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NOTIZIE DAL CONSIGLIO DIRETTIVO

di Scipione Rossi

Cari Colleghi e cari Amici, La cataratta e la chirurgia refrattiva hanno avuto nello scorso ventennio differenti sviluppi. Per certi versi si sono fuse per altri si sono allontanate. Resta il concetto di fondo che da tempo la chirurgia della cataratta cosidetta premium deve essere considerata come la chirurgia refrattiva, sia dal punto di vista della diagnostica preoperatoria, sia per il tempo da dedicare al paziente. Le aziende hanno da tempo scommesso sui risvolti refrattivi, investendo in ricerca e sviluppo e hanno tirato fuori prodotti fondamentali per la chirurgia della cataratta e per la refrattiva; le lenti edof, le lenti trifocali attuali e le monofocali avanzate rappresentano le alternative tra le quali scegliere per ottenere un risultato premium. La scelta che deve guidare il chirurgo è legata ad una raffinatissima diagnostica, supplementare alla visita di base; si studia la cornea (aberrazioni e simmetria, toricità e superficie posteriore), il film lacrimale, la retina ( OCT ), oltre le precisissime misurazioni biometriche di cui oggi l’oculista dispone. L’uso del laser a femtosecondi per la cataratta ha mostrato un suo spazio in alcune precise condizioni anatomiche oculari (camera bassa, sublussazioni, pseudoefoliatio) e con l’uso delle lenti premium, ma forse per motivi economici, non ha continuato ad avere la penetrazione del mercato che ha avuto all’inizio della sua storia. Al contrario, il laser a femtosecondi ha continuato ad essere la “novità” in tema di chirurgia refrattiva. La scolpitura del lenticolo refrattivo intrastromale e la sua asportazione attraverso una piccola incisione stromale (SMILE) è la tecnica attorno alla quale si stanno spendendo alcune aziende per la realizzazione di nuovi laser a femtosecondi, capaci eseguire dei lenticoli intrastromali “FREE FLOATING“. Questa tecnica ha dimostrato più di tutte il risparmio della lubrificazione oculare, che sappiamo tutti essere oggi il core business di molti in ambito oculistico. Questo è oggi il tema: il film lacrimale e tutti disturbi annessi e connessi ad un suo cambiamento, sia esso dovuto alla chirurgia della cataratta che alla chirurgia refrattiva. La domanda quindi è: oltre allo shirmer e al BUT, eseguiamo ai nostri paziente esami e valutazioni più approfondite del film lacrimale prima di operarli? Questo è il punto dell’editoriale; per anni abbiamo considerato il film lacrimale una entità di secondo piano e per tanti anni il cosiddetto bruciore è stato curato con colliri antinfiammatori e basta. Oggi disponiamo di conoscenze e di strumentazioni adeguate ai nostri tempi. Lo studio approfondito del film lacrimale è diventato imprescindibile per ottenere guarigioni e risultati refrattivi postchirurgici adeguati alle tecnologie di cui ora disponiamo. Sentiamo sempre più parlare di questi temi nei congressi e molti colleghi si dedicano a questo campo di studio. Il disconfort postoperatorio è la causa maggiore di insoddisfazione dei pazienti sottoposti a chirurgia della cataratta e l’occhio secco post chirurgia refrattiva rappresenta il problema maggiore di tanti occhi operati perfettamente di chirurgia refrattiva. Molti di noi non hanno ancora inserito nei protocolli terapeutici preoperatori la stabilizzazione del film lacrimale negli occhi con forte componente evaporativa. Negli USA il business che ruota attorno al film lacrimale rappresenta il 30% dei fatturati negli studi oculistici!!! Buon anno dal cd AICCER.

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