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ANNO II
/2020
RIVISTA SCIENTIFICA E DI INFORMAZIONE OFTALMOLOGICA
COVER TOPIC:
IL NUOVO PARADIGMA
Intelligenza artificiale, deep learning e il percorso verso un nuovo standard nella medicina INNOVAZIONI Oftalmologia a casa
RIFLETTORI SULL’ESPERTO
A tu per tu con Lucio Buratto
FRANGAR NON FLECTAR FBOV e l’emergenza COVID-19
FGE S.r.l.-Reg. Rivelle 7/F - 14050 Moasca (AT) - Redazione: via Petitti, 16 - 20149 Milano - Anno II - N. 4/2020 - Trimestrale
Blefarette Baby è un dispositivo medico
. Cod. B_Adv1 - Materiale riservato ai medici. Vietata la distribuzione e l’esposizione al pubblico. PROPRIETÀ ESCLUSIVA POLIFARMA SPA.
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Sommario Redazione Timothy Norris Laura Gaspari, MA redazione@eyeseenews.it www.eyeseenews.it Pubblicità commerciale@fgeditore.it tel 01411706694 Direttore responsabile Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it Grafica e impaginazione Cristiano Guenzi Coordinamento scientifico Vittorio Picardo, MD Hanno collaborato a questo numero: Lucio Buratto, MD Luca Buzzonetti, MD Massimo Camellin, MD Natalie di Geronimo, MD Michele Fortunato, MD Claudio Iacobucci, MD Leonardo Mastropasqua, MD Gerrit Melles, MD, PhD Jodhbir S. Mehta, MD, PhD Vincenzo Orfeo, MD Vittorio Picardo, MD Matteo Piovella, MD Diego Ponzin, MD Jelena Potićć, MD, PhD Daniel Ting, MD, PhD Pasquale Troiano, MD
Editore FGE srl – Fabiano Gruppo Editoriale Redazione: Via Petitti, 16 – Milano Sede legale: Regione Rivelle, 7 14050 Moasca(AT) Tel 0141/1706694 Fax 0141/856013 Registrazione presso il Tribunale di Asti n. 1/2020 del 05/02/2020 Copia omaggio
2 Editoriale 4 Cover Topic
IL NUOVO PARADIGMA
10 Riflettori sull’Esperto
VIAGGIARE, INNOVARE, CONOSCERE
14 Largo ai Giovani
UNA CORSA AD OSTACOLI
18 Casi da Incubo
LA PAZIENZA È LA VIRTÙ DEI FORTI
20 Innovazioni
L’OFTALMOLOGIA A CASA
24 Approfondimenti
FRANGAR, NON FLECTAR
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News
OFTALMOLOGIA E PANDEMIA: LE SOLUZIONI A EURETINA 2020
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RE-SOLVE: LA STRATEGIA DI SANTEN EMEA CONTRO L’ANTIBIOTICO RESISTENZA
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LA TERAPIA GENICA APRE A NUOVI ORIZZONTI NELLA RIGENERAZIONE DEL NERVO OTTICO
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I PAZIENTI CHE INDOSSANO MASCHERINE DURANTE LE INIEZIONI INTRAVITREALI POTREBBERO ESSERE A RISCHIO DI ENDOFTALMITI
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UN PASSO PER COMBATTERE L’ANTIOBIOTICO RESISTENZA: SANTEN ITALY ANNUNCIA LA COMMERCIALIZZAZIONE DI DUCRESSA®
38 Tecniche Chirurgiche SLAK, IL MEGLIO DI DUE MONDI
40 Eventi Congressuali 42 Dal Mondo dell’Ottica 44 News dalle Aziende 1
Editoriale
IL COVID-19 NON FERMA LA FORMAZIONE E L’INFORMAZIONE IN OFTALMOLOGIA
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di Vittorio Picardo
Tutte le interviste contenute in questo numero sono consultabili collegandosi al sito:
www.eyeseenews.it 2
La vita frenetica che fino a quasi un anno fa conducevamo non esiste più. I tempi si sono allungati, le giornate forse un po’ intristite, e tutto ciò che era normalità, come lavorare, uscire, studiare, è diventato più complicato. Il SARS-CoV-2, un piccolo virus, sta condizionando la vita e il tempo di tutti noi. Per spezzare questo grigiore, EyeSee irrompe ancora una volta sulle nostre scrivanie e nei nostri computer, per offrire un arcobaleno di informazioni, notizie, aggiornamenti, utili a noi tutti per confrontare e valutare ciò che ci accade intorno. Per questo numero, la Redazione si è interessata al significato e all’utilizzo della intelligenza artificiale in oftalmologia, intervistando due ricercatori di Singapore, Daniel Ting e Jod Mehta, che da tempo lavorano in questo campo, rispettivamente per applicazioni sulla retina e sulla cornea, dove hanno ottenuto importanti risultati. L’intelligenza artificiale è una realtà e un’opportunità per l’uomo di oggi, o forse un rischio ed un avversario, se dovesse sfuggirne il controllo, finendo per assimilare, comandare e gestire il nostro tempo e la nostra realtà umana. Tuttavia, le applicazioni di queste ricerche hanno comunque una ricaduta importantissima sull’avanzamento della nostra professione, che non è possibile né tralasciare, né trascurare. Siamo sicuri che ne sarà affascinato anche il lettore. Le nuove tecnologie si stanno sviluppando anche nell’ambito della diagnostica da remoto, e in queste pagine vi faremo conoscere il
prototipo messo a punto da Gerrit Melles del NIIOS di Rotterdam per un dispositivo portatile multi-diagnostico che il paziente potrà indossare come un occhiale, utilissimo per controllare periodicamente la salute generale del proprio apparato visivo. I nostri occhi sono proiettati verso il futuro. Tra le pagine di EyeSee raccontiamo la storia professionale di una giovane collega di Belgrado, Jelena Potić , il suo percorso di formazione in chirurgia vitreoretinica, e quanto è arduo essere una donna in un ambiente a forte predominanza maschile. Questa storia diventa un incoraggiamento a colleghe e colleghi in formazione a non demordere, a continuare a lottare e a non essere contagiati dal virus della negatività. EyeSee non dimentica mai di ricordare un pezzo di storia dell'oftalmologia italiana: ecco così l’intervista a Lucio Buratto, specialista di chirurgia della cataratta e refrattiva, in cui si ripercorre con le sue parole una carriera brillante, prestigiosa, segnata dalla costante innovazione, tra viaggi, congressi, pubblicazioni. Una figura, quella di Buratto, che ha segnato la formazione professionale di moltissimi chirurghi della cataratta e refrattiva in Italia e nel mondo. La pandemia da COVID-19 ha prodotto ricadute sull’organizzazione del lavoro e sulla gestione delle attività assistenziali che, sebbene rigidamente scandite da procedure e protocolli di sicurezza, non riescono ad eliminare lo stato di apprensione e paura di contrarre il virus. Diego Ponzin, Direttore della Fondazione Banca degli Occhi
Se ci muoviamo compatti in questo particolare momento, l’oftalmologia italiana ed internazionale potrà progredire verso nuovi traguardi e successi Vittorio Picardo
del Veneto, ha condiviso con noi come, nelle attività di trapianto di cornea, il COVID-19 è entrato a gamba tesa, condizionando i pazienti, le loro famiglie, ma anche gli stessi specialisti. La sfida tuttavia è stata raccolta e affrontata con prontezza e spirito di adattamento, anche da parte delle banche degli occhi in tutta Italia. EyeSee è anche un giornale dal risvolto pratico, con della buona informazione sul nostro presente. Come sempre, il nostro Caso da Incubo, offerto da Massimo Camellin, ci insegna che difficoltà, imprevisti e situazioni anche molto preoccupanti si possono risolvere brillantemente rimanendo calmi e concentrati sul nostro obiettivo. Camellin lo fa presentandoci un caso di perdita di suzione in una SMILE, operazione apparentemente semplice e veloce, ma le cui complicanze vanno risolte con pazienza e professionalità. Nel rac-
contarcelo ci trasferisce momento per momento i pensieri e le emozioni di quella esperienza difficile e imprevista. Leonardo Mastropasqua, per la sezione di tecniche chirurgiche, ci proietta nel mondo della tecnologia più avanzata che cerca di utilizzare tutto ciò che possa provenire dai tessuti oculari, illustrando una nuova procedura per il cheratocono, la Stromal Lenticule Addition Keratoplasty (SLAK). Questo e molto altro nelle nostre pagine. Infine, un pensiero di speranza: uniti vinceremo la pandemia da COVID-19. Parallelamente, se ci muoviamo compatti in questo particolare momento, utilizzando i differenti strumenti di formazione ed informazione a disposizione, l’oftalmologia, italiana ed internazionale, potrà progredire verso nuovi traguardi e successi. 3
Cover Topic
IL NUOVO PARADIGMA Intelligenza Artificiale, tecnologia Deep Learning e il percorso verso un nuovo standard nella medicina del futuro
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Intervista a Daniel Ting e Jod S Mehta, Singapore National Eye Center (SNEC), Singapore
Jodbhir S Mehta, Professore Emerito alla Duke-NUS GMS e Direttore del Corneal Service Singapore National Eye Center
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Tra le sfide, i rapidi cambiamenti sociali e tecnologici e un’emergenza sanitaria di grosse proporzioni come la pandemia da SARS-CoV-2, il secondo decennio del ventunesimo secolo si è subito presentato come un’era differente rispetto alle altre: complesso, caotico, ma anche portatore di grosse innovazioni tecnologiche e scientifiche, in particolare nel campo della medicina e della farmacologia. “Mai sprecare una buona crisi, diceva Winston Churchill”. A ricordare queste parole è Daniel Ting, professore e ricercatore, esperto di retina ed attivo nello sviluppo e nella ricerca di nuove soluzioni mediche nel campo dell’intelligenza artificiale e deep learning machines. “Siamo alle porte di un nuovo cambio
di paradigma nel modo in cui consideriamo la medicina, dalla pratica clinica all’intero sistema sanitario, fino ad arrivare alla ricerca”, spiega Ting. “In una situazione come questa, stiamo vedendo a livello internazionale un diverso approccio per quanto riguarda la riallocazione di risorse e finanziamenti, e un potenziale innalzamento degli standard medici rispetto a quelli dell’epoca pre-COVID. Un cambiamento che vedrà l’Intelligenza Artificiale ricoprire un ruolo cardine”, aggiunge. Daniel Ting, MBBS (Hons), BSciMed, MMed (Ophth), FAMS, PhD (UWA) è Ricercatore alla SingHealth DukeNUS Ophthalmology & Visual Sciences Academic Clinical Programme, progetto del Singapore National Eye Center. È inoltre il capo del reparto IA e Innovazione Digitale del SNEC e co-inventore di un sistema di deep learning per la rilevazione di patologie retiniche. “Il concetto di Intelligenza Artificiale non è una novità: già negli anni ‘50, Arthur Samuel affermava che nel machine learning il computer deve avere l’abilità di apprendere qualcosa senza esplicita programmazione. Il deep learning è diventato realtà nel 2010 e da allora ha risvegliato in ogni campo un incredibile e rinnovato interesse”, spiega Ting. “Ciò che trovo più interessante è la capacità dell’intelligenza artificiale di prevedere l’insorgenza di una patologia”, spiega Jod S Mehta. “È possibile predire la progressione di una patologia partendo da un profilo di base e aggiungendo al programma informazioni genetiche, diagnostiche e così via. Avere la possibilità di prevedere l’efficacia di una terapia è uno strumento
di Timothy Norris
Il deep learning è diventato realtà nel 2010 e da allora ha risvegliato in ogni campo un incredibile e rinnovato interesse
Daniel Ting
inestimabile per un clinico, e stiamo parlando di un grado di precisione che fa invidia ai migliori medici specialisti al mondo”, aggiunge. “Per certe patologie abbiamo la capacità di dare una previsione a sei mesi, a volte un anno. Con l’IA potremo fare previsioni fino a cinque o dieci anni”, afferma Mehta. Jodhbir Singh Mehta, BSc, MBBS, FRCOphth, FRCS(Ed), FAMS, PhD (UK) è Professore Emerito alla DukeNUS GMS e Direttore del Corneal Service Singapore National Eye Center (SNEC), dirige inoltre il Tissue Engineering and Stem Cell Group al Singapore Eye Research Institute. Collabora insieme a Daniel Ting al Dipartimento IA del SNEC di Singapore. SEGMENTO POSTERIORE E SEGMENTO ANTERIORE, NESSUNO ESCLUSO “L’intelligenza artificiale può davvero contribuire a spingere oltre i limiti la conoscenza medica e chirurgica verso l’ottenimento di risultati notevoli per il paziente” spiega Ting. “Questo per quanto riguarda tutto il settore della retina. Ad esempio, il deep learning è stato utilizzato per predire la conversione dell’AMD atrofica all’AMD essudativa nell’occhio adelfo di pazienti con AMD neovascolare. Inoltre, molti gruppi IA hanno sfruttato la potenza di calcolo del deep learning per fornire una prognosi alle patologie retiniche dei pazienti” aggiunge. Nel settore del segmento posteriore, il progresso nello sviluppo di tecnologie IA è ad una fase già avanzata. “Da più di cinque anni la mia squadra sta spendendo molte energie nel costruire i classification task,
Daniel Ting, Ricercatore alla SingHealth Duke-NUS Ophthalmology & Visual Sciences Academic Clinical Programme, progetto del Singapore National Eye Center.
raccogliendo ingenti quantitativi di imaging e di fotografie del fondo. Il nostro obiettivo è quello di incorporare l’intelligenza artificiale e il deep learning a tutti i livelli di assistenza sanitaria per massimizzare il grado di personalizzazione. Questo è un progetto che potrebbe rivoluzionare la medicina per i prossimi 5-10 anni. Molti gruppi si sono focalizzati nel classification task e nel segmentation task prima di noi, noi ci stiamo muovendo verso il segmento inferenziale, che combina classificazione, segmentazione e predizione. Questo può potenzialmente rivoluzionare la pratica medica”, afferma Ting. Assieme a trenta collaboratori di livello internazionale, il Singapore National Eye Center ha sviluppato un sistema deep learning per la diagno-
si della retinopatia diabetica. “Usando quasi mezzo milione di immagini della retina con tre condizioni vincolanti, ossia la retinopatia diabetica, il sospetto glaucoma e la degenerazione maculare senile, il sistema deep learning, chiamato SELENA, ha dimostrato di avere un outcome comparabile agli esaminatori umani”, spiega Ting. “Ha anche dimostrato un ottimo rapporto costo-efficienza tanto da essere utilizzato nel SiDRP, il programma di screening nazionale per la retinopatia diabetica”, aggiunge. La sezione del segmento anteriore dell’occhio è ancora in una fase prematura nello sviluppo di tecnologie IA, questo a causa di una diffusa carenza di imaging. Ci sono tuttavia notevoli potenzialità
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Cover Topic
nell’uso dell’intelligenza artificiale. “L’intervento di cataratta moderno è già stato perfezionato decine di anni fa, e si è completamente standardizzato. Oggi però ci sono molteplici opportunità per quanto riguarda la scelta delle IOL e le loro caratteristiche refrattive”, spiega Mehta. “Grazie all’IA è possibile migliorare enormemente la biometria, scegliere la lente più adatta e più sensibilmente personalizzata, trovare il perfetto posizionamento e adattarsi a diverse tipologie di occhio a seconda del sesso o dell’etnia del paziente”, aggiunge. “Tuttavia, siamo globalmente molto indietro rispetto agli sviluppi dell’IA nel settore del segmento posteriore. Questo è perché la maggior parte dello sviluppo dipende dalla quantità di imaging disponibile in letteratura che, nel caso del segmento anteriore, è decisamente molto meno ridotta rispetto al corrispettivo segmento posteriore”, spiega Mehta. “Non è un caso che le specialità estremamente ricche di diagnostica ed imaging, come ad esempio la radiologia, siano ad un punto molto avanzato dello sviluppo”, aggiunge.
