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Gennaio Febbraio 2014
anno III n.01
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Storie di fotografi e di fotografia
Settimio
è l’enfant terrible della fotografia di moda, il Gianburrasca dell’obiettivo. Settimio Benedusi spiega come diventare un grande fotografo senza esserlo...
€ 10,00
Gennaio Febbra io 2014 anno III n.01
FOTO
Futuro e nuove
generazioni Investire sulla cultura, credere nelle nuove generazioni: questa è l’unica strada percorribile per tutelare e fare evolvere tradizioni di grande importanza e prestigio come quella fotografica. Sono molti gli ambiti culturali che risultano eccessivamente squilibrati a favore dei settori più anziani e che purtroppo dimostrano scarsissima - se non adirittura inesistente - attenzione verso le voci più giovani offrendo nessuna opportunità agli autori emergenti per mostrare le proprie ideazioni. Come accenniamo all’interno dell’articolo dedicato a Nima Benati (da pagina 14) sfortunatamente in italia gli ambiti mainstream della fotografia sono un territorio in cui essere un “giovane
Photop e Image Mag credono invece nella creatività e nei punti di vista alternativi, per questo, fin dal primo numero della rivista abbiamo sostenuto i nuovi talenti, pubblicandone i portfolio e raccontando le loro storie. autore” significa aver superato gli “anta”.
L’obiettivo che da sempre anima Image Mag è proprorre racconti emozionanti della vita e dei successi dei grandi maestri delle immagini, affiancati alle esperienze di brillanti fotoamatori che vivono per la fotografia e di abilissimi prosumer che, vista la qualità del loro lavoro, puntano a fare il grande salto e trasformare la passione in professione. Per questo esortiamo i nostri affezionati lettori a inviarci i loro portfolio e quelli di amici che ritengono meritevoli di avere una preziosa possibilità per farsi conoscere da un pubblico più grande. Buona fotografia a tutti!
Mauro Fabbri
(
“Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare”. Daniel Pennac
)
IMAG ING
VIDEO FINE STORI E DI FOTO GRAF ART I E DI FOTO GRAF IA
Settimio
È l’enfante terribl Settimio Bened e della fotografia di moda, il gianbu usi spiega come rrasca diventare un grande fotogra dell’obiettivo. fo senza esserl o...
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FOTO DOTTI Viale G. Storchi 281 - MODENA (MO) www.fotodotti.it
ALLA ROTONDA Via S. Bernardino 2 - ARCO (TN) www.allarotonda.com
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LIBRERIA FOGOLA Piazza C. Felice 15 - TORINO (TO) www.fogola.it
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Image Mag è la tua rivista di fotografia! Inviaci le tue immagini, le selezioneremo per la pubblicazione. Per sottoporre i portfolio alla valutazione del comitato editoriale è possibile consegnare al tuo negozio Photop di fiducia una selezione di minimo 10 immagini digitali in formato 30x40 cm a 300 dpi, oppure inviarle tramite posta elettronica (WeTransfer o Giga Mail) all’indirizzo info@imagemag.it
SOMMARIO
HI-END
portfoliO 26. Adelio Bajardi milano
32. Ivano Bolondi intimità dell’immaginario
coverstory 62. semplicità hi-tech Potente, maneggevole e di facile utilizzo, la nuova e versatile entry level di Nikon coniuga elevata qualità fotografica e video, per regalare soddisfazioni a tutti.
44. Filippo Maria Nicoletti fango e loto
50. Antonio Cremonesi sfida sull’acqua
56. Gianni Coppari CHocolate
Sony RX10
Il corpo... e la mente!
63. topbridge con stile
4. l’enfant terrible della fotografia di moda
Settimio Benedusi, Gianburrasca dell’obiettivo, racconta com’è possibile diventare un grande fotografo pur senza esserlo. Da studente universitario svogliato ad autodidatta della fotografia il passo è breve... quando c’è la passione.
lifestyle
Offre infinite opportunità creative grazie al luminoso zoom Carl Zeiss Vario-Sonnar 24-200 mm F/2.8 full range e al potente sensore Exmor R da 20 Megapixel.
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64. sistemi di illuminazione
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Nima Benati ha solo 21 anni
Aspettando l’icona che verrà
20. stefano corso È un insolito street photographer Nella sua fotografia, influenzata visivamente da maestri come Elliott Erwitt e Robert Doisneau, compare il pesaggio urbano ma anche la sensibiltà dell’attesa. “Cerco di aumentare la complessità delle mie immagini inserendo dei disturbi organici”.
conservando tutti gli automatismi e addirittura migliorandone le prestazioni. Tu lo sai: la qualità delle foto dipende soprattutto dalla qualità Gruppi ottici di qualità superlativa. Grande luminosità. Trattamenti
Home Studio
Giovanissima e bella come una modella, Nima è già una fotografa affermata. Nasce sui social ma approda alla moda con una fotografia dalle pose esagerate, coerenti con i colori, i vestiti e il set. “C’è estasi nelle mie immagini, ecco tutto; fin dall’espressione delle modelle”.
Le ottiche Tokina lavorano perfettamente sulla tua reflex Canon o Nikon,
dell’obiettivo.
O IL PRIM M O ZO E FISH-EY
14. l’astro nascente della fotografia di moda
paginadue
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Inimmaginabile
Nikon D3300
Settimio
Protector
38. Anja Cop
per passare dall’autofocus al manuale senza intervenire sulla fotocamera . Ma da oggi c’è di più! Rinowa raddoppia la Garanzia da 2 a 4 anni. Inoltre, insieme ad ogni obiettivo dotato di ghiera porta filtri riceverai un filtro Hoya Protector Pro 1 Digital. Lunga vita (senza graffi o impronte) al tuo obiettivo Tokina, grazie a Rinowa e alla qualità superiore dei filtri Hoya.
O NUOV
1. editoriale 12. café fotografico
Notizie, anticipazioni e libri da non perdere.
66. photop guru
Insegniamo ad amare la fotografia.
68. IMAGEFORUM
I dodici e Martina.
70. Eventi & mostre
Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari. I principali appuntamenti per i prossimi due mesi.
Micro Quattro Terzi AT-X 10-17 mm Apertura massima: f/3,5-4,5 Copertura immagine: DX (sensore formato APS-C) Schema ottico: Fish-Eye 10 lenti in 8 gruppi Distanza minima di messa a fuoco: 14cm Angolo di campo: 180° - 100° Messa a fuoco: Interna (IF) Peso: 350 g Nikon AF-D Canon EOS
AT-X 11-16 mm II Apertura massima: f/2,8 (fissa) Copertura immagine: DX (sensore formato APS-C) Schema ottico: 13 lenti in 11 gruppi Distanza minima di messa a fuoco: 30cm Angolo di campo: 104° - 82° Messa a fuoco: Interna (IF) Peso: 560 g Nikon AF-D Canon EOS
AT-X 12-28 mm Apertura massima: f/4.0 (fissa) Copertura immagine: DX (sensore formato APS-C) Schema ottico: 14 lenti in 12 gruppi Distanza minima di messa a fuoco: 25cm Angolo di campo: 99° - 54° Messa a fuoco: Interna (IF) Peso: 530 g Nikon AF-D Canon EOS
AT-X 16-28 mm Apertura massima: f/2,8 (fissa) Copertura immagine: FX (Full Frame 24x36mm) Schema ottico: 15 lenti in 13 gruppi Distanza minima di messa a fuoco: 28cm Angolo di campo: 107,11° - 76,87° Messa a fuoco: Interna (IF) Peso: 950 g Nikon AF-D Canon EOS
AT-X 17-35 mm Apertura massima: f/4,0 (fissa) Copertura immagine: FX (Full Frame 24x36mm) Schema ottico: 13 lenti in 12 gruppi Distanza minima di messa a fuoco: 28cm Angolo di campo: 103,93° - 64,74° Messa a fuoco: Interna (IF) Peso: 600 g Nikon AF-D Canon EOS
AT-X 100 mm MACRO Apertura massima: f/2,8 (fissa) Copertura immagine: FX (Full Frame 24x36mm) Schema ottico: 9 lenti in 8 gruppi Distanza minima di messa a fuoco: 30cm Angolo di campo: 24° 30' Peso: 540 g Nikon AF-D Canon EOS
Reflex 300 mm Macro Apertura massima: f/6,3 (fissa) Copertura immagine: (formato micro quattro-terzi) Schema Ottico: catadiottrico 7 lenti in 3 gruppi Distanza minima di messa a fuoco: 80cm Messa a fuoco manuale Angolo di campo: 4,8° Peso: 298 g
72. il Moralizzatore Mascherato
Inizio d’anno con il botto... fotografico!
La scelta intelligente e sicura per la tua reflex digitale.
SETTIMIO È l’enfant terrible della fotografia di moda, il gianburrasca dell’obiettivo. Settimio benedusi si racconta e ci racconta come diventare un grande fotografo senza esserlo...
© foto di Settimio Benedusi
pagina quattro
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cover story I grandi protagonisti del palcoscenico fotografico
F
requentiamo lo studio di Settimio Benedusi da molti anni. La prima volta ci meravigliammo dei due orologi a parete che indicavano la medesima ora: uno sotto recava la scritta Milano, l’altro Imperia. “Sono nato a Porto Maurizio”, disse Settimio, “I due orologi servono per rammentarlo”. Erano i tempi di Sports Illustrated e lui li ricorda ancora con piacere. “Quella di Sports Illustrated ha rappresentato una bella avventura. Si viaggiava fino all’altra parte del mondo, per dieci giorni, in località da sogno, con quarantacinque persone di staff. Si viveva il massimo della professionalità, quindi è stato un orgoglio arrivarci”. “Normalmente” - continua Settimio - “noi della moda, siamo costretti a viaggiare in posti obbligati, quali: Città del Capo, Miami, Los Angeles o Brasile, dove troviamo tutto: modelle, staff, truccatori, alloggi, logistica. Sport Illustrated si muove con tutto, ovunque. Ne è passato di tempo da quel primo incontro, ma ci rendiamo conto sempre più come lui rappresenti, in tutto e per tutto, il fotografo d’oggi. Criticato da molti, osannato da altri, Settimio si pone sempre al centro della scena: da buon “egologico” quale lui si definisce. Non si tratta comunque di un semplice mettersi in mostra, bensì di incarnare a fondo la comunicazione, perché è lì che vive il mestiere ai tempi odierni. Del resto, è lui a dirlo, fotografare oggi è facile per chiunque eccetto che per i fotografi. Il risultato dal punto di vista tecnico è dunque a portata di mano. Ma ci vuole ben altro, e lui lo afferma con forza: si tratta di quel contenuto che parte dalle idee e dalle ispirazioni, perfino da se stessi, perché anche la bellezza deve avere un senso, coerente con quanto si vuole dire. L’ambito del discorso si sposta altrove, invadendo spazi culturali e di pensiero. È lì che nascono le contaminazioni “endogene” (egologiche?), fatte anche di bizzarrie e imprevisti, persino di errori. Lo scatto deve venir fuori pur che lo si senta, anche di pancia, se necessario. Settimio è tutto questo e molto altro ancora, sempre mosso dalla curiosità, dall’attenzione. Instancabile nel lavoro, non smette mai di informarsi: ascoltando, leggendo, occupandosi con entusiasmo delle nicchie culturali, del cinema, della musica. La spettacolarità dei suoi interventi, da molti criticata, nasce in realtà per una logica precisa: prendere le distanze da quel mondo dove tutto è possibile. L’ovvietà rischierebbe di affossare anche i contenuti e sarebbe un guaio, persino per la fotografia.
la forza di sempre. Se anche oggi guardo i lavori di allora, mi accorgo che hanno molti punti in comune con quelli attuali: tante persone, amiche, ragazzi... moda.
