Cagliari Monumenti Aperti 2014

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Cagliari Monumenti Aperti

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11 Maggio 2014

COMUNE DI CAGLIARI


Diciottesima Edizione Cagliari 10/11 Maggio 2014 Per l’ottavo anno consecutivo giunge a Monumenti Aperti il prestigioso riconoscimento da parte della Presidenza della Repubblica che assegna alla manifestazione il Premio di Rappresentanza. © Sono vietati l’utilizzo e la riproduzione anche parziale dei testi e delle immagini.

© Associazione Culturale Imago Mundi Onlus MONUMENTI APERTI è un marchio registrato. L’Assessorato alla Cultura e il Comitato Tecnico ringraziano gli Assessorati e i Servizi Comunali, in particolare del Turismo, Politiche Sociali, Tecnologico, Igiene del Suolo, Economato, Verde Pubblico, Polizia Municipale, Viabilità e Traffico, Commercio e Artigianato, Cantieri, le Istituzioni, gli Enti, le Scuole, le Associazioni e tutti coloro che con la loro collaborazione danno un insostituibile contributo alla realizzazione della Manifestazione. Un doveroso ringraziamento infine deve essere riconosciuto a tutto lo staff organizzativo dell’Associazione Imago Mundi e del Consorzio Camu’. Si ringraziano l’Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport della Regione Autonoma della Sardegna e l’Agenzia Governativa Regionale Sardegna Promozione per il supporto alla manifestazione. Fotografie: Pierluigi Dessì/Confinivisivi La foto del Museo Archeologico, Area Archeologica Viale Trieste 105, Area Archeologica Bastione Santa Caterina, Galleria dello Sperone, Necropoli di Bonaria su concessione del MIBACT Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Cagliari e Oristano Pozzo di San Pancrazio: Marco Mattana Parco Molentargius: Teravista Un Euro per la Cultura Il libretto di Monumenti Aperti di questa edizione è realizzato anche grazie al tuo contributo.

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Oltre la città di pietra

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agliari è stata sin dai tempi antichi teatro di approdi e di incroci tra civiltà. Punto di passaggio e di trasmissione di saperi ma anche terra di conquista che, nel tentativo di difendere la propria autonomia, ha sollevato muri e creato confini. Cagliari città arroccata, dunque, dove ai confini fisici si sono aggiunti via via quelli sociali e mentali. Per la XVIII edizione di Monumenti Aperti abbiamo scelto il tema “Oltre la città di pietra”, perché siamo convinti che cogliere il senso storico della città murata possa costituire il primo passo importante di un percorso che va oltre. Oltre le pietre che mille volte ci hanno protetto, difeso e custodito; oltre le mura che hanno chiuso, separato e diviso. Cagliari sta percorrendo il sentiero (in)interrotto di città che vuole riconnettersi: un sentiero che traccia nuovi legami, ricuce le relazioni, abbatte le barriere, in una costante ricerca di nuovi futuri possibili. Un sentiero lungo il quale si inserisce l’ambiziosa tappa della candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019: percorso, ma anche processo, quinquennale verso una direzione comune di apertura all’Europa, dove gioca un ruolo da protagonista ogni singolo cittadino desideroso di partecipare attivamente alla vita della propria città e di guardarla con occhi sempre nuovi. Abbiamo superato la preselezione che vedeva ventuno città italiane in competizione e siamo arrivati insieme ad altre cinque in finale. La manifestazione Monumenti Aperti entra naturalmente e a pieno titolo in questo processo nel quale crediamo molto a prescindere dal riconoscimento finale: sin dalla sua nascita, apre nuovi e imprevisti sentieri nella nostra città e in tutta l’isola contribuendo a mantenere vivo in noi quello spirito di scoperta e riscoperta di luoghi ignoti o mai abbastanza conosciuti. Massimo Zedda Il Sindaco Enrica Puggioni Assessore alla Cultura

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Comitato Tecnico Cagliari

Comune di Cagliari Assessorato alla Cultura Enrica Puggioni e Pubblica Istruzione Gianbattista Marotto Luisa Lallai Maria Giovanna Curreli Assessorato ai Servizi Sociali Luigi Minerba

Assessorato al Turismo Barbara Argiolas e Attività Produttive Soprintendenza B.A.P.S.A.E. Luca Maggi per le province di Cagliari ed Oristano Marcella Serreli

Soprintendenza per i Beni Archeologici Marco Minoja per le province di Cagliari ed Oristano Donatella Mureddu

Soprintendenza Archivistica Monica Grossi

Archivio di Stato Biblioteca Universitaria

Maria Assunta Lorrai Carla Ferrante Ester Gessa Annamaria Tinari

Provincia di Cagliari Pietro Cadau Mauro Cadoni Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Fabio Pinna

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Francesco Feliziani per la Sardegna Rosalba Crobu Ufficio Beni Culturali della Curia Ferdinando Caschili

Teatro Lirico di Cagliari Mauro Meli Viviana Gimelli Imago Mundi Onlus Fabrizio Frongia Associazione Culturale Armando Serri Alessandra Spissu Consorzio Camù Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu Giuseppe Murru Alessandra Corona Associazione Italia Nostra Gruppo Speleologico Specus Confesercenti Provinciale Cagliari

Luisa Marini Drò

Confcommercio Cagliari CTM SpA ANISA

Giancarlo Deidda Giuseppe Scura

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Francesco Randaccio Antonello Fruttu Roberto Bolognese Nicola Murru

Ezio Castagna Stefania D’Arista Franco Masala


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ongevità e popolarità. Capillarità e diffusione. Qualità del rapporto tra i partner istituzionali e la cittadinanza attiva. Crescita costante della partecipazione e dei “numeri “rilevati. Replicabilità. Questi i termini sintetici di un’esperienza significativa di volontariato che quest’anno raggiunge la maggiore età. Monumenti Aperti è da diciotto anni un laboratorio permanente sul patrimonio culturale. Un luogo allo stesso tempo materiale e immateriale in continua trasformazione grazie agli attori che lo interpretano. Istituzioni pubbliche e private, scuole, associazioni, imprese anch’esse sempre immerse in un cambiamento che genera nuova linfa vitale per l’innovazione continua della manifestazione. Assicurare la governance della rete dei Comuni aderenti e gestire il cambiamento ha significato e significa accrescere il patrimonio di ricchezza per la narrazione dei nostri monumenti. Questo è il compito speciale che Imago Mundi porta avanti senza sosta e che consente di festeggiare quest’anno una nuova maturità con tante esperienze che in questa guida trovate descritte e che potrete vivere e sperimentare in quella che da anni si rivela una grande festa di comunità. Una Festa che percorrerà Cagliari e la Sardegna tutta e per la prima volta varcherà il mare verso il Piemonte perché Monumenti Aperti non ha limiti territoriali e geografici, ma anzi persegue l’individuazione ogni anno di più di spazi aperti di sperimentazione di buone pratiche di partecipazione civile con nuovi progetti e strumenti di valorizzazione, educazione, comunicazione e promozione che nascono nella nostra terra per diffondersi nell’intero territorio italiano. Questi sono oggi i valori che a nostro avviso caratterizzano Monumenti Aperti e che potrebbero consentire all’evento di diffondersi nell’intero territorio nazionale. È infatti, grande ad oggi l’interesse del Piemonte, dell’Emilia, della Puglia. C’è chi, come il già Ministro Bray, scrive che la manifestazione sia un “modo di credere nel valore civile e morale della cultura”, e chi, come la Fondazione Symbola, indica Monumenti Aperti (rapporto 2013 “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”) come uno degli esempi virtuosi in Italia di evento culturale innovativo dove l’elemento territoriale assume un’evoluzione funzionale da semplice luogo di svolgimento a elemento caratterizzante e germinale dell’identità peculiare chiamando direttamente in causa la comunità locale come parte attiva e proattiva, in un’operazione che non vede i residenti come corpo estraneo rispetto all’evento, relegato alla funzione di spettatore tollerante, quanto come motore stesso dell’evento.

È soprattutto per questi attestati di stima che - una volta di più - dobbiamo, sentitamente e in maniera manifesta, ringraziare di cuore tutti i volontari che con passione ogni anno permettono che tutto questo semplicemente possa accadere.

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Comitato Scientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Gianfranco Ganau Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Francesco Morandi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione Claudia Firino Beni Culturali, Informazione Spettacolo e Sport

M.I.B.A.C.T. Direzione Regionale per i Maria Assunta Lorrai Beni Culturali e Paesaggistici Sandra Violante della Sardegna

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Francesco Feliziani per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Pietro Cadau

Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici

ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Fabio Pinna Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula

Imago Mundi Onlus Fabrizio Frongia Associazione Culturale Armando Serri

onsorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu C Giuseppe Murru Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Agostino Cicalò Sardegna Solidale Giampiero Farru Centro Servizi per il volontariato

Fondazione Banco di Sardegna Antonio Cabras Franco Carta Sardex Gabriele Littera Roberto Spano

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Calendario Regionale maggio / giugno 2014 3/4 maggio Codrongianos Fluminimaggiore Oristano San Gavino Monreale Sanluri Sardara Sassari 10/11 maggio Bosa Cagliari

24/25 maggio Elmas Gonnesa Ozieri Padria Sant’ Antioco San Giovanni Suergiu Santo Stefano Belbo (CN) Serdiana Siddi Telti Teulada

17/18 maggio Alghero Arbus Assemini Cabras Capoterra Carbonia Sadali San Teodoro Sestu Settimo San Pietro Sinnai Tortolì – Arbatax Villanovafranca

31 maggio/1 giugno Buggerru Dolianova Gonnosfanadiga Iglesias Olbia Porto Torres Portoscuso Quartucciu Quartu Sant’Elena Santa Giusta Selargius Soleminis Villasor

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Orari della Manifestazione I monumenti saranno visitabili sabato 10 e domenica 11 dalle 9.00 alle 20.00 • Nelle Chiese le visite guidate verranno sospese durante le funzioni religiose. • In alcuni monumenti l’accesso sarà permesso esclusivamente con visita guidata. L’orario di apertura di alcuni monumenti potrebbe non coincidere con quelli della manifestazione: • Archivio di Stato, via Gallura, 2 Visitabile solo nella giornata di domenica dalle ore 9.00 alle ore 19.00. • Area Archeologica di Sant’Eulalia e Museo, vico Collegio, 2 Visitabile sabato e domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 19.30. • Biblioteca Militare di Presidio, viale Buoncammino, 2 Visitabile sabato e domenica dalle ore 09.00 alle ore 12.30 e dalle ore 14.00 alle ore 20.00. • Chiesa di San Lorenzo, via SS Lorenzo e Pancrazio, viale Buoncammino Visitabile sabato e domenica dalle ore 09.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00. • Torre di San Pancrazio Chiusura sabato e domenica alle ore 19.00. • Museo Archeologico - Mostra I Giganti di Monti Prama Chiusura sabato e domenica alle ore 19.00. • Complesso San Pancrazio - Mostra L’Isola delle Torri Chiusura sabato e domenica alle ore 19.00. • Istituto Nautico Buccari, Mostra sul Porto di Cagliari L’ingresso alla mostra avverrà dall’entrata di Viale Diaz, visite sabato e domenica dalle 09.00 alle 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00, in gruppi di 10. La visita durerà circa 30 minuti al termine della quale i gruppi potranno uscire dall’ingresso di Viale Colombo per potersi recare eventualmente alla visita guidata in barca al porto di Cagliari previa prenotazione. • Museo N. S. di Bonaria, piazza Bonaria Visitabile sabato e domenica dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00.

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Informazioni Utili

Monumenti Aperti ha sede a Cagliari presso Il Ghetto, via Santa Croce 18, tel. 070.6402115, dove è possibile rivolgersi per informazioni relative alla promozione ed organizzazione della manifestazione. INFO POINT Grazie al contributo dei volontari della manifestazione, sabato e domenica dalle 9.00 alle 20.00, saranno presenti in punti strategici della città sei punti di informazione. Verranno date informazioni sui monumenti, sulle attività collaterali e suggerimenti di visita. Piazza Yenne Piazza Indipendenza Piazza Palazzo Bastione Saint Remy, lato via De Candia Piazza Cimitero Piazza Costituzione In collaborazione con: Laboratorio di Didattica e Comunicazione dei Beni Culturali e il Coordinamento Festival Letterari della Sardegna: Festival Tuttestorie, Leggendo Metropolitano, Cagliari FestivalScienza, Settembre dei Poeti. Informazioni e materiali sulla manifestazione saranno disponibili anche presso Ufficio del Turismo presso SEARCH Sede Espositiva Archivio Storico Comunale, Largo Carlo Felice, 2, tel. 070.6777187 www.cagliariturismo.it

Infopoint Mediateca del Mediterraneo, via Mameli Cell 342.3422010

@ Monumenti Aperti in Internet Informazioni e dati sulla manifestazione e sui monumenti di Cagliari all'indirizzo: www.monumentiaperti.com Monumenti Aperti è presente su Facebook con la pagina pubblica Monumenti Aperti Sardegna e sui profili Twitter e Instagram con il profili @monumentiaperti. Il tag ufficiale della manifestazione di questa edizione è #maperti14. Informazioni anche su www.sardegnagrandieventi.it Ufficio Stampa a cura del Consorzio Camù C/o Centro Comunale d’Arte e Cultura Ghetto email: ufficiostampa@camuweb.it cell. 346.6675296

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Monumenti in Musica & Spettacoli SABATO 10 MAGGIO

Palazzo di Città, ore 16.30 Esibizione del Coro Jubilate che accompagnerà le visite guidate al Palazzo di Città. Chiesa della Purissima, ore 17.00 Suonata d’Organo per la consacrazione della Cattedrale di Bosa (1810) di Giovanni Stefano Masala, all’organo Cristina Cadelano e Fabrizia Lobina. Esibizione a cura del LabOs (Laboratorio Organi Storici) del Conservatorio G. Pierluigi da Palestrina in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Colombo. Cripta di Santa Restituta, ore 17.30 Concerto dell’Associazione Culturale L. Perosi di Selargius. Torre di San Pancrazio, ore 17.30 Gli alunni del Liceo delle Scienze Umane Emilio Lussu di San Gavino proporranno un reading letterario in lingua sarda, italiana e spagnola di opere di natura storica e di natura letteraria sulla figura di Eleonora d’Arborea a cura delle professoresse Annarosa Corda e Aurelia Cocco. Le letture saranno accompagnate da musiche medioevali suonate con strumenti antichi a cura del professor Antonio di Malta. Idea e regia di Manuela Ennas, direttore editoriale Boxis de Murriali. Con la partecipazione della Compagnia d’armi medioevali di Sanluri. Biblioteca universitaria, ore 18.00 Le giovani arpiste dell’Associazione Musicale Arpeggiando, dirette dall’arpista Tiziana Loi, suoneranno dei brani accompagnando il pubblico in un percorso storico tra le più belle pagine scritte per l’arpa. Le note magiche dell’Harp Ensemble alimentano un ricco repertorio che attraversa la storia dell’arpa, esaltandone la duttilità timbrica ed espressiva: dalle atmosfere celtiche delle arie bretoni, ai ritmi vivaci delle musica latino-americana fino ad arrivare a brani classici come la celebre Passacaglia di Haendel. SEARCH - Sottopiano Palazzo Civico, ore 18.00 L’Associazione Amici della Musica si esibirà in un concerto dal titolo Musica a Palazzo. Ah, l’amore..., soprano: Silvia Arnone, mezzosoprano: Juliana Viviana Carone, basso: Riccardo Spina, pianista: Valerio Carta, violino: Simone Soro, viola: Giulia Corte, violoncello: Maria Giovanna Capita, clarinetto: Lorenzo Baldoni. Teatro Massimo, ore 18.00 Concerto musiche di Irlanda e Sardegna. L’Associazione Glee’s proporrà una raccolta di canzoni Tradizionali dove le sonorità delle due isole si fondono insieme per diventare un’unica melodia. 10

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Chiesa di San Lorenzo, ore 18.30 Concerto del Gruppo Vocale Cantigos, dirige il Maestro Barbara Mostallino. Palazzo di Città, ore 18.30 Il Coro Jubilate si esibirà in un intervento corale a cui seguirà la spiegazione guidata e la traduzione dei brani. Basilica di Santa Croce, ore 19.00 Concerto del Coro Musicainsieme, al Pianoforte Andrea Cossu, dirige Massimo Serra. Ghetto, ore 19.00 Concerto della Corale Polifonica Santa Cecilia Basilica di San Saturnino, ore 20.00 Concerto eseguito dal Coro dell’Associazione musicale Studium Canticum sulle musiche di Henry Purcell, Francesco Cavalli, Felix Mendelssohn, Samuel Barber.

DOMENICA 11 MAGGIO

Chiesa della Purissima, ore 11.00 Intervento musicale della flautista Enrica Sirigu dei brani G.Ph. Telemann Fantasia n 2 in la minore per flauto traversiere Grave, Vivace, Adagio, Allegro e J.D Braun Allemanda in mi minore per flauto traversiere. Ghetto, ore 11.00 Concerto degli alunni dell’Istituto Comprensivo Colombo e dell’Istituto Randaccio-Tuveri-Don Milani, musiche di: J. Offenbach, J. Strauss, dirige il Maestro Giacomo Medas. Palazzo dell’Università, ore 11.00 e ore 12.00 Concerto degli alunni della Scuola Secondaria di 1° grado Rosas. Teatro Massimo, ore 13.00 Reading dei testi Odori svaniti, Su fastiggiu, via del Mercato vecchio, via Roma, il Poetto, Sant’Efisio, Fra Nicola, Gente, Oltre la pietra, la veglia funebre sulle note dei brani Cagliari, Fra Nicola, Gente, Il mare, Macerie, Piccioccus de crobi, Sant’Efisio, Ombre, Luna Karalitana. Musiche e testi di Ignazio Pepicelli, a cura dell’Associazione Luna D’Oriente. Palazzo Siotto, ore 17.00 Concerto per pianoforte dei brani di Ludwig van Beethoven, Franz Liszt, Sergej Vasil’evič Rachmaninov, Franz Peter Schubert, Isaac Manuel Francisco Albéniz, al pianoforte Nina Krokos e Vincenzo De Martino. Chiesa della Purissima, ore 17.00 Intervento musicale della flautista Enrica Sirigu dei brani G.Ph. Telemann Fantasia n 6 in re minore per flauto traversiere Dolce, Allegro, Spirituoso e J.D Braun Rondeau in mi minore per flauto traversiere. Galleria Comunale d’Arte, ore 18.00 Concerto dell’Ensemble di Voci Bianche e del coro Musica monumentiaperti

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Viva, e del Gruppo da camera Discanto, al Pianoforte Orio Buccellato, dirige Maria Paola Nonne. Chiesa di Sant’Efisio, ore 18.30 Concerto dell’Associazione Musicale Nuova Armonia sui brani Ave Maris Stella di L.Perosi, Ave Verum di C.Saint-Saens , Al Di’ Dolce Ben Mio di F.Azzaiolo, Tanto Sai Fare di F.Azzaiolo, Al Bivacco di L.Bardo, La Saeta di J.M.Serrat, Somebody Loves Me di G.Gershwuin, Maria Lassu’ di G.De Marzi, Signore Delle Cime di G. De Marzi. Cittadella dei Musei, ore 18.30 Concerto della Corale Polifonica Santa Cecilia. SEARCH - Sottopiano Palazzo Civico, ore 18.30 L’Associazione Amici della Musica si esibirà in un concerto dal titolo Musica a Palazzo. Ah, l’amore..., soprano: Silvia Arnone, mezzosoprano: Juliana Viviana Carone, basso: Riccardo Spina, pianista: Valerio Carta, violino: Simone Soro, viola: Giulia Corte, violoncello: Maria Giovanna Capita, clarinetto: Lorenzo Baldoni. Teatro Massimo, ore 18.30 Reading dei testi Odori svaniti, Su fastiggiu, via del Mercato vecchio, via Roma, il Poetto, Sant’Efisio, Fra Nicola, Gente, Oltre la pietra, la veglia funebre sulle note dei brani Cagliari, Fra Nicola, Gente, Il mare, Macerie, Piccioccus de crobi, Sant’Efisio, Ombre, Luna Karalitana. Musiche e testi di Ignazio Pepicelli, a cura dell’Associazione Luna D’Oriente. Chiesa della Purissima, ore 19.00 Concerto eseguito dal Coro dell’Associazione musicale Studium Canticum sulle musiche di Henry Purcell, Francesco Cavalli, Felix Mendelssohn, Samuel Barber. Chiesa della Purissima Nel corso delle due giornate a cura del LabOs (Laboratorio Organi Storici) del Conservatorio G. Pierluigi da Palestrina in collaborazione con l’istituto Comprensivo Colombo, alla fine di ogni visita guidata verrà illustrato l’organo settecentesco. Le presentazioni saranno seguite dall’esecuzione di brani appropriati alle caratteristiche dello strumento da parte degli allievi delle classi d’organo. Basilica di San Saturnino, Chiesa di Santa Rosalia, Ghetto, Teatro Massimo, Teatro Lirico Durante le due giornate le visite guidate saranno accompagnate da interventi musicali dei giovani strumentisti del Conservatorio Statale di Musica G.P. Da Palestrina. Rievocazione storica L’Associazione Memoriae Milites si esibirà domenica 11 maggio nella rievocazione storica di un funerale romano. Inizio previsto alle ore 10.00 presso la villa di Tigellio. Il corteo proseguirà in Corso Vittorio Emanuele, viale Trento, via Zara ed infine via Falzarego con l’arrivo alla necropoli di Tuvixeddu dove si terrà il rito della sepoltura del defunto. 12

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I racconti di Monumenti Aperti Il destino di Bonaria di Anthony Muroni musiche di Matteo Sau domenica 11 maggio ore 11.00 Colle di Bonaria, Teatro dell’oratorio dei Padri Mercedari Ne Il destino di Bonaria, scritto dal giornalista e direttore del quotidiano L’Unione Sarda Anthony Muroni, ritroviamo una perfetta sintesi dello spirito che anima Monumenti Aperti: il piacere di creare sempre nuove storie legate alle nostre radici. Nel racconto, ambientato nei giorni nostri, un nipote ascolta affascinato dalla voce del nonno le storie di guerre e santi che hanno animato nei secoli il Colle di Bonaria e di come queste abbiano varcato l’oceano per approdare fin nelle coste dell’Argentina. Il racconto sarà letto dallo stesso Anthony Muroni domenica 11 maggio alle ore 11 nel teatro dell’oratorio dei Padri Mercedari, sul colle di Bonaria. Musiche live di Matteo Sau. Il racconto può essere letto a pag. 97 I racconti di Monumenti Aperti, nasce nel maggio del 2009 all’interno dell’esperienza Cagliari Monumenti Aperti. Dalla manifestazione “madre” desume il suo ambito, quello legato alla sfera del racconto: in Cagliari Monumenti Aperti affidato alle migliaia di volontari provenienti prevalentemente da scuole e associazioni, ne I racconti a scrittori, sardi ma non solo. Ed è anche con il desiderio di “intercettare” questo movimento, di chiamarlo a raccolta attorno all’esperienza virtuosa di Monumenti Aperti, chiedendo di farsi testimone della città, che nasce questa idea. Nelle precedenti quattro edizioni hanno scritto Marcello Fois, Gianluca Floris, Michela Murgia, Enrico Pau, Massimiliano Medda e Mario Gelardi, Vito Biolchini, Armando Serri, Paolo Maccioni e Giorgio Todde, Paolo Fresu, Davide Catinari e Rossella Faa, Gianni Zanata. Ideato e curato da Giuseppe Murru Coordinamento scrittori Francesco Abate

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Attività per Bambini La candela nella tempesta Sabato 10 alle 16:30 e alle 18:00 Domenica 11 alle 16:30 e alle 18:00 Colle di Bonaria, Teatro dell’oratorio dei Padri Mercedari L’edizione 2014 di Cagliari Monumenti Aperti è arricchita da un progetto speciale sulla narrazione, dedicato agli studenti delle scuole Primarie, ideato dallo scrittore Luigi dal Cin, autore di oltre 90 libri per ragazzi tradotti in 10 lingue diverse e Premio Andersen 2013. “Abbiamo voluto realizzare un progetto – racconta Dal Cin – che avvicinasse gli alunni alla storia e ai tesori di Cagliari utilizzando uno strumento nuovo per l’arte, la storia e i musei, ma ben frequentato da bambini e ragazzi; uno strumento potentissimo: la narrazione. La sfida per avvicinare i ragazzi ad un qualsiasi contenuto credo stia nel saper costruire una vera avventura capace di creare fascino e, in fondo, di farli divertire. Abbiamo così creato personaggi caratterizzati, fortemente riconoscibili, e una vera avventura con un inizio, dei veri colpi di scena, un vero finale: una vera narrazione, insomma”. “Alla fine, la vera motivazione per questa ‘audace impresa’ credo sia l’amore che provo per la bellezza e la cultura: i racconti che abbiamo scritto insieme sono un invito per tutti, adulti e bambini, a viverla intensamente. Penso infatti esista, in ogni percorso educativo, un diritto alla bellezza, da esercitarsi con forza sempre maggiore di fronte alle fantasie preconfezionate e stereotipate in cui siamo immersi. Sento che in questo progetto abbiamo realizzato, tutti insieme, proprio questa magia”. Il progetto presenta due racconti originali intitolati, La candela nella tempesta, scritti da Luigi Dal Cin con i bambini della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Monsignor Saba” di Elmas e messi in scena grazie alla regia dell’attore e regista Fabio Marceddu e del musicista Antonello Murgia del Teatrodallarmadio. I racconti si ispirano alla leggenda del ritrovamento della statua della Madonna di Bonaria. Hanno partecipato gli alunni e le insegnanti delle classi 3B e 3C di via Buscaglia. Ha coordinato il progetto Francesca Spissu per l’Associazione Culturale Imago Mundi Onlus. Il racconto può essere letto alla pagina 102 Le storie potranno essere ascoltate su Radio Magica (www.radiomagica.org), l’unica radio web italiana che trasmette in streaming programmi radiofonici dedicati al pubblico dei bambini, dei ragazzi e delle famiglie. I contenuti di Radio Magica contribuiscono a massimizzare l’accessibilità e a promuovere la cultura dell’inclusione.