UN IMPEGNO PER AMORE DEL ‘COST EFFECTIVENESS’ Secondo Mehta, tra le innumerevoli potenzialità dell’intelligenza artificiale figura senza dubbio la ricerca farmaceutica. “Questa stessa tecnologia può essere utilizzata nello sviluppo di nuovi farmaci. Ho avuto per un po’ un dottorando che stava lavorando al progetto di sviluppo di un farmaco per una patologia che causa il deposito di proteine all’interno della cornea. Il processo consisteva nel raccogliere le analisi della proteina mutata difettosa e compararla con le library che contengono
library perché è il computer stesso che compara tutte le possibili combinazioni delle varie sequenze peptidiche con le diverse proteine mutanti, comprese quelle più complesse”, afferma Mehta. “È facile immaginare quanto tempo si possa effettivamente risparmiare con l’intelligenza artificiale e quanto la ricerca farmacologica beneficerà di questa nuova tecnologia”, aggiunge. Secondo Ting l’implementazione di nuove tecnologie deep learning ha grandi potenzialità nel rapporto tra costi e benefici. “Oggi allo sviluppo dell’IA ci si applica non solo perché come concetto è ‘attraente’, ma perché può essere ‘cost-effective’ sia per il paziente che per le istituzioni governative. Il nostro team è al momento impegnato nello sviluppo di un’intelligenza artificiale spiegabile, o XAI, per sbrogliare i problemi legati al dilemma della ‘black box’. Tutti questi elementi puntano ad aumentare la versatilità e la precisione della macchina rispetto ai, e sulla base dei processi decisionali di uno specialista” spiega Ting. “Per far capire l’entità è stato pubblicato su Nature Medicine uno studio condotto da Google e dal Moorfields Eye Hospital due anni fa, nel quale l’IA è stata messa in competizione con otto specialisti di retina e quattro optometristi per la valutazione di immagini diagnostiche, e questa si è assestata pari merito ai due migliori specialisti di retina, con un distacco netto rispetto agli altri partecipanti”, osserva. “Stiamo parlando ancora di un’IA di due anni fa, una tecnologia che è tuttora in evoluzione”, spiega Ting. Per quanto queste performance siano impressionanti, lo sviluppo dell’inJod S Mehta telligenza artificiale punta a creare una tecnologia atta a migliorare le prestazioni dello specialista, non a soppiantare la sua figura. “C’è sempre quella paura delle macchine, che possano sostituire la tua posizione professionale, un po’ come è successo durante la rivoluzione industriale”, osserva Mehta. “C’è il timore che un software possa por-
Grazie all’IA è possibile migliorare enormemente la biometria, scegliere la lente più adatta e più sensibilmente personalizzata, trovare il perfetto posizionamento e adattarsi a diverse tipologie di occhio
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decine di migliaia di sequenze peptidiche per trovare il peptide corrispondente”, spiega. “Una volta selezionata la sequenza peptidica, essa viene validata tramite risonanza magnetica nucleare, e l’intero processo può davvero portare via anni di lavoro. Ora, usando l’IA si può tagliare il periodo di controllo delle
Oggi allo sviluppo dell’IA ci si applica non solo perché come concetto è ‘attraente’, ma perché può essere ‘cost-effective’ sia per il paziente che per le istituzioni governative
Daniel Ting
tarti via il posto da oftalmologo, ma non è così. L’intelligenza artificiale si affermerà come un supplemento per il clinico, non un suo sostituto e questo è un concetto che deve essere trasmesso a tutti. Semmai sarà necessario per lo specialista apprendere il funzionamento di un nuovo software”, aggiunge. “Vale per tutti i campi, non solo per la medicina”, aggiunge Ting. “Stiamo parlando di un potenziamento delle prestazioni lavorative e stiamo già vedendo tutto il personale medico e sanitario essere molto ricettivo a tutto ciò. Si può quindi dire che questa tecnologia non rimpiazzerà l’uomo in sé, ma come ogni innovazione fino ad oggi creata l’IA soppianterà chi non si adatta al nuovo paradigma”. INTELLIGENZA ARTIFICIALE, HOME MONITORING E TELEMEDICINA Le applicazioni dell’intelligenza artificiale nel campo dell’oftalmologia sono molteplici e diramate. Una del-
La sede del Singapore National Eye Center
le maggiori e più incisive applicazioni è rivolta ad un settore oggi in rapida crescita. “Oggigiorno stiamo incoraggiando i pazienti ad impegnarsi nell’home monitoring, che fa parte di quella rivoluzione sanitaria che è tuttora in atto, e anche in questo frangente l’IA può giocare un ruolo fondamentale per un suo ulteriore sviluppo”, spiega Ting. “La spinta alla telemedicina si può considerare una reazione positiva alla sfida del COVID-19”, spiega Mehta. “Tuttavia è già da un po’ che l’home monitoring è entrato nelle nostre case, in modi anche inaspettati: un orologio che ti misura la pressione e il battito cardiaco si può ottenere facilmente, ed è alla portata di tutti. Lo acquistiamo perché vogliamo tenerci sani ed in forma ed è lo stesso concetto base dell’home monitoring. Il bello è che tutto questo esiste, ma siamo solo all’alba della sua era”. “È solo questione di tempo prima che intelligenza artificiale, home monitoring, realtà aumentata e realtà vir-
tuale inizino a combinarsi assieme”, spiega Ting. “La trasmissione dei dati e la potenza di calcolo sono spesso essenziali per il successo dello sviluppo di una IA. Stiamo entrando nell’era del 5G, del 6G e potenzialmente del supercomputing quantistico: un potenziale grandioso per lo sviluppo di tecnologie deep learning più avanzate, e si sta realizzando un sogno che grandi menti come Geoffrey Hinton avevano previsto”, afferma Ting. “Tutta la branca della telemedicina non è un’invenzione di ieri, ma è oggi che ne abbiamo assolutamente più bisogno”, osserva Mehta, “e dovrà diventare un gold standard specialmente per i Paesi in via di sviluppo. C’è una grande potenzialità in questi Paesi: una quantità enorme di dati da raccogliere e la possibilità di effettuare procedure diagnostiche con un semplice scatto da un cellulare, con una IA che può velocemente dire se il paziente necessita o no di presentarsi in ospedale. Tutto questo senza avere la necessità di mandare personale sul campo, eccetto il minimo indispensabile che viene addestrato alle semplici operazioni preliminari”, conclude Mehta. “In questi ultimi anni, complice anche la pandemia di COVID-19, si sta creando un nuovo paradigma nel modo di pensare e agire nella nostra pratica clinica e nella ricerca. Siamo tutti nella necessità di essere più ricettivi verso le tecnologie digitali come l’Intelligenza Artificiale in campo medico e sanitario”, afferma Ting. “Dobbiamo incoraggiare l’attuale e la prossima generazione di medici, specialisti e personale sanitario ad abbracciare queste tecnologie, perché sono certo che saranno la chiave per lanciare la medicina e la sanità verso nuovi orizzonti”, conclude. 7
RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DELMEDICINALE KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione KETOFTIL 0,5 mg/g gel oftalmico. 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione 1 ml contengono 0,69 mg di ketotifene fumarato, pari a 0,5 mg di ketotifene. Ketoftil 0.5 mg/g gel oftalmico 1 g contengono 0,69 mg di ketotifene fumarato, pari a 0,5 mg di ketotifene. Eccipiente con effetti noti Il flacone multidose e il gel oculare contengono benzalconio cloruro. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Collirio, soluzione (contenitore multidose) Collirio, soluzione (contenitori monodose) Gel oftalmico 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Congiuntiviti e cheratocongiuntiviti acute e croniche di natura allergica (primaverili, atopiche ed altre). 4.2 Posologia e modo di somministrazione. Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione: 1 goccia nel sacco congiuntivale 2 o più volte al dì, secondo prescrizione medica. Ketoftil 0,5 mg/g gel oftalmico: 1 goccia nel sacco congiuntivale 2 volte al dì. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità al ketotifene o ad uno qualsiasi degli eccipienti del prodotto o sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico. Generalmente controindicato in gravidanza (v. paragrafo 4.6). 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego Ketoftil collirio, soluzione (contenitore multidose) e Ketoftil gel Le formulazioni di Ketoftil collirio multidose e Ketoftil gel contengono benzalconio cloruro come conservante che può depositarsi sulle lenti a contatto morbide; pertanto Ketoftil non deve essere usato se il paziente indossa questo tipo di lenti. Le lenti devono essere rimosse prima dell’applicazione ed è necessario attendere 15 minuti prima di rimetterle. I prodotti contenenti benzalconio cloruro come conservante possono decolorare le lenti a contatto morbide. Il benzalconio cloruro può causare irritazione oculare, occhio secco, alterazione del film e della superficie corneali. Da usare con cautela nei pazienti con occhio secco e con compromissione della cornea. I pazienti devono essere monitorati in caso di uso prolungato. Ketoftil, nelle sue diverse forme farmaceutiche, può determinare al momento dell’applicazione un leggero e fugace bruciore. Ketoftil gel oftalmico, per la natura dei suoi eccipienti, può causare al momento dell’applicazione un lieve e transitorio offuscamento visivo. Ketoftil collirio, soluzione e gel Nessuna particolare avvertenza. 4.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione Se Ketoftil viene utilizzato in concomitanza con altri medicamenti oculari, è necessario far intercorrere almeno 5 minuti tra un’applicazione e l’altra. La somministrazione orale di ketotifene può potenziare gli effetti dei medicinali depressivi sul SNC,degli antistaminici e dell’alcool. Anche se questi fenomeni non sono stati osservati con Ketoftil, la possibilità di tali effetti non può essere esclusa. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Gravidanza Non sono disponibili dati sull’uso di ketotifene in gravidanza. Studi su animali con dosi orali tossiche hanno mostrato un incremento della mortalità pre- e postnatale, ma non hanno evidenziato effetti teratogeni. I livelli sistemici di ketotifene dopo l’applicazione oftalmica sono molto più bassi di quelli raggiunti dopo somministrazione orale. Si dovrebbe comunque usare cautela nel prescrivere questo medicinale a donne in gravidanza. Allattamento Anche se i dati di studi su animali dopo somministrazione orale dimostrano l’escrezione del principio attivo nel latte materno, è improbabile che la somministrazione topica nella donna possa produrre quantità di principio attivo rilevabili nel latte materno. Ketoftil può essere usato durante l’allattamento. Fertilità Non sono disponibili dati relativi agli effetti del ketotifene fumarato sulla fertilità negli esseri umani. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari In soggetti sensibili, Ketoftil, all’inizio del trattamento, potrebbe attenuare la capacità di reazione. Se il paziente avverte visione offuscata o sonnolenza a seguito della somministrazione di questo medicinale, non deve guidare veicoli o utilizzare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Le reazioni avverse provenienti da studi clinici (tabella 1) sono elencate in base alla classificazione MedDRA per sistemi e organi. All’interno di ogni classe per sistemi e organi, le reazioni avverse sono riportate in ordine di frequenza, con le reazioni più frequenti per prime. All’interno di ogni gruppo di frequenza, le reazioni avverse sono riportate in ordine decrescente per gravità. In aggiunta, la corrispondente categoria di frequenza per ogni reazione avversa è basata sulla seguente convenzione (CIOMS III): Molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100), raro (≥ 1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili). Tabella 1 Reazioni avverse Disturbi del sistema immunitario Non comune: ipersensibilità Patologie del sistema nervoso Non comune: mal di testa Patologie dell’occhio Comune: irritazione oculare, dolore oculare, cheratite puntata, erosione puntata dell’epitelio corneale Non comune: visione offuscata, (durante l’instillazione), occhio secco, disturbi palpebrali, congiuntiviti, fotofobia, emorragia congiuntivale. Patologie gastrointestinali Non comune: secchezza della bocca Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Non comune: rash, eczema, orticaria Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Non comune: sonnolenza Reazioni avverse dall’esperienza post-marketing (frequenza non nota) Sono state osservate anche le seguenti reazioni avverse post-marketing: • reazioni di ipersensibilità incluse reazioni allergiche locali (in prevalenza dermatiti da contatto, gonfiore della zona oculare, prurito palpebrale ed edema) • reazioni allergiche sistemiche con inclusi gonfiore/edema facciale (in alcuni casi associate a dermatiti da contatto) • riacutizzazioni di condizioni allergiche pre-esistenti quali asma ed eczema. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano
dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. 4.9 Sovradosaggio Ketoftil multidose Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. L’assunzione orale di questo medicinale non è raccomandata. L’ingestione per via orale del contenuto del flacone multidose da 10 ml o del tubo è equivalente a 5 mg di ketotifene (la dose giornaliera raccomandata per i bambini al di sopra dei 3 anni è di 2 mg). I risultati clinici non hanno indicato segni o sintomi gravi dopo l’ingestione di una dose fino a 20 mg di ketotifene. Ketoftil monodose Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. L’assunzione orale del contenuto del contenitore monodose è equivalente a 0,25 mg di ketotifene (la dose giornaliera raccomandata per i bambini al di sopra dei 3 anni è di 2 mg). I risultati clinici non hanno indicato segni o sintomi gravi dopo l’ingestione di una dose fino a 20 mg di ketotifene. 5. PROPRIETA’FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmaco dinamiche Categoria farmacoterapeutica: Oftalmologici-altri antiallergici, codice ATC: S01GX08 Ketoftil è un medicinale antiallergico e antiistaminico attivo per via locale in tutte le forme di cheratocongiuntivite allergica. La sua attività antianafilattica, di tipo non steroideo, si esplica sia attraverso una inibizione del release dei mediatori chimici della allergia e flogosi locale dai mastociti (istamina, SRS-A, etc.), che attraverso una inibizione della attivazione degli eosinofili da parte degli antigeni o del fattore attivante piastrinico (PAF). L’effetto antistaminico si manifesta attraverso una inibizione degli effetti della istamina sui recettori H1 periferici. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Per via orale (nel ratto) l’emivita di assorbimento del ketotifene è di 0,5 ± 0,2 ore e quella di eliminazione è di 8,4 ore. La sua eliminazione avviene per il 25%-30% attraverso l’emuntorio renale. Somministrazione oculare (coniglio): con ketotifene fumarato marcato con C14, la massima concentrazione nei tessuti oculari si rileva 15 minuti dopo la somministrazione; il livello massimo si raggiunge nell’epitelio corneale, seguito da congiuntiva, cornea, iride, sclera, corpo ciliare e umore acqueo. Il tempo di ritenzione medio a livello congiuntivale è di 5,7 ore. La concentrazione ematica per dosi oculari ripetute è stata calcolata essere pari a circa 1/70 di quella congiuntivale. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Il ketotifene presenta una bassa tossicità acuta. La DL50 è riportata nella tabella seguente: mg/Kg TOPO RATTO PER OS 408 ± 61 468 ± 107 SOTTOCUTE 820 ± 78 430 ± 54 ENDOVENA 14,9 ± 1 5,4 ± 0,8 Nessun effetto tossico è stato riscontrato per dosi orali ripetute e largamente superiori a quelle utilizzabili per l’impiego clinico-terapeutico. 6. INFORMAZIONIFARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione (flacone multidose): Sorbitolo, benzalconio cloruro, TS- Polisaccaride e acqua per preparazioni iniettabili. Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione (contenitori monodose): TS-Polisaccaride, sorbitolo e acqua per preparazioni iniettabili. Ketoftil 0,5 mg/g gel oftalmico: Idrossietilcellulosa, sorbitolo, benzalconio cloruro e acqua per preparazioni iniettabili. 6.2 Incompatibilità Non note. 6.3 Periodo di Validità Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione flacone multidose da 10 ml 3 anni a confezionamento integro. Il flacone multidose non deve essere usato oltre 30 giorni dopo la prima apertura del contenitore. Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione - 25 contenitori monodose 0,5 ml 30 mesi a confezionamento integro. I flaconcini monodose non contengono conservanti antimicrobici atti a preservarne la sterilità in fase d’uso e perciò, una volta aperto il contenitore, il prodotto in esso contenuto deve essere utilizzato immediatamente. Il prodotto che eventualmente dovesse avanzare deve essere gettato. Ketoftil 0,5 mg/g gel oftalmico 3 anni a confezionamento integro. Il prodotto non deve essere usato oltre 30 giorni dopo la prima apertura del contenitore. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Nessuna. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione (flacone multidose) Un flacone contagocce in polietilene da 10 ml, dotato di tappo ad apertura razionale e non istintiva. Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione (contenitori monodose) Scatola da 25 contenitori in polietilene da 0,5 ml. I contenitori, in stecche da 5 unità, sono racchiusi in bustine di politene-alluminio-poliestere. Ketoftil 0,5 mg/g gel oftalmico Tubo in alluminio da 10 g, internamente ricoperto da resine epossidiche, con punta oftalmica. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Collirio Flacone multidose Per aprire, premere la capsula di chiusura e contemporaneamente svitare. Dopo l’uso richiudere avvitando a fondo. Contenitore monodose Separare un flaconcino dalla stecca e aprire. Dopo l’uso, gettare anche se rimane del contenuto Gel oftalmico Per ottenere un migliore gocciolamento, durante l’applicazione tenere il tubetto perpendicolare e non obliquo. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO POLIFARMA S.p.A. Viale dell’Arte,69 – 00144 Roma 8. NUMERI DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - flacone da 10 ml: A.I.C. 029278013 KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - 25 contenitori monodose: A.I.C.029278025 KETOFTIL 0,5 mg/g gel oftalmico: A.I.C.029278037 9. DATA DI PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Data della prima autorizzazione: 13 Maggio 2000 Data del rinnovo più recente: 13 Maggio 2010 10. DATA DI REVISIONE DELTESTO Giugno 2020
Fascia C SOP KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - flacone da 10 ml: A.I.C. 029278013 €14,50 KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - 25 contenitori monodose: A.I.C. 029278025 €16,20 KETOFTIL 0,5 mg/g gel oftalmico: A.I.C. 029278037 €15,00 Prezzi di vendita a discrezione e soggetti a possibili variazioni
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12 ore
per l’insorgenza d’azione 1
di durata d’azione 1
minuti
Efficace nella congiuntivite allergica 2,3 Contiene TS Polisaccaride nel collirio 4 Disponibile in Monodose 4 Riferimenti bibliografici 1) Greiner JV et al. Clin Ther 2003;25(7):1988-2005. 2) Kidd M et al. Br J Ophthalmol 2003;87:12061211. 3) Ganz et coll. Advances in Therapy (2003). 4) Ketoftil. Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto.