Qual è stato il tuo approccio iniziale alla fotografia? Ho iniziato a fotografare a dodici anni, a Porto Maurizio, con una Rolleiflex biottica di mio padre. L’ossessione e la necessità di raccontare e raccontarmi sono state il mio motore. Dopo la Maturità Classica mi trasferisco a Genova per studiare legge. L’amore per lo scatto mi segue anche lì, con
Arriviamo allo scatto. EOS 1 D- X è la macchina: con quali ottiche? L’EF 50mm f/1.2L USM. Lo utilizzo nel 99% dei miei scatti. Sì, d’accordo, mi piacciono anche altre cose: tipo lo sfuocato del 300 mm f /2,8, ma l’ottica standard la preferisco per il punto di vista, per l’approccio, per il comportamento che induce. C’è poi da considerare cosa si vuole ottenere. La
pagina sei
Poi il grande salto? Anche durante gli studi mi resi conto di come la fotografia fosse la mia vita. La decisione seguente è facilmente immaginabile: ho mollato tutto e sono venuto a Milano per cercare di dedicarmi alla professione che adoravo. Iniziò così la tua avventura? Sì, anche se oggi tutto mi sembra più fattibile. Gli inizi sono stati quelli usuali: come assistente per i fotografi più famosi. Il percorso personale, però, è sempre stato contraddistinto da una crescita, per la qualità del lavoro svolto. Nel 1990 decido di mettermi in proprio, aprire il mio studio e mandare avanti tutto con il solo frutto del mio lavoro. Milano come capitale della fotografia? Non proprio. Forse accendo una polemica, ma qui da noi chi cerca un fotografo si rivolge all’estero: basta che guardi gli editoriali dei giornali. Milano (e l’Italia, perché la fotografia è tutta qui) in tal senso sta diventando la periferia. Non voglio farne un problema personale, perché non esiste, a rimetterci sono i giovani e le loro aspirazioni. Col tempo ci troveremo in casa un linguaggio fotografico povero, come la cultura che lo muove. Torniamo ai primi tempi... Il lavoro parte da subito, appena inizio l’attività in proprio, non sono mai stato con le mani in mano. Ovviamente allora c’era tanta pellicola e a tal proposito posso essere un testimone “attivo” del cambiamento di tecnologia. Qualche rimpianto per la pellicola? Nessun rimpianto: questa è già una risposta. Si lavorava meno, ma cosa ti rimaneva? Uno “scatolotto” di diapositive? Ai giorni nostri hai molto di più. Sotto questo punto di vista oggi sento la macchina più mia, maggiormente vera. Come vedi non te ne ho fatto un tema di qualità, come spesso si tende a fare ma di risultato e comportamento. C’è poi da considerare gli strumenti che girano attorno al lavoro. Se parliamo di scatti a destino tipografico il digitale è quasi d’obbligo. Volendo fare altre cose, beh è come scegliere il cavallo per andare da Milano a Roma: affascinante finché si vuole, ma...
© foto di Settimio Benedusi
© foto di Settimio Benedusi
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cover story I grandi protagonisti del palcoscenico fotografico
mia foto è reale, vera. I modelli debbono essere tangibili, toccabili. Tra me e modella c’è un rapporto sincero: siamo simili, vicini e questo dobbiamo trasferire a chi guarderà. Non mi piacciono i fotografi distanti che “catturano” delle dee. Riesci a trasferire questi concetti? Naturalmente. Parlo molto: occorre farlo. L’errore più banale in cui si può incappare è quello di prendere foto sperando che il soggetto “faccia qualcosa”! Verità nella fotografia, quindi... Esattamente, concetto che poi si può applicare al fotoritocco. Tutti coloro che oggi fanno fotografia, possiedono Photoshop o un programma di fotoritocco. Fin qui nulla di male, anzi, a patto, però, che non lo si usi in maniera approssimativa. Con un uso intrusivo e superficiale tutto risulta bello, ma finto: quasi “di gomma”, come in un fumetto.
Meglio pochi interventi quindi? Non è questo, anzi! In tre minuti possiamo far diventare belli tutti. Io dedico anche tre ore a uno scatto, ma l’intervento è impercettibile. Partiamo poi dal fatto che mi porto dietro, culturalmente, il senso dello scatto. Quando apro i miei Raw siamo già molto vicini al risultato finale. Tre ore per una foto? Tornando alla mia figura di arbitro tra analogico e digitale, forse anche qui deve essere ricercato il cambiamento. Una volta consegnavi i rullini e basta. Oggi devi avere competenza di profili, conversione colore, calibrazione e via dicendo. Senza contare le attrezzature tecniche necessarie. Il monitor, i computer, la stampante e via dicendo. Sotto questo profilo, torna importante l’affidabilità delle fotocamere. Una volta avevi bisogno di un oggetto che impressionasse rullini. Certo, volevi anche buone ottiche, accuratezza nell’esposizione e via
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STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
Settimio
È l’enfante terrible della fotografia di moda, il gianburrasca dell’obiettivo. Settimio Benedusi spiega come diventare un grande fotografo senza esserlo...
LA NOSTRA COPERTINA © foto di Settimio Benedusi
“Nasco in provincia di Imperia. Passo la gioventù in maniera irresponsabile e vuota, approfittando in tutte le maniere del boom economico degli Anni ‘60. Mi trascino per le varie scuole. Leggiucchio un po’ qui e un po’ lì. Mi viene regalata una macchina fotografica tramite la quale penso di rendere le mie giornate adolescenziali meno noiose. Intorno ai vent’anni, trascinandomi ancora più svogliatamente negli studi di legge, mi sposto a Milano, cercando di far diventare la fotografia la mia professione. Sono i mitici Anni ‘80 e sarebbe facile anche per un’idiota fare qualcosa: ci riesco infatti anch’io. Faccio prima l’assistente, poi, dal 1990, il fotografo per mio conto. Un’innumerevole serie di botte di culo fanno in maniera che mi trovi nel posto giusto al momento giusto. Riesco addirittura a prendere la tessera da giornalista. Giro il mondo, convinto presuntuosamente di fare qualcosa di pericoloso e innovativo mentre invece vengo portato in giro come un fighetto milanese. Per un’ennesima botta di culo comincio nel 2003 un blog sul mio sito, dove, usando parole come sincerità/verità/compartecipazione. Riesco così bene a distribuire del fumo che mi chiamano a insegnare in posti prestigiosi. Continuo a fare fotografie scopiazzando di qui e di là, e confondendo la mia indolenza e pigrizia con velocità ed efficenza. Prima o poi il mio culo passerà e le mie fotografie faranno la fine che si meritavano fin dall’inizio: l’oblio!”.
Settimio
“Nasco di fronte al mare, sotto il segno dei gemelli. La curiosità è uno dei miei primi ricordi, che soddisfo andando al cineforum con dibattito, leggendo Steinbeck, Andrea Pazienza, Calvino e ascoltando la musica di De Andrè come un pazzo. Faccio il liceo classico, avendo come compagno di banco un genio folle, Claudio, che ora fa l’insegnate di matematica all’università. Grazie a mio papà, verso i dodici anni - lo ricordo come se fosse ora - vengo stregato dalla fotografia. Pur frequentando l’università di giurisprudenza verso i vent’anni mollo tutto e, non conoscendo niente e nessuno, mi trasferisco a Milano, allo sbaraglio. Gli inizi sono difficili, ma con costanza e tenacia riesco prima a fare l’assistente e poi, finalmente, il fotografo professionista. Riesco fin da subito a pubblicare per riviste di tutte le maggiori case editrici. Riesco a iscrivermi all’ordine dei giornalisti. Grazie alla passione per la scrittura da oltre dieci anni ho un seguitissimo blog, sul mio sito personale, e un’altro sul sito del Corriere della Sera. Partecipo per sette anni consecutivi - unico italiano - alla realizzazione della celeberrima rivista di costumi da bagno Sports Illustrated. Faccio ritratti a tutto il gotha italiano. Grazie a questa positiva frenesia estendo la mia attività ben oltre la semplice professione, insegnando allo IED, facendo mostre, tenendo conferenze. Grazie alle mie fotografie ho avuto il privilegio di viaggiare in tutto il mondo, vivendolo in una maniera che sarebbe stata impossibile lo avessi fatto come semplice turista. Sono felice per tutto ciò che ho fatto fino ad ora, e spero che le mie fotografie rimangano per sempre come testimonianza della mia maniera di vedere il mondo e le persone. Infine: non butto mai la carta per terra”.
Benedusi
paginaotto
dicendo. Oggi la fotocamera s’inserisce in un flusso di lavoro che si apre e chiude di fronte alla stessa persona: una scarsa affidabilità rischierebbe di compromettere tutto il processo. Insomma Digitale è bello... Digitale è bello, ma digitale è tutto. Pensa, oggi chiunque in casa propria può prodursi un piccolo libro da solo e senza grandi costi. Ma disporre di attrezzature di livello risulta ancora costoso. Tutto questo vuol dire un livello medio che avanza, ma anche una certa selettività in alto. È intererssante il tuo concetto di verità nella fotografia. È una questione di approccio, di comportamento. Con il tempo non penso di aver imparato a ritrarre meglio le persone. Di certo, però, credo che il mio percorso mi abbia permesso di tirare fuori dalle persone una maggiore sincerità. Hai fatto corsi? Studi particolari? No, sono completamente autodidatta. Diciamo che la passione applicata quotidianamente è diventata disciplina e quindi metodo di apprendimento. E poi le nottate in camera oscura! La fotografia nasceva lì! Al di là delle tecnologie, bisogna ricordarsi di scrivere con la luce, di raccontare e parlare con essa, di valutarla. Troppo spesso oggi si fanno cose “rapite”, nella speranza o anche con la convinzione di metterle a posto dopo. Occorre conservare il “senso dello scatto”. Veniamo allea modelle. Mito per molti... Inutile e dire che la modella è molto importante. Due sono i valori da condividere con lei: verità come dicevamo anche prima - ed emozione. Il rapporto professionale deve essere molto stretto.
L’ALTRO SETTIMIO C’è un altro Settimio oltre a quello che conosciamo. Quello che ha messo a disposizione le proprie capacità per documentare due viaggi umanitari: uno in Uganda, con Filippa Lagerback; l’altro a Haiti, con Martina Colombari. Le due donne si stavano recando in quegli angoli di mondo per offrire la propria tenacia a favore di chi soffre: Filippa al fianco di CBM (l’Associazione dedita a sconfiggere le forme evitabili di cecità e di disabilità fisica e mentale nei Paesi più poveri del mondo). Martina quale testimonial e parte attiva di Fondazione Rava (si occupa dei bambini che versano in condizioni di disagio). Quando si affrontano argomenti di questo tipo la delicatezza non è mai abbastanza. Il rischio è quello di cadere nella retorica o, peggio, nella cronaca pura e semplice. Sta di fatto che è bello sapere come due celebrità e un fotografo vivano una vita parallela oltre le luci e i clamori. “È stata un’esperienza che mi ha arricchito”, racconta Settimio. “D’improvviso mi sono trovato catapultato nel reportage più duro, quello che è difficile da raccontare per quello che vedi. Ho scelto di usare il linguaggio di sempre, quello che mi ha accompagnato sino a oggi”. “In mezzo a mille difficoltà, è stato bello essere testimone di un’operazione chirurgica che permetterà a un bambino di tornare a vedere”.