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LABORATORI Exmà, via San Lucifero 71 Lo sguardo che crea sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 Quante volte in un muro rovinato o un marciapiede o ancora un edificio particolare ci sembra di intravedere forme di animali o piante? Da un’idea di Luigi Dal Cin un interessante laboratorio basato sull’osservazione e rivolto ai bambini dai 3 ai 10 anni. Gli studenti della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Monsignor Saba” di Elmas hanno nelle scorse settimane osservato attentamente e scovato forme inconsuete, fotografandole. Queste fotografie sono state rielaborate graficamente e ora diventano una bella mostra allestita nella Sala della Terrazza. E saranno proprio loro ad accogliere i coetanei per guidarli alla scoperta di tanti nuovi particolari dell’Exmà e realizzare nuovi disegni. Hanno partecipato gli alunni e le insegnanti delle classi 2A e 2B di via Buscaglia e 2A e B di via Sestu. Ha coordinato il progetto Alessandra Spissu per l’Associazione Culturale Imago Mundi Onlus. Dipartimento di Architettura, Chiostro via Santa Croce 59 Relazioni (In)visibili sabato: dalle 9.30 alle 11.00, dalle 11.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 17.30 domenica: dalle 9.30 alle 11.00, dalle 11.30 alle 13.00 Il laboratorio “Relazioni (In)visibili” tenuto dall’associazione “CultArch-Architettura e Cultura”, esplorerà insieme ai bambini, le relazioni non solo fisiche e materiali della città, ma anche quelle immateriali, che si sviluppano tra i vuoti e i pieni della città e tra gli abitanti e il costruito. Dopo un primo momento di conoscenza della storia del quartiere di Castello e di alcune nozioni urbanistiche i bambini dovranno scegliere un monumento del quartiere e realizzarne il modellino. Tali oggetti verranno collocati in un’installazione utile ad una riflessione sulle relazioni che intercorrono tra i vari elementi. Il risultato del laboratorio sarà quindi un’opera collettiva realizzata mediante materiali riciclati, frutto della creatività dei bambini, che sarà visitabile nella serata di domenica 11 Maggio. Il laboratorio è aperto a gruppi di massimo 15 bambini di età compresa dagli 8 ai 10 anni. È necessario comunicare la partecipazione inviando una mail all’indirizzo: info@cultarch.it Teatro Lirico, via Santa Alenixedda Regine, draghi e principesse solo domenica 11 maggio con inizio alle ore: 10.00, 12.00, 15.00, 17. 00 e 19.00

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Laboratorio per bambini di scenografia, costume e trucco condotto da Marco Nateri. I bambini, muniti di carta, cartone e cartoncini colorati pronti ad esser tagliati, piegati, curvati, dipinti con le loro piccole e abili mani faranno diventare scenografia e costumi..un mondo di carta e gioco sulle note dei grandi compositori! I laboratori saranno a numero chiuso per un max. di 15 bambini. Le prenotazioni dovranno essere indirizzate a produzione@teatroliricodicagliari.it I laboratori hanno la durata di due ore Nel nuovissimo MEDIA-LAB i bambini avranno la possibilità di sperimentare le nuove applicazioni mobili che il Teatro Lirico di Cagliari, in collaborazione con TSC Consulting, ha sviluppato per introdurre i bambini nell’affascinante mondo della composizione musicale. Per bambini e non solo… Sempre al Teatro Lirico di Cagliari domenica 11 maggio dalle ore 9 alle ore 20. visite guidate ai laboratori, alle sale prove, al palcoscenico per scoprire la magia del teatro “dietro le quinte”. le visite partiranno ogni ora con sosta dalle 14 alle 16 e ultima visita alle ore 19 PROGETTO SPECIALE Il Ludohospital Il Sole al Castello di San Michele Il Ludohospital Il Sole, l’Atelier Pedagogico della I Clinica Pediatrica di Cagliari, la Scuola Ospedaliera G. Macciotta e Istituto Comprensivo Satta-Spano-De Amicis, presentano Indovina chi c’è nel Castello! Partendo dall’analisi storica e architettonica del Castello di San Michele, i bambini ospedalizzati ne hanno dato una lettura personale, creando storie inedite e ricche di contaminazioni ludicofantastiche. I lavori dei bambini sono custoditi in un insolito libro, costruito insieme ai piccoli artisti attraverso l’utilizzo di materiali di riciclo. Il libro sarà esposto durante la manifestazione all’interno del Castello di San Michele. Il percorso didattico-laboratoriale dedicato al Castello di San Michele, ha rappresentato, per i bambini in ospedale, un importante momento di “distrazione” dalla malattia e dal dolore. Per maggiori informazioni sulle attività del Ludohospital Il Sole è possibile consultare il sito: pacs.unica.it/ludohospitalilsole I piccoli reporter Per il terzo anno consecutivo ritornano i Piccoli Reporter. Fra le strade del quartiere Castello e sul Colle di Bonaria, quaranta piccoli studenti della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Monsignor Saba” di Elmas, fotograferanno la città e i suoi monumenti e intervisteranno i visitatori. Le foto e le interviste raccolte diventeranno un originale video racconto della manifestazione vista ad altezza di bambino! Partecipano gli alunni delle classi 4A e 4B di via Buscaglia.

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Cultura senza barriere Monumenti aperti a tutti

Cultura senza barriere - Monumenti Aperti a tutti, è un iniziativa nata ormai undici anni fa in seno a Monumenti Aperti nella città di Cagliari che oggi estende i suoi servizi agli altri comuni aderenti alla rete della manifestazione prefiggendosi l’obbiettivo di facilitare l’accessibilità ai monumenti a coloro che si trovano in condizioni di svantaggio e disabilità temporanea o permanente, con servizi di visita guidata rivolti a non udenti, percorsi tattili e testi in braille per non vedenti, mostre, accessi facilitati per i disabili motori, servizi di mobilità dedicati. Ancora, con l’obiettivo di promuovere processi attraverso i quali quanti vivono nella nostra città possano migliorare la propria capacità di adattarsi ad ambienti più complessi dove coesistono identità culturali diverse e nuove, il concetto di barriera culturale viene allargato coinvolgendo le diverse etnie per arricchire le visite guidate ai monumenti con una visione sempre più allargata di saperi. Tutto questo avviene grazie alla preziosa collaborazione di tante associazioni di volontariato insieme ad istituzioni ed enti pubblici e privati che con grande generosità concorrono alla realizzazione di questa importante esperienza che rende ogni anno più democratica la conoscenza del nostro patrimonio culturale. Anche quest’anno in tutte le schede dei monumenti presenti in questa guida sono segnalate con apposita simbologia le tipologie di accessibilità raggiunte. Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus e l’U.N.I.Vo.C, in collaborazione con la Soprintendenza BAPSAE per le province di Cagliari e Oristano. L’UICI esporrà, presso Il Ghetto 15 riproduzioni di reperti storicoarcheologici della mostra permanente di manufatti Pietro Casula di via del Platano 27 a Cagliari, realizzati a cura del Museo Tattile, i reperti riproducono in scala elementi del patrimonio storico archeologico della Sardegna. L’UNIVOC, attraverso i suoi volontari non vedenti, curerà il servizio di assistenza ai visitatori, dando loro lungo il percorso dell’esposizione tutti gli elementi cognitivi sulle opere esposte. ENS (Ente Nazionale Sordi) Sezione Provinciale di Cagliari effettuerà il giorno sabato 10 maggio la visita guidata per i sordi in lingua italiana dei segni (LIS) presso il Complesso Mercedario di Bonaria. ANFFAS Onlus Cagliari -Associazione Nazionale per famiglie di persone con disabilità intellettive e/o relazionali. I ragazzi dell’Associazione si occuperanno dell’ accoglienza dei visitatori presso il Palazzo dell’Università. Associazione Futuribile e Associazione Bambini Cerebrolesi Sardegna Anche quest’anno, grazie alla collaborazione dell’Associazione Futuribile e dell’Associazione Bambini Cerebrolesi Abc, delle Consulte Provinciale e Comunale dei disabili si terrà un mini tour. La partenza è prevista domenica 11 maggio alle ore 16.00 all’ingresso dei nuovi Giardini sotto le mura siti in Viale Regina Elena, il tour proseguirà con la visita del Bastione Santa Caterina, della

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scuola Santa Caterina, della Torre dell’Elefante e si concluderà con la visita alla Collezione Piloni la Biblioteca Universitaria e la Sala Settecentesca. Il servizio porta a porta di CTM SpA dedicato alle persone che non possono utilizzare il servizio di trasporto pubblico di linea, con disabilità, invalidi civili, anziani ultrassessantenni non autosufficienti ed altri con limitazioni psicofisiche, beneficiari di agevolazioni tariffarie regionali sui trasporti pubblici. Il costo del servizio è di un biglietto di corsa semplice a tratta, intendendo come tratta l’andata o il ritorno (es. per il viaggio di andata e ritorno bisogna obliterare 2 biglietti di corsa semplice) Per accedere al servizio è necessario effettuare una prenotazione al n. verde 800259745, dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 13.00, il venerdi dalle ore 15.00 alle ore 19.00 e il sabato dalle ore 8.00 alle ore 10.00. La prenotazione può essere effettuata anche attraverso il sito internet: www.ctmcagliari.it cliccando sul link “servizio a chiamata”, e deve pervenire il giorno prima l’utilizzo del servizio. Il servizio normalmente è programmato dal Lunedì al Sabato mattina, ma in occasione di Cagliari Monumenti Aperti 2014, CTM attiverà Amicobus nelle giornate di sabato 10 Maggio, dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (con prenotazione fatta il venerdì entro le 18.00) e domenica 11 Maggio dalle ore 9.00 alle ore 20.00 (con prenotazione fatta il sabato entro le 10:00), prevedendo come destinazioni i soli Monumenti interessati dalla manifestazione. Nelle giornate di sabato e domenica non è prevista la presenza dell’assistente di bordo. Questi loghi inseriti nella scheda del monumento in corrispondenza della linea bus, indicano le diverse modalità di accesibilità ai mezzi del CTM

Mediazione Culturale

Torre dell’Elefante: Servizio di visita guidata in lingua straniera realizzato con la collaborazione dell’Associazione ERASMUS.

La GOLFO DEGLI ANGELI è una cooperativa sociale di tipo (b)che persegue il suo scopo sociale per favorire l’occupazione di persone portatrici di disabilità e di altre categorie a rischio di esclusione sociale. La Cooperativa opera dal 1985 nel settore turistico ricreativo gestendo sette stazioni balneari, con servizi integrati per le persone disabili, lungo il litorale del Poetto di Cagliari.

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Iniziative speciali MOSTRE Archivio di Stato, via Gallura, 2 Forme architettoniche in Sardegna (secc. XIV-XIX) Attraverso i documenti d’Archivio si offrono alcuni esempi di moduli costruttivi presenti nell’isola: dai castelli medievali, ai fortilizi diffusi nel territorio; dalla costruzione delle sedi rappresentative del potere (palazzo di città) alle trasformazioni urbanistiche che hanno interessato Cagliari nell’800. Evoluzione di una tragedia. Dagli anni Trenta del Novecento al dopoguerra. La mostra ripercorre, attraverso le testimonianze d’archivio, i difficili momenti che hanno preceduto lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e i tragici bombardamenti che infierirono sulla Sardegna e su Cagliari in particolare. Parte importante della Mostra è dedicata alla ricostruzione della città e alle problematiche legate agli approvvigionamenti alimentari e al successivo riassestamento politico e economico. Discipline sportive in epoca fascista I pannelli, curati degli studenti del Liceo Michelangelo, illustrano, attraverso fotografie, ritagli di giornali e documenti, le attività sportive e il ruolo educativo che esse rivestivano nella società durante il regime fascista. Biblioteca, Universitaria, via Università 32/a Mostra documentaria La città di pietra. Attraverso una scelta di materiali conservati nei fondi della Biblioteca Universitaria di Cagliari, sono raccontate le torri e le mura della città antica che costituiscono il primo e più evidente approccio di Cagliari per chi arriva dal mare. Libri di varie epoche, fonti iconografiche, cartoline e stampe di artisti locali contribuiscono a ricostruire la storia passata della città. Castello San Michele, colle di San Michele via Sirai Marisa Mori viaggio in Sardegna Sono esposte circa 50 opere tra oli e disegni, appartenenti a tre periodi diversi dell’artista fiorentina Marisa Mori (Maria Luisa Lurini) dalle prime, del periodo torinese al futurismo, a quelle strettamente legate al periodo futurista. Nell’esposizione, a cura del Centro Studi Ricerche Espressive, sono presenti anche le opere del periodo sardo realizzate nel corso dei suoi soggiorni sardi e in particolare in Barbagia. Exmà, via San Lucifero 71 Persone e Personaggi nella galleria delle opere di Anna Cabras Brundo Le sculture dell’artista cagliaritana Anna Cabras Brundo protagoniste di questa mostra, curata da Marta Cincotti, che raccoglie circa 40 opere: busti in argilla, gesso e bronzo di uomini illustri sardi e ritratti a matita o gessetto di persone comuni. L’artista ha ritratto e raccontato alcuni uomini politici e sindaci di Cagliari, ma anche Emilio Lussu e Francesco Cossiga; personaggi del mondo letterario e culturale e dell’ambiente artistico, come l’incisore Feli-

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ce Melis Marini ed Eros Kara; e di quello sportivo con il busto del calciatore Gigi Riva Accanto ai volti noti si affiancherà una serie di persone che in un modo o nell’altro sono stati vicini all’artista che ne ha voluto tracciare il ricordo. Pesca e pescherecci a Cagliari. Viaggio nelle marinerie di un antico porto La mostra realizzata dall’Associazione Culturale SocrateS. propone 40 fotografie a colori sul porto peschereccio di Cagliari e sul mercato del pesce di San Benedetto arricchite dalla proiezione di due brevi cortometraggi sul tema e dalla presentazione di un libro fotografico. Ghetto, via Santa Croce 18 Futuro Prossimo Futuro Prossimo è uno spazio di incontro e confronto sulla candidatura di Cagliari – Sardegna capitale europea della cultura 2019, ma anche un laboratorio per informare, coinvolgere e rendere tutti i cittadini di Cagliari parte attiva del processo di rigenerazione e riscrittura dei territori. Gli spazi del Ghetto diventano il “contenitore” ideale per accogliere un laboratorio aperto con tavoli di approfondimento tematici e di consultazione, attività ludiche per adulti e bambini, workshop e presentazioni. Mostra Scuola Media Alfieri Esposizione dei lavori realizzati dagli alunni della Scuola Media Alfieri che attraverso 60 rappresentazioni raccontano i monumenti della città di Cagliari. Palazzo Pes, via Lamarmora 67 Visitabile la mostra dal titolo Le Riggiole di Castello un’esposizione di mattonelle antiche per la prima volta aperta ai visitatori, un unicum in Sardegna. Visitabile domenica 11 maggio dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 17.00 alle ore 21.00. SEARCH – Sottopiano del Palazzo Civico Quando tutto era sotto casa - il commercio a Cagliari Uno sguardo sul passato per immaginare il futuro, una mostra partecipata che, illustra le vicende del commercio a Cagliari dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento e le relative influenze nazionali e internazionali che la città andava assorbendo, tali da inserirla nel novero delle città di respiro europeo. INCONTRI MEM - Mediateca del Mediteraneo, 10 maggio, ore 18.00 Oltre le sbarre, progetto sulle carceri minorili Incontro con gli alunni del Liceo delle Scienze Umane del polo liceale Giuseppe Peano di Tortona, che presenteranno gli esiti del progetto sulle carceri minorili che hanno sviluppato durante l’anno scolastico, analizzando il libro Boati di solitudine di Bachisio Bandinu.

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Gusta la città Aperti sabato 10 e domenica 11 maggio Bar e Gelaterie Bar del Viale, viale Bonaria 112/114, 070 4510317 Bar gelateria Peter Pan, via Roma 1, 070 2041792 Bar Kubrik, corso Vittorio Emanuele 62, 3460233491 Cafe Barcellona, via Barcellona 84 Caffe’ Leonardo, viale Regina Margherita 25 Caffe’ del cambio, viale Bonaria 68 Delizie di Sardegna, via Sardegna 22, 070 669380 Gelateria l’Isola del gelato piazza Yenne 35 Mousseria Le mousse, corso Vittorio Emanuele 297, 3497583950 Panificio pasticceria Da Maro, corso Vittorio Emanuele 295 Snack bar caffetteria Twentyone, viale Bonaria 92, 3348983072 Ristoranti Al Porto, via Sardegna 44, 070 663131 Ammentos, via Sassari 120, 070 651075 Antica Cagliari, via Sardegna 49, 070 7340198 Antica Hostaria, via Cavour 60, 070 665870 Buon Gustaio, via Concezione 7, 070 668124 Corso 12, corso Vittorio Emanuele 12, Crackers, corso Vittorio Emanuele 195, 070 653912 Cronta, viale Diaz 25/27, 070 6670212 Crudo, piazza Yenne 25, 3299499110 Dal Corsaro, viale Regina Margherita 28, 070 664318 Eno’ ristorante e vineria, vico Largo Felice, 070 6848243 Frittomania, viale Regina Margherita 29, 3388373158 Galeone, via Savoia 1, 3292617305 Gastronomia Cinus, viale Bonaria78, 070 684392 Grotta Marcello, piazza Yenne 21 Gustavino, piazza Yenne 23 Hasu Wok, viale Diaz 131/145, 070 7570888 Hostaria sa osa, via Cavour 48, 070 7568536 La Grotta, via Porcile 7, 3683135007 La Grotta, via Vittorio Porcile 7, 3683135007 Locanda Caddeo, via Roma 5, 0706670409 Luigi Pomata, viale Regina Margherita 14, 070 672058 Major, corso Vittorio Emanuele 307/309, 329499110 Old Square, corso Vittorio Emanuele 44, 070 658099 Piadineria Gusto, corso Vittorio Emanuele 353 Pizzeria Il Porcile, via Porcile 9, 3480148233 Prima Classe, via Sardegna 12, 070 2041536 Sa Schironada, via Baylle 39, 070 4513387 Su Cumbidu, via Napoli 11/13, 070 660017 Sushi Niwa, viale Diaz 87, 070656162 Trattoria Gennargentu, via Sardegna 60, 070 658247 Trattoria La Damigiana, corso Vittorio Emanuele 115, 070 658277 Trattoria Pirata, viale Regina Margherita 22, 070 658474 Whitestone, piazza Yenne 16/17

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Sentieri (in)interrotti Trentapiedi dei Monumenti Area di Bonaria Il tema dell’edizione 2014 invita il Trentapiedi dei Monumenti, che negli anni scorsi ha esplorato i quartieri di Marina e Villanova, a percorrere un itinerario alla scoperta delle vicende, dei monumenti, dei resti archeologici e degli scorci particolari di quella parte della città che oggi fa riferimento alla Basilica di Nostra Signora di Bonaria. Il colle e tutta l’area che lo circonda, infatti, nel corso dei millenni hanno ospitato insediamenti umani e necropoli (dall’età punica in poi) e sono stati teatro di importanti avvenimenti storici. Sarà l’occasione, tra l’altro, per scoprire il sito del Castel de Bonayre, nato nel 1324, durante la guerra per la conquista dell’isola da parte dell’esercito della Corona d’Aragona e diventato la prima capitale del Regnum Sardiniae et Corsicae. Grazie al sistema progettato dagli studenti dell’Università di Cagliari coinvolti nell’attività del Laboratorio di Didattica e Comunicazione dei Beni Culturali, il quartiere nel suo complesso potrà essere riscoperto come sito culturale di cui riappropriarsi. Un convoglio pedonale, dotato di capotreno e locomotore umano, partirà a intervalli regolari dal capolinea, in Piazza Cimitero (vicino all’ingresso del camposanto monumentale), rispettando precise fermate e stazioni di scambio. Queste ultime corrispondono ad altrettanti luoghi, in cui si potrà scegliere se lasciare il convoglio umano per visitare – con la guida di studenti e volontari – le chiese, il museo, il cimitero, le testimonianze archeologiche, il laboratorio di didattica e ricerca per la salvaguardia dei beni culturali, o se proseguire l’esplorazione del quartiere secondo il percorso guidato tra storia, ambiente e architetture. Luogo di partenza: piazza Cimitero Sia sabato che domenica mattina la prima corsa è prevista per le ore 10.00 e l’ultima per le 12.15. Il pomeriggio la prima corsa partirà alle 15.00 e l’ultima alle 18.30. Percorso Trentapiedi dei Monumenti Capolinea: • Piazza Cimitero (cimitero monumentale, parco archeologico) • Viale Bonaria • Sagrato di Nostra Signora di Bonaria (Basilica e Santuario) • Belvedere – Museo di Bonaria; • Laboratorio di Didattica e Ricerca per la Salvaguardia dei Beni Culturali • Scalinata monumentale (resti di necropoli e colonna di Bonaria) • Viale Bonaria • Piazza Madre Teresa di Calcutta • Piazza della banca CIS/BCS, Viale Bonaria • Capolinea: Piazza Cimitero

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All’origine della città di pietra: Cagliari sull’acqua Appartenere a un’isola è compito non facile, essere città e porta sul mare di un’isola è ancora più complicato ma è infinitamente bello. Cagliari è nata dove inevitabilmente doveva vivere: nella costa sud della Sardegna, al centro del golfo, voluta da marinai di passaggio venuti da oriente che, mentre la costruivano, se ne innamorarono. La pietra delle sue costruzioni, volta per volta, si fondeva con le cave da cui aveva origine, così che il suo aspetto, durante il giorno, era giallo, la sera era rosa e la notte bianco. Questi colori si vedevano meglio dal mare generoso, fecondo da cui nacquero gli stagni. Dagli stagni addomesticati si crearono le saline dove si raccoglieva il frutto del sale, compagno della vita dei cittadini e dei naviganti. Cagliari quindi si adagiò su un terreno vario di pianure e di roccia ma si fece circondare anche dall’acqua tenendo un rapporto vitale. Le genti andavano e venivano dall’acqua, il porto della città segnava le tappe del tempo: lingue, colori, odori sempre diversi venivano dal mare per una breve sosta o per rimanere per sempre, anche per morire. Cagliari si offriva come approdo sicuro, dopo lunghi tratti di mare, conforto di terra ferma dopo beccheggi e rollii marini instabili e rischiosi. La città, vista dalla rada, con le case aggrappate alla roccia e gli specchi brillanti d’acqua ai suoi fianchi era una promessa di riposo e di rinascita. I naviganti, prima di diventare suoi cittadini, videro Cagliari, poi la vissero, nei venti del nord e in quelli africani, correnti d’aria che fanno cambiare i colori dell’acqua del mare e degli stagni: blu, turchini e rosa. Colori troppo importanti per non essere radicati in ciascun abitante. Quando si sentì il bisogno di descrivere Cagliari, alcuni ne scrissero, altri la disegnarono ma, per troppo amore, sbagliarono e la resero ancora più bella: bellissime sono infatti le pagine e le immagini che la cantano. Ancora oggi Cagliari ci chiama, mentre di fretta andiamo per via Roma o se arranchiamo in via del Fossario. Se impazienti, in auto, aspettiamo il verde o se riusciamo a inserirci in una rotonda, se aspettiamo la metropolitana leggera oppure siamo in ritardo per l’aereo, Cagliari ci chiama perché ha bisogno d’attenzione e sa con chi vuole parlare. Delle due aree umide di Cagliari, la laguna di Santa Gilla e lo stagno di Molentargius, che idealmente si possono considerare porte della città, sarà possibile visitare solo l area di Molentargius, con la collaborazione con il Parco Naturale Regionale Molentargius. Orari e luoghi di partenza sabato e domenica dalle 9.00 alle 12.30 e il pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00

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Percorso pedonale con l’Associazione per il Parco Città del Sale con partenza dall’Edificio Sali Scelti, sede del Parco di Molentargius Saline in via La Palma. Escursioni guidate dalle 9.15 alle 12.15 e il pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00, con partenze orientativamente ogni ora che verranno precisate al servizio di accoglienza Percorso con Bus navetta CTM all’interno del comprensorio del Parco della durata di 1 ora. Partenza dalla sede del Parco con sosta all’idrovora del Rollone. Dalle 9.15 alle 11.30 e il pomeriggio dalle 16.15 alle 18.30 con partenza ogni ora. Escursioni dimostrative in canoa a cura del Circolo Kayak Sardegna le Saline con partenza dalla darsena dalle 09.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. Percorso naturalistico Sella del Diavolo La sella del Diavolo, come tutto il promontorio di S. Elia, è costituita da rocce sedimentarie di età miocenica, quindi geologica mente piuttosto giovani. All’interno di questo tipo di rocce carsificabili, si sono formate diverse piccole grotte, le quali sono risultate essere abitate dall’uomo sin dal VI millennio a.C.. Al periodo romano risalirebbe il martirio di S. Elia, che sarebbe stato ucciso, secondo la tradizione, in questi luoghi, durante le persecuzioni di Diocleziano. L’intero promontorio porta oggi il suo nome. Luogo di partenza: piazzale antistante la spiaggia di Calamosca. Si intende proporre due differenti itinerari che variano rispetto ai tempi di percorrenza, e quindi delle capacità dei visitatori, organizzati nel seguente modo: • Percorso breve a bastone: partenza dal piazzale di raduno verso il punto di belvedere dal quale è possibile ammirare il porto di Marina Piccola, il Poetto e la città, si raggiunge la sommità del promontorio sino al fortino e alla torre di Sant’Elia, arrivo all’area archeologica e ritorno; tempo di percorrenza circa 1,5 ore con partenza alle ore: 9:00, 10:30, 12:00, 15:00, 16:30, 18:00. • Percorso lungo ad anello: partenza dal piazzale di raduno verso il punto di belvedere dal quale è possibile ammirare il porto di Marina Piccola, il Poetto e la città, sommità del promontorio- fortino - torre di Sant’Elia -area archeologica, si procede verso Cala Fighera, rientro al piazzale di Calamosca; tempo di percorrenza circa 3 ore con partenza alle ore: 9:00 e alle ore 16. Indispensabile indossare un abbigliamento sportivo, comodo e a strati, scarpe da trekking o sportive e portarsi una bottiglietta d’acqua. A cura del C.A.I. Gruppo Grotte Cagliari - Sezione di Cagliari

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I Monumenti Una città è fatta di uomini e donne, di avvenimenti, di pietre. Pietre che hanno contribuito a realizzare le sue costruzioni. Anche Cagliari è una città di pietra come altre che possono vantare una lunga storia. E la ricerca delle pietre che hanno costruito Cagliari è il tema di Monumenti aperti 2014 allo scopo di riannodare i fili di una storia che dura tuttora, e il criterio con il quale sono stati scelti i monumenti che aderiscono a questa edizione. L’amministrazione comunale comunque, unitamente ai proprietari di alcuni monumenti qui sotto elencati, non ha voluto rinunciare a dare la possibilità ai visitatori di accedere ad alcuni dei monumenti simbolo della città, anche in questa particolare edizione di Cagliari Monumenti Aperti. Centro della Cultura Contadina, via Sant’Alenixedda, 2 Visitabile sabato 10 e domenica 11 maggio dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 20.00. Chiesa dei SS. Giorgio e Caterina, via Gemelli Visitabile sabato 10 maggio dalle ore 9.00 alle ore 19.00. Domenica 11 maggio interruzione dalle ore 13.00 alle 16.00. Convitto Nazionale di Cagliari, via Manno, 16 Visitabile negli orari della manifestazione, sabato 10 e domenica 11 maggio dalle ore 9.00 alle ore 20.00. Museo Cardu, Cittadella dei Musei, piazza Arsenale, 1 Visitabile sabato 10 e domenica 11 maggio dalle ore 9.00 alle ore 20.00. Museo delle Ferrovie della Stato, piazza Matteotti Visitabile sabato 10 e domenica 11 dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 20.00. Palazzo Fois, piazza San Giuseppe 4 Visitabile negli orari della manifestazione, sabato 10 e domenica 11 maggio dalle ore 9.00 alle ore 20.00. Parco delle Rimembranze, via Sonnino, piazza Gramsci Visitabile sabato 10 e domenica 11 maggio dalle ore 9.00 alle ore 19.30. Società degli Operai, via XX Settembre, 80 Visitabile negli orari della manifestazione, sabato 10 e domenica 11 maggio dalle ore 9.00 alle ore 20.00. Teatro Lirico, via Santa Alenixedda Visitabile domenica 11 maggio dalle ore 9.00 alle ore 20.00. Di seguito le schede dei monumenti aperti della XVIII edizione Coordinamento scientifico: Franco Masala Antonia Giulia Maxia Donatella Mureddu Marcella Serreli Fabio Pinna Revisione schede monumenti e consulenze d’archivio Franco Masala Coordinamento redazionale Alessandra Corona

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Romano

Anfiteatro e Cisternone

Viale Sant’Ignazio, 19

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L’anfiteatro di Cagliari, il più importante tra gli edifici pubblici della Sardegna romana, con la cavea ellissoidale di m. 88 x 72 e l’arena di m. 47 x 31, si incunea in una valletta naturale alle pendici meridionali del colle di Buon Cammino. I costruttori, forse a più riprese, tra I e II secolo d.C., intagliarono nel banco roccioso gran parte delle gradinate, l’arena, vari corridoi (vomitoria) e altri ambienti di servizio ad essi collegati, mentre la monumentale facciata rivolta a sud, che superava i 20 metri d’altezza, e il settore diametralmente opposto, a cavallo di una stretta gola rocciosa, furono edificate con i blocchi calcarei estratti da varie cave aperte nelle vicinanze. Dall’anfiteatro, fino alla metà dell’Ottocento, si continuarono ad asportare materiali da costruzione, finché il Comune non acquisì l’intera area, affidandone gli scavi al Canonico Giovanni Spano. Questi, tra gli altri reperti, riportò alla luce una grande quantità di sottili lastrine marmoree, a riprova di come i gradini fossero originariamente rivestiti di materiale pregiato. Anche nel monumento cagliaritano, come in altri anfiteatri, le gradinate risultano divise in tre ordini (ima, media e summa cavea), riservati alle differenti classi sociali di cui si componeva l’antica società romana (senatores, equites, plebei, servi). Lungo il corridoio attorno all’arena si affacciavano le gabbie (cryptae) per gli animali feroci (claustra), mentre altri ambienti scavati sotto l’arena (fossae), servivano a contenere i macchinari scenici. L’anfiteatro di Cagliari aveva una capienza stimata in circa 10.000 spettatori, i quali potevano assistere a lotte tra uomini e belve feroci (venationes) all’esecuzione di sentenze capitali e a combattimenti all’ultimo sangue tra gladiatori (munera). Dal fondo dell’arena, un corridoio tuttora percorribile, lungo 95 metri, attraversa il banco roccioso e conduce alla visita di una grande cisterna sotterranea, ubicata nell’Orto dei Cappuccini.

