Eyesee 2/2019

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ANNO I

/2019

SENZA CONSERVANTI SULLA SUPERFICIE OCULARE

RIVISTA SCIENTIFICA E DI INFORMAZIONE OFTALMOLOGICA

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ANTIBIOTICO RESISTENZA: UNA CORSA CONTRO IL TEMPO

L’oftalmologia in prima linea nella lotta contro un pericolo globale RIFLETTORI SULL’ESPERTO Dalla Grecia alla Grande Mela

SPECIALE 150° SOI

Storia di impegno e innovazione

LETTERATURA SCIENTIFICA Lo studio LiGHT per il glaucoma

Cod. 045P-B0519 FGE S.r.l.-Reg. Rivelle 7/F - 14050 Moasca (AT) - Redazione: via Petitti, 16 - 20149 Milano - Anno I - N. 2/2019 - Trimestrale

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SOMMARIO

4 EDITORIALE 8 COVER TOPIC Redazione Timothy Norris Laura Gaspari, MA redazione@eyeseenews.it www.eyeseenews.it Pubblicità commerciale@fgeditore.it tel 01411706694 Direttore responsabile Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it Grafica e impaginazione Cristiano Guenzi Hanno collaborato a questo numero: A. John Kanellopoulos, MD Alessandro Franchini, MD Alessandro Mularoni, MD Andrzej Grzybowski, M.D., PhD Daniele Tognetto, MD Fabrizio I. Camesasca, MD Giuseppe Scarpa, MD Iordanis I. Chatziangelidis MD MBA FEBO Lucio Buratto, MD Matteo Piovella, MD Marie Louise Rasmussen, MD, PhD Maurizio Rolando, MD Paolo Vinciguerra, MD Pasquale Aragona, MD, PhD Pier Enrico Gallenga, MD Riccardo Vinciguerra, MD Sergio Mangiafico Simonetta Morselli, MD Stefania Stefani, PhD Stefano Gandolfi, MD, PhD Ugo Cimberle, MD Vincenzo Orfeo, MD Coordinamento scientifico: Vittorio Picardo, MD Editore FGE srl – Fabiano Gruppo Editoriale Redazione: Via Petitti, 16 – Milano Sede legale: Regione Rivelle, 7 14050 Moasca(AT) Tel 0141/1706694 – Fax 0141/856013 Stampa: Giuseppe Lang – Arti grafiche srl Genova Registrazione in corso presso il tribunale di Asti Copia omaggio

ANTIBIOTICO-RESISTENZA: UNA CORSA CONTRO IL TEMPO

15 SPECIALE 150° SOI

SOI, UNA LUNGA STORIA DI IMPEGNO E INNOVAZIONE

18 LARGO AI GIOVANI

VERSO UN’ARMONIZZAZIONE EUROPEA DELLA FORMAZIONE OFTALMOLOGICA

24 RIFLETTORI SULL’ESPERTO DALLA GRECIA ALLA GRANDE MELA

26 CASI DA INCUBO DON’T PANIC

28 DALLA LETTERATURA SCIENTIFICA LO STUDIO LIGHT RIPORTA L’ATTENZIONE SULLA SLT COME PRIMA LINEA TERAPEUTICA PER IL GLAUCOMA

31 INNOVAZIONI

QUANDO TECNOLOGIA E OFTALMOLOGIA RIDUCONO LE DISTANZE

34 NEWS 38 APPROFONDIMENTI

ANTIBIOTICOTERAPIA NELL’ERA DELLE MULTIRESISTENZE

42 EVENTI CONGRESSUALI 48 DAL MONDO DELL’OTTICA 50 NEWS DALLE AZIENDE 3

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EDITORIALE

CENTOCINQUANTA ANNI SOI. SEMAFORO VERDE.

F

Tutte le interviste contenute in questo numero sono consultabili collegandosi al sito:

www.eyeseenews.it

Filippo Cruciani, il Tito Livio dell’Oftalmologia italiana - se vogliamo considerarne Tacito il prof. Giuseppe Ovio e Plutarco il professor Nicola Delle Noci – ha raccontato da par suo in più volumi Storia e Cronache della SOI, ab urbe condita. Vale la pena sapere da dove veniamo; e i congressi societari sono occasione per raccogliere, celebrandosi, il testimone di un pensiero snodato nel tempo, per capire puntualmente a che punto siamo e per indicare o intravedere la direzione verso cui stiamo andando. La Società scientifica serve anche a creare quella koinè dialektos che permette la valutazione personale di problematiche generali, così da mettere ciascuno in condizione di decidere l’opzione da ritenere più adeguata per ‘quel’ paziente, nello spirito di una Medicina Personalizzata. La ricerca di base in molti casi già lo consente. “Non più farmaci per quella malattia, ma farmaci individualizzati per quel paziente”, sintetizzò felicemente in conclusione del primo incontro di Farmacogenomica a Verona nel 1999 il coordinatore della Federazione Nazionale dei Comitati di Etica. Non si ferma il futuro; può essere necessario più o meno tempo (pensate all’eliocentrismo di Aristarco di Samo, ai milleottocento anni per arrivare al De revolutionibus orbium coelestium, alle incomprensioni e coercizioni dei coevi, all’abiura di Galileo: irrazionalità, rifiuto dell’esperienza, ottusità bigotta non sono mancate (e non mancheranno mai), ma la sete insita nel Ricercatore e la serendipity concorreranno sempre a incanalare situazioni anomale verso il potenziale riconoscimento affermativo. Se Fleming avesse gettato le piastre batteriche inquinate dal Penicillum notatum invece di estrarne il princi-

pio attivo (la capacità delle muffe di distruggere i batteri fu segnalata da John Burton al St. Mary’s Hospital di Londra, poi da Vincenzo Tiberio capitano medico della Regia Marina Militare italiana e l’anno successivo da Bartolomeo Gosio che cristallizzò il preparato fenolico. Ma era nota da sempre in Africa. Un ex-mercenario bianco in Congo Belga all’epoca della guerriglia di Moise Ciombè, delle bande comuniste e cannibali dei Simba di Patrice Lumumba in Katanga e della non dimenticata strage di Kindu, iscritto a Medicina a Ferrara, mi raccontò che lo ‘stregone’/medicine-man del villaggio curava le ferite infette con impacchi di ragnatele raccolte nella foresta, con straordinario successo: 1969); se Daviel avesse continuato la reclinatio come faceva prima del 1745; se Gradenigo avesse continuato l’estrazione extracapsulare di Daviel invece che in toto; se Ridley non avesse notato la tollerabilità intraoculare del Perspex del cockpit degli Spitfire nei piloti RAF feriti in azione di guerra e non avesse avuto – si dice, non è del tutto confermato – la domanda di un interno: ‘’perché se toglie il cristallino non gliene rimette uno dentro?” (e – come mi ha confermato Ridley stesso – nessuno conosceva la storia di mons. Tadini, raccontata da Casanova); se Binkhorst fosse stato acquiescente ad un’ICCE con IOL a 4 anse e pupilla quadrata invece di revisionare l’ECCE adattandola all’esigenza della riabilitazione intraoperatoria della afachia; se Kelman non fosse andato dal dentista che usava gli ultrasuoni per frantumare i suoi residui; se Freud nel 1885 non avesse fatto operare di cataratta suo padre a Vienna in anestesia cocainica; se Zweng, Fankhauser, Krasnov, Danielle Aron-Rosa e Marguerite Mc Donald non avessero portato l’indu-

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stria a sviluppare i laser; se, se, se…, Sushruta detterebbe ancora oggi le leggi della chirurgia. Le Società scientifiche servono anche a condividere le nuove opportunità e a dettarne le leggi che devono regolarle. Fino a nuovo avviso. 150 anni fanno Storia. E la Storia l’hanno fatta quelle migliaia e migliaia di Specialisti che hanno creduto di attenersi all’insegnamento morale, ancor più che culturale dei Maestri. Come quello di Casimiro Sperino e della Scuola di Carlo Reymond: “Qui solo valgono quelle dottrine che si applicano con utile di chi soffre” Questo lo scopo comune. Uno scopo comune che conduce all’aggregazione; i tempi, l’ambiente, le persone ne condizionano crescita e modifiche strutturali e di obiettivo, favoriscono incentivi e riconoscimenti, medaglie e premi che fanno il loro tempo e nel tempo scompaiono, ma qualificano i Ricercatori del tempo loro, creano opportunità di conoscenze e incontri, amicizie e dissapori. L’aggregazione di opinion leader, non sempre liberi da casacche di scuderia, ipertrofizza la convenzione dei militanti: quando fondammo European Society of Cataract Surgery eravamo in 11 all’aeroporto de l’Aia, e Implants fu il giornale della nascente Società. Oggi ESCRS è una realtà imponente e JCRS (fusione di Implants con American Journal of Cataract Surgery) è letto in tutto il mondo. Così per SOI nei centocinquant’ anni della nostra storia; la gestione del dopoguerra fu coordinata dai segretari storici, Epimaco Leonardi ed Ivan Esente (la Segreteria continuativa agli Ospedalieri, la Presidenza turnante agli Accademici). Poi la ventata fresca dei Liberi Professionisti con idee, atteggiamenti talora dirompenti/stridenti con la

tradizione ma con un fondamentale rispetto per i valori della tradizione. SOI aveva partorito APIMO come Società professionale, sulla falsariga della Societé Française d’ Ophtalmologie. SOI ri-inglobò APIMO, come Urano che voleva il controllo totale sui figli di Gea, liberati da Cronos; poi SOI ripartorì AMOI. Opportunità che, quando gestite con intelligenza e visione prospettica, consentono risultati vantaggiosi per il corpo sociale. Come hanno dimostrato le iniziative di tutela assicurativa e legale, in un momento in cui il peggior nemico del professionista non è certo il paziente, ma troppo spesso il collega che esplicita perizie temerarie. E comunque, da Eraclito in poi, panta rei. Verranno altri modi di intendere l’attività societaria: non saranno né meglio né peggio. Saranno diversi. Ogni stagione ha i suoi frutti, pensavo stamattina, assaggiando le prime ciliegie sul terrazzo di casa, nel sole d’Abruzzo. E i frutti delle nuove stagioni sono e saranno questi splendidi giovani che il giornale presenta e presenterà nei suoi servizi. Questa Rivista inizia il suo cammino aprendo le pagine ai più giovani, di cui ascoltare gli aneliti. Queste pagine aprono la porta alla visione del Mondo Nuovo, delle nuove generazioni: chissà quante splendide opportunità creeranno per l’Oculistica! Forza ragazzi, avete semaforo verde: abbiamo investito su di voi, da voi aspettiamo moltissimo. E non sarà importante se non ci ricorderete per il 200° anniversario di SOI. È importante che crediate nel vostro servizio per i pazienti, per la Società e per l’Oftalmologia. Pier Enrico Gallenga Professore f.r. di Clinica Oculistica. 5

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RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE Lecrosine 40 mg/ml collirio, soluzione. 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Ogni ml contiene 40 mg di sodio cromoglicato. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Collirio, soluzione. Soluzione limpida, incolore o leggermente giallastra con un pH pari a 4,0-6,0 e un’osmolalità pari a 260-340 mOsm/kg. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Congiuntivite allergica negli adulti e nei bambini. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Posologia Il dosaggio deve essere stabilito per ciascun paziente. Dosaggio normale per bambini e adulti: da 1 a 2 gocce in ciascun occhio due volte al giorno. Per ottenere un controllo ottimale dei sintomi Lecrosine deve essere utilizzato regolarmente. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego Nessuna. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione Non sono stati effettuati studi di interazione. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Gravidanza I dati relativi a un numero limitato di gravidanze esposte indicano l’assenza di effetti avversi del cromoglicato sulla gravidanza o sul feto/neonato. Gli studi condotti sugli animali non indicano effetti nocivi diretti o indiretti su gravidanza, sviluppo dell’embrione/feto, parto o sviluppo postnatale. Dal momento che l’esposizione sistemica del cromoglicato dopo l’applicazione topica nell’occhio è trascurabile, non sono attesi effetti sul feto/bambino allattato. Lecrosine può essere utilizzato in gravidanza. Allattamento Non sono previsti effetti sui neonati/bambini allattati al seno, dal momento che l’esposizione sistemica al sodio cromoglicato delle donne che allattano è trascurabile. Lecrosine può essere utilizzato durante l’allattamento. Fertilità Non sono previsti effetti sulla fertilità, dal momento che l’esposizione sistemica al sodio cromoglicato è trascurabile. Il sodio cromoglicato non ha alcun effetto sulla fertilità negli animali, anche a dosi elevate per via sistemica. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Come con altri colliri, l’instillazione di Lecrosine può causare irritazione locale e visione offuscata che possono influire temporaneamente sulla capacità di guidare e usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Di seguito sono riportati gli effetti indesiderati (per termine preferito MedDRA) secondo la classificazione per sistemi e organi e per frequenza assoluta. La frequenza è stata definita nel seguente modo: • Comune (da ≥1/100 a <1/10). • Non nota (non può essere definita sulla base dei dati disponibili) Disturbi del sistema immunitario Non noti: reazioni di ipersensibilità Disturbi oculari Comuni: dolore o irritazione locale di carattere transitorio Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite Agenzia Italiana del Farmaco, sito web: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/come-segnalare-una-sospetta-reazione-avversa.

4.9 Sovradosaggio Non sono disponibili informazioni sulle reazioni avverse correlate al sovradosaggio. 5 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: decongestionanti e antiallergici. Codice ATC: S01GX01. Meccanismo d’azione Lecrosine è un preparato per il trattamento della congiuntivite allergica. Il meccanismo d’azione non è ancora del tutto noto, ma studi condotti su animali e in vitro hanno mostrato che il principio attivo sodio cromoglicato previene la degranulazione dei mastociti e quindi il rilascio di istamina e altre sostanze che causano l’infiammazione. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Il sodio cromoglicato penetra scarsamente nella cornea. L’assorbimento del sodio cromoglicato dalle membrane mucose dell’occhio nella circolazione sistemica è trascurabile ed è escreto immodificato nella bile e nelle urine. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Non vi sono dati preclinici rilevanti che non siano stati trattati in altri paragrafi dell’RCP. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Glicerolo Disodio edetato Alcol polivinilico Acqua per preparazioni iniettabili. 6.2 Incompatibilità Non pertinente. 6.3 Periodo di validità 24 mesi. Contenitore aperto: 8 settimane. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Conservare a una temperatura inferiore a 25 °C. Non congelare. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Flacone in polietilene a bassa densità di colore bianco con contagocce in polietilene ad alta densità e silicone di colore bianco, con punta blu e tappo in polietilene ad alta densità di colore bianco contenente 5 ml o 10 ml di soluzione. Confezioni da 1, 2 o 3 flaconcini (5 ml) e confezione da 1 Flacone (10 ml). È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Santen Oy Niittyhaankatu 20 33720 Tampere Finlandia 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO 046666018 M “40 mg/ml Collirio, Soluzione “1 Flacone in LDPE da 5 ml 046666020 M “40 mg/ml Collirio, Soluzione “2 Flacone in LDPE da 5 ml 046666032 M “40 mg/ml Collirio, Soluzione “3 Flacone in LDPE da 5 ml 046666044 M “40 mg/ml Collirio, Soluzione “1 Flacone in LDPE da 10 ml 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Data della prima autorizzazione: 30/01/2019

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Cover Topic

ANTIBIOTICO-RESISTENZA: UNA CORSA CONTRO IL TEMPO L’oftalmologia in prima linea nella lotta contro un pericolo globale

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Andrzej Grzybowski è direttore del dipartimento di Oftalmologia all’Università di Warmia e Mazury, Olsztyn, e all’Ospedale Civile di Poznań, Polonia