L’effetto portavoce ha funzionato: conosciamo bene le capacità mediatiche del nostro fotografo, ma vogliamo sapere di più su i due viaggi. “Non è facile descrivere cosa si prova là”, dice Settimio. “Ci si sente quasi in imbarazzo di fronte a una normalità diversa. Emerge una dignità infinita che fa eco alla caparbietà di Filippa e Martina”. “Cosa ci si porta a casa dopo un viaggio umanitario? È strano si torna più ricchi.
© foto di Settimio Benedusi
Dopo un servizio di moda alle Maldive, il tuo bagaglio è fatto di stanchezza, impegno, lavoro, scadenze; in un certo senso, è come aver scattato dietro casa. A Haiti e in Uganda ho percepito l’altro mondo, l’orgoglio di esserci, la necessità di farlo, l’importanza. È vero, la retorica è dietro l’angolo come pure quell’abbastanza che non si raggiunge mai. Meglio esserci stati, comunque, anche solo con la fotografia”.
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cover story I grandi protagonisti del palcoscenico fotografico
Occorre spiegare cosa si vuole ottenere, anche durante lo scatto. Quando insegnavo all’Istituto Europeo di Design, dicevo agli studenti che la modella deve conoscere il film che andrà a interpretare e in quale ruolo. L’intelligenza è la qualità “principe” di chi posa. Non a caso chiudevo sempre le mie lezioni con: “Preferisco una brava modella a una bella”. Poi c‘è la scelta: alcune sono adatte a un lavoro e non a un altro. Un servizio di moda può puntare sull’eleganza, mentre un altro deve rivolgersi alla gioventù, o all’aggressività, e via dicendo. Sono tutti film diversi che esigono interpreti specifici. L’elemento femminile è tuttora al centro della fotografia? Sì, è vero. Troppo spesso però si attribuisce a esso la riuscita o meno di un’immagine. Mi dicono spesso: “Tu hai a disposizione donne da sogno in località fantastiche, ottenere bei risultati è fin troppo facile”. Nulla di più sbagliato. È vero semmai è il contrario. La bellezza rappresenta uno strumento
© foto di Settimio Benedusi
per l’idea e utilizzarla non è così agevole. Una top model di fronte a un’inconsapevole non è detto che ne esca bene. A monte occorre un progetto, la storia che noi fotografi diciamo spesso di voler raccontare, è quest’ultima a esaltare l’estetica prendendone l’aspetto che conta. Ci sono immagini tecnicamente sbagliate che però funzionano a meraviglia: hanno dentro la forza del pensiero. Cosa chiedi per il tuo futuro? Nulla di più di quanto mi stia già accadendo. La risposta quindi è: che vada avanti così il più a lungo possibile. Ho potuto dire di “no” a lavori che non mi piacevano, questo è importante. Poi sono arrivato a Sports Illustrated dove ho avuto la massima libertà d’azione, nelle scelte e negli scatti. In realtà le cose non vanno avanti all’infinito, com’è giusto che sia. Adesso sono soddisfatto.
paginaundici
café
La fotocamera orologio
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La più piccola fotocamera orologio è stata realizzata da Houghton in Inghilterra tra il 1906 e il 1914 disegnata da Magnus Neill. Venduta in 10mila unità. Usava un rullo di pellicola da 17,5 millimetri e produceva 25 immagini 16x22 mm.
fotografico
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LA CATENA ITALIANA DI FOTOGRAFIA & IMAGING
50 ANNI DI CALENDARIO PIRELLI “The cal” 2014 è un emozionante omaggio al grande maestro Helmut Newton scomparso dieci anni fa
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Storie di fotografi e di fotografia
Il calendario Pirelli? Certamente non semplicemente“un sistema adottato dall’uomo per suddividere il tempo”. I fortunati che riceveranno l’edizione 2014 (non è in vendita) certo non ci appunteranno sopra le scadenze. “The Cal” (così gli inglesi chiamano il Pirelli) rappresenta un privilegio, che si porta dietro estetica, erotismo, firma blasonata. E proprio da qui vogliamo partire: tra gli autori che hanno dato vita alle varie edizioni (Richard Avedon, Annie Leibovitz, Herb Ritts, Bert Stern, solo per citarne alcuni) vi era un grande assente: Helmut Newton. La mancanza viene risolta proprio nel cinquantenario, riesumando dagli archivi gli scatti che il fotografo tedesco aveva dedicato al calendario: nel 1986, in Toscana, e nel 1985, a Montecarlo. Pare che fu proprio l’alta dirigenza della società a censurare il lavoro di Newton definendolo adatto a “un calendario di puttane”. Gli scatti vivono dell’ambiguità firmata Newton: quella buona, di classe, dove la donna ricca ha un compagno (complice?) che se la può permettere, mentre quella povera vive da sola, accessibile a chi voglia approfittarne. Il Pirelli 2014 è anche un omaggio a Helmut Newton, scomparso dieci anni fa, il 23 gennaio nel 2004 a Hollywood, in un incidente stradale.
175 anni. Auguri. È stata annunciata il 7 gennaio 1839 e presentata a metà agosto dello stesso anno. Si trattava di un dagherrotipo, ma poco conta; la “disciplina dello scatto” ci ha abituato a cambiamenti tecnologici ricorrenti, dai quali ripartiva con slancio, verso linguaggi rinnovati. Da subito, in quel 1839, nacque anche la “consumerizzazione” della fotografia. In breve era possibile trovare in commercio la fotocamera. L’invenzione della fotografia aveva messo in moto la produzione (o l’industria, come avremo detto dopo). A proposito: Giroux era cognato di Daguerre.
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Omega Fotocronache) è lì, al posto giusto nel momento giusto. Circa l’episodio, disse: “Sentivo che stava per accadere qualcosa”. Nacque così una delle fotografie più leggendarie nella storia dello sport.
IMAGE MAG
Berengo. Caffè Florian È un incontro che avremmo
voluto da tempo, quello che si è realizzato in questo libro: da un lato uno dei caffè più antichi d’Italia, dall’altro il narratore per immagini più eloquente di sempre, Gianni Berengo Gardin. La fama del Florian prende corpo dalla notte dei tempi (Floriano era in nome del fondatore) per i personaggi, che in tempi diversi, si sono seduti lì: Giacomo Casanova, e le sue dame, un Carlo Goldoni giovane e poi, Giuseppe Parini, Silvio Pellico, Lord Byron, Ugo Foscolo, Charles Dickens, Goethe, Rousseau, Gabriele d’Annunzio. Gianni Berengo Gardin, per raccontarcelo, altro non ha fatto se non sedersi a sua volta, con la discrezione di sempre. Il suo reportage, lo sappiamo, rende riconoscibile il soggetto e lo avvicina a chi guarda. Quello che esce dall’ultima fatica di Gardin è un frammento di poesia.
Image Mag è l’espressione del desiderio di parlare ad appassionati di fotografia usando la lingua degli appassionati di fotografia. Una rivista che presenta immagini stupefacenti realizzate da maestri della fotografia e da celebri professionisti e lavori di eccezionali appassionati che compongono gli epici portfolio, cuore e anima di questo straordinario magazine. Dopo averla sfogliata, oggi stesso vorrai abbonarti oppure acquistare una copia.
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I “300” di Mirco Lazzari Siamo ormai giunti all’ottava GINO BARTALI NASCEVA 100 ANNI FA Gino Bartali nasce a Ponte a Ema (Firenze) il 18 luglio 1914. Campione del ciclismo vero di una volta, Gino Bartali non può essere immaginato se non di fianco a Fausto Coppi. Insieme hanno spaccato l’Italia in due, scrivendo, con le loro battaglie, alcune delle più famose pagine della storia dello sport. Coppi e Bartali: due rivali; sul loro rapporto c’è una famosa fotografia, quella del discusso passaggio della borraccia al Tour de France del 1952. Il fotografo Carlo Martini (di
edizione, per altrettanti mondiali di MotoGP. Mirco Lazzari ormai ha viziato gli appassionati di fotografia e di corse, proponendosi con una pubblicazione relativa alla stagione appena conclusa, intitolata “300”. In realtà, i volumi precedenti riportavano “Una vita a 300”, ma poco cambia perché la struttura è rimasta pressoché la stessa: il riassunto di un anno, con tante curiosità attorno. Il che vuol dire ciò che si vede, ma pure quanto si può solo immaginare.
The mammoth camera
La più grande fotocamera del mondo è stato prodotta dalla JA Anderson Company nel 1900 per scattare una fotografia di un treno con tutte le sue carrozze. Il fotografo, George R. Lawrence voleva fotografare il convoglio in sezioni e montarle insieme durante il processo di stampa ma il direttore della compagnia ferroviaria voleva solo una fotografia che ha finito per essere almeno due metri e mezzo di lunghezza.
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rumors, tendenze e personaggi al centro del mirino
A SOLI VENTUNO ANNI È l’astro nascente della fotografia di moda: giovanissima, bella come una modella e con un passato da blogger. Incontriamo Nima Benati a Bologna dopo averla inseguita a lungo. È bella, ma non sta lì la cosa importante perché è già fotografa, e affermata, a soli ventun’anni. In un ambiente gerontocratico quale quello della fotografia (si è giovani sui quaranta!) la nostra professionista appare quasi come un’eccezione; anche se l’originalità non sta nel fatto in sé, bensì nell’approccio allo strumento, nella chiave d’ingresso. Nima, diciamolo, nasce nei social ma lei li ha affrontati preparandosi, e non cavalcandoli con leggerezza. Questa è la vera novità: in fotografia e non solo. Su Facebook bisogna esserci, ma anche lì diventano importanti linguaggi e comportamenti, gli stessi che, se validi, vengono riconosciuti con forza e decisione. Il merito di Nima è nell’aver interpretato la modernità dei linguaggi? Forse, ma c’è di più. Lei non usa lo strumento, lo fa proprio; qualsiasi cosa stia utilizzando nei social e nella fotocamera. Ecco il punto nodale che abbiamo riconosciuto incontrando un prodigio: si può diventare grandi usando la più antica delle metodiche. Ovvero fare proprio ciò che si usa e non solo tecnicamente (è l’aspetto meno importante) bensì emotivamente.
© foto di Nima Benati
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rumors, tendenze e personaggi al centro del mirino
Nima Benati
Nata nel 1992 a Bologna, Nima è un talentuoso astro nascente della fotografia di moda, settore del quale si occupa dal 2010. Le sue immagini sono state definite “un viaggio onirico attraverso i colori”. ”Mi sono innamorata della fotografia durante una gita della 4° elementare al mare. Quando mio padre sviluppò il rullino mi promise che un giorno avrei avuto una macchina tutta mia, se avessi continuato a essere così brava. Alla fine quel giorno è arrivato, era una Nikon. Voglio meritarmela la mia macchina. Voglio migliorare, giorno dopo giorno, scatto dopo scatto”. © foto di Nima Benati
la passione conta più di tutto il resto. Continuo a non sapere nulla di fotografia eppure impegno venti ore delle mie giornate tra scatto, ritocco e informazione. Vivo di fotografia. Quando hai iniziato a fotografare? Ufficialmente, ho iniziato in terza superiore, per vanità mia e dell’amica del cuore. Era comparso il primo social dove si potevano postare le immagini, così ci fotografavamo a vicenda per popolare i nostri profili. Io però mi divertivo maggiormente a scattare, spinta da un interesse per la scenografia e lo styling. Col tempo in molte desideravano posare per me.