Visite guidate a cura di: Circolo Didattico via Garavetti Circolo Didattico Is Mirrionis Liceo Scientifico Pitagora

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Archivio di Stato Via Gallura, 2

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L’attuale sede monumentale dell’Archivio di Stato di Cagliari fu inaugurata nel 1927 e rappresentò in quegli anni uno dei primi esempi di moderna edilizia archivistica. Le origini dell’Archivio però sono molto antiche: fu creato nel 1332 da Alfonso il Benigno, re d’Aragona, ad appena nove anni dallo sbarco dei conquistatori nell’isola. Situato nel quartiere storico di Castello e dentro il Palazzo Regio, fu destinato ad esercitare funzioni di archivio generale del Regno. La sua storia è quindi strettamente legata agli eventi politici che videro la città svolgere per secoli il ruolo di capitale del Regno di Sardegna, passando attraverso le dominazioni aragonese, spagnola, austriaca e piemontese. La documentazione conservata riflette la peculiarità della storia sarda in quanto l’isola ebbe proprie istituzioni politiche, amministrative e giudiziarie sino alla cosiddetta “fusione perfetta” con il Piemonte del 1847. Fino a questo periodo è ricchissima la documentazione archivistica e cartografica delle fortificazioni di Cagliari e di tutta l’isola. Dopo l’Unità d’Italia, l’Archivio si è man mano arricchito delle carte provenienti dagli uffici periferici statali; possiede inoltre una ricca documentazione notarile, una raccolta di pergamene ed importanti archivi privati. Tra gli archivi del periodo aragonese e spagnolo si segnalano l’Antico Archivio Regio, il Regio Demanio e la Reale Udienza; all’amministrazione sabauda appartengono la Regia Segreteria di Stato e di Guerra, l’Intendenza generale e gli Atti governativi e amministrativi. Testimonianza del periodo postunitario e contemporaneo sono: Prefettura di Cagliari, Alto Commissariato e Consulta regionale della Sardegna, Partito Nazionale Fascista, Comitati di liberazione nazionale, Manifattura Tabacchi. Di particolare rilevanza anche gli archivi cartografici (Real Corpo di Stato Maggiore Generale, Ufficio Tecnico Erariale di Cagliari), quelli giudiziari (Tribunale di Cagliari e Corte d’Appello) e sanitari (Ospedale sant’Antonio Abate e san Giovanni di Dio). L’Archivio è dotato di una sala di studio per la consultazione del materiale, di una ricca biblioteca, e di altri servizi sussidiari.

Visite guidate a cura di: Liceo Scientifico Michelangelo

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Area archeologica e Museo del Tesoro

Sant’Eulalia Vico Collegio, 2

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Sotto il rilievo su cui sorge la chiesa di S. Eulalia è stato posto in luce un sito monumentale caratterizzato dalla sovrapposizione di molteplici fasi di frequentazione, distribuite tra l’età repubblicana e l’età moderna. Nel 1990, durante lavori di adattamento della sagrestia, il ritrovamento dell’imboccatura di un pozzo colmo di detriti, sotto il pavimento demolito perché deteriorato dall’umidità, è stato l’inizio di una ricerca che, nata come una breve esplorazione speleo archeologica, ha fornito elementi di così grande interesse da estendersi gradatamente a tutto lo spazio sottostante il museo, per poi raggiungere, in diverse campagne di scavo, il presbiterio e, ora, l’intera chiesa restituendo, a poco a poco, una viva immagine della Cagliari antica ed alto-medioevale segnata da manufatti di straordinario significato storico e monumentale visibili. In un percorso sotterraneo di suggestivo interesse è possibile vedere un tratto di una ripida strada lastricata, larga più di 4 metri, ora percorribile per un tratto di tredici metri, verosimilmente collegata con le attività del vicino porto di cui costituiva un importante elemento di collegamento. Non si conosce ancora la connessione di queste strutture con cospicui resti di un’altra costruzione trovata, nell’indagine attualmente in corso, circa sette metri al di sotto del piano della chiesa. Si tratta di un vasto ambiente di cui è visibile parte di un lato costituito da un colonnato - occluso da una più tarda tamponatura in blocchi - connesso con un pavimento in tasselli irregolari di calcare e marmo. Le colonne, calcaree e rivestite di stucco, poggiano su basi marmoree attiche e presentano caratteristiche tipologiche riferibili alla tarda età repubblicana. Adiacente alla sagrestia è visitabile il Museo del Tesoro di S. Eulalia. L’esposizione include numerosi argenti facenti parte del corredo liturgico tra cui calici, pissidi, ostensori, croci professionali ed altri oggetti provenienti da botteghe sarde e liguri operanti tra il XVI e il XIX secolo.

Visite guidate a cura di: Istituto di Istruzione Superiore Buccari - Marconi

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Area Archeologica e

Chiesa Santa Lucia Via Sardegna ang. via Napoli

BUS 6/M

Ricordata nel 1119 col nome di Santa Lucia di Civita, la chiesa sorgeva un secolo prima della fondazione del Castello pisano presso il borgo mercantile detto Bagnaria. Concessa ai monaci di San Vittore di Marsiglia insediati nell’abbazia di San Saturno, era parte di un articolato sistema monumentale portuale. Della sua fase medievale non conosciamo la forma esatta, forse modificata a seguito del ridisegno urbanistico dell’area di Bagnaria-Lapola, nel primo Trecento riformato per iniziativa aragonese tramite un reticolo di strade ortogonali. Il monumento, oggi ridotto alle cappelle di destra e a parte del presbiterio, testimonia la radicale ricostruzione programmata tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento, secondo uno dei modelli indicati dalla controriforma, adottato in varie chiese della città quali Santa Restituta e Santa Caterina. Tra queste solo Santa Lucia vantava un’alta cupola su pennacchi sferici di gusto rinascimentale. I numerosi rifacimenti di arredi e pavimentazioni, evidenziati dalla campagna archeologica in atto, confermano la centralità culturale della chiesa; nel Museo di Sant’Eulalia si conserva una parte del ricco patrimonio di opere d’arte, arredi marmorei e argenti, frequentemente oggetto di donazioni e commissionati ad artisti come Scipione Aprile (1600) o Giovanni Battista Franco (1802). La fortuna del monumento declina progressivamente durante l’Ottocento: nonostante i lievi danni causati dai bombardamenti del 1943, fu intenzionalmente demolito nel 1947 al fine di ottenere un finanziamento statale dedicato alle ricostruzioni post belliche. Il Piano di Ricostruzione prevedeva la parziale demolizione della chiesa e l’allargamento della stretta via Sardegna e una piazza, riprendendo alcune indicazioni del Piano Regolatore redatto dall’architetto Gaetano Cima nel 1858. Dal 2002 l’area di Santa Lucia è interessata da un articolato programma di recupero. Sistematiche ricerche di archivio stanno restituendo nuova dignità all’architettura tardo rinascimentale; la campagna archeologica in atto sta mettendo in evidenza la pianta della chiesa e registrando dati nuovi sul monumento, tra cui pavimenti di varie epoche, un pozzo obliterato, sepolture presso l’altare, una cripta e una “cisterna”. Le indagini degli ultimi mesi indicano nella sacrestia la presenza di un muro medievale, molto basso rispetto al piano stradale. Visite guidate a cura di: Associazione Storia della Città

monumentiaperti

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Area Archeologica

Viale Trieste 105 Viale Trieste 105

BUS

1/10/9

L’area archeologica di viale Trieste ubicata al civico 105, si trova al di sotto del parcheggio interno dell’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio. Si tratta di un sito pluristratificato di carattere insediativo, databile fra l’età repubblicana e il tardo impero, che si inserisce nel circuito della Cagliari romana di cui si individua il fulcro presso l’attuale piazza del Carmine. Le strutture riferibili alla fase più antica, orientate N/ES/W, individuano degli ambienti a pianta quadrangolare delimitati da murature in opera isodoma costituita da grossi blocchi in pietra calcarea. All’interno di alcuni di essi sono stati evidenziati lacerti di pavimentazione in cocciopesto e in calcare. Ad una fase successiva sono da ricondurre i resti di una pavimentazione mosaicata e una cisterna. La pavimentazione in mosaico si compone di tessere policrome di forma poligonale in vetro e pietra e presenta un motivo decorativo che doveva presumibilmente alternare forme geometriche a raffigurazioni animali (fino agli anni Ottanta era visibile un pavone) racchiusi entro una cornice a treccia. La cisterna, in parte scavata nel banco roccioso, in parte costruita, intercetta una vena sorgiva, è di forma rettangolare e si articola in tre ambienti per una lunghezza complessiva di circa 12m.; sulle creste delle pareti perimetrali resta traccia della copertura voltata, è intonacata con malta idraulica e la pavimentazione in cocciopesto è impreziosita dall’inserzione di tessere di mosaico. A ovest degli ambienti è presente un tratto di condotto fognario, orientato S/E-N/W, posto in opera con embrici e laterizi. Nell’area vennero inoltre individuate tracce, non più visibili, di frequentazione più tarda, datate al VII secolo d.C., documentate da sepolture alla cappuccina. Il sito venne messo in luce negli anni Ottanta, ma una campagna di scavo condotta tra il 2010 e il 2011 ha consentito di portare a termine l’indagine archeologica; lo scavo è stato effettuato nell’ambito di un importante intervento di restauro finanziato con fondi FAS – APQ Sardegna-MIBAC che ha permesso di consolidare le strutture murarie in pietra e di bonificarle dall’attacco dei sali e degli agenti biologici.

Visite guidate a cura di: Istituto Tecnico Commerciale Mattei

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Cagliari


Basilica di

San Saturnino Piazza San Cosimo, entrata da via San Lucifero

BUS 6/29

La prima menzione documentata della basilica di San Saturnino risale agli anni 533-34 d.C.. La basilica esisteva già all’epoca e gli storici ritengono che la sua fondazione risalga alla metà del V secolo d.C.. Essa sarebbe sorta come martyrium del martire cagliaritano Saturnino, decapitato secondo la Passio sancti Saturni il 23 novembre del 304 d. C. per non aver voluto rinnegare la sua fede cristiana. Nel 1089 il giudice di Cagliari Costantino Salusio II de Lacon-Gunale fece dono della basilica ai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia che vi istituirono la sede de priorato sardo dell’Ordine e ne ristrutturarono la chiesa, secondo modi protoromanici. Il convento, gravemente danneggiato già nella prima metà del 1300 durante l’assedio catalano, cadde del tutto in rovina un secolo dopo. La chiesa fu restaurata nuovamente intorno al 1484. Nel 1614 ebbero inizio, per volontà dell’arcivescovo Francisco Desquivel, i celebri scavi per la ricerca de los cuerpos santos. Due disegni dello studioso Francisco Carmona del 1631 mostrano la pianta ed una veduta esterna dell’edificio che risultava ancora integro. Nel 1669 la basilica fu in parte smantellata per ricavarne materiali utili alla ristrutturazione della Cattedrale di Cagliari. Concessa nel 1714 alla corporazione dei Medici e degli Speziali, fu reintitolata ai Santi Cosma e Damiano. Agli inizi del 1900 la chiesa subì vari restauri. I bombardamenti del 1943 causarono danni notevoli che furono risarciti da Raffaello Delogu con un accurato lavoro di recupero dei materiali originari. Chiusa al pubblico nel 1978, è stata riaperta nel luglio del 1996. L’area circostante, oggetto di scavi archeologici, ha restituito numerose sepolture di età romana e bizantina. Visite guidate a cura di: Istituto Tecnico Commerciale L. da Vinci - F. Besta Istituto Professionale per i Servizi Sociali S. Pertini

monumentiaperti

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Basilica di

Santa Croce Via Santa Croce

BUS

7

La chiesa di Santa Croce, poggiante sul bastione calcareo omonimo, sorse come sinagoga forse già nei primi anni della donazione del Castello ai pisani (1217) anche se non si hanno attestazioni certe. Sicuramente, come luogo di culto ebraico, gia esisteva quando Cagliari, conquistata dai Catalano Aragonesi, divenne nel 1326 la capitale del Regno di Sardegna ed ospitò una fiorente comunità semita. Nel 1492 gli Ebrei furono espulsi da tutti gli Stati della Corona di Spagna, compreso il Regno di Sardegna, e la sinagoga di Cagliari fu prima sigillata e poi subito reimpostata come chiesa cattolica dedicata alla Santa Croce. Dal XVI secolo fu officiata dalla Compagnia di Gesù, l’Ordine religioso fondato nel 1534 da Sant’Ignazio di Loyola. L’edificio, semplice, venne ampliato nel corso del XVII secolo su progetto dell’architetto Giandomenico da Verdina. Fu completato nel 1661 grazie alla generosità dei Brondo, marchesi di Villacidro, come si evince dall’iscrizione posta sulla facciata sotto lo scudo araldico della famiglia. Cinquantatré anni dopo il passaggio del Regno di Sardegna alla Casa Savoia, nel 1773 i Gesuiti furono sciolti dal papa Clemente XIV, e la chiesa passò nelle mani dello Stato fino a quando, nel 1809, il re Vittorio Emanuele I assegnò l’edificio all’Ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e Lazzaro, e l’elevò al rango di basilica magistrale. Ancora oggi la chiesa appartiene ai Cavalieri Mauriziani.

Visite guidate a cura di: Istituto Professionale Industria e Artigianato A. Meucci

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Cagliari


Bastione di Saint Remy

Galleria dello Sperone BUS

Via Università

6/7

Le indagini di scavo effettuate nel complesso “Porta dei Due Leoni-Passeggiata Coperta” hanno permesso di mettere in evidenza alcuni resti delle fortificazioni edificate a partire dagli inizi del XIII secolo, trasformate in epoca spagnola con l’inserimento dei bastioni. Particolarmente interessante è stata l’individuazione di alcuni cunicoli cinquecenteschi, nonché la riscoperta della casamatta del bastione della Zecca con ambienti annessi, forse legati ad attività di conio. L’indagine ha interessato anche la casamatta di Rocco Capellino, accessibile da via Spano, la cui costruzione obliterò una cisterna antica, una cava, due strade medievali e, verosimilmente, l’accesso meridionale della cittadella fortificata di Castello determinando il suo spostamento. I risultati delle indagini archeologiche condotte nel complesso in esame dimostrano la ricchezza e complessità di ogni intervento di archeologia urbana, soprattutto in centri come Cagliari, dove la continuità di vita e l’importante ruolo storico e politico rivestito nel corso dei secoli hanno determinato un’intensa frequentazione e l’avvicendarsi di innumerevoli destinazioni d’uso. In questo caso inoltre un aspetto molto significativo è la presenza di numerose fonti di diversa tipologia, da quelle scritte, a quelle cartografiche, fino alla fotografia storica, così da determinare un intreccio di informazioni che, affiancandosi al dato archeologico, sono confluite in una salda ricostruzione storica, in cui ogni fase riveste un grande fascino, da quella forse punico-romana con la cisterna, a quella medievale con le mura pisane, la cava di blocchi e i percorsi viari, a quella spagnola con le strutture bastionate, fino a quella ottocentesca con il recupero di diversi aspetti della vita quotidiana di un passato non tanto lontano. Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado Foscolo

monumentiaperti

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Bastione di Santa Caterina

Area Archeologica Via Canelles

BUS

6/7

Le campagne di scavo, promosse dal Comune di Cagliari con la Direzione Scientifica della Soprintendenza Archeologica, nel bastione di Santa Caterina, trasformato in piazza alla fine del XIX secolo dopo la dismissione delle mura difensive, hanno permesso di acquisire importanti informazioni sulla frequentazione del sito. Durante le indagini infatti nella zona sopraterra sono state rinvenute strutture e canalizzazioni databili dal Medioevo al secolo scorso; nel sottosuolo è stato scoperto un vasto ambiente sotterraneo, lungo 18 metri e largo circa 4. Lo scavo ha evidenziato l’esistenza di un sito che conobbe una frequentazione in età preistorica e poi, dall’epoca punica fino all’età contemporanea, una lunga vita senza soluzione di continuità. Il periodo più antico è documentato da una tomba eneolitica di cultura Monte Claro ( 2400-2100 a.C.); il grande ambiente sotterraneo invece è una cisterna punica, con uno spesso strato di cocciopesto impermeabilizzante sul pavimento A causa di una frattura del banco roccioso, e sulle pareti. l’ambiente subì danni prolungati che causarono la rottura degli strati di impermeabilizzazione. Il progredire della frattura determinò, in età romana, interventi finalizzati a una nuova destinazione d’uso; sulle pareti furono aperte sette grandi nicchie scavate nella roccia e quattro ulteriori più piccole alle estremità; il collegamento con la superficie fu realizzato con una scala scavata nella roccia, dotata di un’apertura con l’incasso per una porta; la datazione al II sec. a.C/I sec. d.C. è fornita da un frammento di mosaico, alla base della scala. La frequentazione in età tardoantica e altomedioevale è attestata dal rinvenimento di ceramica del IV/VII d.C. Si potrebbe ipotizzare che l’abbandono dell’edificio sia successivo agli editti imperiali di chiusura degli immobili di culto pagani, datati tra la fine del IV e la prima metà del V, per cui l’idea che l’ipogeo sia stato riutilizzato in età tardoantica come edificio di culto cristiano rimane solo un’ipotesi di lavoro, in attesa del termine dello scavo. Sarà possibile visitare solo l’esterno. Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado, via Piceno

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Cagliari


Batteria C 135 Colle Sant'Ignazio

BUS

5

L’esigenza di garantire protezione alla città di Cagliari ed alle sue importanti installazioni militari comportò la progettazione e l’allestimento di un adeguato sistema difensivo a partire dalla seconda metà degli anni Trenta. Prime ad essere realizzate furono le tre batterie antinave di Capo Sant’Elia, Capo Pula e Torre Mortorio, costituenti il cosiddetto “Fronte a Mare” (F.A.M). Affiancarono questo primo gruppo tre postazioni antiaeree che, sistemate in prossimità delle opere antinave, ebbero il compito di fornire a queste protezione e, eventualmente, coadiuvarle nell’azione di fuoco. Identificate mediante l’attribuzione di un codice alfa numerico, queste furono la batteria C. (Cagliari), 146 di Pula, la C. 135 di Capo Sant’Elia e la C.165 di Capitana. Le strutture della batteria C.135 sono ben visibili sul Capo Sant’Elia, sistemate sul pianoro situato tra il faro ed il forte Sant’Ignazio. Disposte a semicerchio, si individuano ancora oggi 6 piazzole scavate nel terreno roccioso. Un basso edificio, dislocato poco lontano, ospitava la funzionale centrale di tiro, dotata di stereo telemetro San Giorgio, centrale automatica “Gamma” modello “G” e centralina manuale tipo “Bragadin”. Gli ambienti conservano ancora oggi l’elegante pavimento alla veneziana che ornava il quadrato ufficiali. L’armamento principale era costituito da 6 cannoni a doppio compito da 102/35. Alla difesa ravvicinata provvedevano 2 mitragliatrici Oerlikon da 20 mm e 2 Colt 1915 da 6,5 mm. Nel marzo del 1939 l’impianto passò in forza alla neo costituita 4° Legione MILMART, con un organico di 5 Ufficiali, 6 Sottufficiali ed 88 militi. Nel giugno 1944 fu ceduta al Regio Esercito con la nuova denominazione di Batteria 285, rimanendo operativa fino al termine del conflitto. Visite guidate a cura di: Club Modellismo Storico Associazione Ambiente Sardegna

monumentiaperti

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Biblioteca

Militare di Presidio Viale Buoncammino, 2

BUS 58/20

La biblioteca militare di Presidio di Cagliari è stata fondata nel 1856 quando Vittorio Emanuele II, su proposta del Ministro della Guerra Generale Alfonso della Marmora, ne sanzionò ufficialmente la costituzione. La biblioteca, unica nel suo genere nell’isola, ha iniziato la sua attività nei locali dell’ex Arsenale. Dopo essere stata sistemata provvisoriamente nella caserma Carlo Alberto, oggi sede della Polizia di Stato in Viale Buon Cammino, fu trasferita nella casermetta Boyl, in Via Porcile, nei locali dell’ex Tribunale Militare. Riaperta al pubblico nel 1947, fu prima trasferita in Viale Buon Cammino nei locali della caserma Fadda, oggi sede degli Uffici Giudiziari Militari, e dal 1992 si trova nell’attuale sede, un tempo poderoso Forte di San Filippo in pietra, costruito negli anni 1726/1733 su progetto dell’ingegnere militare De Vincenti e utilizzato, fino al momento della chiusura dell’Arsenale, quale laboratorio delle polveri da sparo. La biblioteca possiede circa 12.000 volumi di cui 113 del ‘700 e circa 1800 dell’800. La maggior parte dei volumi antichi è in lingua francese. Sono presenti, tra l’altro, anche oltre 300 volumi sulla Sardegna, 1500 pubblicazioni propriamente militari e la raccolta delle Gazzette Ufficiali dal 1948 ad oggi. È consentito l’accesso, oltre che ai dipendenti del Ministero della Difesa anche al pubblico, su richiesta. Per quest’ultimo è prevista solo la consultazione interna dei volumi. La catalogazione delle pubblicazioni è informatizzata: è possibile infatti la ricerca rapida per autore, per titolo, per argomento o per soggetto.

Visite guidate a cura di: Personale della Biblioteca Militare di Presidio

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Cagliari


Universitaria

Biblioteca e Sala Settecentesca

BUS

Via Università, 32/a

6/7

La Biblioteca viene istituita nel 1764 con le “Costituzioni” per la riforma dell’Università, riceve un regolamento da Vittorio Amedeo III nel 1785 e viene aperta al pubblico nel 1792 nella Sala Settecentesca, al primo piano del nuovo palazzo dell’Università. Il nucleo iniziale è costituito dai testi tratti dalla Biblioteca privata del sovrano, da doni di personalità di rilievo come il ministro Giovanni Battista Bogino, dai fondi acquisiti dalla soppressione della Compagnia di Gesù, dalle copie che i docenti erano tenuti a fornire alla Biblioteca, dalle pubblicazioni degli stampatori del Regno, dalle opere stampate a Torino dalla Tipografia Regia. Nel 1843 viene acquisita la raccolta di Ludovico Baylle composta da opere di interesse sardo, fondamentale per le ricerche di storia locale. Dal primitivo ristretto nucleo di volumi (ca. 8000) la Biblioteca passa ai 14.000 del 1842, ai 22.000 del 1865, ai ca. 70.000 alla fine del 1800, sino agli oltre 800.000 di oggi. Nel 1946 su iniziativa dell’allora direttore Nicola Valle e in seguito del suo successore Renato Papò viene istituito il Gabinetto delle Stampe dedicato all’artista cagliaritana Anna Marongiu Pernis, che vanta incisioni originali dei maggiori artisti isolani dell’epoca, fino ai giorni nostri. La Biblioteca ha esteso la propria sede dall’iniziale Sala Settecentesca ad altri locali, prima nel palazzo dell’Università, ora Rettorato, poi anche nel contiguo palazzo dell’ex seminario di cui occupa il primo piano e l’ex cappella. I due palazzi sono sorti su progetto dell’ingegnere Saverio Belgrano di Famolasco con richiami al Barocchetto piemontese nella seconda metà del XVII secolo. Sono caratterizzati dalla continuità delle facciate che danno sulla Via Università, con due portali monumentali in pietra. La Cappella, oggi sala manoscritti e rari, è ad unica navata con volta a botte e lunette, ha un altare di marmi policromi e decorazioni affrescate del XIX secolo. Visite guidate a cura di: Istituto di Istruzione Superiore S. Atzeni

monumentiaperti

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Bunker

Seconda Guerra Mondiale Via Rolando

BUS 3/PF/PQ

Il bunker di via Rolando, nel quartiere di Monte Mixi, è uno dei due costruiti durante la seconda guerra mondiale ideato come deposito di carburante. Fu progettato dal Genio Civile e realizzato dall’impresa romana Ansoldi nel 1942. Risulta visibile a destra del tratto di strada che da viale Diaz conduce verso viale Poetto. Nell’area di circa sette ettari erano presenti anche altre costruzioni tutt’ora esistenti come la ex-circoscrizione di San Bartolomeo ed il presidio della Polizia Municipale; altre costruzioni sono state demolite nel primo dopoguerra per far posto alle palazzine ad uso residenziale. L’altro bunker dista circa 150 metri ed è localizzato in via Montemixi , vicino al palazzetto dello sport. Originariamente destinati a contenere carburante per aerei, entrambi furono dismessi attorno agli anni Ottanta. Si presentano oggi con una struttura compatta molto simile alla pietra, in realtà cemento armato. Il primo e il solo oggetto della visita è ubicato al livello del piano stradale mentre l’altro è leggermente interrato. La pianta è quadrata e misura 36 metri per lato mentre l’interno ha un’altezza di circa 6 metri e cinquanta ed immette in un secondo ambiente soprastante. Una serie di sostegni tiene la struttura che risulta completamente incamiciata in ferro, in modo da essere impermeabilizzata, fino a sei metri di altezza, livello massimo raggiunto dal carburante. La struttura è sorretta da 36 colonne a sezione circolare rivestite da lastre di ferro. Al livello superiore si poteva accedere dal sottostante serbatoio tramite scale in ferro, non essendovi originariamente accessi dal piano di campagna. La separazione dei due livelli si nota facilmente dall’esterno. Attualmente l’accesso è facilitato dalla presenza di una serranda sul piano stradale, ricavata tagliando parte del muro e lo strato di ferro. In seguito alla dismissione da parte dell’Aeronautica Militare, agli inizi degli anni Ottanta, oggi vi è un ingresso carrabile già utilizzato negli anni precedenti per il passaggio di mezzi, essendo stato riutilizzato come deposito comunale, Si notano, all’interno, residui delle tubature e del galleggiante utilizzati per il rifornimento di carburante e per il suo successivo prelievo. Visite guidate a cura di: Circolo Speleologico Sesamo 2000 Archeologia Militare Sardegna

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Cagliari


Castello e Parco di San Michele

Colle di San Michele, via Sirai

BUS 511

Il Castello di San Michele è situato sull’omonimo colle, oggi circondato da una notevole quantità di costruzioni, ma un tempo isolato nel territorio nordoccidentale esterno a Cagliari. I recenti scavi hanno riportato alla luce i resti di una chiesa alto-medioevale, sulla quale sorse il castello, munito di torri e fossato, dopo la conquista degli Aragonesi, a partire dalla prima metà del sec. XIV. Il complesso fortificato ebbe poi notevoli rimaneggiamenti anche per le necessità difensive e per l’adeguamento delle mura all’evoluzione delle tecniche di guerra. Nella storia dell’edificio il periodo più importante e ricco di documentazione è forse il Quattrocento, quando fu utilizzato anche come abitazione dalla famiglia Carroz, alla quale è legata indissolubilmente la sua vicenda. Abbandonato e progressivamente decaduto, il castello fu usato come lazzaretto durante la peste “di Sant’Efisio” (1652-1656), e nuovamente fortificato in occasione degli attacchi francesi del Seicento e del Settecento. Usato come caserma nel primo Ottocento, fu cancellato dall’elenco delle fortificazioni nel 1867 per essere venduto al Marchese Roberti di San Tommaso, che lo fece restaurare e fece rimboschire parte del colle con pini d’Aleppo. Nel XX secolo fu occupato dalla Marina Militare e utilizzato anche durante la seconda guerra mondiale (stazione radio). Negli anni Settanta fu sdemanializzato fino a passare allo Stato e al Comune che a partire dal 1985 promossero un intervento F.I.O. (Fondo di Investimento per l’Occupazione). Oggi il Castello conserva le tre torri e la cortina muraria, circondata dal fossato, ma ha subito una profonda trasformazione con strutture di acciaio e policarbonato, che hanno interamente occupato la parte interna dell’edificio