Il mondo ha un disperato bisogno di un cambio di prospettive e di metodo nell’uso degli antibiotici. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato a più riprese l’allarme nei confronti del fenomeno dell’antibiotico-resistenza, un processo che investe molti settori del mondo globalizzato, dalla medicina al settore agroalimentare, che sta già mietendo vittime ed arrecando danni economici ingenti, e che non dà segno di volersi arrestare. Questo problema investe direttamente anche il mondo dell’oftalmologia, che sempre più si sta trovando a dover affrontare sfide crescenti per

garantire la sicurezza e la salute del paziente nella corretta pratica medica. In tutto il mondo gli oftalmologi stanno contribuendo alla corsa contro il tempo per contrastare il fenomeno della antibiotico-resistenza favorendo una profilassi antimicrobica eticamente e scientificamente più corretta. “L’utilizzo non appropriato degli antibiotici ha avuto come conseguenza un crescente aumento della sensibilità a questo tipo di farmaci da parte di un largo numero di ceppi batteriologici” sostiene il Professor Andrzej Grzybowski, MD, PhD, MBA, direttore del dipartimento di Oftalmologia all’Università di Warmia e Mazury, Olsztyn, e all’Ospedale Civile di Poznań, Polonia. UNA MODERNA CONTRADDIZIONE. “Questa tendenza è legata ad una mentalità ereditata dalle scorse generazioni, e che tende ancora oggi a considerare questi farmaci solo nei suoi lati positivi, faticando a riconoscere l’impatto negativo che essi hanno nella formazione di batteri resistenti”, afferma Grzybowski in un’intervista ad EyeSee. “Come il comportamento virtuoso di un singolo può influire positivamente sulla società moderna, allo stesso modo è vero anche il suo contrario. Purtroppo il comportamento errato di milioni di persone, anche nelle piccole cose fatte a cuor leggero, può avere conseguenze di proporzioni globali”, afferma il Dr. Giuseppe Scarpa, MD, responsabile del Dipartimento di Oculistica dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Il principale colpevole di questo

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Testo di Timothy Norris

La somministrazione di antibiotici nell’allevamento sta garantendo alle colture batteriche un campo di sviluppo delle resistenze a questo tipo di farmaci che non ha eguali

Andrzej Grzybowski

problema è l’allevamento intensivo globale dettato dalle regole del mercato dell’industria alimentare, che mantenendo il bestiame in condizioni igienico-sanitarie allarmanti si affida eccessivamente ai microbicidi per mantenere gli standard di produzione. “Gran parte delle problematiche risiede nell’industria alimentare, perché l’industria dell’allevamento è condizionata da condizioni di mercato insostenibili per un semplice allevamento ‘a terra’. Le bestie negli allevamenti intensivi vivono in spazi estremamente ristretti, costrette all’immobilismo e nutrite sempre con lo stesso cibo; questo tipo di allevamento non è favorevole alla sopravvivenza dell’animale e se non vengono somministrati antibiotici la produzione risulta insufficiente”, afferma Scarpa. “Senza produzione non ci sarebbe margine, e per tutelare questo margine le industrie alimentari danno al bestiame un quantitativo enorme di farmaci”. “Il fattore più rilevante è proprio la somministrazione di antibiotici nell’allevamento: questo sta garantendo alle colture batteriche un campo di sviluppo delle resistenze a questo tipo di farmaci che non ha eguali in altri settori come ad esempio quello medico”, sottoscrive Grzybowski. Al secondo posto tra le responsabilità nello sviluppo delle antibiotico-resistenze è certamente l’abitudine nella pratica medica e clinica globale di prescrivere e somministrare farmaci senza un rigido criterio, trascurando spesso la specificità del patogeno da colpire. “Un altro problema sta nella medicina territoriale,” afferma Scarpa, “dove

Giuseppe Scarpa è responsabile del Dipartimento di Oculistica dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso

gli antibiotici molto spesso vengono prescritti male, inappropriatamente o dove addirittura si tende all’autoprescrizione degli antibiotici. Quando un bambino ha un po’ di febbre e la madre ha in casa un antibiotico, può succedere che lo usi senza alcuna indicazione medica, senza rispettare le tempistiche e le modalità di somministrazione. Anche nei piccoli ospedali periferici troviamo un problema simile perché le tecnologie diagnostiche sono ridotte e si tende ad andare molto più in maniera ‘empirica’, il che

conduce ad un uso scorretto degli antibiotici”. UN PROBLEMA ANCHE PER IL MONDO DELL’OFTALMOLOGIA. Nelle realtà ospedaliere più specialistiche e di alto livello, l’appropriatezza della somministrazione di antimicrobici è maggiore, ma non senza delle criticità. “Anche se noi oftalmologi ci posizioniamo nella parte più virtuosa della curva rispetto al generale cattivo utilizzo degli antibiotici, contribuiamo

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Cover Topic

Un altro problema sta nella medicina territoriale, dove gli antibiotici molto spesso vengono prescritti male, inappropriatamente o dove addirittura si tende all’autoprescrizione degli antibiotici

Giuseppe Scarpa

tuttavia anche noi a selezionare e a fare la nostra parte in questo tipo di problematiche”, afferma Scarpa. “Un esempio molto chiaro avviene quando un paziente si presenta dall’oftalmologo con una congiuntivite,” spiega Grzybowski, “gran parte degli specialisti prescriveranno automaticamente un antibiotico in gocce, ben consapevoli che statisticamente sono molto meno frequenti i casi di congiuntivite batterica rispetto a quelli di congiuntivite da adenovirus.

La selezione mirata dell’antibiotico adatto è essenziale anche nella pratica clinica del reparto di oculistica del Ca’ Foncello di Treviso

Questo è causato da abitudini cliniche che portano a pattern stabiliti, quindi alla mancanza di un pensiero critico nella normale prassi.” Il problema dell’utilizzo scorretto di antimicrobici nell’oftalmologia non è legato solamente alla pratica ambulatoriale, ma coinvolge la chirurgia, soprattutto nella gestione del trattamento pre e post-operatorio. Secondo quanto afferma Grzybowski “molto spesso, una settimana prima dell’operazione di cataratta al paziente viene prescritta una cura antibiotica, e come non bastasse, dopo l’operazione al paziente viene data una cura di antibiotici topici che può andare avanti fino ad un mese. È una pratica che si è dimostrata assolutamente inutile, incoraggiata talvolta dalle esigenze del mercato farmaceutico.” Un altro forte incentivo all’antibiotico-resistenza batterica è dato dalla larga diffusione di farmaci combinati antibiotico-steroide, tra cui alcuni colliri utilizzati in modo sbagliato. “Questi farmaci, ad applicazione topica, vengono ampiamente utilizzati a seguito di un’operazione di cataratta, in modo da ridurre la carica batterica sulla superficie dell’occhio e ridurre l’infiammazione allo stesso tempo. L’idea di fondo è buona, ma la concentrazione di principio attivo antimicrobico in questo tipo di collirio è ridotta, ed è una cosa contraria ad ogni raccomandazione dei microbiologi che invece raccomandano una forte dose antibiotica per un tempo ridotto in modo da non dare il tempo al batterio di evolversi”, spiega Grzybowski.

UNA QUESTIONE NOTA DA MOLTO, DISCUSSA DA POCO. Il fenomeno della resistenza agli antimicrobici è noto da quasi un secolo; già nel 1940 fu registrata la prima forma di resistenza alla penicillina introdotta nel 1928 da Alexander Fleming. Solo negli ultimi anni la velocità nello sviluppo dell’antibiotico-resistenza ha superato quella dello sviluppo di nuovi farmaci più potenti, con la nascita della definizione di “superbug”, per indicare microrganismi resistenti a quasi tutti gli antibiotici attualmente in produzione. “Abbiamo iniziato a parlarne intensamente solo una manciata di anni fa”, spiega Grzybowski, “e ancora oggi moltissimi tra il personale medico e sanitario non sono davvero a conoscenza della gravità della situazione, ed ancora non ne sono convinti”. “Nella nostra area di attività, nel nord-est dell’Italia, in un solo anno, tra il 2017 e il 2018, la sensibilità dello stafilococco epidermidis alla levofloxacina è aumentata dal 20% al 40%, mentre la sensibilità dello pseudomonas aeruginosa al meropenem è, nello stesso arco di tempo, passata dal 10 al 36,9%. Stiamo parlando di uno dei fluorochinolonici più utilizzati e, nel secondo esempio, di un antibiotico considerato ‘la bomba atomica’ della sua categoria. Questo fa capire che c’è qualcosa che sta arrivando, ed è molto preoccupante”, spiega Giuseppe Scarpa. La corretta informazione sull’argomento spesso rischia di mescolarsi a false informazioni, esacerbando una situazione in ambienti già ad alto rischio di sviluppo di antibiotico-resistenze. “Quando in India ho chiesto se è ancora largamente utilizzato l’antibio-

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Giuseppe Scarpa, intervistato all’Aiccer di Milano

tico nella pratica chirurgica e clinica, alcuni mi hanno risposto di sì, in base al fatto che i loro occhi sono diversi. Ovviamente non è l’occhio ad essere diverso, al massimo una differenza nello spettro batteriologico, ma non ci sono studi scientifici che definiscono una differenza in questo senso e ciò che hanno affermato non ha alcun background scientifico”, afferma Andrzej Grzybowski.

nelle loro politiche linee guida e leggi più rigide sull’uso degli antimicrobici sia a livello sanitario che a livello zootecnico e agronomico. Anche le Società Oftalmologiche nazionali stanno facendo la loro parte in questa campagna. “Negli Stati Uniti c’è l’AAO, che fa da portabandiera a livello internazionale

facendo il proprio dovere”, spiega Andrzej Grzybowski. “Rispetto agli Stati Uniti, l’Europa ha una serie di norme molto più stringenti e sotto un certo aspetto molto più moderne. Il problema sta nell’applicazione di queste norme, che spesso risente di una mancanza di controllo e sorveglianza in un quadro industriale dispersivo. Bisognerebbe fare di più. Però c’è molta sensibilità sulla questione e l’Italia in questo fortunatamente non è all’ultimo posto”, aggiunge GiuGiuseppe Scarpa seppe Scarpa. “Nel campo dell’oftalmolocon le sue guidelines per ogni singo- gia molti key opinion leaders sono lo aspetto dell’oftalmologia. In Euro- ben consapevoli del ruolo della mepa abbiamo la ‘European Academy dicina nello sviluppo della resistenof Ophthalmology’, al momento in za agli antimicrobici”, spiega Grzyfase di crescita, ma sono le società bowski, “e sono molto positivo sul oftalmologiche nazionali a portare fatto che la totalità degli oftalmologi avanti le linee guida, insieme a grosse nel mondo possa cambiare presto associazioni come Euretina e ESCRS. le proprie abitudini, anche perché Rispetto agli Stati Uniti abbiamo un esistono dei papers che dimostrano sistema più frammentario ma che sta quanto l’uso di antisettici sia preferi-

In un solo anno la sensibilità dello stafilococco epidermidis alla levofloxacina è aumentata dal 20% al 40%, mentre la sensibilità dello pseudomonas aeruginosa al meropenem è passata dal 10 al 36,9%

UNO SFORZO CONGIUNTO GLOBALE. Negli ultimi anni l’impegno delle organizzazioni internazionali governative e non governative si è focalizzato sulla diffusione della consapevolezza globale sui gravi rischi a cui l’antibiotico-resistenza può esporre il futuro dell’umanità. Uno statement del G7 del 2016 ha sollevato la questione a livello internazionale e molte istituzioni come la Commissione Europea, l’OMS e il CDC si stanno impegnando per convincere gli Stati ad implementare

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Ancora oggi moltissimi tra il personale medico e sanitario non sono davvero a conoscenza della gravità della situazione, ed ancora non ne sono convinti

Andrzej Grzybowski

bile in termini di sicurezza nel lungo periodo. Per esempio ci sono molti studi retrospettivi su dati raccolti da enormi database europei che hanno dimostrato che, nel sostituire gli antisettici agli antibiotici nella chirurgia della cataratta, non è stato dimostrato alcun aumento di casi di endoftalmite”. OGNUNO DEVE FARE LA PROPRIA PARTE. Contrastare l’antibiotico resistenza in campo oftalmologico, senza per questo rinunciare al prezioso antimicrobico è possibile, ma secondo Giuseppe Scarpa è necessario selezionare molto attentamente ogni singolo caso, e scegliere con attenzione il farmaco più adatto. “Gli oculisti che prescrivono un antibiotico devono farsi alcune domande per rientrare in una logica di correttezza. In primis non è opportuno prescrivere un antibiotico se non è davvero strettamente necessario farlo, e se non è ampiamente dimostrata la sua efficacia nel combattere quel determinato tipo di infezione. In aggiunta è necessario considerare attentamente il profilo di sensibilità adeguato e mantenere rigidamente le corrette modalità e le tempistiche di somministrazione. Bisogna avere delle prassi precise, individuare il batterio e colpirlo con una terapia mirata con alte dosi di antibiotico. Non bisogna esitare ad usare il ‘bazooka’, quando è necessario”, consiglia Scarpa. Secondo ciò che afferma Andrzej Grzybowski, un’ottima alternativa all’uso degli antibiotici per la maggior parte dei casi in cui essi non risultano strettamente necessari è l’uso degli antisettici. “Molti antisettici come il povidone-iodio possono essere tranquillamente utilizzati per le iniezioni intravi-

treali e per le operazioni di cataratta, e hanno dimostrato di essere in ugual modo efficaci nel ridurre l’incidenza di endoftalmiti e cheratiti batteriche”, spiega Grzybowski. UNA QUESTIONE ETICA PER UN FUTURO MIGLIORE. La ricerca di nuovi composti antimicrobici sta procedendo a pieno ritmo per rimanere a passo con la frenetica selezione naturale dei microrganismi sempre più resistenti. Negli ultimi anni anche antibiotici di ultima risorsa come la colistina hanno cominciato a perdere di efficacia, con resistenze individuate prima negli allevamenti intensivi, per poi passare all’uomo.

Nel 2016, il noto rapporto Review on Antimicrobial Resistance ha dato una prospettiva molto cupa del futuro, prevedendo entro il 2050 un numero di morti annui per infezioni batteriche superiori a quelle del cancro. Nonostante siano necessari ulteriori studi per confermare questa prospettiva futura, risulta evidente che l’antibiotico-resistenza può mettere, e sta già mettendo a repentaglio la salute e la vita di molti pazienti in tutto il mondo. Ogni medico, compresi gli oftalmologi, può fare la sua parte, “se l’antibiotico non è necessario”, conclude Andrzej Grzybowski, “non dovrebbe esserci alcuna scusa per usarlo. È il momento di cambiare”.

Andrzej Grzybowski

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Speciale 150° SOi

Testo di Timothy Norris

SOI, UNA LUNGA STORIA DI IMPEGNO E INNOVAZIONE In occasione del 150° anniversario della fondazione della Società Oftalmologica Italiana, il Presidente Matteo Piovella ci descrive l’evoluzione e l’impegno dell’associazione dagli albori al giorno d’oggi.