La passione per la fotografia è importante? Credo conti più la passione di tutto il resto. Continuo a non sapere nulla di fotografia eppure impegno venti ore delle mie giornate tra scatto, ritocco e informazione. Vivo di fotografia. Anche quando sono in giro per acquisti, la mente è sempre rivolta alla fotografia che scatterò il giorno dopo o la settimana prossima.
Un bell’inizio, insolito... Sicuramente. Se poi teniamo conto che scattavo con una compatta, usando la luce di una finestra. Nel 2008 con Facebook ho deciso di investire, trasformando un “caso di vanità” in un modello di business, se pur modesto. Ecco quindi il primo listino: 80 euro a immagine e un piccolo investimento 200 euro di luci continue. Ero agli inizi e tutte le immagini mi venivano giallastre per via della temperatura colore. Passavo le serate a correggere le dominanti fino al giorno nel quale ho scoperto il bilanciamento del bianco sul campo. Studiavo e al pomeriggio producevo book fotografici.
Hai avuto degli elementi ispiratori? Direi che è inevitabile: i fotografi importanti finiscono sempre per influenzarne altri. Maurizio Montani ha stimolato la mia fantasia, ma anche Steven Klein. In questo momento seguo molto Giampaolo Sgura, anche se i nostri stili sono diversi. Lui mette l’anima nelle sue immagini a tal punto che ti fanno sognare. Tornando ai grandi, posso dirti che in tanti mi accomunano a LeChapelle.
Tu ti occupi anche del trucco? All’inizio no, ma la passione mi ha portato a occuparmi di tutto. La moda ha sempre rappresentato un interesse forte e spesso mi sono trovata a comperare vestiti che altre non indossavano. Poi le mie modelle non sapevano prepararsi, truccarsie acconciarsi. Ecco che ho iniziato a farlo io. Come d’incanto, tutte diventavano top model. Oggi, per i lavori importanti mi avvalgo di professionisti che però io seguo a fondo. Quella per la fotografia è stata passione? Certo! È iniziata quando avevo sette anni per via di una campagna di Gucci. Già da allora consultavo le riviste solo per vedere la pubblicità. Ho sempre amato le grandi firme: Gucci, Versace, Cavalli.
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Qual è la qualità più importante per una fotografa come te? La qualità sta nell’idea d’insieme, nella composizione dove la fotografa si occupa anche del lavoro della modella. È necessario imporre la foto che sarà. La moda è donna, almeno nella maggioranza dei casi. Che tipo esce dalle tue immagini? Sexy e sensuale, ma forte al tempo stesso. Sei giovanissima, eppure la tua carriera ha già momenti di gloria! Avevo tutti contro, eppure durante la maturità acquistavo il primo studio. Oggi ne possiedo un altro, più grande. I miei sono stati di grande aiuto, soprattutto per quel che concerne la motivazione; ma economicamente ho fronteggiato da sola le mie responsabilità. Vado fiera di ciò, perché il sacrificio mi ha aiutato a crescere. Nonostante la giovane età, come tu dici, io ho affrontato la fotografia in un modo nuovo: accettando un’evoluzione lenta, ma dai risultati più solidi.
Come hai curato la tua formazione? Facendo e basta. D’indole sono un po’ pigra, ma sono sicura che, volendo, sarei riuscita a trovare corsi e momenti formativi adatti a me. Mi sono sempre detta però che avrei dovuto disimparare per poter seguire i contenuti dei docenti e così eccomi qua: con tanta voglia e nessun corso nella mia dote. © foto di Nima Benati
Bianco e nero o colore? Colore, decisamente. Con ciò, non nego una certa simpatia per il bianco e nero che pratico però scattandolo direttamente in macchina. Ricavarlo dopo, in post produzione, mi sembra quasi un salvagente. Posso dirti che la foto monocromatica permette di concentrarti maggiormente sul soggetto. Una modella, ritratta nel “colore”, diventa parte di qualcos’altro e spesso fai fatica a porre le tue attenzioni su di lei.
Fotograficamente come ti definiresti? Fotografa di moda. Forse non potrei fare altro: paesaggio e still life non fanno parte di me. A me piacciono le pose esagerate coerenti con i colori, i vestiti, il set. C’è estasi nelle mie immagini, ecco tutto; sin dall’espressione delle modelle.
Stai vivendo un sogno? Sì, inutile negarlo. La gente mi ferma per ritrami assieme a loro. Come dire: ti senti importante. Il bello è che tutto deriva da ciò che faccio e non per l’immagine che evoco. Le donne famose generalmente vengono dalla televisione, dal mondo dello spettacolo. Io piaccio perché creo che poi deriva da quanto ho dentro. Nessuno può privarmi di questo. È tutto oro quello che luccica? C’è un rovescio della medaglia e risiede nelle aspettative altrui. La mia fotografia è pronta all’uso ma viene dimenticata in fretta, soprattutto nei social. Non è come ai tempi di Newton, quando le belle immagini diventavano icone. In pratica, sei sempre in ansia. Questo perché ogni giorno
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lifestyle
rumors, tendenze e personaggi al centro del mirino devi trovare un’ispirazione nuova. Arrivi anche a non capire: “Fai le cose per te o per piacere agli altri?”.
Curi personalmente la postproduzione delle foto? Ovviamente... come potrei demandarla?
Tu oggi usi una Canon EOS 5D Mark II. Ottica preferita? Il 24-105 mm. Con quest’obiettivo ho scattato tutti i miei servizi. Ho acquistato anche un 50 mm ma devo ancora imparare ad usarlo... Del resto non ho bisogno di molto perché sento la necessità di avvicinarmi al soggetto. A me piacciono i dettagli.
Quanto intervieni sull’immagine? Ottengo ciò che desidero. Non lo faccio barando però e non sopporto coloro che parlano di menzogna nell’uso di Photoshop. La fase post produttiva è necessaria anche se il massimo è portarla a termine senza farsi riconoscere. Lo strumento in tutta la sua potenzialità è comunque meraviglioso.
C’è tra le tue una foto alla quale sei particolarmente affezionata? Direi l’ultima che ho scattato. In ogni caso, tra le mie non c’è un’immagine preferita: forse ne esistono alcune che apprezzo più di altre, tutto qui. Hai un progetto in testa che vorresti portare a termine? Potrei rispondere: “La copertina di Vogue”. Debbo migliorare, ecco tutto: la composizione, l’inquadratura, la post produzione. Ho fiducia: ci sarà tempo! Anche per la copertina di Vogue? Nonostante io non ami le copertine, direi che Vogue è la testata più importante.
Cosa vorresti scattare domani? Non lo so. Di certo posso dire che è la tensione ad accompagnarmi nel persorso verso il domani. Non ho un vero eproprio soggetto preferito. Tra l’altro molte mie immagini sono nate da situazioni e soggetti che potevano sembrare modesti. Direi che risulta sostanziale sapere da subito a chi è indirizzata una fotografia, per quale scopo viene realizzata e dove sarà pubblicata. Puoi fare un augurio a te stessa: cosa ti dici? Vorrei non perdere la passione e nemmeno esaurirmi. Dentro di me, oggi, c’è curiosità, voglia, ispirazione, desiderio e spero non vengano mai meno. Fotografare è ciò che desidero fare per tutta la vita.
© foto di Nima Benati
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ASPETTANDO L’ICONA CHE VERRà
influenzato visivamente da maestri come Elliott Erwitt e Robert Doisneau, stefano corso è uno street photographer insolito e poco convenzionale Stefano Corso è venuto a trovarci presso la sede di Milano di Photop. È venuto a trovarci perché ci lega un’antica amicizia. Ovviamente abbiamo parlato di fotografia e del suo approccio nuovo alla “street photo”, sempre su base introspettiva. “Cerco di aumentare la complessità delle mie immagini inserendo, magari, dei disturbi organici”, spiega Stefano. Guardiamo i suoi lavori più recenti e concordiamo su quanto dice: aumenta la “materia” da gestire, ma l’ordine rimane inalterato. Questo perché la visione è chiara. Nel suo stile compare il paesaggio urbano (ci mancherebbe), ma anche la sensibilità dell’attesa. Come un giovane Doisneau, Stefano aspetta, guarda, osserva, collocandosi mentalmente - in un territorio di confine tra il suo mondo e quello altrui ed è qui, tra pubblico e privato, che nascono le sue fotografie. Quella che lui chiama complessità, in realtà è un elemento “umano” fatto per avvicinare, evitando una laccatura eccessiva nella composizione. Curve, linee, simmetrie, presenza umana, tutte queste
cose vanno “sporcate” perché diventino maggiormente accessibili da chi guarda. Ecco allora un lampione in primo piano e la foto che diviene nei campi successivi. Lo sguardo (il nostro) si chiude in un’immagine più piccola, ma che vive delle sensazioni per quello che non c’è. Non c’è il caso nelle opere che vediamo: solo la pazienza (e la forza) nell’attesa della vita che diviene. Le fotografie di Stefano accadono in continuazione, anche quando lui non c’è, e rappresentano, in buona sostanza, la sintesi della nostra memoria: quella prodotta dall’arrotondamento di tanti spigoli che compongono la quotidianità. Ci domandiamo spesso come possa nascere un’icona, quell’immagine cioè che risulti riconoscibile da tutti. Stefano ce lo insegna, rendendoci disponibile con generosità i contenuti che affronta. In bilico tra lui e noi, siamo sempre più vicini al suo pensiero. È per questo che, in futuro, da Stefano non ci aspettiamo immagini più belle o buone ma unicamente icone per tutti: solo da riconoscere.
© foto di Stefano Corso
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rumors, tendenze e personaggi al centro del mirino
Quando hai iniziato a fotografare? A dodici anni, con una Pentax di famiglia. Mi piaceva l’idea di fermare gli attimi, che credo sia la ragione per la quale in molti approcciano la fotografia. All’inizio non gradivo troppo la tecnica, preferendo lo sguardo sul mondo a tempi e diaframmi. Successivamente ho approfondito i dettami canonici, ma con molta calma. Perché con calma? Troppa tecnica inquina i fotografi. Abusandone, ci si ritrova a perdere l’attenzione per ciò che si guarda. Anche i “fondamentali” della fotografia vanno lasciati sedimentare, questo affinché diventino automatici e istintivi, lasciando che la mente si dedichi a cogliere il mondo. Dopo i dodici anni cosa è successo? Ho continuato a fotografare, a tempo perso. Io ero quello che scattava le foto durante le gite, che ritraeva gli amici. Nel 2004 è avvenuta la svolta: a New York ho incontrato Peter Turnley, un fotografo del Time. Tutto è avvenuto per caso, in un bar. Fui attratto da un tipo strano, vestito da Cow Boy. Ci siamo messi a chiacchierare e ho avuto modo di conoscere tutta la sua vita, compreso quella “fotografica”. Dalle sue parole ho capito come fino ad allora avessi vissuto la fotografia troppo di-
Stefano Corso
Nato a Roma nel ’68, vive da sempre nella città, che conosce in tutti i suoi risvolti e che percepisce in modo profondamente personale. Si avvicina alla fotografia da giovane con curiosità e passione. Durante il periodo universitario, viaggia con la sua reflex in Europa, Asia, Africa, America realizzando fotoreportage caratterizzati da grande capacità di sintesi. Particolarmente attratto dal contesto urbano periferico, insolito e poco convenzionale e incline a dedicare attenzione agli atteggiamenti sociali, negli ultimi anni ha diviso il suo tempo fra Roma, Parigi, Berlino e New York osservandone lo scenario metropolitano. www.stefanocorso.com
strattamente. La conferma poi è venuta dalla visione di un suo lavoro su Parigi. Quella che vedevo era una città che gli apparteneva, almeno visivamente. Decisi così di approcciare allo stesso modo la “mia” Roma. Man mano che scattavo, “postavo” tutto in internet e la mia notorietà aumentava. Il gradimento della rete mi ha spinto a diventare professionista: questo nove anni addietro. Fu un incontro importante quindi... Sì, che ha avuto anche una coda. Una volta a casa, faccio delle ricerche su di lui e trovo una foto che lo ritrae abbracciato a Robert Doisneau. Era stato un suo assistente! Mi accorsi anche che aveva pubblicato un libro, “French Kiss”. Me ne ha mandata una copia firmata. Siamo ancora in contatto. Come hai curato la tua formazione? Da autodidatta. Mi sono affiancato ad altri fotografi, tanti professionisti ma anche amatori. Oggi in più insegno fotografia insieme ad altri tre colleghi. Non hai frequentato alcuna scuola ma hai letto libri? Certo. In più oggi internet ti aiuta molto a conoscere quanto sta accadendo nell’ambito fotografico.
