EURITMICA Palazzo Micheli-Gorgoni via Umberto I째 n. 33 GALATINA (LE)
STEFANO GARRISI sculture
MARCELLO TOMA olii e gouaches
a cura di Raffaele Gemma
L'eterna oscillazione tra res cogitans e res extensa
Euritmica è la denominazione che gli artisti Stefano GARRISI e Marcello TOMA hanno scelto di dare alla propria esposizione di Palazzo Micheli-Gorgoni, nella natia Galatina, una mostra che per ognuno di loro è da considerare, a tutti gli effetti, come una personale, trattandosi nel primo caso di uno scultore puro e nel secondo di un pittore puro. Pur mescolate tra di loro, ora le opere dell'uno, ora le opere dell'altro sembrano in effetti scorrere in una successione ordinata, creando suggestioni ritmiche, quasi musicali, sicuramente eufoniche. Il titolo del resto non lascia spazio ad equivoci di sorta, né d'altro canto intende crearne la volontà, da parte dello scrivente, di dotare Euritmica di un sottotitolo di ordine filosofico, basato sul contrasto originario di René Descartes tra res cogitans, la parte spirituale, pensante, e res extensa, la parte materiale, meccanicistica. Riteniamo infatti che questo dualismo sia applicabile non certo ai due artisti in questione, ponendoli su un piano di contemporanea contrapposizione l'uno all'altro, quanto piuttosto ad ognuno di loro considerato singolarmente. Appare così evidente che, analizzando il procedimento artistico di ciascuno nella sua globalità, né nel caso di Garrisi, né nel caso di Toma sembra predomini una delle due componenti, spirituale o materiale, a netto discapito dell'altra. Il merito di avere in pratica permesso il rinvenimento di una chiave di lettura filosofica dell'esposizione, utilissima per il fruitore, è da ascrivere senza dubbio agli artisti stessi, perché sono proprio loro a condurre su questo piano, ed a guidare, su quella che appare una via fondamentale per entrambi, capace di spiegare la genesi delle loro opere, come gran parte di tutto il loro percorso artistico passato e attuale: la via della riflessione. Chiarito sin da subito questo aspetto generale, finalmente non ci resta che accoglierli entrambi nella simbiosi artistica di quest'esposizione, accomunando tutte le loro opere sotto un unico principio, quello appunto della riflessione, guida e luce della loro arte.
EURITMICA
Sorprendente è il fatto che Garrisi accompagni quasi ogni sua opera da uno scritto, meditato e spesso autobiografico, e di questo chi scrive aveva già subìto le emozioni nell'accostarsi due anni or sono, in occasione di Syncronicart-I, alla scultura M'involo, ma è solo grazie a quest'antologica che il fascino ha avuto modo di concretizzarsi pienamente. Così Les étrangers , Finestra mediterranea parlano di aperture allo straniero in un processo di globalizzazione di mediatica voga, Destinazione libertà, Libertà in costruzione, Evasione, Luce et ombra e, appunto, M'involo rappresentano null'altro che i voli dell'anima verso un anelito di libertà incondizionata, Ritmo, Divinità ferita, Clessidra, Radici, Impronte, Marea indagano le forze primordiali che regolano l'universo e le sue costanti spazio-temporali nel rapporto dell'uomo con una forza soprannaturale, Delle due...Luna, Le cadeau de la lune spiegano le magiche influenze della luna e le analogie dell'astro con la figura femminile. Non possiamo quindi che renderci conto di come l'atteggiamento di Garrisi sia pervaso da un sottile quanto profondo lirismo. Riflessione lirica, appunto, e voglia di libertà, rivelata da un lavorio intenso, perseverante, spesso indugiante, che trafora la pietra leccese oltre il possibile, dando infine alla luce insperati punti di passaggio, proprio come avviene nelle grotte carsiche del Salento, da cui essa stessa spesso proviene, o tenui riflessi di luce ed ombra, simili a quelli dei bianchi fondali marini, fatti in definitiva della stessa arenaria sbriciolata nel corso dei millenni. La pietra leccese è “gentile” quanto infida, ed in questo Garrisi raccoglie la sfida, lavorando di cesello ma anche fermandosi al semplice abbozzo di sinuose forme, pur essendo naturalmente capace di virtuosismi baroccheggianti, che, in quanto salentino, pur gli appartengono culturalmente, quasi ad un livello ancestrale, allorquando si dimostra affascinato dalla natura e dal simbolo primordiale per eccellenza della nostra terra: l'ulivo e i suoi rami.