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Il 2019 segna una data molto importante per la Società Oftalmologica Italiana, che celebra i suoi primi 150 anni di vita. La Società Oftalmologica Italiana figura tra le associazioni scientifiche più antiche e rappresentative d’Europa. Associazione senza fine di lucro, apolitica e apartitica, da un secolo e mezzo SOI svolge attività e interventi a favore della ricerca medica, della tutela professionale, della deontologia, dell’etica e della qualità delle prestazioni mediche per il paziente, ispirandosi ai principi di libertà associativa e democrazia. La Società Oftalmologica Italiana (SOI) nacque nel 1869 a Firenze, allora capitale temporanea d’Italia. Furono due

Matteo Piovella è Fondatore e Direttore del CMA di Monza. Dal 2010 ricopre la carica di Presidente della Società Oftalmologica Italiana

oculisti napoletani a prendere l’iniziativa di riunire tutti gli oculisti italiani in un’associazione “col bello esempio di concordia e alieni da ogni sentimento di gelosia”. Era la prima società scientifica di medicina specialistica che sorgeva in Italia ed una delle prime in Europa”, racconta il Dr. Matteo Piovella, Presidente della Società Oftalmologica Italiana, “ciò non deve stupire perché il nostro Paese vantava allora una lunga tradizione oftalmologica, che nei secoli precedenti aveva dettato legge in Europa. Scrisse H. Combes, medico francese nel 1848 dopo un lungo viaggio nella Penisola, che nel campo oculistico l’Italia era all’avanguardia in Europa e Napoli contendeva il primato a Pavia, dove si era affermata la scuola di Scarpa e di Panizza”. Sin dall’inizio la SOI ebbe la caratteristica di rappresentare tutta la realtà oftalmologica italiana. “I soci provenivano da tutto il Paese; vi figuravano universitari, ospedalieri e libero professionisti. La caratteristica che li accomunava e che rimase sempre viva fu lo spirito patriottico e l’impegno politico”, racconta Piovella, “la maggior parte di loro si era distinta in azioni politico militari che avevano portato all’Unità d’Italia e nella nuova Nazione essi fecero parte di quel ceto ristretto di persone che gestirono il potere politico, storicamente definito ‘Ceto dei Notabili’”. Notabili, ma prima di tutto uomini di scienza, uniti dalla fede in una scienza libera da confini e al di sopra delle divisioni politiche, capace di “affratellare chi la viveva”. “Nomi illustri che hanno attivamente

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Speciale 150° SOI contribuito all’incredibile progresso dell’oftalmologia mondiale, con le loro scoperte nel campo della ricerca pura, con l’introduzione di nuovi strumenti diagnostici, con la proposizione di nuove metodiche chirurgiche, con la messa a punto di nuove terapie mediche”, racconta Piovella. La nascita della SOI e il suo sviluppo favorirono il confronto scientifico e gli scambi culturali con gli altri Paesi e, nonostante le difficoltà logistiche, di comunicazione ed economiche, divenne normale la frequenza per lunghi periodi presso cliniche estere e la permanenza in Italia di illustri oftalmologi stranieri. “Quanto la SOI fosse affermata a livello internazionale lo dimostra il fatto che per due volte le fu affidata l’organizzazione del Congresso mondiale di oftalmologia nel 1880 e nel 1909, proprio in quel periodo che è stato definito ‘l’era d’oro dell’oftalmologia’”, spiega Piovella. Fu la Grande Guerra a sancire la fine dell’era dorata, con un fermo necessario di tutte le associazioni europee, compresa la Società Oftalmologica Italiana. Una volta superato il buio del dopoguerra, per mezzo di decreto regio, nel 1924 SOI fu eretta ad Ente Morale del Regno d’Italia. “Dopo la seconda guerra mondiale sino ad oggi la SOI ha registrato una continua crescita, rappresentando tutti gli oculisti italiani. Ha attivamente contribuito alle riforme sanitarie che si sono susseguite in campo assistenziale, didattico e di ricerca. Ha continuato a gestire l’aggiornamento degli oculisti, a favorire la ricerca specie tra le giovani generazioni, istituendo numerosi premi”, afferma Piovella.

In seguito a questo grande riconoscimento, la Società Oftalmologica Italiana ha modificato la propria struttura e le proprie responsabilità, trasformandosi in quello che oggi è un ente morale della Repubblica Italiana. Sotto questa egida la Società Oftalmologica Italiana deve garantire alla Repubblica degli standard di democrazia e costituzionalità. Come afferma Piovella, “in veste di Ente Morale della Repubblica Italiana, SOI deve garantire l’adempimento di doveri che ne garantiscono l’operato virtuoso. Modifiche statutarie, cambi di regolamento, bilancio, elezioni del Presidente e del Consiglio Direttivo devono essere infatti controllati e ratificati dalla Prefettura secondo quanto previsto dalla prassi”. La Società Oftalmologica italiana è oggi una delle più importanti realtà per la salvaguardia della vista del paziente, tramite l’incentivo alla buona pratica medica e alla ricerca delle nuove tecniche e tecnologie cliniche. “C’è un’attenzione straordinaria nei confronti delle novità tecnologiche, opzioni chirurgiche e terapeutiche, che pongono la conservazione e la qualità della vista al primo posto”, spiega Piovella, “e questo motiva tutti a diffondere le informazioni aggiornate di tutte le fasi della pratica medica, dalla prevenzione, alla diagnosi, alla prescrizione ed alla cura”. Secondo Piovella la Società Oftalmologica Italiana deve rimanere sempre al passo con i tempi, pronta alle sfide che si stanno mostrando sempre più impegnative nel prossimo futuro. “La grande sfida viene dalla consapevolezza che entro il 2050 ci sarà un sostanziale aumento delle persone a

rischio di perdita della vista, fino a tre volte quelle di oggi”, afferma. “Tutti sanno che l’occhio umano inizia ad invecchiare a 40 anni e servono gli occhiali per leggere. Il diabete si diffonde in modo esponenziale: nei prossimi anni si passerà da 315 a 740 milioni. Questo rappresenta una evoluzione negativa capace di rendere inefficaci i sistemi sanitari nazionali come quello italiano, a causa dell’aumento dei costi delle cure. Una giusta valutazione che non ci deve trovare impreparati”, dice Piovella. La corretta informazione sulle nuove tecnologie in oftalmologia è una priorità per la Società Oftalmologica Italiana. La comunicazione tradizionale è diffusa anche tramite Social Network, nell’interesse di tutti i pazienti. “Perdere la vista significa diventare del tutto dipendenti dalle altre persone, e questo è considerato per il paziente un trauma secondario solo alla perdita di un genitore o un fratello. Oggi siamo consapevoli che l’Oftalmologia si sta giovando di maggiori vantaggi grazie allo sviluppo scientifico, tecnologico, farmacologico. Pensiamo a come è cambiata la cura della degenerazione maculare senile”, spiega Piovella, “ma anche che il 70% delle persone affette si cura in modo inadeguato o non si cura per niente. E che dire dei 650.000 interventi di cataratta, che sono esclusi dagli aggiornamenti tecnologici per difficoltà organizzative ed economiche?” L’impegno di SOI si concretizza anche nell’organizzazione di importanti congressi nazionali che permettono agli oftalmologi di ogni generazione di mantenersi aggiornati, di condividere informazioni e di poter affrontare le sfi-

Noi saremo all’altezza di questa sfida, perché l’oculistica interessa a tutti e il nostro dovere è di mantenere alto il livello qualitativo del nostro lavoro

Matteo Piovella

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de della moderna pratica oculistica. “SOI organizza ogni anno due eventi congressuali che sono i riferimenti più seguiti dai 7000 medici oculisti italiani”, dichiara Piovella. “I numeri dimostrano la nostra importanza e significatività: SOI conta circa 5000 iscritti. Una ampia maggioranza partecipa ai congressi di maggio e novembre. Dal 1998 SOI ha introdotto nei suoi programmi l’organizzazione della chirurgia in diretta promossa inizialmente da Lucio Buratto quale strumento adatto al miglioramento della chirurgia. La chirurgia in diretta è sicuramente uno strumento efficace a sostegno dell’evoluzione e del confronto in ambito oftalmologico, grazie al suo incommensurabile valore didattico”, afferma Piovella. Grazie all’impegno del Presidente e

del Consiglio Direttivo la Società Oftalmologica Italiana ha mantenuto e fatto crescere il suo ruolo di riferimento credibile dell’Oftalmologia Italiana. “Fin dal 2000 SOI ha sostenuto l’attività di organizzazione delle linee guida, prima fra tutte quelle inerenti la chirurgia della cataratta, contribuendo al processo di aggiorna-

italiana ha continuato e continua ad essere un’eccellenza mondiale”. L’impegno di SOI si deve concretizzare in una maggiore opera di persuasione verso “un sistema che oggi presenta penalizzanti resistenze nei confronti della straordinaria crescita dell’Oftalmologia e delle nuove potenzialità per poter erogare cure migliori”, spiega Piovella. “Perché il nuovo spaventa”, afferma Piovella, “e perché si vive ancora sotto il peso dei costi e delle inverosimili analisi sui preMatteo Piovella sunti benefici, quasi nel tentativo di voler fermare il progresso tecnico scientifico e mento per un intervento in continuo mettere in dubbio l’efficacia dell’innomiglioramento. Il ruolo di SOI è in- vazione”, conclude. dubbiamente un ruolo di riferimento Un’importante memoria storica delper tutti gli oftalmologi che hanno la Società Oftalmologica Italiana è imparato a fidarsi ed essere sostenuti stata raccolta nel due volumi scritti dalla loro Società”, spiega Piovella, ed organizzati da Filippo Cruciani “anche grazie alla SOI, l’oftalmologia “Storia e Cronache della SOI”.

Essere eretta a ente morale comporta per la SOI degli oneri e dei diritti che devono essere esercitati

Patologie infiammatorie vitreo retiniche V. Picardo

Le patologie infiammatorie vitreo retiniche sono un ampio capitolo dell’Oftalmologia Clinica, con risvolti di tipo medico e chirurgico. La genesi di questi quadri patologici del polo posteriore è multipla, spaziando dal diabete alle flogosi uveali e corio retiniche, ma includendo anche quadri di tipo chirurgico come l’edema post chirurgico o l’edema trattivo, il foro maculare e, in fondo, anche il distacco di retina. Molte volte nei Congressi abbiamo sentito parlare di questi quadri clinici e abbiamo imparato, dalle Relazioni di moltissimi Colleghi, il corretto percorso diagnostico e il giusto approccio terapeutico. La fluorangiografia, l’OCT e l’angio OCT sono gli esami strumentali indispensabili, mentre la terapia, quando non è esclusivamente medica, richiede molto spesso l’uso di terapie intravitreali, magari prima di un atto chirurgico vero e proprio, per migliorare il quadro clinico e ottenere, quindi, risultati funzionali migliori. Gli steroidi per uso oftalmico endoculare sono comparsi alcuni anni fa come sistema di colorazione del vitreo, per la chirurgia del segmento anteriore, ma subito dopo si è ben compreso ed apprezzato il loro effetto terapeutico e così sono stati realizzati prodotti ad uso esclusivo per la terapia intravitreale con differenti soluzioni di devices. In questa Monografia, i vari Autori, che ringrazio ancora una volta personalmente per il loro impegno e l’alta qualità dei loro contributi, hanno scritto dei capitoli sui quadri clinici più eclatanti di patologie infiammatorie vitreo retiniche, seguendo uno schema clinico da me suggerito e che ha trovato tutti loro concordi. Il lettore troverà risposte ai suoi quesiti oltre ad un incoraggiamento all’uso di terapie steroidee intravitreali, sulla base delle numerose testimonianze scientifiche e della ricca iconografia presente in questa Monografia della Fabiano Editore. Allo Staff della Casa Editrice quindi un ringraziamento speciale per aver realizzato un volume che, sono sicuro, incontrerà il favore dei lettori. Vittorio Picardo

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Largo ai Giovani

VERSO UN’ARMONIZZAZIONE EUROPEA DELLA FORMAZIONE OFTALMOLOGICA Gli sforzi di SOE YO verso un progetto comune per tutti i giovani oftalmologi europei

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La dottoressa Marie Louise Roed Rasmussen, MD PhD è appassionata di camminate in montagna e di sci.

L’armonizzazione e l’integrazione europee passano anche per i congressi, le associazioni e le società scientifiche di oftalmologi presenti nel nostro continente. In particolare, la SOE (Societas Ophthalmologica Europæa o European Society of Ophthalmology) ha come mission quella di riunire tutte le società oftalmologiche nazionali europee ed i loro esperti, e racchiude al suo interno il gruppo dei giovani oftalmologi, la SOE Young Ophthalmologists o SOE YO. SOE YO esiste ormai da dieci anni ed è riuscita ad ottenere risultati interessanti, ponendosi obiettivi molto ambiziosi per il futuro. Di questi abbiamo discusso con la Presidente del gruppo,

la dottoressa Marie Louise Roed Rasmussen, dottoressa di ricerca e fellow in chirurgia orbitaria, delle vie lacrimali e oculoplastica presso il dipartimento di oculistica del Ringhospitalet di Copenhagen, Danimarca. COSA FA SOE YO? “Riunisce i giovani oftalmologi, crea opportunità per incontrarsi, per imparare e acquisire conoscenze attraverso uno spazio dove possono discutere di temi riguardanti le politiche e la formazione”. Così la dottoressa Rasmussen riassume la mission di SOE YO. SOE YO è nata nel 2009 da un programma LDP (Leadership Development Programme) del dottor Anthony Khawaja, ispirato dalla sezione giovani dell’American Academy of Ophthalmology (AAO) con la quale c’è tuttora collaborazione. L’idea era quella di “dare una voce ai giovani oftalmologi europei, in un’Europa intesa come entità geografica, che includa anche paesi come le ex repubbliche sovietiche, Israele, Egitto e Giordania”, come ci spiega la dottoressa Rasmussen. SOE YO non solo è impegnata sul suolo europeo, ma ha anche contribuito a creare uno spazio per giovani oftalmologi nell’Asia Pacifico, partecipando ai loro meeting, e sta aiutando anche i giovani colleghi degli stati africani, insieme all’American Academy of Ophthalmology e alla Pan American Society of Ophthalmology (PAAO). “Si può dire che l’approccio è globale, ma è anche molto europeo nei contenuti. È vero che molti pa-