Congiuntivite allergica?
Materiale promozionale destinato ai medici
Depositato presso l’AIFA 17/10/2019
L’EFFICACIA SI VEDE
Fascia C - SOP E KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - flacone da 10 ml: € 14,50 E KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - 25 contenitori monodose: € 16,20
Prezzi di vendita a discrezione e soggetti a possibili variazioni
SISTEMA DI GESTIONE DELLE ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE SCIENTIFICA CERTIFICATO
Cod. k-ADV1
E KETOFTIL 0,5 mg/g gel oftalmico: € 15,00
Riflettori sull’Esperto
VIAGGIARE, INNOVARE, CONOSCERE A tu per tu con uno dei protagonisti della modernizzazione dell’oftalmologia italiana
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Intervista a Lucio Buratto, Centro Ambrosiano Oftalmico (CAMO), Milano, Neovision Cliniche Oculistiche, Milano
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Il Dottor Lucio Buratto
Quando si parla dei passi da gigante che l’oftalmologia italiana ha fatto negli ultimi cinquant’anni, è difficile non rivolgere subito il pensiero al Dottor Lucio Buratto. Una vita spesa per la chirurgia oftalmica, soprattutto nell’ambito della cataratta e della refrattiva, Lucio Buratto è una vera colonna portante della tradizione oculistica del nostro Paese, e non solo. Formatosi a Milano, dove svolge tuttora la sua pratica clinica e chirurgica, il Dottor Buratto ha alle spalle numerose pubblicazioni multilingua di libri, migliaia di interventi chirurgici, e svariate esperienze internazionali. Ha viaggiato molto, organizzato e partecipato a congressi in ogni angolo del globo, il tutto per l’amore della professione e per l’innovazione tecnologica della chirurgia dell’occhio. Maestro e pioniere, a lui si deve l’introduzione nel nostro Paese della facoemulsificazione per la chirurgia della cataratta, primato che gli è valso numerosi premi, tra cui la Medaglia d’Oro SOI Maestro dell’Oftalmologia Italiana nel 1998. Lucio Buratto si è raccontato ad EyeSee, svelando pagine del suo passato, i suoi desideri per il futuro, ma anche stralci di chi è Lucio Buratto nella vita oltre ad essere un rinomato chirurgo. Si presenti: chi è, dove esercita, da quanto tempo è nel campo dell’oftalmologia? Sono Lucio Buratto, vivo ed esercito la professione a Milano. Pochi giorni fa, l’Ordine dei Medici della mia città mi ha dato una medaglia d’oro per i cinquant’anni della professione. Sono stati cinquant’anni molto stimolanti, affascinanti, interessanti anche se un po’ pesanti.
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Qual è la sua sotto-specialità, o l’area di maggiore interesse nella sua pratica clinica, e come è nato questo specifico interesse? Un giorno, tanti anni fa, ho acquistato un libro: Phacoemulsification, di Charles Kelman. Questo ha cambiato la mia vita; da quel momento, il mio interesse è stato per la chirurgia della cataratta. Successivamente è subentrato anche quello della refrattiva, ma il mio primo amore è stato la chirurgia della cataratta. Ho studiato questo libro tante volte, l’ho letto e riletto, e alla fine mi sono deciso ad intraprendere questa attività di chirurgia della cataratta con microincisione. È una cosa che ha cambiato completamente la mia vita, personale e professionale, e devo dire che mi ha dato tantissime soddisfazioni. Successivamente, dopo tanti anni che facevo facoemulsificazione, sono stato attratto dalla chirurgia refrattiva e anche lì ho fatto un bel lavoro per tanti anni e mi sono impegnato tanto in questo tipo di attività che è molto bella, molto stimolante, molto soddisfacente per i pazienti e anche per il chirurgo. Lei ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo, all’internazionalizzazione e alla modernizzazione dell’oculistica in Italia. Ci racconti un po’ di questa storia. Quando ho iniziato a fare la facoemulsificazione, non sono stati pochi i dubbi e le difficoltà. Questo mi ha spinto a viaggiare, conoscere molta gente, molti colleghi, soprattutto americani. Sono stato in tutti i centri chirurgici più importanti dell’epoca e ho conosciuto molte persone da cui poi sono nate amicizie e scambi professionali molto interessanti. Questo mi ha aperto
di Laura Gaspari
I momenti più importanti della mia carriera sono coincisi con l’inizio della chirurgia della cataratta mediante facoemulsificazione
Lucio Buratto
la mente e aiutato a capire tante cose, mi ha consentito di accedere ai grandi congressi internazionali e portare la voce italiana della chirurgia della cataratta anche in giro per il mondo. Mi è piaciuto sempre tantissimo viaggiare, andare ai congressi internazionali, fare relazioni nelle università. Sono stato tante volte in Giappone, negli Stati Uniti, un po’ dappertutto nel mondo per parlare dell’esperienza italiana nella chirurgia della cataratta. Cosa l’ha spinta a viaggiare per il mondo, a fare presentazioni in congressi e università, a scrivere così tanti libri e organizzare congressi? Essendo un libero professionista sono cose un po’ anomale, no? Sicuramente la passione per l’oftalmologia, il desiderio di scambiare opinioni, di condividere, di imparare, approfondire, di veramente migliorare la mia attività e la mia conoscenza della professione. È stato un percorso molto bello, ho tenuto conferenze un po’ dappertutto, sono andato anche ad Harvard, la famosa università americana, nelle università giapponesi a fare conferenze e a partecipare a congressi. A Videocataratta ho ospitato i migliori chirurghi al mondo che sono venuti ad operare e a condividere le loro opinioni. Nei miei libri ho potuto coinvolgere i più grandi e bei nomi, che hanno partecipato con articoli e contributi. È stata veramente una esperienza molto interessante, molto bella, coinvolgente. Quali momenti della sua carriera sono stati per lei i più importanti? I momenti più importanti della mia carriera sono coincisi con l’inizio della chirurgia della cataratta me-
Lucio Buratto con José Barraquer
diante facoemulsificazione, e successivamente con l’impianto delle lenti nella camera posteriore. Poi è stato il momento della cheratomileusi e della LASIK. Diciamo che ho avuto molti momenti importanti nell’arco della mia vita che hanno segnato tutto il mio percorso scientifico, chirurgico e professionale in genere. Quali figure nella sua carriera hanno ricoperto il ruolo di mentore e ispiratore? Mi fa piacere ricordare come figura importante della mia vita innanzitutto il Professor Francesco Redi. Per lui sono entrato in oftalmologia. È stato un mentore veramente impor-
tante, bravo e appassionato della professione. Poi c’è stato il Professor Vito De Molfetta, con cui ho lavorato tanti anni. Quando sono diventato libero professionista l’incontro fondamentale è stato con Charlie Kelman, una persona squisita sotto tutti i punti di vista, amichevole, e professionalmente parlando molto bravo. Poi Richard Kratz in California, che mi ha insegnato la vera tecnica di facoemulsificazione, e José Barraquer che mi ha introdotto alla cheratomileusi insieme a Luis Norden, Jorg Krumeich e tanti altri. Le persone importanti sono state numerose però voglio ricordare in particolare proprio Kelman e Barraquer.
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Riflettori sull’Esperto
Desidererei una lente sostitutiva del cristallino che sia in grado di dare qualità visiva da lontano, a distanza intermedia e da vicino
Lucio Buratto
Quali sono stati invece i suoi “compagni di strada”, quelli che con lei e grazie a lei hanno rinnovato l’oculistica italiana? Lungo il percorso di rinnovamento dell’oftalmologia italiana devo dire che ho avuto dei compagni veramente spettacolari e splendidi sotto tutti i punti di vista. Voglio ricordare in particolare Egidio Dal Fiume, Luciano Palmieri, Umberto Merlin, Fabio Dossi, Riccardo Neuschuler, Giovanni Rama e Claudio Genisi. Sono stati veramente dei compagni fantastici, abbiamo fatto tante cose belle insieme, abbiamo dato uno scossone a quella che era la tradizione dell’oftalmologia di allora. Abbiamo introdotto tutte le nuove tecniche della chirurgia della cataratta, dell’impianto di lenti intraoculari, della chirurgia refrattiva.
Abbiamo veramente rivoluzionato quest’epoca dell’oftalmologia. Quale importanza ricopre la professione nella sua vita? Quali sono le sue passioni e hobby al di fuori dell’oftalmologia? Quando mi sono laureato, il mio desiderio era fare il medico di campagna. Poi l’oftalmologia mi ha coinvolto veramente tanto e ho dedicato moltissimo tempo al mio aggiornamento professionale, alla chirurgia, alle visite, ai viaggi, ai congressi; ha veramente portato via tanto tempo alla mia famiglia anche se ho avuto una moglie che si è dedicata molto alla cura dei bambini e che mi ha lasciato quindi lavorare in tranquillità. È stato un periodo molto bello, ho scritto molti libri, ho organizzato congressi, ho viaggiato tanto e la
Cristophe Huber, Lucio Buratto, Charles Kelman, Patrice De Laage, Eric Arnott: i chirurghi della prima live satellitare internazionale a Videocataratta, 1984
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mia professione è stata veramente parte della mia vita in maniera determinante. La mia vita non è stata solo di lavoro, ho fatto anche molte altre cose. Ho praticato molti sport: barca a vela, alpinismo, sci, snorkeling, ho preso il brevetto di sub. Quello che mi ha coinvolto di più è stato il golf, sin da quando ho iniziato a giocare. È uno sport che richiede molta concentrazione e attenzione, è difficile, impegnativo. Oserei dire che è uno sport molto più difficile che fare della buona chirurgia. Cosa pensa dell’oculistica oggi, in Italia e nel mondo? Io penso che l’oftalmologia italiana sia una delle migliori al mondo. Abbiamo avuto dei grandi innovatori, abbiamo portato avanti tecniche nuove, abbiamo dei chirurghi veramente molto bravi, strutture ospedaliere efficienti, tante cose che molti altri Paesi non hanno. Io credo fermamente che sia tra le prime tre o quattro oftalmologie al mondo, quella italiana. La Lampada di Aladino: quale innovazione vorrebbe fosse realizzata e fosse disponibile subito e ora per i pazienti? Sebbene la chirurgia della cataratta abbia raggiunto livelli veramente straordinari, e sebbene la chirurgia refrattiva abbia dei livelli di qualità omologhi, ci sono ancora tanti problemi da risolvere, come quelli della qualità visiva e delle distanze visive. Ciò che veramente desidererei è una lente sostitutiva del cristallino che sia in grado di dare qualità visiva da lontano, a distanza intermedia e da vicino per togliere tutti i difetti refrattivi dei pazienti, per togliere l’opacità del cristallino, per dare una qualità di vita e vista adatta ai tempi, veramente bella. Questo sarebbe il mio desiderio professionale più profondo.
dispositivi medici oftalmici dal 1998
Largo ai Giovani
UNA CORSA AD OSTACOLI Essere una giovane donna nel mondo della chirurgia vitreoretinica
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‘ Intervista a Jelena Potic, Ospedale Universitario di Belgrado, Serbia, Jules-Gonin Eye Hospital, Losanna, Svizzera, Chair Elect e National Representative per la Serbia, SOE YO
La Dottoressa Jelena Potic
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Quando si sceglie l’oftalmologia, si è consapevoli che le strade da intraprendere possono essere numerose. È un mondo vasto, che spazia dalla pratica clinica alla chirurgia, e che offre percorsi diversificati in base alla diverse sottospecialità. Essere un chirurgo non è semplice; richiede molto studio, dedizione, sangue freddo e pratica. Nello specifico, la chirurgia vitreoretinica è una branca dell’oftalmologia a cui pochi accedono, soprattutto se parliamo di giovani, e ancor più di donne. Della difficile strada per diventare un chirurgo vitreoretinico e della condizione delle donne in oftalmologia abbiamo parlato con Jelena Poti ć , MD, PhD, giovane oftalmologa di origine serba che ha deciso fin da subito di dedicare la sua vita professionale e accademica alla chirurgia della retina. Poti ć è inoltre membro molto attivo di SOE YO, in cui serve come Com-
mittee Member, prossima Presidente e National Representative per la Serbia. Inoltre quest’anno, la Dottoressa Poti ć ha rappresentato SOE per l’American Academy of Ophthalmology Leadership Program. CHIRURGO PER CASO Jelena Poti ć è nata, cresciuta e si è formata come medico a Belgrado, in Serbia. Diventare oftalmologa è stata per lei una scelta quasi inaspettata. “Per un bel po’ di tempo non ho avuto la risposta giusta alla domanda sul perché ho scelto l’oftalmologia. Ho sempre voluto fare chirurgia e in un certo senso l’occhio mi ha sempre affascinata. Riusciamo a carpire il 90% delle informazioni tramite gli occhi”, spiega Jelena Potić . Poi è arrivata l’esperienza come volontaria nella clinica oculistica dell’ospedale universitario di Belgrado. “Il mio primo contatto è stato proprio con la chirurgia vitreoretinica. Per un breve periodo mi avevano assegnato a contattologia, ma non la sentivo mia. L’esperienza in chirurgia vitreoretinica mi ha fatto innamorare”. Un percorso strano, iniziato quasi per caso, che però è stata un’importante scelta di vita. “Scherzo sempre dicendo che ho imparato il funzionamento dell’occhio partendo dal segmento posteriore e arrivando poi a quello anteriore, quando di solito è normale il contrario”, commenta. Mentre svolgeva la specializzazione, la Dottoressa Potić ha deciso di non limitarsi all’attività clinica e chirurgica, ma di entrare anche nel mondo accademico. “Ho vinto la Borsa d’Eccellenza della Confederazione Svizzera per ricercatori e artisti stranieri per frequentare il Jules-Gonin Eye Hospital di Losanna. Avevo appena iniziato il mio dottorato di ricerca in Serbia e ho scelto proprio quel centro perché
di Laura Gaspari
La chirurgia vitreoretinica si adatta al paziente che ci troviamo e bisogna pensarci ogni volta che ci sediamo in sala operatoria
Jelena Potić
c’erano molti autori di pubblicazioni che avevo utilizzato da PubMed per la mia tesi di laurea. Volevo incontrarli, così ho deciso di fare domanda”, spiega la Dottoressa Potić . Successivamente, l’opportunità in Svizzera si è trasformata in quattro anni di permanenza fino al conseguimento del dottorato a cavallo tra i due Paesi. La tesi, interamente dedicata al distacco di retina e alle valutazioni post-operatorie, è stata difesa con una commissione mista e in doppia lingua, serbo e francese. “Alla fine del periodo di ricerca in Svizzera ho finito la specializzazione in Serbia, superando l’esame finale. Da lì ho continuato il mio percorso come chirurgo”, spiega Poti ć . Ora si divide tra la Serbia, dove esercita come chirurgo e lavora come Assistant Professor, e la Svizzera presso il Jules-Gonin Eye Hospital. “LO CHEF MIGLIORE È QUELLO CHE VEDE E SI FORMA IN DIVERSE CUCINE” “La chirurgia vitreoretinica è affascinante perché coniuga la traumatologia, le situazioni d’emergenza, e il risolvere i problemi che possono rendere la vita migliore al paziente. Si tratta di chirurgie non differibili: se non si agisce, il paziente rischia la cecità”, spiega Jelena Potić . “Bisogna essere pazienti, la retina è una parte molto particolare che ci mette molto tempo a riprendersi dal punto di vista anatomico, funzionale e della sua fisiopatologia”. Non si tratta dunque di un percorso facile, soprattutto se si vuole diventare un chirurgo che lasci un’impronta importante. “Non sono ancora ‘qualcuno’, vorrei diventarlo e sto lavorando duramente. È un percorso lunghissimo che comporta molti sacrifici, sfide, ma anche molte soddisfazioni”, spiega Potić . Impara-
“The only girl”, lo Dottoressa Potic‘ insieme a dei colleghi a Losanna
re le tecniche chirurgiche e ripeterle è un conto, impegnarsi per emergere è un altro. “La chirurgia vitreoretinica si adatta al paziente che ci troviamo e bisogna pensarci ogni volta che ci sediamo in sala operatoria. Per questo motivo le fellowship in chirurgia vitreoretinica durano di più: ci vuole moltissima preparazione per risolvere i problemi del paziente, spesso causati anche da altro”, spiega. Oltre alla lunghezza del percorso, la sfide sono tante. “Bisogna mettersi nell’ordine di idee fin da subito che non si avrà la vita che veramente si vuole fino in fondo. La vita privata potrebbe risentirne, bisogna essere pronti agli imprevisti e alle chiamate improvvise. Bisogna investire tempo ed energie in questo lavoro e nell’apprendimento costante”, afferma Jelena Potić . L’apprendimento è di grande importanza per un giovane oftalmologo che vuole fare la differenza. Tuttavia gli impegni sono spesso molteplici, e
il tempo e le possibilità di occuparsi del trasferimento di conoscenze dalla ‘vecchia’ alla ‘nuova’ guardia sono pochi. “Non possiamo pretendere che i nostri maestri si siedano sempre al nostro fianco e ci seguano passo per passo. Siamo noi che dobbiamo correre da loro, essere determinati, risoluti, far vedere che si lavora”, afferma Jelena Potić . “Io sono stata fortunata, il trasferimento di conoscenza è avvenuto. Tra i miei mentori in Serbia ho avuto il Professor Ivan Stefanovic, il Dottor Igor Kovacevic il Dottor Goran Damjanovic. In Svizzera invece, il Professor Thomas Wolfensberger e anche il Dottor Theodor Stappler, il Dottor Lazaros Konstantidinis e il Professor Yvan Arsenijevic”. Il segreto dunque, secondo la Dottoressa Potić , è quello di trovare diversi buoni mentori, ciascuno dei quali insegnerà le proprie tecniche. “Si dice che lo chef migliore è quello che vede e si forma in diverse cucine. Prima si osserva e
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Largo ai Giovani La società non supporta le donne, non investe su di loro e non le sprona a combattere per quello che desiderano e che gli spetta
Jelena Potić
su di loro e non le sprona a combattere per quello che desiderano e che gli spetta. Bisogna parlare delle donne in oftalmologia. Veniamo viste come più deboli rispetto agli uomini, ma non è vero!”. C’è un soffitto di cristallo da rompere, e il primo slancio deve arrivare dalle donne. Come già espresso dalla Dottoressa Rita Mencucci in un’intervista su EyeSee lo scorso marzo, spesso le donne si “autolimitano” e rimangono nella loro comfort zone, schiacciate dallo stesso soffitto di cristallo. “Sono totalmente d’accordo con questa affermazione. Spesso le donne rimangono nella loro zona di comfort e non emergono. Bisogna spingere, combattere i pregiudizi. Non siamo meno qualificate a essere chirurghi di successo, anzi, direi quasi il contrario”, afferma Poti ć .
