere fotografico. I due modelli della nuova serie sono dedicati ai fotogiornalisti in particolare, ai documentaristi e ai fotografi urbani: grazie a un insieme di sistemi brevettati e ad accessori modulari, assicurano praticità immediata e velocità operativa. Gli zaini sono per esempio dotati di quattro punti di accesso. II ProTactic 350 AW (30,8x23x43 cm per 2 kg) e il ProTactic 450 AW (34,8x27x48,8 cm per 2,6 kg), permettono di trasportare in tutta sicurezza più corpi macchina (da uno a due per entrambi) con un obiettivo innestato del tipo 2470mm per il primo, 70-200mm per il secondo. In più possono contenere fino a otto elementi fra ottiche aggiuntive e flash, per il 450 AW, fino a sei elementi, sempre fra obiettivi e flash, per il 350 AW. Tutti e due gli zaini soddisfano le esigenze di postproduzione che un numero sempre maggiore di fotografi professionisti avverte direttamente sul campo: il vano posteriore è infatti dedicato al trasporto di un notebook da 15 e 13 pollici, o di un generoso tablet. Entrambi includono un astuccio, un supporto per cavalletto ed una custodia per una bottiglietta da applicare e rimuovere ai comodi passanti SlipLock presenti su gran parte della superficie esterna dello zaino. nital.it/lowepro

Nulla è lasciato al caso per quanto riguarda il comfort. La tecnologia ActivZone System di Lowepro offre infatti un sostegno mirato alle scapole, alla zona lombare e alla vita, per la massima comodità in movimento. Una cintura, anch’essa rimovibile - imbottita e traspirante – ne rende più agevoli gli spostamenti.

gennaio 2017 | fotografare

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Informazione Pubblicitaria


HTTP:

I mondi bizzarri di Ransom & Mitchell

goo.gl/vZz2Kp

Ransom & Mitchell sono due creativi americani con base a San Francisco che lavorano assieme per produrre un risultato unico nel suo genere. Jason Mitchell è l’ideatore ed il fotografo, Stacey Ransom è il realizzatore dei set e l’artista digitale che si occupa della post produzione. Insieme i due pensano, realizzano i set, fotografano e post producono gli scatti dando vita a mondi bizzarri con fini artistici. Entrambi hanno alle spalle esperienza di cinema e sono in grado di realizzare set e vestiti, di disporre le luci e di dare vita a tutto quello che la loro creatività gli suggerisce.

Le 5 macchine fotografiche più bizzarre costruite goo.gl/bnUPKi

La fotografia è un lavoro serio e difficile più di quanto la percezione comune lasci intendere, tuttavia la fotografia è anche un modo di vivere. Sono moltissimi i campi di specializzazione e si trovano persone che prendono il proprio lavoro talmente sul serio che decidono di costruirsi in casa la propria attrezzatura per ottenere i risultati voluti. A questa pagina troverete cinque fotocamere costruite da altrettanti fotografi che vi lasceranno a bocca aperta per vari motivi. Incredibile la fotocamera di John Chiara che ha costruito la sua attrezzatura direttamente su un carrello da attaccare alla macchina per poterla trasportare talmente è grossa e pesante.

Avventura sotto la superficie! http://www.below-surface.com/

Tobias Friedrich è un fotografo tedesco che ha imparato ad amare il mare guardando le avventure di Jacques - Yves Costeau. Amante dell’eleganza e della quiete del mondo sottomarino, Tobias ha iniziato la sua avventura di fotografo subacqueo solo nel 2007, ma da subito ha iniziato a pubblicare su molte riviste specializzate. Ha inoltre vinto premi in alcuni concorsi. Tobias usa per le sue fotografie una Canon EOS 5D Mark II protetta da uno scafandro, l’ennesima dimostrazione che la differenza non la fa la fotocamera tecnologicamente più avanzata, ma il fotografo più bravo ed esperto.

8 fotografare | gennaio 2017


Abbonamento Digitale fotografare Abbonamento

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€ 100 (estero)

ALMANACCO fotografare - 4 numeri

€ 22 (Italia)

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Desidero ricevere gli arretrati dei seguenti fascicoli (da novembre 2015): al costo di € 10,00 cad.

Effettuo il pagamento anticipato in: Bonifico bancario su IBAN: IT33S0343103203000000884980 oppure sul c/c postale numero: 1031866286 Intestato a: M&B Editori S.r.l. Via Giulio Frascheri, 78 - 00188 Roma Specificando in causale l’abbonamento richiesto. Inviare la ricevuta del bonifico effettuato (o la ricevuta del bollettino postale) ed il modulo compilato via email a: amministrazione@fotografare.com

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Cap Tel. Consenso

Preso atto dell’informativa preventiva di cui sopra acconsento al trattamento dei miei dati personali.

Si

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gennaio 2017 | fotografare

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NEWS

Fujifilm X-T2

Fujifilm X-A10

Mirrorless compatta dal design retrò http://www.fujifilm.eu

Il primo aggiornamento firmware della mirrorless più interessante del 2016 è stato messo a disposizione degli utenti http://www.fujifilm.eu

Fujifilm Corporation ha annunciato il 29 Novembre 2016 il rilascio dell’aggiornamento gratuito del firmware Ver.1.10 per Fujifilm X-T2. Il nuovo firmware introduce la funzione di scatto tethered che consente agli utenti di collegare la fotocamera ad un computer tramite un cavo USB, per catturare e salvare le immagini direttamente sul computer e per controllare la fotocamera in remoto. Per poter utilizzare questa funzione è necessario aver installato Adobe Photoshop Lightroom 6 o CC.

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L’ultima arrivata in casa Fujifilm è una fotocamera mirrorless dal design retrò, compatto e leggero chiamata X-A10. Fa parte della serie X e ha un sensore da 16,3 megapixel di tipo APS-C. Secondo Fujifilm questa fotocamera è la scelta ideale per chi si avvicina alla fotografia e vuole entrare in un sistema ad ottica intercambiabile. In particolare quello Fujifilm è composto da oltre 20 obiettivi di altissima qualità. Pensata per chi fotografa principalmente persone è studiata per una precisa riproduzione dei toni della pelle, ma con un’ottima resa anche del cielo azzurro e del verde del fogliame, che risultano in fotografia esattamente come li vediamo in natura. È dotata di due ghiere di comando per permettere una regolazione rapida del diaframma, del tempo di posa e delle impostazioni di esposizione. Le funzioni utilizzate più di frequente, come il bilanciamento del bianco, lo scatto continuo e l’autoscatto possono essere assegnate ai tasti di funzione, eliminando la necessità di passare attraverso le schermate dei menu per la modifica delle impostazioni. Come molte fotocamere di nuova generazione è pensata anche per scattare “selfie”, è infatti provvista di un’impugnatura sagomata che si adatta sia alle normali riprese che agli autoritratti. Il display posteriore LCD è orientabile di 180°, con un meccanismo “slide-and-tilt” in modo che non sia mai nascosto dal corpo della fotocamera. Inoltre quando si scatta un selfie è possibile concentrarsi sull’inquadratura e scattare utilizzando la ghiera di comando verticale che si trova direttamente sotto il dito indice, così da ridurre al minimo le vibrazioni della fotocamera. Ruotando il display LCD, inclinabile verso l’alto di 180 gradi, si attiva la funzione “Eye Detection AF” che regola automaticamente la messa a fuoco sugli occhi del soggetto. La durata della batteria permette di scattare circa 410 fotogrammi con una singola carica. Il kit standard comprende l’obiettivo XC 16-50 mm f/3.5-5.6 OIS II. La Fujifilm X-A10 ha un prezzo previsto al momento di chiudere il giornale di 569 euro.


NEWS

Zeiss Milvus

Tre nuovi obiettivi si aggiungono alla famiglia Zeiss Milvus http://www.zeiss.it

Tre nuove lenti Zeiss della famiglia Milvus sono arrivate sul mercato, si tratta del 15 mm f/2.8, del 18 mm f/2.8 e del 135 mm f/2. La linea Milvus arriva così a contare nove obiettivi che coprono l’intera gamma di focali da super-grandangolare a teleobiettivo. Le lenti degli obiettivi Zeiss Milvus sono state progettate per soddisfare le esigenze dei potenti sensori delle fotocamere digitali di oggi, ma pensando anche a quelle del futuro. Le nuove lenti sono caratterizzate da un bokeh armonico e un elevato grado di controllo del lens flare. Il 15mm f/2.8 è un supergrandangolare con un campo visivo di 110° e permette ad ogni

fotografo di comporre consapevolmente con prospettive estreme. È studiato per avere prestazioni ottimizzate anche a diaframma aperto. Lo schema ottico di questo obiettivo consta di 15 lenti in 12 gruppi e sono incluse due lenti asferiche. Questo obiettivo ha un paraluce rimovibile e può montare filtri da 95 millimetri di diametro. Il prezzo di vendita previsto per l’Europa è di euro 2699 IVA esclusa. Il 18mm f/2.8 è anch’esso un obiettivo supergrandangolare, ma di tipo compatto. Lo schema ottico di questo obiettivo consta di 14 lenti in 12 gruppi, tra cui due elementi asferici. La distanza minima di messa a fuoco è di 25 centimetri, l’angolo di campo è di 100°. L’obietti-

vo può montare filtri diametro 77 millimetri. Il prezzo di vendita previsto per l’Europa è di euro 2299 IVA esclusa. Il 135mm f/2 è invece un teleobiettivo veloce dalle innate caratteristiche ottiche. È l’obiettivo perfetto per i ritratti da media distanza, con un campo visivo di 18,7°. La distanza minima di messa a fuoco è di 80 centimetri. Lo schema ottico è composto da 11 elementi in 8 gruppi e analogamente al 18 mm f/2.8 può montare filtri di diametro 77 millimetri. Il prezzo di vendita previsto per l’Europa è di euro 2199 IVA esclusa.

Nikkor 70 –200mm f/2.8E FL ED VR La nuova versione dello storico Nikkor 70-200 f/2.8 http://www.nikon.it Uno dei teleobiettivi zoom Nikon per il formato pieno preferito dai fotografi professionisti è diventato oggi più rapido, più leggero e più agile. Pensato per riprese sportive, giornalistiche o di reportage, l’ultima versione di questo famosissimo obiettivo vanta una serie di miglioramenti che fanno la vera differenza sul campo. La funzione AF tracking ed il controllo dell’esposizione sono stati migliorati, così come il modo VR Sport per ottimizzare la stabilizzazione in azioni concitate. In confronto al modello precedente sono state migliorate le prestazioni da bordo a bordo, la distanza di messa a fuoco minima è ora di soli 1,1 metri, mentre il rapporto di riproduzione massimo è stato aumentato da 0,11x a 0,21x. Ci sono nuovi pulsanti configurabili sul barilotto per rendere l’uso dell’obiettivo più confortevole. La funzione VR consente ora di effettuare riprese con tempi di posa fino a 4 stop più lenti rispetto agli obiettivi senza VR e si attiva quando il pulsante di scatto viene premuto a metà corsa. Il meccanismo di apertura elettromagnetico contribuisce a ottenere un’eccezionale stabilità del controllo AE, anche durante una ripresa in sequenza ad alta velocità. Lo schema ottico include sei elementi in vetro ED, un elemento in fluorite ed un elemento ad alto indice di rifrazione (HRI). Il trattamento Nano Crystal Coat riduce il ghosting e la luce parassita per una maggiore chiarezza delle immagini. gennaio 2017 | fotografare

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PREVIEW

Olympus OM-D E-M1 Mark II La fotocamera Micro Quattro Terzi che si vuole ritagliare un posto al vertice della categoria http://www.olympus.it

Quando nel 2013 è stata presentata la prima versione della OM-D E-M1 il mercato delle mirrorless ha avuto un sussulto, per la prima volta una mirrorless si proponeva di battagliare ad armi pari con le reflex di fascia più alta. Ora dopo oltre tre anni Olympus presenta una nuova versione della OM-D E-M1 in uno scenario totalmente diverso, con il mercato delle mirrorless che si è popolato di fotocamere di altissimo livello in cui hanno fatto la loro comparsa anche le prime fotocamere a medio formato. Il sensore d’immagine della Olympus OM-D E-M1 Mark II è un Live MOS da 20.4 megapixel di risoluzione, equivalente quindi a quello della Olympus Pen F, unito al processore True Pic arrivato ormai all’ottava generazione che impiega oggi un sistema a doppio quad-core ed un sistema dedicato di elaborazione AF. Il sensore è di tipo ad alta velocità e a basso consumo, ma se non vi bastassero 20.4 megapixel è possibile attivare la funzione 50M High Res che combina 8 scatti distanziati in modo automatico di mezzo pixel l’uno dall’altro tramite traslazione del sensore per realizzare una sola immagine da 50 megapixel di risoluzione. Anche su questa fotocamera Olympus propone lo stabilizzatore d’immagine a 5 assi integrato direttamente sul sensore che in questi anni ha più volte dimostrato la sua efficacia. Come tutte le mirrorless anche la Olympus OM-D E-M1 Mark II punta sulle dimensioni ed il peso contenuti e pari a 134.1x90.9x68.9 millimetri per soli 574 grammi di peso con batteria e schede SD card incluse. Il corpo rimane comunque robusto nonostante le dimensioni minute ed adatto per un uso intensivo anche in ambienti difficili essendo in grado di resistere agli schizzi, alla polvere ed al gelo fino a -10 °C. Inoltre è presente un doppio slot per SD card, opzione che su una macchina di alto rango come questa è meritevole di plauso. La Olympus OM-D E-M1 Mark II punta molto sulla velocità ed arriva ad una cadenza in scatto continuo che può raggiungere i 60 fotogrammi al secondo con autofocus in modalità AF-S e lettura esposimetrica bloccata, ma che anche in modalità autofocus continuo raggiunge i già più che ragguardevoli 18 fotogrammi al secondo di cadenza. In entrambi i casi la fotocamera registra le foto in formato RAW alla massima risoluzione. L’autofocus di nuova generazione è dotato di 121 punti di messa a fuoco a rilevamento di fase integrati nel processore e tutti di tipo a croce, 12 fotografare | gennaio 2017

inoltre è ottimizzato per unire alla velocità anche la precisione. L’autofocus poi incorpora anche la funzione Subject Tracking Cluster Display che rende più semplice mettere a fuoco i soggetti in rapido movimento in modalità AF tracking. Il mirino elettronico ha 2,36 megapixel di risoluzione con campo visivo al 100% ed ingrandimento fino a 1,48x, mentre il display posteriore

è un LCD vari-angle da 3” da 1.037.000 punti ed una risoluzione di 285 dpi. Sulla Olympus OM-D E-M1 Mark II è stata introdotta la funzione Pro Capture che inizia a scattare già quando si preme il pulsante di scatto a metà con un buffer che può registrare fino a 14 fotografie alla massima risoluzione, quando si preme il pulsante di scatto a fondo è possibile registrare altri 14 fotogrammi. In una seconda fase si potrà scegliere fra i 28 fotogrammi totali registrati


PREVIEW

dalla fotocamera per ottenere lo scatto che si desiderava. Sulla Olympus OM-D E-M1 Mark II è stata introdotta la funzione che elimina il rumore di scatto e tutti i suoni elettronici per ridurre al minimo il rumore quando ogni suono potrebbe compromettere la buona riuscita di una fotografia come in presenza di animali. È inoltre incorporata la funzione Focus Stacking che permette di unire diverse foto con diverse distanze di messa a fuoco del soggetto per realizzare un’unica immagine nitida da bordo a bordo. Anche su questa nuova fotocamera sono state riportate due funzioni caratteristiche di Olympus come la Live Composite e la Live Bulb che permettono di scattare splendide composizioni di notte ed in condizioni di scarsa luminosità consentendo di vedere l’immagine mentre prende forma direttamente sull’LCD in modo da decidere quando bloccare la ripresa. L’autonomia della batteria è garantita per 440 immagini ed il tempo di ricarica è di due ore. Per una maggiore consapevolezza durante le sessioni di scatto la fotocamera indica il consumo della batteria in percentuale per un pieno controllo della carica rimanente. Come è noto Olympus è stata l’inventrice e la promotrice del sistema Micro Quattro Terzi,

per questo motivo ad un già cospicuo numero di ottiche di altissima qualità si abbina anche la compatibilità con le lenti Panasonic e Leica che adottano questo sistema, ampliando

pertanto in modo significativo la possibilità di scelta del proprio corredo personale. Il prezzo di listino è stimato intorno ai 2000 euro.

Olympus OM-D E-M1 Mark II - Scheda Tecnica MISURE Dimensioni mm / peso g: 134.1x90.9x68.9 - 574 Innesto obiettivi: Micro Quattro Terzi. Stabilizzatore sul sensore: Sì a 5 assi fino a 5,5 stop Risoluzione min/max: n.d./ 5184x3888 Formati immagini: jpeg,raw, raw+jpeg Sensibilità di riferimento: gamma estesa ISO 100-25600 Bilanciamento del bianco: Automatico, one touch o programmi preimpostati Schermo LCD: Touch Screen orientabile da 3.0” da 1.037.000 pixel Supporto di memoria: Doppio Slot per SD, SDHC, SDXC

Interfaccia: Wi-Fi/NFC, USB, HDMI Video: 4K 4096x2160/24p. 3084x2160/30p,25p,24p. Full HD 1920x1080 60p,50p. MESSA A FUOCO Autofocus: A rilevamento di fase e rilevamento di contrasto su 121 punti tutti a croce Sensibilità AF: n.d. MIRINO Mirino: Elettronico da 2.36 Megapixel e ingrandimento 1.48x ESPOSIZIONE Misurazione della luce: TTL su 324 zone Modi d’esposizione: manuale, a priorità

dei tempi o dei diaframmi, program, programmi automatici. Correzione dell’esposizione: +/- 5 EV Blocco Esposizione: AE Lock Flash incorporato: No, ma flash rimovibile N.G. 12,9 compreso nella confezione TEMPI Tempi: 60”, 1/8000 con otturatore elettronico Sincro-flash: 1/250 di sec Modi di scatto: singolo, raffica a 18 ftg/ sec con AF-C e fino a 60 ftg/sec con AF-S ed esposizione bloccata Alimentazione: Batteria agli ioni di Litio BLH-1da 440 scatti


50 ANNI

fotografare

1967 - 2017 Cinquant’anni di fotografia

La nostra rivista nella sua lunga storia ha visto l’affermarsi delle fotocamere reflex, il loro perfezionamento, l’introduzione dell’elettronica ed infine il dispiegarsi della fotografia digitale, indubbiamente la maggiore svolta dall’invenzione di Daguerre. di Massimo Marciano

fotoamatoriale italiano. Non più listini gonfiati ed articoli destinati ad un pubblico ristretto, ma “prezzi puliti” (un’invenzione di Ciapanna) proposti in una rivista dinamica e moderna, alla portata di un vasto pubblico di foto-

Il primo marzo del 1967, grazie a tre fotoamatori marchigiani (anzi, più precisamente, di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno), che rispondono ai nomi di Cesco Ciapanna, Elvio Capriotti e Walter Torquati, nasce la pubblicazione periodica “fotografare”, che diventerà in pochissimo tempo la più diffusa rivista italiana di fotografia. La nascita della nuova pubblicazione, a cadenza di uscita mensile, fin dal primo numero segna indubbiamente una drastica svolta nel mondo 14 fotografare | gennaio 2017

grafi, appassionati, fotoamatori evoluti e professionisti. Francesco Ciapanna (detto da tutti Cesco) proveniva dalla redazione di Progresso Fotografico, una delle poche riviste di settore dell’epoca, con cui ha collaborato per diversi anni pubblicando degli interessantissimi articoli. Esattamente trent’anni prima,

il primo marzo 1937, era nata Popular Photography, la rivista newyorchese che Ciapanna segue da tempo e a cui si ispira per la realizzazione della sua nuova creatura su carta stampata, uno strumento di conoscenza ed approfondimento fotografici non rivolto soltanto al professionista o all’amatore di alto bordo, ma adatto al nuovo pubblico dei fotoamatori, che va infoltendosi di giorno in giorno. Possiamo dire, senza tema di smentite, che è solo con “fotografare” che nasce in Italia un vero giornalismo fotografico. Nella redazione della rivista si consolida la pre-


50 ANNI

fotografia in rotocalco. Comunque “fotografare” negli anni ‘80 del secolo scorso, quando si è verificato il grande boom della fotografia in Italia, è stata l’unica testata di rivista mensile del settore a raggiungere il numero di 120.000 copie di tiratura, il che portava l’audience virtuale, alla non indifferente cifra di oltre un milione di appassionati. E “fotografare” in tutti quegli anni, segue e analizza il mercato e soprattutto l’evolversi della tecnica fotografica con appassionato dinamismo e puntuale spirito critico. Agli articoli di tecnica, sempre doviziosamente corresenza di personalità multiformi, dati delle più minime precisapreparate ed entusiaste. Alla di- zioni, si accompagnano testi che rezione, nel corso degli anni, si alternano personaggi che ormai fanno parte della storia della fotografia italiana. Grazie all’impulso dato da Cesco Ciapanna, attento lettore non solo della stampa italiana di informazione, ma anche di quella britannica e statunitense, la rivista è sempre qualcosa di più di un semplice periodico di fotografia. Nel 1968 Ciapanna fece uscire una nuova rivista di fotografia, Foto Pratica, per “combattere” l’eventuale concorrenza del settore (per farsi auto-concorrenza) e la definì “la prima rivista italiana di

della fotografia, alla diffusione di quest’arte a livello pubblicistico, diventando in breve uno dei primi e più importanti giornalisti italiani in questo settore. Inoltre, praticante e sperimentatore in particolare della ripresa fotografica subacquea, progettò e costruì nuove scafandrature, da allora ancor oggi utilizzate. Professionista attento e scientificamente puntuale nella macrofotografia, anche in questo campo raffinò nuovi strumenti ed indispensabili accessori per la ripresa. Articolista vigoroso e polemico, portò sempre avanti una battaglia a favore del fotoamatore, mettendolo in guardia dalle trappole del mercato ed aiutandolo al meglio in questa grande passione, la fotografia. E anche noi vogliamo ricordarlo e perpetuarne le aspirazioni, dando al lettore la possibilità di conoscere a fondo tutti i prodotti utili per il fotografo, dalle fotocamere agli obiettivi, agli accessori, dai monitor alle schede di memoria, presentando puntualmente tutte le novità del settore. E poi tante soluzioni tecniche, prove sul campo, la guida all’immagine, le interviste ai professionisti, le occasioni di fotomercato. Perché la rivista, rinnovandosi, riesca a mantenere la sua grande tradizione.

presentano le realtà dell’attualità fotografica, il fitto intrecciarsi di rapporti tra fotoamatori, i concorsi e le mostre che servono a far conoscere i fotografi tra loro e la fotografia alla gente comune. Sempre con un’attenzione non solo al mercato alto, ma anche a quello dell’usato e all’autocostruzione di accessori per i tipi di riprese più specialistici. Il 16 marzo 2014 è purtroppo venuto a mancare Cesco Ciapanna, fondatore ed editore della rivista, che, come abbiamo detto, si interessò, con profonda conoscenza della tecnica gennaio 2017 | fotografare

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La classifica del

Fotoconcorso //online

1

°

16 fotografare | gennaio 2017

Michelle De Rose Perugia Lights

Tema:

Ritratti a tutto campo


2

Fabio Mancini| Firenze I pensieri del fattore

3

Giordano Tunioli| Ferrara Serena

°

°

Antonio Di Pardo | Termoli (CB) Traffic guardian

Teresa Caini| Bologna Greensward

Partecipa ai prossimi fotoconcorsi online sul nostro sito www.fotografare.com il cui tema è:

> Le foto delle Feste (Scadenza: 1 gennaio)

Un Natale tutto italiano: occasioni fotografiche da non perdere…

> L’Italia in trattoria (Scadenza: 1 febbraio)

I ristoranti, le trattorie, le osterie di fuori porta... i vostri luoghi preferiti per mangiar bene...

www.fotografare.com/fotoconcorsi gennaio 2017 | fotografare

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L’ E S O R D I E N T E

Glamour, ma non solo... Riccardo Piva di Patrizia Meli > Quando ti sei appassionato alla fotografia? Diciamo che la passione per la fotografia è sempre stata presente, sin dai tempi delle superiori. Sono diplomato come Operatore Cinematografico presso l’Istituto Tecnico Roberto Rossellini e già durante quegli anni andavo in giro con la mia prima macchina fotografica analogica, una Yashica FX-3 Super 2000. Tornato in Italia nel 1999, dopo un’esperienza all’estero, ho iniziato a lavorare nel campo informatico, la mia attuale occupazione, e tramite un sito intranet aziendale di condivisione fotografica ho ripreso in mano la macchina fotografica e riscoperto la passione di fotografare. > Qual è il genere fotografico che preferisci? E’ sicuramente la fotografia glamour. Mi sono avvicinato a questo genere, qualche anno fa, dopo aver preso parte ad un Workshop. In questa fase della mia vita sto sperimentando molto anche la semplice ritrattistica. Ho scoperto in questo genere un qualcosa che mi suscita molte emozioni. > Quali sono gli elementi che contraddistinguono il tuo modo di vedere la fotografia? L’elemento principe per me è la realtà. Intesa come visione che si ha del mondo, quello che ci circonda ed il riuscire a rappresentarlo nel modo più semplice possibile. Sia questa una pianta, un animale, un panorama, una persona. 18 fotografare | gennaio 2017

> Ti piace sperimentare o hai dei modelli precisi di riferimento? Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Ho frequentato diversi corsi di fotografia, partecipato a numerosi Workshop. Da un po’ sto invece sperimentando una semplice e sana fotografia fatta di ritratti. I modelli dai quali cerco di trarre insegnamento: Lindbergh, Leibowiz, Salgado, Vivian Mayer e Scianna. > Che corpo macchina e quali obiettivi utilizzi? Al momento ho due corpi macchina. Una Canon 6D, corredata da un 24-70mm f/4, un 35mm f/2 e un 85mm f/1.8. Da qualche mese ho acquistato anche una Fuji X-T1 insieme al 35mm f/1.4. Utilizzo per i miei servizi principalmente ottiche fisse e quasi sempre alla massima apertura. Tra le più usate l’85mm ed il 35mm. > Un sogno nel cassetto? Collaborare non solo con qualche azienda, ma soprattutto con qualche persona affermata del settore. Ma ad oggi mi basterebbe continuare ad avere il tempo e gli stimoli di sperimentare e coltivare questa passione anche solo per me stesso o per chi avrò il piacere di fotografare.