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Testo di Laura Gaspari

esi hanno i propri gruppi nazionali, ma nella SOE c’è l’obiettivo comune di armonizzare”, spiega la dottoressa Rasmussen. Nel contesto dell’Unione Europea, la UEMS (European Union of Medical Specialists) e l’EBO (European Board of Ophthalmology) stanno lavorando congiuntamente all’armonizzazione della formazione oftalmologica. L’EBO Diploma Examination è stato creato per certificare a livello europeo le conoscenze richieste ai giovani oftalmologi. Nelle parole della dottoressa Rasmussen, uno degli obiettivi di SOE YO è quello di spingere ancor più verso l’integrazione e l’armonizzazione della formazione oftalmologica. VERSO L’ARMONIZZAZIONE DEL TRAINING PER I GIOVANI OFTALMOLOGI EUROPEI “Le persone viaggiano. Per fortuna in Unione Europea siamo liberi di viaggiare e lavorare, tuttavia la durata del training per un giovane medico è differente a seconda dei paesi. Alcuni richiedono solo due o tre anni, altri addirittura sette. In alcuni paesi non esistono fellowship, quindi molti giovani sono costretti a spostarsi per continuare la loro formazione”, spiega la dottoressa Rasmussen. SOE YO concentra molti dei propri sforzi nel superamento di questi limiti. “L’obiettivo è soprattutto spingere verso una migliore formazione degli specializzandi in Europa per avere una migliore assistenza sanitaria nel campo dell’oftalmologia. Dal mio punto di vista, migliore è

la formazione dei giovani oftalmologi, migliore sarà la loro attività come specialisti per i loro pazienti in futuro”, afferma la dottoressa Rasmussen. A tal proposito, lei stessa ha lavorato assieme ad altri giovani oftalmologi di SOE YO ad una proposta per lo European Essential Surgical Curriculum, presentata all’assemblea generale dell’ EBO lo scorso giugno. Si tratta di una proposta volta a standardizzare il training chirurgico degli specializzandi in tutta Europa, facendo in modo che ricevano una formazione chirurgica adeguata ed omogenea in ogni paese, e dando loro la possibilità di ottenere un documento che attesti le loro competenze. “Per la maggior parte, i giovani europei non sono formati nella chirurgia, per la maggior parte sono formati ad esempio sulla retina medica o a condurre esami pre o post operatori” ci spiega Rasmussen. Uno strumento quindi volto a dare una possibilità maggiore ai giovani di formarsi, grazie anche ad una regolamentazione che dia uniformità alle competenze in Europa, e che tuteli sia i medici stessi che i pazienti e la loro sicurezza. La proposta verrà presentata al Congresso SOE a Nizza il prossimo giugno. In linea con questo progetto, SOE YO ha anche condotto un sondaggio ora chiuso, il Residency Training Survey Project, nel quale si chiedeva ai giovani oftalmologi europei di rispondere ad un questionario per analizzare da un lato le disparità a livello europeo nella formazione oftalmologica, e dall’altro per raccogliere opinioni

e bisogni dei giovani medici a riguardo. I risultati e le conclusioni del progetto verranno anch’essi presentati al prossimo Congresso SOE a Nizza. I TRAGUARDI RAGGIUNTI DA SOE YO “Abbiamo trovato la formula giusta per introdurre contenuti ed iniziative di specifico interesse per i giovani oftalmologi ai congressi della SOE. Abbiamo sia le normali sessioni scientifiche che l’area lounge, in cui si ha la possibilità di insegnamenti informali e soprattutto fare networking”, ci illustra la dottoressa Rasmussen parlando dei traguardi raggiunti da SOE YO. “Un altro grande successo all’interno dei SOE meeting sono i dry lab, ossia simulazioni chirurgiche. Gli scorsi anni avevamo i wet lab, ma sono un po’ più disordinati, ci possono essere effetti indesiderati come batteri o pericoli di infezioni. I dry lab invece sono totalmente artificiali, facili da pulire e più sicuri. E’ un modello molto utile soprattutto per la camera anteriore”, afferma Rasmussen. L’elemento del networking, il costruirsi delle relazioni all’interno del mondo oftalmologico europeo soprattutto tra colleghi di paesi diversi, favorendo lo scambio di idee e buone pratiche, risulta essere di vitale importanza nel lavoro di SOE YO. Tale assunto è stato alla base della creazione della prima conferenza solo per giovani oftalmologi europei a Porto in Portogallo, organizzata da giovani oftalmologi portoghesi in collaborazione con SOE YO e sponsorizzata da Théa. “È stato un successo eccezionale”,

SOE YO riunisce i giovani oftalmologi, crea opportunità per incontrarsi, per imparare e acquisire conoscenze attraverso uno spazio dove possono discutere di temi riguardanti le politiche e la formazione

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Largo ai Giovani

Le persone viaggiano. Per fortuna in Unione Europea siamo liberi di viaggiare e lavorare, tuttavia la durata del training per un giovane medico è differente a seconda dei paesi

Marie Louise Rasmussen

afferma entusiasta Rasmussen “Ne abbiamo organizzata un’altra due anni dopo ad Oviedo in Spagna e nel 2018 abbiamo avuto l’ultima edizione a Cracovia, in Polonia. La prossima sarà in Belgio”. Il format vuole dare dunque spazio ai più giovani, offrendo loro la possibilità di esprimersi e presentare i propri lavori scientifici. “I più giovani possono presentare i propri lavori durante le sessioni scientifiche. In altre sessioni si dà la possibilità per un confronto tra oftalmologi della mia età o più giovani, nessuno di loro è un senior o un professore. Sono giovani fellow che conoscono la materia o la loro specialità, ma non sono ancora pienamente formati, dunque gli si vuole dare uno spazio in cui possano proporsi come specialisti per esempio di cornea, retina o chirurgia orbitaria, e parlare ad un pubblico dei loro paper, delle loro ricerche e quant’altro”, spiega Rasmussen. “Questo tipo di contatti danno la possibilità di discutere al proprio livello. È un grande beneficio per i più giovani, perché possano avere una formazione più completa della mia. Dobbiamo continuare a migliorare e prendere coscienza di ciò. È un modo per crescere, maturare, discutere di formazione e di policies, dobbiamo incontrarci e fare networking. Fa parte di un processo naturale per cui il giovane oftalmologo di oggi è il senior o il professore di domani”. L’incontro tra giovani oftalmologi e lo scambio di informazioni, idee ed esperienze è dunque centrale nei lavori di SOE YO e negli sforzi di Marie Louise Roed Rasmussen

come Presidente. È sua l’ideazione degli SOE mini exchanges, attuati per la prima volta nel 2015 al Congresso SOE di Vienna. “I giovani oftalmologi che vogliono partecipare a quest’esperienza possono dare la loro disponibilità e vengono accoppiati con colleghi di un altro paese. Si soggiorna per due o tre giorni a casa dell’ospitante e ci si reca al lavoro con lui o con lei come osservatore e poi si ricambia nel proprio paese”, spiega la dottoressa Rasmussen. “È un modo per stringere nuove amicizie vivendo a stretto contatto un paio di giorni. Professionalmente, si ha l’opportunità di conoscere dall’interno altri sistemi sanitari e altri metodi di lavoro, per avere una prospettiva più ampia e, soprattutto, la possibilità di visitare parti

d’Europa al solo prezzo del biglietto aereo!”. SOE YO si è impegnata alla fine dello scorso anno nel lancio di una piattaforma interattiva per giovani oftalmologi, YOUTHub, che funge da database per le informazioni riguardanti le opportunità di training o fellowship in Europa, e attraverso la quale è possibile inoltrare le richieste agli ospedali e alle cliniche in lista. IL FUTURO DOPO IL CONGRESSO SOE A NIZZA Formazione, discussione, networking, incontro: sono queste dunque le parole chiave nel lavoro e nei successi di SOE YO e della dottoressa Rasmussen. “I lavori di SOE YO sono ancora in corso. Ogni anno scriviamo una

La dottoressa Marie Louise Roed Rasmussen, ama viaggiare molto. Vive a Copenaghen ed è sposata con due bambini.

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Dal mio punto di vista, migliore è la formazione dei giovani oftalmologi, migliore sarà la loro attività come specialisti per i loro pazienti in futuro

Marie Louise Rasmussen

pagina nuova perché SOE YO sta ancora crescendo e sta cercando le modalità per comunicare con tutti i membri, poiché a SOE non sono iscritti gli individui, ma le organizzazioni nazionali, quindi non sappiamo esattamente quanti membri ci sono”, afferma Rasmussen. “Ogni paese ora ha un rappresentante nazionale che è responsabile di condividere le informazioni e far sì che le persone siano a conoscenza dei nostri progetti”. La dottoressa Rasmussen si è detta soddisfatta poiché SOE YO attualmente riesce a dar voce a migliaia di giovani oftalmologi europei, anche se spera di riuscire a raggiungere anche chi non ne è ancora conoscenza.

Lo scorso marzo, la dottoressa Rasmussen è stata premiata dalla Società Oftalmologica Danese per il suo impegno in SOE YO a favore dei giovani oftalmologi danesi ed europei e per il suo fondamentale contributo nel promuovere lo European Essential Surgical Curriculum. Dal prossimo Congresso SOE non sarà più Presidente, e lascerà la carica al dottor Miguel Gonzalez-Andrades. Ci sarà un’assemblea generale di SOE YO e di tutti i rappresentanti nazionali dove verranno presentati i vari lavori e dove si terranno le elezioni del comitato SOE YO. “Tutti i giovani oftalmologi europei sono invitati alla nostra assemblea generale e a prendere parte ai pro-

getti. Più siamo, meglio è. Siamo più forti come organizzazione solo se lavoriamo tutti insieme”, conclude la dottoressa Rasmussen.

In basso la dottoressa Rasmussen (al centro) all’AAO meeting di Chicago. Con lei due suoi colleghi di SOE-YO, Simon Fung, MD e Grace Sun, MD.

Tutti i giovani oftalmologi europei sono invitati alla nostra assemblea generale e a prendere parte ai progetti. Più siamo, meglio è. Siamo più forti come organizzazione solo se lavoriamo tutti insieme

Marie Louise Rasmussen

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RIFLETTORI SULL’ESPERTO

DALLA GRECIA ALLA GRANDE MELA La passione, l’innovazione, la dedizione secondo A. John Kanellopoulos

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Dalle isole greche a New York, A. John Kanellopoulos, MD dedica la sua vita e la sua carriera alla ricerca e allo sviluppo di tecniche chirurgiche del segmento anteriore sempre più avanzate ed efficaci. Specializzato in trapianto di cornea e cross-linking corneale, nel 2005 Kanellopoulos, insieme al suo team dell’Istituto LaserVision di Atene, ha sviluppato e introdotto nel mondo chirurgico il Protocollo di Atene, che ha rivoluzionato il metodo di trattamento dei pazienti affetti da cheratocono. La sua attività si divide tra la pratica e la ricerca ad Atene, e l’insegnamento alla NYU di New York. Nella videointervista rilasciata ad EyeSee, Kanellopoulos ci racconta della sua vita, delle sue esperienze e dei vari aspetti della sua vita professionale. Qual è il focus della sua pratica clinica e dove si concentra la maggior parte della sua attività? Il mio interesse professionale primario è di sicuro il trapianto di cornea. Ho

scelto questa strada dopo aver conseguito due fellowship a riguardo ad Harvard e alla Cornell, più una sul glaucoma sempre ad Harvard. A livello clinico la mia specializzazione è la cornea. Mi occupo di casi complicati di chirurgia della cataratta, casi complessi di glaucoma, chirurgia refrattiva avanzata, ma tra tutti questi principalmente il trapianto di cornea è la mia prima specialità. È qui che focalizzo molto la mia pratica e anche il mio percorso di ricerca e sviluppo che conduco come direttore al LaserVision. Il nostro centro si potrebbe dividere in due parti: il cinquanta per cento dedito alla pratica clinica di routine, con la diagnostica, gli interventi di cataratta e i trapianti di cornea, mentre l’altro cinquanta è dedicato alla ricerca clinica. È un piccolo centro che si dà molto da fare, siamo infatti riusciti in vent’anni di attività a portare sulle cento, centoventi presentazioni ai quattro maggiori congressi mondiali di oftalmologia, e per noi è un onore e un privilegio riuscire volta per volta a condividere con tutta la community mondiale le nostre scoperte. Nel corso della sua carriera, ci sono stati momenti che potrebbero essere considerati più importanti di altri? Mi guardo indietro, e vedo che sono venticinque anni che pratico. Mi sono laureato nel ‘94 e ho portato a termine tre fellowship di seguito. In questi 25 anni ho avuto l’onore di ricoprire la carica di Presidente dell’International Society of Refractive Surgery e sono tutt’oggi impegnato come professore clinico di oftalmologia alla New York University, che attualmente è al terzo posto negli Stati Uniti per la medicina. Ma la mia più grande soddisfazione non sta nelle cose che ho conseguito, ma nella solida pratica quotidiana che

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Testo di Timothy Norris

Non considero la mia professione come un lavoro, ma come una parte significativa della mia persona

A. John Kanellopoulos

mi permette ogni giorno di prendermi cura dei miei pazienti e di dare piena soddisfazione alla mia più grande passione; e di potermi cimentare anche nella ricerca medica che permette a tutto il team di avere strumenti e soluzioni sempre all’avanguardia. Questo approccio migliora la nostra pratica clinica e ci rende sempre più intraprendenti e capaci di risolvere sfide sempre più complesse, offrendo un livello pratico d’eccellenza. Quale è stato il suo principale contribuito allo sviluppo dell’oftalmologia moderna? Siamo stati il secondo gruppo, dopo quello di Theo Seiler, ad aver a che fare con il Cross-Linking Corneale, con il vantaggio aggiuntivo di essere in una clinica situata esattamente in uno degli epicentri mondiali del cheratocono. Solo nel primo anno dall’arrivo di questa tecnica abbiamo operato un numero di pazienti cinque o sei volte superiore rispetto alle altre parti del mondo. Questa grande affluenza è stata essenziale per lo sviluppo di ciò che oggi è conosciuto come il Protocollo di Atene. Come esperto di trapianti di cornea mi sono sentito fortemente realizzato nell’aver sviluppato e affinato una tecnica che permette a molti giovani pazienti di evitare un trapianto di cornea. È un gigantesco passo avanti per me, perché quando ho iniziato la mia carriera il trapianto di cornea rappresentava per molti giovani l’unica soluzione al loro cheratocono avanzato. Questo è estremamente gratificante. Quali figure nella sua carriera hanno ricoperto il ruolo di mentore e di ispiratore? Penso di aver avuto la fortuna di beneficiare di molte figure accademiche di spicco nella mia vita, ma tra i primi tre

di sicuro sono Claes Dohlman, il padre della chirurgia corneale, e i suoi discepoli, Henry D. Perry e Eric D. Donnendeld, presso cui ho fatto il mio training a New York prima di diventare a tutti gli effetti un loro collega e collaboratore. Successivamente mi sono recato a Boston per essere istruito direttamente da Dohlman. Quest’ultimo è stato un momento cruciale della mia carriera. Lei è presente nello scenario internazionale e nelle più grosse organizzazioni congressuali e mediche mondiali. Cosa può portare questa esperienza nella vita professionale di un oftalmologo? All’attivo ho circa duemila presentazioni a congressi internazionali e credo di poter affermare per certo che la presenza e la partecipazione a questo tipo di eventi siano state per me una palestra importantissima. Attraverso l’interazione e lo scambio di informazioni e dati con i colleghi o con i tecnici o anche le persone attive nell’industria si può ottenere un flusso continuo di informazioni e di conoscenze. Perché la medicina è diventato uno scambio dinamico di informazioni a questo livello di community mondiale, e mi sento molto fortunato a farne parte. Quale importanza ricopre la professione nella sua vita? Non considero la mia professione come un lavoro, ma come una parte significativa della mia persona. È una passione che coinvolge ogni mia singola vocazione, dalla cura del paziente alla ricerca, all’impegno negli eventi internazionali, che prende una larga parte della mia vita e mi definisce come persona. Questa parte di me è per importanza seconda solo alla mia famiglia. Ci sono altre passioni e hobby nella sua vita?

A volte ho bisogno di staccare dal mio hobby principale, il lavoro, e rilassarmi un po’ con la famiglia in Grecia. Amo vivere in Grecia anche per i piaceri che può dare d’estate. Io e i miei tre figli passiamo molto tempo in barca, o a fare sport acquatici assieme. Inoltre mi tengo molto in esercizio, anche perché questo mi aiuta ad affrontare meglio il ritmo lavorativo che certe volte diventa frenetico. Quale idea innovativa sarebbe utile sul mercato nel breve periodo per la sua clinica e i suoi pazienti? Dal punto di vista di uno specialista della cornea, di sicuro uno dei problemi più difficili e devastanti con cui ho avuto a che fare è sicuramente la degenerazione maculare senile, trovare una cura definitiva o un metodo sicuro di prevenzione sarebbe essenziale. Inoltre sarebbe molto utile trovare un metodo più efficace per garantire un’ottima visione a tutte le distanze nei pazienti presbiti, e nella mia carriera sto vedendo molti sviluppi in questa direzione. Questi sono alcuni traguardi che mi piacerebbe fossero raggiunti durante la mia carriera, o almeno nell’arco della mia vita. Quali, secondo lei, sono le principali tre soddisfazioni nella vita professionale di un oftalmologo? Al secondo e terzo posto la possibilità di affermare il tuo lavoro a livello accademico, e di avere il supporto dei colleghi con il giusto stimolo di proseguire con il lavoro e la ricerca. Al primo posto invece c’è sicuramente la stretta di mano e il sorriso dei pazienti che hai aiutato e che hanno riconosciuto gli sforzi che hai fatto per permettergli di vedere meglio, questa è la più grande soddisfazione per un professionista. 25

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CASI DA INCUBO

DON’T PANIC! Quando un intervento non va per il verso giusto, la calma è tutto.