© foto di Stefano Corso
Hai avuto dei modelli ispiratori? Il mio modo di vivere la fotografia si avvicina ai grandi classici: Robert Doisneau e Elliott Erwitt in testa. Si ha quasi la sensazione che da una tua immagine possa nascere un romanzo... Io fotografo il mondo con il mio stato d’animo: sia presente che passato. Spesso m’ispiro a un libro, all’arte o al cinema. Salvador Dalì tra gli artisti. Tim Burton e David Lynch tra i registi. Sono alcuni dei miei preferiti.
Spesso mi trovo a reinterpretare le idee di altri e di certo non mi offendo se qualcuno fa lo stesso con le mie
La fotografia è quindi contaminabile da altre forme espressive? Io credo molto nelle contaminazioni, anche fotografiche. Spesso mi trovo a reinterpretare le idee di altri e di certo non mi offendo se qualcuno fa lo stesso con le mie. Del resto, in fotografia si è già detto tutto e ormai non rimane che rivisitare la realtà a seconda le proprie pulsioni, le proprie passioni e la propria esperienza.
© foto di Stefano Corso
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La fotografia rivive quindi in se stessa? Il mio percorso è diverso. Non interpreto l’immagine da un punto di vista estetico, bensì come un viaggio interiore. Ciò che mi aiuta è la composizione, molto di più del tecnicismo.
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rumors, tendenze e personaggi al centro del mirino stiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”. E poi c’erano i Pink Floyd, il muro che cadeva, gli strascichi della guerra fredda. La città ha esercitato su di me un fascino particolare, tant’è vero che ho comprato casa proprio là. Fotograficamente come la trovi? Cambia mese dopo mese: niente è per sempre da quelle parti. Ha anche molta storia: affascinante, cupa, travolgente. Quando sono là, mi trovo a mio agio: posso pensare, capire, orizzontarmi. Sto anche portando avanti un progetto che riguarda quella città nel periodo tra le due grandi guerre. Berlino era una città dissoluta, decadente. Vorrei riportare in vita Anita Berber. Lei è stata una ballerina, attrice e scrittrice tedesca, vissuta nel periodo della Repubblica di Weimar e ritratta da Otto Dix nel celebre dipinto “La ballerina Anita Berber”. L’atmosfera che vorrei ricreare è quella delle immagini di Francesca Woodman. Le due donne hanno molto in comune e poi sono entrambe morte giovanissime. Per portare avanti il tutto mi sono anche attrezzato con una fotocamera anni ’20. Vedremo!
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Bianco e nero o colore? Dipende dalla fotografia, da come sento l’attimo. Prediligo il bianco e nero per quelle immagini che considero più classiche, senza tempo. Non utilizzi solo focali corte, come il tuo genere imporrebbe... Per il reportage cerco di utilizzare le lenti “larghe”. Sono timido, così mi faccio forza e tento di avvicinarmi al soggetto. In alcuni casi utilizzo il 24-105 mm che mi offre maggiore flessibilità nello zoom. In generale, è bello spaziare con le focali. Non è il luogo a essere importante, ma la componente umana, giusto? L’elemento umano è importantissimo. La fotografia che cerco mi rappresenta a fondo, fino nello stato d’animo. È lì che ho bisogno dell’uomo. Hai mai fatto mostre? Un paio di collettive, anche perché non credo molto nelle personali. Ho esposto a Forte San Gallo di Nettuno con delle immagini su Berlino, ispirate al film Metropolis di Fritz Lang. Il lavoro consisteva di verificare le previsioni del regista circa la Berlino futura. Al fianco delle foto c’erano i singoli fotogrammi del film. Berlino è una città che ricorre nella tua vita, come mai? Sono cresciuto quando proiettavano “Chri-
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Hai iniziato con l’analogico? Sì, con una dedizione forte per la camera oscura. Mi piace anche collezionare fotocamere d’epoca. Ma la tecnologia mi ha sempre affascinato. Da qui il piacere per il digitale e per la sperimentazione che ha generato. Qualche rimpianto per la pellicola? Nessuno, perché, qualora dovesse sorgere, prenderei un apparecchio analogico e inizierei a scattare fotografie. Mi piace il digitale, ma sono anche convinto che chi sta iniziando dovrebbe poter ragionare in 24/36 pose. Nel lavoro il digitale risulta più semplice, ma ancora oggi utilizzo una fotocamera del ‘29, una Box Camera, e un’altra del ‘53, una Leica IIIF. Continui a sviluppare da solo? Sì, quando ne ho tempo e voglia. Tanto poi c’è lo scanner che reindirizza tutto nel digitale. Curi personalmente il ritocco? Non sono così famoso da poter delegare la post-produzione a terzi. Del resto, credo sia importante concludere il lavoro da soli, soprattutto quando si vive l’immagine nell’intimo. Il tuo flusso di lavoro come si compone? Innanzitutto utilizzo Adobe Lightroom, dimenticando quasi Photoshop. Mi piace il concetto di camera chiara. Circa gli interventi, posso dire che sono molto leggeri: piccoli crop, saturazione, livelli colore, contrasto.
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Quale ottica preferisci? Uso spesso il 24-105 mm perché mi offre molte possibilità a livello d’inquadrature. Quando posso, amo utilizzare anche un medio grandangolare come il 35 mm f/1,4. Si tratta di un’ottica straordinaria. C’è una tua immagine alla quale sei particolarmente affezionato? Direi “Frammenti d’acqua”, su tutte. La passione per la fotografia è un elemento importante e costante? Si è nata sin da bambino, per via dell’attimo da fermare e ancora oggi è una passione assoluta. Ècome una specie di emozionante “colonna sonora” della mia vita.
Fotograficamente come ti definiresti? Un interprete della street photography. Qual è la qualità più importante che un fotografo del tuo genere? Per quanto attiene a me, occorre dotarsi di pazienza e capacità di osservazione. Bisogna entrare in empatia con quanto ci vive attorno. Quale soggetto vorresti ritrarre domani? Dipende da come mi sento. Ogni giorno è nuovo per il mio genere di fotografia. Se potessi farti un augurio da solo? Vorrei continuare a fare il fotografo con passione e curiosità. Desidero che la fotografia per me non diventi mai un’abitudine.
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portfolio Adelio Bajardi
milano Ad un primo fugace sguardo le fotografie di Adelio Bajardi possono sembrare “soltanto” belle immagini, ma non si può fare a meno di venire immediatamente catturati dalla composizione, dall’intensità della luce, dall’armoniosità dei toni e delle forme. Milano offre tantissimi spunti fotografici ma è tutt’altro che facile da ritrarre. per svelarsi davvero questa città sembra aver bisogno di uno sguardo capace di penetrare le cose, di saperle interpretare al di là della semplice parvenza. l’esperienza di Adelio parla all’osservatore. vediamo e sentiamo nelle immagini il suo amore per Milano, la sua città. Un’attenta organizzazione grafica, la sapiente scelta dell’inquadratura e l’esclusione del superfluo sono alla base del linguaggio fotografico di bajardi. Negozio Photop di riferimento: Photo discount - Milano
Adelio Bajardi, milanese, classe 1932, ha sempre vissuto e lavorato nella città meneghina che lo ha visto, ancora giovanissimo, a caccia dei suoi primi scatti armato di una mitica Voigtländer. Erano gli inizi di una grande passione alimentata da una spiccata capacità di osservazione del quotidiano, tesa a rendere straordinario l’ordinario. © foto di Adelio Bajardi
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Š foto di Adelio Bajardi
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Š foto di Adelio Bajardi
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portfolio Ivano Bolondi
intimità
dell’immaginario
“Poesie scritte con inchiostro di luce, vellutate, avvolgenti. Foto che riempiono gli occhi e anche la bocca di aria tiepida, di atmosfere pastose, dimensioni spesso impalpabili fatte di velature, tremolii, evanescenze in cui spazio e tempo si fondono in una amalgama di infinito e di sempre”. Negozio Photop di riferimento: Andreella Photo - Busto Arsizio
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portfolio
Ivano Bolondi è nato e vive a Montecchio Emilia. Fotografa dagli inizi degli Anni ‘70 e dai primi ‘80 ottiene importanti riconoscimenti in Italia e all’estero. Nel 1992 gli è viene conferita dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche l’onorificenza Artista Fotografo Italiano, nel 2005 sempre dalla FIAF viene premiato come Autore dell’anno e Maestro della Fotografia italiana nel 2007.
© foto di Ivano Bolondi
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Š foto di Ivano Bolondi
Š foto di Ivano Bolondi
portfolio Anja Cop
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Inimmaginabile È
un progetto nato dal desiderio di collezionare immagini sui deserti di tutto il mondo. In Iran l’autrice ha trovato due luoghi particolarmente affascinanti e inusuali. Paesagi mozzaffiato, gente molto curiosa e disponibile che l’hanno emozionata più di quanto avrebbe potuto immaginare. Da qui ha sviluppato l’idea di creare una mostra solo sull’Iran e la pubblicazione del libro fotografico con il medesimo titolo: “Iran Unimaginable”.
Negozio Photop di riferimento: Attualfoto - Mestre Fotografa professionista e grande viaggiatrice, Anja Cop lavora come reporter per numerose testate specialistiche e per il celeberrimo National Geographic. Ama dire che la sua casa è la natura che la circonda e che predilige vivere tra persone positive con le quali condividere le esperienze vissute e catturate dal suo obiettivo nei paesi in cui si è recata. Viaggia con tutta la famiglia, i figli Ajda e Tristan e il marito Silvo, a bordo di un camion allestito per viverci e lavorare e con il quale hanno attraversato il pianeta, dai deserti alle montagne.