Riccardo Piva

Sono nato a Roma nel ‘78. Sono diplomato come operatore presso l’Istituto Tecnico R. Rossellini. Dopo un’esperienza di due anni a Londra sono tornato in Italia e nel 2006 ho acquistato la mia prima digitale, una bridge. Dopo circa un anno sono passato ad una reflex digitale. Nel 2008 ho frequentato un corso avanzato di fotografia presso il CSF Adams. Nel 2010 ho partecipato ad una mostra collettiva a NewYork dal nome “Altered States of Reality”. Sempre nel 2010 ho iniziato una serie di viaggi che mi hanno arricchito ogni anno di più con migliaia di fotografie e tantissimi ricordi. Oggi mi dedico alla fotografia glamour e ritrattistica. https://www.facebook.com/rpfoto78 http://rpfoto.tumblr.com


RICCARDO PIVA

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B A C K S TA G E P R O F E S S I O N A L E

La fotografa delle donne Lucia Giacani, una donna che riflette un’altra donna: è questa la ragione intima del suo lavoro. Il suo sguardo - naturalmente femminile e rivoluzionario - è il motore silenzioso che lavora dietro ogni suo scatto. di Patrizia Meli

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LUCIA GIACANI

Non amo donne dalla bellezza classica e/o commerciale ma donne particolari, dalla carnagione molto chiara e dai capelli rossi.

> Come ti sei avvicinata alla fotografia? Quando ero piccola ricordo che mio padre aveva allestito una camera oscura in bagno e spesso stampava le foto di noi figli. Per la prima comunione ho ricevuto una macchina fotografica compatta e da quel giorno ricordo di aver sempre fotografato qualsiasi cosa mi piacesse. > Qual è stato il tuo primo apparecchio fotografico? Il primo apparecchio fotografico professionale è stata una FM2 della Nikon che tutt’ora ho. > In che modo hai appreso la tecnica? Ho studiato fotografia a Roma, parallelamente agli studi universitari, due anni di fotografia B\N sviluppo del negativo e stampa in camera oscura > Come mai hai scelto di fare la fotografa professionista? Ho scelto di fare questa professione perchè amavo cosi tanto scattare che non volevo fosse solo un hobby da tempo libero. > Raccontaci la tua evoluzione professionale. Dopo l’università mi sono dedicata alla fotografia B\N, sviluppo del negativo e stampa in camera oscura, i soggetti erano donne in ambienti fatiscenti. All’epoca la fotografia non era per me ancora una professione ma ho vinto diversi concorsi ed esposto in gallerie sia in Italia che all’estero. In seguito per due anni ho lavorato in uno studio fotografico professionale nella mia città natale. Ci occupavamo per lo più di fotografia industriale. Lì mi sono avvicinata per la prima volta alla fotografia digitale, alle luci da studio e alla postproduzione. Ho successivamente

lavorato nella mia città come libera professionista sempre nel settore industriale (still life, interni e ritratti). Sapevo da sempre che mi sarei realizzata come fotografa solo lavorando nella moda cosi ho deciso di trasferirmi a Milano dove tutt’ora vivo e lavoro. > Hai usato l’attrezzatura analogica, e quale preferivi? Ho scattato moltissimo sia con la mia FM2 della Nikon, ottiche fisse (24mm, 35mm, 50mm) e con la Mamiya RZ67. > Che corredo utilizzi al momento attuale? Al momento ho un corpo macchina della Canon (5D Mark III) tuttavia a seconda del lavoro che devo realizzare noleggio il corpo macchina e gli obiettivi di cui ho bisogno. > Sei più portata alle riprese in studio o in esterni? Ciò che conta per me è creare una storia, un racconto dietro ogni servizio fotografico. Amo scattare in location particolari ma anche creare situazioni surreali in studio

> Hai un interesse prevalente per la fotografia di moda? Mi piacciono anche certi progetti di reportage, attualmente per quanto riguarda il mio lavoro ho solo interesse per la fotografia di moda, nello specifico moda femminile indossata. > Parlaci di alcuni tuoi lavori che giudichi importanti. Sono particolarmente affezionata al mio primo lavoro editoriale che ho scattato a Milano dove ho lavorato per la prima volta con un team di veri professionisti, pubblicato ormai 12 anni fa in una rivista di settore (Kult magazine). Un altro scatto significativo è sicuramente lo scatto della “Bella addormentata” che è diventato poi la mia prima copertina per il Vogue Accessory. > Quale tipo di modella (o modello) ti è più congeniale? Non amo donne dalla bellezza classica e/o commerciale ma donne particolari, dalla carnagione molto chiara e dai capelli rossi. gennaio 2017 | fotografare

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B A C K S TA G E P R O F E S S I O N A L E

> Parlaci delle foto pubblicate in queste pagine. Gli scatti pubblicati in queste pagine sono tutti scatti editoriali tranne lo scatto per la campagna gioielli di Giovanni Raspini. C’è lo scatto in esterni in cui ho fotografato la collezione di alta moda di Valentino nella splendida location surreale della Scarzuola in Umbria. Un’al-

tra location meravigliosa dove ho fotografato l’archivio Prada è la fabbrica di manichini Almax. Gli altri lavori sono invece realizzati nel mio studio per Ladies & Gentlemen magazine. Il servizio della mongolfiera ha anche un video, sul mio sito dove potete vedere il team al lavoro. > Pensi che ci sia un futuro per questa pro-

fessione? Certo i fashion film sono entrati più in gioco, con la semplificazione del mestiere portata dall’era digitale e l’abbassamento dei costi, ora hanno una piattaforma sempre più prevalente fra gli schermi digitali. Ma i film non arrivano a sollecitare la stessa forza e impatto di uno scatto singolo. > Come utilizzi il tuo sito e quanto ti serve? Non sono io che gestisco direttamente il mio sito, ma è fatto con il backend in wordpress cosi è più facile caricare i vari lavori nuovi, senza conoscere html. E’ difficile capire o quantificare quanto serva il sito, ma credo sia indispensabile. Mi torna molto utile usarlo come portfolio digitale spesso quando sto parlando con i clienti. > Hai un sogno nel cassetto? Vorrei continuare a lavorare con i temi, le idee e le immagini che mi rappresentano e che mi danno la possibilità di esprimere la mia creatività.

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LUCIA GIACANI

Lucia Giacani Nata nel 1976 in una cittadina medievale nell’Italia centrale, Jesi, ha iniziato a sperimentare con la fotografia molto presto. Da adolescente scattava foto con gli amici in luoghi abbandonati. Dopo aver studiato lingue straniere a Bologna (inglese e francese) e poi design a Roma, ha iniziato a frequentare una scuola serale di fotografia in bianco e nero. Ed è stato proprio in quel momento che Lucia ha iniziato a capire che la sua grande passione per la fotografia poteva costituire una vera opportunità lavorativa. Ha vinto vari premi in Italia e all’estero per le sue foto artistiche in bianco e nero. Dopo gli studi a Roma e un breve apprendistato in uno studio di fotografia commerciale a Jesi, Lucia si è trasferita a Milano con l’intenzione di diventare fotografa di moda. Lucia è stata in grado di sviluppare velocemente il suo stile e le sua tecnica collaborando con varie pubblicazioni. Dopo una serie di shooting per “Vanity Fair”, “Vogue Gioiello” e “Vogue Pelle”, in breve tempo Lucia è diventata collaboratrice fissa di “Vogue Accessory”. Lucia viaggia molto per lavoro a Dubai e Hong Kong, ma il suo più grande amore è il mercato londinese. Parlando del suo lavoro in Italia con i giornalisti, nel 2012 ha detto: “Credo che il mio lavoro non sia tipicamente italiano, certo c’è il senso del gusto italiano, ma è uno stile grintoso, surreale e personale. Qualcosa che viene apprezzato di più all’estero”. wwwluciagiacani.it http://www.luciagiacani.com/newsite/portfolio/#463

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VOI AUTORI

Filippo Giacomo Carrozzo Roma

Fotocamera Canon t70D Obiettivo EF16-35mm f/2.8L II USM Dati di scatto f/4 - 1/200 sec - 200 ISO

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VOI AUTORI

Inviateci le vostre foto Via email: voiautori@fotografare.com Sul sito: www.fotografare.com/voi-autori Sul gruppo Flickr: Fotografare Rivista

Jo Vittorio Cagliari

Fotocamera Nikon D7100 Obiettivo Sigma 10-20mm f/3.5 Dati di scatto f/11 – 2 sec – 100 ISO

Laura Giovannini

Castenaso (BO)

Fotocamera Canon EOS 1200D Obiettivo Sigma 70-300mm f/4-5.6 DG Macro Dati di scatto f/5,6 – 1/25 sec – 200 ISO

gennaio 2017 | fotografare

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VOI AUTORI

Matteo Carta Oristano

Fotocamera Nikon D5100 Obiettivo AF-S DX NIKKOR 18105mm f/3.5-5.6G Dati di scatto f/5,6 – 1/125 sec – 220 ISO

Marco Capezzuoli

Poggibonsi (SI) Fotocamera Pentax k5 II Obiettivo Sigma 400 f/5.6 apo MACRO Dati di scatto f/7,1 – 1/200 sec – 800 ISO

26 fotografare | gennaio 2017


VOI AUTORI

Roberto Brugo

Chiavari (GE)

Fotocamera Fuji XT1 Obiettivo Fujifilm 18-135 f3.5/5.6 Dati di scatto f/20 – 1/30sec – 500 ISO

Greta Bartuccio

San Filippo Mela (ME)

Fotocamera Canon eos 5D Mark II Obiettivo Canon EF 24-105mm f/4 L IS USM Dati di scatto f/4 – 1/640sec – 100 ISO

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A LTA F O T O G R A F I A

Il Flickering Parliamo del fastidioso sfarfallio, un’interferenza che può danneggiare in maniera molto grave le vostre fotografie, e di come cercare di evitarlo e risolverlo. di Francesco Lerteri

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IL FLICKERING

Per poter capire il fenomeno del flickering in fotografia dobbiamo per prima cosa inquadrarlo nella sua totalità. Quando utilizziamo un dispositivo che funziona con l’energia elettrica creiamo, spesso in modo involontario, delle interferenze elettromagnetiche. Sarebbe auspicabile poter utilizzare il nostro dispositivo in modo compatibile con gli altri non producendo disturbi od interferenze ma spesso non è possibile. La CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) ha emanato delle normative per evitare e/o risolvere questo problema. Si definisce compatibilità elettromagnetica la possibilità di un sistema elettronico di non emettere disturbi o interferenze verso l’ambiente circostante, l’immunità elettromagnetica è la capacità di non assorbire segnali di disturbo che potrebbero compromettere il corretto funzionamento dell’apparato stesso. Ai fini della compatibilità elettromagnetica possiamo distinguere varie interferenze. Per le emissioni avremo: »» Disturbi a radiofrequenza; »» Armoniche di rete: la rete di distribuzione dell’energia in Italia utilizza una sinusoide a 50 Hertz. Per le immunità avremo: »» Scarica elettrostatica; »» Interruzioni di tensione; »» Transitori: »» Impulso, molto spesso dovuto a sovraccarichi; »» Campi magnetici di rete o impulsivi. In ambito illuminotecnico il flickering (tremolio) è lo sfarfallio di una lampada ad incandescenza percepibile dall’occhio umano. È un fenomeno causato da rapide variazioni della tensione di alimentazione e più precisamente del suo valore “efficace” in quanto la luminosità di una lampada ne è direttamente correlata. Le cause di tale disturbo sono riconducibili all’inserimento o al distacco di grossi carichi connessi alla rete elettrica che lavorano in modo discontinuo, ad esempio gli elettrodomestici (lavatrici, lavastoviglie, forni a microonde, etc.) che assorbono potenze elevate e possono generare questo tipo di disturbo. Un apparecchio che assorbe una notevole potenza dalla rete ma funziona in modo continuo non genera flickering. Il fenomeno si presenta in modo evidente quando osserviamo le luci di un paese distante, poiché non vedremo la loro luminosità stabile ma appunto tremolante. Sono stati definiti due parametri che permettono di misurare il fenomeno in modo rigoroso con delle regole oggettive che possano essere applicate e normate. Pst (abbreviazione di Perception of flicker short term), percezione del flickering a breve termine, in questo caso è stato fissato il tempo di 10 minuti. Per le misure viene utilizzata una lampadina ad incandescenza da 60 Watt. Applicando una potenza che varia per meno di 10 minuti viene chiesto ad un campione di persone che osservano la luce emessa di segnalare quando percepiscono delle variazioni. Se il 50% di loro rileva delle variazioni di intensità della luminosità viene assegnato per questo disturbo il valore di Pst = 1.0.

Segnale di rete

Mixer per i Segnali di ingresso

Demodulatore

Segnale di disturbo

Plt (abbreviazione di Perception of flicker long term), percezione del flickering a lungo termine, in questo caso viene fissato il tempo di 2 ore. Il Plt è definito mediante la relazione:

Si misurano, entro il tempo fissato, una sequenza di 12 valori di Pst (nella formula Psti rappresenta la generica misura) e poi si applica la formula precedente. La misura di Pst e Plt si fa mediante apparecchi computerizzati detti flickerometri o flickermetri. In ambito strettamente fotografico e cinematografico il flickering è un effetto ottico che peggiora decisamente i nostri lavori. Ne subiamo due diversi tipi: • Il flickering naturale: è dovuto alle variazioni repentine di luce della scena. Il fenomeno ovviamente non è presente per la variazioni progressive e lente della luce come ad esempio durante l’alba o il tramonto. Purtroppo ciò risulta inevitabile quando, in determinate situazioni, la luce varia velocemente durante la fase di ripresa. Ad esempio se stiamo riprendendo una scena dove il sole filtra attraverso le nuvole che si muovono velocemente. Di conseguenza avremo una rapida alternanza di luci ed ombre sul soggetto inquadrato.

filtro di simulazione della percezione visiva

filtro di risposta dell’occhio alla lampada

Pst

processore statico dei Segnali

• Il flickering artificiale o di ripresa: è dovuto alle variazioni che la fotocamera deve produrre per riprendere la scena e si verifica anche in condizioni di luce costante. Il fenomeno è più evidente quando si usa la modalità automatica (totale o parziale). Le principali impostazioni che possono introdurre il flickering sono: • scattare le fotografie nel formato JPG. Con questo formato diventa complicato intervenire in post produzione per ridurre il fenomeno. • utilizzare l’impostazione AUTO nel bilanciamento del bianco. Durante il tempo necessario per la ripresa della scena una rapida variazione della luminosità comporta un “inseguimento” delle variazioni da parte degli automatismi. • utilizzare l’impostazione AUTO negli ISO. Vale il discorso analogo a quello precedente. Come si può evincere molti dei fenomeni di flickering di ripresa sono dovuti all’uso degli automatismi. Per ridurne gli effetti è consigliabile sia utilizzare la fotocamera in modo totalmente manuale sia memorizzare le foto in RAW, potendo così modificarle in post-produzione dalle erronee correzioni effettuate dalla fotocamera durante lo scatto. Tuttavia anche in condizioni di luce costante è possibile imbattersi in problemi di flickering, a causa dei limiti e delle impostazioni della macchina e/o dell’obiettivo. Nell’attimo che scattiamo la fotografia dopo aver impostato (ad esempio il valore di f/8) il diaframma della nostra ottica passa dalla posizione di massima apertura fino all’apertura impostata. Insieme al tempo gennaio 2017 | fotografare

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A LTA F O T O G R A F I A

impostato (ad esempio il valore di 1/500sec) avremo l’esposizione che permetterà alla giusta quantità di luce di raggiungere il sensore di acquisizione. Pur avendo una buona precisione questi valori saranno sempre soggetti a piccole variazioni legate sia all’elettronica che alla meccanica della nostra fotocamera. Utilizzando per le riprese video l’acquisizione di 25 fotogrammi al secondo per avere una visione fluida del filmato avremo una forte accentuazione del disturbo. Ma il disturbo è maggiormente presente nella fotografia time-lapse. Questa tecnica consente di creare filmati partendo da una sequenza di fotogrammi scattati con una frequenza temporale bassa che vengono visualizzati con un tempo molto più elevato. La tecnica è usata nei documentari per mostrare dei processi molto lenti, come ad esempio lo sbocciare di 30 fotografare | gennaio 2017

un fiore o il movimento delle stelle nel cielo. Per i time-lapse che riprendono grandi cambiamenti di luce, come l’alba o il tramonto, è spesso necessario fare il “ramping” (la scala) dei tempi poiché la differenza di illuminazione tra l’inizio e la fine delle riprese è troppo grande. In pratica si aumenta, in modo regolare e programmato l’esposizione di ogni singolo scatto. Esistono in commercio degli “intervallometri” programmabili come il Little Bramper o Timelapse+. In questo modo eliminiamo le piccole variazioni tra uno scatto e l’altro durante un time-lapse. Vediamo, anche sulla base di quanto già detto, quali sono i possibili accorgimenti per prevenire il fenomeno: • scattare utilizzando il più possibile la fotocamera con le impostazioni manuali. • utilizzare degli obiettivi senza elettronica: le

vecchie ottiche manuali utilizzavano una ghiera per impostare l’apertura del diaframma che rimaneva fissa sulla posizione impostata. In questo modo non si presenta il fenomeno del micromosso. Utilizzando degli anelli adattatori queste lenti possono essere montate sulle moderne fotocamere ma ovviamente, come voluto in questo caso, l’elettronica non riesce a gestire gli automatismi delle ottiche. Si deve però purtroppo rinunciare alla qualità delle ottiche moderne ed alla correzione automatica dei difetti della lente da parte della fotocamera o da parte di software specializzati. • Sconnettere i contatti elettrici dell’obiettivo: dopo aver impostato il diaframma voluto si allenta l’obiettivo della minima e possibile quantità per disconnettere i contatti elettrici. In questo modo si blocca l’automatismo dello stesso sull’apertura impostata. Questa soluzione risulta semplice ma può presentare delle controindicazione come la riduzione della tropicalizzazione o l’allentamento totale dell’obiettivo, visto che lo stesso non è bloccato dal fine corsa, con risultati disastrosi: la sua caduta. • In modalità video lasciare attiva la modalità live view: se abilitiamo questa modalità il diaframma rimane fisso. Sarà cura dell’intervallometro di provvedere al momento giusto dell’acquisizione della fotografia. In questo modo si vede la scena senza toccare la fotocamera e si aboliscono completamente le vibrazioni dovute allo specchio poiché è sempre alzato. Lo svantaggio è il continuo utilizzo delle batterie che vanno sicuramente aumentate di capacità o numero. Inoltre il surriscaldamento del sensore può farne aumentare il rumore. • Diaframma tutto aperto: adottando un diaframma tutto aperto non si ha la necessità di chiuderlo e di conseguenza viene ridotto il margine di variazione tra uno scatto e l’altro. Ovviamente nel caso generale dobbiamo considerare che ogni obiettivo si comporta in modo diverso. Utilizzando la massima apertura potremmo avere più luce di quella strettamente necessaria, in tal caso dovremmo ricorrere a dei filtri ND grigi per attenuarla. Inoltre avremo pochissima profondità di campo. Oltre alle tecniche precedentemente dette per attenuare il flickering in fase di ripresa è possibile intervenire durante la postproduzione utilizzando degli opportuni software: »» 1. LRTimelapse: lavorando direttamente sui file RAW risulta molto efficace in questo caso. Per un uso completo può essere abbinato ad esempio a Lightroom o ad un software similare. Essendo il suo uso gratuito è uno strumento da prendere in considerazione se si scatta in RAW. »» 2. TLTools: è un ottimo software con le stesse caratteristiche di LRTimelapse che consente di esportare direttamente il video finale. »» 3. GBDeflicker: è ottimo e poco costoso (meno di 100 dollari), è prodotto da una software house praticamente dedicata solo al mondo del timelapse. Di uso non semplicissimo ma se ben configurato dà ottimi risultati, è anche utilizzato come plug in. »» 4. Sapphire Deflicker: viene venduto unicamente in un pacchetto con molti plugin e que-


IL FLICKERING

sto rende il costo elevato (circa 1900 dollari). Risulta però velocissimo nel rendering. »» 5. MSUDeflicker: di uso semplice e gratuito ma di non facile installazione. Nel complesso meno evoluto dei primi due. Ovviamente in rete si possono trovare tante recensioni e trucchi per utilizzare questi software al meglio. Personalmente ho subito il fenomeno del flickering usando come illuminazione le lampade al neon. Nelle foto qui pubblicate si vede chiaramente che una parte della scena, specie in quella verticale, presenta un erroneo bilanciamento del bianco (viraggio verso una predominante verde). Ho provato a ripetere gli scatti, sia a distanza di un minuto che a raffica, in condizioni simili ed utilizzando le stesse impostazioni ma il risultato è decisamente imprevedibile. Usando i tempi di esposizione brevi (1/500) il difetto si presenta in modo evidente mentre sparisce con quelli lunghi (1/100 o meno).

GI

SW

porta AND

clk

Count clr U1

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U2

Schema a Blocchi di un Intervallometro

> A destra esempio di raffica di 3 fotografie, scattate con CANON EOD 6D a ISO 25600 con focale = 5 e tempo = 1/640. Si vede chiaramente che, nell’ordine di scatto, la prima fotografia presenta una dominante giallo-verde nella parte destra. La seconda fotografia presenta una dominante giallo-verde nella parte sinistra. La terza fotografia presenta una dominante giallo-verde nella parte destra diversa dalla prima fotografia. > Sotto esempio di fotografie, entrambe scattate con CANON EOD 6D a ISO 16000 con focale = 7.1 e tempo = 1/400. Le dominanti cromatiche delle due fotografie sono diverse.