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Nella foto sotto il dottor Lucio Buratto

R

Respirare a fondo, prendersi un attimo per rimettere a posto le idee e ritornare ad operare. Quando un’operazione sfugge al controllo, quando accade qualcosa di imprevisto, non c’è cosa peggiore che lasciare che il panico scivoli in sala operatoria; questo lo sa molto bene il Dott. Lucio Buratto che nella sua lunga carriera ha avuto a che fare con molti casi difficili. Questo caso che ci presenta il Dott. Buratto risale al 2003. Durante un intervento Lasik con microcheratomo l’occhio del paziente inizia a sanguinare copiosamente e in modo irrefrenabile, rischiando di compromettere la buona riuscita dell’intervento. Una situazione causata da una concomitanza di fattori: dalla scarsa precisione del microcheratomo che in questo caso ha portato ad un taglio più largo del previsto, ad una maggiore vascolarizzazione dell’occhio del paziente a causa di un uso costante e prolungato di lenti a contatto.

In questo caso l’improvvisa emorragia ha minacciato di inficiare il risultato refrattivo dell’operazione, rischiando di interagire con il corretto funzionamento del laser e di provocare infiltrazioni di sangue sotto il flap ad intervento concluso. In questo caso lo scenario peggiore, come suggerito dal Dott. Buratto, è quello di perdere la calma e trasmettere la propria preoccupazione al paziente. “Non faccio mai percepire nulla al paziente, anche quando sono in difficoltà”, afferma Buratto, “Qualsiasi operazione sia, il paziente la percepisce con una forte emotività, i pazienti sono sempre tutti un po’ nervosi, preoccupati, spaventati. Se il paziente è più tranquillo l’intervento si svolge meglio, mentre se il paziente è agitato e preoccupato, si muove e si agita, l’intervento diventa molto più complicato”, spiega. Quando l’intervento non sta andando come previsto e quando si presentano delle complicazioni, è necessario per il chirurgo ritrovare la concentrazione nell’arco di pochi cruciali secondi. “Io faccio training autogeno”, ci rivela Buratto con un sorriso, “ho delle tecniche di rilassamento personale basate sulla respirazione Yoga, le uso da moltissimi anni e funzionano splendidamente per me. Mi rilasso un attimino, controllo la respirazione, mi concentro. Ci vuole poco, e in poche decine di secondi riprendo il controllo della situazione”. Tutto il personale medico deve mantenere i nervi saldi durante l’intervento, anche di fronte ai casi più difficili. “Devo dire che nel mio ambiente operatorio tutti i miei collaboratori hanno recepito il mio tipo di atteggiamento e hanno quindi un rapporto molto positivo e amichevole con il paziente, un rapporto non

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Testo di Timothy Norris

solo professionale, ma più umano, ed è molto importante per mantenerlo tranquillo”, spiega Buratto. Nei casi più complessi, e di fronte alle complicazioni peggiori, la calma è il principale alleato per la buona riuscita dell’intervento. Nonostante l’emorragia, l’intervento presentato nel video è andato a buon fine. “Abbiamo tenuto il paziente in osservazione per una buona oretta, l’abbiamo venire la sera dell’intervento per un controllo e anche il giorno dopo e alla fine si è risolto molto bene”, ci racconta Buratto.

Angiografia OCT

E. Nikolopoulou - M. Lorusso - L. Micelli Ferrari Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un continuo sviluppo della diagnostica in campo oftalmologico; in particolare l’avvento della tomografia a luce coerente (OCT) ha notevolmente contribuito nel migliorare le nostre conoscenze ed ha trasformato i nostri approcci diagnostico terapeutici. La classica tomografia si è ora implementata con la funzione angiografica. L’Angio-OCT rappresenta una innovazione tecnologica che definirei rivoluzionaria in quanto ha trasformato il nostro sapere portandoci alla scoperta dei diversi strati vascolari retinici o permettendoci di seguire l’evoluzione di crescita o decrescita delle neovascolarizzazioni. L’entusiasmo della nuova metodica ha pervaso tutti noi, ma le difficoltà di interpetrazione sono molteplici e necessitano di un proficuo periodo di formazione pertanto insieme ai miei collaboratori abbiamo raccolto una serie di immagini che meglio di ogni scritto consentono di entrare in questa diagnostica e di scoprirne le potenzialità. Ringrazio i miei collaboratori Eleni, Massimo e Luisa a cui ho trasmesso l’entusiasmo per la retina e che hanno tutto il merito di quanto vedete. Tommaso Micelli Ferrari

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DALLA LETTERATURA SCIENTIFICA

LO STUDIO LIGHT RIPORTA L’ATTENZIONE SULLA SLT COME PRIMA LINEA TERAPEUTICA PER IL GLAUCOMA

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Sono stati pubblicati il 9 Marzo da The Lancet i risultati dello studio multicentrico, randomizzato e controllato LiGHT che mette a confronto l’uso della Trabeculoplastica Selettiva Laser (SLT) e delle gocce oculari come trattamento di prima intenzione in pazienti con glaucoma o ipertensione oculare. A tre anni, il laser risulta vincente in termini di efficacia nel controllo pressorio, a costi significativamente inferiori e con il beneficio

aggiuntivo di un ridotta incidenza di effetti collaterali rispetto ai farmaci. Secondo gli autori, questi risultati porteranno a significativi cambiamenti nella pratica clinica e nelle politiche sanitarie in materia di glaucoma, supportando l’uso della SLT come prima scelta terapeutica in luogo dei farmaci. Lo studio, condotto al Moorfields Eye Hospital di Londra e in altri cinque centri ospedalieri del Regno

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Testo di Timothy Norris

Unito, ha preso in esame 718 pazienti randomizzati per il laser o il trattamento topico con analoghi delle prostaglandine. Il target pressorio, l’intensità del trattamento e gli intervalli di monitoraggio sono stati stabiliti per ciascun paziente in misura della gravità della patologia e della IOP al momento della diagnosi, riflettendo così le prassi quotidiane della pratica clinica. A 3 anni, più dei tre quarti dei pazienti trattati con SLT hanno mantenuto i valori pressori stabiliti senza aggiunta di farmaci, e con un solo trattamento laser. La patologia è progredita in un minor numero di pazienti e in nessun caso è stato necessario un intervento chirurgico per deterioramento del campo visivo. Per contro, nel gruppo trattato farmacologicamente, 11 pazienti hanno subito una trabeculectomia. Anche l’incidenza di cataratta è risultata inferiore, a conferma

di quanto emerso in studi precedenti sugli effetti catarattogenici dei farmaci per il glaucoma. Gli autori dello studio ipotizzano che la superiore efficacia della SLT sia in larga misura legata ai ben noti problemi di aderenza alla terapia farmacologica. L’effetto prolungato prodotto dalla stimolazione del laser sul tessuto trabecolare garantirebbe inoltre una maggiore stabilità rispetto ai farmaci. Anche in termini di costo-efficacia sono emersi dallo studio significativi benefici nell’uso della SLT come trattamento di prima intenzione, con un risparmio per il servizio sanitario nazionale (NHS) di 451£ in costi diretti per paziente. Scarsamente significativi sono stati invece i risultati sulla qualità di vita, misurata con il questionario EQ-5D. Gli autori hanno attribuito questa debole significatività a carenze intrinseche dello strumento.

“I nostri risultati sono largamente generalizzabili, in quanto abbiamo incluso pazienti con ipertensione oculare e glaucoma ad angolo aperto sia a bassa che ad alta pressione, con una varietà di background e origini etniche,” scrivono gli autori. Importanti sarebbero anche le implicazioni per i paesi con sistemi sanitari poveri di risorse, dove l’accesso ai farmaci rappresenta un fondamentale problema nel trattamento del glaucoma. La possibilità di ottenere un adeguato controllo della pressione intraoculare per anni senza l’uso di colliri rappresenta un approccio promettente soprattutto per le regioni dell’Africa in cui il glaucoma ha un’altissima diffusione. Un follow-up a più lungo termine è attualmente già in corso, e permetterà di rispondere ad ulteriori quesiti.

LiGHT, tanta luce ma qualche ombra di Stefano Gandolfi Un plauso agli autori dello studio, perché hanno riproposto in modo autorevole l’uso della SLT come trattamento di prima scelta. Nel 1990, Ophthalmology pubblicò i risultati del Glaucoma Laser Trial, in cui erano apparsi chiari i vantaggi del laser – l’ALT all’epoca – rispetto al timololo. Oggi abbiamo uno studio di pari dimensioni con l’utilizzo della SLT, l’evoluzione dell’ALT, paragonata a farmaci più attuali. Un update molto importante che di nuovo ci dice: consideriamo il laser come prima scelta! Lo studio ha tuttavia due punti deboli. Innanzitutto il protocollo usato per il trattamento, che è poi quello standard, molto simile al vecchio protocollo dell’ALT: elevata potenza e risultato ottenuto principalmente per effetto termico, di deformazione del tessuto e aumento quindi del deflusso. La SLT era tuttavia nata con intenzioni diverse, come laser dall’impatto

leggero, la cui energia viene assorbita solo dalle cellule pigmentate del trabecolato, che vengono energizzate e conducono ad una rigenerazione progressiva, lenta e a lungo termine. Un effetto biologico, quindi, e non meccanico. La potenza elevata rischia di creare un effetto paradosso, inducendo un danno anziché ridare energia. La SLT a bassa potenza, ripetuta con cadenza annuale, è uno schema terapeutico che noi usiamo a Parma già dal 2000. I nostri dati confermano il successo di questo approccio, che perdura dopo più di 10 anni senza ricorso ai farmaci. Un altro aspetto carente dello studio è il modo in cui è stata misurata la Quality of Life, con uno strumento, il questionario EQ-5D, che è stato criticato da molti, anche dagli stessi autori. Era l’outcome forse più atteso, il dato più nuovo, ed è stata un’opportunità persa. Gli autori avrebbero dovuto elaborare a monte uno strumento più idoneo. Quale sarà l’autorevolezza dello studio LiGHT nei vari scenari? Quanto sarà determinante nel

modificare gli atteggiamenti e le scelte a livello di pratica clinica e di policies nei sistemi sanitari? Non lo sappiamo ancora. Certamente avrà un impatto importante nel Regno Unito. In Italia non credo. Chi ha già il laser avrà ulteriori argomenti a proprio favore, e lo userà un po’ di più, ma a mio parere la maggior parte dei medici continuerà ad usare le gocce, perché il laser non è uno strumento diffuso ancora, né nei centri pubblici né in quelli privati. In conclusione, il significato strategico dello studio LiGHT è splendido, è andare a ricordare alla comunità medica che il laser fatto subito funziona meglio delle molecole che abbiamo attualmente, eliminando i problemi di compliance e i penosi effetti collaterali dei farmaci. È anche ricordare che la SLT funziona infinitamente meglio se effettuata negli stadi precoci della malattia, e in occhi non trattati. Certo lo studio, come bene esprime il suo nome, fa luce su questi aspetti, ma qualche ombra c’è, e rimane ancora spazio per migliorare.

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InnovazIonI

Testo di Laura Gaspari

QUANDO TECNOLOGIA E OFTALMOLOGIA RIDUCONO LE DISTANZE La scommessa di Iordanis Chatziandgelidis sulla sua lampada a fessura controllabile da remoto

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Ci sono aree abitate in Europa che, nonostante gli avanzamenti tecnologici e i mezzi infrastrutturali e di trasporto, non possono avere accesso così facilmente a determinati servizi ospedalieri, compresi quelli oculistici. Questo è il caso delle isole greche che ha ispirato il dottor Iordanis Chatziandgelidis a impegnarsi cinque anni fa nel campo della teleoftalmologia, sperimentando la prima lampada a fessura controllabile da remoto. IL PROBLEMA La Grecia conta più di duecento isole abitate, con una media di 100 o 200 abitanti per isola. I servizi ospedalieri sono per lo più centri di assistenza sanitaria primaria e non contano servizi oftalmologici. Se un abitante di una di quelle isole ha bisogno di un

qualsiasi esame o consulenza oculistici, deve recarsi nei centri specializzati o negli ospedali che spesso si trovano nelle città. Questo significa affrontare un viaggio molto lungo di circa dieci o più ore, costoso, effettuato via nave, che non è garantito tutti i giorni e può subire delle cancellazioni a causa di problemi come il mare agitato. La crisi finanziaria del 2007-2008 non ha poi reso le cose più semplici con una forte ripercussione sulla qualità e il costo della vita, sul sistema ospedaliero e sanitario così come sul potere d’acquisto delle persone. La Grecia è stata uno dei Paesi europei più colpiti dalla crisi e le popolazioni di quelle isole ne hanno risentito particolarmente, rendendo il viaggio verso gli ospedali più grandi sempre più difficile. I PRIMI ESPERIMENTI Il dottor Chatziandgelidis era ancora un giovane specializzando presso l’ospedale di Atene quando si è reso conto di questo importante problema del suo paese natale, soprattutto per le persone anziane o per chi viene da molto lontano. Spesso i pazienti che affrontavano il lungo viaggio dalle isole non avevano problemi così importanti da giustificare uno spostamento così faticoso, oppure presentavano problemi seri che se fossero stati presi per tempo, sarebbero stati risolvibili. Dopo la specializzazione, il dottor Chatziandgelidis si è organizzato per prestare periodicamente assistenza in queste isole, mettendo a punto un kit completo di strumen-

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Innovazioni

ti portatili, alcuni ingegnosamente assemblati da lui stesso usando tecnologie mobili. Ma recarvisi solo una o due volte all’anno non era la soluzione migliore per gli abitanti. Mosso quindi dalla passione e dal proposito di garantire ai suoi connazionali isolani un servizio continuativo e accessibile, ha deciso di cimentarsi nella costruzione della prima lampada a fessura controllabile da remoto. Il primo esperimento è sta-

to totalmente autofinanziato, con la speranza di poterlo portare all’interno del Sistema Sanitario Nazionale greco. Acquistando una lampada a fessura di seconda mano su Ebay, un controller per i movimenti avanti/ dietro e destra/sinistra e un Iphone, il dottor Chatziandgelidis è riuscito a costruire il primo prototipo, definendo anche un protocollo procedurale e testandolo su pazienti volontari. Questo modello è stato

presentato per la prima volta a Lubiana nel 2014, al Winter Meeting dell’ESCRS. La vera sfida è stata portare la lampada a fessura all’attenzione del governo di Atene. Qualche ringraziamento caloroso e nulla di più. L’instabilità politica, i repentini cambi di governance e la mancanza di fondi pubblici per innovazioni e tecnologia che hanno caratterizzato la Grecia di questi anni non hanno per

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niente favorito il progetto del dottor Chatziandgelidis. Fortunatamente la sua tenacia è stata ripagata, e un’azienda locale, Opto Hellas, ha finalmente deciso di investire nella produzione e commercializzazione del suo progetto. Lo scorso febbraio, ad Atene, il dottor Chatziandgelidis ha presentato il primo modello della sua lampada a fessura al quale ha dato il nome di Itaca, dal poema del poeta greco Kavafis e, ovviamente, dalla patria del mitico Ulisse. COME FUNZIONA? “Prima di iniziare l’esame teleoftalmologico, il dottore e il paziente si incontrano con Facetime (...). Per me questa è la parte più importante nella teleoftalmologia (...). I risultati di compliance non sono gli stessi se non c’è il fattore umano”. Inizia così la dimostrazione che il dottor Chatziandgelidis ha fatto per EyeSee della sua lampada a fessura. Lo specialista a distanza inquadra la situazione del paziente e della sua famiglia, la sua storia medica e oftal-

mologica e i disturbi presenti. Un tecnico o un medico generalista rilevano l’acuità visiva, eseguono il test di Amsler e misurano la pressione intraoculare. A quel punto l’esame può cominciare. Utilizzando la rete 4G e uno smartphone fissato sulla lampada a fessura, lo specialista, aiutato dal personale medico in loco, può iniziare l’esame controllandola a distanza tramite un joystick agganciato al proprio telefono cellulare. L’oftalmologo è in grado così di illuminare l’occhio del paziente e di vederne l’immagine sullo schermo, di aumentare o diminuire l’intensità dell’illuminazione, di modificare l’ingrandimento e di muovere la lampada in senso longitudinale, laterale e angolare. Da un’idea semplice e uno scopo nobile, il dottor Chatziandgelidis ha fatto fare un grande passo verso il futuro della teleoftalmologia. Un servizio di assistenza oculistica accessibile a tutti e che può essere replicabile, si spera, in altre zone remote dell’Europa o del mondo e non solo.