EURITMICA
Toma ama definire le sue pitture Rotomatismi, riassumendo in questo termine la tematica principale che sembra ispirare la propria opera, dove ruote dentate e ingranaggi, oggetto di studio di un'avveniristica archeologia post-industriale o di un
I pezzi meccanici vengono messi in evidenza nel particolare del particolare (Cattedrale di ferro e serie delle innumerevoli gouaches), dove appaiono porzioni di marchingegni più complessi, senza dubbio metafora della complessità del micro e del macro-cosmo, di cui fa parte logicamente anche l'uomo, in tutta la sua complessità neurofisiologica e genetica (DNA). La metafora è spesso temporale (C-Lock), dove il richiamo ai concetti vitalistici di tempo scandito o fluente di origine Bergsoniana appare evidente, ma anche esistenziale (Il treno non è ancora arrivato), in cui il riferimento a “L'ingranaggio” di J.P. Sartre è fin troppo esplicito. Affrontando quest'ordine di rappresentazioni è ovvio che l'indagine di Toma non possa trascendere da Leonardo, ma attuale e moderno appare l'approccio dell'autore con la macchina, che non è di tipo progettuale, bensì intimistico. E quando accanto alla macchina appare anche l'uomo (Tracciando le linee di un recente passato, La punta dell'iceberg, Time machine), spettatore riflessivo e distaccato al contempo, oppure allorché sembra attuarsi una sospensione antigravitazionale di pezzi meccanici (EyeGear), sorretta da una luce cromatica volutamente cupa e da una conoscenza approfondita delle leggi prospettiche, il tutto trasmesso con indubbia perizia tecnica, ecco che l'autore realizza il proprio obbiettivo. Il risultato è quello di una metafisica moderna, sganciata finalmente dai fumi dechirichiani, sfruttati oltre modo dai fugaci cantori dell'assenza , perseveranti in una logica fatta di rivisitazioni anacronistiche del passato, mai adattate al proprio tempo. Non sappiamo quanto siano state rispettate le promesse della prima e seconda rivoluzione industriale, legate ad una meccanica tradizionale, e quelle della terza, ancora in atto, riferibile alla tecnologia digitale. Di certo ci pervade un senso di caducità e inquietudine che la tecnologia e le macchine non riescono a colmare nella loro interazione con l'uomo, diretta o mediata dal computer, così che alla fine le certezze del passato potrebbero inesorabilmente crollare una dietro l'altra, come carte da gioco, sotto la falce di un angelo sterminatore (Castelli di carte, L'angelo di Buñuel ). All'uomo, eterno esploratore dei segreti dell'universo, in questa corsa senza tempo e senza meta, non resta che ascoltare un consiglio che le macchine e le ruote dentate di improbabili orologi del passato sembrano suggerire: “fermiamoci tutti un po' a riflettere.....”
EURITMICA
Raffaele Gemma
STEFANO GARRISI SCULTURE
Stefano Garrisi nasce a Galatina in provincia di Lecce nel 1960. Dopo aver seguito studi scientifici, si laurea in odontoiatria presso l'Università di Modena. Esercita la professione medica per dodici anni, seguendo nel contempo la sua grande passione per la scultura. Frequenta botteghe artigiane e la Scuola di Scultura “Maccagnani”. Sceglie, infine, mazzuola e scalpelli e fa della scultura la sua professione. Per le sue opere, che prendono forma nel Laboratorio Creativo in Contrada Scotola a Sogliano Cavour (Lecce), utilizza le materie tradizionali della sua terra, pietra leccese, argilla, legno d’ulivo. Con le sue opere, presenti in molte collezioni private, ha allestito numerose mostre collettive e personali.