1° fotografia

2° fotografia

3° fotografia

Raffica di tre fotografie con bilanciamento del bianco “Automatico”

Fotografie con bilanciamento del bianco “Automatico” gennaio 2017 | fotografare

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MOSTRE

Robert Frank “Gli Americani” Per la prima volta in mostra a Milano, l’esposizione, composta da 83 fotografie vintage, presenta l’America immortalata on the road dall’obiettivo del grande fotografo che, a metà degli anni ’50, ha cambiato il modo di pensare il reportage. 29 ottobre 2016 - 19 febbraio 2017

Sede: Fondazione Forma Forma Meravigli Via Meravigli, 5 - Milano Orari di apertura: Tutti i giorni dalle 11.00 alle 20.00 Giovedì dalle 12 alle 23 Lunedì e martedì chiuso Ingresso: 8 euro (6 ridotto) www.formafoto.it Per la prima volta in mostra a Milano 83 fotografie vintage; la serie completa del progetto fotografico che, a metà degli anni ’50, ha cambiato il modo di pensare al reportage; nelle sale di Forma Meravigli, l’America immortalata on the road dall’obiettivo del più grande fotografo vivente, Robert Frank. È il 1955 quando il giovane Robert Frank ottiene una borsa di studio dalla Fondazione Guggenheim (Frank è stato il primo fotografo europeo a riceverla) per realizzare un lavoro fotografico che racconti l’America. L’autore percorrerà così tutto il paese, e tra il 1955 e il 1956 toccherà ben 48 stati diversi. Le strade infinite, i 32 fotografare | gennaio 2017

volti delle persone, le piazze delle città, i bar e i negozi, i marciapiedi, i particolari più insignificanti vengono immortalati da Robert Frank che rivoluziona il linguaggio tradizionale del reportage realizzando ritratti sfuocati, mossi, fotografie dai tagli apparentemente casuali ma che in realtà, con cruda consapevolezza, traducono lo spirito dell’America dell’epoca. Una ballata per immagini dedicata alla strada americana e alla sua nuova e sconsolata epopea; un reportage che, come pochi altri, ha veramente segnato un’epoca diventando per generazioni di fotografi il riferimento principale da cui partire per fotografare, per viaggiare, per conoscere con lo sguardo. Il libro, che significativamente venne pubblicato per la prima volta in Francia e non in America, lo consacrerà definitivamente come maestro della storia della fotografia. E proprio al libro, diventato un vero e proprio culto per generazioni di fotografi, verrà dedicata una sala all’interno del percorso espositivo di Forma Meravigli con la riproduzione dell’impaginato, stralci del testo introduttivo di Jack Kerouac e con alcune tra le edizioni pubblicate a partire dal 1958, compresa la prima edizione italiana del volume, che uscì

in Italia con la copertina illustrata dal grande Saul Steinberg. Negli anni Sessanta Robert Frank ha abbandonato la fotografia per dedicarsi al cinema. Nel 1994 ha donato gran parte del suo materiale artistico alla National Gallery of Art di Washington che ha poi creato la Robert Frank Collection. Personaggio di culto, è considerato tra i più importanti esponenti della storia della fotografia. Accompagna l’esposizione il libro omonimo pubblicato da Contrasto. Robert Frank nasce a Zurigo nel 1924. Nel 1947 si trasferirsce negli Stati Uniti dove lavora come fotografo di moda per Harper’s Bazaar. Parallelamente, lavora come reporter freelance. Viene a contatto con i principali esponenti della nuova generazione letteraria e artistica americana, soprattutto con gli esponenti della Beat Generation. È il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio della Fondazione Guggenheim, grazie alla quale potrà realizzare The Americans nel ‘55 e ‘56. Nel 1959 insieme al pittore Alfred Leslie, dirige il suo primo film, “Pull My Daisy” che sarà considerato il padre del New American Cinema. Stringe una salda amicizia con lo scrittore Jack Kerouac, col quale porta a termine varie collaborazioni.


MOSTRE

“Seven Japanese Rooms” Fotografia contemporanea dal Giappone

L’esposizione, a cura di Filippo Maggia, presenta le opere di Tomoko Kikuchi, Toshiya Murakoshi, Koji Onaka, Chino Otsuka, Lieko Shiga, Risaku Suzuki, e Chikako Yamashiro, sette tra gli artisti più rappresentativi del panorama giapponese, oggi più che mai eterogeneo per metodi espressivi, tematiche e media utilizzati. 17 dicembre 2016 - 5 marzo 2017

Sede: Fondazione Carispezia Via D. Chiodo, 32 - La Spezia Orari di apertura: Dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 18.00 Ingresso: Gratuito www.fondazionecarispezia.it

Fondazione Carispezia inaugura venerdì 16 dicembre 2016 Seven Japanese Rooms. Fotografia contemporanea dal Giappone. L’esposizione a cura di Filippo Maggia – che resterà aperta al pubblico negli spazi della Fondazione fino al 5 marzo 2017 – presenta le opere di Tomoko Kikuchi, Toshiya Murakoshi, Koji Onaka, Chino Otsuka, Lieko Shiga, Risaku Suzuki, e Chikako Yamashiro, sette tra gli artisti più rappresentativi del panorama giapponese oggi più che mai eterogeneo per metodi espressivi, tematiche e media utilizzati. La ricerca di questi fotografi è caratterizzata da approcci differenti, ma accomunata dalla vicinanza a temi strettamente legati alla realtà, dove l’esperienza diretta – intesa come coinvolgimento dell’artista nel vissuto quotidiano – rappresenta l’elemento fondante e comune a opere fra loro tanto diverse. Il catalogo curato da Filippo Maggia ed edito da

Skira che verrà realizzato in occasione della mostra raccoglierà, oltre alle opere e agli artisti presenti, i lavori di altri sette fotografi della scena artistica giapponese contemporanea. La mostra Seven Japanese Rooms. Fotografia Contemporanea dal Giappone è inserita nelle celebrazioni ufficiali del 150° Anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia. Con questa nuova esposizione Fondazione Carispezia prosegue il percorso dedicato alla fotografia contemporanea, inaugurato nel 2015 con la prima mostra personale in Italia del fotografo armeno-siriano Hrair Sarkissian e pensato per valorizzare questo particolare aspetto del linguaggio artistico contemporaneo, anche quale strumento per la comprensione di alcune di quelle contraddizioni e complessità che caratterizzano oggi molteplici aspetti della società e della cultura contemporanee.

Gabriele Micalizzi “Dogma” Il fotoreporter sotto tiro per scovare una guerra nascosta negli stessi luoghi dove, cinque anni fa, moriva il rais e oggi muoiono uomini ogni giorno, e con loro la speranza d’una Libia pacificata. 24 novembre 2016 - 25 gennaio 2017

Sede: Leica Galerie & Store Via Giuseppe Mengoni, 4 - Milano Orari di apertura: Feriali: 10:30–19:30 Ingresso: Gratuito www.leicastore-milano.com

“O Sirte o morte. Qualcosa vorrà dire se lo Stato islamico, che da mesi combatte sull’ultimo bastione in Libia, chiama in codice le sue autobombe col più arrogante dei nomi: dogma”. “Da Tripoli a Bengasi, quello che chiamavamo lo Scatolone di Sabbia è diventato una polvere esplosiva che nessuno spazza via, anzi: tre governi, due parlamenti, decine di milizie, venticinque milioni d’armi nelle mani di sei milioni d’abitanti, centinaia di miliardi di dollari inghiottiti nei conti esteri dei Gheddafi, i pozzi neri del gas e del petrolio che alla fine sono l’unico dogma da violare davvero. Mai fidarsi delle verità di facciata, soprattutto se si tratta d’arrivare a Sirte e uscirne vivi: l’eresia di Gabriele Micalizzi – e in questa mostra “Dogma” si vede - è starci mesi quando non ci sta quasi nessuno. E mangiare e dormire e andare al fronte, e nella paura abbracciarsi, coi miliziani che tentano di riprendere la città. E scovare una guerra nascosta negli stessi luoghi dove, cinque anni fa, moriva il rais e oggi crepano uomini ogni giorno, e con loro la speranza d’una Libia pacificata.” (Francesco Battistini). Gabriele Micalizzi è un fotogiornalista che utilizza l’immagine come veicolo per raccontare con una visione autoriale progetti personali a lungo termine, editoria-

li, news internazionali. Inizia la sua carriera giovanissimo, subito dopo il Diploma in Maestro d’arte (ISA), presso l’Agenzia Newpress copre la cronaca di Milano nel 2004/5. Nel 2006 frequenta la scuola d’Arti Applicate del Castello Sforzesco di Milano specializzandosi come illustratore. Nel 2008 Fonda il progetto Cesuralab sotto la direzione artistica di Alex Majoli. Nel 2010 documenta le proteste delle “Camicie Rosse” a Bangkok. Dal 2011 copre gli avvenimenti legati alla “Primavera Araba” in Tunisia,Egitto,Libia. Nel 2012/2013 Gabriele continua a documentare le tensioni del Medio Oriente a Gaza e Istanbul, inoltre lavora sulla crisi economica in Grecia. Nel 2014 ritorna nella striscia di Gaza e racconta in esclusiva la battaglia del Generale Haftar contro le milizie islamiche. Porta avanti dal 2008 una documentazione a 360° sull’ Italia, concentrandosi sulla decadenza del paese e la crisi d’identità’ che lo contamina. Collabora con giornali e riviste nazionali e internazionali quali: New York Times, New York Times Magazine,Herald Tribune, New Yorker, Newsweek,Stern,Corriere Della Sera, Espresso, DRepubblica, Repubblica, Internazionale, Panorama, Sportweek, Wall Street Journal. gennaio 2017 | fotografare

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NOTIZIARIO

World Press Photo Contest 2017

Le iscrizioni del 2017 World Press Photo Contest, aperte dal 1° dicembre 2016 al 6 gennaio 2017, come quelle del multimediale 2017 Di-

gital Storytelling Contest, hanno annunciato le loro giurie il 16 novembre, per decretare i vincitori nel corso della conferenza stampa tenuta ad Amsterdam il 13 febbraio 2017, seguita dalla cerimonia dei premi (solo su invito) del 22 aprile, contemporaneamente al 2017 World Press Photo Festival of Visual Journalism, ospitato ad Amsterdam dal 20 al 22 aprile 2017 per arricchire presentazioni e approfondimenti sui progetti vincitori, insieme al dibattito sul panorama in continua trasformazione dei media. Le minacce alla libertà di stampa, lo stato dell’economia, dei media e delle strategie di narrazione, continueranno ad animare anche la serie di dibattiti del

nuovo World Press Photo Live, inaugurati con un evento internazionale a maggio 2017. Il calendario delle attività 2017 della Fondazione si arricchisce di ulteriori proposte formative, con l’identificazione di nuovi talenti dei sei continenti nell’obiettivo del nuovo 6x6 Global Talent Program previsto per il mese di luglio 2017, il 2017 Joop Swart Masterclass tenuto ad Amsterdam nell’ultima settimana di settembre 2017 e un nuovo contest dedicato alla fotografia documentaria più creativa, previsto per il mese di ottobre. www.worldpressphoto.org

Partnership ITN e Getty Images

ITN, fornitore leader nel Regno Unito di notizie indipendenti per la tv, ha stretto un accordo pluriennale di partnership con Getty Images, leader mondiale nel settore della comunicazione visiva, per distribuire e concedere in licenza in tutto il mondo il suo archivio di news pluri-premiate, a partire dalla metà del 2017. L’accordo di distribuzione consentirà a oltre un milione di filmati, dedicati a notizie

iconiche raccolte in oltre 60 anni, di raggiungere un pubblico ancora più ampio attraverso la piattaforma Getty Images, leader nel settore, e grazie a un esperto team di vendita internazionale al servizio di milioni di clienti in quasi 200 Paesi. Getty Images, leader nel settore del video licensing, creerà collezioni specifiche dedicate a ITN per ospitare il suo prestigioso archivio, che conta 400.000 video clip già digitalizzati e pronti per essere concessi in licenza e oltre 600.000 clip che saranno ricercabili attraverso la ricerca testuale su gettyimages.com e che verranno forniti offline su richiesta. La collezione sarà aggiornata

quotidianamente con nuovi video relativi alle news più importanti, che saranno disponibili per i clienti di Getty Images in tutto il mondo a partire dalle 24 ore successive alla messa in onda del video. ITN vanta il primo archivio di news al mondo interamente digitalizzato risalente alla sua prima trasmissione nel 1955 ed è riconosciuto in tutto il mondo per la sua eccellenza giornalistica. Le videocamere di ITN hanno immortalato alcuni memorabili momenti che hanno segnato la storia, dalla caduta del muro di Berlino al rilascio di Nelson Mandela fino alle conseguenze dello tsunami in Asia. L’archivio di ITN sarà disponibile su gettyimages.com a partire dall’estate 2017. Nel frattempo, i clienti possono continuare ad acquistare le licenze di utilizzo del materiale d’archivio di ITN direttamente dal sito web di ITN Source. gettyimages.com

Il CEO di Alinari Cavaliere in Francia

La Fratelli Alinari ha l’onore ed il piacere di comunicare che il suo Presidente commendator Claudio de Polo Saibanti è stato insignito dalla

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Repubblica Francese - Ministero della Cultura e Comunicazione - Cavaliere dell’ordine delle Arti e delle Lettere. La cerimonia si è svolta lo scorso 10 novembre a Parigi al Musée de l’Armée, alla presenza del Direttore del museo Generale di Divisione Christian Baptiste e del Direttore aggiunto David Guillet. La prestigiosa onorificenza è stata consegnata dalla Direttrice dei musei di Francia Madame Marie-Christine Labourdette. Si tratta di una delle più importanti cariche conferite dalla Repubblica francese quale riconoscimento per le numerose attività che la Fratelli Alinari ha realizzato oltralpe, sia come progetti espositivi ed editoriali (Vue d’Italie; Eloge du negatif; Europe des images; Napoleon III et l’Italie: naissance d’une nation 1848-1870; Caffè Gre-

co; Gli Archivi Alinari e la sintassi del mondo. Omaggio a Italo Calvino; Cavour e la contessa di Castiglione), sia come progetti espositivi ed editoriali francesi in Italia (Picasso e la fotografia; Doisneau Le merveilleux quotidien; Brassai pour l’amour de Paris; Izis il poeta della fotografia; Bettina Rheims. Rose c’est Paris), sia come collaborazioni strategiche con i più importanti archivi fotografici ed agenzie fotografiche francesi (Réunion des Musées Nationaux, Parisienne de Photographie, Roger Viollet). www.alinari.it


NOTIZIARIO

Le 100 foto più importanti secondo Time

Una foto può esprimere più di quanto possano fare tante parole, soprattutto se a scattarle sono professionisti in situazioni del tutto particolari. Il TIME ha così fatto una fantastica raccolta dei 100 scatti più significativi di sempre e li ha radunati tutti in un portale web navigabile gratuitamente. Non c’è solo la fotografia in sé che lascia un segno a chi la guarda, ogni singolo scatto è infatti accompagnato dalla storia, spesso divertente, altre volte tragica e colma di significato. Non solo, in alcuni casi troverete anche documentari video o testimonianze audio che raccontano ancora più nel dettaglio i momenti che hanno portato a quel particolare scatto, le circostanze, le casualità. In quanti sanno, ad esempio, che l’uomo eroe ritratto nella celebre foto ‘Tank Man’ scattata da Jeff Widener nel 1989 a piazza Tiananmen non è mai stato identificato? I documentari video sono in tutto 20, brevi storie che arricchiscono l’esperienza visuale già appagante. Onore al merito per il TIME: non si è certo limitata a fare una semplice lista, per realizzare il portale sono state fatte migliaia di interviste con i fotografi e i soggetti. Uno sforzo ripagato con un meraviglioso risultato, da applicare immediatamente tra i propri preferiti del browser. Non vi resta dunque che visitare il portale e immergervi in queste fantastiche storie di vita reale, 100 foto che hanno fatto la storia della fotografia e la storia di tutti noi. http://100photos.time.com/

DxO ViewPoint 3 anti-distorsione

Vittoria finale contro la distorsione geometrica! Il nuovo programma DxO ViewPoint 3 costituisce un ulteriore perfezionamento del migliore mezzo per correggere i difetti di ripresa e riallineare le linee cadenti, risistemare la messa a fuoco, ecc. come se si avesse a disposizione un apparecchio fotografico a

banco ottico tradizionale. Inoltre è possibile creare effetti particolari, sempre giocando con la messa a fuoco, come i simpatici e attuali scatti miniatura, detti appunto tilt&shift. Una soluzione software dedicata a correggere gli elementi distorti ai bordi della fotografia, nonché l’eliminazione di Keystone e altri problemi con Vista. Basato sulla tecnologia sviluppata da DxO Labs correzione geometrica, DxO ViewPoint consente di ripristinare facilmente ed efficacemente le proporzioni naturali degli oggetti nell’immagine, come parte integrante del flusso di lavoro. DxO ViewPoint combina facilità d’uso con caratteristiche professionali e precise per aiutare a correggere con facilità le immagini distorte in elementi geometrici.L’applicazione è in grado di eseguire diverse regolazioni, in modo che gli elementi nelle tue foto verranno ripristinati nelle loro proporzioni originali. Lo Strumento Loupe consente di posizionare con precisione il punto di riferimento per risolvere i problemi con trapezio e orizzonti spioventi. www.dxo.com

Settant’anni di fotografia di Nino Migliori

E’ disponibile in copie numerate il volume di Roberto Maggiori “Nino Migliori. Settant’anni di fotografia”, edito dalle edizioni Quinlan. “I sette decenni di sperimentazioni di Nino Migliori non hanno mai cessato di interrogare il senso del fotografico. In una profonda consonanza con i fenomeni maggiormente rilevanti del secolo relativi alle vicende più generali dell’arte contemporanea, il grande fotografo emiliano non ha solo partecipato alle ridefinizioni dei paradigmi susseguitisi dai realismi alle tendenze informali o dal concettuale alla deriva tecnologica, ma ha mantenuto una costante attenzione alle implicazioni di quella che non è solo una disciplina, ma una pratica

diffusa che investe l’uomo e la sua capacità di figurare il mondo. La presente pubblicazione costituisce un’importante segnavia nelle molte diramazioni aperte dallo spirito curioso e dall’intelligenza di un tale maestro di “icononautica” che ci fa esorbitare dall’appagamento della visione per riconoscere il valore dei materiali, dei gesti, dei comportamenti per un’etica dell’immagine di cui occorre prendere coscienza. Migliori fa della fotografia il risultato di esperienze e conoscenze che si rivelano tra le righe di un testo scientificamente accorto e al contempo “intimo” come questo di Roberto Maggiori, impegnato in un’interpretazione e una testimonianza di un fare che continua a riguardarci nel sorprendente uso, spesso irrituale, ma sempre magistralmente creativo, dell’obiettivo fotografico.” (Dalla prefazione di Gianfranco Maraniello). Il volume, con numerose illustrazioni in B/N e colore, tratta il multiforme percorso del fotografo bolognese e, più in generale, lo sviluppo della fotografia nell’alveo delle arti visive dell’ultimo secolo, si accenna inoltre al rapporto intessuto con il cinema, la pittura, la letteratura, l’editoria. http://www.aroundphotography.it/ gennaio 2017 | fotografare

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L A FOTO S V E L ATA

Superluna al 98% Ivan Pedretti - Cagliari Con l’espressione super Luna si intende la coincidenza del plenilunio con il momento di massimo avvicinamento del nostro satellite alla Terra (perigeo). Non è un evento raro: accade circa una volta all’anno, ma il 14 novembre 2016, quando il nostro satellite è entrato nella fase di Luna piena circa un paio d’ore dopo il perigeo, si è potuto assistere a una super Luna ancora più “super”. Alle 12:24 ore italiane, infatti, la Luna si trovava alla minima distanza dalla Terra, 356.511 km. Poco meno di due ore e mezza più tardi, alle 14:52 ore italiane, il nostro satellite raggiungeva il culmine della fase di Luna piena. Non solo si trattava della Luna piena più vicina alla Terra del 2016, ma anche della più grande Luna piena visibile da 70 anni: l’ultima così si è verificata nel 1948, e la prossima si verificherà il 25 novembre 2034. La foto che pubblichiamo è una veduta della città di Cagliari con Superluna sorgente il 15 novembre 2016, al 98%. Ivan Pedretti, l’autore della bella immagine fotografica, ci ha detto: “Finalmente il meteo avverso dei giorni precedenti aveva concesso una pausa, così mi recai presso il molo di “Giorgino” da cui si può ammirare il panorama della città

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in quanto sorgendo verso est la luna compariva proprio sopra di essa, per la precisione nella foto la luna si trova con azimuth di 80°. Il punto di scatto dista 2km dal centro storico della città chiamato Castello con visibile la Cattedrale in alto e la torre dell’Elefante più in basso. Il termine “superluna” non è un termine strettamente astronomico, in quanto la definizione scientifica per il momento del massimo avvicinamento della Luna alla Terra è perigeo lunare. L’associazione della Luna con le maree oceaniche ha portato a credere che in presenza di una superluna ci possa essere un rischio maggiore di eventi come terremoti ed eruzioni vulcaniche. Tuttavia, tali timori sono ritenuti molto poco convincenti e, secondo gli scienziati, solo le maree potrebbero essere leggermente più ampie rispetto alla norma, senza comunque portare conseguenze evidenti. La foto è stata realizzata con una Sony Alpha 7RII e un teleobiettivo Sony 70-200mm G Master a 200mm, f/8, ISO 400, 2,5sec di esposizione.” http://www.thewildlifemoments.com


L A FOTO S V E L ATA

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TEST REFLEX

Canon EOS 760D La entry level evoluta alla prova 829 euro solo corpo

Sensore CMOS APS-C da 24.2 Megapixel supportato dal processore DIGIC 6

L’illuminatore AF

Pulsante di scatto Porta ad infrarossi per utilizzare la macchina con un controllo remoto, ma la EOS 760D dispone anche di connessione Wi-FI/NFC

Il pulsante di sgancio degli obiettivi Baionetta EF-S in grado di montare anche gli obiettivi EF

Un lungo test in montagna per saggiare le caratteristiche della EOS 760D. di Gianluca Laurentini

La EOS 760D è la degna erede di una generazione di fotocamere entry level, ma Canon con questa macchina fotografica ha tentato un passo verso un livello superiore ed il risultato è che la 760D è a livello qualitativo molto più vicina alla 80D che alla 1300D o alla 100D. Per questo motivo quando Canon ci ha proposto di fare questo test abbiamo riservato alla EOS 760D un trattamento particolare portandola con noi durante delle escursioni sulle Alpi Giulie e nel Parco Naturale Adamello Brenta

per saggiarne le doti e capire se la macchina è pronta a lavorare in ambiti così particolari. Del test vi parleremo più in dettaglio fra poche righe, ora riassumiamo come di consueto quali sono le caratteristiche di questa reflex. La Canon EOS 760D come detto è l’erede di una lunga dinastia di fotocamere iniziata nel lontano 2003 con la EOS 300D, le due fotocamere oggi hanno in comune pochissime cose e avremmo difficoltà ad associarle alla stessa categoria se non fosse per la continuità nella

COSTRUZIONE

MESSA A FUOCO

ESPOSIZIONE

QUALITÀ D’IMMAGINE RUMORE ALTI ISO

Che sia una entry level si vede dalla tanta plastica usata per il corpo anche se è molto curata nei dettagli.

Veloce e sicura nella maggior parte dei casi, quando la luce si abbassa incappa in qualche problema.

In condizioni difficili tende a bruciare le alte luci ma a portare comunque a casa il risultato.

Buona qualità, specialmente dei file RAW che sono paragonabili a quelli di fotocamere più blasonate.

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Il rumore ad alti ISO è molto contenuto e la qualità paragonabile con fotocamere di categoria superiore.


CANON EOS 760D

Il pulsante di scatto

Il flash integrato ha numero guida 12

Una comoda rotella vi permette di variare rapidamente aperture focali o tempi in base al programma che state utilizzando

La ruota dei modi d’esposizione in perfetto stile Canon La slitta porta accessori

Il display superiore è una comodità che non si ritrova generalmente su fotocamere di questa categoria

Il mirino non è ampio come quello di una fotocamera a formato pieno, ma riporta al suo interno tutte le informazioni principali

Muoversi all’interno dei menù è semplice e veloce

Il pulsante che abilita il Live View

Comando di blocco dei pulsanti posteriori, una funzione mutuata dalle macchine di livello superiore

Schermo LCD Touch Screen orientabile da 3” da 1.040.000 pixel di risoluzione

nomenclatura tale è stato il salto tecnologico nella fotografia digitale. Il sensore della EOS 760D è un CMOS APS-C da 24.2 Megapixel ed è associato ad un processore d’immagine Digic 6. Già queste caratteristiche fanno capire quanto la macchina sia vicina a livello prestazionale alla ben più blasonata EOS 80D. Il campo delle sensibilità è compreso fra ISO 100 e ISO 12.800, ma è possibile estendere la gamma fino ad ISO 25.600. L’Auto Focus ha 19 punti di messa a fuoco tutti a croce, siamo in questo caso a metà strada fra i 45 della EOS 80D ed i soli 9 della EOS 1300D o della EOS 100D. La capacità di raffica da 5 fotogrammi al secondo permette invece all’amatore di togliersi delle soddisfazioni. Lo schermo LCD Touch Screen è orientabile ha una diagonale pari a 3” e 1.040.000 pixel di risoluzione, abbiamo visto LCD maggiormente definiti, ma in una macchina fotografica che punta ad offrire buone prestazioni man-

tenendo un prezzo accessibile alla maggior parte degli utenti questa soluzione ci appare sensata. L’esposimetro è dotato di un sensore RGB+IR da 7560 pixel, è presente un dispositivo chiamato anti-flicker che riduce gli sfarfallii durante gli scatti a raffica con sorgenti luminose artificiali. La Canon EOS 760D incorpora anche il modulo Wi-Fi/NFC e, come ci era già capitato in passato con altre reflex Canon, anche in questo caso la casa madre pubblicizza il proprio servizio irista che permette l’archiviazione cloud semplificata per i propri clienti. La baionetta è la classica EF-S che permette di utilizzare l’intero parco obiettivi originali, ma anche i compatibili, con innesto di tipo EF ed EF-S di Canon e la possibilità di poter disporre di un tale parco di ottiche sarebbe già un buon motivo per un fotoamatore per acquistare questa fotocamera.