Jelena Potic‘ e alcuni membri di SOE YO
si impara dagli altri e poi si prende la propria strada”, commenta. C’È UN SOFFITTO DI CRISTALLO DA ROMPERE La chirurgia vitreoretinica è un campo in cui la presenza femminile è ancora troppo scarna, e viene ancora considerato prevalentemente maschile. La situazione parrebbe essere la stessa un po’ in tutto il mondo. Per citare un esempio, la stessa Dottoressa Poti ć è stata l’unica giovane donna chirurgo vitreoretinico per un periodo nella clinica oculistica dell’Università di Belgrado, anche se ora sono in tre. Tuttora è l’unica al Jules-Gonin Eye Hospital di Losanna. I motivi sono molteplici, secondo lei. “Ci scontriamo con atteggiamenti paternalistici e 16
con un ambiente pieno di pregiudizi. Si pensa che una donna non possa fare il chirurgo perché si mette in conto che mollerà a causa della vita privata e per mettere su famiglia, e che non potrà dedicarsi al 100% al lavoro”. I ruoli di genere predisposti dalla società sono dunque uno dei motivi cardine alla base di questa discriminazione. “Si pensa che le donne non siano adatte ad affrontare operazioni chirurgiche che possono durare anche ore. Spesso le donne vengono anche fatte desistere per questi motivi. Lo stesso vale per la carriera accademica. Ci sono molte donne che si laureano in medicina e pochissime rimangono all’università e nella ricerca medica”, afferma Poti ć . “La società non supporta le donne, non investe
“NON MOLLATE, SEGUITE I VOSTRI SOGNI” Alle giovane oftalmologhe, ma non solo, Jelena Poti ć consiglia di non smettere di sognare e procedere dritte verso le proprie ambizioni se desiderano diventare chirurghi vitreoretinici. “Non ci sono ragioni per cui non dobbiate seguire i vostri sogni. Siate determinate, motivate, e non esitate a correre dietro ai vostri mentori, o quelli vorreste fossero tali. Non può succedere nulla di male, al massimo vi dicono no e voi ricominciate a insistere”, spiega. Mai arrendersi neanche davanti ad un percorso potenzialmente pesante, lungo e pieno di sfide. “Preparatevi ad assumere dei rischi, a lavorare sodo, ad imparare. Trovate una buona fellowship, non necessariamente in un grande centro, ma in uno dove possano seguirvi e dove possiate vedere casi diversi e numerosi. Se non vi prendono la prima volta non importa, riprovate. Il percorso potrà sembrare lungo, ma il premio finale ne vale decisamente la pena”, conclude.
Casi da Incubo
LA PAZIENZA È LA VIRTÙ DEI FORTI Cosa fare nel caso di una perdita di suzione in una SMILE
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Intervista al Dottor Massimo Camellin, Clinica SEKAL microchirurgia, Rovigo
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Pazienza e tempo. Nel suo Guerra e Pace, Lev Nikolàevič Tolstòj li definiva “quei combattenti là che faranno tutto”. A buona ragione, poiché anche in sala operatoria, quando il chirurgo si trova davanti ad una complicanza, anche nella più semplice operazione, la pazienza e il tempo risultano le armi migliori che ha a disposizione. Il caso da incubo presentato ad EyeSee dal Dottor Massimo Camellin, della clinica SEKAL microchirurgia di Rovigo, è un perfetto esempio di come avere pazienza ripaga con una buona riuscita dell’intervento. “Questo è un intervento di SMILE, una tecnica che effettuo da oltre due anni e in cui ho una discreta esperienza, ma che nel caso specifico ha presentato una complicanza che può capitare anche dopo diecimila operazioni eseguite correttamente”, afferma Massimo Camellin. L’intervento coinvolge una paziente giovane, sulla ventina, con circa tre diottrie di miopia da correggere. Si tratta quindi di un caso di base non complicato, senza una situazione iniziale problematica. Uno di quei casi
che ti aspetti si risolva in pochi minuti. L’imprevisto, però, è sempre dietro l’angolo. “Alla fine della dissezione dei due piani con il laser c’è stata una perdita di suzione che non ha permesso il completo taglio verticale”, spiega il Dottor Camellin. “Ho dovuto dunque completarlo manualmente con una lancia, un’operazione delicata perché si rischia di essere troppo superficiali o di andare troppo in profondità”. Per il Dottor Camellin inizia dunque un meticoloso lavoro di ricerca del piano di clivaggio inferiore, eseguito con estrema cautela per evitare di lacerare il lenticolo. “Con la lancia ho cercato il piano di clivaggio inferiore, che è più difficile da reperire rispetto a quello più superficiale. Sentendo una grande resistenza, mi fermavo, per poi ricominciare a cercare con calma e prudenza. Sentire questa resistenza significa che o sono all’interno del lenticolo, che deve essere asportato, o sotto di esso”. Dopo svariati tentativi effettuati sotto il microscopio operatorio, il Dottor Camellin prende una decisione, spostandosi al microscopio chirurgico in sala operatoria per completare l’operazione con meno difficoltà. “Il lenticolo era molto sottile, 70 µm, e ciò lo rendeva facile da lacerare. Bisogna asportarlo integro o le conseguenze nelle possibili aberrazioni o fenomeni refrattivi sono molto gravi”, dice Camellin. L’operazione di ricerca del piano di clivaggio inferiore ha impegnato il Dottor Camellin per un’ora, in cui la tensione e la concentrazione erano alle stelle e la preoccupazione per la paziente era costantemente presente. “Quest’operazione ha consumato le mie coronarie! Fortunatamente la paziente è stata bravissima. Di solito i pazienti giovani sono più ansiosi di quelli anziani, si muovono molto e hanno paura delle operazioni. Lei invece è stata collaborativa e con
di Laura Gaspari
Quando succedono questi imprevisti bisogna procedere con calma e senza mai forzare
Massimo Camellin
Il Dottor Massimo Camellin
una grande consapevolezza”, riferisce Massimo Camellin. Fortunatamente, con molta pazienza e sangue freddo, il Dottor Camellin è riuscito a entrare senza difficoltà. “Lì ho capito che l’operazione era salva. Sono entrato con la spatolina per completare la dissezione. Questa operazione è importante farla all’asciutto perché se ci fosse dell’acqua all’interno, non vedremmo più nulla”. I problemi però non sono finiti lì. “Quando ho finito di dissecare la superficie posteriore, non sono riuscito con la pinza a prendere il lenticolo. Probabilmente si era essiccato e avevo paura di tirare troppo. La manovra di asportazione del lenticolo che ho usato è inusuale, ma mi ha fatto lavorare con tranquillità”, spiega Camellin. “Si comincia lateralmente, assicurandosi che non ci
siano piccoli ponti di tessuto che sarebbero forieri di problemi. Poi si arrotola e si porta fuori. Il lenticolo va poi controllato, usando una goccia di BSS e cominciando pian piano ad aprirlo. Si tratta di una fase importantissima. Una volta che ho visto che il lenticolo era perfettamente srotolato e rotondo, ho capito che l’operazione era finalmente andata a buon fine. Un’ora dopo l’intervento, la topografia mostrava risultati eccelsi, e il giorno dopo la paziente aveva un visus eccellente, emmetrope a dieci decimi.” Un caso dunque finito bene, con il completamento senza problemi dell’operazione anche al secondo occhio. La perdita di suzione è una complicanza che può succedere in una SMILE e che scatena altre conseguenze che possono mettere in difficoltà. “Come
chirurgo, dal punto di vista tecnico, non posso dire di aver imparato qualcosa. Tuttavia, durante l’operazione ho riflettuto molto se interrompere la procedura, per pensarci a mente fredda e riprovare in un secondo momento, magari facendo un altro taglio d’accesso, o passando ad una chirurgia di superficie”, spiega Camellin. La scelta è ricaduta sul cercare di risolvere il problema con calma e prudenza, senza farsi prendere dal panico. “Il consiglio che voglio dare, soprattutto a chi è più giovane e ha meno sensibilità di lavoro all’interno della stroma corneale, è che quando succedono questi imprevisti bisogna procedere con calma e senza mai forzare. La perdita di suzione è una complicanza che può capitare e probabilmente la riaffronterei esattamente allo stesso modo”, conclude. 19
Innovazioni
L’OFTALMOLOGIA A CASA L’avanzata dei dispositivi portatili “home monitoring” per permettere l’auto-screening ai pazienti
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Intervista a Gerrit Melles, MD, PhD, Netherlands Institute for Innovative Ocular Surgery (NIIOS), Rotterdam.
Il Dottor Gerrit Melles
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La medicina è una scienza in continuo divenire, e il suo percorso va sempre più di pari passo con lo sviluppo delle nuove tecnologie. Una delle più recenti frontiere, di grande interesse anche nel settore dell’oftalmologia, è il monitoraggio da remoto - o home monitoring - reso possibile dalle connessioni wireless e dai sistemi di analisi basati sull’intelligenza artificiale. Già studiate da qualche anno, le tecnologie di home monitoring hanno subito una forte accelerata con l’emergenza COVID-19, perché favoriscono il distanziamento previsto dalle strategie di mitigazione e contenimento della pandemia. Ne abbiamo parlato con Gerrit Melles, MD, PhD, del Netherlands Institute for Innovative Ocular Surgery (NIIOS) di
Rotterdam, che da anni sta lavorando per mettere a punto un dispositivo elettronico multi-diagnostico che permette ai pazienti di monitorare da soli lo stato di salute dei propri occhi da casa. SEMPLICE DA INDOSSARE COME UN OCCHIALE “Il dispositivo ha la forma di un occhiale che copre gli occhi, il naso e la fronte, e su cui è montato uno smartphone connesso via bluetooth o wifi. All’interno della struttura si trova uno specchio concavo che riflette l’immagine dell’occhio”, spiega Melles, descrivendo il prototipo del dispositivo. “L’idea è che il paziente possa essere in grado di indossarlo e utilizzarlo in autonomia, a casa, senza bisogno di assistenza professionale”. L’obiettivo è quello di verificare lo stato di salute dell’occhio attraverso la misurazione di quattro parametri. “Ci siamo chiesti quali effettivamente siano le misure standard che ci servono per capire se l’occhio ha un problema o no. Ora come ora lo standard è rappresentato dalla misurazione dell’acuità visiva, dall’esame biomicroscopico con la lampada a fessura, dall’esame del fundus e dalla rilevazione della pressione intraoculare”, spiega Melles. “Il nostro dispositivo deve essere in grado di garantire questi quattro parametri molto importanti per capire se un occhio sta bene o no”. Lo studio su questo prototipo è partito nel 2017 grazie alla collaborazione tra NIIOS, che si sta occupando degli studi clinici sui pazienti, e l’Università della California a San Diego (UCSD), nello specifico il Centre for Memory and Recording Research (CMRR), tramite il team di ingegneri guidati da Frank Talke, PhD e Alex Phan, PhD. Un algoritmo, tramite intelligenza artificiale, è in grado di raccogliere tutti i dati registrati dai dispositivi e analizzarli. “Tutti i dati saranno online. Con la tecnologia esistente questa è per
di Laura Gaspari
Possiamo filtrare i pazienti. Se il dispositivo non rileva anomalie e il paziente sta bene, non serve che venga al controllo
Gerrit Melles
ora la parte più facile, perché con un telefono si possono trasmettere molti dati, ad esempio utilizzando il bluetooth”, afferma Gerrit Melles. “L’algoritmo dovrebbe essere in grado di analizzare i dati che arrivano, e stiamo puntando a dare al paziente una risposta quasi istantanea”. Un algoritmo non è tuttavia facile da programmare. “Bisogna aggiornarlo sempre, quindi il dispositivo si dovrà connettere ad un server. Probabilmente sarà possibile anche farlo funzionare offline, ora c’è una buona capacità di storage”, spiega Melles. “In ogni caso, puntiamo a far sì che in un futuro l’algoritmo analizzi anche i dati, cosa che ora è ancora appannaggio dell’essere umano”.