Visite guidate a cura di: Scuola primaria paritaria I Pini

monumentiaperti

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Cattedrale

e Cripta dei SS Martiri Piazza Palazzo, 4/a

BUS

7

La chiesa intitolata a S. Maria venne elevata a Cattedrale della città dopo la conquista e il successivo abbandono di S. Igia nel 1258, capitale del Giudicato di Cagliari, dove aveva sede l’Episcopio. Dell’impianto medioevale originario permangono soltanto il campanile a sezione quadrata, i bracci del transetto, con le due porte laterali di schema romanico (quella meridionale), e la cosiddetta “cappella pisana”, dedicata al Sacro Cuore e posta a sinistra del presbiterio quadrangolare. In posizione simmetrica rispetto alla cosiddetta “cappella pisana” sorge un’altra elegante cappella trecentesca, dedicata alla “Sacra Spina”, edificata secondo i moduli stilistici gotico aragonesi. La prima trasformazione della Cattedrale avvenne tra il 1664 ed il 1674 ad opera dell’architetto genovese Domenico Spotorno, che rifece completamente l’interno ampliandone la superficie. In questa occasione le due cappelle medioevali vennero nascoste. Ai lavori di restauro parteciparono numerosi maestri scalpellini, autori delle belle formelle che decorano gli intradossi degli archi. Nel 1702 l’architetto Pietro Fossati diede inizio ai lavori di rifacimento della facciata, che venne adattata al gusto barocco dell’epoca e terminata l’anno successivo. Nel 1930, infine, nel corso degli ultimi e definitivi restauri ad opera dell’architetto Francesco Giarrizzo, la chiesa poté recuperare le due cappelle trecentesche nascoste e acquisì l’attuale nuova facciata neoromanica, realizzata in pietra calacarea, in sostituzione di quella barocca in marmo, già demolita nel 1902-1903. Sotto il presbiterio della Cattedrale, l’arcivescovo Francisco Desquivel fece costruire nel 1618 una cripta-santuario: tre grandi cappelle intercomunicanti parallele, interamente rivestite di marmi intarsiati policromi, per custodire le reliquie dei numerosi martiri cagliaritani riportate in luce a partire dal 1614. Visite guidate a cura di: Istituto Salesiano Don Bosco

40

Cagliari


Chiesa della

Purissima BUS

Via Lamarmora

7

La Chiesa della Purissima venne probabilmente costruita dopo il 1540, quando la nobildonna Gerolama Rams Dessena, si era dedicata alla vita monastica, fece edificare l’adiacente monastero di clausura delle Clarisse. Nel 1554, poi, fu previsto l’ampliamento del monastero e l’edificazione della chiesa; tale iniziativa fu appoggiata dall’arcivescovo Domenico Pastorelli che concesse alle religiose, come sede provvisoria, la chiesetta romanica di S. Elisabetta. Sull’impianto di quest’ultima, infatti, sorge la Chiesa della Purissima, come dimostrano gli scavi effettuati nell’area del presbiterio nel 1989, che hanno riportato alla luce numerosi reperti databili tra il XIV e il XVI secolo. L’interno della chiesa si distingue per l’eleganza formale con la quale l’architetto che la progettò, del quale non si conosce il nome, seguì i precetti dell’architettura goticocatalana. La struttura, in pietra cantone, disegna una navata unica divisa da un arco a sesto acuto in due campate voltate a crociera in pietra a vista con gemma pendula al centro. La chiesa rimase in uso fino al 1867 quando il monastero venne soppresso e acquisito dallo Stato che in seguito lo adibì a scuola. Chiuso il monastero, disperse le monache, anche la chiesa venne abbandonata e chiusa al culto. Solo nel 1903-4, in occasione del cinquantenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione la chiese venne scelta per le celebrazioni solenni e restaurata. Caduta nuovamente nell’oblio la chiesa venne, nel 1933, assegnata alla congregazione delle “Ancelle della Sacra Famiglia” che tutt’ora la custodisce. La chiesa è dal 1867 di proprietà dello Stato Italiano, attraverso il FEC, Fondo Edifici dei Culto del Ministero degli Interni. Grazie ad uno stanziamento del 2009 da parte della Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato ai Beni Culturali e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza BAPSAE di Cagliari e Oristano, il Comune di Cagliari ha curato il restauro.

Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado C.Colombo

monumentiaperti

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Chiesa di

San Cesello Via San Giovanni

BUS

7

La chiesa di San Cesello, situata nell’antico Rione Villanova, sorge nel 1702 per opera del gremio dei bottai, a pochi metri da Porta Cavagna, una delle due porte che assicuravano l’ingresso al quartiere. E intitolata ad un santo fanciullo che, secondo la Passio, subì il supplizio proprio nei pressi di porta Cavagna. L’incarico di erigerla fu affidata a maestranze locali, le quali realizzarono un semplice vano quadrangolare con volta a botte, una facciata anch’essa quadrangolare con un rosone tondo di modeste dimensioni e una porta architravata piatta sovrastata da una lunetta di matrice gotica. Il campanile a vela a due luci completa la figura esterna. All’interno, l’altare in legno, la cui esecuzione fu curata da una bottega artigiana locale, è costituito da un unico ordine di quattro colonne tortili che dividono lo spazio in tre comparti, reggendo una ricca trabeazione aggettante su cui si innalza una cimasa a forma di edicola e suddivisa in tre parti da colonnine dorate. La nicchia centrale è affiancata da due grandi tele con scene del martirio di Cesello, Lussorio e Camerino. In una di queste è rappresentata la porta Cavagna come appariva agli inizi del XVIII secolo, prima che fosse demolita per collegare la zona di San Mauro con quella di San Giovanni. Attraverso varie vicende che hanno interessato il gremio dei bottai, e in seguito al loro decadimento, la chiesa subì un graduale abbandono sino a quando, nel 1951 venne affidata alle Sacramentine, una congregazione di suore di clausura, che ne curano tutt’oggi l’apertura al pubblico.

Visite guidate a cura di: Istituto Sacro Cuore

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Cagliari


Chiesa di

San Lorenzo Via SS Lorenzo e Pancrazio, viale Buoncammino

BUS

8

L’edificio, documentato dalla seconda metà del XIII secolo, era un tempo dedicato a S. Pancrazio. In età spagnola passò sotto il titolo di Nostra Signora del Buen Camino e solo nel Settecento venne intitolata al protomartire Lorenzo. La fabbrica romanica, realizzata in conci calcarei, presenta la caratteristica pianta a due navate divise da arcate su colonne e volte a botte con sottarchi, tutti elementi tipici delle architetture medievali dei monaci vittorini di Marsiglia risalenti al primo quarto del XII secolo. Nel settecento venne demolita l’antica facciata, della quale restano i conci d’imposta del campanile a vela, e costruita l’attuale con l’atrio porticato, vennero aperte le cappelle laterali ed eliminate le due absidi semicircolari. All’interno sono visibili i cantoni con gli alloggi per i bacini ceramici, riutilizzati per restaurare la volta a botte della navata; si conservano inoltre, due bacini frammentari: uno decorato in cobalto e manganese su smalto bianco di produzione magrebina islamica della fine del XII secolo e del XIII secolo, l’altro in ramina e manganese con motivi floreali stilizzati appartiene alle protomaioliche prodotte nell’Italia meridionale e in Sicilia nella prima metà del XIII secolo.

Visite guidate a cura di: Istituto Professionale Alberghiero A. Gramsci

monumentiaperti

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Chiesa di

San Michele Via Ospedale

BUS

8

La chiesa dell’ordine gesuitico sorge nel quartiere di Stampace vicino alla porta detta dello Sperone su un preesistente oratorio dedicato ai santi Michele ed Egidio. Fu costruita grazie ad un lascito del benefattore Francesc’Angelo Dessì morto nel 1647. La chiesa venne consacrata nel 1738, come ricorda la lapide murata all’ingresso. Benché i lavori si siano protratti per quasi un secolo, la costruzione appare fortemente unitaria sia nell’impianto architettonico che decorativo e risponde pienamente ai dettami ideologici del potente e colto ordine gesuitico, all’interno di una concezione culturale tipicamente barocca. L’edificio è sorto su un’area di piccole dimensioni attigua alla casa del Noviziato con il quale ha in comune una loggia di ingresso con una monumentale facciata prospiciente la Via Azuni. La sua fabbrica, coeva ai lavori della Cattedrale, ha visto la partecipazione di maestranze continentali e locali. Queste ultime hanno lasciato la loro impronta soprattutto nei lavori di intaglio lapideo in cui si combinano elementi tardo gotici con moduli classicisti, secondo un gusto tipicamente ispanico. Gli arredi marmorei, completati intorno al 1764, rivelano nell’apparato decorativo e cromatico, un forte legame con la coeva produzione genovese. Sempre con il lascito del Dessì, nel corso del Settecento, fu costruita la sagrestia a pianta rettangolare e volta lunettata; essa rappresenta, con il complesso di affreschi, stucchi, portali, pavimenti marmorei e arredo ligneo, un raro esempio nell’isola di rococò con influssi d’oltralpe. La sagrestia comunica con la chiesa tramite un ambiente quadrato voltato a crociera, dove si possono ammirare le tele raffiguranti i Misteri del Rosario di Giuseppe Deris e le sculture lignee con i Misteri della Passione di G. Antonio Lonis.

Visite guidate a cura di: Istituto Tecnico - Liceo Scientifico delle Scienze Applicate M. Giua Movimento Pietre Dure

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Cagliari


Chiesa di

Santa Chiara Scalette Santa Chiara, piazza Yenne

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Il convento delle monache di S.Chiara venne edificato agli inizi del secolo XIV nelle pendici occidentali della collina di Castello. L’esistenza del convento è attestata da due documenti: la prima testimonianza risale al 1328, anno in cui il re aragonese Alfonso III concesse alle monache una quantità annuale di grano per il loro sostentamento. Nel 1353 una lettera del padre provinciale Bernardo Bruni nomina il monastero con la più antica denominazione a S. Margherita. La chiesa risale, nella sua attuale sistemazione, alla fine del XVII secolo, come dimostrano sia l’impianto architettonico, sia l’iscrizione “S. MARGARITA V.M. 1690” posta all’esterno, sull’architrave della porta laterale. La semplice facciata è caratterizzata da un portale, sormontato da una nicchia e da due finestre rettangolari disposte simmetricamente e completate da una cornice in pietra che ricompare anche nel coronamento curvilineo. La soglia della chiesa è costituita da una lastra tombale decorata con motivi araldici. L’edificio presenta all’interno una decorazione di gusto barocco nelle paraste che delimitano le cappelle, nei capitelli e nel sovrastante fregio. Al centro della navata si trovavano due lastre marmoree recentemente sistemate nella parete d’ingresso. La balaustra della cantoria, dalla quale le monache potevano partecipare alle funzioni religiose, è ornata da uno stemma nobiliare sorretto da due angeli. L’altare ligneo, di gusto squisitamente barocco, che occupa la parete di fondo, ospita nella nicchia centrale la statua della Madonna di Loreto. Nel corso dei lavori di restauro effettuati negli anni ’80 sono venute alla luce le fondazioni della chiesa trecentesca e alcune tombe a cassone fasciate. Alcune vestigia del campanile del convento sono visibili sul lato nord della chiesa. Visite guidate a cura di: Società di S. Anna

monumentiaperti

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Chiesa di

Santa Lucia Via Martini, 13

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La chiesa è situata lungo la via Martini, nel quartiere di Castello, e presenta una facciata estremamente semplice e poco appariscente, che non fa immaginare la costruzione interna. L’edificio fa parte di un complesso monastico, donato nel 1539 dal viceré di Sardegna alle Clarisse e divenuto patrimonio dello Stato nella seconda metà dell’Ottocento in seguito alla soppressione degli ordini religiosi. Oggi la chiesa, riaperta al culto nel 1898, è interna all’Ente Asilo Umberto e Margherita, nato nel 1888 e sede della scuola materna ed elementare, ospitate nell’ex monastero. L’interno della chiesa si inserisce nell’architettura di influsso tardogotico ed ha una sola navata, divisa in due campate voltate a crociera con gemme pendule, e un presbiterio o capilla mayor coperto con volta a crociera stellare, tutte in pietra. Una cantoria, sorretta da volta con arco ribassato, sovrasta l’ingresso principale. Le due cappelle della parte destra sono uguali per dimensioni e superficie, ma non per il tipo di copertura: la più vicina al presbiterio ha una volta a crociera e mezza, molto singolare e del tutto simile a quella costruita nella chiesa della Speranza, cappella gentilizia degli Aymerich vicina alla Cattedrale; la seconda è coperta da una volta a botte con lunette ed è riferibile ad un periodo più tardo rispetto alla navata (fine Cinquecentoprimi Seicento). L’arredo odierno della chiesa è quello legato alla permanenza delle Suore della Carità.

Visite guidate a cura di: Scuola primaria paritaria Fondazione Umberto e Margherita Istituto Calasanzio Sanluri

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Cagliari


Chiesa di

Santa Maria del Monte Via Corte d'Appello

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La piccola chiesa di Santa Maria del Monte di Pietà, sede dell’omonima Confraternita costituita con Bolla papale nel 1530 e confermata nel 1551, composta di nobili persone il cui compito principale consisteva nell’offrire assistenza e dare sepoltura ai condannati a morte, fu edificata a partire dal 1568. Dal punto di vista architettonico si distinguono due fasi costruttive, entrambe realizzate in pietra. Una, la parte anteriore, sicuramente gotica, l’altra già rinascimentale. Il prospetto, a semplice parete, presenta nella parte alta un tratto di arco con cornice conglobato nell’apparato murario e interrotto da un finestrone centinato a semicerchio. L’edificio presenta un’unica navata senza transetto, col presbiterio sviluppato come una vera e propria cappella a pianta quadrata e più stretta, a differenza delle due campate della navata che sono a pianta rettangolare. Anche nelle coperture superiori si notano diversi sistemi: nel presbiterio la volta è stellare con ogive e cinque gemme pendule; nelle campate della navata si trovano semplici volte a costoloni diagonali. Si può ricondurre, nell’ambito delle chiese sarde, alla tipologia della parrocchiale di Padria e a Cagliari alle chiese vicine della Purissima e di S. Eulalia. Dopo la soppressione della Confraternita, nel 1866, la chiesa ha avuto diverse destinazioni: seconda sede della Corte d’Assise, scuola comunale di musica fino al 1921, dormitorio e refettorio della piccola casa della Provvidenza.

Visite guidate a cura di: Istituto Professionale Alberghiero A. Gramsci

monumentiaperti

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Chiesa di

Santa Rosalia Via Torino

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Situata nella parte alta del quartiere della Marina, nelle adiacenze di piazza Costituzione, la chiesa nasce nel XV secolo come piccolo oratorio, voto a Santa Rosalia da parte delle autorità cittadine per una delle ricorrenti pestilenze. Si deve alla Congregazione dei siciliani, ai quali l’edificio fu affidato nel 1695, l’ampliamento e il miglioramento della struttura religiosa, ceduta nel 1740 dalla Congregazione dei Frati Minori Osservanti. La facciata si ispira alle linee del barocchetto piemontese con cornici, timpani e lesene disposti in due ordini. Eleganti nicchie nella parte superiore della facciata ospitano le statue dei santi francescani Bonaventura e Antonio da Padova. L’interno della chiesa presenta un’unica navata con volta a botte, cupola ottagonale sul presbiterio e quattro cappelle per lato. Nella seconda cappella, entrando sulla destra, dal 1844 al 1931 sono state conservate le reliquie di San Salvatore da Horta, poi sistemate nell’altare maggiore, rinnovato per l’occasione dallo scultore Andrea Usai. Per questo motivo la chiesa è nota anche con il nome di San Salvatore, uno dei santi più cari e venerati dai sardi, il cui processo di canonizzazione è durato, con alterne vicende, dal 1586 fino al 1938. In seguito all’emanazione delle nuove norme della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, nel 1967 il presbiterio della chiesa è stato radicalmente modificato con l’inserimento di un’urna nell’altare centrale, affiancata da due angeli in marmo di Carrara reggenti la mensa, opera dello scultore romano Aroldo Bellini, un grande organo, una decorazione a mosaico nell’abside realizzata da Franco D’Urso. Un portico sopra la via Principe Amedeo raccorda la facciata della chiesa all’edificio dove era ospitato l’antico convento, incamerato dallo stato sabaudo nella seconda metà del 1800, dove oggi ha sede il Comando Militare della Sardegna.La Pinacoteca del Convento dei Frati Minori di Santa Rosalia ospita tra le tante, alcune opere di artisti sardi: i cagliaritani Giovanni Marghinotti (1798-1865), autore del cuore Immacolato di Maria e la Madonna della Purificazione, e Pietro Cavaro (1460?-1538), della scuola stampacina, autore dell’Addolorata o Madonna dei sette dolori (1520). Visite guidate a cura di: Istituto Tecnico Industriale D. Scano Associazione Luna d’Oriente

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Cagliari


Chiesa di

Sant’Antonio Abate Via Manno, 58

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La chiesa, che si trova nell’antica strada detta della Costa (l’attuale Via Manno), apparteneva al complesso omonimo dell’antico Ospedale. Dalla fine del XVII secolo esso era stato assegnato agli Ospedalieri di S. Giovanni di Dio, ai quali forse si deve l’attuale impianto della chiesa, che era in costruzione nel 1704, e che fu consacrata nel 1723 dal Vescovo Sellent, come risulta da una piccola lapide murata nel suo ingresso. Il prospetto, evidenziato dal bel portale in pietra, riprende le formule del barocco tardo. È risolto in una quinta muraria, che maschera all’esterno la forma ottagonale dell’edificio. Vi risaltano lievemente larghe incorniciature e riquadri appena incavati, due per parte ai lati di una finestra, in cui si trovano ghirlande di fiori e frutta a rilievo. Nella parte alta una nicchia valviforme ospita la statua tardo cinquecentesca del santo titolare, attribuita allo scultore Scipione Aprile, nella consueta iconografia che lo vede portare il bastone e il fuoco. La nicchia è affiancata da due corpose volute e da cascate di melagrane che alludono all’ordine degli Ospedalieri. Il complesso sistema di pilastri e paraste di ordine composito che lo inquadra, includendo un grande stemma degli Ospedalieri e sostenendo altre due volute, con la sua concavità accentua il tono scenografico del prospetto. All’interno lo spazio accentrato dell’aula, che ha pianta ottagonale leggermente allungata, si apre in una cappella presbiteriale quadrangolare e in sei cappelle poco profonde disposte a raggiera, una per ogni lato dell’ottagono, tutte coperte da una volta a botte. Le alte paraste all’imboccatura delle cappelle, di ordine composito lisce e allungate, sottolineano il movimento ascensionale dello spazio accentrato, in sintonia con la modesta profondità delle cappelle. La decorazione attuale della cupola è opera del pittore Guglielmo Bilancioni (1886), sostituisce una ricca decorazione ad affresco con episodi, distrutti dall’umidità e asportati nel 1914, della vita di S. Antonio e con l’immagine della Madonna d’Itria. Visite guidate a cura di: Centro Scuola Luigi Pirandello

monumentiaperti

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Chiesa e Cripta del

Santo Sepolcro Piazza San Sepolcro

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La chiesa del Santo Sepolcro si trova nella parte alta del quartiere di Marina, a ridosso della scalinata di Sant’Antonio. La sua storia è strettamente legata a quella della Confraternita dell’Orazione e della Morte (o del Santo Sepolcro), che curava la sepoltura dei poveri abbandonati, e che vi ebbe probabilmente la sua prima sede nell’area attualmente occupata dalla cappella sotterranea scavata nella pietra. La intitolazione è da mettere in relazione con la grande suggestione esercitata nel corso dei secoli dal Santo Sepolcro di Cristo di Gerusalemme. La sua fisionomia attuale appare come il risultato di diversi interventi costruttivi a partire dalla seconda metà del Cinquecento fino ai primi anni del secolo attuale, quando fu abbandonato il cimitero che le stava accanto per realizzare la Piazza S. Sepolcro. Dall’esterno appare come un corpo sviluppato parallelamente alla piazza che conserva, ad occidente, una facciata dal terminale piano in cui si aprono un portale ad arco e una finestra circolare. L’interno è a navata unica, con presbiterio coperto da volta a crociera costolonata e gemmata, e cappelle laterali, secondo un impianto tardogotico; la copertura, più tarda, è invece voltata a botte. Alla fase barocca si deve la grande Cappella della Pietà, a pianta centrale ottagonale coperta da una cupola, che fu costruita nel 1686 dal Viceré Lopez de Ayala, e nella quale si trova uno splendido retablo ligneo intagliato e policromato che ospita una antica immagine della Vergine in pietà. Alle spalle dell’altare recenti lavori nella sacrestia hanno evidenziato preesistenze archeologiche di notevole interesse, attualmente in fase di studio, tra cui una vasca circolare munita di tre gradini, quasi completamente scavata nella roccia.

Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado Manno Associazione Il Sicomoro

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Cagliari


Chiesa e Cripta di

Sant’Efisio Via Sant’Efisio, 14

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La chiesa di Sant’Efisio sorge su una grotta, che affonda per nove metri nella roccia calcarea, ritenuta tradizionalmente la prigione dove Efisio fu rinchiuso prima di essere decapitato sulla spiaggia di Nora nel 303 d.C. nel 1726, su progetto dell’architetto piemontese Antonio Felice De Vincenti, venne innalzata la costruzione dell’Oratorio dell’Arciconfraternita. In seguito l’edificio fu modificato per adeguarlo al più moderno stile barocchetto piemontese; nel 1780 la vecchia chiesa fu demolita e la sua ricostruzione si concluse nel 1782. La facciata, delimitata da lesene ioniche, è spartita in tre ordini da cornici orizzontali. L’interno è a navata unica, voltata a botte, scandita da paraste e trabeazioni di gusto classico. Sui lati si aprono tre cappelle per parte; l’ampio presbiterio è sopraelevato e coperto da una cupola ottagonale su tamburo. L’arredo marmoreo conferisce all’interno un’impronta tipica moderna del gusto di fine settecento. L’altare maggiore, in preziosi marmi policromi, opera del marmoraro lombardo Giovanni Battista Franco, è datato 1786; mentre è del 1791 l’altare della cappella di Sant’Efisio, sulla destra. Qui è collocata la statua del santo, di un autore ancora ignoto, che ogni anno si porta in processione in occasione della famosa sagra del 1° Maggio. Nell’antica sacrestia è custodita la statua processionale del Lonis, databile al 1759. Nel 1798 fu eretto l’altare del Crocifisso nell’Oratoriodell’Arciconfraternita che, alla fine dell’Ottocento, fu annesso alla chiesa. La chiesa conserva dipinti di Francesco Costa, Domenico Colombino e del cagliaritano Sebastiano Scaleta. Fra le statue pregevole una scultura di ambito napoletano del XVII secolo raffigurante l’Ecce Homo.

Visite guidate a cura di: Liceo Classico G. M. Dettori

monumentiaperti

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Chiesa e Ipogeo di

Sant’Agostino Via Baylle, Largo Carlo Felice

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1/7/10

La chiesa venne edificata a partire dal 1577 su progetto dell’ingegnere Giorgio Palearo, detto “il Fratino”, quando si prese la decisione di abbattere l’antico convento degli Agostiniani che impediva la costruzione delle nuove fortificazioni del quartiere della Marina. Nella seconda metà del XIX secolo il convento fu espropriato ed in parte demolito mentre la chiesa venne affidata al Comune di Cagliari che l’adibì a diversi usi. È stata riaperta al culto da poco più di vent’anni, in seguito ad alcuni interventi di restauro che hanno messo in luce, sotto il pavimento, resti romani e altomedioevali, nonché alcune cisterne. La chiesa è uno dei pochi esempi in Sardegna di arte rinascimentale: ha una pianta a croce greca con i quattro bracci voltati a botte e una cupola semisferica nel loro incrocio. La semplice facciata di forma quadrangolare presenta un portale ad arco, racchiuso tra due lesene ed un architrave. Nella controfacciata è addossata la cantoria, sostenuta da una volta ad arco ribassato. La volta del presbiterio è abbellita da motivi a cassettoni e rosette di gusto classico, intagliati nella pietra. Interessanti le nicchie con cornici e timpani che sovrastano gli altari laterali. Si conservano dipinti di vari autori, l’antica statua del santo e un barocco altare in legno dorato. Visite guidate a cura di: Scuola secondaria di I grado Mons. Saba, Elmas

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Cagliari


Cittadella dei Musei e Fortificazioni Piazza dell’Arsenale

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La cittadella dei Musei è situata nella parte settentrionale del colle roccioso sul quale sorge l’antico quartiere di Castello. A tutt’oggi pochi indizi, due cisterne, ci indicano una frequentazione dell’area in età feniciopunica e romana. In periodo pisano dopo la costruzione nel 1305 della Torre di San Pancrazio, l’area venne separata da quest’ultima da un grande fossato e collegata da un grande ponte levatoio. L’attuale area della Cittadella dei Musei venne edificata in periodo spagnolo a partire dal 1552 allorquando fu costruito un importante sistema difensivo denominato “la Tenaglia”, ad opera del cremonese Rocco Capellino. La veloce evoluzione dei potenti mezzi di artiglieria imposero nel 1573 di rettificare l’impostazione delle corrispondenze dei bastioni, così la Tenaglia venne in parte demolita: oggi, di questa struttura, rimangono alcuni tratti di mura nella Pinacoteca Nazionale e nel Museo Archeologico, oltre che il grande fossato. In periodo sabaudo l’area fu oggetto di lavori di perfezionamento difensivo, quali la costruzione intorno al 1727 della Porta dei Cappuccini e della sua casamatta e la Porta del Regio Arsenale nel 1825. L’area già nel 1727 venne denominata “Regio Arsenale”: vi era una grande fonderia e vi si costruivano armamenti militari; nel 1832 quest’ultima venne trasferita nei locali del Nuovo Regio Arsenale costruito sul fossato attiguo. Da questo momento l’area venne utilizzata come casermaggio e scuderia fino al 1870, quando fu trasformata in distretto militare. Mantenne questo uso fino agli anni Venti per divenire quindi Caserma militare intitolata all’eroe quartese Eligio Porcu, morto nella prima guerra mondiale. Nel febbraio del 1943, durante la II guerra mondiale, venne duramente bombardata e gravemente danneggiata per essere successivamente abbandonata. Sulle antiche strutture superstiti tra il 1965 e il 1979, si procedette all’edificazione dell’attuale costruzione, realizzata con un intelligente progetto che unisce recupero e innovazione dagli architetti Piero Gazzola e Libero Cecchini.