REPORTAGE

60%

VIAGGI

80%

PAESAGGIO

60%

SPORT

70%

STUDIO

40%

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TEST REFLEX

La Canon EOS 760D in dettaglio

Slot per una scheda

La Batteria

Flash Integrato

Schermo orientabile

Baionetta EF-S

La ruota dei modi

La Canon EOS 760D possiede un solo slot che ospita una scheda SD, avremmo preferito la possibilità di montare due schede SD.

Lo schermo orientabile è molto comodo e facilita l’uso in modalità Live View anche in condizioni particolari.

Per la 760D la batteria è una LP-E17 con la quale è stato possibile scattare numerose foto durante i giorni del test.

La Canon EOS 760D grazie alla baionetta EF-S può utilizzare tutti gli obiettivi Canon e compatibili con innesto EF-S ed EF.

Il flash pop-up della macchina ha un numero guida 12. Si carica in circa 3” dall’apertura.

La ruota dei modi d’esposizione è quella classica dei modelli Canon. Oltre ai classici modi ci sono tanti programmi per aiutare chi è alle prime armi.

Scheda Tecnica Dimensioni mm / Peso g: 132x111x78 / 565

Blocco esposizione: AE Lock.

Innesto obiettivi: Canon EF, EF-S.

Flash incorporato: sì, ng 12, copertura fino a 17mm.

Elemento sensibile: CMOS da 22,3x14,9mm.

Tempi: da 30 sec. a 1/4000 di sec., posa B.

Stabilizzatore sul sensore: no

Sincro-flash: 1/200 di sec.

Risoluzione min/max: 480x480/6000x4000.

Modi di scatto: singolo, a raffica fino a 5 ftg/sec.

Formati immagine: JPEG, RAW, RAW+JPEG.

Alimentazione: pila ricaricabile agli ioni di litio tipo LP-E17.

Sensibilità di riferimento: da 100 a 12800 ISO, fino a 25600 Iso via software.

www.canon.it

Bilanciamento del bianco: automatico, manuale con 8 modalità più una personalizzata. Schermo LCD: Touch orientabile da 3” con 1.040.000 pixel Supporto di memoria: SD/SDHC/SDXC. Interfaccia: USB 2.0, mic, AV, HDMI, Wi-Fi + NFC. Video: Full HD 1920x1080/30,25,24p Autofocus: TTL su 19 punti AF a croce (f/2,8 al centro). Sensibilità AF: da -0,5 a +18 EV Mirino: pentaspecchio fisso, copertura 95%, ingrandimento 0,82x, correzione diottrica. Misurazione della luce: integrale su 63 settori con sensore RGB+IR da 7560 pixel, media a prevalenza centrale, parziale al centro, spot. Modi d’esposizione: manuale, a priorità dei tempi o dei diaframmi, programmata. Bracketing: su 3 ftg. +/-2 EV a passi di 1/2 e 1/3 di stop. Correzione dell’esposizione: +/-5 EV a passi di 1/2 e 1/3 di stop.

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CANON EOS 760D

Sul campo

ISO JPEG

RAW

100

200

400

800

1600

3200

6400

12800

> ISO La Canon EOS 760D grazie al processore DIGIC 6 mantiene le promesse, all’aumentare della sensibilità infatti il rumore appare contenuto e gradevole fino a ISO 1600, oltre questo valore inizia ad aumentare fino ad un crollo definitivo alla massima risoluzione della gamma di base pari a ISO 12800.

Abbiamo deciso di testare la Canon EOS 760D in un campo del tutto particolare e specialistico come la montagna durante un ciclo di escursioni nella splendida cornice delle Alpi Giulie, sul confine che divide l’Italia dalla Slovenia, e nel Parco Naturale Adamello Brenta in Trentino Alto Adige. Abbiamo pensato di effettuare un test in queste condizioni perché le fotocamere dedicate ai fotoamatori sono usate dalla maggior parte degli utenti proprio durante le vacanze, così abbiamo deciso di portarla con noi in una delle situazioni più probanti ed utili per i nostri lettori per capire cosa può realmente offrire la EOS 760D ai suoi possessori. La montagna è certamente il luogo in cui è più facile capire i punti di forza ed i difetti di una fotocamera grazie ai forti salti di luce, alle condizioni meteo imprevedibili ed al fatto che si ha con sé la fotocamera durante escursioni che possono durare da qualche ora a diversi giorni. Un test inizia sempre con la prima presa di contatto. La Canon EOS 760D ha diversi punti di forza, ma sul primo momento il corpo macchina, anche se ricco di dettagli, rischia di deludere a chi è abituato a maneggiare fotocamere di alto livello. L’uso della plastica è onnipresente e la fotocamera è piccola per essere ben maneggiata da chi ha le mani grandi. Alle dimensioni fin troppo contenute si potrebbe ovviare con l’uso del battery grip BGE18, ma oltre al prezzo di listino di €179,99, c’è lo svantaggio di aggiungere un bel po’ di peso ad una macchina che ha proprio nei suoi 565 grammi di peso uno dei pregi principali. Non si tratta di una fotocamera da borsetta, ma per dimensioni e peso un ragazzo o una ragazza abituati a girare con uno zaino in spalla possono utilizzare questa fotocamera durante la vita di tutti i giorni. La Canon EOS 760D d’altra parte si presenta come perfettamente bilanciata e semplice da usare, inoltre rispetto alla progenitrice D750 è dotata di un comodo LCD superiore che si è rivelato estremamente utile nell’uso sul campo quando in condizioni mutevoli ad ogni foto c’era bisogno di rivedere i parametri di scatto per adattarli alla situazione. Anche il display LCD posteriore da 3” si è rivelato particolarmente utile, anche se non ha una definizione mostruosa come alcuni corpi macchina più recenti, il fatto che sia di tipo Touch Screen permette di cambiare le opzioni con un tocco e di navigare all’interno del menù velocemente ed in modo istintivo. Inoltre lo schermo LCD è orientabile rendendo particolarmente semplice usarlo in modalità Live View. Questo anche se essendo la macchina dotata di connessione Wi-Fi si può tranquillamente utilizzare il cellulare come dispositivo di mirroring della fotocamera. Il menù è la solita conferma che chi è un utente Canon da anni non può che navigare senza problemi al suo interno senza bisogno di ulteriori spiegazioni, la familiarità mantenuta fra tutte le reflex del marchio giapponese è una garanzia per chi vuole passare da un modello all’altro. Per chi comincia la sua avventura nella fotografia con questa fotocamera c’è il

vantaggio che in futuro potrà tranquillamente passare ad una macchina fotografica di livello superiore senza dover re imparare tutto da zero. Il mirino non è molto grande, ma è luminoso e riporta le principali indicazioni all’interno in modo leggibile ed immediato. I pulsanti sono disposti in modo pratico e veloce da usare, purtroppo è assente quello per l’anteprima della profondità di campo che riteniamo indispensabile per una reflex. Purtroppo la fotocamera non è tropicalizzata per cui in caso di maltempo è un grosso rischio continuare ad utilizzarla e dovrete riporla nello zaino anche se il cielo offre spettacoli naturali che meriterebbero di essere fotografati.

La Canon EOS 760D d’altra parte si presenta come perfettamente bilanciata e semplice da usare, inoltre rispetto alla progenitrice D750 è dotata di un comodo LCD superiore che si è rivelato estremamente utile nell’uso sul campo La Canon EOS 760D si comporta molto bene fino ad ISO 1600, un valore che nelle condizioni affrontate durante il test ci ha permesso di scattare con estrema tranquillità anche in condizioni poco favorevoli sulla carta. D’altra parte quando il sole cala dietro le cime le ombre si impadroniscono delle valli ed è inevitabile dover alzare la sensibilità di scatto. La ruota dei modi d’esposizione è quella classica Canon che mantiene, fra le tante, la comoda modalità “Flash Off” per escludere il flash quando non è consentito usarlo. Spesso infatti il flash se lasciato in automatico tende ad essere invadente e come sicuramente sanno i nostri lettori il flash integrato ha la fastidiosa tendenza ad appiattire la scena levandole la naturale sensazione di tridimensionalità. Ci sono numerosi programmi di base che i fotoamatori alle prime armi potranno utilizzare fintanto che non avranno la necessaria esperienza per decidere da soli i parametri di scatgennaio 2017 | fotografare

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TEST REFLEX

to. Una logica che in una macchina del genere ci sentiamo di condivedere e che abbiamo più volte contestato su macchine di livello superiore che dovrebbero essere dedicate ad una utenza già esperta. Avremmo apprezzato la presenza di due slot per schede SD al posto dell’unico presente. Poter gestire due schede contemporaneamente può essere utile non solo per un professionista, ma anche per il fotoamatore che si trova nella situazione di avere poche foto su una scheda e non può cambiare agevolmente la scheda senza rischiare di perdersi qualcosa.

> Nitidezza La nitidezza delle fotografie jpeg scattate dalla Canon EOS 760D è molto buona per essere una macchina con sensore APS-C, anche se si presentano delle leggere aberrazioni che invece nello sviluppo RAW sono meno evidenti e comunque facilmente recuperabili.

Capacità di raffica e AF La capacità di raffica è di cinque fotogrammi al secondo, in linea con le principali rivali di mercato. Purtroppo durante lo scatto continuo con soggetti in rapido movimento può capitare che l’autofocus perda il soggetto dello scatto per poi riprenderlo solo in un successivo momento. Questo nonostante nell’uso normale l’autofocus della Canon EOS 760D si sia molto ben comportato e si sia dimostrato sicuro e reattivo abbinato all’obiettivo Canon EF-S 18-135 mm f/3.5-5.6 IS USM con il quale abbiamo svolto il test.

NITIDEZZA

Qualità d’immagine Della Canon EOS 760D abbiamo apprezzato in particolare gli ottimi RAW che riesce a generare. Se nelle foto scattate in jpeg abbiamo trovato qualche limite, come ad esempio un bilanciamento del bianco automatico leggermente impreciso in alcune condizioni, i file RAW generati si sono invece dimostrati di ottima fattura e ben gestibili in fase di post produzione. In particolare in jpeg dovrete stare attenti alle alteluci che vengono facilmente bruciate e che invece in RAW risultano facilmente recuperabili.

Video

> Nitidezza 2 Su dettagli molto ravvicinati come le ragnatele bagnate di rugiada su questi gerani la Canon EOS 760D si trova a suo agio ed è stata in grado, in accoppiata con l’obiettivo EF-S 18-135 mm f/3.5-5.6 IS USM, di ottenere buoni risultati anche con dettagli minuti. > Colori La resa cromatica è ottima anche in jpeg, i colori si presentano privi di dominanti, naturali e ben saturi. Scattando in RAW è possibile gestire in modo ideale i colori ed ottenere risultati ancor più sorprendenti da questa fotocamera.

La Canon EOS 760D non è una macchina pensata per gli amanti del video, infatti non è abilitata alla ripresa in 4K e può girare al massimo video in Full HD 1920x1080 a 30 fotogrammi al secondo. Sicuramente una fotocamera non adatta a chi è più orientato verso il video, ma che comunque consente di ottenere filmati di buona qualità per chi vuole usare la funzione video per riportare a casa un filmato ricordo girato durante una vacanza. La fotocamera è dotata di una messa a fuoco automatica denominata Hybrid CMOS AF III, nome altisonante che nasconde una tecnologia che vi permette di inseguire soggetti in movimento che risultano nitidi e a fuoco riuscendo a mantenere lo sfondo sfocato. Utilizzando questa fotocamera in combinazione con l’obiettivo EF-S 18-135 f/3.5/5.6 IS Nano USM che ci è stato fornito da Canon per questo test è possibile abbinare all’obiettivo il motore esterno per lo zoom PZ-E1 che permette di muovere lo zoom in modo fluido e preciso durante la ripresa video. COLORI

42 fotografare | gennaio 2017

NITIDEZZA 2


CANON EOS 760D

JPEG

RAW

> Jpeg o Raw? Che la Canon EOS 760D abbia un carattere prevalentemente formativo è assodato, che come macchina vi farà apprezzare ed iniziare ad utilizzare il formato RAW al posto del jpeg è quasi scontato. Spesso le foto in jpeg tendono a bruciare le alte luci e ad avere un bilanciamento del bianco non corretto, al contrario i RAW sono perfettamente lavorabili e ricchi di quelle informazioni che in jpeg vengono invece perse.

JPEG O RAW?

> Raffica La raffica da 5 fotogrammi al secondo è buona per una macchina fotografica entry level, anche se chiaramente ci sono dei limiti tecnici sulla capacità di inseguimento dell’autofocus che una fotocamera dedicata ai fotoamatori come questa non può oltrepassare.

Conclusioni

L’impressione che ci siamo fatti utilizzando la Canon EOS 760D in un settore particolare come quello della montagna sono positive. La fotocamera è consigliata a tutti quei fotoamatori che hanno voglia di imparare, ma che non hanno ancora la possibilità di utilizzare una reflex con la sicurezza tipica di chi scatta da tanti anni. Il peso e le dimensioni contenute ci hanno permesso di portare la Canon EOS 760D con noi come secondo corpo macchina di supporto realizzando molte foto interessanti. La qualità d’immagine è più simile a quella di fotocamere di fascia intermedia che a quelle di fascia bassa. Il rapporto qua-

lità/prezzo è elevato ed in grado di soddisfare appieno l’utenza alla quale è rivolta questa fotocamera, la concorrenza diretta dovrebbe guardare a questa macchina con un minimo di apprensione proprio in virtù di questa sua apprezzabile caratteristica. Una nota da non sottovalutare è che Canon permette ai suoi utenti di scaricare gratuitamente dal Play Store o dall’App Store una guida per imparare a fotografare al meglio con questa fotocamera, un’ulteriore dimostrazione della validità formativa della fotocamera. Una ottima fotocamera da viaggio, leggera ma dalle buone prestazioni. Buona anche per

✔ CI PIACE • Peso • Schermo Touch Screen da 3” orientabile con buona risoluzione • Display LCD superiore • Menù di facile consultazione

l’utilizzo di tutti i giorni ma non consigliata agli appassionati di video più esigenti. I paesaggisti probabilmente preferiscono macchine di prestazioni superiori, ma la Canon EOS 760D ha dimostrato di poter scattare ottime fotografie senza avere timori riverenziali verso nessun genere fotografico grazie a dei file RAW di ottima fattura ed estremamente facili da gestire. Sconsigliata a chi ha bisogno di una fotocamera da studio, potrebbe rendere felici anche gli appassionati di street photograpy, oltre che quelli di viaggio.

✘ NON CI PIACE • Buona qualità dei file RAW • AF preciso e veloce • Flash NG 12 • Wi-Fi + NFC

• Troppa plastica • Ergonomia limitata per chi ha mani grandi • Jpeg non all’altezza delle potenzialità della macchina • Mirino piccolo • Manca il doppio slot per le schede SD • Manca il pulsante di anteprima della profondità di campo

gennaio 2017 | fotografare

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T E S T CO M PAT TA

Panasonic Lumix LX15 La compatta che punta in alto 699 euro Stima

Illuminatore AF

Zoom da soli 3X corrispondente ad un 24-72mm nel formato equivalente al 35mm

La Panasonic Lumix LX15 è dotata di un sensore MOS 1” retroilluminato da 20.1 Megapixel

Lenti Leica a garanzia di una qualità d’immagine superiore

Panasonic ha da poco commercializzato una fotocamera di altissimo livello dalle dimensioni compatte di Gianluca Laurentini

A settembre durante la Photokina di Colonia le presentazioni sono state moltissime, come vi abbiamo riportato nei numeri scorsi e la Panasonic stessa ha mostrato numerose novità, fra queste la Compatta Pro Lumix LX15 che ci ha immediatamente colpito non appena abbiamo letto la scheda tecnica e che per questo motivo abbiamo voluto fortemente provare non appena possibile. Si tratta di una macchina fotografica che basa tutto sulla qualità, forte anche di un prez-

zo molto elevato (al momento di scrivere il prezzo di listino è previsto in € 700 circa) che fa capire immediatamente che il pubblico al quale è rivolta questa fotocamera è esigente e preparato. Parliamo infatti di una macchina fotografica che è compatta solo per le dimensioni, ma che si posiziona nel segmento più alto di questo settore con prestazioni di livello superiore alla media. Il corpo macchina stesso rivela immediatamente che ci troviamo di fronte a qualche cosa in più, con i suoi 310

COSTRUZIONE

MESSA A FUOCO

ESPOSIZIONE

QUALITÀ D’IMMAGINE RUMORE ALTI ISO

Corpo in metallo e stile minimale ma raffinato per questa fotocamera.

Veloce e precisa, con possibilità di messa a fuoco a sfioramento.

Tende a sottoesporre leggermente per preservare i dettagli nelle alte luci.

Il sensore da 1” e le lenti Leica permettono di avere ottimi risultati.

44 fotografare | gennaio 2017

Buon contenimento del rumore, l’automatismo tende a non sorpassare i 1600 ISO.


PA N A S O N I C LU M I X L X 1 5

Due grandi e comode ghiere permettono di variare il diaframma e la lunghezza focale

Il pulsante di scatto ed il comando per azionare lo zoom da 3x La ruota per la variazione rapida delle impostazioni

Il Flash integrato è nascosto nel corpo ed estraibile all’occorrenza

La ruota dei modi di scatto

Il pulsante per rivedere le immagini e/o i video

Display TFT touch screen inclinabile da 3” con 1.040.000 pixel di risoluzione

I tasti di accesso rapido e per muoversi nel menù

Questo pulsante funzione permette di eliminare le fotografie sbagliate

grammi di peso infatti la Lumix LX15 offre un corpo in solido metallo. Inoltre la macchina dispone del controllo del diaframma attraverso una ghiera posta intorno all’obiettivo, una soluzione che si ispira al passato e che ritroviamo ad esempio sulle mirrorless Fujifilm e che non possiamo che lodare visto che in questo modo si riesce ad abbinare alla praticità anche uno stile oggettivamente più ricercato. Il sensore è un MOS da 1” di tipo retroilluminato da 20.1 megapixel di risoluzione che è associato ad un processore di immagine di tipo Venus Engine ed insieme permettono di riprendere fino a ISO 12.800 con ottimi risultati, la gamma estesa permette di arrivare fino ad ISO 25.600. Ma il vero elemento di interesse è l’obiettivo Leica denominato DC Vario-Summilux che con i suoi 11 elementi in 9 gruppi, e grazie alla presenza di quattro lenti asferiche, promette una resa ottica di alto livello. L’estensione dello zoom è di solo 3x ed

Il pulsante per decidere quali informazioni visualizzare sul display

equivale nel formato 35 mm ad un 24-72mm. Con la sua apertura massima pari a f/1.4-2.8 consente di avere un totale controllo della sfocatura. La fotocamera incorpora la funzione “ripresa a 4K”, una funzione che permette di riprendere un filmato in 4K a trenta fotogrammi al secondo e poi di estrapolare da questo un fotogramma a 4K (che corrisponde ad una fotografia da 8 megapixel). In questo modo non è più necessario scattare a raffica a meno che non abbiate bisogno di una altissima risoluzione. Un’altra soluzione che abbiamo imparato a conoscere in Panasonic e che anche su questa fotocamera è stata adottata è quella relativa al Post Focus. La funzione Post Focus permette di scattare automaticamente una serie di fotografie e di scegliere solamente in un secondo momento quale deve essere la parte a fuoco semplicemente toccando la parte che

REPORTAGE

80%

VIAGGI

70%

PAESAGGIO

70%

SPORT

50%

STUDIO

20%

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T E S T CO M PAT TA

La Panasonic Lumix LX 15 vista da vicino

Flash Integrato

Schermo da “selfie”

Controllo dei diaframmi

Vano unico

Interfaccia

Corpo compatto

La Panasonic Lumix LX15 è dotata di un flash integrato a scomparsa da utilizzare solo quando serve.

Come accade per la maggior parte delle compatte anche sulla Lumix LX15 c’è un solo vano per batteria e scheda SD.

Lo schermo posteriore è di tipo inclinabile e può essere ruotato di 180° per poter scattare selfie migliori.

Sono di tipo basico, l’immancabile HDMI e la classica USB che in questo caso si usa anche per ricaricare la fotocamera.

Scheda Tecnica Dimensioni mm: 105.5x60x42 peso g: 310

Tempi: da 60 sec. a 1/4000 di sec.

Elemento sensibile: MOS 1” retroilluminato

Alimentazione: batteria agli ioni di Litio

Risoluzione min / max: 1920x1080 / 4864x3648

www.panasonic.it

Formati d’immagine: jpeg, RAW, RAW+jpeg Sensibilità di riferimento: ISO 125 – 12800 (gamma estesa ISO 80-25600) Bilanciamento del bianco: Automatico, Manuale e 10 modalità programmate Schermo LCD: TFT touch screen inclinabile da 3” con 1.040.000 di risoluzione. Supporto di memoria: SD, SDHC, SDXC Interfaccia: USB 2.0 micro, Wi-Fi, micro HDMI Obiettivo: equivalente a 24-72 mm f/1.4-2.8 Fattore di Zoom: 3x Messa a fuoco: automatica, manuale al tocco, focus stacking Mirino: No Modalità video: 4K 3840x2160/30p,25p,24p Full HD 1920x1080/50p,24p

46 fotografare | settembre 2016

La grande ghiera attorno all’obiettivo permette di cambiare i diaframmi in stile classico.

La Panasonic Lumix LX15 ha un corpo macchina compatto anche quando lo zoom è completamente esteso.


PA N A S O N I C LU M I X L X 1 5

ISO JPEG

RAW

vi interessa sullo schermo Touch Screen. La fotocamera per fare questo salva la foto in un formato particolare, per cui la selezione del fuoco deve essere effettuata in camera prima di scaricare la fotografia.

La Lumix LX15 alla prova 200

400

800

1600

> ISO Come tutte le fotocamere con sensore piccolo, in questo caso da 1”, anche la Panasonic Lumix LX15 fa fatica a contenere il rumore ad alti ISO, già a ISO 800 la presenza è evidente a ISO 1600 molto accentuata. Fortunatamente durante l’attività operativa lo stabilizzatore aiuta a non dover alzare la sensibilità se non in casi particolari.

Prendendo in mano la Panasonic Lumix LX15 la prima sensazione è quella di non star maneggiando una macchina fotografica compatta, per dimensioni e peso si avvicina più ad una mirrorless. Grazie all’uso del metallo la fotocamera appare subito molto robusta e le due ghiere attorno all’obiettivo che consentono di variare i diaframmi e comandare lo zoom 24-72 mm fanno tornare alla mente fotocamere di ben altro genere. La Lumix LX15 ha delle dimensioni che permettono di avere una presa sicura anche a chi ha le mani grandi, oltretutto il peso è ben bilanciato ed anche con lo zoom totalmente esteso non avrete problemi a muovervi o a scattare. Purtroppo manca totalmente il mirino, una caratteristica che in un apparecchio del genere sarebbe stata molto importante e che invece essendo totalmente assente obbliga ad utilizzare l’ampio schermo LCD da 3” touch screen da 1.040.000 pixel di risoluzione. I tecnici Panasonic hanno studiato un display orientabile solamente in senso longitudinale che permette di fotografare con la macchina all’altezza del terreno in modo pratico, inoltre se si fa fare un ulteriore scatto al display questo ruota di 180° ed automaticamente attiva le impostazioni migliori per farsi dei selfie. Una soluzione che qualcuno probabilmente apprezzerà, ma che su una macchina fotografica del genere non ci aspettavamo, come rivista specializzata di fotografia riteniamo che le macchine più importanti non dovrebbero cadere nel trabocchetto di cercare di piacere a tutti installando inutili orpelli che l’utente di riferimento di una fotocamera del genere difficilmente utilizzerà. Questo vale anche per i tantissimi programmi che si trovano nel software della Panasonic Lumix LX15 se si considera che la gioia maggiore nel fotografare con questa Compatta Pro è proprio quella di poterla utilizzare con profitto sia in manuale che in priorità dei diaframmi o dei tempi e che comunque l’utenza di riferimento ci fa pensare a persone che di fotografia ne masticano e che difficilmente avranno bisogno di farsi aiutare da un software per scattare una foto. Uno dei maggiori pregi della Panasonic Lumix LX15 è quello di poter scattare in formato RAW, una fotocamera di questa qualità sarebbe risultata in qualche modo limitata nello scattare solamente in jpeg. Utilizzando il formato RAW ci siamo resi conto anche di quanto quest’ultimi siano ben lavorabili in fase di post produzione ed in grado di offrire ottime possibilità di recupero anche in condizioni difficili, spesso il limite di alcune macchine compatte di fascia media e alta consiste proprio nel fatto che i jpeg non consentono di sfruttare appieno le potenzialità tecniche che in realtà quest’ultime sarebbero in grado di offrire. Come abbiamo già anticipato l’obiettivo ha lenti di qualità Leica ed è stato chiamato DC

Vario-Summilux con estensione focale 3x pari a 24-72mm, nell’equivalenza con il formato 35 mm, ed apertura focale massima f/1.4-2.8. L’apertura focale minima invece è costante e pari a f/11, un valore che in caso di luce molto forte rende complicato fotografare perché impone tempi di scatto molto rapidi. La Panasonic Lumix LX15 ha un tempo di scatto minimo di 1/4000 di secondo ed una sensibilità minima selezionabile da gamma estesa di ISO 80 che potrebbero in alcuni casi non risultare sufficienti. Abbiamo purtroppo notato una certa propensione a generare fastidiosi ed ingombranti lens flare durante gli scatti in controluce. L’escursione focale limitata a 3x è una scelta che potrebbe far desistere gli utenti alla ricerca di zoom estremi, ma con la Lumix LX 15 Panasonic ha fatto una scelta rivolta più verso la qualità.