Una paziente indossa il dispositivo con lo staff del Dottor Melles
OTTIMIZZARE I COSTI PER UNA MEDICINA PIÙ EFFICIENTE Questo dispositivo serve innanzitutto per fare un primo screening di quei pazienti i cui parametri sono normali e non necessitano di andare così dall’oftalmologo per un controllo. “Possiamo filtrare i pazienti. Se il dispositivo non rileva anomalie e il paziente sta bene, non serve che venga al controllo. Ovviamente se non vengono rilevate anomalie, ma il paziente sente che qualcosa non va o si lamenta, è invitato a recarsi in clinica a farsi visitare fisicamente”, spiega Melles. Possiamo dunque dire che è un check up per pazienti sani, soprattutto per aumentare l’efficienza. “In linea generale, in medicina queste soluzioni servono
per tagliare i costi. Visitare i pazienti fa parte della nostra professione ed è un aspetto molto importante di essa, ma parlando da una prospettiva puramente economica, ridurre il flusso di pazienti che afferiscono nelle cliniche e negli ospedali per controlli che poi risultano non rilevare nulla è un taglio a dei costi ingenti”, afferma Melles. “Se pensiamo che ora molte chirurgie vanno a buon fine, ma serve il follow-up, questo può essere fatto comodamente con questo dispositivo”. A CHE PUNTO SIAMO? La scadenza per la messa a punto di questo prototipo è la fine del 2020. “Tutte le funzionalità devono essere a posto per presentarlo a qualche azienda che ci investa e lo commercializzi. Tuttavia questo va oltre il mio campo di expertise. Paradossalmente, la pandemia ha reso le cose molto più veloci a differenza di altri settori che sono stati rallentati”, commenta Melles. “Questo perché i pazienti selezionati sono anziani a rischio potenziale di contrarre il virus, e hanno paura ad uscire di casa per venire alla clinica nonostante i protocolli di sicurezza. Anche per questo hanno accettato con entusiasmo di partecipare allo studio”. Oggetto di preoccupazione per Gerrit Melles è la presenza, durante il trial, di falsi negativi che potrebbero minare l’affidabilità del dispositivo. “I falsi positivi, cioè quelli a cui il dispositivo rileva delle patologie o anomalie specifiche che poi non sono presenti, non sono un problema. I problemi nascono con i falsi negativi. Significa che il dispositivo si fa sfuggire qualcosa e si rischia di tralasciare cose importanti, come una condizione patologica del paziente che non viene riconosciuta”, spiega. Per quanto riguarda i pazienti, NIIOS ha dovuto studiare delle strategie per raccogliere efficacemente i dati ottimizzando i tempi e minimizzando gli spostamenti. “All’inizio pensavamo
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Innovazioni
Credo che gli oftalmologi lo apprezzeranno, perché ci permetterà di concentrarci di più sui pazienti che davvero hanno bisogno di cure
Gerrit Melles
Il prototipo del dispositivo multi-diagnostico
di creare uno specifico sottogruppo di pazienti per malattia, ma era troppo difficile perché questi erano sparsi per i Paesi Bassi. Da un punto di vista logistico era una perdita di tempo. Abbiamo pensato dunque di riunirli in cluster, a seconda della regione in cui si trovano, per risparmiare tempo e fatica”, illustra Melles. Nella fase di studio, l’attenzione al dettaglio è fondamentale. “Quando si parla di dispositivi diagnostici per l’occhio bisogna stare molto attenti: è un organo molto complesso, piccolo e dettagliato e certe misurazioni sono difficili da prendere se non si è uno specialista. Stiamo studiando tutte le soluzioni per 22
far sì che il paziente non trovi l’uso del dispositivo troppo complesso e sia in grado di utilizzarlo al meglio”, spiega. UOMO E MACCHINA: COLLABORAZIONE O RIVALITÀ? Di certo, un prototipo come quello in studio al NIIOS è un ulteriore passo verso l’entrata nell’era della telemedicina che ora, con la pandemia, si è resa ancor più necessaria. Un dispositivo del genere offre di certo un’alternativa al paziente che non si può muovere di casa per cause esogene come la distanza dal centro oculistico più vicino o, come stiamo vivendo oggi, un’emergenza sanitaria su scala globale.
“Credo che gli oftalmologi lo apprezzeranno, perché ci permetterà di concentrarci di più sui pazienti che davvero hanno bisogno di cure o di cui si sospetta l’insorgenza di una patologia”, commenta Melles. Tuttavia, davanti a questi passi verso la modernità, la paura di molti è che la macchina si sostituisca all’uomo nelle sue mansioni e lo spodesti. “La paura è che questo tipo di tecnologia ci sostituisca prima o poi, ma non credo sia possibile. Può aiutarci ad avere una maggiore comprensione di ciò che accade al paziente. Un’altra cosa che mi lascia sempre sorpreso è come sia così difficile programmare l’intelligenza artificiale a riconoscere ciò che un essere umano ci mette solo uno sguardo per capire. Tuttavia la telemedicina e l’intelligenza artificiale hanno e avranno un ruolo fondamentale anche in oftalmologia”, afferma. Una cosa che però sarà sempre insostituibile è l’aspetto emotivo dell’essere medici. “Il dispositivo non sarà mai in grado di dare rassicurazione e supporto umano. Proprio per questo, tecnologie del genere non ci sostituiranno mai. Possono essere complementari a noi, possono supportarci nel dare il miglior risultato al paziente, risparmiando moltissimo i costi”. Ci troviamo dunque di fronte ad una tecnologia che promette bene e i cui riscontri per ora sono molto positivi, sia da parte dei pazienti che dello staff, entrambi proiettati verso un nuovo futuro. “I pazienti lo prendono in mano e si divertono pure a utilizzarlo, quasi come un gioco. Non è un gioco, eppure il sentimento è lo stesso: curiosità, intrigo, stupore, soprattutto per il paziente che per la prima volta è in grado di vedere il proprio occhio da un’altra prospettiva”, conclude.
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Approfondimenti
FRANGAR, NON FLECTAR Nonostante le sfide poste dalla pandemia di COVID-19, la Banca degli Occhi del Veneto continua ad operare con la massima efficienza
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Intervista a Diego Ponzin, Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus, Venezia
Diego Ponzin è Direttore della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus
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Per quanto l’attuale emergenza sanitaria abbia influito negativamente su tutto il sistema sanitario e specialmente sulla chirurgia elettiva, il sistema di procurement per il trapianto di cornea rimane attivo e pronto ad ogni evenienza. “Nei primi quattro mesi dell’anno scorso abbiamo avuto un calo del 25% delle donazioni. Questo perché il sistema sanitario era sottoposto ad uno stress estremo, con un impatto importante sulla rete delle donazioni”, spiega il Dottor Diego Ponzin, Direttore della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus. Fondata nel 1987 dal celebre Professor Giovanni Rama, la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus è al primo posto tra le banche degli occhi per numero di cornee raccolte e distribuite, e garantisce trapianti in tutto il territorio nazionale. “Il sistema di procurement si basa su una procedura ben precisa condotta in ospedale che prevede ovviamente il coinvolgimento della famiglia del donatore”, spiega Ponzin. “La crisi pandemica ha molto influito su questa attività, ma nonostante un primo momento di difficoltà i coordinamenti ospedalieri hanno retto bene”, aggiunge. La pandemia da COVID ha portato il sistema del procurement a rivalutare tutta la procedura di selezione dei pazienti, e in assenza di dati certi, l’approccio prudenziale è stato d’obbligo. “Siamo diventati molto più stringenti e molto più rigorosi nel selezionare i donatori che sono deceduti per tutta una serie di condizioni che potevano anche
solo far sospettare la presenza di un’infezione da SARS-CoV-2. Ci siamo trovati in una situazione in pieno divenire, a fronteggiare un microrganismo sconosciuto, e non c’erano dati relativi ai rischi di contagio a seguito di un trapianto”, spiega Ponzin. “Oggi fortunatamente conosciamo le meccaniche di trasmissione e siamo comunque ben consci che occorre fare delle scelte precise per mettere in sicurezza il sistema”, osserva. “Per ragioni precauzionali, non avendo il supporto delle evidenze scientifiche, ma solamente delle conoscenze teoriche sul rischio di trasmissione, una persona deceduta per COVID-19 non può essere un donatore”, aggiunge Ponzin. La delicata procedura di esclusione dei donatori risultati positivi al tampone post-mortem richiede un’analisi clinica attenta e delle attenzioni anche dal punto di vista umano ed etico. “Dall’inizio della pandemia tutti i donatori di organi e tessuti, e nel nostro caso donatori di cornee, vengono sottoposti a tampone nasofaringeo post-mortem, indipendentemente dalla storia clinica o dal fatto che il deceduto registri un tampone negativo il giorno prima del decesso. Tutti i donatori devono essere sottoposti a questa procedura, e il risultato del test molecolare deve essere ottenuto prima del trapianto”, afferma Ponzin. “Ogni volta che viene registrato un caso di positività, si attiva inoltre la procedura per avvisare la famiglia e tutti i contatti tramite una notifica alla struttura sanitaria. Dobbiamo prenderci cura anche dei vivi”, spiega Ponzin. I provvedimenti di differimento
di Timothy Norris
Ci siamo trovati in una situazione in pieno divenire, a fronteggiare un microrganismo sconosciuto
Diego Ponzin
delle chirurgie elettive e di continuità di cura per le patologie urgenti ed emergenti hanno visto il trapianto di cornea inserirsi in una posizione a sé stante, spinta dalla necessità di mantenere attivo il sistema di donazione e fornitura. “Abbiamo fin da subito scelto di affrontare il problema senza chiudere i rubinetti del procurement”, spiega Ponzin. “Possiamo in generale mantenere in buone condizioni una cornea per un mese, alcuni tessuti per alcune tipologie di tra-
Il Laboratorio della Banca degli Occhi
pianto possono essere conservati anche per sei mesi. In questo lasso di tempo effettuiamo tutti i controlli del caso, attiviamo il sistema per l’allocazione e tutto il sistema che porta al trapianto in tempi brevi”, aggiunge. Con il differimento delle chirurgie elettive e la conseguente posticipazione della domanda, il rischio di perdere le cornee donate andava compreso e risolto. “Il Ministero della Sanità si è formalmente pronunciato, invitan-
do tutte le regioni a considerare elettivo il trapianto di cornea, ma includendo il concetto di emergenza del donatore”, spiega Ponzin. “Questo è un concetto molto importante, perché con alcune eccezioni una cornea va trapiantata entro un mese e in quest’ottica un’operazione elettiva va considerata d’urgenza”. Alla Fondazione Banca degli Occhi il lavoro procede costante, tra controlli e procedure ferree. “In questo momento la nostra fi-
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Approfondimenti
La puntualità e la precisione nella consegna, la linearità, la tracciabilità e la massima sicurezza sono diventati ancor più strategici
Diego Ponzin
Puntualità, precisione, linearità, tracciabilità, sono concetti chiave per un efficiente sistema di procurement
losofia è che stiamo lavorando e convivendo con questa situazione”, afferma Ponzin. “Da una parte prestiamo la massima attenzione alla sicurezza dei pazienti riceventi, dall’altra manteniamo viva la collaborazione con gli ospedali, e facciamo rispettare in modo ferreo i protocolli anti-COVID per il trapianto. La puntualità e la precisione nella consegna, la linearità, la tracciabilità e la massima sicurezza sono diventati ancor più strategici. Siamo pronti anche a gestire ogni evenienza futura”, afferma Diego Ponzin. La preparazione ad ogni imprevisto del presente e alle incertezze del futuro è un importante fattore nell’organizzazione del lavoro del26
la Banca degli Occhi. “Dobbiamo essere pronti anche alla possibilità che il virus colpisca uno di noi e per questo abbiamo attivato tutta una serie di iniziative atte a tutelare il nostro personale. Ci si mantiene tutti costantemente monitorati con tamponi periodici, ci si frequenta poco tra colleghi di lavoro e abbiamo diviso il personale in gruppi distinti che si alternano. In questo modo è facile riuscire ad isolare e scongiurare con estrema velocità ed efficienza la propagazione del virus”, spiega Diego Ponzin. La Banca degli Occhi è preparata anche per sostenere il peso della seconda ondata, ora in atto. “Abbiamo imparato molto dall’on-
da precedente. Sappiamo cose in più e abbiamo strumenti in più per difenderci, oltre che per mantenere intatto il sistema di procurement”, spiega Ponzin. “Mi riferisco esplicitamente alla Banca degli Occhi, perché abbiamo anche un reparto clinico: siamo un santuario isolato e questo ci mette in una posizione più sicura. Posso quindi assicurare che siamo ancora oggi in grado di fornire tessuti sicuri, al meglio delle evidenze che abbiamo oggi e che cominciano ad essere consolidate”, dichiara Ponzin. “A febbraio non sapevamo nulla, abbiamo ancora molto da imparare riguardo a questo virus ma oggi sappiamo comunque molto più di ieri”, conclude.