Visite guidate a cura di: Gruppo III Millennio Futuro Istituto Galileo Galilei

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51 Monumenti esterni alla mappa

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

Anfiteatro romano Archivio di Stato Area Archeologica di Sant’Eulalia Area Archeologica e Chiesa di S. Lucia Area Archeologica Viale Trieste 105 Basilica San Saturnino Basilica Santa Croce Bastione di S. Remy, Area archeologica Santa Caterina 9. Bastione di S.Remy, Galleria Sperone 10. Batteria C 135 Colle S. Ignazio 11. Biblioteca militare di Presidio 12. Biblioteca universitaria 13. Bunker Seconda Guerra via Rolando 14. Castello e Parco di San Michele 15. Cattedrale e Cripta dei SS Martiri 16. Chiesa della Purissima 17. Chiesa di San Cesello

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Cagliari

18. Chiesa di San Lorenzo 19. Chiesa di San Michele 20. Chiesa di Santa Chiara 21. Chiesa di Santa Lucia 22. Chiesa di Santa Maria del Monte 23. Chiesa di Santa Rosalia 24. Chiesa di Sant’Antonio Abate 25. Chiesa e Cripta del Santo Sepolcro 26. Chiesa e Cripta di S. Efisio 27. Chiesa e Cripta di Sant’Agostino 28. Cittadella dei Musei e fortificazioni 29. Colle di Bonaria - Basilica e Santuario 30. Colle di Bonaria - Cimitero Monumentale 31. Colle di Bonaria - Laboratorio restauro 32. Colle di Bonaria - Museo di N.S Bonaria 33. Colle di Bonaria - Necropoli 34. Collezione L. Piloni 35. Complesso San Pancrazio


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13 45 56 36. Cripta di Santa Restituta 37. Exma’ 38. Facoltà di Ingegneria e Architettura 39. Fortino di Sant’Ignazio 40. Fullonica 41. Galleria Comunale d’Arte 42. Galleria Rifugio Via Don Bosco 43. Ghetto 44. Grotta della Vipera 45. Lazzaretto di Sant’Elia 46. MEM Mediateca del Mediterraneo 47. Museo Archeologico Nazionale 48. Museo di Mineralogia e Geologia 49. Orto Botanico 50. Ospedale Civile S. Giovanni di Dio e Sotterranei 51. Palazzo Civico 52. Palazzo dell’Università 53. Palazzo di Città

54. Palazzo Viceregio 55. Pinacoteca Nazionale 56. Porto di Cagliari e Istituto Nautico 57. Pozzo San Pancrazio 58. Scuola Elementare Santa Caterina 59. Sotterranei Istituto Salesiani 60. Teatro Civico via Università 61. Teatro Massimo 62. Tempio punico romano di viale Trento 63. Torre dell’Elefante 64. Torre di San Pancrazio 65. Torre Passarina - Porta Cristina 66. Tuvixeddu 67. Villa di Tigellio 68. Percorso naturalistico Sella del Diavolo 69. Percorso naturalistico Parco di Molentargius 70. Percorso Trentapiedi Colle Bonaria

monumentiaperti

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Colle di Bonaria

Basilica e Santuario Piazza Cimitero

BUS 5/6/30

Il vasto complesso dei Mercedari si erge sulla collina calcarea dove nel 1324 sorse l’insediamento catalano-aragonese prima della resa di Cagliari sancita dal trattato di pace stipulato due anni dopo. La parte più antica è il santuario che conserva ancora il presbiterio e la sovrastante torre originari, oltre alle volte a crociera e agli archi ogivali che sono il primo esempio di architettura gotico-catalana in Sardegna. Il prospetto in calcare è moderno ma ingloba il portale proveniente dalla chiesa di S. Francesco di Stampace, demolita nel 1875. All’interno è il simulacro della Madonna di Bonaria, veneratissimo da tutti i Sardi ed, in particolare, dalla gente di mare. Nella sacrestia sono custoditi conservano interessanti dipinti seicenteschi, raffiguranti santi dei Mercedari. La basilica, prevista già dal 1704, fu realizzata in tempi lunghissimi e con varianti derivate da progetti diversi, primi tra tutti quelli degli ingegneri piemontesi, fino alla definitiva ripresa dei lavori nel 1910 che portò alla consacrazione della chiesa quindici anni dopo, nonostante non fosse ancora terminata. Dopo i gravi danni di guerra che distrussero anche i dipinti che ne ornavano l’interno, nel 1947 i lavori ripresero fino alla definitiva apertura nel 1960. Da un portico antistante si entra nell’interno, a tre navate con transetto e presbiterio, che si sviluppa in lunghezza secondo il tradizionale modello basilicale. Oltre a dipinti di interesse prevalentemente devozionale, vi si conserva un’interessante statua della Madonna del Combattente, opera di Francesco Ciusa, realizzata tra il 1936 e il 1938. Nell’ultimo mezzo secolo la basilica è stata visitata da quattro Papi: Paolo VI (1970), Giovanni Paolo II (1985), Benedetto XVI (2008) e il regnante Francesco il 22 settembre 2013. Alle due chiese è annesso il convento dei frati Mercedari con un bel chiostro raccolto e silenzioso dal quale si accede al Museo, mentre ai piedi della basilica si stende la grandiosa scalinata che ingloba il punto dove sarebbe approdata miracolosamente la cassa con il simulacro della Madonna. Visite guidate a cura di: Liceo Artistico Foiso Fois

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Cagliari


Colle di Bonaria

Cimitero Monumentale BUS 5/6/30

Piazza Cimitero

Il cimitero monumentale di Bonaria sorge a ridosso della collina omonima, su un’area precedentemente utilizzata come necropoli scavata nella pietra già nella fase punicoromana e paleocristiana della città. In prossimità dell’ingresso principale del Cimitero, fino ai primi del secolo, esisteva la chiesa benedettina di Santa Maria de Portu (poi S. Bardilio) eretta nell’XI secolo, con trasformazioni successive. Il Cimitero di Bonaria fu progettato dal Capitano del genio Luigi Damiano, con un impianto regolare quadripartito, ed inaugurato il primo gennaio del 1829. In precedenza a Cagliari si seppelliva nelle chiese o nelle aree immediatamente limitrofe, spesso con rilevanti problemi igienici. Già durante l’epidemia di colera del 1816 era stato necessario reperire d’urgenza alcune aree limitrofe alla città da adibire a luogo di sepoltura, per cui l’esigenza di un grande camposanto cittadino era particolarmente sentita. Ad appena trent’anni dall’inaugurazione, il cimitero era già insufficiente per cui si incaricò l’architetto Gaetano Cima di progettare un primo ampliamento, seguito da altri fino a raggiungere la cima del colle. Un’apposita area fu destinata agli acattolici e a inglesi, francesi e tedeschi di religione protestante ed anglicana. Oggi il cimitero di Bonaria raccoglie le sculture di artisti sardi e della penisola, operanti a Cagliari (Fadda, Sartorio, Sarrocchi) dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento. In questa eccezionale galleria d’arte è presente una singolare varietà di stili (Neoclassicismo, Realismo, Simbolismo,Liberty) che riflette bene il gusto della città di fine Ottocento, culturalmente vivace ed economicamente attiva per la presenza di imprenditori dell’Italia settentrionale e provenienti dall’estero.

Visite guidate a cura di: Istituto di Istruzione Superiore S. Atzeni Istituto Tecnico per le Attività Sociali G. Deledda Istituto Tecnico Geometri O. Bacaredda Istituto di Istruzione Superiore D. A. Azuni

monumentiaperti

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Colle di Bonaria

Laboratorio di restauro Via Ravenna

BUS 5

La realizzazione del Laboratorio è stata preceduta dal recupero ed adeguamen to funzionale di uno stabile p re e s i s t e n t e sulla sommità del colle di Bonaria. La gestione integrata della struttura coinvolge il Comune di Cagliari, l’Università degli Studi di Cagliari, la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Cagliari e Oristano e la Direzione Regionale per i Beni Culturali e paesaggistici della Sardegna La sua collocazione urbanistica al centro della città, all’interno del parco archeologico di Bonaria e in stretta connessione con l’omonimo cimitero monumentale, ne accresce l’importanza quale vettore di interscambio culturale per la città e per il territorio. Le finalità operative condotte nella struttura riguardano la caratterizzazione dei materiali, la conoscenza dello stato di conservazione dei manufatti e le cause del loro deperimento. Queste azioni consentono di raccogliere informazioni di base per poter elaborare protocolli conservativi mirati e rispettosi dell’unicità dei beni culturali. Le attività legate alla diagnostica applicata alla Conservazione e lo studio dei materiali antichi, tradizionali e innovativi che trovano applicazioni nello specifico settore, sono tra quelle che maggiormente contraddistinguono l’attività del Laboratorio. Questi fini sono raggiunti con l’ausilio di strumentazioni scientifiche all’avanguardia e programmi di ricerca-didattica attiva che vedono la partecipazione di studenti delle differenti Facoltà dell’Ateneo al fine di favorire ed innescare processi di osmosi multiculturale. Il Laboratorio è stato aperto per la prima volta al pubblico in occasione dell’edizione 2012 di Monumenti Aperti e pertanto esso rimane ancora sconosciuto ad un più vasto pubblico nonché alle scuole cittadine. Il personale operante nella struttura illustrerà le funzionalità delle varie sezioni, gli studi in corso, e avrà il piacere di guidare i visitatori in un’affascinante ed insolito percorso, sospeso tra il mondo microscopico e quello macroscopico, all’interno della filiera del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali nelle articolate fasi. Visite guidate a cura di: Gruppo ricercatori e allievi Università di Cagliari e CNR - ISAC

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Cagliari


Colle di Bonaria

Museo di N. S. di Bonaria BUS 5

Piazza Bonaria

Il santuario di Bonaria sede dell’ordine dei Mercedari, preposto alla redenzione degli schiavi, è noto per il simulacro ligneo della Madonna, che secondo la tradizione approdò prodigiosamente sulla spiaggia di Bonaria nel 1370. I doni offerti dai fedeli alla Madonna di Bonaria, soprattutto ex voto, costituiscono oggetto di una raccolta museale che nei locali attigui al santuario. Nella prima sala sono raccolte le testimonianze archeologiche del colle di Bonaria. Frequentato nel prenuragico e noto ai Fenici. La collina calcarea ospitò una necropoli tardo-punica e romana. Vi è inoltre ricostruita la storia del Castello di Bonaria e dell’ordine della B.V. Maria della Mercede, presente in Sardegna sin dagli inizi del 1300. Nel corridoio sul chiostro sono esposti quadretti votivi principalmente di tema marinaresco, risalenti al XVIII-XIX sec. ed ex voto donati da fedeli scampati alla schiavitù o al naufragio. Lungo il corridoio è apprezzabile la parte superiore di una cisterna scavata nella roccia, con volta a botte, utilizzata dai frati del convento fino agli inizi del secolo scorso. Nella seconda sala sono esposti i più antichi e preziosi modelli navali di cui è ricco il santuario (attualmente se ne contano circa 150). Essi costituiscono una importante antologia della storia dell’arte navale, dall’età delle galere a quella dell’introduzione del vapore e delle innovazioni adottate dalle navi più moderne. I modellini di vascelli esposti nel museo sono quasi tutti di pregevole fattura artigianale. In questa stessa sala sono visibili anche i corpi mummificati di alcuni membri della nobile famiglia degli Alagon, morti di peste nel 1605 e sepolti nelle adiacenze del santuario. Troviamo infine l’àncora d’argento offerta dalla regina Margherita nel 1899 per il felice esito della spedizione al Polo Nord, guidata dal figlio, il duca degli Abruzzi, con la nave “Stella Polare”. Nella terza sala sono esposti il tesoro del santuario e preziosi arredi sacri offerti da sovrani e personalità illustri. Tra questi le corone d’oro donate dal re Carlo Emanuele I e dalla consorte, ricchissimi paramenti offerti da nobildonne e i doni dei papi Pio XI e Paolo VI.

Visite guidate a cura di: Gruppo giovanile dell’Oratorio mercedario

monumentiaperti

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Colle di Bonaria

Necropoli Piazza Cimitero

BUS 5/6

La fase più antica della necropoli è attestata sulla sommità del colle dove, nel XIX e XX secolo, si rinvennero tombe a pozzetto con corredi databili all’epoca punica e tombe ad incinerazione, di epoca romana tardo repubblicana, scavate nella roccia, probabilmente pertinenti ad un piccolo insediamento, situato nella sottostante area pianeggiante, obliterato, nei primi secoli dell’età romano-imperiale, dal dilatamento della vasta necropoli orientale di Karales; un lembo di tale necropoli, evidenziato alla fine degli anni ‘80 nell’area adiacente al cimitero, era costituita da tombe ad inumazione in muratura a cupa, a tumulo, alla cappuccina all’interno di profonde fosse, ed incinerazioni in urne di vetro, in fosse o all’interno di ollari di calcare e di terracotta. Al di sotto dell’edificio prospiciente il cimitero, attualmente adibito a deposito, è ancora conservato un mausoleo in laterizi attorno al quale sono alcune cupae, una tomba a tumulo ed alcuni ollari a forma di parallelepipedo. In epoca altomedievale la necropoli occupò la collina, sui cui fianchi furono scavate tombe a camera con inumazioni in arcosolio, decorate da affreschi e mosaici. Lavori ottocenteschi evidenziarono numerose tombe a camera; in particolare si rinvennero due cubicoli, denominati di Giona e di Munazio Ireneo. Il primo presentava un affresco raffigurante alcune scene del ciclo del profeta Giona, tratte dall’Antico Testamento; il secondo porta il nome del defunto ricavabile da un’iscrizione incassata nella parete di fondo. Gli affreschi, in pessime condizioni, si deteriorarono irrimediabilmente in breve tempo; il Comune di Cagliari curò la conservazione dei due cubicoli, inglobandoli nel cimitero moderno ed effettuando alcune opere di muratura e di sistemazione dell’accesso.

Visite guidate a cura di: Scuola Primaria via Caboni, A. Montanaru

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Cagliari


Collezione Luigi Piloni Via Università 32/a

BUS

7

La raccolta, che comprende oltre novecento oggetti, costituisce una ricca collezione di opere d’arte e di artigianato sardo, riunite in lunghi anni di ricerca guidata da rigorosi criteri selettivi, donata all’Università degli Studi di Cagliari nel 1980 da Luigi Piloni, uomo di cultura ed appassionato ricercatore. La collezione ha arricchito il patrimonio universitario, favorendo la maturazione e la crescita del sentimento civico per la dovizia, la varietà ed il pregio artistico dei manufatti legati alla memoria della nostra Isola. Si articola in cinque sezioni comprendenti dipinti, tra cui spiccano fra le altre le tele del pittore stampacino Antioco Mainas, Giovanni Marghinotti e i principali artisti sardi del primo novecento: Felice MelisMarini, Carlo Contini, Filippo Figari, Mauro Manca, Giuseppe Biasi. Da segnalare anche le pregevoli e delicate tempere ottocentesche di stampo documentario etnografico di Philippine Della Marmora. La sezione dedicata alle carte geografiche e piante di città costituisce un fondamentale apporto agli studi della cartografia in Sardegna. Sono presenti figurazioni della Sardegna pervenute dal mondo classico, carte nautiche, alcune delle carte realizzate da Alberto Della Marmora, e l’originale carta dei dialetti del Canonico Giovanni Spano. Di particolare rilevanza la nota veduta di Sigismondo Arquer, dove grazie alla visione frontale della città di Cagliari, sono messe in evidenza le mura difensive in pietra, che nel corso dei secoli sono state demolite o inglobate in altre architetture. La sezione delle stampe, disegni, acquerelli e tempere ospita una raccolta composita e numerosa di oggetti di diverse tipologie: effigi di personaggi storici, costumi sardi, iconografia religiosa, vedute della Sardegna. Infine i tappeti sardi e l’argenteria da abbigliamento, preziosi e rari esempi del migliore artigianato sardo, i più antichi risaltenti alla seconda metà del ‘700. Visite guidate a cura di: Associazione F.I.D.A.P.A.

monumentiaperti

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Complesso di

San Pancrazio Piazza Indipendenza

BUS

6/7

Alla fine del ‘400 il Vicerè del Regno di Sardegna, Juan Dusay, potenziò le fortificazioni della città dal pericolo delle incursioni turche, con la costruzione di un baluardo a Nord della cinta muraria di Castello; l’opera proteggeva la torre pisana di San Pancrazio dalla quale lo separava un fossato naturale. I lavori finanziati da una speciale tassa sul grano, si conclusero nel 1503, ma la diffusione delle armi da fuoco rese necessario modificarlo e ampliarlo sino a trasformarlo nel tempo in piazzaforte militare. Il baluardo diventò nel 1824 ospedale delle carceri, ampliando il complesso carcerario che aveva il suo fulcro nella Torre di San Pancrazio; aveva due ampie stanze, una per gli uomini, l’altra per le donne, alte finestre a doppia inferriata. Alla fine del 1800 divenne carcere militare. Costruito il carcere di Buoncammino, 1887-97, il baluardo e l’intero complesso carcerario nel 1898, passarono al Regio Demanio e poi alla Pubblica Istruzione, per la creazione di un Museo Nazionale di Antichità. I locali furono utilizzati come deposito di materiali archeologici sino ai restauri degli anni ’90 che lo adattarono a spazio museale consentendo di apprezzare gli elementi originari delle antiche strutture. Sono ora di competenza del Ministero MIBACT, Soprintendenza B.A.P.S.A.E. di Cagliari e Oristano. Attualmente ospita la mostra “L’isola delle torri. Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica”, promossa dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna e curata dalle due Soprintendenze per i beni archeologici che vuole raccontare con un linguaggio nuovo, la Sardegna nuragica. La narrazione viene scandita dagli elementi che caratterizzano il periodo nuragico: la pietra, il metallo, l’acqua. Sono queste le linee guida che conducono il visitatore lungo la via della conoscenza di una civiltà che ha impresso così marcatamente le sue tracce nel paesaggio sardo tanto da fondersi con esso in un unico suggestivo palinsesto.

Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado Cima Scuola Primaria Su Planu

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Cagliari


Cripta di

Santa Restituta Via Sant’Efisio, 14

BUS

8/10

La cripta di S. Restituta è un ipogeo in parte naturale e in parte scavato nella roccia, utilizzato in epoca tardo-punica, romana e probabilmente paleocristiana, come testimoniano i numerosi reperti di tali epoche, venuti alla luce nel corso dei lavori di restauro effettuati negli anni Settanta. L’ambiente ha pianta irregolare allungata lungo il cui perimetro si aprono numerosi vani di svariate forme e dimensioni, utilizzati come altari o come cisterne. Dopo un lungo periodo di abbandono, nel XIII secolo, la cripta ebbe nuova vita e venne decorata con affreschi di gusto tardo bizantineggiante di cui rimane un brandello raffigurante S. Giovanni Battista. Vi si impiantò inoltre il culto della S. Restituta di origine africana, le cui reliquie, giunte nell’isola già nel V secolo, furono raccolte in una olla di terracotta, rinvenuta nel ‘600 durante gli scavi alla ricerca dei Corpi Santi. Agli inizi del XVII secolo, terminati i lavori di scavo, fu costruita un’edicola sacra in laterizio per ospitare il simulacro in marmo della Santa, a cui furono attribuite origini locali (Restituta cagliaritana, madre di S. Eusebio) e una piccola cripta destinata ad ospitare la cosiddetta colonna del martirio. Altri rudimentali altari furono costruiti a breve distanza: vennero realizzati in pietrame e malta e decorati nel frontespizio in pietra. Durante il secondo conflitto mondiale la cripta fu utilizzata come rifugio antiaereo e proprio davanti al suo ingresso il 17 febbraio 1943 le bombe fecero moltissime vittime, tra le quali l’artista Tarquinio Sini, abitante nel quartiere di Stampace.

Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado Rosas

monumentiaperti

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Exma’ Via San Lucifero, 71

BUS 8/10

Il complesso dell’Ex-mattatoio di Cagliari sorge nel quartiere storico di Villanova, nei pressi delle antiche chiese di San Saturno e di San Lucifero. Ai tempi della sua costruzione si trovava ai margini della città, circondato dai campi, luogo ideale per costruire un macello moderno in cui venissero applicate le norme igieniche fino ad allora poco rispettate. I lavori per la costruzione dell’edificio furono iniziati nel 1845 e terminati nel 1852, e fu il primo edifici di servizi realizzato al di là della cinta urbana. Il progetto e la direzione dei lavori sono opera del Cav. Barabino, Maggiore del Genio militare, che ideò la struttura in modo che fosse più funzionale possibile. Nonostante ciò il complesso non incontrò il favore dei cagliaritani e già nel 1880, l’Amministrazione Comunale pensava di abbandonarlo e di sostituirlo con una nuova struttura nella zona della Playa. Nel 1892 si optò invece per una radicale ristrutturazione. Il progetto iniziale del mattatoio prevedeva un caseggiato centrale, ancora esistente, un vasto piazzale in cui potesse sostare il bestiame e quattro edifici minori, uno per ogni angolo del recinto perimetrale, che ospitassero gli uffici dell’amministrazione e della custodia. Sotto il piazzale era dislocata una grande cisterna. Ancora oggi le protomi bovine in marmo denunciano la funzione di un tempo. La struttura originaria è stata notevolmente modificata nel corso degli anni in seguito a vari cambiamenti nell’utilizzo dei locali e alle esigenze della città in espansione. Il cambiamento più evidente si lega all’allargamento della Via Sonnino, in seguito alla costruzione della linea tramviara che collegava Cagliari al Campidano di Quartu. In quest’occasione vennero demoliti i due edifici all’angolo di via Sonnino insieme al recinto che li congiungeva. Il mattatoio rimase in attività fino al 1964, quando fu completato il nuovo mattatoio di via Po, e dopo questa data venne utilizzato come autoparco e deposito del Comune di Cagliari. Agli inizi degli anni ’90, le strutture storiche dell’ex-mattatoio sono state considerate adatte all’installazione di un centro culturale che potesse soddisfare le esigenze del quartiere, della cittadinanza e del patrimonio artistico di Cagliari. La progettazione delle nuove strutture e il restauro delle parti antiche sono state affidate all’architetto Libero Cecchini. Dal 1993 l’Exma’ è stato aperto al pubblico e tutt’ora ospita mostre, festival, spettacoli teatrali e concerti e la Collezione permanente di grafica Nicola Valle, dono dello stimato studioso cagliaritano alla sua città. Visite guidate a cura di: Istituto Tecnico Geometri O. Bacaredda Istituto Comprensivo Mons. Saba, Elmas

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Cagliari


Facoltà di

Ingegneria e Architettura Via Corte d’Appello, 87

BUS

7/8

La Facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari è stata istituita nel 2006. A seguito dell’emanazione della L. 240/2010 tutte le università italiane hanno subito una profonda riorganizzazione. Per questo, a decorrere dal 1 maggio 2012 (DR 411/12) è stata istituita la Facoltà di Ingegneria e Architettura. In via Corte d’Appello è ospitato il Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura, che occupa due attigui edifici storici che sono fra i più rappresentativi esempi di architettura religiosa e privata ancora visibili nel quartiere di Castello. Complesso Mauriziano Situato nella parte alta di via Corte d’Appello fra le chiese di Santa Maria del Monte e di Santa Croce, l’ex Collegio dei Gesuiti, ha seguito le sorti della Compagnia fino al 1773, quando l’ordine fu soppresso e il convento passò allo stato sabaudo. In seguito il complesso degli edifici fu smembrato e il Collegio fu ampliato dall’architetto piemontese Antonio Felice De Vincenti tra il 1725 e il 1773. È in questo periodo che fu collegato all’altro corpo di fabbrica mediante un portico. Divenne prima sede della Stamperia Reale, situata nel 1775 al piano terra dell’edificio e attiva fino al 1848. Il canonico Giovanni Spano ricorda che vi fu installata anche una fonderia per caratteri a stampa. Successivamente i locali ospitarono il Monte di Pietà, il Regio Archivio fra il 1776 e il 1849, la Reale Udienza per poi diventare fino al 1940 la Corte d’Appello, da cui il nome della via. Nel 1941, l’Università di Cagliari acquistò i locali. Il magnifico cortile di ingresso contiene eleganti colonne in pietra. Palazzo Cugia Il prospetto principale del Palazzo Cugia, o Palazzo Nieddu, si affaccia sulla via dei Genovesi, strada che ha sempre avuto nel tessuto edilizio della Cagliari storica importanza, testimoniata anche dal nome che aveva assunto in epoca spagnola: Calle de los Palacios. Risale all’Ottocento la nascita in Castello di una nuova tipologia edilizia, il palazzo gentilizio, grazie anche all’opera dell’architetto Gaetano Cima, attivamente impegnato nel processo di trasformazione urbanistica di Cagliari. Il Palazzo Cugia si inserisce in questa nuova tendenza. È probabilmente opera dell’architetto sabaudo Giuseppe Viana, nella seconda metà del Settecento e poi ristrutturato nell’Ottocento dal Cima. Il Palazzo emerge per la sua notevole mole, occupa quasi per intero l’isolato all’angolo fra la via Genovesi e la via Santa Croce. L’ala settentrionale è oggi di proprietà dell’Università di Cagliari ed è stata oggetto di un importante intervento di restauro. Visite guidate a cura di: Associazione CultArch

monumentiaperti

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Fortino di

Sant’Ignazio Viale Calamosca

BUS

5

La costruzione del Forte di Sant’Elia, oggi conosciuto, seppur impropriamente, come Fortino di Sant’Ignazio, fu avviata a partire dalla fine del 1792. Posto a circa 94 metri sul livello del mare, il forte fu progettato dal Maggiore Aiutante di Battaglione, Franco Lorenzo, un ingegnere militare che s’ispirò ai principi della più moderna architettura militare di scuola Vaubaniana, concependo una fortificazione efficiente, dotata d’una potenza di fuoco eccezionale per l’epoca. Tuttavia, tra l’originario progetto, e l’effettiva costruzione di quanto previsto sulla carta, vi fu una grande diffeOggi si impone per le poderose strutture in pietra renza. prive delle coperture. Come testimoniato da alcuni documenti del 1797, il Fortino non venne mai ultimato: solo una delle torri venne casamattata, il fossato non fu completato, mentre la cisterna non fu mai costruita. Durante lo scontro con i Francesi, sia l’acqua, sia le munizioni provenivano dalla zona di San Bartolomeo, dove erano la fontana, i magazzini e le polveriere. Dei cinquanta e più cannoni previsti per armare la fortificazione, ne vennero trasportati non più di cinque o sei, e solo tre o quattro spararono realmente contro la flotta rivoluzionaria, nei mesi di gennaio e febbraio di quel 1793. Piccole e ristrette guarnigioni furono di stanza nella fortificazione, rimasta incompiuta fino alla sua dismissione militare, avvenuta l’11 gennaio 1804, giorno in cui il Fortino divenne una succursale del Lazzaretto per il ricovero dei malati contagiosi. Il Lamarmora, durante i suoi lavori per l’istituzione del moderno catasto, posizionò sul tetto dell’unica torre casamattata del Fortino, un punto geodetico, ancora oggi visibile. Durante la seconda Guerra Mondiale, il Fortino riacquistò importanza militare. Alcune fotografie dell’inizio degli anni quaranta, ci mostrano la postazione di un aerofono adibito all’“avvistamento acustico” dei temuti bombardieri alleati.

Visite guidate a cura di: Club del Modellismo Storico

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Cagliari


Fullonica Via XX Settembre, Palazzo INPS

BUS 6/M

Nel 1956 gli sterri per la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica dell’I.N.P.S., nell’area tra la via XX Settembre ed il Viale Regina Margherita, evidenziarono antiche strutture murarie e determinarono l’intervento della Soprintendenza Archeologica, allora diretta da Gennaro Pesce. Gli scavi riportarono alla luce i resti di un ambiente con un pozzo ed alcune vasche, pertinente, secondo un’analisi del Pesce, ad una fullonica, cioè un laboratorio adibito al lavaggio ed alla tintura delle stoffe, in cui il ciclo di lavorazione prevedeva l’immersione dei tessuti in vasche contenenti miscele sbiancanti o coloranti. Il locale era pavimentato con un lastricato in pietra, includente un’ampia fascia in cocciopesto nella quale erano inseriti piccoli tasselli di marmo colorato e pannelli di mosaico che, nel perimetro intorno al pozzo, presentava motivi di ambito marino come delfini, ancore ed alligatori in tessere nere su fondo bianco. Ai piedi di un bancale in muratura un altro tratto di mosaico recava l’iscrizione M. Ploti Silisonis F. Rufus, forse un’insegna indicante il nome ed il patronimico del proprietario dello stabilimento. Sui ruderi del complesso, datato alla fine del I sec. a.C., fu costruita, in epoca tardo romana, una struttura quadrangolare in blocchi di riutilizzo, inserita in un sistema murario da interpretare, forse, come una tarda opera difensiva. Al di sotto del palazzo dell’I.N.P.S. un angusto locale racchiude un lembo dell’area scavata dal Pesce, comprendente una parte dell’ambiente pavimentato in cocciopesto e mosaico con il pozzo, un bancale e due vasche. Della struttura quadrangolare, quasi completamente distrutta, restano alcuni filari di blocchi, alcuni dei quali bugnati, e due conci calcarei isolati dei quali l’uno con iscrizione funeraria e l’altro con un fregio dorico. Prima di essere riutilizzati nelle murature tardo romane i due elementi lapidei facevano parte di un monumento funerario dedicato ad un Apsena, datato al I sec. a.C..