La qualità d’immagine della Panasonic Lumix LX15 è paragonabile a quella di mirrorless o reflex a formato ridotto, anche grazie al sensore da 1” di diagonale e ad una qualità ottica molto alta “made in Leica”. Qualità d’immagine La qualità d’immagine della Panasonic Lumix LX15 è paragonabile a quella di mirrorless o reflex a formato ridotto, anche grazie al sensore da 1” di diagonale e ad una qualità ottica molto alta “made in Leica”. Utilizzare questa fotocamera in modalità automatica ed in jpeg sarebbe un vero peccato, anche perché, come abbiamo accennato, i file RAW sono molto ben bilanciati e malleabili. I colori sono ben saturi e la nitidezza offerta dall’insieme lente/ sensore molto buona, in tutto il test non abbiamo riscontrato aberrazioni cromatiche né distorsioni.

Video La Panasonic Lumix LX15 incorpora la possibilità di filmare a 4K, una risoluzione che è quattro volte maggiore all’ormai standard Full HD. Dalle dimensioni in pixel di base e gennaio 2017 | fotografare

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T E S T CO M PAT TA

altezza si capisce immediatamente come i 3840x2160 pixel del formato 4K se raffrontati ai 1920x1080 del formato Full HD offrano un’esperienza visiva di gran lunga superiore. Inoltre è possibile realizzare direttamente da fotocamera filmati in Stop Motion e Time Lapse. Il Time Lapse è un tipo di filmato che offrono in molti e consiste nell’unire una serie di scatti intervallati per velocizzare ad esempio lo sbocciare di un fiore o enfatizzare il movimento delle nuvole, mentre la tecnica dello Stop Motion utilizza una serie di foto intervallate anche a tempi non regolari per realizzare dei film di animazioni. Esempi di Stop Motion noti a tutti possono essere i film per il cinema The Nightmare before Christmas o The Lego Movie. Non è semplice realizzare questo genere di filmati, ma provando la funzione abbiamo ottenuto buoni risultati dopo relativamente breve tempo.

> Distanza ravvicinata Da distanza ravvicinata la Panasonic Lumix LX15 ben si comporta, fotografando questo fiore finto non abbiamo avuto difficoltà né nella messa a fuoco né nel gestire lo zoom. DISTANZA RAVVICINATA

AF e velocità operativa La velocità operativa della Panasonic Lumix LX15 vi permette di utilizzare la fotocamera in tutta tranquillità senza inutili tempi morti. L’autofocus è veloce ed è possibile variare l’area di messa a fuoco con un tocco sul display LCD, ben si è comportato durante tutto il test, anche se negli scatti a raffica ha mostrato dei limiti nell’inseguire il soggetto. Tutta questa velocità operativa si paga con una durata della batteria abbastanza limitata, per cui conviene spegnere la macchina quando non la si sta usando. > Postproduzione In condizioni difficili l’esposimetro cerca di preservare per quanto possibile le alteluci per evitare bruciature, ma ciò tende a mortificare i dettagli nelle ombre. Il sensore però quando si scatta in RAW è in grado di registrare molte più informazioni e quelle nuvole che apparivano completamente irrecuperabili in realtà contengono ancora buona parte dei dettagli. Utilizzare questa macchina in jpeg sarebbe un delitto.

ESCURSIONE FOCALE

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POSTPRODUZIONE JPEG

SVILUPPO RAW

> Escursione focale Lo zoom è un 24-72 mm (secondo il formato equivalente al 35 mm), ciò vuol dire che avrete un buon grandangolo per girare in città ed un medio tele per quando vorrete fotografare soggetti più vicini. Uno zoom 5x avrebbe permesso una maggiore libertà d’azione probabilmente, ma presumibilmente una escursione focale maggiore sarebbe andata a diminuire l’altissima qualità ottica di questo zoom.


PA N A S O N I C LU M I X L X 1 5

> Interni alti ISO Nella fotografia di interni con poca luce la Panasonic Lumix LX15 si affida totalmente alle buoni doti dello stabilizzatore limitando la sensibilità a ISO 1600 anche quando si disattivano i limiti della gamma utilizzabile. Questa scelta degli ingegneri Panasonic è probabilmente dettata dalla consapevolezza che un sensore da 1” non riesce a contenere il rumore in modo ottimale, per cui conviene affidarsi alle prestazioni dello stabilizzatore Hybrid OIS a 5 assi integrato. INTERNI ALTI ISO > Colori La Panasonic Lumix LX15 restituisce colori leggermente più freddi del normale, ma di buona qualità. Se scattate in RAW in fase di postproduzione potete scegliere se scaldarli o se lasciarli così in base al soggetto della foto.

> Lens Flare Come abbiamo detto le lenti Leica di questo obiettivo sono di ottima qualità, purtroppo ciò non le salva dalla presenza di un fastidioso Lens Flare che si presenta quando la situazione si fa critica. Ciò non va a diminuire la normale operatività della Lumix LX15, tuttavia è un limite che abbiamo riscontrato e che è giusto riportarvi.

COLORI

LENS FLARE

> Raffica In modalità scatto continuo la Panasonic Lumix LX15 riesce generalmente a seguire con una buona disinvoltura il soggetto della fotografia, ma in alcune prove abbiamo notato che l’autofocus può andare in confusione quando ci sono più elementi nell’immagine.

Conclusioni La Panasonic Lumix LX15 è un ottimo acquisto, ma qualcuno di voi si potrà chiedere perché dovrebbe comperare una fotocamera con uno zoom così limitato e con un prezzo così alto considerando che nella stessa fascia di prezzo si possono trovare reflex o mirrorless con un obiettivo equivalente. Bisogna chiarire subito che la macchina ha una qualità d’im-

magine ed ottica di altissimo livello, per cui più elevata dello zoom standard di una qualsiasi reflex o mirrorless, ma questo non basta a giustificare l’acquisto di questa fotocamera che è quella giusta per voi solo se avete bisogno di un corpo macchina piccolo, non avete bisogno di un teleobiettivo potente, se scattate preferibilmente in RAW alla ricerca delle

✔ CI PIACE • Qualità del corpo macchina • Design curato • Facilità d’uso • Qualità file RAW e jpeg

migliori prestazioni possibili e se siete appassionati di fotografia di strada o di fotografia in città. In definitiva la Panasonic Lumix LX15 si è dimostrata una fotocamera destinata ad un pubblico ristretto che conosce quello che vuole e sarà in grado di regalare grandi soddisfazioni a chi la comprerà.

✘ NON CI PIACE • Velocità operativa • Dimensioni contenute • Registrazione filmati Stop Motion • Flash integrato

• Prezzo • Durata della batteria • Mancanza del mirino elettronico • Mancanza slitta porta accessori

gennaio 2017 | fotografare

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TEST OBIETTIVO

Tamron SP 90 mm F/2.8 Di Macro 1:1 VC USD Lo storico 90 mm Tamron si rinnova

Un obiettivo macro con innesto Canon, Nikon e Sony di alto livello che si propone come valida alternativa agli obiettivi delle case fotografiche stesse.

849 euro

di Gianluca Laurentini REALIZZAZIONE NITIDEZZA VELOCITÀ AF ABERRAZIONI QUALITÀ/PREZZO

L’obiettivo Tamron SP 90mm F/2.8 Macro VC USD è l’ultimo arrivato nella linea di obiettivi macro. Un obiettivo che punta su prestazioni ottiche superiori che da sempre sono richieste dagli appassionati di fotografia macro. Un obiettivo che si rinnova anche nel design con una costruzione solida ed un barilotto in ele-

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gante metallo. Gli interruttori sono ridotti al minimo indispensabile e posizionati per un uso veloce anche senza staccare l’occhio dal mirino. Per preservare l’ottica dalla polvere e dall’umidità sono stati aumentati i livelli di protezione, inoltre sulla lente frontale è stato applicato un rivestimento al fluoro che aiuta a prevenire la formazione di condensa causata dall’umidità e aiuta a far diminuire il deposito di sostanze in grado di sporcare la lente stessa. Il Tamron SP 90mm F/2.8 Macro VC USD stato progettato per essere compatibile con fotocamere Nikon, Canon e Sony innesto A (cioè le reflex SLT), quindi per operare al meglio quando montato su macchine fotografiche con sensore a formato pieno. Anche chi possiede fotocamere con sensore APS potrebbe avere valide ragione per acquistare questo obiettivo, infatti diventando un 135 mm effettivo mantiene inalterate tutte le caratteristiche che sono importanti quando si parla di macrofotografia. Il Tamron SP 90mm F/2.8 Macro VC USD è caratterizzato da uno schema ottico composto da 14 elementi in 11 gruppi, contiene un elemento in vetro LD (Low Dispersion) e due XLD (eXtra Low Dispersion) che aiutano a contenere le aberrazioni cromatiche laterali ed assiali. Un sistema flottante agisce in sintonia con lo schema ottico per compensare efficacemente le inevitabili variazioni delle aberrazioni

dovute alla modifica della distanza di lavoro, garantendo così uniformità di prestazioni per tutta la gamma di utilizzo. Questo obiettivo combina 2 tipi di rivestimento ottico, eBAND (Extended Bandwidth & Angular-Dependency) applicato sul rivestimento e BBAR (Broad-Band Anti-Reflection), che migliorano drasticamente l’efficacia dell’azione antiriflesso consentendo di ottenere immagini nitide anche quando i raggi diretti del sole sono compresi all’interno dell’inquadratura. Le 9 lamelle del diaframma sono arrotondate per un miglior effetto bokeh. L’effetto bokeh degli obiettivi macro Tamron è sempre stato di alto livello ed è per questo motivo che c’è stata una grossa ricerca per ottenere una transizione morbida e graduale nello sfocato degli oggetti sullo sfondo. Inoltre sono state effettuate accurate simulazioni ottiche per ridurre al minimo la comparsa di fastidiose sdoppiature delle linee del contorno degli oggetti, fondendoli in modo naturale nel bokeh complessivo. Il software di controllo del motore di messa a fuoco USD (Ultrasonic Silent Drive) è stato ottimizzato per la fotografia macro con un incremento della velocità e della precisione in caso di scatti da distanza ravvicinata. La messa a fuoco risponde così più prontamente e lo fa in modo silenzioso. E’ presente inoltre la possibilità di passare istantaneamente alla messa a fuoco manuale qualora fosse necessario.


Nel dettaglio

Lente frontale

La lente frontale può ospitare filtri diametro 62 mm. Il design è moderno e minimale, privo di qualsiasi scritta.

Scheda Tecnica

Interruttori

Gli interruttori hanno un design semplice e sono disposti in modo da essere immediatamente raggiungibili anche senza staccare l’occhio dal mirino.

Adatto per: Nikon, Canon e Sony innesto A Lunghezza focale: 90 mm Angolo di campo: 27.2° Apertura max: f/2.8 Apertura min: f/32 Schema ottico: 14 elementi in 11 gruppi Lamelle diaframma: 9 Minima distanza di fuoco: 30 cm Diametro filtri: 62 mm Stabilizzazione: Sì Accessori del kit: tappi anteriore e posteriore, paraluce Peso: 610 grammi Dimensioni: 79.0x117.1 mm Prezzo di listino: € 849.00 http://www.tamron.eu/it

Materiali di qualità

La qualità costruttiva si riconosce anche dalla robusta baionetta in metallo che caratterizza quest’ottica.

Ampio paraluce

Il paraluce di generose dimensioni caratteristico degli obiettivi macro è un più che utile accessorio. Irrinunciabile in molte condizioni.

Il macro di nuova generazione alla prova Lo stabilizzatore d’immagine (denominato con il poco attraente acronimo VC da Tamron) è di nuova generazione e si avvale della nuova tecnologia XY Shift ed è stato studiato per tutte le condizioni di scatto, non solo per quelle prettamente macro. Nella confezione si trovano i tappi anteriore e posteriore dell’obiettivo ed il paraluce. Il diametro dei filtri compatibili è di 62 millimetri. Alla conclusione di questo test riteniamo che il Il Tamron SP 90mm F/2.8 Macro VC USD sia un obiettivo di alta qualità ottica e che può rendere felici sia i possessori di macchine fotografiche Full Frame che quelli di fotocamere con sensore APS. > Nitidezza La nitidezza del Tamron SP 90mm F/2.8 Macro VC USD è molto buona, non poteva essere altrimenti visto che si tratta di un obiettivo che deve riuscire a mostrare anche il più piccolo dettaglio di soggetti minuscoli.

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TEST OBIETTIVO

BORDO

VIGNETTATURA CENTRO

> Vignettatura La vignettatura a tutta apertura di questo obiettivo non è molto marcata e chiudendo il diaframma sparisce completamente. Un risultato per l’impegno profuso a livello ottico per questo obiettivo da Tamron.

FOCALE > Focale Con una lunghezza focale pari a 90 mm il Tamron SP 90mm F/2.8 Macro VC USD non è un obiettivo facile da gestire, può essere usato, oltre che in macrofotografia, anche per eseguire un ritratto a regola d’arte, per immortalare un dettaglio oppure per riprendere il paesaggio da un’altura.

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TAMRON SP 90 MM F/2.8 DI MACRO 1:1 VC USD

> Distanza ravvicinata Lavorare a distanza ravvicinata è lo scopo principale di questo obiettivo. La messa a fuoco minima di 30 centimetri permette di avvicinarsi abbastanza da riuscire a riprendere i dettagli più nascosti di un fiore, in questo caso una rosa. Fotografando insetti o fiori, ma anche orologi o gioielli, il Tamron SP 90mm F/2.8 Macro VC USD si sente perfettamente a suo agio ed è in grado di offrire prestazioni di alto livello.

DISTANZA RAVVICINATA

COLORI

> Colori I colori restituiti da questo obiettivo sono ben bilanciati e realistici, privi di qualsiasi dominante. I colori sono netti e la elevata nitidezza data da queste lenti aiuta ad avere una riproduzione fedele della scena inquadrata sia su soggetti naturali che artificiali.

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TEST OBIETTIVO

Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye

Un obiettivo ad “occhio di pesce” per il sistema Micro Quattro Terzi Un fish eye diagonale che desta interesse per dimensioni e caratteristiche tecniche.

799 euro

di Gianluca Laurentini REALIZZAZIONE NITIDEZZA VELOCITÀ AF ABERRAZIONI QUALITÀ/PREZZO

Il termine Fish-Eye cattura l’attenzione di ogni fotografo, esistono molti detrattori di questa tipologia di obiettivi contrapposti ad altrettanti strenui difensori. Gli obiettivi fish-eye possono essere di tipo circolare o diagonale. Un fish-eye circolare è un obiettivo che riprende un angolo di campo di 180°, si tratta di un obiettivo le cui uniche linee dritte sono quelle sugli assi orizzontale e verticale e che distorce tutte le altre al punto

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che l’immagine fornita dalla macchina è circolare e non rettangolare, per cui sarà presente una sorta di cornice nera attorno alla foto. Un fish-eye diagonale invece riprende l’intero fotogramma e l’angolo di ripresa di 180° è considerato esclusivamente sulla sua diagonale, mentre sugli assi verticale ed orizzontale l’angolo di ripresa sarà inferiore e pari a circa 140°. E’ questo il caso del Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye. Il Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye è compatibile con il sistema Micro Quattro Terzi, per cui questo obiettivo può essere utilizzato non solo dagli utenti Panasonic, ma anche da quelli Olympus ed in futuro anche dagli utenti del marchio cinese appena arrivato sul mercato YI. Come tutti gli obiettivi Micro Quattro Terzi si presenta molto compatto, ma dalla costruzione di buona qualità con una attenzione ai dettagli quasi maniacale. Come molti di voi sapranno i sensori Micro Quattro Terzi hanno dimensioni 17,3x13 mm per cui per ottenere la focale equivalente al formato 35 mm occorre raddoppiare la lunghezza focale effettiva, per questo motivo il Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye si comporta in realtà come un fish eye da 16 mm. Mantiene pertanto le caratteristiche da ultragrandangolare, ma non così estremo come ci si potrebbe immaginare. La minima distanza di messa a fuoco è di soli

10 cm, valore che può essere interessante per scattare fotografie originali, bisogna però considerare che può risultare problematico avvicinarsi così tanto ad un soggetto perché si proietta molto facilmente la propria ombra su di esso. Il motore di messa a fuoco ci è parso abbastanza rapido e preciso e vi lascerà sicuramente soddisfatti, il limite semmai può essere al contrario quello dell’autofocus delle fotocamere mirrorless più datate che non è abbastanza veloce per questo obiettivo, ma provato con la Panasonic Lumix G80 abbiamo ottenuto dei risultati ragguardevoli. Come è tipico degli obiettivi fish-eye la lente frontale è sporgente, ma essendo di tipo diagonale e non circolare è presente anche un piccolo paraluce a petalo integrato nel corpo dell’obiettivo. Dovete fare attenzione quando utilizzate questo obiettivo e tenere il tappo in plastica sempre a portata di mano per montarlo negli spostamenti più a rischio, proprio perché la lente frontale sporgente rende più vulnerabile questo obiettivo al quale non possono essere montati filtri protettivi sulla lente frontale. La vignettatura è molto limitata ma presente, ma non è possibile quantificarla facilmente date le caratteristiche di questo tipo di obiettivo. Inoltre c’è da considerare che una vignettatura un po’ accentuata è spesso ricercata dagli utenti di questo tipo di lenti.


Nel dettaglio

Lente frontale

La lente frontale è sporgente, caratteristica comune agli obiettivi fish eye e che per questo motivo è molto delicata.

Scheda Tecnica

Paraluce integrato

Trattandosi di un fish eye diagonale è stato possibile per Panasonic integrare un piccolo paraluce fisso.

Adatto per: Innesto sistema Micro Quattro Terzi Lunghezza focale: 8 mm Fish Eye Angolo di campo: 180° Apertura max: f/3.5 Apertura min: f/22 Schema ottico: 10 elementi in 9 gruppi con una lente di tipo ED Lamelle diaframma: 7 Minima distanza di fuoco: 10 cm Diametro filtri: Possibile solo al posteriore con porta filtro 22x22 mm Stabilizzazione: No Accessori del kit: tappi anteriore e posteriore. Peso: 145 grammi Dimensioni: 60.7x51.7 mm Prezzo di listino: € 799.00 http://www.panasonic.com

Tappo anteriore

Il tappo anteriore di questo obiettivo è in plastica morbida e molto alto per poterlo montare direttamente sul paraluce integrato.

Materiali di qualità

La qualità costruttiva è rappresentata dalla robusta baionetta in metallo di questa piccola ottica.

Il Fish Eye Micro Quattro Terzi alla prova Il Lens Flare è ovviamente ben presente, gli obiettivi fish eye soffrono tipicamente di questo problema in quanto inquadrando un’area molto ampia ed in qualsiasi ora del giorno è facile avere il sole, o forti luci, nel campo inquadrato ed il piccolo paraluce poco può fare per risolvere il problema. Chi compra un obiettivo fish eye però è, o dovrebbe essere, al corrente di questa caratteristica e saperla sfruttare a proprio vantaggio. Il prezzo di listino del Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye è di circa 800 euro, un valore in linea con i principali concorrenti, ma che può scoraggiare tutti coloro che considerano il fish eye un diversivo per uscire dagli schemi e da utilizzare poche volte all’anno. Se non amate questo genere di obiettivi non possiamo consigliarvi l’acquisto, ma se al contrario vi piacciono gli effetti che solo con i fish eye si riescono a realizzare allora questo potrebbe essere l’obiettivo che fa per voi forte di un rapporto qualità prezzo molto favorevole.

> Distanza ravvicinata Non è un obiettivo macro nonostante una distanza di messa a fuoco minima di soli 10 centimetri. Avvicinarsi così tanto ad un soggetto è difficoltoso perché con una ripresa di 180° sulla diagonale si rischia sempre di proiettare la propria ombra sul soggetto.

DISTANZA RAVVICINATA

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TEST OBIETTIVO

LENS FLARE

> Lens Flare Come tutti gli obiettivi di questo tipo anche il Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye soffre il Lens Flare, che si presenta in modo evidente e con colori vivaci. Chi usa obiettivi fish eye però è solitamente ben conscio di questa caratteristica e cerca di sfruttarla a suo vantaggio in fase di scatto.

FOCALE

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> Focale Il Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye nel formato 35 mm equivale ad un ultragrandangolare da 16 mm, ricordiamo infatti che il sistema Micro Quattro Terzi ha un fattore moltiplicativo della focale pari a 2X. Come si vede nelle immagini questo obiettivo è un fish eye di tipo diagonale, per cui la foto risulta comunque rettangolare, anche se con forti deformazioni ai margini.


PA N A S O N I C 8 M M F I S H E Y E

DISTORSIONE

> Distorsione Gli obiettivi fish eye sono contraddistinti da una distorsione molto forte, come si può vedere sulla ringhiera nella parte bassa della foto che nella realtà è dritta. Questa però è da considerare una caratteristica di questi obiettivi e non un difetto, infatti i fish eye vengono acquistati proprio in virtù della forte distorsione che può essere funzionale alla composizione fotografica.

> Nose up Come tutti gli obiettivi ultragrandangolari anche il Panasonic Lumix G 8mm f/3.5 Fish Eye ben si presta alla cosiddetta fotografia “Nose Up” che prevede di fotografare verso l’alto alla ricerca di una diversa visione spaziale che risulti inconsueta per chi guarda la fotografia.

NOSE UP

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PORTFOLIO

Crepuscolo in Riviera

Francesca Donadini - Genova Francesca Donadini è nata a Genova nel 1968. Laureata con lode in Farmacia e specializzata in Farmacologia a pieni voti, vive e lavora nella sua città. Coltiva da diversi anni la passione per la fotografia che diventa fondamentale nella sua vita. Ha partecipato a diversi concorsi nazionali ed internazionali ottenendo vari riconoscimenti e pubblicazioni. Molte riviste di settore hanno pubblicato sue fotografie e portfoli. Ha frequentato diversi corsi di fotografia di livello avanzato e parecchi workshop con grandi maestri della fotografia. Socia dal 2013 della Royal Photographic Society ha ottenuto la distinction LRPS. Ha esposto le sue immagini in numerose mostre. E’ una fedele lettrice della nostra rivista, e su questo suo portfolio ci ha detto: “Il mio amore per il mare è quasi pari a quello per la fotografia... non potrei mai fare a meno né dell’uno né dell’altra. Farmacista di professione e incantata dalla fotografia da sempre, ho mosso i miei primi passi verso una “fotografia consapevole” proprio con la rivista “fotografare”, diversi anni fa, pubblicando fotografie di fiori. La passione per questa meravigliosa arte è andata via via crescendo con l’acquisizione della consapevolezza dell’uso e delle potenzialità del mezzo fotografico facendo aumentare sempre più in 58 fotografare | gennaio 2017

me il desiderio di conoscenza, di confronto e di crescita attraverso letture, corsi, workshop dedicati alla fotografia. Il portfolio che presento l’ho chiamato “Crepuscolo in Riviera” e è dedicato alla mia terra, la Liguria ed in particolare la Riviera di Levante. Sono nata e vivo in questa regione piena di contraddizioni ma incantevole: il mare, la costa, i borghi, le luci ed i colori di questo angolo di paradiso mi stupiscono e mi restituiscono sempre nuove emozioni. Il momento più suggestivo per far risaltare l’atmosfera di questi luoghi è il crepuscolo, quando la spiaggia è deserta, in una giornata invernale, quando si accendono le luci e brillano i riflessi sullo specchio d’acqua vellutato, quando i colori del tramonto rendono magiche le nuvole. Questo ho voluto cogliere con le mie fotografie in omaggio alla mia regione.” Il portfolio è stato realizzato con una fotocamera Nikon D700 e obiettivi Nikkor 24-120mm f/4 e Nikkor 24-70mm f/2.8. Indispensabili ovviamente cavalletto e scatto remoto. https://it-it.facebook.com/francesca.donadini.1 http://www.fotogalleria.eu/portfoli/francescadonadini/

INVIATECI

I vostri portfolio Cosa:

Dalle 10 alle 20 foto accumunate da un tema o una tecnica. Come:

Foto in alta risoluzione (minimo 5Mp) in formato jpg. Dove:

Ospitare le foto su un servizio di archiviazione online (Dropbox, Google Drive, WeTransfer) e inviarci un link per scaricarle all’email: redazione@fotografare.com. Inoltre:

L’oggetto della mail deve essere “Fotografare portfolio”. Allegare anche un breve testo di descrizione.