M’involo
Pietra Leccese
… e quando la luce rossa del tramonto incantava il mondo sottostante, un senso di pace mi avvolgeva e l’aria fredda sulle guance accaldate mi regalava la sua vitalità. Il respiro diveniva allora più profondo ed intenso, i muscoli facevano sentire la loro vibrante presenza, la mia schiena si raddrizzava, una contrazione robusta della nuca spingeva il mio sguardo verso il cielo… e così iniziavo il mio volo immaginario!
Les Etrangers Pietra Leccese
Forme sfuggenti, cangianti che ad uno sguardo, pur attento, restano inclassificabili, incomprensibili, inafferrabili. Disagio, fastidio o, peggio, paura del “diverso”! Lo straniero è il simbolo di tutto ciò di cui faremmo volentieri a meno e che è latore di sconvolgimenti e rovina. Preferiamo così l’ignorante sicurezza alla possibilità di nuova conoscenza.
Finestra Mediterranea Pietra Leccese
Una feritoia, modellata dal mare e dal vento, è tutto ciò che resta di una torre di guardia sul Mediterraneo. È un obiettivo puntato ad oriente, un padiglione auricolare all’ascolto di canti “familiari” seppur lontani, una feritoia di castello che si è fatta finestra (per accogliere e “mai più” respingere), un catalizzatore di un’idea di “Patria Mediterranea”.
Destinazione Libertà Pietra Leccese e ferro
Un carico debordante di occhi nuovi e capaci di vedere, gonfia le vele del vascello. In viaggio verso l’unico futuro possibile: LIBERTA’.
Libertà in costruzione Pietra Leccese
Con “Libertà in costruzione” inizio un lavoro di liberazione nel segno della speranza. E’ una”grata” in pietra nelle quale, se pur faticosamente, sta avvenendo una metamorfosi: le sbarre si stanno modificando, si stanno allontanando tra loro lasciando spazi sempre più ampi; così da divenire, essa stessa, dapprima luogo di riflessione, poi di scambio, di transito ed infine di fermento. E’ solo un inizio ma promettente: un primo passo di un cammino di “Libertà”!
Evasione
Pietra Leccese Un lenzuolo avvolto su sé stesso ed intrecciato costituisce la mia “Evasione” che significa per me “allontanamento”. Allontanamento da stringenti logiche di profitto, dalla competitività esasperata, da criteri d’affermazione e sopraffazione, dai rituali dell’apparire, dall’abitudine a giudicare ecc. I complessi nodi che costituiscono la scultura sono stati sciolti, però, solo in parte! Il lavoro che resta da fare è tanto, ma mi stimola e la fatica non mi fa paura. Spero in un futuro di lenzuola profumate battute da un vento di libertà.
Luce et Ombra
Pietra Leccese e Ulivo Luce od ombra, essere od apparire, agire o raziocinare, vivere o vivere allo specchio? Questa è per me la�SCELTA�! La pietra svela al proprio interno un tessuto disorganizzato, un frullato neuronale, un insieme incoerente di vuoti e di pieni che si susseguono intollerabili alla vista. La radica di noce mostra le forme di un uccello che si lancia in gioiosa caduta libera, certo di riprendere quota ad ogni fremito della sua anima. Due mondi che si toccano, ma non si riconosceranno mai!
Ritmo
Pietra Leccese Gli strumenti musicali primordiali erano così semplici da poter riprodurre solo dei ritmi. Questa scultura è un sincero omaggio alla semplicità, una raffigurazione tridimensionale di suoni primitivi, un richiamo al battito del cuore che amo pensare come il primo rassicurante “rumore” che abbia ascoltato.
Divinità Ferita Pietra Leccese
Rappresentazione di creato e Creatore. Il sole posto alla sommità descrive la “Divinità”. Una “Divinità Ferita” ma che dalla notte dei tempi, e per sempre, presiede e governa tutto regnando con la forza e la bellezza di un Sole che non tramonta.