Visite guidate a cura di: Associazione Qedora

monumentiaperti

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Comunale d’Arte

Galleria e Giardini Pubblici Largo Dessì

BUS 6/7

La Galleria Comunale d’Arte, perno dei Musei Civici e snodo del sistema museale integrato, riveste un ruolo cruciale nella programmazione su base culturale della città. Non più solo “museo” nel senso tradizionale, ma centro di ricerca e innovazione, spazio abitato e fecondato dai nuovi linguaggi artistici, la Galleria esce dai propri confini murari per farsi portavoce di progetti di contaminazione urbana, di arte pubblica e relazionale capaci di coinvolgere le comunità direttamente nei propri spazi di vita. Luogo di incontro e insieme di irradiazione, la Galleria contribuisce ad attuare il disegno di una città policentrica, dove assume il compito di tessere il dialogo tra le comunità, di promuovere il concetto di cittadinanza culturale, di ri-leggere storie e geografie attraverso una progressiva estensione delle attività della Galleria allo spazio pubblico con progetti site specific e residenze di arte urbana. La Galleria presenta due raccolte permanenti: la Collezione Ingrao copre un arco temporale che dalla fine dell’Ottocento, attraversa tutto il Novecento e testimonia soprattutto i movimenti artistici sviluppatisi a Roma: dal Secessionismo degli anni ‘10 ai travagliati anni della seconda guerra mondiale, dal dopoguerra agli anni ´80. La Collezione Sarda rappresenta gli artisti più importanti del Novecento e si arricchisce quest’anno di un’opera di Maria Lai, grande artista scomparsa nel 2013. I giardini pubblici, il cui ingresso è opera di Ubaldo Badas, furono completati nel 1939, ospitano sculture di arte contemporanea e sono il prolungamento ideale dei percorsi artistici sviluppati all’interno della Galleria Comunale. Dal viale di ingresso sono visibili le poderose fortificazioni del Castello poggianti sulla roccia.

Visite guidate a cura di: Istituto di Istruzione Superiore Primo Levi

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Cagliari


Galleria Rifugio Via Don Bosco

BUS

8

Il rifugio si sviluppa per circa 180 metri, lungo un asse parallelo ed equidistante dal viale Merello e dal viale Sant’Ignazio. L’ingresso principale era su via Don Bosco, in una parete di roccia di fronte alla quale, dall’altro lato della strada, attualmente sorge la ex clinica oculistica Maria Ausiliatrice. Alcuni corridoi trasversali rispetto all’asse principale del rifugio, lunghi mediamente qualche decina di metri, consentivano di accedere al rifugio non solo dall’ingresso principale, ma da altri ingressi posti in cortili privati di vie attigue. Attualmente questi ingressi risultano tutti obliterati. Per quasi tutta la lunghezza del tunnel sono presenti panchine con funzione di sedile addossate al muro su entrambi i lati. Lungo la galleria sono presenti, inoltre, 14 vani laterali, ad una distanza abbastanza costante fra loro, tutti sullo stesso lato, con lunghezza variabile tra i nove ed i tre metri. Il tunnel non nacque come rifugio di guerra durante la seconda guerra mondiale, ma faceva parte di una articolata serie di percorsi sotterranei ancora esistenti, con analoghe dimensioni e caratteristiche di scavo, che si distribuiscono lungo tutto il versante nord della città, dai bastioni di Buoncammino all’area del mercato di Via Pola, e che furono probabilmente realizzati nel 1700 dai Piemontesi all’ esterno delle mura per scopi militari, come vie di fuga o gallerie di contromina. Buona parte di questa preesistente rete di gallerie fu velocemente riadattata agli inizi del secondo conflitto mondiale come rifugio per la popolazione civile. Alla fine della guerra il tunnel venne dimenticato, ed i vari ingressi, compreso quello principale su via Don Bosco, murati. Ciò ha consentito di farlo pervenire quasi integro fino ai giorni nostri. Visite guidate a cura di: Gruppo Speleologico Specus Liceo Scientifico Pitagora

monumentiaperti

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Ghetto Via Santa Croce, 18

BUS

7/8

Il complesso delle costruzioni erroneamente noto come “Ghetto degli Ebrei” sorge sul bastione di Santa Croce, tra la via omonima e il Cammino Nuovo, a picco sulle mura di cinta del quartiere di Castello. L’edificio nasce nel 1738 come caserma militare intitolata al regnante sabaudo Carlo Emanuele III. L’opera, progettata dagli ingegneri militari piemontesi, doveva ospitare il reparto dei “Dragoni”, ed ebbe funzioni militari fino al XIX secolo. Nel 1863, forse momento di massima attività, la caserma conteneva più di 300 uomini e 40 cavalli, alloggi per veterani, scuderie dei Carabinieri, magazzini del Genio e l’Intendenza militare. Alla fine dell’800, cessato l’uso militare l’edificio fu ceduto a privati e trasformato in piccole abitazioni. L’impropria denominazione di “Ghetto degli Ebrei” deriva dal fatto che poco più avanti realmente esisteva il quartiere dove essi abitavano, zona delimitata fra la via Santa Croce e la via Stretta. La presenza dei Giudei a Cagliari durò fino al 1492, anno di promulgazione dell’editto con il quale i reali di Castiglia ed Aragona (allora la Sardegna faceva parte di quel regno) scacciavano gli Ebrei da tutti i loro territori. Il Ghetto è stato recuperato tramite un complesso restauro curato dal Comune di Cagliari e restituito alla città nell’edizione di Monumenti Aperti del 2000. È diventato un centro culturale polifunzionale che ospita mostre, convegni, seminari e concerti.

Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado V. Alfieri

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Cagliari


Grotta della

Vipera Viale Sant’Avendrace, 87

BUS 1/9

Il sepolcro gentilizio, sito in viale S. Avendrace nei pressi della necropoli punica di Tuvixeddu, fu dedicato dal romano Lucio Cassio Filippo, tra la fine del I ed il II secolo d.C., alla moglie Atilia Pomptilla. La leggenda narra che, ammalatosi gravemente L.C. Filippo, la donna pregò gli dei così ardentemente da riuscire ad ottenere la salvezza del marito, morendo al suo posto. Fu così eretto questo tempietto sepolcrale nel quale le spoglie di Pomptilla furono deposte. Il nome “Grotta della Vipera”, già nota nel Seicento come Cripta serpentum, ha origine dai fregi dell’architrave: due serpenti, simbolo della vita eterna e della fedeltà coniugale. Il monumento fu ricavato da una grotta sotterranea che subì un ampliamento, con un prospetto al quale fu dato l’aspetto di un tempio ionico. La Grotta della Vipera, più che per la struttura, è importante per le iscrizioni con le quali sono arricchite le sue pareti: sono dodici poesie, alcune in greco ed altre in latino, che con riferimenti mitologici e letterari esaltano la figura di Pomptilla e il suo amore coniugale. Il valore e la suggestione del luogo furono riconosciuti ampiamente già nel secolo scorso quando famosi studiosi sardi le dedicarono particolare attenzione, ma è Alberto La Marmora che dobbiamo ringraziare se noi, ancora oggi, la possiamo visitare: infatti, nel 1822 impedì che venissero fatte brillare le mine poste in prossimità della Grotta, durante i lavori per la realizzazione della strada Cagliari-Sassari.

Visite guidate a cura di: Associazione Amici di Sardegna

monumentiaperti

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Lazzaretto Via dei Navigatori

BUS 6

Il Lazzaretto era un luogo preposto al ricovero in quarantena di uomini, merci e animali provenienti da paesi in cui erano diffuse epidemie di peste, colera, tifo, vaiolo, lebbra, o qualsiasi altra malattia contagiosa. L’imperversare di queste epidemie e di conseguenza il tentativo di arginarne la diffusione, sono la dimostrazione che la scelta del sito di Sant’Elia non fu casuale. Infatti, il luogo, lontano dalla città, pressoché disabitato e cosparso di fortificazioni, aveva le caratteristiche per ricevere malati in isolamento e quarantenati. Dai documenti conservati all’Archivio di Stato di Cagliari si apprende che il primo nucleo dell’impianto risale al ‘600, come attesta lo stemma marmoreo collocato sopra l’ingresso, rappresentante la città di Cagliari fra i pali di Aragona. Sembra che allora l’edificio fosse formato da un lungo e stretto magazzino coperto per le mercanzie, da due stanze dove venivano ospitati gli uomini, e da un basso muro di cinta. Il dilagare delle epidemie ed i conseguenti problemi di spazio resero indispensabili degli ampliamenti alla struttura e fosse comuni destinate a ricevere i defunti. Fu per questo motivo che nel 1720, Vittorio Amedeo II trasformò il primo nucleo del lazzaretto in un ospedale per malattie contagiose ed emanò un regolamento che, attraverso una serie di norme anticontagio, era atto alla conservazione della salute pubblica. Agli inizi dell’800 l’imperversare di nuove pestilenze ripresentò il problema dello spazio all’interno del lazzaretto, e per questo motivo furono predisposti altri ampliamenti. La struttura che oggi vediamo, anche se debitamente restaurata, è quella risalente agli ultimi ampliamenti del 1835, realizzati essenzialmente in pietra. Negli anni cinquanta il Lazzaretto venne abbandonato. La struttura rinacque a nuova vita solo nell’ottobre del 2000, in occasione della manifestazione Monumenti Aperti, dopo un impegnativo restauro diretto dall’architetto Andrea de Eccher.

Visite guidate a cura di: Cooperativa Sant’Elia 2003

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Cagliari


Mediateca del

Mediterraneo Via Mameli

BUS 1/5/10

La MEM, è sorta nel quartiere storico di Stampace, nello spazio che fu dal 1923 per 28 anni teatro delle gesta del Cagliari e poi dagli anni ’50 sede del Mercato Civico. Il progetto ha visto la realizzazione di una struttura di valenza sovralocale: la Mediateca del Mediterraneo. Lo spazio della corte, un giardino geometrico costituito da due ampie vasche di terra e aranci i cui bordi fungeranno da sedute, è il cuore del sistema. Le facciate in vetro trasparente mostrano le funzioni ospitate all’interno, i luoghi dello studio, della fruizione culturale. La forma planimetrica allungata è bilanciata dalla deformazione delle facciate che si allargano nella parte mediana a segnare la centralità degli ingressi principali alla MEM. Posta sulla testata verso la Via Pola e il centro della città la piazza si trasforma in un ampio piano leggermente inclinato che la collega con l’ingresso della MEM. Un sistema di muretti e scale collega lateralmente le diverse quote,consentendo anche un’accessibilità dai lati della piazza. La MEM è un polo culturale innovativo con aree accoglienza, esposizioni e prestito, spazi commerciali, area formazione, laboratorio fotografico, area convegni e proiezioni, spazi di distribuzione che, con il concorso di una pluralità di soggetti, rappresenti un punto di riferimento e di confronto per un pubblico vasto ed eterogeneo. Ospita la sede dell’Archivio Storico e della Biblioteca generale centrale e di Studi Sardi e dà vita ad un completamente rinnovato servizio bibliotecario e di archivio storico rispondente alla ricchezza e all’importanza del patrimonio posseduto, alle esigenze di studio e ricerca, al compito di diffondere la sensibilità per la conservazione della memoria storica e di promuovere l’utilizzazione dell’archivio. La documentazione archivistica e bibliografica dell’Istituto consente di individuare la storia della città attraverso le sue pietre.

Visite guidate a cura di: Liceo Scientifico Michelangelo

monumentiaperti

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Archeologico Nazionale Museo

Cittadella dei Musei, Piazza Arsenale, 1

BUS 7/8/20

Il museo Archeologico ha sede, dal 1993, nel complesso della Cittadella dei Musei in piazza Arsenale. L’esposizione del primo piano ha i caratteri di una “mostra” compendiaria dei fatti culturali intervenuti nell’Isola dal Neolitico Antico all’alto Medioevo. I tre restanti piani espositivi sono allestiti secondo criteri topografici, con la presentazione, per località, dei contesti più significativi. Per quanto riguarda l’età preistorica, di rilevante interesse è la sezione riservata al Neolitico Medio, in cui spiccano i corredi funerari di Cuccuru is Arrius (Cabras) con le enigmatiche statuine femminili di pietra, associate a vasellame di impasto, e valve di molluschi. Anche il Neolitico Recente è ben rappresentato dai reperti pertinenti alla cultura di Ozieri, caratterizzata da vasi e pissidi dalle superfici lucidate a stecca con raffinate decorazioni incise e sovradipinte. La collezione di maggiore rilievo è indubbiamente quella costituita dai piccoli bronzi figurati, caratteristici della civiltà nuragica nelle sue fasi finali. All’interno del Museo Archeologico è attualmente allestita la mostra “Mont’e Prama 1974-2014”, curata dalla Soprintendenza per i beni Archeologici di Cagliari, sulla base di un accordo stipulato con il comune di Cabras, nel cui territorio sono state rinvenute le statue, e che attualmente ne ospita una parte. Al terzo piano del Museo sono esposte 28 sculture in calcare restaurate, comprendenti arcieri, guerrieri, pugilatori e modelli di nuraghe, più una selezione di frammenti ed alcuni betili. Il suggestivo percorso espositivo, progettato e realizzato anche grazie alle nuove tecnologie e in particolare grazie agli strumenti di interazione con i modelli tridimensionali realizzati in collaborazione con il CRS4, Centro di Ricerca della Regione Autonoma della Sardegna, introduce il visitatore nel mondo delle sculture attraverso la ricerca dei molteplici significati, culturali, religiosi e ideologici che le statue stesse, con la loro imponenza e peculiarità, ci invitano a ricercare.

Visite guidate a cura di: Liceo Classico G. Siotto Pintor Scuola Secondaria di I grado Tuveri - Don Milani

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Cagliari


Paleontologico e Mineralogico Museo

Via Trentino 51

BUS

3

Il museo Mineralogico e Paleontologico dell’Università di Cagliari nacque nel 1806 dalle ricche collezioni del Viceré di Sardegna Carlo Felice, già in esposizione dal 1802. Nel 1857 il Museo diventò pubblico e fu arricchito dalle collezioni donate da Alberto La Marmora e, due anni dopo, diviso in Museo Archeologico e Museo di Storia Naturale. Nel 1864 la parte zoologica venne separata dal Museo Mineralogico e Geologico che, in seguito, venne notevolmente sviluppato grazie all’operato del prof. Domenico Lovisato (1842-1916), che ha dato il nome al museo. Inizialmente le collezioni erano ospitate nei locali del Palazzo Belgrano in Via Università e solo nel 1957 trasferite nel Dipartimento di Scienze della terra, dove tuttora si trovano. Il numero dei reperti, in gran parte sardi, supera le 18.000 unità, ma solo una piccola parte (circa 600) trova spazio nella sala espositiva. Il criterio adottato per l’allestimento del museo è di tipo cronologico, infatti i reperti paleontologici offrono una testimonianza sulla flora e sulla fauna a partire dall’era Paleozoica fino al Quaternario. Meritano una particolare attenzione: gli archeociatidi cambriani, rappresentati in Italia solo nelle rocce cambriche della Sardegna; i tronchi silicizzati di Bombacoxylon oweni provenienti dalla foresta fossile di Zuri, nei pressi del Lago Omodeo; i reperti di Tomistoma calaritanus, coccodrillo rinvenuto nel 1868 in località Is Mirrionis (CA) e i resti di Amyda burdigalensis, grandi tartarughe marine reperite nei calcari miocenici di Cagliari. Il Quaternario è rappresentato da alcuni vertebrati quali il Macacus majori di San Giovanni di Sinis e il Prolagus sardus di Iglesias. Nel museo Mineralogico Leonardo De Prunner è conservata una ricca collezione di minerali sardi, ordinati secondo gli schemi classici (elementi nativi, solfuri, solfati, alogenuri, carbonati etc.); alcuni campioni quali argentite, argento nativo, covellite, fosgenite, smithsonite provengono da miniere sarde ormai chiuse. Il museo possiede anche un’interessante collezione di strumenti scientifici dell’Ottocento, la collezione di Alberto Ferrero conte de La Marmora di rocce della Sardegna di grande valore storicoscientifico e gli “atlanti” che corredavano la sua opera Voyage en Sardigne. Visite guidate a cura di: Gruppo studenti Facoltà Scienze Geologiche

monumentiaperti

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Orto Botanico Viale Sant’Ignazio, 11

BUS

5/8

Il progetto iniziale dell’Orto Botanico è dell’architetto Gaetano Cima (1853), in parte modificato dal fondatore Prof. Patrizio Gennari. L’inaugurazione dello “stabilimento” avvenne il 15 novembre 1866. L’Orto Botanico è situato nella valle di Palabanda; le caratteristiche microclimatiche dell’area hanno favorito l’acclimatazione e lo sviluppo di piante suddivise nei seguenti settori: 1 - Settore mediterraneo; 2 - Settore tropicale; 3 Settore piante succulenti; 4 - Settore medicinale. Le collezioni che annoverano in totale circa 2000 esemplari sono totalmente curate in pieno campo. In questi ultimi anni è stata cura degli operatori focalizzare il proprio impegno su l’incremento delle collezioni, obiettivo acquisito dai compiti istituzionali. Di recente costituzione (1996) è il settore delle piante medicinali che presenta 150 specie raggruppate in subsettori a seconda dei loro usi terapeutici. Nell’Orto Botanico si possono contare circa 600 alberi, con esemplari monumentali appartenenti ai generi Ficus, Phytolacca, Dracena, Casuarina, Eucalyptus, Dasylirion, Nolina. Non privo di significato l’esemplare di Argania Sideroxylon Roem, endemica del Marocco, unico negli Orti Botanici italiani e forse europei. Spettacolare l’esemplare di Euphorbia canariensis sistemato al confine con l’Anfiteatro Romano che occupa circa 100 mq di superficie. L’Orto Botanico comprende anche zone di notevole interesse archeologico per la presenza di pozzi e cisterne di età romana, ricavati nella pietra. Di queste la più grande è visitabile: del tipo cosiddetto a “bottiglia”, presenta l’imboccatura originaria ostruita e, realizzato in fase successiva, un lungo canale finalizzato a regolare il deflusso e la portata delle acque. Le antiche opere idrauliche dell’Orto Botanico sono state poste in relazione con l’esistenza, in questo lembo della Cagliari romana, di una sorta di giardino attrezzato con canalizzazione artificiali e giochi d’acqua. Visite guidate a cura di: Istituto Agrario Duca degli Abruzzi Scuola Secondaria di I grado Regina Elena Liceo Scientifico Alberti Liceo Scientifico Pacinotti

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Cagliari


Ospedale Civile e Sotterranei

S. Giovanni di Dio Via Ospedale

BUS

8

Essendo ormai insufficiente ed in pessime condizioni igieniche l’antico ospedale Sant’Antonio Abate di via Manno, le autorità cittadine incaricarono Gaetano Cima, architetto in primo di Città, di predisporre il progetto per la realizzazione di un nuovo ospedale, fuori dal centro abitato. La prima pietra fu collocata il 4 novembre del 1844, in un sito isolato, ma collegato ai punti nodali della città, Castello e piazza Yenne. L’Ospedale Civile di Cagliari, cui il Cima dedicò gran parte della sua vita professionale, è l’opera che meglio rappresenta la sua formazione neoclassica di stampo purista, la concezione etica dell’arte, la semplicità stilistica e compositiva. Tutto l’impianto architettonico è teso al raggiungimento di una composizione lineare, armonica nelle proporzioni e nella disposizione spaziale, pratica e funzionale alla sua finalità. La facciata di 180 metri, ampia e imponente, è ritmata da tre avancorpi, due alle estremità dei bracci e uno centrale. Sei colonne doriche giganti, sormontate da un attico con triglifi e metope, introducono al pronao e quindi all’atrio circolare, con volta a spicchi e ampie vetrate. All’interno di questo solenne spazio sono esposti busti marmorei di benefattori che, con i loro lasciti, hanno contribuito alla realizzazione dell’ospedale. Dipinti e altri busti si trovano nell’emiciclo adiacente. La particolarità di questo edificio, che lo avvicina alle più avanzate architetture mondiali e che meglio denota le conoscenze dell’insigne architetto, è l’impianto architettonico a raggiera, costituito dai corpi di fabbrica, dove i reparti, distribuiti a ventaglio, sono intervallati ma comunicanti tra loro. Molto curate anche le eleganti inferriate e le ringhiere in ghisa delle scale. L’ospedale San Giovanni di Dio fu aperto parzialmente nel 1858, ma ultimato soltanto nel 1890. I sotterranei, scavati nella pietra, rivestono particolare interesse anche perché vi trovarono ricovero le barelle con i malati durante i tragici avvenimenti della seconda guerra mondiale. Visite guidate a cura di: Liceo Classico Scientifico Dante Alighieri Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano Associazione Nazionale Carabinieri - Nucleo Volontari A.N.C.

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Palazzo Civico e search

Via Roma 145 ang. Largo Carlo Felice

BUS 8/30/P

Nel 1897 veniva indetto un concorso nazionale per il nuovo Palazzo Municipale, dopo la decisione di trasferire la sede del Comune di Cagliari dal vetusto e scomodo edificio di piazza Palazzo verso il nuovo asse politico e commerciale della città che si apriva sul mare, la via Roma. La competizione fu vinta da un progetto firmato da Crescentino Caselli, ma in realtà elaborato da Annibale Rigotti. La posa della prima pietra fu effettuata durante la visita dei re d’Italia Umberto I e Margherita di Savoia nel 1899, ma la costruzione vera e propria durò diversi anni. L’edificio presenta forme che si ispirano all’architettura gotica catalana, richiamata dalle aperture del porticato, mentre la facciata si inserisce nella corrente internazionale dell’art nouveau. L’utilizzo dei conci in calcare bianco faccia a vista e il motivo delle due torri poligonali, è forse un richiamo alle torri pisane dell’Elefante e di S. Pancrazio, simboli del potere e della città stessa. Interessanti opere di alcuni artisti sardi (Ciusa, Delitala, Marghinotti, Melis Marini), sono conservate all’interno del Palazzo; nelle sale più importanti, l’Aula Consiliare e la Sala dei matrimoni, sono esposte imponenti tele di Filippo Figari. Nel Gabinetto del Sindaco è il grande arazzo del fiammingo Franciscus Spierink (1620) e nella Sala della Giunta, dove si conserva anche una delle due chiavi simboliche della città, è il retablo “dei Consiglieri”, del cinquecentesco Pietro Cavaro. Nel 2008 è stata inaugurata, completamente restaurata e rinnovata l’area sottostante il Palazzo, ribattezzata Sottopiano, e già sede storica dell’Associazione “Amici del Libro”, sicuramente la più longeva delle associazioni culturali cagliaritane. In questo spazio è ospitato il SEARCH: Sede Espositiva Archivio Storico Comunale, dove è allestita la mostra Quando tuttto era sotto casa. Il Palazzo Civico fu gravemente danneggiato durante i bombardamenti del 1943 soprattutto nella parte antistante la via Crispi e nel cortile centrale, per essere successivamente restaurato secondo il progetto originario. Visite guidate a cura di: Istituto Tecnico Commerciale P. Martini Liceo Scientifico Michelangelo

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Cagliari


Palazzo

dell’Università Via Università, 32

BUS

7

L’Università degli Studi fu istituita nel 1626 durante il regno di Filippo IV, re di Spagna. Sotto Carlo Emanuele III, re di Sardegna, nel 1764 l’ingegnere militare Saverio Belgrano di Famolasco elaborò il progetto per sistemare in un unico complesso il palazzo dell’Università, il Seminario Tridentino ed il Teatro, quest’ultimo mai realizzato. Una volta rientrato a Torino l’ingegnere Famolasco, il progetto originario venne in parte snaturato e realizzato diversamente anche per gli aspetti stilistici. Si tratta di uno dei più importanti edifici costruiti dall’amministrazione sabauda nel Settecento nell’Isola e si lega al programma illuministico di Carlo Emanuele III, che comportava, tra l’altro, la riforma delle Università sarde come sedi massime di formazione di professionalità scientifiche ed intellettuali. La facciata, semplice e lineare, comprende tre ordini di finestre, il primo caratterizzato da una cornice aggettante, il secondo da un timpano curvilineo. L’ampio portale in pietra si apre sull’atrio, dal quale si accede al cortile centrale a pianta quadrata. Una doppia scala simmetrica dal cortile porta al bastione retrostante, mentre una semplice scala laterale conduce ai piani superiori dove si trovano l’aula magna con soffitto a cassettoni e interessanti dipinti alle pareti, e le sale del rettorato.

Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado Rosas

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Palazzo di Città Piazza Palazzo

BUS

7

Il Palazzo di Città è stato sede della municipalità cagliaritana dal Medioevo fino ai primi anni del XX secolo fino a quando, durante una riunione del Consiglio Comunale presieduto dal sindaco Ottone Bacaredda, si decretò il trasferimento del Comune dall’antica alla nuova sede, ancora da costruirsi sulla via Roma. Il Palazzo subisce nel tempo ampliamenti e modifiche di cui tutt’oggi abbiamo testimonianza, come i bei portali in stile gotico aragonese rinvenuti nel piano seminterrato dell’edificio. L’aspetto attuale del Palazzo di Città si deve alle ristrutturazioni settecentesche, che lo trasformarono secondo il gusto del barocchetto piemontese. Dal 2011 è diventato una delle sedi dei Musei Civici di Cagliari orientando la sua vocazione espositiva verso l’arte contemporanea. Attualmente ospita le collezioni comunali etnografiche del fondo “Manconi Passino”, la mostra “I territori dell’arte” che comprendono dipinti, sculture, gioielli e tessuti delle collezioni civiche, le raccolte di ceramiche del fondo “Ingrao”, e la mostra “Gli spazi dell’arte” che comprende una selezione di opere di arte Minimal, Programmata e una sezione grafica della collezione civica.

Visite guidate a cura di: Istituto Tecnico per le Attività Sociali G. Deledda Istituto Magistrale F. De Sanctis Istituto d’Istruzione Superiore D.A. Azuni

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Cagliari


Palazzo Viceregio Piazza Palazzo

BUS

7

L’aspetto attuale del Palazzo Viceregio è il risultato di trasformazioni e adattamenti avvenuti nel corso di diversi secoli. Già a partire dalla prima metà del sec. XIV il luogo, a strapiombo sulle rocce del colle di Castello, fu sede della residenza vicereale di Catalani e Aragonesi, alla quale si aggiunsero via via anche gli uffici amministrativi e politici. L’intervento più importante è dovuto ai Savoia e comincia intorno al 1729-30 ad opera degli ingegneri militari piemontesi. Le parti interessate furono gli ambienti interni del piano nobile, oltre che l’atrio, lo scalone ed il portale: sopra questo un’iscrizione datata 1769 ricorda il re Carlo Emanuele III e il viceré Hallot. A tale momento si fa risalire la facciata odierna, caratterizzata da paraste che segnano verticalmente l’edificio, inquadrando le aperture che si ripetono per diversi piani. Tra il 1779 e il 1815 il Palazzo ospitò la corte sabauda, “esule” da Torino per l’occupazione francese. Dopo la “fusione perfetta” della Sardegna con gli Stati di Terraferma (1847), l’edificio perse la sua destinazione originaria fino a che fu acquisito dalla Amministrazione Provinciale (1885) che continuò le trasformazioni. La più importante è il salone consiliare, per il quale nel 1892 fu bandito un concorso nazionale, vinto dal pittore perugino Domenico Bruschi. Tra il 1894 e il 1895 questi eseguì i dipinti con soggetti legati a momenti della vita dei Sardi dall’età romana a quella moderna, fino alla celebrazione allegorica dell’isola che custodisce lo scudo dei Savoia. In un momento successivo (forse tra il 1896 e il 1898) il Bruschi decorò la Sala Gialla con scene mitologiche e di danza. Nell’edificio figura anche la Quadreria con i ritratti dei viceré, interessanti dal punto di vista storico più che da quello artistico. Oggi l’edificio ospita alcuni uffici della Prefettura ed è stato sottoposto ad un intervento di restauro che ha ripristinato anche parte delle finiture delle sale di rappresentanza.