FRANCESCA DONADINI

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PORTFOLIO

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FRANCESCA DONADINI

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A B C FOTO G R A F I A D I G I TA L E

Simulare un obiettivo Tilt-Shift Le foto ad effetto “miniatura” sono diventate una nuova moda fotografica, vediamo come è possibile simulare l’effetto di un obiettivo tilt-shift in post produzione Testo e foto di Gianluca Laurentini Con l’avvento dei social network fotografici sono comparse delle mode che hanno dilagato nel mercato fotografico, una di queste è il filtro che simula l’effetto miniatura che fino a qualche anno fa si poteva ottenere solamente utilizzando un obiettivo tilt-shift. Cellulari, compatte e bridge, ma anche alcune reflex o mirrorless di fascia bassa inseriscono nel proprio software la funzione “miniatura” fra i cosiddetti filtri creativi. Questa funzione altro non fa che applicare una sfocatura al primo piano ed allo sfondo in modo programmato. Ovviamente può essere applicata in post pro62 fotografare | gennaio 2017

duzione da chiunque, ma con effetti di gran lunga migliori se ben calibrati alla fotografia che si vuole modificare. L’importante quando si scatta questo tipo di fotografie è avere le idee ben chiare su quello che dovrà essere il risultato finale. Abbiamo bisogno di una foto che sia stata scattata da una posizione leggermente sopraelevata e che ci sia la presenza di auto o pedoni, dobbiamo aver scattato con un obiettivo abbastanza grandangolare in modo che le figure, i passanti o le macchine, siano abbastanza minuti rispetto al resto della foto e non l’elemen-

to principale. Solamente se si opera in questo modo infatti il cervello percepirà immediatamente quello che gli stiamo proponendo, se invece dovrà fermarsi a pensare a quello che sta vedendo la foto perderà molta della forza narrativa che può essere in grado di sprigionare questo effetto. Ma non perdiamo tempo in chiacchiere ed iniziamo immediatamente a capire come si può applicare la simulazione di un obiettivo tilt shift alle vostre foto, perché scoprirete presto che bastano pochissimi passaggi per ottenere grandi risultati.


S I M U L A R E U N T I LT - S H I F T

Scegliere la foto Ho scelto una foto con un piccolo gruppo di persone situate esattamente al centro dell’immagine. Foto che è stata scattata da una posizione leggermente sopraelevata con un grandangolo in modo da poter accentuare l’effetto miniatura in un secondo tempo. Dopo aver aperto la fotografia in Photoshop ho cliccato in basso a sinistra su “Modifica in modalità maschera veloce” (in alternativa si può premere “Q”) per iniziare il processo di post produzione.

Lo Strumento Sfumatura A questo punto dovrete selezionare dalla palette degli strumenti sulla sinistra lo “Strumento Sfumatura”. Ricordate di assicurarvi che in basso a sinistra siano selezionati il colore nero per il primo piano ed il bianco per lo sfondo in modo che la maschera che andremo presto ad applicare funzioni correttamente.

Impostare lo “Strumento Sfumatura” Dobbiamo prendere un paio di piccole accortezze prima di utilizzare lo Strumento Sfumatura. In particolare dobbiamo assicurarci che nella barra in alto sia selezionata l’opzione “Sfumatura Riflessa” e che fra i comandi in alto a destra sia spuntato il comando “Inverti”. Se si salta questo controllo in questo momento si possono avere dei problemi durante l’applicazione del filtro di sfocatura poi nei passaggi successivi.

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A B C FOTO G R A F I A D I G I TA L E

Selezionare un’area di sfumatura A questo punto dovrete tracciare un’area di sfumatura. Per fare ciò è sufficiente posizionare il mouse sul punto dal quale si vuole far iniziare la sfocatura, quindi tenendo sempre premuto il tasto sinistro dovrete muovere il mouse fino a quello che desiderate che diventi il punto finale del vostro effetto e rilasciare il tasto sinistro del mouse.

L’area selezionata Non appena avrete lasciato il pulsante sinistro vedrete un’area colorata di rosso che rappresenta l’area sulla quale agiremo in seguito. Non occorre essere super precisi quando si applica questo effetto, ma se non siete pienamente convinti potete ripetere l’operazione precedente per selezionare un’area diversa. Potete ripetere quest’operazione più volte fino al momento in cui non sarete pienamente soddisfatti della vostra selezione.

Tornare alla modalità standard A questo punto dovete premere nuovamente la lettera “Q” per tornare alla modalità standard. Quella che vedete è l’area selezionata in precedenza. In questo momento è completamente scomparso il velo rosso che era apparso precedentemente. L’area selezionata deve però essere invertita, lo si può fare tramite il menù “Selezione” in alto, così quando applicheremo la sfumatura lo faremo solamente alla parte esterna alla nostra selezione. Saltando questo passaggio si otterrà l’effetto opposto a quello voluto e saranno sfocati solamente i punti che invece intendiamo avere ben a fuoco.

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S I M U L A R E U N T I LT - S H I F T

Il filtro sfocatura Per applicare il filtro sfocatura dovete andare nella sezione “Filtri”->”Sfocatura”->”Sfocatura Con Obiettivo”. Se avete una versione un po’ datata di Photoshop questa opzione la potreste trovare indicata con la nomenclatura “Sfocatura Lente”, ma il comando ha la stessa medesima funzione.

Applicare la sfocatura La finestra che si apre vi consente di scegliere quanto evidenziare la sfocatura intervenendo sul comando “raggio”. Ogni foto ha il suo giusto valore di sfocatura, ma anche il gusto personale può portarvi a scegliere un valore di raggio diverso da foto a foto. Quando avrete ottenuto l’effetto voluto premete su OK per applicare il filtro e tornare in Photoshop. Con il comando “Deseleziona” sarà possibile vedere il risultato finito senza inutili interferenze.

Il risultato finale Con l’ultimo passaggio vi eravate già assicurati un buon risultato finale, però bisogna ricordare che per un effetto miniatura più efficace conviene aumentare la saturazione di quel tanto che basta per incrementare la sensazione che quello davanti al quale ci troviamo sia un plastico e non la realtà. Quando avrete preso confidenza con questo metodo potrete provare anche il filtro “Scostamento Inclinazione” dalla “Galleria Sfocatura”, un comando che potrebbe velocizzare le vostre operazioni, ma che va usato solo dopo aver accumulato un po’ di esperienza con questa pratica.

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TECNICA

Priorità dei tempi e priorità dei diaframmi, quando e perché sceglierle Imparare ad utilizzare le modalità semiautomatiche per eccellenza può dare un grosso sprint alle vostre fotografie. Testo e foto di Gianluca Laurentini

NELLA BORSA REFLEX Sono le fotocamere che meglio riescono a sfruttare le modalità semiautomatiche o manuali da sempre.

MIRRORLESS Le mirrorless di fascia più alta oggi offrono le medesime potenzialità tecniche delle fotocamere reflex.

Introduzione Esiste una convinzione ben radicata in fotografia che è difficile da eliminare e che molti di voi avranno sentito molte volte nella loro vita: il fotografo professionista fotografa in manuale. Questa generalizzazione è lontanissima dalla realtà ed è una delle cause di un numero inimmaginabile di fotografie da buttare da parte di molti fotoamatori. E’ vero che nel professionismo non si usano i programmi standard dedicati a chi è totalmente a digiuno di fotografia, ma a seconda delle condizioni e del campo di applicazione un professionista è 66 fotografare | gennaio 2017

BRIDGE Le bridge migliori hanno la possibilità di essere utilizzate in modalità semiautomatica, seppur con dei limiti a volte importanti.

in grado di decidere quale sarà la modalità più giusta da utilizzare. Quando serve una discreta velocità operativa e non si ha molto tempo per impostare la propria fotocamera, sarà più agevole fotografare in una modalità semiautomatica; se al contrario si è in una situazione in cui si ha tutto il tempo del mondo a disposizione utilizzare la modalità manuale sarà una questione quasi naturale per il fotografo un po’ esperto. Come vedremo presto utilizzare la propria macchina fotografica in modalità priorità dei diaframmi o in priorità dei tempi non richiede meno abilità che fotografare in manuale, ma

COMPATTA PRO La nuova generazione di fotocamere compatte di fascia altissima offre gli strumenti base per lavorare in modalità semiautomatica.

solo chi padroneggia perfettamente la tecnica è in grado di selezionare la modalità più adatta al momento senza correre inutili rischi.

Cosa sono i programmi semiautomatici? Per capire come funzionano i programmi semiautomatici è necessario capire prima quali siano le altre opzioni possibili. In modalità manuale la fotocamera è totalmente affidata alle decisioni del fotografo che è libero di scegliere l’apertura del diaframma, il tempo di posa e la sensibilità per ottenere l’esposi-


P R I O R I TÀ T E M P I E D I A F R A M M I

Quando serve una discreta velocità operativa e non si ha molto tempo per impostare la propria fotocamera, sarà più agevole fotografare in una modalità semiautomatica.

zione voluta. Per questo motivo è da preferire quando si lavora alla ricerca di effetti particolari per cui l’esposizione sia lontana dallo zero dell’esposimetro, come sono ad esempio le foto highkey o lowkey in cui molte zone del fotogramma risulteranno alla fine volutamente bruciate o completamente nere. La funzione “program” è la meno conosciuta dai fotoamatori, ma si tratta di una delle più usate ad esempio dagli esperti di street photograpy. Possiamo considerarla una modalità automatica evoluta, infatti in program ogni volta che ci apprestiamo a scattare una fotografia il software della fotocamera ci propone una terna tempo, diaframma e sensibilità ipoteticamente da utilizzare, ma che potrete variare qualora non fosse di vostro gradimento.

Quindi cosa sono le modalità semiautomatiche? Sono delle modalità intermedie fra questi due estremi, non sarà la macchina a proporvi tutti i parametri da utilizzare, ma fisserete voi uno o più parametri di scatto, gli altri li selezionerà la fotocamera tenendo conto delle vostre impostazioni. Nella modalità priorità dei tempi, indicata generalmente con la lettera S (o con la sigla Tv per gli utenti Canon), il fotografo può fissare un tempo di scatto che ritiene opportuno e la fotocamera selezionerà un congruo valore di apertura del diaframma. Nella modalità priorità dei diaframmi, indicata generalmente con la lettera A (o con la sigla Av per gli utenti Canon), analogamente a quanto abbiamo appena visto il fotografo può

>Sopra Nella fotografia di paesaggio è importante mantenere l’apertura focale in un intervallo compreso fra f/8 e f/11 per ottenere i migliori risultati dall’obiettivo che si sta utilizzando. In questa veduta del Lago di Braies (Trentino Alto Adige) in inverno ho impostato la macchina in modalità priorità dei diaframmi a f/11 e ciò ha contribuito anche ad evidenziare i raggi del sole.

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TECNICA

fissare l’apertura di diaframma desiderata e la fotocamera selezionerà un congruo tempo di posa. Queste possono essere considerate le definizioni classiche per definire le modalità priorità dei tempi o dei diaframmi, particolarmente adatte al periodo in cui si fotografava in analogico e tutti gli altri parametri erano già assegnati, ma riduttive ai tempi del digitale. In analogico infatti mancava totalmente la componente elettronica e ad esempio la sensibilità della pellicola era fissa; anche se molti di noi hanno più volte sostituito il rullino in corsa per modificare la sensibilità, questa era un’operazione lunga e complessa rispetto alla

semplicità offerta dalle fotocamere moderne. Per questo motivo nelle modalità semiautomatiche rimane la possibilità di determinare una sensibilità standard per tutta la sessione oppure di offrire alla fotocamera un intervallo nel quale muoversi, ad esempio selezionando una gamma compresa fra ISO 200 e 1600 per non avere un eccessivo rumore digitale sulle fotografie. In priorità dei diaframmi è possibile inoltre scegliere un tempo minimo di scatto per non eccedere i limiti di sicurezza se stiamo scattando a mano libera, come succede ad esempio durante una sessione di ritratti in luce naturale oppure di sport in cui un cambio di luci potrebbe non essere notato dal foto-

grafo e generare del fastidioso micromosso nelle vostre foto. Ultimo accorgimento di fondamentale importanza è quello di ricordarsi di scegliere l’esposizione voluta, sappiamo ad esempio che se si scatta in RAW occorrerà avere l’istogramma spostato a destra tenendo conto del recupero in fase di postproduzione per cui si lavorerà con una leggera sovraesposizone, mentre in jpeg spesso si lavora con una esposizione neutra o sottoesponendo leggermente qualora ci fosse il rischio di bruciare le alteluci. Vedremo ora con una serie di esempi quando e perché utilizzare l’uno o l’altro programma semiautomatico.

Architettura

Notte

> Architettura Quando si fotografa in città utilizzare la fotocamera in priorità dei diaframmi vi consente di avere sempre sotto controllo la profondità di campo. Gli obiettivi danno il loro meglio per valori compresi fra f/8 e f/11, ma ci possono essere casi in cui può essere interessante aprire maggiormente il diaframma per lasciare fuori fuoco lo sfondo. In questa foto scattata a Bruges ho optato per un’apertura di f/9 per avere a fuoco l’intero fotogramma e mantenere il tempo di posa su un valore di sicurezza (1/125 di secondo con una lunghezza focale di 60 mm).

> Notte La notte si fotografa con il cavalletto, ci si deve prendere tutto il tempo necessario e per questo motivo conviene fotografare in manuale. Tuttavia se per semplificare le cose optate per fotografare in priorità dei diaframmi conviene impostare un valore compreso fra f/11 e f/22 per ottenere l’effetto stella sulle luci dei lampioni in città, in questo caso quelli di via della Spiga a Milano.

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P R I O R I TÀ T E M P I E D I A F R A M M I

Paesaggio

> Paesaggio Esattamente come abbiamo visto in apertura, nella fotografia di paesaggio è necessario avere una buona profondità di campo ed una buona nitidezza, per questo bisogna chiudere il diaframma per aumentare la profondità di campo, ma senza eccedere per non avere problemi di diffrazione. L’intervallo compreso fra f/8 e f/11 è solitamente considerato il migliore per cui conviene impostare la fotocamera in modalità priorità dei diaframmi e muoversi in questo intervallo. In questa foto scattata nel Parco Naturale Adamello Brenta ho scelto di scattare a f/11 con un tempo di esposizione di 1/500 di secondo dovuto al forte impatto che ha la luce solare quando ci si muove in alta quota.

Ritratto > Ritratto Quando si scattano fotografie di ritratto se si sta lavorando in luce naturale, come in questo caso, è conveniente scattare in priorità dei diaframmi ed utilizzare valori di apertura molto bassi associati a lenti lunghe per avere una profondità di campo minima che isoli il soggetto dallo sfondo.

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TECNICA

Fotografia Naturalistica

Ippica > Fotografia Naturalistica Quando si fotografano gli animali in natura bisogna fare una distinzione: se si stanno fotografando animali in condizione statica è preferibile fotografare in priorità dei diaframmi, ma se, come in questo caso, l’azione si svolge molto velocemente è preferibile utilizzare la fotocamera in priorità dei tempi per evitare che si verifichi del mosso e alzare la sensibilità affinché la fotocamera non chiuda eccessivamente il diaframma. > Ippica In una manifestazione ippica bisogna tenere sotto controllo i tempi per non incorrere in un eccessivo effetto mosso e se si scatta durante un’azione concitata, ad esempio con il cavallo con le zampe sollevate come in questo caso, usare tempi molto veloci riesce comunque a restituire la dinamicità dell’azione. Per questo la modalità priorità dei tempi è preferibile e lasciare alla macchina fotografica la decisione della corretta apertura di diaframma. Dando inoltre alla fotocamera la possibilità di scegliere la sensibilità da un intervallo prestabilito, non rischierete di utilizzare aperture focali eccessivamente aperte che potrebbero dare problemi di scarsa profondità di campo.

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P R I O R I TÀ T E M P I E D I A F R A M M I

Motorsport

> Motorsport 1 Nella fotografia di Motorsport scattare in priorità dei tempi è più che necessario, infatti bisogna selezionare un tempo che permetta di non avere del micromosso predominante ed allo stesso tempo di non far sembrare statica la fotografia. In questo caso ho scelto un tempo di 1/100 di secondo lasciando lavorare la fotocamera in un intervallo di sensibilità predefinito e la fotocamera ha selezionato un valore pari a ISO 320 con un’apertura focale di f/5.1.

> Motorsport 2 Quando si parla di Formula 1 invece le cose si fanno molto più complicate, anche in questo caso conviene impostare la fotocamera in priorità dei tempi, ma le azioni sono molto più rapide a causa della velocità di queste macchine ed un tempo di 1/800 di secondo può essere appena sufficiente per non avere del micromosso, anche quando la macchina si trova in fase di curva. Si può scegliere di alzare i tempi per provare del panning, ma bisogna fare più e più prove prima di trovare la combinazione giusta.

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FOTO G R A F I A P U B B L I C I TA R I A

L’immaginazione al potere Secondo Giovanna Marra e Davide Minoja, dello Studio Cirasa, la fotografia intesa come strumento è ormai una piccola parte della produzione di un’immagine, per cui il loro entusiasmo è legato all’intero processo creativo. di Fabrizio Armati

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STUDIO CIRASA

Scattiamo prevalentemente in studio con reflex digitali e luci flash. E’ ormai raro per noi scattare immagini che si concludono nel momento dello scatto e la ripresa fotografica è strettamente collegata alla postproduzione.

> Quando avete preso la decisione di diventare fotografi? (Risponde per entrambi Giovanna Marra N.d.R.) Abbiamo avuto percorsi e stimoli diversi e la fotografia era una passione che ci ha presi in momenti diversi. Io sentivo di voler intraprendere questa strada sin dall’adolescenza ma ignoravo l’esistenza di tutte le possibili applicazioni della fotografia al mondo del lavoro. Banalmente a quei tempi per me esisteva solo il reportage, il ritratto o il landscape. Davide, che nasce come grafico, intorno ai 22 anni sentiva invece la necessità di avvicinarsi alla fotografia per gestire al meglio il suo lavoro e aggiungere quindi uno strumento alle sue competenze. Probabilmente il desiderio di trasformare la passione in lavoro era intrinseco e si è concretizzato quando abbiamo iniziato a sperimentare insieme e a fare i primi shooting per amici. > Come mai avete scelto la fotografia pubblicitaria? Anche se il campo della comunicazione ci ha sempre attratti, più che una scelta è stato un incidente di percorso. Il nostro giro di amicizie e i contatti che abbiamo coltivato nel tempo ci hanno portato a lavorare per le agenzie di comunicazione e per le case discografiche. > Che cosa è necessario principalmente come bagaglio tecnico-creativo? Oltre a conoscere al meglio gli attrezzi del

mestiere (programmi, uso della macchina fotografica) crediamo che sia necessaria una certa sensibilità per quanto riguarda l’utilizzo delle luci e la composizione dell’immagine. E’ importante anche avere un’infarinatura su quello che c’è prima e dopo la propria posizione nel processo di produzione, dall’art direction, alla stampa, al digital. Infine è importantissimo osservare quello che fanno gli altri per migliorarsi ed essere sempre aggiornati. > Quali sono le tecniche fotografiche e di postproduzione da voi adottate? Scattiamo prevalentemente in studio con reflex digitali e luci flash. E’ ormai raro per noi scattare immagini che si concludono nel momento dello scatto e la ripresa fotografica è strettamente collegata alla postproduzione. Ci capita spesso di realizzare prima l’immagine utilizzando 3D e postproduzione e successivamente realizziamo il contributo fotografico da inserire. Le tecniche quindi variano a seconda del progetto e della sua complessità. > Quale momento del processo fotografico a vostro parere è il più impegnativo? Dipende dal tipo di immagine e dal tipo di cliente. Probabilmente la preproduzione. > Cosa è cambiato in voi nei confronti della fotografia con l’aumento dell’esperienza? Diciamo che la fotografia legata al nostro lavoro ha preso una strada diversa rispetto a quelgennaio 2017 | fotografare

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FOTO G R A F I A P U B B L I C I TA R I A

la passione di cui parlavamo prima. Quest’ultima ci accompagna ancora per le nostre foto personali, le foto dei viaggi o di ispirazione. La fotografia intesa come strumento è ormai una piccola parte della produzione di un’immagine, per cui il nostro entusiasmo è legato all’intero processo creativo, non solo ad essa. > Parlateci del rapporto che avete con la fotografia intesa come arte. La fotografia intesa come arte è un argomento molto delicato e complesso come del resto avviene per l’arte in generale. Una fotografia diventa arte nel momento in cui il soggetto che guarda gli attribuisce quella valenza, sente qualcosa o intuisce la genialità del fotografo. Per cui la stessa immagine può essere considerata artistica o no a seconda di chi la osserva. Pur essendoci stata più volte l’intenzione, occupandoci di fotografia commerciale non abbiamo il tempo di dedicarci anche al mondo dell’arte. Liberiamo la nostra vena artistica quando siamo liberi da committenti e scattiamo per puro piacere. > Il rapporto con la clientela? Se il nostro interlocutore è l’agenzia di comunicazione non abbiamo alcun rapporto col cliente. Noi siamo i tecnici che trasformano in im74 fotografare | gennaio 2017

magini l’idea proposta al cliente dall’agenzia. Quando invece il contatto è diretto il dialogo parte dall’analisi delle esigenze del cliente e dalla proposta di idee. Si tratta di due situazioni diverse, da saper affrontare ciascuna nel modo adeguato... > Cosa pensate dei social media? C’è un reale spostamento del mercato fotografico sul web? Non so se il mercato fotografico si è spostato sul web o se è tutto un nuovo mondo. C’è infatti chi si è specializzato in still-life per gli e-commerce, poco creativi e stimolanti ma necessari. Sicuramente i clienti possono permettersi investimenti sempre minori che riversano sul web per il potere di diffusione che questo offre. > Tutto sommato, pensate che ci sia un futuro per questa professione? Sicuramente sì, soprattutto in campo commerciale e pubblicitario, è uno dei settori che tira di più...


STUDIO CIRASA

Studio Cirasa Cirasa è un team creativo ed esecutivo specializzato nella produzione di immagini per usi commerciali e pubblicitari. Ne fanno parte Giovanna Marra e Davide Minoja, i cui percorsi formativi sono molto diversi. Giovanna, attratta dal mondo della fotografia sin dall’adolescenza, solo dopo l’università ha potuto concretizzare e indirizzare la sua passione lavorando per tre anni in uno studio specializzato in fotografia commerciale di prodotto. Davide, che nasce come grafico e illustratore, intorno ai 22 anni sentiva invece la necessità di avvicinarsi alla fotografia per gestire al meglio il suo lavoro e aggiungere quindi uno strumento alle sue competenze. L’incontro dei due ha dato vita a sperimentazioni fotografiche, a studi sulla luce spesso realizzati in casa con strumenti amatoriali. Quasi per gioco sono arrivati i primi shooting e col tempo l’esigenza di costruire qualcosa in più, formare uno studio. La storia di Cirasa inizia così, nel 2008 a Milano come studio fotografico e nel tempo, attraverso svariate collaborazioni, accresce la sua esperienza e acquisisce nuove competenze oggi consolidate. Oggi i servizi offerti spaziano dalla fotografia alla post produzione avanzata e CGI, dall’illustrazione alle arti grafiche integrate. Grazie alla fusione dei suoi molteplici strumenti, Cirasa produce immagini semplici o progetti complessi rendendo possibili anche le idee più spettacolari e incredibili. Studio Cirasa è rappresentato dall’ agenzia Nitrox di Milano. www.studiocirasa.com www.nitrox.it

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I N T E R V I S TA

Bellezza dinamica Stefano Oppo non ha dubbi: “Voglio che le mie foto esprimano intensità, bellezza, dinamismo e l’uso creativo del colore: sono intorno a noi, dobbiamo solo riconoscerli... l’intensità invece ce la mettiamo noi!” di Patrizia Meli 76 fotografare | gennaio 2017


S T E FA N O O P P O

Io utilizzo molto i social media per auto promozione e questo ha aumentato di molto la mia visibilità e di conseguenza il mio lavoro, ma a parte qualche selezionata compagnia di stock che vende le mie foto online e pochi altri casi, non lavoro tramite il web.