Atlante delle Infiammazioni oculari

E. Miserocchi - G. M. Modorati - F. M. Bandello Le patologie infiammatorie costituiscono un capitolo affascinante ma complesso dell’oculistica. Si tratta di malattie spesso difficili da diagnosticare e ancora di più da trattare, la cui incidenza e prevalenza sono aumentate notevolmente negli ultimi anni per svariati motivi, come l’incremento dei flussi migratori e delle malattie autoimmuni. Sono inoltre malattie “camaleontiche”, che possono manifestarsi in modi differenti e modificare il loro aspetto nel tempo, rendendo ancora più complessa la diagnosi. Tuttavia negli ultimi anni la migliore conoscenza della storia naturale delle infiammazioni oculari, così come l’introduzione di nuove tecniche diagnostiche come il laser flare meter o l’angio-OCT, hanno facilitato il riconoscimento, il giusto inquadramento ed il follow-up di queste malattie, ermetiche fino a poco tempo fa. Importanti passi avanti sono stati condotti anche nel campo delle terapie con l’introduzione di farmaci che hanno modificato spesso radicalmente la qualità della vita dei pazienti. Fra tutti, vanno menzionati i nuovi farmaci immunosoppressori biologici sistemici per le uveiti ed i farmaci a somministrazione intravitreale. In quest’ottica l’“Atlante delle infiammazioni oculari” vuole essere un ausilio per i giovani specializzandi o specialisti non specificamente esperti in malattie infiammatorie oculari; esso si prefigge di fornire le nozioni essenziali per il riconoscimento dei diversi quadri clinici tramite un’ampia serie di immagini ed una schematica descrizione della patologia. La Clinica Oculistica del San Raffaele di Milano ha un centro specializzato nella gestione delle patologie infiammatorie oculari e delle uveiti in particolare, e rappresenta da anni un riferimento per colleghi e pazienti. La redazione dell’atlante è stata gestita dai due responsabili di questo servizio, il dott. Modorati e la prof.ssa Miserocchi, di concerto con alcuni specializzandi e giovani specialisti. Questa collaborazione fra vecchi esperti e nuove leve mi entusiasma particolarmente poiché la considero il modo migliore per dare continuità a competenze e professionalità, oltre che rappresentare la stessa ragione d’essere per un’istituzione universitaria come la nostra. Mi auguro che questo “Atlante delle infiammazioni oculari” possa essere di aiuto nel quotidiano impegno di chi legge almeno quanto è motivo di orgoglio per chi scrive. Prof. Francesco Bandello

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NEWS

Testo di Timothy Norris

NASCE OKYO, NUOVA VIDEOTECA ONLINE A DISPOSIZIONE DI TUTTI

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In questo video, Lucio Buratto presenta Okyo.eu, una nuova videoteca online, aperta gratuitamente a tutti coloro che operano nel settore dell’oculistica. Molteplici sono i contenuti già disponibili, suddivisi in base alla sottospecialità e ad altre categorie di interesse. Altri materiali si aggiungeranno mano a mano, formando una sempre più vasta raccolta di casi clinici, di video chirurgici, storici e di attualità, di webinar e di sessioni registrate di chirurgia in diretta. Potremo vedere all’opera i maggiori specialisti a livello internazionale, ripercorrere la storia di tante scoperte che hanno rivoluzionato il mondo dell’oftalmologia, e aggiornarci sulle tecniche e tecnologie più innovative. “Quando Neovision Cliniche Ocu-

listiche, su suggerimento di mio figlio Julien, ha lanciato questa idea, devo dire che mi ha trovato entusiasta. Ho donato tutti i miei video di 40 anni di chirurgia di Videocataratta e di altri congressi per questo progetto, e pian piano con il Comitato Scientifico sto selezionando il materiale da includere”, spiega il Dott. Buratto. La piattaforma è aperta a nuovi contributi, che saranno vagliati da un comitato internazionale di noti specialisti. Benvenuti saranno anche, e soprattutto, gli apporti dei giovani. “Okyo offre una nuova modalità di aggiornamento e di consultazione e mette a disposizione un patrimonio potenzialmente inesauribile di risorse educative, informative e di aggiornamento continuo. I giovani, ma anche i meno giovani, possono trovare in Okyo materiale già catalogato, accuratamente preparato e scelto da chirurghi di fama internazionale”, commenta il Dott. Buratto. Con un semplice processo di registrazione, gli utenti avranno accesso a tutti i video pubblicati e potranno utilizzarli a scopo non commerciale. Okyo sarà anche il sito ufficiale in cui verrà trasmesso il congresso “Video Cataratta Refrattiva – VCR” online. Per gentile concessione del Dott. Bob Osher, ospiterà anche il Video Journal of Cataract and Refractive Surgery, aggiungendo un’ulteriore opportunità di aggiornamento ad alto livello.

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Testo di Laura Gaspari

L’OMS FORNISCE LA PRIMA CLINICA PER IL CHECK UP OFTALMOLOGICO DEI SOPRAVVISSUTI ALL’EBOLA NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

I

Il Ministero della Salute della Repubblica Democratica del Congo e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno recentemente organizzato una clinica oculistica per tenere sotto controllo la salute degli occhi dei sopravvissuti della recente epidemia di Ebola registrata negli ultimi nove mesi. La clinica si trova a Beni, uno degli epicentri dell’epidemia. Un’altra clinica oculistica si trova a Butembo, altra zona molto colpita. Si tratta del primo caso di epidemia di Ebola in cui viene istituito un check up oculistico in tempi così rapidi, e accessibile ai sopravvissuti appena dimessi dall’ospedale. I partner del progetto sono la Emory University, che ha impegnato

due oftalmologi, e l’Università del North Carolina, che ne ha impegnato uno via il Global Outbreak Alert and Response Network. Sono stati analizzati più di 250 sopravvissuti finora, dove gli oftalmologi hanno osservato che complicazioni come le uveiti si presentano in modo minore rispetto ai casi del 2014-2016. Finora, un solo paziente avrebbe registrato complicazioni agli occhi dovute all’Ebola. Il programma di follow-up con i sopravvissuti sarà condotto a cadenza mensile insieme a controlli medici e supporto psicologico. In un video girato delle Nazioni Unite la dottoressa Jessica Shantha della Emory University ha affermato: “Stiamo esaminando i pazienti molto prima rispetto alle precedenti epidemie, quindi potrebbero non aver sviluppato malattie per il momento. Dobbiamo seguirli a lungo termine per essere sicuri che non sviluppino complicazioni o infiammazioni agli occhi. Stiamo ancora imparando moltissimo sulle malattie oculari legate all’Ebola grazie anche ai sopravvissuti”. Come parte del progetto, grazie alla strumentazione messa a disposizione, dieci oftalmologi congolesi sono stati formati su come identificare e trattare le malattie oculari dovute all’Ebola. Fonti: https://www.who.int/newsroom/feature-stories/detail/eyecare-for-ebola-survivors e https://www.unmultimedia.org/tv/ unifeed/asset/2378/2378021/

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NEWS IVEG ANNUNCIA LA NUOVA PRESIDENZA Intravitreal Expert Group ha annunciato la nomina a Presidente della dottoressa Lucia Lee Ferraro, con il compito di dirigere i futuri lavori di coordinamento e sviluppo delle attività del gruppo. Lucia Lee Ferraro è una specialista di macula dell’Institut de la Mácula i de la Retina e ricercatrice della Barcelona Macula Foundation. Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università di Palermo e diplomata all’European Board of Ophthalmology con titolo FEBO, si occupa di progetti di ricerca riguardanti la genetica dell’AMD, l’imaging retinico e le terapie più avanzate per la cura delle retinopatie. “Sono davvero contenta di far parte di questo progetto”, dichiara Lucia Lee Ferraro, “IVEG è un gruppo di opinion leader di livello internazionale e credo che tramite un rafforzamento delle sue capacità comunicative e di trasmissione delle informazioni si possa realizzare a pieno una realtà di scambio di opinione e di costante aggiornamento fondamentale per gli oftalmologi di tutto il mondo”. Intravitreal Expert Group è un panel di specialisti internazionali di vitreo e di retina che raccoglie nomi del calibro di Frank Holtz, Paolo Lanzetta, Sebastian Wolf, Jordi Monés, Sanjay Sharma, Daniele Veritti e Paulo Stanga. Fonte: https://intravitrealexperts.com

UNO STUDIO CONFERMA GLI EFFETTI POSITIVI DI UN TAGLIO DELLE DIAGNOSTICHE NELLA CHIRURGIA DELLA CATARATTA Eliminare le procedure routinarie non strettamente necessarie prima di un’operazione di cataratta può potenzialmente ridurre i costi e l’impiego di risorse per le strutture cliniche e sanitarie, questo è quanto emerge da uno studio dell’Università della California di Los Angeles (UCLA). Secondo questo studio l’eliminazione di procedure preoperatorie non strettamente necessarie come gli esami ai raggi X del torace, l’elettrocardiogramma ed altri test di laboratorio, può permettere alle strutture cliniche di risparmiare ed aumentare l’efficienza nel breve e nel lungo periodo. Un taglio della diagnostica non essenziale può dare alle cliniche e agli ospedali la possibilità di riallocare risorse e personale e permetterebbe a pazienti con un reddito inferiore di poter accedere più facilmente all’intervento di cataratta nei paesi con un sistema sanitario privato come gli Stati Uniti. Gli autori dello studio, che ha coinvolto due cliniche californiane, non hanno riscontrato effetti negativi statisticamente misurabili nella resa e nella qualità dell’intervento. Fonte: https://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/article-abstract/2728956

Retin-Italy B. Parolini Questo Ebook è dedicato ai colleghi in training per la chirurgia vitreoretinica. Ho collezionato una serie di videoclip di tutti i passaggi che servono a saper gestire una vitrectomia per diverse possibili condizioni con retina accollata. Ho corredato i videoclip con un testo che, non solo li spiega, ma li inserisce nel contesto di una ipotetica giornata passata in sala e condivisa dal tutor e dall’allievo. Questa scelta di “formato informale” mi ha permesso di aggiungere vari tips and tricks che spero rendano utile pratico e più divertente il prodotto. Barbara Parolini

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Approfondimenti

ANTIBIOTICOTERAPIA NELL’ERA DELLE MULTIRESISTENZE

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Gli antibiotici hanno, di fatto, cambiato il volto delle malattie infettive, sia in termini di prevalenza che di riduzione della mortalità. Il loro utilizzo ha consentito negli anni di trattare efficacemente infezioni ritenute in passato incurabili. Tuttavia, a causa della crescente pressione selettiva esercitata non solo dall’impiego nelle terapie empiriche di molecole ad ampio spettro d’azione, ma anche dalla somministrazione incontrollata, spesso con dosaggi subottimali, stiamo assistendo ad un recente aumento – a livello globale – della resistenza agli antibiotici. La gravità della situazione ha raggiunto ultimamente proporzioni tali da indurre istituzioni quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie Infettive (European Center for Disease Prevention and Control - ECDC) a lanciare l’allarme a livello internazionale e a promuovere iniziative finalizzate al controllo di questo fenomeno1. Il problema si è acuito a causa della comparsa di pa-

togeni resistenti contemporaneamente a più famiglie antibiotiche (definiti multidrug resistance - MDR) riducendo ulteriormente la possibilità di trovare trattamenti efficaci con gravi conseguenze sulla salute dell’uomo. Le cause alla base dello sviluppo dell’antibiotico-resistenza sono complesse e coinvolgono molteplici fattori che riguardano il microrganismo, il sito d’infezione e la pressione selettiva esercitata dall’uso, ma anche dall’abuso, di antibiotici, favorendo l’emergere, la moltiplicazione e la diffusione dei ceppi resistenti. L’Italia, rispetto ad altri paesi europei, si distingue non soltanto per un consumo generale di antibiotici tra i più elevati, ma anche per un maggiore impiego di specifiche classi di farmaci, molto meno utilizzate in altri paesi, in particolare cefalosporine e fluorochinoloni. Secondo l’ECDC, nel nostro Paese, la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate d’Europa, soprattutto se si considera la diffusione dei ceppi batterici MDR (Figura 1, nella pagina a fianco)2. Si stima che in Italia, ogni anno, dal 7 al 10 per cento dei pazienti, possa andare incontro a un’infezione batterica sostenuta da microrganismi multiresistenti, soprattutto se consideriamo Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA) tra i Gram-positivi, e Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii e Escherichia coli tra i Gram-negativi. Come sottolineato della stessa Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), l’antibiotico-resistenza è un fenomeno che necessita un cambiamento culturale immediato e profondo nella popolazione e nella comunità medica italiana, in grado di portare ad un impiego realmente appropriato degli antibiotici, riducendone in primo luogo l’abuso3. L’appropriatezza terapeutica è quin-

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Testo di Stefania Stefani BIOMETEC – Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche - Università degli studi di Catania A

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di lo step principale per una gestione efficace delle infezioni, appropriatezza che si concretizza attraverso una diagnostica puntuale con antibiogramma germe-orientato oppure con una conoscenza della epidemiologia delle resistenze (mediante studi di sorveglianza sia locali che nazionali) verso i microrganismi e gli antibiotici più comunemente utilizzati nella pratica clinica. Anche le infezioni di interesse oculistico sono coinvolte dal fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Infatti, i più recenti studi internazionali hanno sottolineato non solo che circa la metà dei principali patogeni implicati nelle infezioni oculari (Staphylococcus aureus e Coagulase-Negative Staphylococci-CoNS), sono meticillino-resistenti (MRSA e MRCoNS rispettivamente)4,5, ma hanno anche evidenziato che quasi tutti questi patogeni sono anche multiresistenti, resistenti cioè ad almeno 3 classi di antibiotici4. Il fenomeno riveste una particolare importanza nella prevenzione e nella gestione di una rara, ma temibile, complicanza chirurgica come l’endoftalmite. Se si considera la chirurgia della cataratta, l’incidenza di questa complicanza post-operatoria varia in Europa dallo 0,05% allo 0,35%, ovvero da 50 a 350 casi ogni 100.000 interventi 6,7. Un recente studio americano ha evidenziato che, anche nel caso di endoftalmite, le percentuali di multiresistenze sono molto elevate: il 51% di CoNS e il 34% di S. aureus sono meticillino-resi-

Figura 1 A. Microscopia elettronica a scansione (SEM) di staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA) B. Antibiogramma di MRSA multiresistente

batterici ottenuti da 13.000 isolati provenienti da varie infezioni oculari e ha inoltre valutato la variabilità di questo dato in un ventennio, dal 1995 al 2019. Tale analisi ha evidenziato una progressiva riduzione della sensibilità (in particolare di Staphylococcus aureus) verso i diversi fluorochinoloni. Una analoga tendenza è stata riscontrata anche per gli aminoglocosidi, tobramicina e gentamicina, ma, proprio per le sue caratteristiche di spettro, non per netilmicina, che ha invece mantenuto un elevato profilo di suscettibilità nel corso degli ultimi 20 anni, legato alla relativa stabilità della molecola nei confronti dei più comuni enzimi inattivanti gli aminoglicosidi9. Risultati analoghi sono stati confermati in un recente studio condotto su pazienti in attesa di intervento di cataratta. Di particolare interesse il dato ottenuto sugli stafilococchi Coagulasi-Negativi

Figura 2 Batteri isolati da endoftalmiti (n=518)5 stenti (Figura 2, sopra e 3 nella pagina successiva) e circa il 70% di questi microorganismi è da considerarsi anche multiresistente8. Con l’obiettivo di confrontare tra loro le principali molecole antibiotiche utilizzate in oftalmologia, l’Ospedale Oftalmico di Torino ha recentemente condotto un’analisi sulla suscettibilità di ceppi

multiresistenti che mostravano valori di suscettibilità particolarmente bassi verso tobramicina, fluorochinoloni di vecchia generazione e azitromicina (Figura 4, nella pagina successiva)10. In conclusione, l’aumento delle resistenze, soprattutto di Staphylococcus aureus e dei CoNS, desta certamente qualche preoccupazione perché, anche

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Approfondimenti del trattamento (fino alla eradicazione del microorganismo).