Visite guidate a cura di: Istituto Tecnico Industriale M. Giua Istituzione Nazionale per la Guardia reali tombe del Pantheon

monumentiaperti

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Pinacoteca

Nazionale Cittadella dei Musei Piazza Arsenale, 1

BUS

7/8/20

La pinacoteca Nazionale è situata all’interno del perimetro dell’antico Arsenale, nell’attuale Cittadella dei Musei. L’edificio che la ospita, progettato dagli architetti veronesi Cecchini e si snoda su tre livelli, inglobando e Gazzola negli anni ’60, adattandosi alle emergenze preesistenti, costituite dalle fortificazioni di età spagnola e sabauda. Il più antico nucleo pittorico della collezione si è costituito nell’Ottocento, in seguito alle leggi di liquidazione dell’asse ecclesiastico e alla dispersione degli arredi della chiesa stampacina di San Francesco. Altre opere confluirono nel patrimonio dello Stato attraverso donazioni e acquisti sul mercato antiquariale. La raccolta pittorica più significativa è costituita dai retabli quattro-cinquecenteschi. Ad essi la committenza, prevalentemente legata ai nuovi ordini mendicanti, affidava il messaggio religioso, oltre che la funzione più strettamente ornamentale. Tra i maestri catalani emergono i nomi di Joan Mates, Joan Figuera, Raphael Thomas, Joan Barcelo, mentre alla fine del ‘400 spiccano forti personalità come gli anonimi Maestri di Castelsardo e di Sanluri. La scuola pittorica sarda del ‘500 è rappresentata dalla bottega di Stampace in cui operò la famiglia Cavaro, il cui massimo esponente è Pietro, artista documentato tra il 1508 e il 1538. La collezione pittorica della Pinacoteca comprende inoltre dipinti databili tra il XVII e il XX secolo, di varie correnti artistiche italiane, napoletana e genovese in particolare.

Visita libera

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Cagliari


Cagliari e Istituto Nautico Buccari

Porto di

La scuola nasce come Istituto Tecnico Nautico autonomo nell’anno scolastico 1923/24 e nel 1926 assume la denominazione attuale a ricordo della famosa impresa nota come “Beffa di Buccari”. Fra gli anni Trenta e Quaranta la sede fu trasferita prima nella Marina, poi in Viale Diaz e quindi nella sede attuale di Viale Colombo. Dal 1960 ad oggi l’istituto ha promosso varie ristrutturazioni che hanno migliorato e adeguato il complesso alle nuove esigenze didattiche, educative e formative. Mostra sul Porto di Cagliari La storia del Porto di Cagliari è il riflesso dello sviluppo e delle vicende della città. Le origini si collocano nella prima metà del XIII secolo, sotto il dominio dei Pisani, quando Cagliari divenne un importante centro commerciale e militare. Il porto era delimitato da poderose mura e da una palizzata verso il mare. Dal 1335 la città passa agli Aragonesi che dotano il porto di una darsena e del moletto Sanità, ma successivamente la scoperta dell’America fa spostare l’interesse degli Spagnoli verso le rotte atlantiche così che i traffici cagliaritani subiscono un grave tracollo soprattutto dal ‘600. Con i Savoia I traffici sono legati soprattutto all’esportazione del sale verso la Svezia e l’Olanda e, nell’‘800, allo sviluppo dell’industria mineraria e alla costruzione del primo tratto ferroviario in Sardegna. Verso la fine del secolo già scalavano nel porto annualmente circa 1200 navi. Nello stesso periodo viene demolita la cinta muraria che divideva il porto dalla città. Fra le due guerre mondiali il commercio marittimo riprese vigore con opere di ampliamento e ammodernamento del porto. I lavori interessarono anche la zona ai piedi di Bonaria (Su Siccu) che fu bonificata e prosciugata. Dopo i danni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale le strutture portuali vennero ricostruite prontamente e già nel 1950 lo scalo era ristrutturato con allargamento delle banchine di Via Roma e della Darsena. Negli ultimi anni si è reso necessario adeguare il porto a diversi fattori tecnici e logistici. Si sono costruiti nuovi moli - Banchina Ichnusa con il Terminal Crocieristico, Sporgente Rinascita - e si è aumentata la profondità dei bacini.

Visite a cura di Istituto di Istruzione Superiore Buccari - Marconi

monumentiaperti

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Pozzo di

San Pancrazio Piazza Indipendenza

BUS

6/7/8

Come testimoniato da un’iscrizione oramai andata persa, il pozzo di San Pancrazio fu realizzato, nel 1235, al centro dell’attuale piazza Indipendenza, nel quartiere di Castello, per garantire l’approvvigionamento idrico della roccaforte. Oggigiorno il pozzo non è più visibile dai passanti poiché nella prima metà dell’800, al fine di dare una sistemazione più decorosa alla piazza, che costituisce uno dei principali ingressi di Castello, l’imboccatura del pozzo fu abbassata al di sotto del piano stradale e, congiuntamente, vennero trasferiti nel sottosuolo tutti i servizi pertinenti, come la noria per attingere l’acqua ed i ricoveri per gli animali ad essa addetti. Venne quindi realizzata anche una galleria, scavata nella roccia e con la volta in muratura, per consentire l’accesso al pozzo ed il transito degli animali fino alla noria. Attualmente il pozzo è ancora visitabile tramite questa galleria, il cui ingresso è posto in prossimità del vecchio Museo Archeologico Nazionale. Al visitatore che vi accede si presenta subito, sulla sinistra, un ampliamento voltato con un pilastro centrale che doveva servire come alloggio per gli animali della noria, come è testimoniato dalla presenza di anelli di ferro nelle pareti e di un abbeveratoio, quest’ultimo probabilmente realizzato riutilizzando un antico sarcofago romano. Da qui si sviluppa la galleria, lunga circa 30 metri, che conduce fino al pozzo; questo si presenta coperto da una volta in mattoni, munita di due aperture per il funzionamento della noria, della quale rimangono ora solo poche tracce. Il pozzo, che è stato esplorato in più riprese dal Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano di Cagliari, che nel 1998 ne ha curato il rilievo anche della parte sommersa, presenta una forma quadrata con i lati di 6 metri per 6 metri nella parte alta e di 4 metri per 5 metri nella parte più profonda, attraversa la roccia fino alla profondità di 77 metri, dove incontra la falda acquifera, che ha una profondità di ulteriori 11 metri.

Visite guidate a cura di: Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano

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Cagliari


Scuola Elementare

Santa Caterina Via Canelles 1

BUS

7

Nel 1641 viene eretto il Monastero di Santa Canterina appartenente all’Ordine delle Domenicane, con annessa chiesa. Lo Spano, nella Guida di Cagliari del 1861 scrive: nel 1882 il giornale L’Avvenire di Sardegna riporta la notizia dell’ avvio dei lavori di demolizione del tratto di Bastione di Santa Caterina e della torretta attigui al Palazzo Boyl. Nel 1893 il monastero è in pessime condizioni, viene ceduto al Comune per risanare via Canelles e prolungare la passeggiata del Bastione. Il Consiglio Comunale nel 1896 si pone il problema di edificare scuole per il quartiere Castello e decide di costruirne una nel Bastione di Santa Caterina, occupando parte dell’area in cui sorge il monastero. Ovviamente è necessario sgomberare l’edificio, poiché vi soggiornano ancora due suore ottuagenarie. Nel 1908 le immagini storiche ci danno indicazione di alcuni ponteggi esistenti e del completamento dei lavori. La scuola di Santa Caterina ha recentemente restaurato una Stamperia dei primi del ‘900, ha ripulito la cisterna punico-romana, ha riportato alla luce diverse strumentazioni belliche, ha ripristinato un antico gabinetto dentistico e ricostruito un’aula d’epoca. La scuola promuove una miriade di iniziative per consolidare una memoria storica importante per il quartiere e per la città, mantenendo la sua destinazione originale ma in stretta relazione con le didattiche più avanzate.

Visite guidate a cura di: Scuola primaria Santa Caterina

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Sotterranei

Istituto Salesiani Viale Sant'Ignazio

BUS

5/8

Il cunicolo si trova nel cortile interno dell’Istituto e presenta due rampe di scale. Rivestito di cemento solo nel primo tratto, a quota inferiore è scavato nella nuda roccia. La galleria ha una sezione uniforme (280 cm di larghezza per 230 di altezza) ed un rudimentale impianto elettrico con porta-lampade in bachelite che corre a tratti lungo la galleria. A metà percorso una diramazione, mediante una rampa di scale di 26 gradini, risale in un ambiente sotterraneo comunicante con le cucine dell’Istituto. In diversi punti sono presenti brevi ramificazioni laterali allo scopo di aumentare la capienza del rifugio. In un tratto di galleria sono stati inseriti archi a tutto sesto in mattoni rossi per consolidare la volta, secondo una prassi diffusa in quasi tutti i rifugi di guerra realizzati tra la fine del 1942 ed i primi del 1943, per la difficoltà nel reperire il cemento, destinato principalmente ai bunker militari. All’altra estremità della cavità è presente una seconda uscita, al lato del campo sportivo, protetta da un robusto muro paraschegge. Vi è ricavata una stretta apertura in funzione di fuciliera per i soldati di guardia al rifugio, come ricordano le carte d’ archivio. Nell’Archivio di Stato di Cagliari, infatti, si conserva il carteggio tra il Rettore dell’ Istituto e il prefetto Leone (responsabile della protezione antiaerea) riguardo alle spese ingenti per la costruzione del rifugio, “utile per tutti” (i rifugi erano a carico dei proprietari per il 70% e dello Stato per il 30%). L’istituto sarebbe stato comunque disponibile a sostenere le spese di acqua, illuminazione, pulizia e manutenzione; istanza accolta, tanto che il rifugio dei Salesiani fu realizzato interamente dallo Stato. Il progetto, sotto la direzione dell’ing. Carlo Ansaldi, prevedeva 56 m di lunghezza per 2,50 di larghezza e 2,50 di altezza, con piedritti, sedili e cancelli in legno. Il bombardamento del 13 maggio 1943 distrusse la camera dei soldati del Comitato Nazionale della Protezione Antiaerea di servizio al rifugio. Il verbale del 15 maggio 1943 (“Oggetti che si trovavano nella camerata dei soldati in servizio in viale fra Ignazio ai Salesiani”) riporta un elenco di oggetti (armi, effetti personali, biancheria) di cui si specifica il danno totale o parziale o l’integrità. Visite guidate a cura di: Istituto Salesiano Don Bosco Gruppo Speleologico Specus Associazione L’Isola che Vorrei

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Cagliari


Teatro Civico BUS

Via Università

7

Cagliari, intorno alla metà del XVIII sec., non possedeva ancora un vero e proprio teatro. Nel 1755 l’ing. Saverio Belgrano di Famolasco propose al governo sabaudo un progetto per la realizzazione di una struttura destinata a teatro nel luogo dove oggi sorge il Rettorato dell’Università e comprendente anche il Seminario Tridentino. Tale proposta non fu approvata dal governo, ma trovò l’interesse del nobile cagliaritano don Francesco Zapata, barone di Las Plassas, che, tra il 1764 e il 1766, realizzò il progetto. Il teatro, noto come Teatro Las Plassas, assunse presto la denominazione di Teatro Regio. La sua capienza complessiva era di circa mille spettatori. La gestione e manutenzione del teatro divenne, col tempo, un costo notevole per la famiglia Zapata, tanto che intraprese delle trattative con il Comune per la vendita concluse nel 1831. Nello stesso anno iniziarono i lavori di ricostruzione su progetto dell’arch. Giuseppe Cominotti, al quale subentrò Gaetano Cima. A questi fu richiesto di ricavare quattro ordini di palchi e di modificare l’ingresso a ponente e quello dal Castello. Nel 1836 iniziarono i lavori di demolizione del teatro di Belgrano e di costruzione del nuovo teatro del Cima, ormai chiamato Teatro Civico. Durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti del 1943 distrussero il palcoscenico, i palchi, la platea e il tetto, mentre rimasero i muri perimetrali, l’atrio d’ingresso, la sala caffè, la torre scenica e le scale di collegamento al Palazzo Zapata. L’edificio, abbandonato e in notevole stato di degrado per circa settanta anni, è stato sottoposto, da parte della amministrazione cittadina, ad un recupero della linea architettonica originaria della sala, ma senza ripristinarne la copertura. All’interno sono ancora visibili elementi costruttivi in pietra dell’antica struttura.

Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria di I grado Regina Elena

monumentiaperti

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Teatro Massimo Via de Magistris, ang.viale Trento

BUS

1/5/10

La storia del teatro Massimo inizia in seguito a due eventi che cancellarono i due più importanti teatri cagliaritani: l’incendio del 1942 che distrusse il Politeama e i terribili bombardamenti del 1943 che, devastarono il Teatro Civico. Tra il 1944 ed il 1947 si realizzò perciò il teatro Massimo. Il progetto fu predisposto da due giovani architetti cagliaritani, Oddone Devoto ed Emilio Stefano Garau e prevedeva la nascita del “Massimo” dalle mura di un vecchio mulino a vapore di proprietà degli imprenditori Merello. Il progetto originario non si limitava alla ristrutturazione e trasformazione del mulino a teatro, ma prevedeva, occupando una superficie complessiva di 7500 mq, anche la realizzazione di un cine-teatro all’aperto, immerso nel verde, in quella parte dell’isolato “Su Brughixeddu” che accoglieva la semoleria e gli stabilimenti dei Merello. Fu costruito a tempo di record e le prime rappresentazioni furono subito un successo. Consentì ad una città ancora provinciale di apprezzare i grandi della lirica, come Maria Callas, Beniamino Gigli, Tito Schipa, o i grandi interpreti del teatro come Gassman ed Eduardo De Filippo. Gli spettacoli continuarono sino agli anni settanta, poi, a causa della volontà dei Merello di demolire il Teatro ci fu una lunga pausa. Nel Marzo del 1981 riaprì i battenti per la rappresentazione di una commedia, ma fu una riapertura parziale con l’impossibilità di utilizzare il palcoscenico per gli spettacoli più complessi. Il Massimo continuò così la sua attività fino al rovinoso incendio, che ha segnato la fine del teatrao; infatti nonostante i danni non furono ingenti e che l’aspetto e le caratteristiche del teatro non furono cancellate, negli anni a seguire non fu fatta alcuna azione per recuperarlo o riutilizzarlo, fino al 2005, data in cui il Comune di Cagliari ha appaltato i lavori per il totale recupero. È stato inaugurato nel febbraio del 2009. Durante i lavori di restauro sono state rinvenute nove cisterne di epoca romana, rivestite di coccio pesto e un pozzo di sfiato a imboccatura quadrata, utilizzato per la manutenzione dell’acquedotto di epoca romana.

Visite guidate a cura di: Liceo Scientifico Pitagora Associazione AEGEE

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Cagliari


Tempio

Punico Romano Viale Trento, 10

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Il tempio Punico-Romano è stato scoperto durante i lavori di costruzione dell’Agenzia Orofino Viaggi in Viale Trento 10. L’area archeologica costituisce solo una porzione di un edificio di grandi dimensioni che, poggiandosi sulla roccia affiorante occupava il declivio naturale. Tale struttura, di età punico-romana, forse risalente al III/II sec. a.C. è di eccezionale importanza. Una iscrizione punica, ritrovata agli inizi del Novecento, in quello che veniva definito Giardino Birocchi a ovest dell’area di scavo, fornisce, in maniera insperata, la genealogia di chi realizzò l’opera. L’edificio, di indubbia imponenza, doveva essere arricchito da elementi architettonici: basi, colonne, resti di cornici e altri elementi modanati, rimossi in età romano repubblicana (II sec. a.C.) sono stati ritrovati durante gli scavi non solo ex voto - statuine di figure maschili e femminili, piccoli piedi e gambe, ma anche offerte alimentari contenute in piccole fosse appositamente scavate. Sono state avanzate numerose ipotesi tese a spiegare l’oggetto del culto ma, al momento, ciò risulta ancora difficile da stabilire. Certi studiosi asseriscono che le raffigurazioni votive sembrerebbero riferirsi al sincretismo religioso di età repubblicana con valenza salutifera, è nota infatti l’esistenza a Cagliari di un tempio di Esculapio. Peraltro, è noto che siffatti luoghi di culto venivano costruiti all’interno delle mura cittadine mentre all’epoca, la zona di viale Trento, si trovava all’esterno di esse. Stante le variegate offerte rinvenute nell’area di deposito, alcuni studiosi ritengono che questi ex voto non rispecchino una richiesta di guarigione per particolari patologie degli arti, ma si configurino piuttosto come buon auspicio per la partenza ed il ritorno da un viaggio. Quest’ultima tesi, seppure non appieno suffragata dagli elementi presenti allo stato attuale, appare la più suggestiva alla luce del fatto che questa area costituisce oggi la base dell’edifico che ospita una importante agenzia di viaggi. Visite guidate a cura di: Associazione Athena Associazione Nur

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Torre dell’

Elefante

Piazza San Giuseppe

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La grande torre pisana detta “dell’Elefante” venne progettata dall’architetto Giovanni Capula agli inizi del XIV secolo, e completata nel 1307. Intorno al 1328 venne chiuso il lato nord dell’edificio per ricavarne magazzini e abitazioni per funzionari. Nel ‘600 e ‘700 vennero addossati alla costruzione nuovi edifici che nascosero in parte la sua imponenza. Inoltre, nella seconda metà del XIX secolo, fu adibita a carcere. Il restauro effettuato nel 1906, con la liberazione del lato murato in età aragonese, permise il ripristino delle sue condizioni originarie. Pressoché identica alla torre di San Pancrazio, ha conservato sino ad oggi la funzione di ingresso al Castello. Presenta quattro piani su soppalchi lignei aperti, secondo il mooffrendo invece dello pisano, verso l’interno del Castello, sull’esterno della città tre massicci lati in bianco calcare di Bonaria, solo traforati dalle sottilissime aperture delle feritoie. La porta era difesa da numerosi sbarramenti, tre robusti portoni e due saracinesche, mentre, a coronamento dell’edificio, una serie di mensole reggeva un’impalcatura lignea per la difesa dall’alto. Sulla facciata sud, a qualche metro dal selciato, c’è la scultura dell’elefante, forse coeva alla torre. Ben conservati, a varie quote, sono gli stemmi dei castellani pisani di Cagliari, e, a fianco all’ingresso, è ancora leggibile l’epigrafe in memoria delle maestranze e dell’artefice Giovanni Capula “mai nelle opere sue trovato incapace”.

Visite guidate a cura di: Associazione Erasmus

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Torre di

San Pancrazio Piazza Indipendenza

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La torre pisana di San Pancrazio venne progettata dall’architetto Giovanni Capula agli inizi del XIV secolo, a difesa dell’ingresso settentrionale del Castello. Costruita in pietra calcarea, nel punto più alto della collina, dalla sua sommità, ad oltre 130 metri sul livello del mare, era possibile controllare il territorio circostante la città. Nel 1328 il lato aperto veniva tamponato dagli Aragonesi per trasformare l’edificio in abitazione di funzionari, e parte in magazzino. Dal ‘600, con l’apertura del passaggio nell’attiguo Palazzo delle Seziate, la torre perdeva la funzione d’ingresso alla città, e veniva adibita a carcere sino alla fine dell’800. Agli inizi del XX secolo venne restaurata e riportata alle condizioni originarie, con la riapertura del lato rivolto a Piazza Indipendenza, ed il ripristino dei ballatoi in legno. Un recente restauro ne ha rinforzato le strutture e riscoperto parte dell’apparato difensivo. Insieme alla gemella Torre dell’Elefante, è una delle poche costruzioni medioevali di Cagliari che si sono conservate pressoché intatte. Sono da evidenziare varie soluzioni difensive, come le diverse feritoie che si affacciano a varie altezze, le tracce dei numerosi sbarramenti della sottostante porta, comprendenti due saracinesche e tre portali, e infine, sulla sommità, il coronamento di mensole da cui si potevano bombardare eventuali attaccanti. La torre era circondata da una muraglia detta “barbacane”, oltre la quale era un fossato. A varie quote nel lato Nord sono murati stemmi pisani, mentre sull’arcata della porta, dal lato opposto, c’è una iscrizione latina che ricorda i castellani pisani di Cagliari all’epoca della sua costruzione, l’impresario che eseguì i lavori e l’architetto progettista Giovanni Capula.

Visite guidate a cura di: Leo Club Cagliari

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Torre

Passarina Piazza dell'Arsenale

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I Pisani, ottenuto il colle che avrebbe preso il nome di ‘Castellum Castri de Kallari’, dal 1217 ne cominciarono la fortificazione. La cinta muraria, intercalata da più di 20 torri congiunte da un cammino di ronda protetto da un parapetto merlato, si sarebbe sviluppata per m 1640. Tale opera fortificatoria costituì uno dei più splendidi esempi di architettura militare del Medio Evo. La Torre Passarina, con la sua gemella ‘Tedeschina’, chiudeva il fronte nord del Castello. Oggi è visibile, solo in parte, nella piazza Arsenale, sul lato destro del Palazzo delle Seziate, e nel Viale Buoncammino, sulla sinistra, svoltando da Porta Cristina. A pianta semicircolare, ha oltre m 9 di diametro e altrettanto di altezza residua; al pari delle altre torri, il lato interno era aperto con i soppalchi lignei a vista, mentre il piano superiore, in continuità con la cortina muraria, doveva presentare un coronamento di merlature. Nel sec. XVI divenne la ‘Torre delle munizioni’ ma, per le mutate esigenze difensive, venne abbassata e assorbita, assieme alla ‘Tedeschina’, nel Bastione della Concezione; nel 1575 una cortina la unì alla Porta dei Cappuccini (presso l’attuale Porta Cristina), dando origine a quella che sarebbe poi diventata Piazza Arsenale. Verso la fine del sec. XVII, nello spazio sino ad allora occupato dalla cortina muraria che l’aveva unita alla Torre di S. Pancrazio, veniva costruito il Palazzo delle Seziate; nel 1839-40 il Palazzo, poco prima sopraelevato di un piano, finiva per inglobare la torre, chiamata, allora, ‘Torrione delle Seziate’. Negli anni ’80 è stata oggetto del restauro che ha interessato la Piazza Arsenale, a seguito del quale si può accedere all’interno della cortina delle Seziate per ammirare il paramento murario integro della torre. Procedendo dal basso, si osservano alcuni blocchi a bugnato di epoca punica sui quali poggiano i conci squadrati di pietra forte e calcare tramezzario di opera pisana che vanno riducendosi di dimensione seguendo la rastremazione della torre. La parte alta della torre ospita, oggi, alcuni uffici della Soprintendenza BAPSAE delle Province di Cagliari e Oristano. Visite guidate a cura di: Italia Nostra

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Necropoli di

Tuvixeddu BUS

Via Falzarego

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Il colle di Tuvixeddu ospita quella che già nell’Ottocento era considerata la più vasta e significativa necropoli punica del Mediterraneo. Per quanto sia stata in seguito e a lungo danneggiata dalla coltivazione delle cave che rifornivano la cementeria, la necropoli conserva ancora gran parte della sua suggestiva estensione. La fascia digradante del colle rivolta verso la laguna, sulle cui sponde sorgeva la città dei vivi, è percorsa dal fitto succedersi dei tagli regolari delle sepolture, costituite da un pozzo di discesa, della profondità media di circa 3 metri, dal quale si accede alla vera e propria cella funeraria ricavata a monte. Di piccole dimensioni ed in asse con il pozzo, la cella ospitava uno o più defunti, accompagnati dal corredo ceramico (brocche, piatti, lucerne) e a volte dagli oggetti personali (scarabei, collane in pasta di vetro, amuleti di varia foggia). La porta della cella veniva poi chiusa da un lastrone di pietra ed il pozzo era riempito con il pietrame prodotto con lo scavo. Nel corso dei lavori che si sono svolti fra il 2004 ed il 2007 sono state scavate, o soltanto ripulite, oltre 770 tombe, tutte comprese in un settore della necropoli che è stato per molto tempo in totale abbandono. Nonostante questo un certo numero di sepolture è stato ritrovato intatto. Alle novità derivanti dagli oggetti, talvolta rari e di grande interesse scientifico - che è possibile vedere al quarto piano del Museo Archeologico Nazionale, - si sono aggiunte le novità rappresentate dalla decorazione di alcuni pozzi con motivi dipinti o a rilievo (ad esempio il segno di Tanit) e di alcune celle decorate da disegni geometrici - a linee parallele, a rombi, a reticolo, - tracciati in rosso sulle pareti. Le tombe a pozzo furono in uso dal VI al III secolo a.C.. In età romana una piccola parte dell’area fu per qualche tempo utilizzata per ricavare pietre da taglio: la cava, di cui si vedono i tagli a gradoni ed i blocchi accatastati, fu più tardi, intorno al II secolo d.C., attraversata dal tracciato dell’acquedotto romano. Durante la seconda guerra mondiale ospitò molte persone che avevano perduto la casa per i bombardamenti, in uno stato di degrado che ebbe una lunga durata anche dopo la fine del conflitto. Visite guidate a cura di: Istituto Professionale per i Servizi Sociali S. Pertini Scuola secondaria di I grado Spano - De Amicis Associazione Legambiente Associazione Amici di Sardegna

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Villa di Tigellio Via Tigellio

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Il complesso noto con il nome di Villa di Tigellio perché originariamente attribuito al cantore omonimo, contemporaneo dell’imperatore Augusto e noto per la sua ricchezza e per le sue stravaganze, è in realtà un lembo di un elegante quartiere residenziale della Karales romana, sorto alla fine del I sec. a.C. e frequentato, con varie trasformazioni fino al VI-VII d.C. Sono attualmente visibili i resti di tre abitazioni adiacenti affiancate ad uno stretto vicolo che le separa da un area in cui sorgeva il complesso termale, di cui sono conservati i resti del pavimento del calidarium. Le tipologie edilizie, in parte condizionate dall’andamento del declivio roccioso sul quale i vari ambienti si disponevano a più livelli, richiamano quelle della domus romana, articolata longitudinalmente in vani la cui disposizione e funzione obbedivano a canoni ben determinati. Nelle domus cagliaritane è ben riconoscibile l’atrio, in cui l’impluvium, sorretto da quattro colonne, consentiva la raccolta dell’acqua piovana in una cisterna posta al di sotto del pavimento, e, comunicante con l’atrio, il tablino, sorta di studiolo di pertinenza del padrone di casa. Piccoli ambienti destinati alla notte, i cubicola, erano disposti ai lati o posterormente all’atrio. È più difficile individuare gli ambienti posti nella parte retrostante delle tre domus, in cui più drastiche sono state le trasformazioni ed i riadattamenti. Gli scavi, effettuati in varie riprese a partire dal secolo scorso, avevano restituito decorazioni murali e mosaici pavimentali di pregio, da cui erano derivate, a due delle domus, le denominazioni di “casa degli stucchi” e “casa del tablino dipinto”. Attualmente sono visibili alcuni frammenti di affreschi, un lembo di mosaico pavimentale policromo, un pavimento costruito nella tecnica dell’opus signinum, con tessere in marmo bianco inglobate nel coccio pesto.