© foto di Anja Cop
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portfolio Filippo Maria Nicoletti
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e immagini di queste pagine si sono sviluppate nell’ambito del progetto “Dal fango nasce il fiore di loto” ideato da Letizia Battaglia e Shobha che ha avuto come protagonista la città di Palermo con tutti i suoi contrasti. Filippo Maria Nicoletti ha esplorato il mercato del Ballarò, i vicoli stretti e affollati, dove venditori e merci diventano parte integrante della strada creando, agli occhi di un osservatore attento, scorci affascinanti e con forte carica emotiva. Immagini in bianco e nero che danno forza ai contrasti di luce e ombra che caratterizzano il mercato e la città alla quale appartiene. Negozio Photop di riferimento: Foto Curatolo - Caltanissetta
Filippo Maria Nicoletti appartiene da sempre al mondo della fotografia: è l’erede di una familiare di fotografi con una tradizione ormai centenaria. lauerato in architettura ha unito le conoscenze maturate nei suoi studi all’istinto fotografico. Ha collaborato con numerose pubblicazioni, soprattutto storiche e antropologiche, curandone la parte fotografica.
© foto di Filippo Maria Nicoletti
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Š foto di Filippo Maria Nicoletti
Š foto di Filippo Maria Nicoletti
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Š foto di Filippo Maria Nicoletti
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portfolio Antonio Cremonesi
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“La passione per la fotografia spesso mi porta a percorrere sentieri lungo il fiume Adda”, racconta Antonio Cremonesi. “Mi appassionano, in particolare, il paesaggio, i colori del fiume, certe atmosfere, oltre alle varie specie di animali che vivono lì. Gli svassi che si affrontano con violenza mi hanno colto di sorpresa. In palio c’era il dominio del territorio ed era la prima volta che mi capitava di assistere un episodio del genere. La mia è una ricerca tra estetica, formalismo, documentazione e cultura del territorio. L’immagine finale mi restituisce gli strumenti per comprendere, quelli utili alla conoscenza ma anche quanto serva per raccontare e emozionare, documentando”. Queste immagini sono tratte da un racconto fotografico più ampio, dal titolo: colori e fauna del fiume Adda.
© foto di Antonio Cremonesi
Negozio Photop di riferimento: Foto Attualità Cesni - Treviglio
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Š foto di Antonio Cremonesi
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Š foto di Antonio Cremonesi
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portfolio Gianni Coppari
© foto di Gianni Coppari
CHocolate G
ianni Coppari vive l’attività fotografica raccontando reportage che narrano storie indimenticabili. Sempre attento alle nuove tecnologie e al cambiamento della moda e delle tendenze, l’autore si cimenta in generi diversi, dal fashion al wedding, dal reportage alla street photo. L’autore ritiene fondamentale la
continua formazione, la condivisione di idee e informazioni con coloro che, come lui, amano le arti visive. Di recente si è cimentato anche nelle produzioni video fondando l’associazione Trio Entertainment che si occupa delle cinque arti incentrate sulla comunicazione: fotografia, cinema, musica, teatro, editoria.
Scatto dopo scatto, Gianni Coppari coltiva la sua più grande passione: la fotografia. L’amore per le immagini iniziò a sei anni quando ricevette in regalo la prima macchina fotografica. Curioso e sempre alla ricerca di nuovi stimoli, mira a solleticare la curiosità dei “lettori” delle sue immagini - come li definisce lui - con la ricerca del particolare e l’attenzione ai dettagli. Negozio Photop di riferimento: Foto De Angelis - Ancona paginacinquantasette
portfolio
Š foto di Gianni Coppari
paginacinquantotto
paginacinquantanove
portfolio
Š foto di Gianni Coppari
paginasessantuno
prodotti Nikon D3300
HI-END
macchine, magie tecnologiche e oggetti del desiderio
macchine, magie tecnologiche e oggetti del desiderio
Potente, maneggevole, di facile utilizzo, Nikon D3300 coniuga elevata qualità fotografica e video
Un lUminoso zoom carl zeiss 24-200 mm f/2,8 fUll range per infinite opportUnità fotocreative
semplicità hi-tech
topbridge con stile
La versatile Nikon D3300 offre dimensioni più piccole e prestazioni ancora più grandi. Compatta quasi come una “mirrorless”, la nuova reflex è equipaggiata con un sensore da
Vario-Sonnar T* 24-200 mm
“Il tutto è più della somma delle singole parti”.
za di dettagli e sfumature. Nuovo e potenziato anche il processore di elaborazione delle immagini che permette di raggiungere sensibilità estremamente ampie con valori fino a 12.800 Iso espandibili fino a equivalenti. L’elevata risoluzione e sensibilità vanno di pari passo con una spiccata flessibilità per fotografare qualsiasi tipo di soggetto e azioni in rapido movimento riprese senza problemi grazie alla velocità di scatto in sequenza che raggiunge i 5 fotogrammi al secondo. La messa a fuoco viene sempre mantenuta grazie al sistema che include un sensore a croce al centro, garanzia di maggiore precisione. La Nikon D3300 è una entry level di classe pensata per dare soddisfazione anche a chi si accosta all’attività fotografica per la prima volta. Per questa è stata equipaggiata con il che permette di sfruttare al meglio le prestazioni della fotocamera anche senza conoscere a fondo le tecniche di ripresa. Insieme alla reflex hanno debuttato due nuove ottiche: un nuovo medio grandangolo compatto, il più accessibile in termini di prezzo rispetto alla analoga versione Pro e il nuovo zoom , un’ottica ideale per completare le focali del corredo e per accompagnare i fotografi appassionati di viaggi.
EXPEED
25.600 ISO
AF a 11 punti,
Guida
Nikkor 35mm f/1.8 G Nikkor AF-S DX 18–55mm f/3.5–5.6G VR II
paginasessantadue
Carl Zeiss
Se uniamo la comoda flessibilità di una fotocamera bridge alla qualità ottica di un obiettivo con apertura massima costante f/2,8 otteniamo una stupenda Sony RX10, una conferma perfetta della celebre massima della scuola psicologica Gestalt che afferma:
Cmos da 24,2 megapixel senza filtro passa-basso ottico per garantire la massima nitidez4
prodotti Sony RX10
HI-END
Modo
Il punto di forza di questa originale e per molti versi straordinaria fotocamera perfetta per ogni situazione di scatto, è L’obiettivo Carl Zeiss con apertura massima costante capace di eccezionale nitidezza e un pittoresco effetto ideale per enfatizzare i ritratti. Per un’ottica di razza cosa c’è di meglio di un sensore potente cone l’ampio Cmos retroilluminato da 1 pollici e e del nuovo processore in grado di ridurre in maniera selettiva il rumore per immagini ancora più fedeli qualsiasi tipologia di illuminazione ci si trovi ad affrontare. Il mirino offre la comodità della visualizzazione grandangolare ad alta risoluzione e si affianca al display Lcd inclinabile da 1.229.000 di pixel. Non solo qualità per immagini di impatto ma anche attitudini social come si addice alla tradizione Sony: la RX10 è dotata di tecnologia per condividere le immagini on-line rapidamente, praticamente ovunque ci si trovi e in ogni momento. Le due soluzioni di conenssione danno modo di collegare la fotocamera con network locali e Web o visualizzarli su Pc, televisore e stampanti. La Sony RX10, infine, realizza filmati Full HD in formato AVCHD 50/60p.
“bokeh” X
20,2 Megapixel
Exmor R BIONZ
OLED Tru-Finder
Wi-Fi e NFC
paginasessantatre
accessori
HI-END
macchine, magie tecnologiche e oggetti del desiderio
Versatile luce led Grazie a semplici e non costosi accessori è possibile ottenere ottimi risultati nella fotografia di ritratto e still life allestendo studi casalinghi che permettono di raggiungere performance di livello professionale
home studio
Gli illuminatori a luce continua con tecnologia Led, come quelli prodotti dalla storica azienda italiana Lupolight, sono ideali sia per scatti fotografici sia per riprese video. Sono disponibili modelli di varia potenza e dimensione anche mini e portatili a batteria.
kit Manfrotto con aste telesco-
alto livello è possibile utilizzare accessori come i estensibili fino a circa 3 metri e supporti per fondali in stoffa o cartoncino colorato o texturizzato che permettono lo srotolamento del fondo e il suo mantenimento in tensione. Indispensabile, inoltre, almeno una coppia di stativi telescopici che rendono più agevole alzare e posizionare l’illuminatore. Utilizzando speciali supporti e staffe estensibili con snodo è anche possibile utilizzare i come punti luci da posizionare all’interno del set e tramite i quali sperimentare gli incredibili cambiamenti nella resa del soggetto impostando schemi diversi. In genere si consiglia di dotarsi di almeno due sorgenti luminose: per facilitare le regolazioni e il bilanciamento dei punti luce è meglio siano dispositivi di tipo uguale o equivalente. Anche una luce sola con un pannello riflettente di schiarita può portare a ottimi risultati.
piche Autopole
slitta convenzionali
flash a
schemi luminosi di base Luce frontale:
illuminatore in asse con l’obiettivo del fotografo e un pannello per schiarire leggermente le ombre più laterali. Riduce il rilievo e la profondità del soggetto. enfatizza le forme e dà consistenza alle ombre e al contorno ma può risultare abbastanza dura. è l’illuminazione più dura con contrasti fortissimi fra le aree chiare e scure che esalta anche la texture superficiale del soggetto.
Luce laterale a 45°:
Luce laterale a 90°:
sistemi di illuminazione flash o led per ottenere il massimo dal proprio set domestico
Trasformare i flash
Utilizzando un sistema porta-flash Ultra Light Softbox e due normali stativi è possibile trasformare i lampeggiatori a slitta che abitualmente si montano sopra il pentaprisma delle reflex in torce da studio con tanto di accessori per la modellazione del fascio luminoso.
L’illuminazione controllata in gran parte degli scatti di still-life e nei ritratti singoli e di gruppo generalmente è la chiave per immagini di qualità superiore. Oggi allestire un set di buon livello dal punto di vista della composizione luminosa artificiale non è più eccessivamente oneroso in termini di costi:
esistono soluzioni molto pratiche, addirittura kit “chiavi in mano” completi di accessori, realizzate sia con tecnologia flash sia con tecnologia Led. La luce è un elemento essenziale nell’attività di ogni fotografo
ombrelli milleusi
e l’abilità nel padroneggiarla permette di aumentare le potenzialità creative e realizzare immagini espressive, di impatto e con una tridimensionalità coinvolgente. A questo punto basta un soggetto degno di essere ripreso,
una certa conoscenza delle nozioni base sulle tecniche di illuminazione e uno sfondo adeguato: in molti casi per scatti improvvisati può andare bene
anche una parete bianca, un telo o un lenzuolo appeso, ma se si cerca un risultato di
paginasessantaquattro
Esistono kit luce molto interessanti offerti a prezzi accessibili che consentono di allestire un mini studio fotografico.