Figura 3 - Coagulase-negative Staphylococci (CoNS) e Staphylococcus aureus isolati da endoftalmiti (n=182)8 MSCoNS: CoNS meticillino sensibile; MRCoNS: CoNS meticillino resistente MSSA: S. aureus meticillino sensibile; MRSA: S. aureus meticillino resistente se l’elevata concentrazione di principio attivo che si raggiunge a livello oculare può inizialmente consentire il superamento delle resistenze, a lungo andare, anche a livello oftalmico, questo dato si tradurrà in una mancata risposta ad un sempre maggior numero di antibiotici.

Per questa ragione, è importante monitorare l’andamento delle resistenze nel tempo, scegliere l’antibiotico che presenta i migliori dati di efficacia e utilizzarlo in maniera appropriata, per quanto concerne sia la posologia (massimale e mai sotto MIC) che la durata

Bibliografia 1. World Health Organization: World antibiotic awarness week 2018: https://www.who.int/campaigns/world-antibioticawareness-week/world-antibiotic-awarenessweek-2018 2. European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), Surveillance of Antimicrobial resistance in Europe, 2017 3. http://www.aifa.gov.it/content/antibioticoresistenza-un-rischio-globale-che-richiedestrategie-condivise 4. Asbell PA et al, Antibiotic Resistance Among Ocular Pathogens in the United States Five-Year Results From the Antibiotic Resistance Monitoring in Ocular Microorganisms (ARMOR) Surveillance Study. JAMA Ophthalmol. 2015; 133:1445-54 5. Kowalski RP et al. Is antibiotic resistance a problem in the treatment of ophthalmic infections? Expert Rev. Ophthalmol 2013; 8(2), 119–126 6. ESCRS guidelines for the prevention and treatment of endophthalmitis following cataract surgery: data, dilemmas and conclusion, 2013 7. Behndig A et al. Endophthalmitis prophylaxis in cataract surgery: Overview of current practice patterns in 9 European countries. J Cataract Refract Surg 2013; 39:1421–1431 8. Asbell PA et al, Antibiotic susceptibility of bacterial pathogens isolated from the aqueous and vitreous humor in the Antibiotic Resistance Monitoring in Ocular Microorganisms (ARMOR) surveillance study. J Cataract Refr Surg. 2016; 42:1841-3 9. Grandi G et al, Antibiotic susceptibility: 20 years of experience. The 7th International Conference on Ocular Infections, Barcellona 2015 10. Papa V et al, Ocular flora and their antibiotic susceptibility in patients having cataract surgery in Italy. J Cataract Refract Surg. 2016; 42:1312-1317

Figura 4 - Suscettibilità (%) a vari antibiotici di CoNS multiresistenti isolati dalla flora batterica oculare di pazienti in attesa di intervento di cataratta10 40

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EvEnti CongrEssuali

CONGRESSO AICCER 2019 ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CHIRURGIA DELLA CATARATTA E REFRATTIVA Arrivato alla sua XXII edizione, si è svolto a Milano presso il MiCo dal 14 al 16 marzo 2019. Abbiamo intervistato alcuni dei suoi protagonisti, raccogliendo per voi informazioni, novità, storie e opinioni sul mondo della chirurgia della cataratta e refrattiva.

Se vuoi vedere altri video collegati al sito:

www.eyeseenews.it e clicca per sentire l’opinione dei nostri esperti

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AICCER IN COSTANTE RINNOVAMENTO Paolo Vinciguerra, Presidente AICCER, presenta le nuove iniziative della società e del congresso, tra cui le sessioni chirurgiche re-live, i wet lab e le nuove opzioni interattive del sito. Ricapitola inoltre le novità scientifiche e tecnologiche presentate dai relatori.

L’AICCER PER LE MISSIONI UMANITARIE L’AICCER rinnova e moltiplica il proprio impegno nelle missioni umanitarie organizzando l’invio di strumenti e di persone per far fronte ai bisogni delle aree disagiate. Vincenzo Orfeo, Segretario e Tesoriere, invita gli oculisti a dare il proprio contributo personale a questo progetto.

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NESSUNA LENTE VA BENE PER TUTTI Le superfici asferiche sono entrate nella pratica comune, ma sono davvero lenti per tutti? Alessandro Franchini risponde a questo quesito, segnalando l’importanza di un approccio personalizzato anche nella scelta di queste lenti.

UNA PROMETTENTE OPZIONE ADD-ON Alessandro Mularoni presenta i risultati preliminari dello studio europeo sulla IOL trifocale Sulcoflex di Rayner, un’interessante tecnologia add-on da impianto nel solco ciliare per la correzione della presbiopia pseudofachica.

L’ALTO LIVELLO DI STANDARDIZZAZIONE DELLA CHIRURGIA REFRATTIVA CORNEALE La chirurgia refrattiva corneale sembra passata in secondo piano, a giudicare dall’elevatissima percentuale di relazioni dedicate agli interventi di cataratta con impianto di IOL. Tuttavia, questa sproporzione riflette non una perdita di terreno, ma il raggiungimento di un livello qualitativo così elevato da consentire pochi ulteriori passi avanti, spiega Ugo Cimberle.

VANTAGGI DEL LASER A FEMTOSECONDI Il laser a femtosecondi è ormai una tecnologia consolidata e diffusa. Daniele Tognetto, Segretario Scientifico di AICCER, parla dei vantaggi dell’uso del laser femto nella chirurgia della cataratta, soprattutto nei casi più complessi.

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EvEnti CongrEssuali

LE LENTI FACHICHE DA CAMERA ANTERIORE Le lenti fachiche da camera anteriore sono ancora una valida opzione per la correzione di miopie elevate. Simonetta Morselli ci parla della sua esperienza.

L’IMPORTANZA DELLA SUPERFICIE Pasquale Aragona parla dell’importante ruolo della superficie oculare nell’ottimizzazione dei risultati visivi della chirurgia della cataratta, soprattutto con lenti premium.

UN NUOVO INDICE DI VALUTAZIONE DEL CHERATOCONO Riccardo Vinciguerra parla in questo video dei risultati di uno studio internazionale sul Corvis Biomechanical Index (CBI) in pazienti con cheratocono unilaterale.

ANTIBIOTICO-RESISTENZA, UN’EMERGENZA GLOBALE Il congresso AICCER ha dato largo spazio al problema dell’antibiotico-resistenza, particolarmente grave e sentito nel nostro paese. Fabrizio Camesasca parla in questo video delle strategie utili a far fronte a questa emergenza in oculistica.

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Testo di Vittorio Picardo

LUNCH SYMPOSIUM MEDIVIS IN OCCASIONE DI AICCER 2019…PER CHI NON C’ERA

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Durante l’ultimo convegno AICCER, si è svolto un Lunch Symposium a cura di Medivis che ha visto come protagonisti il Dottor Sergio Mangiafico di Medivis e il Professor Maurizio Rolando, responsabile del Centro per la Superficie Oculare dell’ISPRE OFTALMICA di Genova. “Il Bello di Stare Insieme”. Non solo un convivio, ma anche un modo di puntualizzare come alcuni aspetti di biochimica e tecnologia industriale bene si sposano alla pratica clinica dell’Oculista ogni giorno. Approfittando della sua cortesia, abbiamo rivolto alcune domande al Dottor Mangiafico, Marketing & Sales Director di Medivis.

Dott. Sergio Mangiafico, Marketing & Sales Director di Medivis

Dottor Mangiafico, quali sono i principali meccanismi di protezione oculare? Tutte le volte che viene instillato un collirio, l’occhio mette in atto una serie di meccanismi di protezione che non permettono al farmaco di raggiungere il sito d’azione a concentrazioni adeguate. La biodisponibilità del farmaco può essere infatti, modificata da vari fattori: lacrimazione, ammiccamento riflesso, assorbimento congiuntivale, metabolismo e penetrazione corneale.

Il film lacrimale è sicuramente la prima barriera di difesa e protezione del nostro occhio. Perché la maggior parte delle cosiddette “lacrime artificiali” adopera acido ialuronico?

Perché l’acido ialuronico è l’unico polimero che riesce, per la sua struttura ad elica, ad adattarsi ai diversi strati della cornea; si scioglie nella componente lipidica attraverso la sua parte idrofoba e nella componente acquosa attraverso la sua parte idrofila; garantendo quindi protezione e idratazione.

Per quale motivo raffinate ricerche di biotecnologia industriale vi hanno indotto a utilizzare acido ialuronico come “drug delivery system”? Perché, per quanto detto prima, la natura del polimero permette di fungere da carrier “veicolando” il principio attivo attraverso ogni strato corneale rendendolo quindi più efficace e più tollerato. A quali altre molecole o principi attivi, oltre all’Idrocortisone, è possibile abbinare il vostro acido ialuronico? Grazie ad una piattaforma nanotecnologica sviluppata da Medivis, sarà possibile abbinarlo a tutte le molecole di difficile solubilizzazione, di difficile penetrazione corneale o che per la loro stessa natura sono poco tollerate. Avete in progetto per il prossimo futuro nuovi prodotti provenienti dalle vostre strutture di ricerca?

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Eventi Congressuali

Il sistema superficie oculare è una realtà multifunzionale, si parla infatti più specificamente di Unità Funzionale, intendendo un sistema integrato che comprende ghiandole lacrimali, superficie oculare, palpebre e nervi.

Prof. Maurizio Rolando, Professore associato di Oftalmologia dell’Università di Genova

Certo, sfruttando la nostra piattaforma nanotecnologica formata da Ciclodestrine e Acido Ialuronico porteremo sul mercato numerose molecole, alcune già presenti sul mercato e altre completamente nuove. Siamo molto orgogliosi-curiosi di dare nel prossimo futuro all’oculista italiano soluzioni nuove, alternative, innovative.

Le alterazioni indotte sulla superficie oculare anche da mutevoli condizioni ambientali alterano la stabilità della superficie oculare, minandone lo stato di benessere? Il rischio di sviluppare “occhio secco” è fortemente influenzato dall’ambiente, includendo sia condizioni fisiologiche dell’individuo che condizioni ambientali esterne. In entrambi i casi esiste il rischio di un’alterazione della funzionalità lacrimale, di una perdita dell’equilibrio del sistema superficie oculare che induce le cellule epiteliali a produrre cortisolo per ripristinare l’omeostasi.

Durante il Simposio organizzato da Medivis, abbiamo parlato anche con il Prof. Maurizio Rolando, Professore associato di Oftalmologia dell’Università di Genova, che non ha esitato a mettere a disposizione la sua grande e riconosciuta esperienza nel campo dell’occhio secco. Il “sistema superficie oculare” è una realtà multifunzionale e multifattoriale? 46

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Un film lacrimale stabile che non abbia alterazioni dovute a evaporazione, ad esempio, è importante per la buona salute della superficie oculare? Certamente. L’aumentata evaporazione porta all’iperosmolarità che è considerato il meccanismo centrale che sta alla base dell’infiammazione della superficie oculare, del danno e dei sintomi dell’occhio secco. Cosa succede alla superficie oculare in presenza di una disfunzione lacrimale? Un flusso lacrimale ridotto, derivante da ridotta produzione lacrimale e/o da un aumento dell’evaporazione dal film lacrimale determina iperosmolarità. L’iperosmolarità stimola una cascata infiammatoria con produzione di citochine infiammatorie che porta alla morte delle cellule epiteliali e all’infiammazione cronica.

Perché i prodotti con un principio attivo veicolato da acido ialuronico sono molto efficaci? Perché l’acido ialuronico è l’unico polimero che per le sue caratteri-

stiche mima perfettamente il film lacrimale. È infatti l’unico polimero viscoelastico e non viscoso. Inoltre per la sua capacità di permanere sulla superficie oculare funziona molto bene come “carrier” di sostanze utili per la superficie oculare. Perché nella sindrome dell’occhio secco è importante interrompere la risposta flogistica? Perché il circolo vizioso del dry eye ha come comune denominatore l’infiammazione. È solo interrompendo la cascata infiammatoria che si può ripristinare l’equilibrio della superficie oculare.

sindrome, in quanto è una molecola endogena, fisiologicamente prodotta dalle cellule epiteliali per evitare risposte infiammatorie eccessive, è inoltre poco capace di aumentare la pressione oculare ed ha pertanto un elevato profilo di sicurezza. Abbinato all’acido ialuronico l’idrocortisone si rende maggiormente efficace e più tollerato dalla superficie oculare.

NORMAL

Perché lei sottolinea l’efficacia dei trattamenti cortisonici nella sindrome dell’occhio secco? Perché il dry eye è classificato come patologia infiammatoria. Pertanto richiede l’impiego di una terapia farmacologica ad attività antinfiammatoria come i cortisonici. Tra tutte le molecole cortisoniche l’idrocortisone è quella maggiormente indicata in questa

Grazie al Professor Rolando e al Dr. Mangiafico per aver offerto ai lettori di EyeSee l’opportunità di acquisire nuove e preziose informazioni sulle problematiche dell’occhio secco sia in senso di tecnologia industriale che di clinica ed esperienza professionale. 47

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DAL MONDO DELL’OTTICA - TECNOLOGIE DI PRODUZIONE PRESCRIZIONE E LENTI PROGRESSIVE Servizio Informazione Scientifica Rodenstock Affinché i portatori di lenti progressive si possano adattare con facilità è necessaria una corretta prescrizione ottica e naturalmente una selezione personalizzata delle lenti oftalmiche, un’adeguata scelta della montatura su cui adattarle e una perfetta centratura. Per quanto riguarda le lenti oftalmiche il nostro catalogo include soluzioni specifiche, ottimizzate, personalizzate o individualizzate, per ciascuna ametropia, stile di vita e qualità della performance visiva. Specifici supporti strumentali di elevata precisione e momenti dedicati di formazione offrono, ai centri ottici nostri partner, le conoscenze e i mezzi per la più professionale gestione tecnica dei prodotti oftalmici. L’articolo si propone di fare chiarezza sul tema “distanza di esame, prescrizione per lontano e prescrizione per vicino”, temi a volte ancora controversi o che fanno riferimento a prodotti di vecchia generazione che imponevano variazioni diottriche oggi non più attuali: il tema verrà pertanto trattato alla luce delle evoluzioni tecnologiche di questo specifico settore di prodotti. Mauro Nocera - Paolo Limoli DISTANZA DI ESAME E PRESCRIZIONE DA LONTANO. Una distanza più prossimale di 6 m induce un’accomodazione pari all’inverso della distanza: a 4 m, ad esempio, è presente un’accomodazione pari a 1/4 = 0.25 D. È pertanto sempre opportuno compensare l’accomodazione indotta dalla distanza di esame attraverso quella che viene definita “prova all’infinito”. Nella pratica clinica si tratta di addizionare, alla prescrizione per lontano determinata in studio, lenti negative a compensazione dell’accomodazione, verificando se all’infinito migliora il Visus: in caso affermativo le lenti negative addizionate dovranno essere incluse nella prescrizione da lontano. Qualora non si dovesse tener conto di quanto sopra, il portatore di lenti progressive potrà avvertire un maggiore disturbo visivo nelle zone periferiche, come se le zone di aberrazione slittassero verso l’alto ed inoltre potrà percepire una minore definizione dei dettagli in visione crepuscolare o notturna.