UN PASSO AVANTI NELL’USO DELLE TERAPIE ANTIBIOTICHE1 NUOVO 2
1 mg/ml desametasone + 5 mg/ml levofloxacina, collirio, soluzione
UNA STRATEGIA TERAPEUTICA EFFICACE ED INNOVATIVA 1
La nuova combinazione fissa DUCRESSA “1 mg/ml + 5 mg/ml, collirio,soluzione” 1 flacone in LDPE da 5 ml con contagocce (AIC n. 047874019) Classificazione ai fini della fornitura: RR - medicinale soggetto a prescrizione medica Classe ai fini della rimborsabilità: Classe Cnn Prezzo al pubblico (IVA inclusa): € 19,00 Bibliografia: 1) Bandello F. et al. Eye (Lond). 2020 May 4. doi: 10.1038/ s41433-020-0869-1. Online ahead of print. 2) GU n. 254 del 14/10/2020. 3) RCP Ducressa. Depositato in AIFA in data 12/11/2020 - Codice PP-DUC-IT-0003
Levofloxacina / Desametasone
indicata per la prevenzione e il trattamento dell’infiammazione e per la prevenzione dell’infezione associata all’intervento chirurgico per la cataratta3
Ducressa fornisce l’efficacia antibatterica
con una sola settimana di trattamento dopo l’intervento di cataratta 1
RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE Ducressa 1 mg/ml + 5 mg/ml, collirio, soluzione 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Un ml di collirio, soluzione contiene desametasone sodio fosfato, equivalente a 1 mg di desametasone e levofloxacina emiidrato, equivalente a 5 mg di levofloxacina. Una goccia (circa 30 microlitri) contiene circa 0,03 mg di desametasone e 0,150 mg di levofloxacina. Eccipienti con effetti noti: Un ml di collirio soluzione contiene 0,05 mg di benzalconio cloruro e una goccia contiene circa 0,0015 mg di benzalconio cloruro. Un ml di collirio soluzione contiene 4,01 mg di fosfati e una goccia contiene 0,12 mg di fosfati. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Collirio, soluzione (collirio). Soluzione limpida, giallo-verdastra, praticamente priva di particelle con un pH di 7,0-7,4 e osmolalità di 270-330 mOsm/Kg. Le gocce erogate appaiono trasparenti ed incolore. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Ducressa collirio, soluzione è indicato per la prevenzione e il trattamento dell’infiammazione e per la prevenzione dell’infezione associata all’intervento chirurgico per cataratta negli adulti. Tenere in considerazione le linee guida ufficiali sull’uso appropriato degli agenti antibatterici. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Posologia Dopo l’intervento chirurgico, instillare una goccia nel sacco congiuntivale ogni 6 ore. La durata del trattamento è di 7 giorni. Fare attenzione a non interrompere anticipatamente la terapia. Se si dimentica una dose, il trattamento deve essere proseguito assumendo la dose successiva come pianificato. Dopo una settimana di trattamento con Ducressa collirio si raccomanda di rivalutare il paziente per stabilire se è necessario proseguire con la somministrazione di un collirio a base di corticosteroidi in monoterapia. La durata di questo trattamento può dipendere dai fattori di rischio del paziente e dall’esito dell’intervento chirurgico e deve essere stabilita dal medico dopo un esame con lampada a fessura e in base alla gravità del quadro clinico. Un trattamento di follow-up con collirio a base di steroidi non dovrebbe di norma superare le 2 settimane. Fare comunque attenzione a non interrompere anticipatamente la terapia. Popolazione pediatrica: La sicurezza e l’efficacia di Ducressa nei bambini e negli adolescenti di età inferiore a 18 anni non sono state stabilite. Non ci sono dati disponibili. L’uso di Ducressa non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti di età inferiore a 18 anni. Pazienti anziani: Non c’è necessità di modificare la dose nei pazienti anziani. Uso nella compromissione renale/epatica Ducressa non è stato studiato nei pazienti con compromissione renale/epatica e pertanto, Ducressa deve essere utilizzato con cautela in questi pazienti. Modo di somministrazione Uso oftalmico. Una goccia deve essere somministrata nel canto laterale applicando, nel contempo, una pressione a livello del canto mediale per evitare il drenaggio delle gocce. I pazienti devono essere istruiti a lavarsi le mani prima dell’uso e a evitare il contatto con la punta del contenitore e l’occhio o le aree circostanti, in quanto ciò potrebbe causare lesioni oculari. Inoltre, è necessario informare i pazienti che le soluzioni oftalmiche, se maneggiate in modo improprio, possono venire contaminate da batteri comuni in grado di causare infezioni oculari. L’uso di soluzioni contaminate può arrecare gravi danni all’occhio e successiva perdita della vista. L’occlusione nasolacrimale mediante compressione dei dotti lacrimali può ridurre l’assorbimento sistemico. In caso di trattamento concomitante con altri colliri, le instillazioni devono avvenire a distanza di 15 minuti. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità al principio attivo levofloxacina o ad altri chinoloni, al desametasone o ad altri steroidi, o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1; Herpes simplex, cheratite, varicella e altre malattie virali della cornea e della congiuntiva; Infezioni oculari da micobatteri causate, ad esempio, da bacilli acido-resistenti quali Mycobacterium tuberculosis, Mycobacterium leprae o Mycobacterium avium; Micosi delle strutture oculari; Infezioni oculari purulente non trattate. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni di impiego Effetti oculari: Ducressa è esclusivamente per uso oftalmico. Ducressa non deve essere somministrato per iniezione sottocongiuntivale. La soluzione non deve essere introdotta direttamente nella camera anteriore dell’occhio. L’uso prolungato può indurre resistenza agli antibiotici con conseguente proliferazione di organismi non sensibili, inclusi i miceti. In presenza di infezioni è necessario interrompere il trattamento e adottare una terapia alternativa. Ogni qual volta richiesto dal giudizio clinico, il paziente deve essere esaminato mediante visualizzazione ingrandita, ad esempio tramite biomicroscopia con lampada a fessura ed eventualmente colorazione con fluoresceina. L’uso prolungato di corticosteroidi per uso topico oftalmico può causare ipertensione oculare/glaucoma, il verificarsi di tale evenienza è, tuttavia, improbabile se Ducressa viene utilizzato per il periodo di trattamento raccomandato (7 giorni). È in ogni caso consigliabile un controllo frequente della pressione intraoculare. Il rischio di innalzamento della pressione intraoculare indotto da corticosteroidi è maggiore nei pazienti predisposti (per es. i diabetici). Con l’uso di corticosteroidi sistemici e topici possono essere riferiti disturbi della vista. Se un paziente si presenta con sintomi quali visione offuscata o altri disturbi visivi, è necessario considerare la visita con un oftalmologo per la valutazione delle possibili cause che possono essere collegate a complicanze postoperatorie, allo sviluppo di glaucoma o a patologie rare, quali la corioretinopatia sierosa centrale (CSC), che sono state segnalate dopo l’uso di corticosteroidi sistemici e topici. I corticosteroidi per uso topico oftalmico possono rallentare la guarigione delle ferite corneali. È noto che anche i FANS per uso topico oftalmico possono rallentare o ritardare la guarigione. L’uso concomitante di FANS e steroidi per uso topico oftalmico può aumentare il rischio di problemi di guarigione. Nei pazienti con patologie che causano assottigliamento della cornea o della sclera, è stato riscontrato che si verificano perforazioni con l’uso di corticosteroidi topici. Effetti sistemici I fluorochinoloni sono stati associati a reazioni di ipersensibilità anche dopo una singola dose. In presenza di una reazione allergica alla levofloxacina, interrompere il trattamento. Durante la terapia sistemica con fluorochinoloni, compresa la levofloxacina, possono verificarsi l’infiammazione e la rottura dei tendini, in particolare nei pazienti più anziani e in quelli trattati contemporaneamente con corticosteroidi. È, pertanto, necessario essere cauti e interrompere il trattamento con Ducressa ai primi segni di tendinite (vedere paragrafo 4.8). La Sindrome di Cushing e/o soppressione surrenalica associate con l’assorbimento sistemico di desametasone oculare possono verificarsi dopo terapia intensiva o continuata per lunghi periodi in pazienti predisposti, compresi bambini e pazienti trattati con inibitori del CYP3A4 (compresi ritonavir e cobicistat). In questi casi, il trattamento dovrebbe essere sospeso progressivamente. Effetti sul sistema immunitario L’uso prolungato (in genere si osservano entro le 2 settimane di trattamento) può anche causare infezioni oculari secondarie (batteriche, virali o micotiche), dovute alla soppressione della risposta dell’ospite o a un ritardo nella guarigione. Inoltre, i corticosteroidi per uso topico oftalmico possono favorire, aggravare o mascherare i segni e i sintomi di infezioni oculari causate da microrganismi patogeni. Il verificarsi di tali patologie è limitato se il trattamento con corticosteroidi è di breve durata, come quello suggerito con Ducressa. Eccipienti Benzalconio cloruro: Sono stati riportati casi di irritazione agli occhi, occhio secco, alterazione del film e della superficie corneali a seguito di somministrazione oftalmica di benzalconio cloruro. Da usare con cautela nei pazienti con occhio secco e con compromissione della cornea. I pazienti devono essere monitorati in caso di uso prolungato. Dopo l’intervento di cataratta, i pazienti non devono portare lenti a contatto per tutta la durata del trattamento con Ducressa. 4.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione Non sono stati effettuati studi di interazione. Dato che dopo somministrazione oculare le concentrazioni massime nel plasma di levofloxacina e desametasone sono almeno 1000 volte inferiori a quelle riferite dopo dosi orali standard, è improbabile che le interazioni con altri prodotti per uso sistemico siano clinicamente rilevanti. L’uso concomitante di probenecid, cimetidina o ciclosporina con levofloxacina ha alterato alcuni parametri farmacocinetici della levofloxacina, ma non in misura clinicamente significativa. L’uso concomitante di steroidi topici e FANS topici può aumentare il rischio di problemi di guarigione della cornea. Gli inibitori del CYP3A4 (inclusi ritonavir e cobicistat) possono ridurre la clearance del desametasone potenziandone gli effetti. La combinazione deve essere evitata, a meno che il beneficio non sia superiore al rischio aumentato di effetti collaterali sistemici causati dal corticosteroide, nel qual caso i pazienti devono essere monitorati per tali effetti sistemici. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Gravidanza I dati relativi all’uso di desametasone e levofloxacina in gravidanza non sono disponibili o sono in numero limitato. I corticosteroidi attraversano la placenta. L’uso prolungato o ripetuto di corticosteroidi durante la gravidanza è stato associato a un maggiore rischio di ritardo di crescita intrauterina, a un minor peso alla nascita e al rischio di ipertensione, disturbi vascolari e insulino-resistenza in età adulta. I lattanti nati da madri che hanno assunto dosi considerevoli di corticosteroidi durante la gravidanza devono essere sottoposti ad accurati controlli per rilevare eventuali segni di iposurrenalismo. Negli studi condotti sugli animali i corticosteroidi hanno mostrato tossicità riproduttiva ed effetti teratogeni (tra cui palatoschisi; vedere paragrafo 5.3). Dato che non può essere esclusa un’esposizione sistemica rilevante ai corticosteroidi conseguente alla somministrazione oculare, il trattamento con Ducressa non è raccomandato durante la gravidanza, in particolare durante i primi tre mesi, e dovrebbe essere impiegato solo dopo un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici. Allattamento La levofloxacina e i corticosteroidi sistemici vengono escreti nel latte materno. Non vi sono dati disponibili per stabilire se nel latte materno possano passare quantità di desametasone tali da produrre effetti clinici nel lattante. Un rischio per il lattante non può essere escluso. È necessario decidere se interrompere l’allattamento con latte materno o interrompere/sospendere la terapia con Ducressa, valutando il beneficio per il bambino derivante dall’allattamento con latte materno e il beneficio per la donna derivante dal trattamento. Fertilità I corticosteroidi somministrati per via sistemica possono compromettere la fertilità maschile e femminile influenzando la secrezione ormonale dell’ipotalamo e dell’ipofisi, come pure la gametogenesi nei testicoli e nelle ovaie. Non è noto se il desametasone per uso oftalmico comprometta la fertilità umana. La levofloxacina non ha causato alcuna compromissione della fertilità nei ratti, a livelli di esposizione notevolmente più elevati rispetto all’esposizione massima nell’uomo dopo la somministrazione oculare. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Come con qualsiasi altro collirio, un offuscamento transitorio della vista o altri disturbi visivi possono pregiudicare la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari. In caso di offuscamento della vista, il paziente deve attendere che la vista ritorni nitida prima di mettersi alla guida o usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Riassunto del profilo di sicurezza 438 pazienti sono stati trattati con Ducressa nell’ambito degli studi clinici. Non si sono verificate reazioni avverse gravi. Le reazioni avverse non gravi più comunemente riportate sono irritazione dell’occhio, ipertensione oculare e cefalea. Elenco tabulare delle reazioni avverse Le seguenti reazioni avverse correlate a Ducressa sono state riportate nel corso di studi clinici in cui sono stati arruolati pazienti sottoposti a intervento chirurgico di cataratta (all’interno di ciascuna categoria di frequenza, le reazioni avverse sono presentate in ordine di frequenza decrescente).
La frequenza delle possibili reazioni avverse di seguito elencate è stata definita sulla base della seguente convenzione: molto comune
≥1/10
comune
≥1/100, <1/10
non comune
≥1/1.000, <1/100
rara
≥1/10.000, <1/1.000
molto rara
≤1/10.000
non nota
La frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili
Ducressa (combinazione di levofloxacina/desametasone) Classificazione per sistemi e organi
Frequenza
Reazioni avverse
Patologie del sistema nervoso
Non comune
Cefalea, disgeusia
Patologie dell’occhio
Non comune
Irritazione dell’occhio, sensazione anomala all’occhio, ipertensione oculare
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Non comune
Prurito
Esami diagnostici
Non comune
Pressione intraoculare aumentata (*)
(*) > 6 mmHg che significa aumento significativo della pressione intraoculare Le reazioni avverse osservate con i singoli principi attivi per uso oftalmico (levofloxacina o desametasone) e che possono potenzialmente manifestarsi anche con Ducressa sono riportate di seguito:
Levofloxacina Classificazione per sistemi e organi
Frequenza
Reazioni avverse
Disturbi del sistema immunitario
Rara:
Reazioni allergiche extraoculari, incluso rash cutaneo.
Molto rara:
Anafilassi.
Patologie del sistema nervoso
Non comune:
Cefalea.
Patologie dell’occhio
Comune:
Bruciore agli occhi, diminuzione della vista e produzione di filamenti mucosi.
Non comune:
Formazione di croste sul margine palpebrale, chemosi, reazione papillare congiuntivale, edema palpebrale, fastidio oculare, prurito oculare, dolore oculare, iperemia congiuntivale, follicoli congiuntivali, secchezza oculare, eritema palpebrale e fotofobia.
Non comune:
Rinite.
Molto rara:
Edema laringeo.
Classificazione per sistemi e organi
Frequenza
Reazioni avverse
Patologie dell’occhio
Molto comune
Aumento della pressione intraoculare.*
Comune
Fastidio*, irritazione*, bruciore*, dolore puntorio*, prurito* e visione offuscata*.
Non comune
Reazioni allergiche e di ipersensibilità, ritardata guarigione delle ferite, cataratta capsulare posteriore*, infezioni opportunistiche, glaucoma*.
Molto rara
Congiuntivite, midriasi, ptosi, uveite indotta da corticosteroidi, calcificazioni corneali, cheratopatia cristallina, alterazioni dello spessore corneale*, edema corneale, ulcera corneale e perforazione corneale.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Desametasone
Patologie della cute e tessuto sottocutaneo Molto rara
Edema facciale.
Patologie endocrine
Sindrome di Cushing, soppressione surrenalica.
Frequenza non nota
* vedere il paragrafo Descrizione di alcune reazioni avverse Descrizione di selezionate reazioni avverse Aumento della pressione intraoculare Possono manifestarsi aumento della pressione intraoculare (PIO) e glaucoma. L’uso prolungato di corticosteroidi può comportare ipertensione oculare/glaucoma (in particolare nei pazienti con precedente PIO indotta da steroidi o con PIO elevata o glaucoma preesistenti). Bambini e anziani possono essere particolarmente suscettibili all’insorgere di PIO indotta da steroidi (vedere paragrafo 4.4). Anche i diabetici sono più soggetti a sviluppare cataratte sottocapsulari dopo somministrazione prolungata di steroidi topici. Reazioni avverse post-procedurali Nel corso degli studi clinici sono stati segnalati disturbi oculari (per es. edema corneale, irritazione dell’occhio, sensazione anomala all’occhio, aumento della lacrimazione, astenopia, disturbi della cornea, secchezza oculare, dolore oculare, fastidio oculare, uveite, visione offuscata, luminosità visiva, congiuntivite) e nausea. Queste reazioni sono generalmente lievi e transitorie e si reputa siano connesse all’intervento stesso di cataratta. Possibili reazioni avverse connesse alla cornea Nelle patologie che causano assottigliamento della cornea, l’uso topico di steroidi può talora comportare perforazione corneale (vedere paragrafo 4.4). Molto raramente sono stati riportati casi di calcificazione della cornea associati all’uso di colliri contenenti fosfati in pazienti con cornea significativamente danneggiata. Ulteriori reazioni avverse osservate con l’uso prolungato del principio attivo levofloxacina che possono potenzialmente verificarsi anche con Ducressa Rotture dei tendini della spalla, della mano, del tendine di Achille e di altri tendini, che hanno richiesto una riparazione chirurgica, o hanno comportato un’invalidità prolungata, sono state riferite in pazienti trattati con fluorochinoloni per via sistemica. Studi ed esperienze post-marketing con i chinoloni per via sistemica indicano che il rischio di tali rotture può essere aumentato nei pazienti trattati con corticosteroidi, in particolare nei pazienti geriatrici e nei tendini sottoposti a sollecitazioni elevate, incluso il tendine di Achille (vedere paragrafo 4.4). Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. 4.9 Sovradosaggio La quantità