Gli ombrelli diffusori sono accessori estremamente utili soprattutto per chi vuole allestire uno studio domestico e cimentarsi con vari generi fotografici. A seconda della dimensione e del colore permettono di raggiungere effetti diversi per cromia e intensità. In generale ammorbidiscono la luce mantenendo una certa direzionalità di questa. Sono disponibili di colore bianco per luce morbida, argento per illuminazione leggermente più dura e oro per dare un tono più caldo al fascio luminoso.
paginasessantacinque
parola di specialista Consigli, suggerimenti & anticipazioni dagli esperti photop
photop
guru
Insegniamo ad amare
la fotografia Prima di reinventare bisogna conoscere la tradizione. Per creare è indispensabile apprendere e conoscere. Per andare oltre il convenzionale non è possibile ignorare i classici. Solo migliorando la preparazione tecnica e culturale, un fotografo, neofita o esperto che sia, è in grado di evolvere il suo stile e la sua capacità espressiva e di liberare tutto il talento di cui è dotato
C
entosettantacinque anni di fotografia: questa è la ricorrenza che celebriamo quest’anno; due secoli e tre quarti di ricerche, scoperte, industrie, personaggi, vite, possibilità, tecnica, apparecchiature. Naturalmente ciò fa piacere, nel senso che è bello vivere il momento; per converso, possiamo (dobbiamo?) porci delle domande sullo strumento che abbiamo in mano e circa le sue potenzialità, considerando anche quanto, la fotografia, ha dato alla vita di tutti, nonché alla storia moderna. L’immagine ha cambiato il mondo? Ha influito sugli accadimenti? Non possiamo dirlo! Di certo ha modificato i modelli di comportamento e persino i linguaggi. Il fatto è che dallo scatto nasce una storia: quel racconto che è del nostro tempo, ma che non riusciremmo a tirar fuori con le sole parole. La creatività nasce dalla conoscenza Tempo, racconto, vite, storia: sono tutte parole grosse, impegnative. Insomma, da prendere con le molle. Nasce da lì il concetto della responsabilità: quella del fotografo (amatore o professionista che sia) nei confronti della propria comunità e dei soggetti che abitualmente si trova ad affrontare. Attenzione, non ci stiamo riferendo a temi etici o di “galateo” fotografico (che rimandiamo ad altra sede), più semplicemente, desideriamo divulgare quella “testa sulle spalle”, che è figlia (o madre?) della consapevolezza, della padronanza, del sentirsi effettivamente pronti a dire la propria: per immagini. Percorso difficile? Non proprio. Il viatico potrebbe anche risultare piacevole, è lo è in fin dei conti, diciamo solo che oggi il tema della responsabilità
paginasessantasei
coinvolgere i giovanissimi La fotografia è un linguaggio meravigliosamente universale ma che utilizza suoi codici e un suo “slang”. Come tutti i linguaggi prima lo si impara e meglio lo si padroneggia: è importante trasmettere l’amore per le immagini ai bambini e ai giovanissimi.
diventa maggiormente urgente, forse pressante. Gli strumenti abilitanti hanno raggiunto livelli altissimi e, in più, di fianco a essi sono nati serbatoi di contenuti, nonché modelli di comportamento, facilmente fruibili da tutti. Questo per dire che gli approcci sono facilitati, così come i modi per potersi esprimere. Dove sta allora la responsabilità? Innanzitutto risiede oltre la tecnica, che comunque va posseduta a menadito, soprattutto con gli strumenti odierni. In seconda istanza, nasce dal progetto, dall’idea, dalla messa in fila di tutto quanto si voglia comunicare. Per finire, responsabilità vuol dire anche rapporto interpersonale, muto scambio, confronto che per noi significa anche “effetto aula” e condivisione di intenti. Studiare e mettersi alla prova Alla fine ci siamo arrivati: occorre formarsi, di continuo; se non altro per evitare che il gesto fotografico diventi un mero esercizio tecnologico. Allo stesso modo, meglio far sì che lo strumento (fotocamera o altro) non risulti impraticabile. Come dire: è opportuno non accontentarsi mai, facendo di ogni approdo un punto di (ri)partenza. Il network di negozi Photop ci viene in soccorso, con tutto il suo ventaglio di proposte d’aula: dai corsi base, a quelli avanzati; per finire alle varie specializzazioni. Non vogliamo dilungarci questa volta sui contenuti formativi: lo abbiamo fatto in passato e lo faremo ancora. Di certo ci è piaciuto aggiungere il tema della responsabilità, che poi riguarda anche noi stessi e la nostra passione. Sì, anche quest’ultima merita rispetto e cura. Vederla assopire significa compiere un torto a molti: a quanti, cioè, si aspettano da noi quel racconto che non possono ascoltare, ma solo scorgere.
la fotografia ha modificato i modelli di comportamento e persino i linguaggi. dallo scatto nasce quel racconto che non riusciremmo a tirar fuori con le sole parole paginasessantasette
IMAGEFORUM CULTURA, EVENTI, PERSONAGGI E ISPIRAZIONI IN SALSA FOTO-IMAGING
I Dodici
e Martina © foto di Toni Thorimbert
© foto di Franco Fontana
© foto di Oliviero Toscani
© foto di Gabriele Rigon
pagina sessantotto
L
© foto di Maurizio Galimberti
a fotografia è venuta nuovamente in aiuto ai terremotati di San Felice sul
vamo paura che i tempi si allungassero troppo; di solito noi stessi, sul lavoro,
Panaro. L’ha fatto con un evento organizzato il 12 dicembre, in Via For-
siamo abituati a estenuanti giornate in studio. In realtà, tutti i dodici avevano già
cella 13 a Milano, all’interno delle celebrazioni dei trent’anni del mitico
immaginato lo scatto in precedenza; così in due ore abbiamo finito tutto. Vorrei
Superstudio.
che la manifestazione potesse ripetersi il prossimo anno”, ha concluso Benedu-
I nostri lettori ricorderanno l’ultima edizione del Festival Fotoincontri di
si. “Sarà difficile coniugare nuovamente quantità e qualità, ma le sfide piaccio-
San Felice sul Panaro (dal 24 al 26 maggio 2013), organizzato a un anno cir-
no ai fotografi. I dodici? Verranno, basterà una telefonata”.
ca dalle scosse telluriche che hanno devastato il paese. Il gran finale di quell’e-
Per un Art Director contento, ecco la modella:
vento si è tenuto quando, la domenica mattina, i dodici grandi fotografi invitati
Martina Colombari, entusiasta anche lei:
hanno ritratto Martina Colombari nella piazza davanti alla Chiesa, completa-
“All’inizio ero spaventata. Nel lavoro, di solito
mente distrutta dal terremoto. Si è trattato di un momento di grande umanità.
fotografo e soggetto si vengono incontro, de-
Le dodici immagini realizzate sono state esposte il 12 dicembre presso il Su-
dicandosi energie a vicenda. Cosa avrei potu-
perstudio, ed è stato possibile anche acquistarle. Settimio Benedusi, Art Direc-
to fare con dodici?”.
tor della manifestazione emiliana, aveva prodotto un cofanetto, tirato in cento
A Martina abbiamo chiesto se fosse diver-
copie, contenente tutte le opere dei maestri. Il ricavato è andato, ovviamente,
so posare per beneficenza. Lei ci ha rispo-
al paese di San Felice.
sto che sempre d’immagine si tratta, maga-
Inutile dire che tutte e cento le creazioni sono andate esaurite in un attimo. Ar-
ri destinata a un altro fine. “Mi piace aiutare
rivati a questo punto, ci pare giusto, ricordare i dodici fotografi che hanno ade-
il prossimo”, ha detto, “Questo è un insegna-
rito all’iniziativa: Gianni Berengo Gardin, Settimio Benedusi, Giovanni
mento che dedico spesso a mio figlio. Nessu-
Cozzi, Chico De Luigi, Franco Fontana, Maurizio Galimberti, Giovan-
no in me ha cercato la donna, quella comune-
ni Gastel, Guido Harari, Gabriele Rigon, Ferdianando Scianna, Toni
mente intesa per la moda. Io rappresentavo
Thorimbert, Oliviero Toscani. A loro va un grande plauso, per la disponibi-
un’anima, magari la vedova di tutti, per via di
lità e l’impegno profusi.
quell’abito nero che avevo indossato per l’oc-
Settimio Benedusi, Art Director di Fotoincontri 2013, ci ha detto: “Da tempo
casione. Del resto - ha aggiunto - c’è chi ha
avevo due grandi desideri”. “Per prima cosa, far ritrarre lo stesso soggetto da
scelto di me solo lo sguardo e persino il viso
sguardi differenti; questo per uscire dall’equivoco per il quale fosse la cosa ri-
deformato da tante mani. Sono stata molto
tratta a scattare la foto, e non l’autore. Secondo” - ha continuato - “desideravo
contenta e poi, con Settimio c’è da fidarsi, an-
che a San Felice rimanesse una traccia del passaggio dei maestri. Quale cosa
che se spesso è improvviso e imprevedibile.
migliore di una fotografia? Ecco quindi l’idea di chiamare Martina Colombari,
“i ha telefonato chiedendomi se ero libera,
sempre disponibile per iniziative benefiche, per dedicarla alle lenti dei nostri
poi ha aggiunto: ‘Dobbiamo fare delle foto’. Mi è bastato”.
dodici”.
Ci sono cose che rimangono nella vita di molti. Incontrare dodici maestri di ca-
A Settimio abbiamo chiesto un ulteriore commento, in particolare su come si
libro, tutti al lavoro, non è cosa semplice. A San Felice è successo.
© foto di Chico De Luigi
© foto di Giovanni Gastel
© foto di Giovanni Cozzi
sia svolta la seduta di shooting: “Siamo rimasti tutti sorpresi”, ci ha detto. “Ave-
© foto di Settimio Benedusi
© foto di Ferdinando Scianna
© foto di Gianni Berengo Gardin
© foto di Guido Harari
pagina sessantanove
Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari nazionali (ma non solo) raccolti in una utile timeline che propone i principali appuntamenti di questi due mesi.
GABRIELE BASILICO
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo via Guido Reni, 4 A Roma
maggio
2000quattordici
eventi&MOSTRE
FINO AL
Fino al 30 Marzo www.fondazionemaxxi.it
11
FINO AL Palazzo delle Esposizioni
marzo
Fino al 15 Febbraio LA LIBYA DI MASTURZO IMAGE ACADEMY
2
NATIONAL GEOGRAPHIC, LA GRANDE AVVENTURA
SEBASTIÃO SALGADO, GENESI
Via Nazionale, 194 - Roma
Casa dei Tre Oci
www.palazzoesposizioni.it
Giudecca 43, Venezia fermata Zitelle
www.treoci.org
Corso Garibaldi, 16 Brescia Tel. 030.42070
www.imageacademy.it Image Academy ospita Libya, di Pietro Masturzo. Si tratta di una mostra tratta dal reportage realizzato da Pietro Masturzo, durante la guerra contro il regime del Colonnello Gheddafi. Un estratto di 30 fotografie in bianco e nero raccontano i giorni di un paese in rivolta. “Ho deciso di andare in Libia per lo stesso motivo per il quale ho scelto di fare il fotoreporter: essere testimone oltre che narratore, essere dentro a ciò che cerco di raccontare”, sono le parole dell’autore. La mostra vuole far riflettere sul presente e sul futuro di una nazione che, dopo la morte del dittatore, è impegnata a realizzare quei sogni di democrazia che hanno portato giovani e non solo alla ribellione. Il dubbio è quello che alla democrazia s’imponga un regime islamico. L’appuntamento è da non perdere, quindi; concretizzato grazie agli scatti di un emergente fotografo napoletano che ha già vinto nel 2009 il Word Press Photo.