Con questo semplice accorgimento si può garantire un maggiore comfort visivo nelle diverse condizioni di utilizzo, sia di giorno, sia di notte. DISTANZA DI ESAME E PRESCRIZIONE DA VICINO. Se le prime progressive richiedevano un’ipercorrezione di potere da vicino fino a +0.50 D o l’esecuzione dell’esame a distanze più prossimali, questo non è più vero alla luce delle nuove tecnologie. Alcuni professionisti ancor oggi eseguono di routine la rifrazione da vicino a 33 cm, indipendentemente dalla distanza funzionale: ciò potrebbe comportare un’ipercorrezione e una conseguente serie di problemi tra cui: ● la costrizione a leggere/lavorare a distanze più prossimali ● la riduzione del campo visivo utilizzabile nella visione da vicino ● l’utilizzo di un’area della lente più alta, con un ulteriore restringimento del campo visivo percepito ● una maggiore variazione diottrica (e dell’AC/A) rispetto alla prescrizione in uso. In alcuni casi gli utilizzatori di lenti progressive ipercorrette da vicino si adattano, ma con maggiori difficoltà e scarso comfort, in altri casi non si adattano. Buona parte dei mancati adattamenti è dovuta a prescrizioni con addizioni di 2.75 D o maggiori. L’esame rifrattivo da vicino dovrebbe essere eseguito alla distanza di principale utilizzo (indicandola preferibilmente nella prescrizione), che di norma nelle attività lavorative corrisponde a 40 cm, iniziando da un valore addizionale inferiore alla previsione per poi aumentarlo gradualmente fermandosi alla prima lente che fornisce una facile lettura.

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NEWS DALLE AZIENDE

CITICOLINA IN SOLUZIONE ORALE E GLAUCOMA: AL VIA UN NUOVO TRIAL MULTICENTRICO INTERNAZIONALE SULLA QUALITÀ DI VITA (QOL)

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Il glaucoma rappresenta una patologia subdola durante la quale la progressiva riduzione del campo visivo determina un forte impatto sulla Qualità di Vita (QoL) del paziente. Leggere, guidare, ma anche il solo camminare possono diventare problematici in alcuni di questi pazienti, creando così un disagio accentuato talvolta dalla complessità delle terapie. Preservare la QoL, insieme alla funzione visiva, rappresenta il

goal della terapia del paziente glaucomatoso 1 . La Letteratura su tale argomento, anche se ancora ridotta, dimostra nei pazienti glaucomatosi una stretta correlazione tra riduzione del campo visivo e QoL. In uno studio pubblicato su Ophthalmology (2015) è stato dimostrato come ad ogni decibel di campo visivo perso all’anno (MD) si associ la perdita di 2,9 unità nel punteggio della QoL valutata tramite la somministrazione del questionario NEI-VFQ-25.

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La terapia cardine nel trattamento del glaucoma è la riduzione della pressione intraoculare tramite ipotensivi in collirio, laser o chirurgia. Dati clinici Internazionali evidenziano che il 50% circa dei pazienti ha una progressione del danno campimetrico nonostante il buon controllo pressorio e la stessa European Glaucoma Society (EGS) riconosce la necessità del trattamento Neuroprotettivo da affiancare alla terapia ipotensiva. Una molecola per essere definita Neuroprotettore deve avere: • Un meccanismo d’azione specifico sulle cellule nervose; • Evidenze sperimentali su modelli cellulari e animali; • Evidenze cliniche elettrofunzionali, morfologiche e soprattutto campimetriche; • Indicazione Terapeutica. La Citicolina è un principio attivo con un duplice meccanismo d’azione: strutturale e funzionale (dopaminergico-simile) 2 . Dati clinici pubblicati su Riviste Scientifiche Internazionali suggeriscono come la Citicolina in soluzione orale, ad elevata biodisponibilità 3,4, associata al trattamento ipotensivo, sia in grado di rallentare la velocità di progressione del danno campimetrico 5 . Recentemente, il Mi-

nistero della Salute Italiano ha autorizzato la registrazione di un Alimento a Fini Medici Speciali a base di Citicolina in soluzione orale, Neurotidine ® , con Indicazione Terapeutica Glaucoma ovvero per pazienti glaucomatosi stabilizzati dal punto di vista pressorio ma con progressiva riduzione del campo visivo 6 . Proprio in virtù dell’importanza di preservare la Qualità di Vita del paziente glaucomatoso, delle evidenze ottenute con la Citicolina nel miglioramento di questo parametro in altre patologie, quali ad esempio l’ictus, e dell’indicazione terapeutica per il Glaucoma ottenuta da Neurotidine ®, è partito il Trial Multicentrico Internazionale: “Effetto di Neurotidine ® (Citicolina in soluzione orale) sulla QoL del paziente con glaucoma”. Questo Trial clinico in doppio cieco, cross over vs placebo, coinvolge importanti Opinion Leader del panorama oftalmologico Internazionale: Prof. Luca Rossetti della Clinica Oculistica dell’Ospedale San Paolo (Milano), Prof. Gianluca Manni del Policlinico Tor Vergata (Roma), Dott. Francisco Goni del Centro Tratamiento Integral Glaucoma (Barcellona), Prof. Fotis Topouzis dell’University of Thessaloniki (Grecia), Prof.

ssa Ingeborg Stalmans dell’University Hospitals Leuven (Belgio). Nello studio, coordinato dal Prof. Rossetti e dal Dott. Goni, si valuterà l’entità del miglioramento della QoL a seguito del trattamento con Neurotidine ® .

Bibliografia: 1. European Glaucoma Society, Terminology and Guidelines for Glaucoma, 4th Edition 2. Secades JJ. Revista de Neurologia, 2011;52(Suppl.2) 3. Agut et al. Arzneim-Forsch/ Drug Res 4. Current Therapeutic Research Clinical, and Experimental 5. Ottobelli L, Rossetti L, et al. Citicoline oral solution in glaucoma: is there a role in slowing disease progression? Ophthalmologica 2013;229(4):219-26 6. Nucci C, et al. Neuroprotective agents in the management of glaucoma. Eye 2018;32(5):938-45 51

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News dalle aziende

ALOCROSS GOCCE OCULARI nel citoplasma di Ca2+ dal reticolo citoplasmatico inibendo il conseguente rilascio di istamina e leucotrieni con un chiaro coinvolgimento nei fenomeni allergici.

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L’occhio rosso è uno dei più comuni segni a carattere infiammatorio e può essere legato a patologie anche gravi. Nella maggior parte dei casi, però, si tratta di disturbi benigni di tipo irritativo che si accompagnano sovente ad instabilità del film lacrimale. L’occhio rosso se non trattato tempestivamente ed adeguatamente può tendere alla cronicizzazione come anche l’instabilità lacrimale ad esso associata ALOCROSS è un’associazione tra le proprietà antiinfiammatorie dell’ estratto di Aloe vera e la capacità di stabizzazione prolungata del film lacrimale dell’acido ialuronico cross-linkato 0,2%. L’estratto Aloe vera contiene numerose sostanze farmacologicamente attive capaci di ridurre l’occhio rosso agendo sull’attività di enzimi proinfiammatori (COX2) e riducendo la secrezione di sostanze vasoattive come l’Istamina e l’Ossido Nitrico. Tra le tante sostanze è giusto sottolineare la presenza dell’Alprogen, una glicoproteina attiva nel bloccare l’afflusso

L’acido ialuronico crosslinkato 0,2% ha dimostrato una maggiore resistenza agli agenti chimico fisici, garantendo maggiore stabilità con conseguente mantenimento del peso molecolare e della viscosità nel tempo ed ha evidenziato notevoli vantaggi sulla persistenza a livello dei tessuti corneo-congiuntivali. Inoltre l’acido ialuronico cross-linkato mostra una maggiore resistenza alla ialuronidasi con riduzione del rischio di formazione di frammenti di acido ialuronico a ridotto peso molecolare responsabili di segnali intracellulari pro-infiammatori aspetto questo di notevole rilevanza in caso di occhio rosso. ALOCROSS, quindi, costituisce un approccio sinergico ideale all’occhio rosso utile a controllare l’infiammazione della superficie oculare e per stabilizzare le conseguenti alterazioni del film lacrimale. Campo d’impiego OCCHIO ROSSO ASSOCIATO A: • Congiuntivite allergica • Uso di colliri a base di prostaglandine • Uso cronico di colliri contenenti conservanti • Permanenza in ambienti surriscaldati o climatizzati • Attività prolungata al computer • Guida protratta • Esposizione al vento, uso di ciclomotori • Attività professionali (saldatori, fornai, …) • Difetti refrattivi

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POLIFARMA COMPIE 100 ANNI: È UNA DELLE AZIENDE FARMACEUTICHE PIÙ ANTICHE D’ITALIA Centralità delle persone, continuità manageriale e innovazione digitale, i fattori di successo dell’azienda romana di proprietà della signora Luisa Angelini

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170 dipendenti in Italia, il 35% dei quali under-35, sviluppo sul mercato mondiale e una previsione di crescita del 30%, per un fatturato di circa 55 milioni di euro atteso nel 2019, di cui il 50% destinato a nuovi progetti con un approccio digital oriented: sono i numeri che fotografano la realtà di Polifarma, una delle aziende farmaceutiche più antiche d’Italia, fondata a Roma nel 1919 e da vent’anni sotto la guida della signora Luisa Angelini che ne ha fatto un punto di riferimento nel mercato farmaceutico italiano, grazie a un nuovo modello di business e costanti investimenti a favore dell’innovazione.

Andrea Bracci, Amministratore Delegato Polifarma

Dalla nascita di una piccola azienda locale agli inizi del ‘900, Polifarma è cresciuta puntando sulla qualità e l’eccellenza dei propri prodotti e del capitale umano, uniti a un’informazione scientifica di valore veicolata alla classe medica, che, negli anni, le ha consentito di stringere importanti collaborazioni con multinazionali farmaceutiche per la gestione, il lancio e l’acquisto di nuove molecole. Il vero ‘cambio di marcia’ di questo percorso di crescita lungo un secolo è avvenuto nel 1999 con l’acquisizione di Polifarma da parte del Gruppo Final, società finanziaria fondata dalla signora Luisa Angelini che, forte dell’esperienza maturata nell’impresa

di famiglia, ha dato un nuovo impulso all’organizzazione aziendale, puntando sulle persone che già ne facevano parte e scegliendo di reinvestire la totalità dei profitti generati, nonché supportare l’azienda con ulteriori investimenti su nuovi progetti. Una strategia imprenditoriale che ancora oggi anima la proprietà e il top management, volta a promuovere la crescita del valore dell’azienda e dei posti di lavoro. Un’altra tappa fondamentale della storia di Polifarma si è aperta nel 2008: l’azienda, a seguito di un momento di crisi - con conseguente perdita di oltre il 40% del fatturato - dovuto a scadenze brevettuali e alla perdita di prodotti in licenza in area cardiovascolare, ha avviato un processo di change management che ha coinvolto le risorse umane, l’organizzazione e il modello di business, a cui si è aggiunto un forte investimento in innovazione in ambito digitale. Un cambiamento costruito intorno alle persone e fondato sulla diffusione, a tutti i livelli, di una cultura dell’innovazione come opportunità per gestire la complessità del mercato e di un rinnovato portfolio prodotti, esteso alle aree gastroenterologica, del sistema nervoso centrale e oftalmologica (oggi area di punta, che assorbe il 39% del fatturato totale). 53

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NEWS DALLE AZIENDE

IL DISCOMFORT NEL PORTATORE DI LENTI A CONTATTO

I

I portatori di LAC nel mondo sono circa 40,9 milioni. L’uso prolungato delle stesse porta a discomfort e intolleranza con grave disagio nel soggetto portatore di LAC. La LAC applicata altera il menisco pre- e post-lente, ed entrando in relazione con superficie oculare e film lacrimale, palpebre e cornea, genera un assottigliamento pre- e post-lente, con maggiore evaporazione del film lacrimale. Questo innesca processi fisiopatologici con alterazioni e danni sulla superficie oculare. Le complicanze nel portatore di LAC sono classificate come non-infettive, IPOSSIA CORNEALE, CLARE, CLPC, REAZIONI TOSSICHE E ALLERGICHE, e come infettive, CHERATITI MICROBICHE. I segni e i sintomi riscontrabili nel portatore di LAC sono DRY EYE, IPEREMIA, AUMENTO NELLA FREQUENZA DEL BLINKING, variazioni nel T-BUT e SCHIRMER TEST, DIMINUZIONE DELL’ACUITA’ VISIVA, AUMENTO DEL RISCHIO DI STAINING CORNEALE e DROP-OUT della lente. L’uso di sostituti lacrimali specifici rappresenta l’approccio mirato al benessere del portatore di LAC, migliorando il discomfort e lo stress meccanico. La scelta ottimale deve essere progettata per REIDRATARE LA LAC, RIEQUILIBRARE IL FILM LACRIMALE e LUBRIFICARE LA SUPERFICIE OCULARE. E’ opportuno scegliere un sostituto lacrimale senza conservanti, che potrebbero esacerbare le alterazioni sulla superficie e modificare irreversibilmente la struttura della LAC. Alcuni conservanti vengono assorbiti dai polimeri delle LAC e, rilasciati lentamente, accentuano i fenomeni di tossicità. RESPILAC, il nuovo sostituto lacrimale della linea BIOOS, a base di

LIPIDURE® e HPMC, rappresenta l’approccio specifico per il portatore di LAC. LIPIDURE®, co-polimero di FOSFORILCOLINA E BUTILMETACRILATO, responsabile della BIOCOMPATIBILITA’ con BIOMIMETISMO, presenta elevato potere igroscopico, duplice azione di INTERAZIONE e IDRATAZIONE sulla LAC e sulla SUPERFICIE OCULARE, inoltre REINTEGRA e STABILIZZA IL FILM LACRIMALE, ha un’azione ANTIFOULING, bloccando il deposito di proteine sulla LAC e un’ELEVATA E PROLUNGATA PROTEZIONE CITO-CORNEALE. (Data on file Sooft Italia) L’HPMC, UMETTANTE IDROFILICO, RIDUCE LO STRESS MECCANICO da LAC, IN SINERGIA CON IL LIPIDURE. RESPILAC, in sistema OSD, SENZA CONSERVANTI, esplica un EFFETTO BIOPROTETTIVO, di IDRATAZIONE e COMFORT PROLUNGATI, in sicurezza PRIMA e DURANTE L’UTILIZZO DELLE LAC, fino a 4 ore.

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Cod. 045P-B0519 FGE S.r.l.-Reg. Rivelle 7/F - 14050 Moasca (AT) - Redazione: via Petitti, 16 - 20149 Milano - Anno I - N. 2/2019 - Trimestrale

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