> Quando hai preso la decisione di diventare fotografo? Sono approdato alla fotografia all’età di 25 anni. Dopo aver cercato la mia strada facendo tante esperienze e tanti lavori diversi, una estate di tanti anni fa avevo bisogno di cambiare le cose e ho incominciato a pensare che la fotografia avrebbe potuto diventare la mia vita. Nel giro di poche settimane mi sono buttato tutto alle spalle e sono andato a Milano dove ho frequentato un corso triennale di fotografia pubblicitaria allo IED. > Come mai hai scelto la fotografia di moda e glamour, e quali sono gli altri tuoi generi d’elezione? Mi sono fatto le ossa con lo still life, mi piaceva perchè gli oggetti anche se ci metti tanto non si lamentano e tu lavori senza stress, in fondo un set di still life è molto simile a un set di moda, solo più in piccolo. Poi piano piano ho preso sicurezza nelle mie capacità e mi sono reso conto che fotografare persone mi veniva facile e mi piaceva molto. Il glamour è parte della moda, cerco sempre di ottenere del glamour nelle mie foto anche se a volte non è facile. Ultimamente da qualche anno mi sono appassionato ai video. > Che cosa ritieni di voler maggiormente esprimere con la tua fotografia? Voglio che le mie foto esprimano intensità, certo ci sono altre cose fondamentali come la bellezza, il dinamismo, l’uso del colore, ma

sono tutti intorno a noi, dobbiamo solo riconoscerli, l’intensità invece ce la mettiamo noi. > Quale momento del processo fotografico è a tuo parere il più impegnativo? La fase immediatamente prima dell’inizio dello shoot. Puoi pianificare tutto nei minimi dettagli ma c’è sempre il rischio che qualcosa vada storto, la Nikon si blocca, la modella non ha dormito abbastanza e lavora male, ti serve il cielo blu ma sta per annuvolarsi, tutto può succedere prima di uno shoot e questo è stressante; col tempo ho imparato a riconoscere gli imprevisti e a gestirli. > Cosa è cambiato in te nei confronti della fotografia con l’aumento dell’esperienza? I primi anni quando iniziavo uno shoot cercavo la bellezza andando un pò a caso ed era frustrante vedere dei risultati che non era-

no quelli che mi aspettavo, ora che ho più esperienza vedo la foto nella mia testa prima di farla, quindi tutto quello che farò sul set, come sistemare le luci, far truccare e vestire la modella, cosa far fare alla modella tenderà a ottenere quello che ho in mente. > Parlaci del rapporto che hai con la fotografia intesa come arte. E’ un argomento complicato, una foto può essere arte per qualcuno mentre per altri è addirittura brutta, i primi anni ho fatto molta sperimentazione col colore usando tecniche miste, ho esposto le mie foto tante volte a Milano e una delle mie mostre è stata anche recensita positivamente da Giuliana Scimè sul Corriere della Sera, ma devo dire che sono sempre rimasto un po’ perplesso a sentire gli altri descrivere le mie foto perchè spesso non mi riconoscevo nei commenti. gennaio 2017 | fotografare

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I N T E R V I S TA

> Il rapporto con la modella? È complesso, ogni modella è diversa ovviamente e per riuscire a creare il feeling giusto per poter fare un buon lavoro bisogna riuscire a capirla, ma sempre tenendo i ruoli ben distinti. > Cosa pensi dei social media? C’è un reale spostamento del mercato fotografico sul web? Io utilizzo molto i social media per auto promozione e questo ha aumentato di molto la mia visibilità e di conseguenza il mio lavoro, ma a parte qualche selezionata compagnia di stock che vende le mie foto online e pochi altri casi, non lavoro tramite il web. Ultimamente si sono create molte nuove possibilità di lavoro fotografico sul web ma i compensi sono veramente bassi, per questo i fotografi professionisti inizialmente le hanno snobbate e molti esordienti si sono fatti avanti. Con i budget bassi i clienti non sono tanto esigenti nei confronti del fotografo e se questo sbaglia possono sempre incaricarne un altro. Questo ovviamente porta a uno scadimento della professione, che non consiste solo nel fare belle foto a un soggetto bellissimo con la luce perfetta per impressionare gli amici; un fotografo deve fare la foto magari di un soggetto brutto, quando e dove dice il cliente ed è li che il professionista secondo me fa la differenza. > Tutto sommato, pensi che ci sia un futuro per questa professione? Direi di sì, il consiglio che posso dare a chi ha la passione è di fare tanta pratica, scegliersi un settore di riferimento, credere in se stessi e nel proprio lavoro e... non mollare mai!

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S T E FA N O O P P O

Stefano Oppo Ancor prima di completare gli studi di fotografia allo IED di Milano, Stefano inizia a collaborare come fotografo a Radio Deejay dove ha lavorato per due anni facendo ritratti a tante popstar come Duran Duran, Claudio Baglioni, Eros Ramazzotti, Simply Red e tanti altri. Nel frattempo fa esperienza lavorando per magazine e agenzie pubblicitarie e ha l’occasione di scattare con agenzie fotografiche in Olanda, Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Ha insegnato fotografia di moda e tenuto workshop in italia e all’estero. Ha partecipato a vari show televisivi all’estero fra cui una edizione Olandese di America Next Top Model. Oggi lavora per riviste e agenzie italiane ed estere facendo photo shoots per moda, ritratto e pubblicità. Ha creato servizi per riviste come: Numéro Russia, Vanity Fair, Traveller, AD Architectural Digest, Surface, I viaggi del Sole 24 ore, Vogue Russia, Vogue Gioiello, Collezioni Bambino, Bell’Italia, Anna, D di Repubblica, Financial Times, Worth. Tra i suoi clienti ci sono Luxottica, Vodafone, Tiscali, Apple Computers, Arena Swimwear, Boeing Aircraft, Sunglass Hut, Gruppo Coin, Oviesse, Horeca, TSI 1 Radiotelevisione Svizzera, CNN, Beretta, Cartasi, Banca di Brescia, SanPaolo Leasint, Diners Club. http://www.stefanooppo.com/

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CONCORSI INTERNAZIONALI

IMS Photo Contest L’International Mountain Summit è un festival dedicato al mondo della montagna ed alle sue genti e, giunto ormai alla sua ottava edizione, è diventato un appuntamento fisso per gli appassionati del settore. di Nicola Arrigoni

L’internazionalitá del nome deriva dalla capacitá delle Alpi di essere cerniera tra culture diverse, un incrocio che in particolare nel Sudtirolo é particolarmente evidente, con le sue tre lingue parlate e una valle come quella dell’Isarco da sempre oggetto di flussi e scambi tra il Nord ed il Sud dell’Europa. Uno 80 fotografare | gennaio 2017

scambio che nel caso dell’IMS Photo Contest, il concorso fotografico organizzato nell’ambito del festival, coinvolge e rende protagoniste alcune tra le fotografie piú interessanti a tema montagna di tutto il mondo. Alla sesta edizione il concorso ha saputo raccogliere nel tempo 13.000 partecipanti provenienti da oltre

100 nazioni e si é affermato come uno dei piú importanti festival di settore a livello mondiale. Al punto che l’editore tedesco Bruckmann ha pubblicato lo scorso anno il libro Der Atem der Berge (il respiro delle montagne), che racchiude i migliori scatti di cinque anni di festival. Giunto alla terza ristampa in lingua tedesca, il


IMS PHOTO CONTEST

libro ha visto in settembre la pubblicazione della sua versione francese, sará pubblicato in inglese, mentre per un’uscita italiana sono tutt’ora in corso trattative. L’interesse intorno all’IMS Photo Contest é frutto sicuramente dell’alta qualitá delle fotografie che arrivano, sia da parte di nomi noti e meno noti del professionismo, sia da parte di amatori capaci con la passione di raccontare un’esperienza o di catturare anche con una macchina fotografica low cost un momento irripetibile. Pur variando negli anni la composizione ed i criteri di valutazione, rimane nella giuria del contest, guidata quest’anno da Georg Tappeiner, la volontá di trovare e stimare nelle fotografie concorrenti non solo il lato tecnico quanto l’originalitá e la carica narrativa dello scatto, rendendo di fatto la galleria fotografica un viaggio in luoghi noti oppure completamente sconosciuti delle montagne di tutto il mondo. L’IMS Photo Contest 2016 é stato organizzato in quattro diverse categorie tematiche: Nature, Aerial, Action e Faces, ognuna resa possibile grazie al sostegno di importanti partner quali KIKU, DJI, Cittá di Bressanone e AKU. L’impressionante colonna di fumo che ha contraddistinto l’eruzione dell’Etna del dicembre 2014 ha unanimente raccolto tutti i consensi, affermandosi vincitrice indiscussa della categoria. Il fotografo siciliano Giuseppe Mario Famiani ha saputo rendere la magnificenza di questo fenomeno anche in virtú del

suo rapporto esclusivo con il vulcano di casa sua, ed il valore di questa sua esperienza sta raccogliendo premi e riconoscimenti presso numerosi concorsi di alto livello. É anche molto interessante la storia che si cela dietro un

altro scatto vincitore della categoria Nature: dopo una giornata passata in mezzo alle nuvole a -5°C il fotografo svizzero Tobias Ryser é riuscito a cogliere l’attimo, quando le nuvole si trasformano in un’onda che lambisce le mon-

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CONCORSI INTERNAZIONALI

tagne ed il gruppo dei Mythen, nelle Alpi della Svizzera centrale, finalmente affiora per qualche istante come un gruppo di scogli di fronte al mare. La categoria Aerial é dedicata invece a scatti prodotti grazie all’utilizzo di droni e quadricotteri. Il fotografo e artista thailandese Hansa Tangmanpoowadol ha immortalato con una Phantom 3 la meraviglia del prunus cerasoides, albero di larga diffusione nell’area himalayana nel centro nord dell’India, che in autunno ed inverno fiorisce rendendo rosa l’intera foresta. É un prodotto locale invece il diciannovenne Jona Salcher, gardenese, che in volo sopra il gruppo dei Cir, zona Passo Gardena, cattura l’ultimo raggio di sole sul gruppo del Sella, e sono sempre le Dolomiti le protagoniste della categoria grazie allo scatto del valtellinese Roberto Moiola in volo sopra al Seceda con lo sfondo delle Odle. Lo scatto di Markus Berger, di cui va evidenziata la difficoltá tecnica ed ambientale, ci sprofonda nelle cascate di ghiaccio del Thun Klamm e si é aggiudicato il secondo posto della categoria Action, dove gli sport outdoor estremi e la fisicitá incontrano le rocce in un intreccio di idee tra i piú interessanti di quelli visti in questa edizione 2016 dell’IMS Photo Contest. La foto del bosniaco Adnan Bubalo, primo piano potente figlio a sua volta di una situazione casuale, é una delle tre foto premiate nella categoria Faces, laddove i ritratti sono quelli dei personaggi tipici del mondo della montagna, dal malgaro al contadino. E dove il contesto 82 fotografare | gennaio 2017

contribuisce a raccontare storie e vite intere dietro lo sguardo appunto determinato della persona ritratta. I vincitori del contest sono stati premiati lo scorso 14 ottobre durante l’IMS e l’edizione 2017 é giá in cantiere, con

l’intenzione degli organizzatori di raccontare sempre e meglio la montagna, le sue dinamiche, i suoi segreti. info@ims.bz


IMS PHOTO CONTEST

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LIBRI

La lettura secondo McCurry Un volume fotografico in cui sono ritratte persone da tutto il mondo assorbite nell’atto intimo del leggere, da intendersi nelle sue più svariate forme: come svago, come strumento di informazione, come modalità di apprendimento. di Fabrizio Armati

Steve McCurry Leggere Prefazione di:

Paul Theroux Editore:

Electa Mondadori Anno di edizione:

2016

Pagine:

140

Fotografie:

70 Prezzo:

€ 39

www.electaweb.it

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“Per me la lettura è stata un rifugio, un piacere, un’illuminazione, un’ispirazione; la mia fame di parole spesso sfiora l’ingordigia, al punto che nei momenti liberi, se non ho un libro a portata di mano, leggo le etichette degli abiti che indosso o la lista degli ingredienti sulla scatola dei cereali. La mia idea dell’inferno è un’esistenza senza nulla da leggere, che comunque cercherei di modificare scrivendo qualcosa”, ha scritto Paul Theroux nella prefazione a questo prezioso volume. E’ in libreria per Electa infatti un nuovo libro di Steve McCurry, dedicato alla passione universale per la lettura. Un volume fotografico in cui sono ritratte persone da tutto il mondo assorbite nell’atto intimo del leggere, da intendersi nelle sue più svariate forme: come svago, come strumento di informazione, come modalità di apprendimento. Dai luoghi di preghiera in Turchia, alle strade dei mercati in Italia, immagini vibranti e colorate documentano i momenti di quiete durante i quali le persone si immergono nei libri, nei giornali, nelle riviste. Le fotografie provengono da paesi molto lontani tra loro, dall’India all’Europa, dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Birmania a Cuba, solo per citarne alcuni. Giovane o anziano, ricco o povero, religioso o laico chiunque e ovunque i personaggi di questo libro sono colti dall’obiettivo di McCurry che svela il potere insito in questa azio-

ne, la sua capacità di trasportare le persone in mondi immaginati, in ricordi, nel presente, nel passato e nel futuro. Questo libro è una collezione di immagini affascinanti e di grande poesia, che il fotoreporter ha catturato durante i suoi viaggi per il mondo, arricchito da un’introduzione dello scrittore Paul Theroux, un omaggio alla bellezza e all’universalità della lettura. Sul volto di chi è immerso nella lettura c’è sempre una luce speciale, un libro può tenere in pugno l’immaginazione del lettore (e questo è uno dei piaceri della lettura), afferma Theroux nella prefazione al volume. Steve McCurry è ormai considerato uno dei fotografi più importanti del secondo dopoguerra. La sua carriera è stata lanciata quando, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell’invasione russa. Quando tornò indietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti. Quelle immagini, che sono state pubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero. Il ritratto più famoso di McCurry, Ragazza afgana, è stato scattato in un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan. L’immagine è stata nominata come “la fotografia più riconosciuta” nella storia della rivista National Geographic ed il suo volto è diventato famoso ed è ora ricordato come “la


LA LETTURA SECONDO MCCURRY

foto di copertina di giugno 1985”. La foto è stata anche ampiamente utilizzata sulle brochure di Amnesty International, su poster e su calendari. L’identità della “Ragazza afghana”,

è rimasta sconosciuta per oltre 17 anni finché McCurry ed un team del National Geographic trovarono la donna, Sharbat Gula, nel 2002. Quando finalmente McCurry la ritrovò, disse: “La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa”. Insieme a molti altri riconoscimenti, ha ottenuto la Robert Capa Gold Medal, il National Press Photographers Award e, per la prima volta nella storia, quattro primi premi assegnati dal World Press Photo. Per Mondadori Electa ha già pubblicato Le storie dietro le fotografie, 2013; India, 2015; Steve McCurry si racconta a Gianni Riotta. Il mondo di Steve McCurry, 2016. Paul Theroux è nato e cresciuto negli Stati Uniti. Tra i suoi numerosi romanzi, Picture Palace ha vinto nel 1978 il Whitbread Award, prestigioso premio letterario inglese. Nel 1981 The Mosquite Coast – da cui è stato tratto il film omonimo – ottiene il James Tait Black Memorial Prize, altro autorevole premio britannico. Riding the Iron Rooster vince nel 1988 il Thomas Cook Travel Book Award, tributo internazionale per la letteratura di viaggio, per cui è stato selezionato anche The Pillars of Hercules nel 1996. Ricordiamo inoltre My Other Life: A Novel, Kowloon Tong, Sir Vidia’s Shadow, Fresh Air Fiend, Hotel Honolulu.

Questo libro sensazionale è una collezione di immagini affascinanti e di grande poesia, che il fotoreporter ha catturato durante i suoi viaggi per il mondo.

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TUTORIAL

Il comando Importa

e le sue variabili Con Adobe Photoshop Lightroom di Roberto Moiola

Cominciamo, con questo numero di gennaio, una nuova rubrica che mi porterà a spiegarvi, lungo tutto il 2017, le funzioni più importanti dei moduli Libreria e Sviluppo di Adobe (Photoshop) Lightroom. Prima di cominciare con il primo capitolo, che dedicherò al comando Importa, ritengo doveroso spendere due parole sul software di casa Adobe. Lightroom è, secondo me, tra i più interessanti software di editing per le immagini digitali 86 fotografare | gennaio 2017

e, nonostante contenga nel proprio nome anche la parola “Photoshop”, parecchio si differenzia da quest’ultimo. E’ pensiero comune pensare a Lightroom come ad un software meno completo del suo più famoso “compagno di post-produzione”, in realtà andrebbe riconsiderato quale un applicativo in appoggio a Photoshop e per di più totalmente studiato per i fotografi. La prima cosa che balza all’occhio è il suo differenziarsi per semplicità, con un’interfaccia grafica intuitiva e con

una disposizione ergonomica dei suoi menù e comandi principali. Una volta fatto proprio un corretto flusso di lavoro nell’archiviazione delle fotografie e, successivamente, nel suo editing, scoprirete molte funzioni dedicate ai fotografi che ci permetteranno ad esempio di sfruttare il tempo dedicato ad archiviare le foto per esportare velocemente bellissime presentazioni multimediali, fotolibri, pagine web o stampe professionali, inclusa la gestione del colore tra file, software e stampante.


I L C O M A N D O I M P O R TA

La finestra Importa

La prima operazione da fare, dopo essere entrati in Lightroom è creare un nuovo catalogo e a quel punto selezionare File > importa. La schermata che ci si presenta ci permette quindi di passare in gestione al software alcuni dei nostri files presenti su un’unità disco. Sulla

sinistra in “Sorgente” scegliamo la cartella nella quale vi sono le immagini, se necessario spuntate l’opzione “Includi Sottocartelle”. Al centro dell’immagini compariranno quindi le miniature delle immagini pronte ad essere importate. Tramite il segno di spunta su ogni

miniatura potete decidere di lasciarle tutte incluse o di escluderne alcune. In alto l’opzione “Tutte le Foto” o “Nuove Foto” vi permette di filtrare e non considerare eventuali foto già importate in precedenza.

Aggiungi - sposta - copia o copia come DNG? Importare delle immagini in Lightroom significa sostanzialmente di permettere a Lightroom di avere in gestione una copia di alcuni dei nostri scatti presenti su un disco fisico. Vi sono però alcune opzioni molto importanti da sapere prima di scoprire che i nostri files sono spariti dalla cartella di origine. Aggiungi: Aggiunge le foto al catalogo senza spostarle dalla cartella di origine Sposta: Sposta le foto in un nuovo percorso e le aggiunge contestualmente al catalogo su cui stiamo lavorando ** Copia: Copia le foto in un nuovo percorso, lasciandole comunque anche nella cartella di origine, e aggiungendole quindi al catalogo Copia come DNG: il comando è analogo al precedente ma le foto vengono trasformate in un file negativo digitale, in poche parole in un nuovo file con formato .DNG che a differenza dei cugini (.NEF .CR2 .RAW .ARW ecc…) sarà leggibile su un maggior numero di sistemi computer

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TUTORIAL

L’opzione Sposta**. Destinazione

Solo in questo caso, tra i quattro mostrati nello specchietto precedente, Lightroom si “permetterà” di spostare i vostri files e quindi è necessario ragionare e decidere bene quale sarà la nuova posizione delle vostre immagini, evitando di fare operazioni misteriose con il grande rischio di non ritrovare i vostri scatti. Come deciderlo è molto semplice. Spostatevi

sulla destra e aprite il sottomenù “Destinazione”. Qui ci sono tutte le opzioni che vi permettono di decidere la/le nuove cartelle di destinazione. Il tutto è molto intuitivo e comunque riassumendo brevemente potrete: A- spostare le immagini non alterando in alcun modo la struttura di denominazione delle cartelle utilizzata sulla cartella di origine

B- spostare le immagini riorganizzando le cartelle “per Data”. In questo caso saranno letti i dati di scatto della foto, comunemente chiamati Dati EXIF C- spostare le immagini tutte insieme in una nuova cartella

Gestione file Passiamo quindi ad analizzare gli altri sottomenù nel pannello Gestione file sul lato destro della finestra di importazione. Scegliamo prima di tutto un’opzione dal menu Genera anteprime. Sarà impossibile scegliere di generare anteprime “minime” (sfruttando il file JPG già incorporato nella foto) o di generare anteprime di qualità superiore, attendendo alcuni istanti man mano che il programma le elabora in importazione. La scelta “standard” è la più diffusa ma può essere interessante a volte includere le foto con opzione “1:1”, in questo modo, pur non avendo con voi il disco di origine con i vostri scatti, potrete procedere a postprodurre le vostre immagini sfruttando la qualità al 100% dei pixel dell’immagine. Un sistema analogo avviene attivando l’opzione “Genera Anteprime Avanzate”, la differenza è che in questo caso sarà come avere a disposizione un’immagine DNG, formato già in precedenza discusso. Tra le altre opzioni possiamo indicare a Lightroom di non considerare immagini già precedentemente importate (possibili duplicati), di creare contestualmente all’importazione una copia di backup in una cartella del disco da decidere ed infine di includere le immagini in una Raccolta (argomento che tratteremo in un prossimo numero della rivista). 88 fotografare | gennaio 2017


I L C O M A N D O I M P O R TA

Ridenominazione file Questo pannello, anch’esso presente solo se attivata l’opzione Sposta (come accade per il pannello Destinazione..) ci permette di rinominare i files durante l’importazione. Le immagini, una volta importate subiranno una variazione nel nome del files. Potrete aggiungere ad esempio un nome personale, una sequenza numerica alle immagini, sfruttare le informazioni sulla data di scatto nei dati exif per applicarla al nome del file o combinare una o più di queste opzioni tra loro.

Applica durante l’importazione

Questo è l’ultimo pannello a cui prestare attenzione prima di premere il tasto IMPORTA. A- Impostazioni Sviluppo. Ci permette di applicare dei predefiniti di importazioni a tutte le immagini selezionate per l’importazione. Potremo ad esempio applicare un filtro bianco e nero, Sepia, filtri con effetti particolari ecc.. in tutti i casi saranno opzioni predefinite presenti in Lightroom in quanto deciso dallo sviluppatore del software. Solo l’ultima opzione (Predefiniti utente) ci permette di applicare un predefinito da noi creato. Anche in questo caso vedremo successivamente come fare a crearlo. B- Metadati. Sotto questo argomenti troviamo tutte quelle informazioni nascoste nel

file che identificano ad esempio l’autore dello scatto, quindi le informazioni di Copyright ecc… Per poter applicare il proprio Nome e Cognome o il proprio sito internet e email all’interno del file (da non confondere con il Watermark) occorre scegliere l’opzione “Nuovo..”. Salvando il metadato personalizzato sarà possibile selezionarlo ogni qualvolta si andrà ad importare in futuro nuove immagini, applicando quindi in automatico le informazioni di proprietà sul file. C- Parole Chiave. In questo box occorre, ed è molto importante farlo, inserire le parole chiave (o tag, keywords..) comuni a tutte le immagini che state importando. Nel mio caso mostrato in screenshot potrei ad esempio

includere le immagini “Colosseo” “Roma” “Italy”… Agendo poi eventualmente successivamente per ampliare la catalogazione delle parole chiave laddove vi siano da aggiungere altre “keys” che riguardino singole immagini. Parlavo dell’importanza di questo passaggio e vi spiego il perché. Uno dei motivi è la possibilità futura di ricercare le immagini all’interno di Lightroom. Proprio qui sta una delle differenze tra Lightroom e Photoshop: Lightroom è un software per fotografi, ci da la possibilità di archiviare le nostre immagini e di ricercarle in modo rapido ed intuitivo. Photoshop tratta le immagini come fini a se stesse, scopriremo come i due programmi si completino se usati insieme, uno dei motivi che ha portato la casa Adobe ha creare il Piano Fotografia, un abbonamento mensile che permette di acquistare la licenza d’uso di entrambi con un unico piano in Creative Cloud. L’altro motivo per cui pongo molta importanza circa la catalogazione delle immagini è la mia posizione di responsabile dell’agenzia fotografica Clickalps. Nel mio lavoro quotidiano ho a che fare con le parole chiave, sia per la mia agenzia che per le agenzia con cui Clickalps collabora in tutto il mondo. Se avete mire nella vendita delle immagini sappiate che ogni immagine dovrà includere le parole chiave e che dovranno essere preparate in lingua inglese. www.sysaworld.com

TIPS: Scattare in RAW o in JPG Mentre sino a qualche anno fa era aperto il dibattito sulla questione, pare che oggi l’ago della bilancia penda sempre più verso la soluzione RAW, di pari passo con l’aumento degli appassionati al mondo della fotografia digitale e alle conseguenti conoscenze da parte degli utenti sul tema. Ormai tutte le fotocamere reflex, mirrorless

e persino molte compatte ci permettono di scattare in formato RAW, il file negativo digitale sviluppato dal produttore della fotocamera. Questo formato garantisce la massima qualità disponibile a livello di informazioni memorizzate e allo stesso tempo si tramuterà nel miglior file che potrà gestire il postproduttore. Le potenzialità non sono

minimamente paragonabili ad un file JPG, che ha però dalla sua la velocità di utilizzo dello stesso file. Quindi, se state facendo una sessione di scatto dove ritenete non necessaria un’importante postproduzione potete tranquillamente settare il formato JPG, altrimenti il RAW sarà la vostra scelta in tutti gli altri casi.