totale di levofloxacina e desametasone 21-Fosfato contenuta nel flaconcino di Ducressa è troppo esigua per indurre effetti tossici dopo un’assunzione accidentale. In caso di sovradosaggio topico il trattamento deve essere interrotto. In caso di irritazione prolungata, sciacquare l’occhio/gli occhi con acqua sterile. La sintomatologia dovuta a ingestione accidentale non è nota. Il medico può considerare la lavanda gastrica o l’emesi. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: agenti antinfiammatori e antinfettivi in combinazione, corticosteroidi e antinfettivi in combinazione. Codice ATC: S01C A01 Ducressa è una combinazione fissa di due principi attivi: levofloxacina e desametasone. Levofloxacina: Meccanismo d’azione: La levofloxacina, L-isomero attivo dell’ofloxacina, è un agente antibatterico della classe dei fluorochinoloni che inibisce le topoisomerasi batteriche di tipo II: DNA girasi e topoisomerasi IV. I target della levofloxacina sono principalmente la DNA girasi nei batteri Gram-negativi e la topoisomerasi IV nei batteri Gram-positivi. Lo spettro di attività contro i patogeni oculari include microrganismi aerobi Gram-positivi (per es. S. aureus MSSA, S. pyogenes, S. pneumoniae e gli streptococchi del gruppo viridans), batteri aerobi Gram-negativi (per es. E. coli, H. influenzae, M. catarrhalis, isolati ambientali di P. aeruginosa) e altri organismi (per es. Chlamydia trachomatis). Meccanismo di resistenza La resistenza batterica alla levofloxacina può svilupparsi principalmente attraverso due meccanismi principali: una riduzione della concentrazione intrabatterica del farmaco o alterazioni dei suoi enzimi target. L’alterazione del sito target deriva da mutazioni dei geni cromosomici che codificano la DNA girasi (gyrA e gyrB) e la topoisomerasi IV (parC e parE; grlA e grlB nello Staphylococcus aureus). La resistenza dovuta a una bassa concentrazione intrabatterica del farmaco può essere legata a un’alterazione delle porine della membrana esterna (OmpF), con conseguente riduzione del passaggio dei fluorochinoloni all’interno dei batteri Gram-negativi, oppure alle pompe di efflusso. La resistenza mediata dalle pompe di efflusso è stata descritta in pneumococchi (PmrA), stafilococchi (NorA), anaerobi e batteri Gram-negativi. Infine, una resistenza ai chinoloni mediata dai plasmidi (determinata dal gene qnr) è stata descritta nella Klebsiella pneumoniae e nell’E. coli. Resistenza crociata Può verificarsi una resistenza crociata tra i fluorochinoloni. Le singole mutazioni possono non comportare resistenza clinica, tuttavia le mutazioni multiple generalmente comportano resistenza clinica a tutti i farmaci appartenenti alla classe dei fluorochinoloni. Le porine alterate della membrana esterna e i sistemi di efflusso possono avere un’ampia specificità di substrato, individuando diverse classi di agenti antibatterici, con conseguente resistenza multipla. Criteri interpretativi dei saggi di sensibilità Non ci sono criteri interpretativi. Desametasone: Meccanismo d’azione: I corticosteroidi come il desametasone sopprimono l’espressione delle molecole di adesione delle cellule endoteliali vascolari, delle ciclossigenasi I o II e delle citochine. Tale azione culmina in un’espressione ridotta dei mediatori proinfiammatori e nella soppressione dell’adesione dei leucociti circolanti all’endotelio vascolare, impedendo pertanto la loro migrazione nel tessuto oculare infiammato. Il desametasone esercita una spiccata attività antinfiammatoria con un’attività mineralcorticoide limitata rispetto ad alcuni altri steroidi, ed è uno dei più importanti agenti antinfiammatori. Efficacia clinica: L’efficacia di Ducressa è stata indagata in uno studio controllato per valutare la non inferiorità di Ducressa rispetto al trattamento standard con una formulazione commerciale di tobramicina (0,5%) e desametasone (0,1%) in gocce oculari, per la prevenzione e il trattamento dell’infiammazione e per la prevenzione delle infezioni associate all’intervento chirurgico per cataratta negli adulti. Allo Sperimentatore addetto alla valutazione dei parametri dello studio non è stata resa nota l’assegnazione del trattamento. I pazienti che dopo l’intervento di cataratta non presentavano complicanze sono stati assegnati a Ducressa collirio, 1 goccia 4 volte al giorno per 7 giorni, seguito da desametasone 0,1% collirio, 1 goccia 4 volte al giorno, per altri 7 giorni, o al trattamento di riferimento con tobramicina + desametasone collirio, 1 goccia 4 volte al giorno per 14 giorni. I dati di efficacia sono disponibili in 395 pazienti trattati con Ducressa e in 393 pazienti trattati con il prodotto di riferimento dopo l’intervento di cataratta. Dopo 14 giorni di trattamento, la percentuale di pazienti che non presenta segni di infiammazione (endpoint primario dello studio) nel gruppo Ducressa seguito da desametasone è del 95,19%, rispetto al 94,91% del gruppo tobramicina + desametasone. La differenza tra le due percentuali è di 0,0028 (IC al 95%: [-0,0275; 0,0331]), dimostrano pertanto la non inferiorità del regime di trattamento sperimentale rispetto a quello di riferimento. Nel corso dello studio l’endoftalmite non è stata riscontrata in nessuno dei due gruppi. Nel braccio Ducressa, i segni di infiammazione della camera anteriore sono risultati assenti nel 73,16% dei pazienti al giorno 4 e nell’85,57% dei pazienti al giorno 8 successivi all’intervento chirurgico. Nel braccio tobramicina + desametasone, i segni di infiammazione della camera anteriore sono risultati assenti nel 76,84% dei pazienti al giorno 4 e nell’86,77% dei pazienti al giorno 8. L’iperemia congiuntivale è già assente al giorno 4 nell’85,75% dei pazienti del braccio Ducressa rispetto all’82,19% del braccio tobramicina + desametasone. Il profilo di sicurezza è risultato simile in entrambi i gruppi. Popolazione pediatrica L’Agenzia europea per i medicinali ha previsto l’esonero dall’obbligo di presentare i risultati degli studi con Ducressa in tutti i sottogruppi della popolazione pediatrica per la prevenzione e il trattamento dell’infiammazione e per la prevenzione delle infezioni associate all’intervento chirurgico per cataratta (vedere paragrafo 4.2 per informazioni sull’uso pediatrico). 5.2 Proprietà farmacocinetiche L’instillazione oculare di Ducressa comporta l’assorbimento di entrambi i principi attivi nei tessuti oculari e, in misura molto minore, nella circolazione sistemica. Nei conigli, dopo instillazione oculare, le concentrazioni plasmatiche di levofloxacina aumentano con la dose, sia dopo somministrazione singola, sia dopo somministrazione ripetuta. I livelli di desametasone sodio fosfato misurati nel plasma sono bassi. Infatti, il desametasone sodio fosfato viene rapidamente metabolizzato in vivo in desametasone, che è il metabolita attivo. L’esposizione al desametasone aumenta con la dose e dopo dosi ripetute è evidente un lieve accumulo sia di levofloxacina sia di desametasone. Nei tessuti oculari (umore acqueo, cornea e congiuntiva) i livelli di levofloxacina e di desametasone risultano superiori ai livelli massimi plasmatici dopo dosi singole e ripetute. In particolare, dopo 28 giorni di trattamento i livelli di levofloxacina e desametasone nei tessuti oculari sono superiori alla Cmax plasmatica da 50 a 100 volte e da 3 a 4 volte, rispettivamente. Centoventicinque pazienti sottoposti a intervento chirurgico di cataratta sono stati assegnati in modo casuale a 3 gruppi: levofloxacina, desametasone e Ducressa. Una goccia di ciascun farmaco è stata somministrata 90 e 60 minuti prima della paracentesi limbare. La media dei valori osservati per la concentrazione di levofloxacina era di 711,899 ng/ml (IC al 95%: 595,538; 828,260) nel gruppo Ducressa, e di 777,307 ng/ml (IC al 95%: 617,220; 937,394) con somministrazione della sola levofloxacina. Le concentrazioni di levofloxacina nell’umore acqueo sono ben al di sopra delle concentrazioni minime inibitorie per i patogeni oculari nello spettro di attività della levofloxacina. Quando Ducressa è stato somministrato con desametasone si è raggiunta una concentrazione nell’umore acqueo di 11,774 ng/ml (IC al 95%: 9,812; 13,736) rispetto ai 16,483 ng/ml (IC al 95%: 13,736; 18,838) con somministrazione del solo desametasone. Sia la levofloxacina sia il desametasone vengono eliminati con le urine. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Gli studi sulla tossicità oculare per dosi ripetute condotti nei conigli con la combinazione fissa di levofloxacina/desametasone per un periodo di 28 giorni hanno evidenziato tossicità sistemiche attribuibili a effetti farmacologici esagerati del desametasone (necrosi focale delle cellule tubulari e glomerulopatia con necrosi e/o depositi ialini nei reni, ipertrofia epatica con inclusioni ialine intracellulari e necrosi di singole cellule, atrofia della corteccia surrenale e diminuzione dei linfociti dovuta ad atrofia della milza, del timo e dei linfonodi). Tali effetti sono stati osservati solo a esposizioni circa 3 volte superiori rispetto a quelle raggiunte alla massima dose oftalmica raccomandata per l’uomo, a indicare la scarsa rilevanza nell’uso clinico. Gli studi condotti sugli animali hanno dimostrato che gli inibitori della girasi causano disturbi nella crescita delle articolazioni portanti. Nel ratto e nel cane la levofloxacina, come altri fluorochinoloni, ha mostrato effetti sulla cartilagine (formazione di vesciche e cavità) dopo dosi elevate per via orale. Genotossicità e cancerogenicità Il desametasone e la levofloxacina non rivelano alcun potenziale genotossico o cancerogeno clinicamente rilevante. Tossicità riproduttiva: La levofloxacina non ha influenzato la fertilità e ha compromesso lo sviluppo embrio-fetale negli animali solo a esposizioni notevolmente più elevate di quelle raggiungibili con la dose terapeutica per via oftalmica raccomandata per l’uomo. La somministrazione topica e sistemica di desametasone ha compromesso la fertilità maschile e femminile e indotto effetti teratogeni che comprendono formazione di palatoschisi, ritardo di crescita intrauterina e mortalità fetale. È stata osservata anche una tossicità peri- e postnatale del desametasone. Potenziale fototossico: Gli studi nel topo, dopo dosaggio sia orale sia endovenoso, hanno mostrato che la levofloxacina svolge un’attività fototossica solo a dosi molto elevate. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Sodio diidrogeno fosfato monoidrato Disodio fosfato dodecaidrato Sodio citrato Benzalconio cloruro Sodio idrossido/acido cloridrico (per la correzione del pH) Acqua per preparazioni iniettabili 6.2 Incompatibilità Non pertinente. 6.3 Periodo di validità 2 anni. Eliminare entro 28 giorni dopo la prima apertura. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Questo medicinale non richiede alcuna precauzione particolare per la conservazione. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Flacone da 5 ml in polietilene a bassa densità (LDPE), con un contagocce in LDPE e un tappo a vite in polietilene ad alta densità (HDPE). Confezione da: 1 flacone x 5 ml 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento L’antibiotico non utilizzato o la soluzione antibiotica residua e i materiali utilizzati per la somministrazione devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO SANTEN OY Niittyhaankatu 20 33720 Tampere Finlandia 8. NUMERO(I) DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO AIC n. 047874019 - “1 MG/ML + 5 MG/ML COLLIRIO, SOLUZIONE” 1 FLACONE IN LDPE DA 5 ML CON CONTAGOCCE 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Data della prima autorizzazione: 15 ottobre 2020. Data del rinnovo più recente: 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO 10/2020 DUCRESSA “1 mg/ml + 5 mg/ml, collirio, soluzione” 1 flacone in LDPE da 5 ml con contagocce (AIC n. 047874019) Classificazione ai fini della fornitura: RR - medicinale soggetto a prescrizione medica. Classe ai fini della rimborsabilità: classe Cnn Prezzo al pubblico (IVA inclusa): € 19,00
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OFTALMOLOGIA E PANDEMIA: LE SOLUZIONI A EURETINA 2020
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L’edizione di quest’anno di Euretina, completamente online, ha ospitato anche discussioni e relazioni sul mondo dell’oftalmologia e sulla pandemia di COVID-19, sul futuro della ricerca, sulla pratica clinica, e sui nuovi paradigmi per il trattamento delle malattie retiniche. Tra queste, la sessione intitolata “The Good, The Bad and The Ugly of the New Pandemic Life”, composta di quattro panel di specialisti e rappresentanti delle aziende, insieme per riflettere su come siamo stati e come saremo in grado di adattarci alla pandemia. Tra gli ospiti illustri che sono intervenuti troviamo Anat Loewenstein, Adnan Tufail, Jean-François Korobelnik, José García-Arumí, Cesare Mariotti, Robin Hamilton, Ramin Tadayoni, sapientemente guidati dalla moderazione del Presidente di Euretina, Frank G. Holz. Di cruciale importanza è stata la discussione sulle iniezioni intravitreali, che hanno comportato numerosi problemi durante la prima ondata sia per i pazienti che per i medici stessi e che ora vanno ripensate, nel bel mezzo della seconda ondata. “Circa il 20-30% dei pazienti non si è presentato. Molti di loro avevano paura in quanto persone anziane e a rischio. Molti avevano problemi di trasporto: non riuscivano a trovare qualcuno che li portasse in ospedale, fosse esso un guidatore o un parente”, ha affermato il Professor Korobelnik. Si è discusso poi delle possibilità di home monitoring e home care de-
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livery per rispondere alle esigenze della crisi sanitaria, per non lasciare da soli i pazienti. “Siamo andati direttamente a casa dei pazienti per fare le iniezioni con un’unità mobile speciale. Inoltre, l’home OCT è attualmente in fase di studio qui in Israele”, ha affermato Anat Loewenstein. Preparare gli ospedali, le cliniche e i reparti di oftalmologia è stato un punto fondamentale nella discussione. La protezione del paziente e del medico sono cruciali e devono essere garantite. “In clinica indossiamo tutti i DPI necessari, ci assicuriamo che ci sia distanziamento tra i posti a sedere e abbiamo posticipato alcuni pazienti”, spiega Robin Hamilton. “Non utilizziamo l’OCT e la lampada a fessura, e non facciamo il test dell’acuità visiva a meno che il paziente non ne abbia fortemente bisogno”. Per quanto riguarda le intravitreali, una delle strategie adottate consiste nel mantenere l’ultimo periodo più esteso del protocollo T&E, come ha ricordato García-Arumí. Per quanto riguarda la chirurgia, sottoporre i pazienti a
tampone poco prima di entrare in sala operatoria è di vitale importanza. “Un risultato del tampone 5 giorni prima dell’operazione è inutile. Il test va fatto entro i due giorni prima e richiede uno sforzo organizzativo notevole”, fa presente Ramin Tadayoni. Infine, il ruolo della tecnologia durante la pandemia è risultato fondamentale anche nelle discussioni di Euretina di quest’anno. Si è discusso delle luci e ombre dei congressi e delle lezioni online e diversi punti di vista sono emersi. “Ci sono molti vantaggi nei meeting virtuali”, ha spiegato Sergio Leal, Direttore e Global Clinical Leader di Bayer. “Possiamo riunire nello stesso momento e sulla stessa piattaforma in modo efficiente e risparmiare tempo. Tuttavia si perde la componente sociale che rende i meeting più ricchi”. Infatti, come ricorda Adnan Tufail: “I veri affari si fanno spesso alla fine del meeting davanti ad un bicchiere di vino. È il momento in cui piccole intuizioni portano a grandi idee e collaborazioni, e mi manca”.
MULTIFATTORIALITÃ&#x20AC; NELLA
Cod. 032M-G0520
NEUROPROTEZIONE
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RE-SOLVE: LA STRATEGIA DI SANTEN EMEA CONTRO L’ANTIBIOTICO-RESISTENZA
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Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza causa circa 50.000 morti all’anno solo in Europa e negli Stati Uniti, classificandosi come un problema sanitario di priorità mondiale da contrastare con tutte le forze possibili. A tal proposito, Santen EMEA ha annunciato il lancio della sua iniziativa Re-SOLVE per contrastare l’antibiotico-resistenza in oftalmologia. Re-SOLVE punta a promuovere e incoraggiare una corretta gestione della somministrazione antibiotica attraverso un numero di azioni che la rendano sostenibile e efficace. Le voci degli specialisti, dei ricercatori, degli attivisti e delle organizzazioni saranno fondamentali e in questo gli oftalmologi giocano un ruolo chiave, in quanto gli antibiotici sono usati nel 97% delle profilassi per i circa 4 milioni e mezzo di chirurgie della cataratta che vengono effettuate ogni anno. “L’antibiotico-resistenza si sviluppa naturalmente con una mutazione genetica. Tuttavia, l’utilizzo troppo frequente e scorretto di antibiotici ha accelerato il problema. Possiamo aiu-
tare a gestire questo problema selezionando una profilassi di minore durata a seguito di un intervento di cataratta in grado di eliminare i patogeni noti con dosi profilattiche adeguate invece che terapeutiche”, afferma Ali Mearza, Consulente di Oftalmologia del London & Imperial College NHS Trust. Il più grosso motore dell’antibioticoresistenza è sicuramente l’uso scorretto delle terapie antibiotiche e la prolungata esposizione ad essa. Secondo il report dell’OMS del 2015, “Worldwide country situation analysis: response to antimicrobial resistance”, se questo cattivo comportamento non dovesse cambiare, sono stimate 10 milioni di morti per antibiotico-resistenza entro il 2050. Come strategie da applicare Re-SOLVE include il limitare l’esposizione agli antibiotici, prescrivendo una terapia di minore durata, coprire la maggior parte dei patogeni noti con trattamenti empirici, e eliminare rapidamente e con efficacia il patogeno riducendo il rischio di uno sviluppo della resistenza. “Non è un segreto che l’esposizione crescente agli antibiotici sta contribuendo ad aumentare la resistenza dei patogeni infettivi”, afferma Luis Iglesias, Presidente di Santen EMEA. “Come azienda specializzata Santen è impegnata nella collaborazione con la comunità sanitaria per portare avanti un cambiamento positivo nella lotta all’antibiotico-resistenza”. Per approfondimenti: https://www.santen.eu/our-vision/ emea-news/santen-joins-forcesophthalmologists-fight-againstantibiotic-resistance
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LA TERAPIA GENICA APRE A NUOVI ORIZZONTI NELLA RIGENERAZIONE DEL NERVO OTTICO
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Il team di ricerca del John van Geest Centre for Brain Repair dell’Università di Cambridge ha pubblicato uno studio su Nature Communications in cui si espongono importanti scoperte sulla rigenerazione delle cellule nervose tramite stimolazione della produzione di protrudina. La ricerca in questa direzione può avere un impatto molto importante nella terapia del glaucoma e di altre patologie che colpiscono il nervo ottico e le cellule nervose della retina. Lo studio, condotto dalla Dottoressa Veselina Petrova, dal Dottor Richard Eva, dal Professor Keith Martin e dall Professor James Fawcett, ha esaminato in vitro la risposta degli assoni di cellule cerebrali sottoposte ad un danno inflitto attraverso il laser. Le cellule ferite che producevano quantità maggiori e una più alta attività della proteina protrudina (Zinc finger FYVE domain-containing protein 27) risultavano correlate ad una maggiore capacità di rigenerazione. Un ulteriore approfondimento del fenomeno
ha portato i ricercatori ad utilizzare una tecnica di terapia genica per stimolare in vitro la produzione della proteina nelle cellule del nervo ottico e della retina di un topo, scoprendo non solo la capacità di rigenerazione anche a lunghe distanze, ma anche l’attivazione di meccanismi di protezione dei neuroni retinici. Secondo gli autori dello studio, una sovraespressione di protrudina facilita l’accumulo di reticolo endoplasmatico, integrine ed endosomi Rab11 nella porzione distale dell’assone. Al contrario, con la rimozione del reticolo endoplasmatico della protrudina, le proprietà dei legami di chinosine e fosfoinositide impediscono il processo di rigenerazione. Questi risultati hanno quindi dimostrato come la protrudina riesce a promuovere la rigenerazione funzionando come un’impalcatura per strutturare gli assoni e mediando la rigenerazione del sistema nervoso anche negli adulti. Secondo gli autori dello studio, questa ricerca può porre solide basi per lo sviluppo di una futura terapia neuroprotettiva per il glaucoma. “La nostra strategia mira all’uso della terapia genica per potenziare la produzione di protrudina nell’occhio”, afferma la prima firmataria dello studio, la Dottoressa Veselina Petrova, “ed è possibile che questo trattamento possa contemporaneamente proteggere dall’apoptosi stimolando la ricrescita delle cellule nervose. Questi studi necessitano di ulteriori approfondimenti per capire meglio se e come possono porre le basi per lo sviluppo di futuri trattamenti per l’uomo”, aggiunge Petrova. 35
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I PAZIENTI CHE INDOSSANO MASCHERINE DURANTE LE INIEZIONI INTRAVITREALI POTREBBERO ESSERE A RISCHIO DI ENDOFTALMITI
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I pazienti che indossano le mascherine durante le iniezioni intravitreali potrebbero essere maggiormente esposti all’endoftalmite, tra le complicazioni più temute. Questo è quanto afferma uno studio qualitativo condotto all’ospedale universitario Beilison di Tel Aviv, Israele. Causa comune dell’insorgenza di endoftalmiti durante un’iniezione intravitreale è la contaminazione da flora salivare durante la procedura. Studi precedenti tuttavia non hanno mai chiaramente dimostrato se l’agente patogeno proviene dallo specialista, dal paziente, o da entrambi. Lo scopo dello studio è stato dunque quello di indagare il profilo di sicurezza delle iniezioni intravitreali associate all’uso delle mascherine, recentemente entrate in uso anche per i pazienti come misura preventiva dell’infezione da SARS-CoV-2 durante le visite e le procedure chirurgiche.