Clessidra
Pietra Leccese
…….. una “Clessidra” molto speciale per la quale un minuto non sarà mai di sessanta secondi, un’ora non avrà sessanta minuti, un giorno mai ventiquattr’ore ed una vita interiore non avrà mai la stessa durata della vita biologica. Versa la sabbia nella macchina del tempo: ti aiuterà a riflettere sulla qualità del tuo tempo.
Radici
Pietra Leccese
La catasta di ceppi continuava nel corso del tempo a mantenere, inaspettatamente, una forma plastica. Ho ritagliato un parallelepipedo da quella massa e trasferito impressioni nella pietra: la forza autorigenerante di una terra aspra e feconda, un groviglio di materia cerebrale che custodisce la memoria storica ed ancestrale di un territorio.
Marea
Pietra Leccese Le onde disegnano sulla sabbia forme che, pur permanendo solo per il breve tempo di un’osservazione, donano a chi le guarda una tranquillità estatica, quasi ipnotica e ci suggeriscono: ”infìne torneremo, gioiosamente, materiali a disposizione dell’Architetto Natura e saremo parte viva dell’opera di quest’artista, principio intelligibile di tutto il creato!”
Impronte
Pietra Leccese
Ho chiesto alla pietra di riportare alla luce i suoi ricordi ancestrali. Il mare disegna meravigliosi tappeti le cui labili forme permangono nella sabbia solo il tempo di un’osservazione; ma, nella nostra mente, flessuosi luccichii restano per sempre e ci ritroviamo a stringere tra le mani un filo d’oro che ricollega la bellezza dei primordi a tutta la bellezza che ancora c’è e che, doverosamente, difenderemo.
Delle due...Luna Pietra Leccese
Sole o Luna, forza o destrezza, colori o delicate atmosfere, agire la realtà o comprenderla ed interpretarla. Io ho scelto la “Luna”. Non essendole mai stato attribuito il ruolo di donatrice della vita, essa può più opportunamente simboleggiare tutto ciò che strettamente necessario non è. Ma, è l’astro femminile per eccellenza poi così inutile se con le sue forze determina maree, influenza raccolti, dona fertilità e agevola la nascita degli amori? Così l’arte, con la sua forza misteriosa, è così superflua se educa al bello ed all’armonia, nutre le coscienze, denuncia soprusi e mediocrità? La Luna come vessillo dell’anima, un vessillo femminino ed immaginifico.
Le Cadeau de la Lune Pietra Leccese
Per me l’amore è un sentimento coniugato al femminile! E’ presente certo anche negli uomini, ma è femminile la facoltà di trasformare la meravigliosa scintilla in fuoco che riscalda. E dico col poeta Rilke: ”Le donne sono state le grandi maestre dell’amore e gli uomini non hanno fatto altro che ripetere ciò che esse hanno insegnato loro…”.
Burka
Pietra Leccese Simbolo di tutte le oppressioni ed insieme segno di impotenza; emblema di coloro che non hanno diritto di esistere e nel contempo personificazione della viltĂ ! Ogni medaglia ha il suo rovescio ma in questa ambo le facce raccontano la stessa storia. Aiutiamo le donne a liberarsi e gli uomini ad allontanare la sterile tentazione di dimostrare la propria forza con un atto di vigliaccheria.
MARCELLO TOMA OLII - GOUACHES
Marcello Toma è nato a Galatina (LE), ma vive e lavora a Roma. Si è laureato in Architettura a Firenze con una tesi sull’anamorfosi e le sue applicazioni in pittura. Dopo qualche anno di attività professionale, ha costituito, a Roma, la società ArcheoArt, con la quale ha lavorato per Amministrazioni Comunali e Soprintendenze Archeologiche. Negli ultimi anni è ritornato alla sua prima passione, la pittura, esponendo le sue opere in giro per l’Italia, in mostre personali e collettive. Dal 2010 condivide, con altri artisti, gli spazi di Piano Creativo a Roma.