Visite guidate a cura di: Scuola Primaria Collodi Scuola Primaria Su Planu

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Cagliari Monumenti Aperti Si ringraziano gli Enti, le Istituzioni e i privati che hanno gentilmente aderito alla manifestazione mettendo a disposizione i monumenti aperti in questa edizione, e quelli che hanno permesso la relizzazione delle attività collaterali. Proprietari e gestori Ancelle della Sacra Famiglia,Chiesa della Purissima Archivio di Stato Arciconfraternita della Ss. Vergine d’Itria Arciconfraternita di S. Efisio Azienda Ospedaliero Universitaria Cagliari - Direzione dell’Ospedale San Giovanni di Dio Biblioteca Universitaria Caritas Diocesana Cagliari Casa dei Padri Gesuiti Chiesa S. Michele Club Unesco Cagliari Comando Militare Autonomo della Sardegna Comune di Cagliari Archivio Storico- Biblioteca Generale e Studi Sardi Comune di Cagliari Divisione Socio Assistenziale - Direzione Cimiteri Comune di Cagliari Ufficio di Gabinetto del Sindaco Consorzio Camù Cooperativa Sant’Elia 2003 Diocesi di Cagliari Ente Parco Naturale Regionale Molentargius -Saline Fondazione Giuseppe Siotto Fondazione Umberto e Margherita Galleria Comunale I.N.P.S. Direzione Provinciale Cagliari Istituto Comprensivo Santa Caterina- Giuseppe Manno MIBACT - Soprintendenza B.A.P.S.A.E. Cagliari e Oristano MIBACT - Soprintendenza per i Beni Archeologici Cagliari e Oristano Opera Sant’Eulalia Orientare Orofino Viaggi Padri Mercedari del Santuario di N.S. Bonaria Parrocchia di Santa Cecilia - Cattedrale di Cagliari Parrocchia di Santa Rosalia Prefettura di Cagliari – Fondo Edifici di Culto Provincia di Cagliari Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato degli enti locali, finanze e urbanistica Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato turismo, artigianato e commercio Rettoria Sant’Agostino Società di Sant’Anna Onlus Sovrano Militare Ordine di Malta

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Suore di Clausura, Chiesa di San Cesello Teatro Stabile della Sardegna Università di Cagliari - Facoltà di Ingegneria e Architettura Università di Cagliari (DIMCM) Laboratorio Restauro Bonaria Università di Cagliari Dipartimento di Scienze della Terra Università di Cagliari Orto Botanico Università di Cagliari Palazzo del Rettorato e Collezione Piloni Cultura Senza Barriere Associazione Cultura senza Barriere Ludohospital A.O.U 1° Clinica Pediatrica Associazione Bambini Cerebrolesi Sardegna Associazione Sarda Cefalalgici C.T.M Cagliari E.N.S. Ente Nazionale Sordi - Sez. di Cagliari ANFFAS Onlus Cagliari Associazione La Scuola Della Follia Associazione Futuribile Unione Nazionale delle Istituzioni Volontari pro Ciechi Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti Onlus Eventi collaterali Associazione Amici della Musica Associazione Culturale L. Perosi Associazione Glee’s Associazione Luna D’Oriente Associazione Musicale Arpeggiando Associazione Musicale Nuova Armonia Associazione musicale Studium Canticum Compagnia d’armi medioevali di Sanluri Conservatorio Statale di Musica G.P. Da Palestrina Corale Polifonica Santa Cecilia Coro Jubilate Coro Musicainsieme Ensemble di Voci Bianche e del coro Musica Viva Fondazione Siotto Gruppo da camera Discanto Gruppo Vocale Cantigos Istituto Comprensivo Colombo Istituto Comprensivo Randaccio-Tuveri-Don Milani LabOs (Laboratorio Organi Storici) del Conservatorio G. Pierluigi da Palestrina Liceo delle Scienze Umane Emilio Lussu di San Gavino Scuola Secondaria di I grado Rosas.

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I racconti di monumenti aperti Il destino di Bonaria Scritto da Anthony Muroni musiche di Matteo Sau domenica 11 maggio ore 11 Colle di Bonaria, Teatro dell’oratorio dei Padri Mercedari Angelo non andrà a scuola. È la solita maledetta otite, quella che gli procura un febbrone da cavallo e lo costringe a letto, al calduccio. Eppure in quella casa c’è un Angelo che, dolori a parte, è quasi contento del fuori programma. Angelo grande sa che quando Angelo piccolo è obbligato a restare a casa toccherà a lui prendere in mano la situazione. Per molte ore, da quando papà e mamma escono di buon mattino per andare al laavoro, i due Angeli torneranno complici, uniti dall’eterna voglia di sognare assieme. «Nonno, stanotte il piccolo ha avuto la febbre alta, ha sudato molto. Era infastidito, non vuole mangiare né bere. Avvisami se la temperatura non dovesse scendere, il pediatra ha detto che da oggi dovrebbe iniziare a stare meglio. Stai attento, se starà meglio proverà ad alzarsi. E poi cercherà di prendere l’iPad, non è bene che passi tutto il tempo con i videogiochi». Le solite preoccupate raccomandazioni. Angelo grande le ascoltava quasi distratto, facendo in modo di mascherare l’impazienza. Granitico nella certezza che «Angelo starà benone, stai tranquilla». Quando la porta si chiude la magia sembra impadronirsi di quel bell’appartamento che si affaccia sulla basilica più amata dai cagliaritani. Da dietro alle finestre arriva il rumore di un mezzo pesante che svuota la campana del vetro. Il resto è tutto un alternarsi di rumori d’auto e di scambi di battute tra gli operai del cantiere aperto dal Comune per preparare un evento atteso da tutti i sardi. «Nonno, ma è vero che Papa Francesco verrà qua a casa nostra?». Angelo piccolo faceva capolino tra le coperte, con gli occhi ancora velati e i capelli ancora più “sparati” del solito. «Nonno, perché ridi? Ho sentito la mamma che ne parlava col papà, mentre guardavano la tv. Il Papa verrà qua sotto, praticamente a casa nostra». Angelo grande era conquistato dalla voce di quel piccolo batuffolo nel quale rivedeva suo figlio. Quello

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del quale mai aveva potuto o voluto occuparsi quando era ammalato. Quello al quale mai aveva raccontato o letto una storia. «Senti, Angioletto, sai che il Papa è di tutti. Dunque è come se visitasse tutte le case. Quando verrà qua a Cagliari è come se passasse a trovare tutti. E sai che il colle di Bonaria è un po’ la casa di tutti i cagliaritani? Anzi, di tutti i sardi». Angelo piccolo aveva intuito che nonno era in vena. Che forse, ancora una volta, non tutti i mali erano arrivati per nuocere. «È una storia, vero? Stai iniziando a raccontarmi una storia delle nostre, vero, nonno?». Angelo grande era, come sempre, emozionato. «È di tutti, se ci pensi bene. Vuoi sapere perché?». «Beh, perché verranno tutti qua, a casa nostra, ad ascoltare il Papa. Ma sono venuti anche ad ascoltare quel cantante, l’estate scorsa. Ricordi quanto papà si arrabbiò? Continuarono a cantare tutta la notte. Quando c’è qualcosa di importante, qua a Cagliari, vengono tutti a casa nostra». «Perché è grande, figliolo». «Perché ci stanno centomila persone, vero?». «Te l’ho già detto, piccolo. Questo colle è di tutti i cagliaritani. Anzi, non solo. È di molte persone sparse per tutta la Sardegna e persino in posti lontani del mondo. Lo sentono loro, si sentono legati. E per un motivo o per l’altro si trovano a passare di qua. O a venirci apposta. Perché a volte tutti noi facciamo cose quasi inspiegabili. Ci facciamo trascinare a farle da una specie di calamita che ci attira, senza che riusciamo a opporci. È una specie di destino. Lo chiamerei il destino di Bonaria. La vuoi sentire la storia sul destino di Bonaria?». Angelo piccolo sembrava essersi scordato di ogni dolore. Era quello che aveva sognato. E Angelo grande ancora una volta era là, mandato dal Dio delle influenze e delle otiti, ad alleviargli il dolore. Anzi, a premiarlo per essere stato così coraggioso nell’affrontare quella difficile giornata. «Qua, a Bonaria, hanno vissuto tutte le popolazioni che hanno fatto la storia di Cagliari e della Sardegna». «Ma perché si chiama Bonaria, nonno? Perché non si chiama Angelìa? O perché non l’abbiamo chiamata Murru, questa zona, come noi?». «Eh, birbantello. Ti ho già detto che non è nostra, ma di tutti. Si chiama così perché la parola viene da “Buen Ayre”, in italiano aria buona. Era il nome che gli diedero gli aragonesi quando fondarono la loro colonia tanti anni fa». «Erano i padroni che c’erano prima di noi? I padroni della nostra casa? E quanti anni fa?». «Erano i padroni di Cagliari, mica della nostra casa, Angioletto. Sono passati tanti anni, quasi settecento». «Figo… ehm,

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bello scusa nonno. Settecento anni sono tantissimi. C’erano i dinosauri, vero?». «No, niente dinosauri. C’erano dei conquistatori che andavano per le spicce, che costruirono da queste parti una cittadella fortificata, che usavano come base per fare la guerra ai precedenti padroni della città». «Bello, la guerra. Usavano le pistole, le frecce, i fucili? E chi erano i padroni, prima di loro?». «Usavano le armi del tempo, piccolo. Prima degli aragonesi c’erano i pisani. Venivano da Pisa. Ricordi? Ci siamo stati». «Dove c’è quella torre storta, che sta per cadere?». «Non cade, tranquillo, non cade». «E li uccisero tutti, i pisani? E perché gli aragonesi volevano questa terra?». «Giusta osservazione. La volevano perché pensavano che un’Isola come la Sardegna, al centro del mediterraneo, fosse una colonia importante. Per averla convinsero il Papa, che si chiamava Bonifacio VIII, a costruire un nuovo regno: si chiamava Regno di Sardegna e di Corsica. Solo che i pisani non se ne volevano andare. E allora il principe aragonese Giacomo penso di obbligarli con le armi». «Giacomo, come quello che viene a scuola con me. Prepotente anche lui. Se non gli lasci fare una cosa ti urla contro e poi ti picchia». «Anche questo Infante degli aragonesi era un po’ capriccioso. Fece preparare dai suoi soldati delle navi piene di uomini e cavalli per obbligare i pisani a lasciare la città e le altre parti della Sardegna. Qua, se tu ora potessi affacciarti al balcone lo vedresti, c’è anche – murata davanti alla basilica – la grotta nella quale la leggenda dice che il principe aragonese si fosse sistemato nei primi tempi dopo il suo arrivo in città. Si chiama “Grutta de su Rei”. Anche se Giacomo Re non era». Angelo piccolo ascoltava rapito. Del resto gli ingredienti per la favola c’erano tutti. I soldati, la guerra, un principe che voleva diventare Re, una grotta proprio sotto casa, i pisani, il Papa. «A proposito, perché il Papa aveva regalato Cagliari agli aragonesi? Cos’era, sua? E allora Francesco potrebbe regalare Cagliari a noi. Oppure a Spider Man. Lo sai quante ragnatele ci starebbero bene tra la facciata di casa nostra e le mura, così alte, della basilica. Oppure, siccome Francesco è buono lui non regala le cose degli altri?». «È proprio così, Angioletto, oggi il Papa non è più il padrone di queste terre. Ma questa storia te la racconto quando sei più grande. Ti dicevo del nome Bonaria e del fatto che gli aragonesi, che parlavano spagnolo, lo hanno praticamente introdotto per via di quella che loro ritenevano un’ottima aria. La basilica la costruirono allora, era l’antica cappella del castello, diventata poi la sede del convento dei frati mercedari. È qua che collocarono la statua arrivata dal mare, quella della Madonna che

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hai visto tante volte. Lo sapevi, che quella statua è arrivata dal mare? Accadde pochi anni dopo l’arrivo degli aragonesi. Venne recuperata e interpretata come un segno del destino. Da allora è qua, a poche centinaia di metri da dove siamo noi ora. E rappresenta molto per tantissimi cristiani sparsi per il mondo?». «Addirittura il mondo? Allora la nostra casa, il nostro colle, la nostra basilica sono davvero importanti, nonno». «Pensa, Angioletto, che quando due secoli dopo gli spagnoli arrivarono nell’America del sud per fondare quella che oggi è la capitale dell’Argentina, la città dalla quale arriva il Papa Francesco, la chiamarono Città dello Spirito Santo e porto della Santa Maria di Bonaria proprio in onore a quella statua, che rappresenta la Madonna protettrice dei navigatori». «La nostra Madonna? Dunque la nostra Madonna è più forte delle altre Madonne». «No, in verità è sempre la stessa. Ma la Madonna si dice che abbia avuto un cuore così grande da essere capace di amare tutti gli uomini e tutte le donne arrivate nel Mondo come se fossero tutti figli suoi». «Una specie di seconda mamma per tutti noi? E anche lei dice a tutti di lavarsi i denti e di fare i compiti?». «Beh, sì, a suo figlio lo diceva senz’altro». Angelo rideva, trovandosi spesso in difficoltà di fronte alle domande a raffica di quel piccolo curiosone. «Scusa nonno, ma se hai detto che a chiamarla Bonaria furono praticamente gli aragonesi, prima di allora come si chiamava? E prima di esserci i pisani, chi c’era?». «Hai ragione, c’è sempre un prima e sempre un dopo. I pisani chiamavano questo colle Bagnara: ne avevano fatto un sobborgo che era il cuore pulsante del commercio cittadino. C’era la via dei Mercanti e ricchissimi magazzini. Da Bagnara esportavano i prodotti sardi anche verso l’Italia: i formaggi, la lana, il bestiame, i metalli. C’era anche la chiesa di Santa Maria del porto. Prima dei pisani da queste parti passò comunque tanta gente. Anzi, devo dirti che qua si sono stratificate le più importanti presenze nella storia della città». «Nonno, cosa vuol dire stratificate?». «Vuol dire che si è costruito su più strati. Cioè, che varie persone si sono date il cambio in un determinato posto. Ognuna col suo modo di vivere, con la sua civiltà». «Come se costruissero sulla nostra casa?». «In un certo senso sì». «E qua dove siamo noi ora chi si è stratificato?». «Hai mai notato il parco, qua vicino? Davanti c’è il cimitero, no? Ecco, lì accanto da secoli c’è anche un altro cimitero. Era il posto in cui i conquistatori romani seppellivano i morti. La chiamavano necropoli. Ci sono ancora alcuni cubicoli, le tombe dell’epoca, che si possono visitare». «E quanto tempo fa succedeva?». «Molti secoli fa, Angioletto. Pensa che a utilizzare questa zona come luogo di sepoltura sono stati per primi i punici. Erano 2400 anni fa». «Ma è tantissimo. Prima che nascesse Gesù. Don Ignazio, al catechismo, ci ha detto che è nato 2 mila anni fa». «Quattrocento anni prima, circa. Lo sai che, però, nei secoli successivi quella zona era usata come sarcofago dai romani? In alcune tombe del quarto secolo dopo Cristo la parete era decorata con figure di pavoni, simbolo di immortalità. E all’interno c’erano disegnate due scene della vita di Gesù: il miracolo del

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paralitico e la resurrezione di Lazzaro…». «Nonno, viviamo in un posto magico, pieno di storia». «Ti sei spaventato?» . «Ma scherzi? Non era una favola, ma mi ha fatto sognare come se le fosse. Me ne racconti un’altra?». Anthony Muroni, 42 anni, giornalista, nato in Australia, sposato, padre di una bimba, innamorato della Sardegna.

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Le parole della bellezza

Progetto di scrittura e narrazione La candela nella tempesta racconto di Luigi Dal Cin

scritto con le classi terze B e C della Scuola Primaria di via Buscaglia dell’Istituto Comprensivo Mons. Saba di Elmas

Si racconta che nel 1370 una nave proveniente dalla Spagna si dirigeva verso l’Italia quando fu colta da una terribile tempesta. La vita dell’equipaggio e dei passeggeri era in pericolo: enormi onde sommergevano la nave che stava per affondare. Il capitano, in un ultimo tentativo di salvare almeno gli uomini, ordinò di gettare in mare tutto il carico. Così fu fatto ma senza ottenere risultato: la nave stava affondando nella tempesta. C’era anche una grande cassa, di cui s’ignorava il padrone e il contenuto. Fu gettata per ultima, e appena toccò la superficie del mare all’improvviso la tempesta cessò. Il capitano, incuriosito, cercò di riprendere la cassa per vedere cosa contenesse, la inseguì senza riuscire a prenderla, finché la cassa arrivò sulla spiaggia, ai piedi della collina di Bonaria. Molte persone accorsero alla spiaggia. Tutti osservavano la cassa chiedendosi quale misterioso segreto racchiudesse. Si cercò di aprirla, ma nessuno ci riuscì. Si cercò di sollevarla, uno, due, tre, cinque, dieci uomini insieme: provarono tutti, ma nessuno ci riuscì. La cassa era sempre troppo pesante. All’improvviso un bambino notò che lo stemma sulla cassa era lo stesso delle vesti dei Padri Mercedari! Questi arrivarono e, senza difficoltà, sollevarono la pesante cassa e la trasportarono nella loro chiesa. I religiosi aprirono la cassa e, assieme a tutti i presenti, rimasero sbalorditi: in quella cassa c’era una statua di legno della Madonna che reggeva il Bambino in braccio e, nell’altra mano, teneva una candela accesa. A tutti sembrò un miracolo: com’era possibile che la fiamma di quella candela fosse rimasta accesa durante la tempesta in mare? Gli scrittori dicono che tutti noi siamo come delle piccole navi. E come una nave noi tutti navighiamo le nostre giornate. Quando ci svegliamo, alla mattina, ci laviamo: così come la ciurma lava il ponte della nave. Poi facciamo colazione: così come la stiva della nave viene riempita delle merci di rifornimento prima della partenza per il mare. E poi partiamo da casa, così come la nave salpa dal porto (dove rimane qualcuno che ci vuole bene, e aspetta che ritorniamo) e cominciamo a navigare la nostra giornata. A volte le giornate sono di sole, il cielo è sereno senza nuvole: siamo sereni e navighiamo felici. A volte invece ci sono giornate di tempesta: una tempesta fuori fatta di vento, pioggia, fulmini e tuoni, a volte anche una tempesta dentro di noi, fatta di tristezza, paura, rabbia... 102

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Poi però c’è una spiaggia che ci attende, una spiaggia dove l’aria è buona di nuovo. Il nostro sforzo, durante la tempesta, è quello di mantenere accesa la luce della speranza. Il sole iniziava a far sentire il suo calore. Gli alberi erano coperti di fiori colorati, il loro profumo si diffondeva tutt’intorno e gli uccelli svolazzavano allegramente riempiendo l’aria con i loro cinguettii. Il quartiere si preparava ad iniziare la giornata. Nelle case i bambini si stavano svegliando. Giacomo al suono della sveglia si rigirò nel letto: non aveva proprio voglia di alzarsi e nascose la faccia sotto il cuscino. La mamma entrò nella sua cameretta, alzò la tapparella, aprì la finestra, si avvicinò e gli regalò dei bacetti sulle guance: “Su tesoro, è ora di andare a scuola!” disse. Giacomo fu costretto ad alzarsi. In bagno si guardò allo specchio ancora assonnato, si lavò il viso per svegliarsi e il contatto con l’acqua fresca lo scosse. Scese in cucina a fare colazione. Trovò il padre che leggeva il giornale e il nonno seduto al tavolo che beveva il caffellatte. Il nonno lo salutò con un sorriso: “Stamattina sarò io ad accompagnarti a scuola”. Giacomo ne fu felice: non capita tutti i giorni di andare a scuola insieme al nonno. La mamma, nel frattempo, gli aveva già preparato la colazione, quella che a lui piace tanto: una bella tazza di cioccolata calda con biscotti. L’odore della cioccolata gli trasmise il buonumore e tanta energia per iniziare la giornata. L’orologio alla parete segnava le 7.50. Giacomo doveva sbrigarsi per essere a scuola alle 8.30. Preparò in fretta lo zaino, prese al volo la merenda che la mamma gli aveva lasciato sul tavolo e subito dopo eccolo al portone dove c’era il nonno che lo aspettava. I due camminarono verso la scuola, e quando Giacomo entrò in classe trovò già la maestra che stava organizzando un’attività per gli alunni: rappresentare con un disegno la giornata che vedevano attraverso i vetri delle finestre. Fu in quel momento che Giacomo si accorse che il tempo stava cambiando. Le nuvole stavano aumentando e mutavano di colore. Di lì a poco cominciò a piovere sempre più forte, allagando le strade del quartiere e creando forti disagi. Nel cielo si scatenò il finimondo: lampi e tuoni si succedevano in continuazione. Finché ci fu un blackout. Gli alunni erano molto preoccupati, alcuni addirittura terrorizzati: la maestra cercava di tranquillizzarli ma loro erano troppo impauriti per darle ascolto. L’ora di uscita era vicina e il temporale non accennava a diminuire. Il direttore pensò che sarebbe stato meglio trattenere gli scolari qualche ora in più: decise pertanto di avvertire le rispettive famiglie ma anche le linee telefoniche nel frattempo erano saltate.

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Il vento, che soffiava sempre più forte, con il passare del tempo finì per portare via la tettoia che fungeva da riparo per i genitori. La campanella infine suonò: era ora di uscire ma i bambini avevano paura. Giacomo si fece coraggio: “Fuori c’è il nonno che mi aspetta” disse alla maestra e uscì. Il panico era totale: i genitori che cercavano di richiamare l’attenzione dei loro figli con grida altissime, il rumore assordante dei tuoni, il vento che impediva agli ombrelli di riparare le persone, il viavai incessante dei passanti, il rumore in lontananza delle sirene, la scarsa visibilità. In tutta quella confusione, a Giacomo parve di intravedere il nonno che, gesticolando, cercava di richiamare la sua attenzione. Allora si diresse in quella direzione facendosi largo tra le persone. Il nonno intanto aveva cominciato ad allontanarsi. Giacomo lo inseguì: “Nonno, fermati!”. Impiegò un bel po’ di tempo per raggiungerlo, e quando gli fu vicino si accorse che quello non era il nonno ma una persona che gli assomigliava. Giacomo si sentì improvvisamente solo, triste, scoraggiato e molto preoccupato. Si guardò attorno e non riconobbe il luogo in cui si trovava. Vide per terra un ombrello rotto, lo raccolse e lo aprì per ripararsi dalla pioggia che continuava a cadere incessantemente. Fece ancora qualche passo e notò una cancellata. Si rincuorò pensando di essere arrivato a casa ma dovette ricredersi. Il cancello era aperto e a terra vide un cartello mezzo rotto con sopra scritto: “Parco di Bonaria”. Proprio in quell’istante un forte vento gli strappò di mano l’ombrello. Aveva bisogno di trovare un riparo dalla pioggia. Vide le grotte. Entrò in una di queste, tremante per il freddo e bagnato fradicio. Adesso era al riparo ma cosa avrebbe potuto contenere quel posto buio e misterioso? Con suo grande stupore vide una tenue luce provenire dall’interno. Con cautela e con un forte batticuore, si avvicinò a quella sorgente luminosa. Trovò, poggiata a terra, una candela accesa. Restò stupito nel vedere come la sua fievole fiamma resisteva a quella terribile giornata. La luce per Giacomo fu rassicurante: aveva il potere di calmare le sue angosce e gli trasmetteva serenità. Cercò in tutti i modi di proteggere la fiammella mettendoci davanti la mano in modo che il vento non la spegnesse. Intanto il tempo passava e Giacomo, grazie alla candela accesa, si era dimenticato delle sue paure. Tutta la sua attenzione adesso era solo per la candela che per lui era segno di speranza e di coraggio per vincere la solitudine. Intanto fuori la tempesta era cessata e con lei si era calmato anche il forte vento. Giacomo decise di uscire dalla grotta tenendo sempre tra le mani la candela.

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Era disorientato e non sapeva dove andare. Intorno a lui il buio era fitto e la debole luce della candela non lo aiutava poi tanto a vedere: eppure lo incoraggiava a proseguire. Uscì dal Parco e scese la scalinata del Santuario per cercare qualcuno che lo aiutasse a ritrovare la via di casa. Ma a notte fonda tutti erano nelle loro case, e così arrivò alla spiaggia. Percorse un breve tratto di costa quando urtò contro qualcosa di duro. Avvicinò la candela per vedere di che cosa si trattasse e notò con grande stupore una cassa di legno che il mare aveva portato con sé. Curioso di sapere cosa contenesse cercò di aprirla. Impiegò un bel po’ di tempo perché la cassa era ben sigillata: al suo interno infine trovò una bicicletta con una bussola incorporata. Tirò fuori la bicicletta, ci montò sopra e iniziò a pedalare. Grande fu la sua meraviglia quando si accorse che stava volando e che la bussola, sistemata sul manubrio, si illuminava man mano che pedalava indicando il percorso per tornare a casa. Mentre pedalava, sospeso per aria, si imbatté in uno stormo di uccelli che lo disarcionò dalla bicicletta facendolo precipitare nel vuoto. Giacomo sentì il cuore uscirgli dal petto e pensò che per lui fosse arrivata la fine. Quando tutto sembrava perduto ecco venirgli in aiuto la bicicletta che, scendendo verso di lui, gli permise di sistemarsi nuovamente sul sellino. Tirò un lungo sospiro di sollievo: era ancora vivo! Dall’alto allora riconobbe la piazza, la chiesa, la scuola e il campetto nel quale giocava con i suoi amici. Decise così di atterrare, scese dalla bici e proseguì a piedi in direzione di casa. Man mano che camminava sentiva aumentare la felicità: riconosceva infatti la strada che ogni giorno percorreva per andare a scuola. Varcò il cancello e si diresse verso il portone. La mamma, quando lo vide, gridò di gioia: corsero l’uno incontro all’altra, si strinsero in un forte abbraccio e restarono così uniti per un bel po’ di tempo, entrambi con le lacrime agli occhi. Poi la mamma lo prese per mano e lo condusse in casa. Il nonno quando lo vide spalancò le braccia per accoglierlo in un abbraccio caloroso e dai suoi occhi scesero lacrime di gioia.

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Indice Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag.

3 Saluti istituzionali 4 Comitato Tecnico Cagliari 5 Presentazione 18a edizione 6 Comitato Scientifico Regionale 7 Calendario Regionale 2014 8 Orari manifestazione 9 Informazioni utili 10 Monumenti in Musica 13 I racconti di Monumenti Aperti 14 Attività per bambini 17 Cultura senza barriere 19 Iniziative speciali 21 Gusta la città 22 Sentieri (in)interrotti

- Percorso naturalistico Sella del Diavolo - Percorso naturalistico Parco di Molentargius - Percorso Trentapiedi Colla Bonaria Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag.

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25 I Monumenti 26 Anfiteatro romano 27 Archivio di Stato 28 Area Archeologica di Sant’Eulalia e Museo 29 Area Archeologica e Chiesa di Santa Lucia 30 Area Archeologica Viale Trieste 105 31 Basilica San Saturnino 32 Basilica Santa Croce 33 Bastione di S.Remy, Galleria Sperone 34 Bastione di S. Remy, Area archeologica Santa Caterina 35 Batteria C 135 Colle S. Ignazio 36 Biblioteca militare di Presidio 37 Biblioteca universitaria e sala settecentesca 38 Bunker Seconda Guerra Mondiale via Rolando 39 Castello e Parco di San Michele 40 Cattedrale e Cripta dei SS Martiri 41 Chiesa della Purissima 42 Chiesa di San Cesello 43 Chiesa di San Lorenzo 44 Chiesa di San Michele 45 Chiesa di Santa Chiara 46 Chiesa di Santa Lucia 47 Chiesa di Santa Maria del Monte 48 Chiesa di Santa Rosalia 49 Chiesa di Sant’Antonio Abate 50 Chiesa e Cripta del Santo Sepolcro 51 Chiesa e Cripta di S. Efisio 52 Chiesa e Cripta di Sant’Agostino 53 Cittadella dei Musei e fortificazioni 54 Mappa 56 Colle di Bonaria - Basilica e Santuario 57 Colle di Bonaria - Cimitero Monumentale 58 Colle di Bonaria - Laboratorio didattica e restauro 59 Colle di Bonaria - Museo di N.S Bonaria

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60 Colle di Bonaria - Necropoli 61 Collezione L. Piloni 62 Complesso San Pancrazio 63 Cripta di Santa Restituta 64 Exma' 65 Facoltà di Ingegneria e Architettura 66 Fortino di Sant’Ignazio 67 Fullonica 68 Galleria Comunale d’Arte 69 Galleria Rifugio Via Don Bosco 70 Ghetto 71 Grotta della Vipera 72 Lazzaretto di Sant’Elia 73 MEM Mediateca del Mediterraneo 74 Museo Archeologico Nazionale 75 Museo di Mineralogia e Geologia 76 Orto Botanico 77 Ospedale Civile S. Giovanni di Dio e Sotterranei 78 Palazzo Civico 79 Palazzo dell’Università 80 Palazzo di Città 81 Palazzo Viceregio 82 Pinacoteca Nazionale 83 Porto di Cagliari e Istituto Nautico Buccari 84 Pozzo San Pancrazio 85 Scuola Elementare Santa Caterina 86 Sotterranei Istituto Salesiani 87 Teatro Civico via Università 88 Teatro Massimo 89 Tempio punico romano di viale Trento 90 Torre dell’Elefante 91 Torre di San Pancrazio 92 Torre Passarina - Porta Cristina 93 Tuvixeddu 94 Villa di Tigellio

Pag. 97 Racconto Il destino di Bonaria di Anthony Muroni Pag. 102 Racconto La candela nella tempesta di Luigi Dal Cin

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