Il Palazzo delle Esposizioni ospiterà la mostra fotografica National Geographic, 125 anni nel mondo, 15 in Italia. La Grande Avventuraa cura di Guglielmo Pepe.L’esposizione fotografico-storica, farà partecipare i visitatori ad un “viaggio” iniziato 125 anni fa a Washington, e continuato in tanti paesi di ogni continente.Attraverso le immagini dei suoi più grandi fotografi, (125 scatti, pannelli espositivi, cover della rivista, schermi televisivi, touch screen), l’esposizione ripercorre i momenti più importanti della storia di National Geographic, della sua “grande avventura”, affiancata da un’avventura più breve, comunque significativa: i 15 anni dell’edizione italiana della rivista.
febbraio
16
pagina settanta
Palazzo Reale
Piazzetta Reale 1, Torino
www.ilpalazzorealeditorino.it Werner Bischof, altro grandissimo del XX secolo, fotoreporter dell’agenzia Magnum scomparso a soli 38 anni, in un incidente d’auto sulle Ande peruviane pochi giorni dopo aver scattato nei dintorni di Cuzco, la splendida e notissima foto del ragazzo che suona il flauto con la quale abbiamo l’articolo. La mostra di Torino - organizzata dalla casa editrice d’arte Silvana Editoriale in collaborazione con Magnum Photos e la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte - propone 105 fotografie in bianco e nero raggruppate in 7 sezioni, che mostrano l’evoluzione e l’eclettismo, ma anche il rigore formale del fotografo svizzero: Zurich 1945, Europe after the war 19451950, Japan 1951-1952, Korea 1951-1952, Hong Kong/Indochina 1951-1952, India 1951-1952, North/South America 1953-1954.
MARZO FINO AL
aprile
FEBBRAIO
FINO AL
WERNER BISCHOF
A Roma, verrà esposta la mostra Gabriele Basilico. Fotografie dalle Collezioni del MAXXI, a cura di Giovanna Calvenzi e Francesca Fabiani. Oltre 70 fotografie provenienti dalle collezioni del MAXXI Arte e del MAXXI Architettura raccontano la lunga e felice collaborazione tra il museo e uno dei massimi interpreti della fotografia di architettura in Italia. Il MAXXI rende così omaggio a Gabriele Basilico, un grande maestro che attraverso le sue fotografie ha saputo offrire suggestioni, riflessioni, visioni proprie di un grande artista. In mostra anche una serie di fotografie tratte dai lavori più significativi del percorso artistico di Basilico, come le celebri immagini di Beirut dopo la guerra e una serie di ritratti di città italiane che testimoniano la sua straordinaria capacità di leggere il paesaggio urbano. Completa l’esposizione anche un film-documentario inedito di Amos Gitai dedicato al fotografo: una lunga intervista in cui Basilico racconta il suo lavoro e che viene presentata in anteprima al MAXXI proprio in occasione della mostra.
Corsi di fotografia
Foto De Angelis - tel. 071/2074257
www.fotodeangelis.it
I giorni 22 e 23 febbraio Foto De Angelis organizza il “Corso avanzato di fotografia” tenuto da Stefano Corso. L’8 marzo si terrà il corso video “Alla scoperta delle nuove tecniche di ripresa”. Il docente è Paolo Baccolo che il giorno seguente, 9 marzo, terrà anche il “Corso su Adobe Premiere”.
Sebastião Salgado è il più importante fotografo documentario del nostro tempo. Dopo le sue grandi mostre (In Cammino, 2000 e La mano dell’Uomo, 1994) presenta ora il suo nuovo lavoro fotografico, GENESI, realizzato durante il corso degli ultimi dieci anni. Uno sguardo appassionato teso a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una nuova armonia. Un tour mondiale iniziato nella primavera del 2013 che dal 1 febbraio a metà maggio 2014 arriverà a Venezia alla Casa dei Tre Oci l’affascinante spazio alla Giudecca che grazie al progetto di Fondazione di Venezia, è il luogo dedicato alla fotografia nei suoi tre piani affacciati sul bacino di San Marco. Da qui Genesi proseguirà il suo cammino in altre tappe che la porteranno a raggiungere tutte le maggiori città del mondo. Fondazione di Venezia, Contrasto e Civita Tre Venezie presentano questo straordinario lavoro di 200 grandi fotografie realizzate in tutto il mondo, attraverso i 25 viaggi compiuti tra il 2003 e il 2011 da Salgado. Una mostra imperdibile. L’autore sarà presente all’inaugurazione.
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FRANK HORVAT A SERAVEZZA FOTOGRAFIA Palazzo Mediceo
Viale Leonetto Amadei, 358, Seravezza Lucca
www.seravezzafotografia.it
L’undicesima edizione di “Seravezza Fotografia” si svolgerà a Seravezza in Versilia in provincia di Lucca. Una manifestazione di respiro nazionale e internazionale che ogni anno coniuga con successo i grandi nomi della fotografia con un vasto pubblico e il mondo amatoriale della fotografia, organizzata dalla Fondazione Terre Medicee, dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Seravezza e il patrocinio della FIAF Federazione Italiana Associazioni Fotografiche con la direzione artistica di Ivo Balderi. Anche quest’anno Seravezza Fotografia conferma le proprie linee guida presentando un programma ricco di eventi di grande spessore e qualità, primo fra tutti la mostra fotografica di Frank Horvat dal titolo “House with Fifteen Keys” che si tiene al Palazzo Mediceo nell’ambito di Seravezza Fotografia 2014, è sostanzialmente una retrospettiva che racconta 70 anni di attività fotografica del grande maestro nato nel 1928 in Italia ad Abbazia, oggi cittadina croata con il nome di Opatija. Fotografie di reportage, moda, ritratto, paesaggio e fotografia di strada sono sapientemente raccolte e riconsiderate dall’autore in un’esposizione di duecentonovanta fotografie suddivise in 15 chiavi di lettura non mancano all’interno di questa raccolta anche estrapolazioni da progetti fotografici personali realizzati dagli anni ‘80 ad oggi.La mostra fotografica “House with Fifteen Keys” di FRANK HORVAT e le altre mostre presso le Scuderie Granducali saranno aperte dal 22 febbraio 2014 con orario dal giovedì al sabato dalle 15 alle 19 e la domenica e festivi dalle 10 alle 19.
paginasettantuno
Inizio d’anno con il botto... fotografico
“Fare una mostra è cercare amici e alleati per la battaglia” disse il pittore Edouard Manet, 1867. Esporre le proprie opere alla visione del pubblico e condividere la nostra creatività con conoscenti ed estranei è il modo migliore per celebare una passione. Proprio a questo stimolante argomento è dedicata la mostra “Una passione fotografica. Immagini da 8 anni di mostre” allestita nei prestigiosi spazi della Fondazione Forma per la Fotografia in piazza Tito Lucrezio Caro a Milano. “Grandi autori, giovani promesse, retrospettive celebri e percorsi a volte azzardati: tutto per mostrare la forza e la potenzialità della fotografia, per indicare le sue strade e i suoi diversi stili e per convincere di quanto la fotografia sia un linguaggio della contemporaneità. Della nostra vita e del nostro futuro”, sottolineano i curatori di Forma. “Una passione fotografica vuole ripercorrere proprio questi anni e questo impegno per e nella città di Milano. Attraverso alcune delle opere esposte nel tempo, accompagnate dai volumi, gli inviti e la memorabilia che ogni allestimento porta con sé, si ricostruisce il senso della vera passione fotografica”. La mostra antologica ha un valore particolare, è infatti (purtroppo) l’ultima esposizione che verrà ospitata dal celebre stabile nel cuore del centro di Milano. Infatti la fondazione dalla fine di gennaio è stata costretta a trasferire la sua sede, archivio immagini compreso (del quale fa parte anche la collezione di opere di Gianni Berengo Gardin) presso l’agenzia di servizi per l’arte Open Care. La causa? La crisi economica che ha ridotto la generosità degli sponsor e l’affitto ormai troppo elevato preteso dal Comune di Milano e dall’ATM, proprietaria della palazzina in cui alloggiava Forma (la fondazione da tempo aveva richiesto l’uso dello stabile in comodato gratuito). Sfortunatamente le istituzioni del capoluogo lombardo non hanno ritenuto questo straordinario progetto privato dedicato alla cultura fotografica abbastanza interessante da essere sostenuto. Un buon inizio d’anno per la cultura fotografica nel notro Paese...
Digigraphie by Epson
Stampe digitali da collezione Ogni Opera relizzata cOn prOcedimentO certificatO digigraphie è una stampa fine art esclusiva in ediziOne numerata e firmata dall’autOre
D
igigraphie by Epson è il marchio creato dalla società giapponese per la produzione di opere realizzate con la propria tecnologia digitale. Ogni stampa su cui viene apposto lo speciale timbro a secco Digigraphie è numerata, corredata di certificato di garanzia e firmata dall’artista che l’ha prodotta. La qualità delle stampe da collezione si mantiene intatta per generazioni: il marchio, infatti, garantisce l’eccellenza con cui ogni edizione è realizzata in termini di qualità, accuratezza e durata nel tempo.
A seconda dei supporti utilizzati, le stampe create con Digigraphie durano da 60 a oltre 100 anni, quindi più di quelle tradizionali all’alogenuro d’argento.
Digigraphie è un marchio di eccellenza per il cui utilizzo è richiesta l’attenta osservanza di regole e precisi criteri operativi, in modo da conferire un valore aggiunto alle produzioni Fine Art grazie all’elevato standard qualitativo certificato dal timbro Digigraphie.
Molti celebri fotografi hanno scelto Digigraphie.
Progetto grafico Stefania Melzi
www.imagemag.it Direttore responsabile Mauro Fabbri Comitato editoriale Mosè Franchi, Roberto Mazzonzelli, Stefano Messina, Massimo Reggia Hanno collaborato Christian Boscolo, Stefano Cavallaro, Luca Figini, Lucio Prosperi
Realizzazione grafica Marta Bidese, Alessandro Fiore, Stefania Melzi Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine
Redazione Top Press Srl - via Mussi, 22 20154 Milano Tel. 02/34.12.01 Fax: 02/31.79.79 e-mail: info@toppress.it
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Guido Harari ha fotografato i grandi miti della musica, nazionali e internazionali. Le sue immagini sono apparse su innumerevoli giornali e copertine di dischi. Fondata da Harari, la Wall Of Sound Gallery, ad Alba, in Piemonte, intende essere uno speciale punto di riferimento per chiunque desideri collezionare le opere fotografiche dei più prestigiosi autori italiani e internazionali. Wall Of Sound Gallery offre stampe fotografiche e edizioni Fine Art, stampate in Digigraphie by Epson. Stefano Unterthiner certifica con Digigraphie by Epson le immagini fotografiche prodotte in edizioni limitate e numerate, che propone nella sua Little Wild Gallery al Forte di Bard, in Valle d’Aosta. “Personalmente consiglio Digigraphie by Epson a tutti i fotografi o artisti che
si occupano di arti grafiche e vogliono rendere particolare e unico il loro lavoro” sottolinea Unterthiner. “Certificare le immagini rappresenta infatti una gratificazione in più per noi autori e un’ulteriore tutela per chi acquista le opere e vuole quindi essere sicuro del loro valore”. Max&Douglas hanno scelto Digigraphie di recente. I due fotografi che lavorano insieme dal 1997, hanno una lunga esperienza soprattutto nel ritratto di personaggi del mondo dello sport, del cinema e della musica. I fotografi che vogliono produrre opere certificate avvalendosi della consulenza di esperti stampatori Digigraphie by Epson, possono affidarsi alla rete in continua evoluzione di Laboratori Certificati.
Per conoscere il laboratorio più vicino basta consultare l’elenco pubblicato sul sito www.digigraphie.com o scrivere a: digigraphie@epson.it
paginasettantadue