EyeGear
olio su tela, 110 x 140 cm
Diceva Le Corbusier: “La chiave sta nel guardare: guardare osservare vedere immaginare inventare creare “. Il processo creativo parte dell’occhio, dall’osservazione, e, tramite l’occhio si concretizza, con l’aiuto di altri organi, dopo l’elaborazione di un’immagine (immaginazione) mentale. Le immagini si incastrano e sovrappongono fino a suscitarne delle altre, nuove e originali, in un processo continuo che ci vede solo parzialmente consapevoli.
L’ Angelo di Buñuel olio su tela, 80 x 105 cm
La figura dell’Angelo sterminatore, ieratica e assoluta, domina lo scenario in cui il tempo circolare, eterna ripetizione del mondo naturale, compie il suo ciclo. Qui l’uomo si inserisce col suo percorso labirintico, guidato dalle pulsioni vitali, dalla fede, dalla ricerca del significato del suo esistere, cercando di posizionare il granello che, in qualche modo, inceppi il meccanismo.
Castelli di carte
olio su tela, 70 x 105 cm
Costruiamo cattedrali che si sfaldano e vengono gi첫 come castelli di carte. Queste cattedrali sono monumenti industriali, simboli di benessere effimero che invece minano la nostra salute, consumano la nostra aria, ingrigiscono i nostri panorami.
Domin(i)o
Trittico - olio su tela, 60 x 150 cm
L’ energia che sostiene le nostre scelte, a volte, non è sufficiente, e le nostre piccole certezze crollano, innescando una reazione a catena che ci fa diventare solo particelle di un’energia ben più forte, ci assoggetta ad un sistema per il quale non siamo più individui, ma componenti indistinte, e a volte inconsapevoli, di un meccanismo che ci utilizza e ci sfrutta. E poi ci scarta.
DNA
olio su tela, 50 x 80 cm
L’ accostamento degli ingranaggi di ferro e acciaio ad una scala a chiocciola, metafora della struttura spiraliforme del DNA, sembra quasi essere una qualche equazione matematica e alchemica che riporta il pensiero al corpo umano come macchina (perfetta?). All’interno di un meccanismo esistono quantità di ingranaggi che, incastrati ad arte, danno vita alla macchina di cui fanno parte. Se in qualche misura l’essere umano fosse in realtà una “macchina” ciò potrebbe significare, o quantomeno instillare un dubbio; che possa esistere un essere superiore che abbia prima ingegnerizzato e poi creato l’essere umano. Toma, attraverso il proprio linguaggio artistico, si interroga in realtà sulla provenienza umana e soprattutto la domanda che ci si pone come risultato dell’equazione matematica è: “Cosa o chi troveremo salendo al piano superiore attraverso quella scala a chiocciola?” (Mauro Sgarbi)
Time Machine
olio su tela, 80 x 120 cm
La storia dell’uomo è fatta di continui passaggi ed evoluzioni. Un cammino percorso a tratti lentamente, a tratti superando d’un colpo solo una fase critica. Nel cammino individuale, l’attività ludica, che inizia prestissimo, ricopre un ruolo fondamentale: ci aiuta nell’apprendimento e sviluppa la nostra immaginazione. Crescendo, dobbiamo coltivare e tenere viva quella voglia di giocare, e faremmo bene a conservare un po’ della curiosità, dello stupore, dell’innocenza del bambino che gioca, perché il meccanismo che ci permette di migliorare è sempre lo stesso, non cambia con il tempo.
Il treno non è ancora arrivato olio su tela, 60 x 100 cm
Il tempo sospeso dell'attesa, caratterizzato da oggetti ad essa direttamente associabili, si scontra con una prospettiva che fugge in avanti, ma non ne condivide il piano, la superficie. Si stacca da essa, connotandosi come un livello contemplativo, estraneo alla fuggevolezza del reale che vorrebbe strapparci da questa sospensione.