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FOTOGRAFIA SPORTIVA

L’immagine dei campioni Activa Foto organizza, riprende ed archivia le manifestazioni sportive di tutti i generi a tutto campo. Per cercare di essere campioni dell’immagine catturando l’immagine dei campioni. di Fabrizio Armati

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L’ I M M A G I N E D E I C A M P I O N I

Occorre organizzare il coordinamento dei fotografi per gli eventi sportivi, il reclutamento e curare i rapporti di lavoro, compito affidato ad Alfano. Il lavoro del desk è principalmente affidato a Salvatore Fornelli: lì arrivano i servizi fotografici e da lì si invia il materiale fotografico ai quotidiani in base alle ultime notizie su tutti gli sport.

Activa Foto nasce nel 2011 per iniziativa di due fotoreporter, Salvatore Fornelli e Fabio Alfano, che, dopo anni di esperienza nel campo del fotogiornalismo sportivo, ed altre esperienze più o meno riuscite, decidono di unire le proprie forze e fondare l’agenzia fotogiornalistica Activa Foto, prima a livello locale romano e poi estendendo la rete dei collaboratori fino ad ottenere una copertura nazionale attra-

verso l’opera di più di venti fotografi sparsi in tutta Italia. La loro clientela è molto vasta. Prima di tutto testate di quotidiani e periodici sia on line che su carta stampata, alle quali viene inviato in tempo reale il materiale fotografico e con cui Activa ha una collaborazione contrattuale di tentata vendita con pagamento a foto pubblicata. Poi alcune federerazioni sportive italiane, per le quali vengono svolti gennaio 2017 | fotografare

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FOTOGRAFIA SPORTIVA

lavori su commissione e in libera distribuzione. Con diverse società sportive Activa ha un rapporto continuativo: Fornelli ed Alfano ne sono in pratica i fotografi ufficiali. Il lavoro di ripresa e di agenzia si svolge sette giorni su sette, non c’è mai un attimo di respiro... Occorre organizzare il coordinamento dei fotografi per gli eventi sportivi, il reclutamento e curare i rapporti di lavoro, compito affidato ad Alfano. Il lavoro del desk è principalmente affidato a Salvatore Fornelli: lì arrivano i servizi fotografici e da lì si invia il materiale fotografico ai quotidiani in base alle ultime notizie su tutti gli sport. Activa cerca sempre di essere la prima a coprire gli eventi sportivi sia a tiratura locale che internazionale. Purtroppo oggi, ci confessano Fornelli ed Alfano, è sempre più difficile rimanere a galla, sia perchè non esiste un tariffario ufficiale da cui poter tirare fuori un prezzo uguale per tutti, sia perchè le agenzie italiane di prima grandezza uccidono il mercato fotografico abbassando sempre di più i prezzi a scapito anche della qualità. “Ai nostri fotografi collaboratori e agli altri con cui ci confrontiamo quotidianamente - ci confessano - diciamo sempre di pretendere sopratutto il venduto oltre alla commissione del servizio, e di non cedere i diritti delle foto, cosa questa che accade con le grandi agenzie”.Un’altra bella avventura, che da circa un anno Fornelli ed Alfano stanno portando avanti con soddisfazione, è quella di essere i supervisori e i docenti esperti per la scuola di 92 fotografare | gennaio 2017

fotografia sportiva, fotogiornalismo sportivo e workshop FotoSport Lab, (www.fotosportlab. it) dove svolgono l’insegnamento di questa disciplina e reclutano nuovi collaboratori. Si tratta dell’unica scuola del genere in Italia. Abbiamo chiesto a Fornelli ed Alfano quali sono le principali caratteristiche tecniche da loro adottate per le riprese sportive. Vi diamo una sintesi delle loro risposte. Nella fotografia sportiva l’attrezzatura indubitabilmente fa la differenza. Il professionista deve essere equipaggiato con almeno due corpi macchina sui quali saranno montati un obiettivo fisso o uno zoom grandangolare su una macchina e un fisso o uno zoom teleobiettivo sull’altra. Un corpo Full Frame ci garantirà una maggiore qualità d’immagine. Naturalmente vanno privilegiate fotocamere con possibilità di scattare a raffica in tempi brevi. I fotografi di Activa usano in particolare un Canon 1D Mark IV e una Nikon D3S o D4. Di seguito indichiamo le velocità massime di raffica in fotogrammi per secondo di alcune fotocamere recenti (dall’Almanacco fotografare Inverno 2017). Canon EOS 5D Mark III: 6 fps. Canon EOS 5D Mark IV: 7 fps. Canon EOS 1D X: 12 fps. Canon EOS 1D X Mark II: 14 fps (16 fps in modalità Live View). Nikon D5: 14 fps. Nikon D610 e D750: 6 fps. Sony SLT A99: 12 fps. Sony SLT A68 e A77: 12 fps. Pentax K3 e K3 II: 8,3 fps. Tra le ottiche più comunemente utilizzate troviamo: tra gli ultragrandangolari sicuramente un obiettivo zoom come il 16-35 (Canon f/2.8, Canon f/4,


L’ I M M A G I N E D E I C A M P I O N I

Il professionista deve essere equipaggiato con almeno due corpi macchina sui quali saranno montati un obiettivo fisso o uno zoom grandangolare su una macchina e un fisso o uno zoom teleobiettivo sull’altra. Un corpo Full Frame ci garantirà una maggiore qualità d’immagine.

Nikon f/4) o, in alternativa, potranno essere utilizzati obiettivi fisheye o zoom grandangolari come il 24-70, a seconda dello sport. Dalla parte dei teleobiettivi sarà presente quasi sicuramente un 70-200 o, in alternativa, un fisso che può variare, sempre secondo lo sport che dovrà essere fotografato, dai 300 ai 500 mm. Le lenti utilizzate dai nostri due fotografi i genere sono il 24-105, il 300 2.8 o un 400. Molto importante è anche portarsi sempre dietro un portatile con connessione attiva per scattare e spedire ai giornali live in tempo reale. In genere si ottimizza la ripresa JPEG, perché non c’è il tempo di lavorare il RAW. Non c’è bisogno di far notare che, per quando piove, è meglio utilizzare fotocamere tropicalizzate. www.activafoto.it > Nella foto a destra Fabio Alfano e Salvatore Fornelli

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MONOCHROME

La passione diventa lavoro “Una frase che mi ha sempre colpito - dice Simone Cunego - e che ho visto rispecchiata nel lavoro assiduo e appassionato degli artigiani: da qui la scelta di ritrasformare il mio lavoro in passione ed ottenere dalla passione la spinta per fare al meglio il mio lavoro.” di Fabrizio Armati

Simone Cunego nasce a Verona nel 1979. Il suo percorso formativo è quello di perito in Arti Grafiche. Attualmente è titolare dello studio di comunicazione Baoblà: si occupa di grafica, fotografia e web design. La sua carriera professionale si evolve prima come grafico, sviluppando poi competenze come web designer e fotografo professionista all’interno della sua attività di art director nella comunicazione pubblicitaria. Da sempre appassionato alla fotografia come mezzo di ricerca personale, di affinamento tecnico e di sviluppo 94 fotografare | gennaio 2017

artistico, organizza corsi per promuovere la cultura dell’arte fotografica. L’evoluzione di una professione: grafico, fotografo, web designer, art director. Ma si sente soprattutto un artigiano della fotografia. Il lavoro per lui diventa passione e la passione si trasforma in lavoro. Ci dice: “Una frase che mi ha sempre colpito e che ho visto rispecchiata nel lavoro assiduo e appassionato degli artigiani: da qui la scelta di ritrasformare il mio lavoro in passione ed ottenere dalla passione la spinta per fare al meglio il mio lavoro. Nasce Baoblà, un

non-senso che vuole essere un suono riconoscibile, come un nome proprio, togliendo tutti i concetti superflui della comunicazione... bla, bla, bla. Baoblà, immagine e comunicazione, chiara, semplice, emozionale e concreta, profondamente professionale e accurata, come il lavoro dell’artigiano della comunicazione.” Cunego espone le proprie fotografie di ricerca personale in mostre collettive e personali sul territorio nazionale: 2010 “Quadriennale d’arte contemporanea Leonardo Da Vinci”, Civitanova Marche (MC); 2011 “Quadrienna-


MONOCHROME

Castelvecchio è una fortezza molto vasta, che colpisce per il suo aspetto imponente e per la sua forma decisamente militare, accentuata dalle merlature che si susseguono lungo le mura e dalle sette torri angolari coperte, in cui l’antico uso residenziale è ancora oggi ben testimoniato dai resti dell’originaria decorazione a fresco visibile in alcune sale.

le d’arte contemporanea Leonardo Da Vinci”, Alghero (SS); 2011, 2012, 2013, 2014 mostre personali nella provincia di Verona; 2014 II° classificato concorso “Luci su Venezia” Villa Pisani, Stra (VE); 2015 mostra personale, Alzaia Naviglio Grande (MI). Fotografie “Verona fine art” in esposizione c/o Smart Gallery, Verona. Le due fotografie di Simone che pubblichiamo sono, rispettivamente: PONTE DI CASTELVECCHIO (Verona, Italia) - 9 Maggio 2015; CHÂTEAU DE VITRÉ (Bretagna, Francia) - 30 Agosto 2014. Attrezzatura utilizzata: Canon EOS 6D, Canon EF 16-35mm f/2.8 L II USM. Post-produzione e lavorazione manuale bianco/nero in Photoshop (no filtri acquistati o pre-set). Stampe fine art. Fine Art intesa come manifestazione della propria visione artistica e della propria sensibilità. Fine Art intesa come tecnica di stampa delle opere riprodotte con cura meticolosa, su supporti pregiati e con tecniche che garantiscano altissima qualità e durata nel tempo. Stampa fine art Digigraphie by Epson inchiostri Ultrachrome K3. Carta Hahnemüle - Photo Rag® Bright White 310 gsm · 100% Cotton · bright white. Fatto erigere attorno alla metà del XIV secolo dal principe Cangrande II della Scala, dopo l’anfiteatro Arena, il Castello Scaligero è il più grandioso ed imponente monumento della città. Originariamente denominato Castello di San Martino in Aquaro, assunse il nome di Castello Vecchio quando un nuovo castello,

ancora più grande ed imponente, venne fatto costruire da Cangrande II Della Scala tra il 1354ed il 1357 sulla cima del colle di San Pietro. Castelvecchio è una fortezza molto vasta, che colpisce per il suo aspetto imponente e per la sua forma decisamente militare, accentuata dalle merlature che si susseguono lungo le mura e dalle sette torri angolari coperte, in cui l’antico uso residenziale è ancora oggi ben testimoniato dai resti dell’originaria decorazione a fresco visibile in alcune sale. Appoggiato su uno sperone roccioso, il castello di Vitré, in Bretagna, domina la campagna circostante. Costruito nell’XI secolo, riedificato nei secoli XIII, XIV e XV, ci ricorda il ruolo difensivo della città che si trova ai margini della Bretagna (la regione che un tempo formava la frontiera con la Francia). Dell’epoca gloriosa del commercio della tela, questo delizioso borgo medievale ha mantenuto tutta la sua impronta caratteristica. Portici decorati, case a graticcio... bellezze architettoniche che ancora oggi testimoniano l’antica ricchezza di questa località brettone. http://www.simonecunego.it http://www.baobla.it

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GADGETS

Sfera adesiva GekkoGum

Vimble S a tre assi Stabilizzatore per smartphone

La gomma pane attaccatutto GekkoGum è un nuovo accessorio piccolo e che potrebbe diventare molto utile. Con questa gomma pane adesiva, o grande patafix, si possono risolvere molti problemi in un batter d’occhio. Ma funzionerà davvero? Questa novità prende effettivamente l’idea da qualcosa che già esiste. I classici adesivi Patafix, blue-tack, o simili fanno il loro lavoro per attaccare a muro oggetti vari senza dover fare buchi specifici. Questa è la proposta del prodotto GekkoGum. Pensato appositamente per attaccare delle fotocamere o dispositivi con un peso non superiore ai 200 grammi. Il vantaggio è sicuramente la praticità e velocità d’uso. Non bisogna fare poi più di tanto, se non prendere la gomma, attaccarla allo smartphone, e poi al supporto che vogliamo. Si stacca e si attacca senza particolari problemi, ed a quasi tutte le superfici. La stessa è anche lavabile all’acqua sotto il rubinetto, per togliere via la polvere che può aver preso durante i vari attacca/stacca. Allo stesso tempo non si deteriora o rimpicciolisce, ma rimane sempre della sua consistenza durante tutto il tempo. E dura molti anni. Così almeno viene dichiarato! GekkoGum è anche libera da qualsiasi grasso, per cui non si attacca alle dita durante l’uso. L’unica raccomandazione che viene fatta è quella di non usarla per gli sport acquatici, oppure sulle superfici in silicone. Poiché non è adatta a questi materiali e non ne garantisce il sostegno. In un certo senso, l’idea di attaccare la propria action camera GoPro, o simili, o smartphone costoso, a questo supporto non è proprio immediata. La paura che possa cadere è comprensibile. Ma dai video proposti il supporto sembra reggere anche durante vibrazioni consistenti. E’ possibile acquistare GekkoGum al prezzo di 15€ più spese di spedizioni in tutto il mondo. Per maggiori informazioni puoi andare direttamente al progetto kickstarter. Le spedizioni dovrebbero iniziare a partire da gennaio 2017.

Vimble S, lo stabilizzatore a 3 assi in stile joystick per lo smartphone. La fotografia mobile, ossia quella scattata con lo smartphone, secondo qualcuno migliora ogni giorno di più le sue caratteristiche qualitative: gli smartphone hanno dotazioni fotografiche effettivamente sempre più avanzate e, anche se non riescono ancora a fare concorrenza alle vere fotocamere, qualche volta ci provano... Per i fotocellulari comunque bisogna dire che ci sono sul mercato tanti accessori, molto interessanti, che migliorano sensibilmente le loro potenzialità. Vimble S ne è un chiaro esempio, si tratta di uno stabilizzatore a tre assi, motorizzato e dotato di un’impugnatura che oltre a funzionare anche come monopiede permette, tramite un‘app dedicata, di avere altre funzioni molto utili come il tracking, il panorama con panning automatico, i video selfie e i time lapse. Tramite il Bluetooth si possono impostare scatto, zoom, bilanciamento del bianco, messa a fuoco ed esposizione. Si possono fare foto e video con tempi lenti, ad esempio delle lunghe esposizioni, perché Vimble S è per prima cosa uno stabilizzatore. Vimble S lo potete trovare su Kickstarter, il crowdfunding è andato benissimo e la cifra necessaria è stata quasi raddoppiata in poco tempo... Speriamo per tutti gli interessati che il progetto continui a veleggiare col... vento in poppa! https://www.kickstarter.com/.../vimble-s-never-capture-a-shaky-...

https://www.kickstarter.com/.../gekkogum-the-quickest-smartph...

Seagate 5TB Backup Plus Memoria portatile da 5 Terabyte Si tratta dell’unità di memoria portatile con la maggiore capacità di archiviazione dati al mondo. Seagate presenta il primo hard disk esterno da 2,5 pollici e 5 TB, si chiama Backup Plus Portable 5TB ed è il primo modello ad essere così capiente e così piccolo, è portatile e si può facilmente portare in borsa. Seagate ha creato il Backup Plus Portable per chi deve gestire una grossa mole di file, sia video che foto, e cerca un hard disk capiente e affidabile per custodire il proprio lavoro. Il Seagate Backup Plus Portable è formato da un form-factor da 2,5” e dai nuovi dischi Seagate Barracuda con piatti ad alta densità da 1 TB, ha un’interfaccia USB 3.0 e quindi non è velocissimo ma in fondo va bene così. Il design è molto elegante e compatto, questo hard disk è spesso solo 20,5 mm e la parte esterna è realizzata in alluminio ed è disponibile in 4 colori: rosso, grigio, nero e blu. Il Backup Plus Portable di Seagate è compatibile con PC e Mac e c’è in dotazione un software di gestione Seagate Dashboard per backup, mobile e cloud. E’ disponibile al prezzo di 189,99 dollari, ma rimestando in rete si possono come al solito spuntare prezzi inferiori. Una curiosità, che non tutti conoscono: il prefisso tera di terabyte deriva dai termini greci tèras (mostro) e tetra a ricordare la quarta potenza di 1000. A causa dell’uso improprio dei prefissi binari, nel definire e usare il kilobyte, il valore del terabyte nella pratica comune ha potuto assumere 96 fotografare | gennaio 2017

i seguenti significati: - 1 000 000 000 000 byte = 10004 = 1012 byte = 1 bilione di byte - 1 099 511 627 776 byte = 10244 = 240 byte = 1 tebibyte Il tebibyte, che è uno standard definito dalla Commissione elettrotecnica internazionale (IEC), esprime 1 099 511 627 776 B senza nessuna incertezza e dovrebbe quindi essere utilizzato al posto del più diffuso terabyte per esprimere tale quantità. Rimane corretto usare il termine terabyte, nel significato di mille miliardi di byte, se si è interessati ad esprimere solo un ordine di grandezza e non una quantità precisa. E scusateci se è poco... www.seagate.com


GADGETS

Nuovo Atomos Ninja Flame

Monitor portatile con pannello HDR a 16 bit Atomos con il nuovo Ninja Flame, introduce il primo monitor portatile da 7 “1920 x 1200 con pannello HDR a 10 bit. L’High Dynamic Range, o HDR, permette di vedere molti più dettagli nelle alte luci e nelle ombre, queste sarebbero generalmente eliminate in un’immagine tradizionale REC709. L’immagine fornita con l’HDR Atom permette di guardare un’immagine con colori più ricchi, una gamma dinamica fino a 10 stop con dettagli e luminanza. Al momento, l’Atomos Flame ha il supporto per la maggior parte delle fotocamere Sony, Canon, Panasonic, e ARRI. Oltre alla tecnologia HDR, Atomos ha integrato un monitor che è di gran lunga più brillante di qualsiasi altro che abbiamo visto nei loro prodotti. Con 1500 nits, è più facile vedere in ambienti luminosi, e per questo tipo di tecnologia HDR, questa luminosità è necessaria per ottenere l’immagine corretta come deve essere visualizzata. Lo stesso vale per il nuovo monitor Shogun Flame. Entrambi i monitor dispongono di monitor calibrato a 10 bit in grado di mostrare 1,07 miliardi di colori rispetto ai 16,7 milioni di colori dei pan-

nelli tradizionali a 8 bit. Anche se il monitor è ancora in policarbonato ABS di plastica, è molto più robusto rispetto a prima. Atomos ha iniziato a incorporare un guscio in gomma intorno ai loro monitor più recenti, ma la serie Flame non ha veramente bisogno di questo, in quanto ha dei paraurti negli angoli. Per il resto non è cambiato molto rispetto i modelli precedenti in termini di strumenti di esposizione, messa a fuoco e la registrazione. Si registra sempre a 10-bit 4:2:2 ProRes sia in 4K che a 1080p DNxHD, la registrazione avviene sempre su HardDisk SSD come nei precedenti monitor Shogun e Ninja. Ci sono essenzialmente quattro modalità di registrazione colore con i nuovi Flame: Native, AtomHDR, Log a Video, e Custom Look. Tutti queste modalità sono facilmente commutabili e possono essere impostate per visualizzare sul monitor o sulle uscite l’immagine. www.atomos.it

Elinchrom Skyport Plus HS Oltre i limiti del sincro-X

Il tempo di sincronizzazione concesso dagli otturatori a tendina è stato considerato a lungo un forte limite all’utilizzo dei flash nella fotografia d’azione. Grazie al nuovo radiocomando Elinchrom Skyport HS, disponibile per fotocamere Canon, Nikon, Sony e Olympus, il sincro-X non rappresenta più un problema: è infatti possibile sincronizzare in Hi-Sync sino ad 1/8000sec e senza necessità di ridurre la potenza del flash come imposto da altre tecnologie di sincronizzazione ad alta velocità. Skyport HS è retrocompatibile con tutte le precedenti generazioni di unità Skyport (inclusi il modulo EL- Skyport Transceiver RX per Style RX, Digital RX e sistemi Ranger RX, i moduli integrati EL-Skyport per il BRX, D-Lite RX, ELC Pro HD, e la serie ELB). Skyport HS fornisce nuove possibilità di sincronizzazione e la funzionalità “controllo a due vie” a tutte le unità Elinchrom con connessione EL-Skyport. L’ampio display LCD di Skyport HS rappresenta un potente strumento di controllo bidirezionale grazie alla possibilità di visualizzare la potenza impostata su ciascun punto luce del lighting setup. Il fotografo

è così in grado di controllare il settaggio del flash e della lampada pilota di ciascuna unità direttamente dal trasmettitore Skyport, che visualizzerà tempestivamente i parametri aggiornati. Skyport HS offre la possibilità, sino ad oggi impensabile, di controllare e comunicare in modo bidirezionale con ciascun punto luce direttamente dalla fotocamera. Skyport Plus HS è un radio trigger avanzatissimo: pur mantenendo piena compatibilità con tutti i ricevitori Skyport, permette di agganciare un perfetto sincronismo tra la scarica del lampo ed il movimento dell’otturatore a tendina permettendo di raggiungere tempi di sincronizzazione sino ad 1/8000sec. Visual Feedback Interface, ampio display per visualizzazione e controllo della potenza (flash e pilota) di tutte le unità Elinchrom presenti sul set. Attivando la modalità HiSync è possibile sincronizzare oltre il tempo di sincroX imposto dalla fotocamera, arrivando appunto sino ad 1/8000sec. Trasmissione sino a 200m in esterni e a 60m in interni.

AirSelfie in palmo di mano

Un drone... in miniatura!

Non solo AirSelfie è la la prima flying camera veramente tascabile, ma è anche il primo micro drone, che grazie alle sue dimensioni estremamente contenute, alloggia nella cover di iPhone, o di altri smartphone Android. In questo modo diventa un perfetto compagno di viaggio, potendolo trasportare tranquillamente ovunque. Pesa appena 52 grammi, ma non per questo rinuncia a caratteristiche tipiche di droni di fascia alta, come la presenza di 4 micro motori Brushless, mentre sul muso offre una videocamera da 5mpx, tutto racchiuso in un elegante e ultra-leggero case in alluminio aeronautico anodizzato dal design italiano più piccolo di uno smartphone: 6,7×9,4x1cm. Il micro drone ha la particolarità di unirsi al telefono attraverso un’apposita cover, che stando alla campagna kickstarter sarà disponibile per i più popolari modelli di smartphone: iPhone (iPhone6/6S/6 Plus e iPhone7/7 Plus), Huawei P9, Google Pixel e Samsung Galaxy S7 edge. Si collega automaticamente al proprio smartphone via Wi-Fi ed è subito pronto al decollo. Si controlla in modo intuitivo attraverso l’app dedicata AirSelfie, disponibile sia per iOS che per Android, secondo tre diverse funzioni di volo: Selfie Mode, Selfie Motion Control Mode e Flying Mode, in cui il proprio device, usato orizzontalmente, si sostituisce in tutto e per tutto ad un classico controller. AirSelfie ha debuttato su Kickstarter il 17 novembre scorso attraverso una campagna di crowdfunding con l’obiettivo di dare il via alla produzione. Le consegne sono garantite dal produttore al raggiungimento dei primi 45.000 euro di preordini, che sono già stati raggiunti e superati in soli tre giorni. All’indirizzo qui sotto per fare la propria offerta e assicurarsi un’unità del drone al prezzo più basso (non ancora stabilito). https://www.kickstarter.com/ projects/1733117980/airselfie

www.elinchrom.com gennaio 2017 | fotografare

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Francesca Donadini Genova

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