La punta dell’Iceberg olio su tela, 50 x 100 cm
Spesso quello che vediamo è solo un aspetto, una piccola parte di un complesso meccanismo. Possiamo scegliere di fermarci all'apparenza delle cose, oppure di andare oltre, di valicare la linea rossa e gettare uno sguardo al di là, di curiosare tra gli ingranaggi del mondo, con la speranza di raggiungere una diversa e più matura consapevolezza. La nostra Alice è lì e non sappiamo se muoverà qualche passo e oltrepasserà lo specchio.
Tracciando le linee di un recente passato olio e gouache su tela, 100 x 70 cm
Siamo come ci siamo costruiti. Il nostro presente è una conseguenza del nostro passato e, di tanto in tanto, occorre ricordarlo, magari per non ricadere negli stessi errori. Il ribaltamento dei piani non è sufficiente a scollarci dal nostro ieri e spesso le nostre scelte insistono su linee già segnate.
Invisible Target
Trittico - olio su tela, 60 x 150 cm
La società, con il suo puzzle di convenzioni e pregiudizi, può diventare improvvisamente un’arma potentissima, un cannone puntato contro un ignaro bersaglio. Di colpo, le nostre scelte, le nostre prese di posizione, addirittura la nostra provenienza, sociale o geografica, possono schiacciarci contro un muro, possono dar corpo al proiettile che partirà dalla canna di questo cannone. E quando questo proiettile parte, molto spesso, non sappiamo che sta viaggiando contro di noi.
Ombelico del Tempo
gouache su tela, 80 x 60 cm
Tra le lamiere arrugginite dal tempo, le ruote dentate trovano un loro ritmo e si colorano di vita. Ognuno di noi è al centro di questo processo; i suoi ingranaggi girano all'interno di quel complesso di relazioni che è il mondo esterno e, per quanto antico sia questo processo, essi ritrovano costantemente vitalità ed energia.
Labirinti
olio su tela, 60 x 80 cm
La complessità dell'ingranaggio, imperscrutabile a chi non ne ha una visione globale ed anzi ne rappresenta l'infinitesima parte, nel sistema a cui metaforicamente si rimanda, non oscura la visione di Marcello Toma, che è di un'esattezza e di una lucidità allucinatoria. La metafisica della "machina" si unisce all'estetica dell'archeologia industriale e fa apparire, da qualche altrove sottoposto alla cosiddetta "fatica del metallo", un angolo in cui la pesantezza degli addentellati si tinge di un blu meditativo e si illumina di una luce vagamente trascendente che, tra i bordi mangiati del ricordo, allevia il gravame della nostra condizione. ( IlSette Marco Settembre)
Rotomatismo III
olio su tela, 60 x 80 cm
Sento i meccanismi in movimento. Le loro vibrazioni mi entrano dentro, intervengono nei miei pensieri, modificano i miei flussi. A volte invece sono loro ad attendere che io li accenda. E lo faccio senza sapere dove mi porteranno. (Gerry Turano)
N.D.E.
olio su tela, 70 x 140 cm
Qualcosa, dentro me, guarda attraverso i miei occhi. Credo sia la mia anima. (Carlo Peluso)
Rotopolis
olio su tela, 100 x 60 cm Lo scenario della famosa Torre del film Metropolis di Fritz Lang (1927), si presta ad una nuova interpretazione del futuro; in particolare diventa l'immagine di ciò che doveva essere e invece non è stato. Il futuro che la rivoluzione industriale aveva prospettato fa ormai parte del passato, il mito dell'uomo affrancato dal lavoro è crollato e questo crollo è simboleggiato dalle ruote dentate che precipitano dal cielo.
Alcune immagini dell’allestimento
Fotografie: per le opere di Stefano Garrisi: Michele Schirinzi - Galatina per le opere di Marcello Toma: Giorgio Benni - Roma
EURITMICA Galatina (LE) - aprile 2014
Stefano Garrisi - sculture
in collaborazione con
Progetto Artec - Martano (LE) (Associazione culturale no-profit) progetto.artec@yahoo.it
Marcello Toma - olii e gouaches