Lo studio è stato condotto su un campione di volontari in salute tra i 18 e gli 80 anni con indosso tre diverse tipologie di mascherina; tramite due termocamere (FLIR A310 e EyeCGas 2.0), sono state monitorate le perdite d’aria dal DPI dirette verso gli occhi, sia in fase di respirazione normale che in quella profonda. L’esperimento è stato ripetuto 45 volte per singola videocamera; di queste, 3 volte per ciascuna mascherina e su 5 volontari, per un totale di 90 test da cui sono stati ricavati i dati. Lo studio ha dimostrato che le mascherine chirurgiche aumentano il rischio di ridirezionare il respiro del paziente verso gli occhi, aumentando dunque l’incidenza di endoftalmiti per la contaminazione causata dalla flora batterica orale contenuta nel respiro. Durante le iniezioni intravitreali si consiglia dunque di adottare ulteriori misure di sicurezza, quali far aderire l’estremità superiore della mascherina al volto con un nastro adesivo medico o applicare un telo chirurgico con adesivo attorno all’occhio, in modo da bloccare le esalazioni contaminanti e migliorare l’isolamento dell’area di intervento. Per approfondimenti: Hadayer, Amir MD et al., Patients Wearing Face Masks During Intravitreal Injections May Be At A Higher Risk Of Endophthalmitis, Retina: September 2020 - Volume 40 - Issue 9 - p 1651-1656 doi: 10.1097/ IAE.0000000000002919
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di Laura Gaspari
UN PASSO PER COMBATTERE L’ANTIOBIOTICO-RESISTENZA: SANTEN ITALY ANNUNCIA LA COMMERCIALIZZAZIONE DI DUCRESSA®
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Santen Italy ha annunciato la commercializzazione di Ducressa®, la nuova combinazione fissa levofloxacina e desametasone indicata come terapia antinfiammatoria e preventiva di infezioni associate all’intervento di chirurgia della cataratta negli adulti. Ducressa® permette di dimezzare il tempo di esposizione alla terapia antibiotica garantendo un’efficace azione antimicrobica e antinfiammatoria, e si pone come soluzione innovativa per la gestione terapeutica del paziente nel periodo successivo l’operazione di cataratta, cercando di abbattere il più possibile l’insorgenza di fenomeni di antibiotico-resistenza. Attualmente la terapia topica postoperatoria prevede il trattamento del paziente con una combinazione di antibiotico e corticosteroide per 14 giorni, mentre con la combinazione fissa levofloxacina e desametasone si offre un trattamento efficace con solo 7 giorni di terapia. La non inferiorità della combinazione fissa levofloxacina+desametasone in collirio somministrato per una settimana e seguito da una settimana di solo desametasone rispetto la somministrazione di due settimane di tobramicina e desametasone è stata dimostrata con ottimi risultati nello studio Leader 7, uno studio randomizzato, in singolo cieco per l’investigatore, a gruppi paralleli. Lo studio ha coinvolto 808 pazienti provenienti da 53 centri in Italia, Germania, Spagna e Russia e ha
dimostrato che al giorno 15 dello studio, il 95,2% di essi nel braccio levofloxacina+desametasone non presentava segni di infiammazione in camera anteriore, rispetto al 94,9% nel braccio di controllo (differenza nella proporzione dei pazienti = 0.028; 95% CI: -0.0275 / 0.0331). Nessuna differenza statisticamente significativa è stata evidenziata per quanto riguarda tutti gli endpoints dello studio ed entrambi i trattamenti sono risultati ben tollerati. “Riteniamo che Ducressa rappresenti un importante passo avanti nella gestione delle terapie antibiotiche per i pazienti che si sottopongono all’intervento di cataratta”, conferma Paolo Casati, General Manager di Santen Italy. L’antibiotico-resistenza è un problema sempre più allarmante per la
salute pubblica, ed è causa di circa 700.000 morti ogni anno. Si stima che, senza alcun provvedimento, si raggiungeranno globalmente i 10 milioni di decessi all’anno per il 2050. Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è innescato anche da comportamenti scorretti, tra cui l’esposizione a terapie antibiotiche troppo prolungate o l’assunzione di questi farmaci quando non ce n’è bisogno. “Ducressa è in grado di garantire un’elevata efficacia nella prevenzione delle infezioni e nella prevenzione e trattamento dell’infiammazione, riducendo i tempi di esposizione all’antibiotico, a volte ingiustificatamente prolungati, e contribuendo pertanto al contenimento dell’emergenza derivata dall’antibiotico-resistenza’’, ha concluso il Dottor Casati. 37
Tecniche chirurgiche
SLAK, IL MEGLIO DI DUE MONDI Dal team chirurgico guidato da Mastropasqua, una tecnica ibrida di cheratoplastica e microincisione lenticolare laser per il trattamento microinvasivo del cheratocono.
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Intervista a Leonardo Mastropasqua, Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara.
Per collegarsi al video, scansionare il codice QR
Il Professor Leonardo Mastropasqua
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Rimodellare la cornea ectasica di un paziente con cheratocono attraverso l’impianto intracorneale di un lenticolo di tessuto appositamente scolpito con il laser a femtosecondi dalla cornea di un donatore: la Stromal Lenticule Addition Keratoplasty (SLAK) è una nuova tecnica chirurgica sviluppata dal Professor Leonardo Mastropasqua, direttore della Clinica Oftalmologica, Centro Nazionale di Alta Tecnologia all’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, assieme al suo team, premiata nel 2017 dall’American Academy of Ophthalmology. “Si tratta di un intervento rivolto a tutti i pazienti affetti da cheratocono o da ectasia corneale di altra natura e pazienti che non riescono ad ottenere una riabilitazione visiva sufficiente con occhiali o lenti a contatto”, spiega Mastropasqua. “Viene effettuato con anestesia topica, in regime di day surgery senza necessità di ricovero, e permette un recupero visivo già dai primi giorni successivi all’intervento con un progressivo miglioramento nelle settimane a seguire”, aggiunge. Nel momento del prelievo dal donatore, la procedura prende in prestito una ben nota tecnica chirurgica per la correzione dei disturbi refrattivi per ottenere un graft adeguatamente modellato. “Sulla cornea del donatore viene scolpito un lenticolo corneale a menisco negativo con la stessa procedura che viene utilizzata per la correzione dell’ipermetropia con tecnica SMILE, utilizzando un laser a femtosecondi. Questo disco di tessuto corneale ha una
morfologia biconvessa e si presenta più sottile al centro e più spesso in periferia, in modo da consentire, una volta impiantato, un appiattimento della curvatura corneale centrale” spiega Mastropasqua. “Il lenticolo ottenuto con laser a femtosecondi presenta quindi una morfologia biconcava, con uno spessore che aumenta progressivamente dal centro verso la periferia”. Il graft viene quindi posizionato sull’occhio del donatore attraverso la creazione di una tasca stromale. “Sulla cornea del ricevente, nella porzione anteriore dello stroma, viene effettuato un taglio lamellare. Tale superficie di taglio lamellare viene isolata e separata attraverso una micro-spatola smussa e costituisce la tasca stromale all’interno della quale, attraverso una microincisione, viene inserito il lenticolo corneale del donatore”, descrive Mastropasqua. “Il lenticolo viene quindi disteso nella tasca con una pinza chirurgica dedicata da noi disegnata, dopo di che l’intervento può considerarsi concluso, senza necessità di punti di sutura”, aggiunge. Pochi sono i criteri di esclusione dal trattamento. Secondo Mastropasqua i pazienti che presentano un’importante opacità corneale o un cheratocono con decentramento dell’apice molto pronunciato non sono idonei a sottoporsi alla SLAK; sviluppi futuri della tecnica consentiranno di superare questi limiti. “Il chirurgo deve prestare particolare attenzione nella fase di selezione del paziente. Una volta fatto
di Timothy Norris
Il maggior pregio della SLAK è quello di aver reso di semplice esecuzione l’intervento di cheratoplastica lamellare nelle ectasie
Leonardo Mastropasqua
Stromal Lenticule Addition Keratoplasty, un passaggio dell’intervento ad opera del Prof. Mastropasqua. L’intervento riduce la curvatura centrale della cornea ed aumenta lo spessore centrale, con conseguente riduzione dello sfiancamento dovuto ad ectasia
ciò, deve programmare attentamente l’intervento definendo con cura i parametri da utilizzare per la procedura del taglio con il laser a femtosecondi”, spiega Mastropasqua. “Preparazione che vale sia per la cornea del ricevente che per quella del donatore”. La procedura SLAK si distingue dal tradizionale trapianto di cornea per essere principalmente poco invasiva, rapida e performabile in anestesia topica. “I tempi di recupero dopo l’intervento sono molto rapidi, con un decorso post-operatorio totalmente asintomatico e un ridotto rischio di complicanze”, spiega Mastropasqua. “Al punto che il paziente non ha alcun accorgimento particolare da osservare dopo l’intervento, e già dal giorno successi-
vo può riprendere le sue attività quotidiane”, aggiunge. Questo tipo di intervento ha anche il vantaggio di incidere positivamente sullo spessore della cornea. “Rispetto all’impianto degli anelli intrastromali, la SLAK non solo riduce la curvatura centrale della cornea, ma consente di aumentare lo spessore centrale, rendendo la cornea più resistente al progressivo sfiancamento dovuto all’ectasia”, afferma Mastropasqua. La SLAK si distingue anche per la curva di apprendimento molto rapida. “Effettuare questo intervento, una volta acquisita dimestichezza con l’utilizzo del laser a femtosecondi, non presenta particolari difficoltà tecniche”, osserva Mastropasqua. “Il maggior pregio della SLAK è
quello di aver reso di semplice esecuzione l’intervento di cheratoplastica lamellare nelle ectasie, grazie anche ad una standardizzazione dei passaggi chirurgici, meno operatore-dipendenti rispetto al trapianto tradizionale; il progressivo sviluppo della SLAK e la sua diffusione porteranno al superamento della cheratoplastica tradizionale nel cheratocono”, afferma. Attualmente in fase di perfezionamento, la SLAK è stata effettuata su 40 pazienti. Secondo Mastropasqua i risultati ottenuti sono molto soddisfacenti. “In tutti casi si è ottenuta una significativa riduzione della curvatura corneale, un miglioramento dell’acuità visiva ed una migliore tollerabilità della lente a contatto”, conclude. 39
Eventi Congressuali
2° CONGRESSO DIGITALE SOI 2020 Si è svolto dal 26 al 29 novembre 2020 il secondo Congresso Digitale SOI 2020. Nonostante l’emergenza COVID-19 sia ancora in corso, SOI non si è fermata ed è ricorsa di nuovo alla metodologia online per divulgare contenuti e insegnamenti proposti dai maggiori esperti dell’oftalmologia italiana. Abbiamo intervistato alcuni dei suoi protagonisti, raccogliendo per voi informazioni, novità, storie e opinioni.
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INTRODUZIONE AL 2° CONGRESSO DIGITALE SOI Il Presidente della Società Oftalmologica Italiana Matteo Piovella introduce le novità, i cambiamenti e i contenuti del 2° Congresso Digitale SOI.
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LA CATARATTA CONGENITA INFANTILE Michele Fortunato parla della sua relazione a SOI online 2020, che ha come argomento la cataratta congenita infantile, dalla prevenzione, alla diagnosi e al trattamento per curare al meglio il piccolo paziente.
L’UTILIZZO DEI PRODOTTI MONOUSO IN OFTALMOLOGIA La prevenzione contro il COVID-19 è stata trattata largamente anche in questa edizione di SOI. Pasquale Troiano parla dell’importanza e del corretto utilizzo dei prodotti monouso nella pratica oftalmica per prevenire le infezioni, soprattutto in questo periodo di pandemia.
LE LENTI FACHICHE DA CAMERA POSTERIORE Vincenzo Orfeo illustra l’uso corretto delle ICL, le lenti fachiche da camera posteriore. Spiega in quali situazioni impiantarle, quali parametri rispettare, quali rischi si possono correre, per soddisfare anche quel paziente che non può sottoporsi alla chirurgia refrattiva.
MORBO DI ALZHEIMER: È POSSIBILE DIAGNOSTICARLO CON L’ANGIO-OCT? Claudio Iacobucci ci parla di uno studio sulla possibilità di rilevare l’insorgenza del morbo di Alzheimer osservando particolari modificazioni della struttura retinica all’angio-OCT in pazienti ad uno stadio prodromico della malattia.
NEUROPATIE OTTICHE NUTRIZIONALI: STATO DELL’ARTE ED EVIDENZE EMERGENTI Natalie di Geronimo parla dello stato dell’arte delle neuropatie ottiche nutrizionali per aggiornare i colleghi su un ambito ancora poco approfondito della pratica clinica. Se in passato queste patologie erano più frequenti nei paesi in via di sviluppo, oggi sono sempre più diffuse nelle nostre, soprattutto per effetto di particolari diete o della chirurgia bariatrica. 41
Dal Mondo dell’Ottica - Tecnologie di Produzione LENTI BIOMETRICHE, Un nuovo traguardo per le lenti oftalmiche Con il presente articolo desideriamo condividere i vantaggi offerti da una nuova categoria di lenti oftalmiche, le lenti biometriche.
di Mauro Nocera Product Manager Lenti & Strumenti Rodenstock Italia
Biometric Intelligent Glasses: perfetta focalizzazione sulla retina e pieno utilizzo dei campi visivi
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Considerato che ci sono 7,5 miliardi di persone al mondo dove ciascuna ha occhi diversi per lunghezza e forma, che per 118 anni le lenti sono state calcolate su un modello fisiologico standardizzato e semplificato i cui parametri risultano perfettamente conformi a quelli individuali soltanto in una piccola percentuale di utenti, che gli occhi si muovono fino a 250.000 volte al giorno e che le attuali esigenze visive necessitano sia di una perfetta visione centrale, sia di un’efficiente visione periferica, Rodenstock ha sviluppato un nuovo e rivoluzionario programma di lenti oftalmiche, le Biometric Intelligent Glasses. Progressive, indoor, monofocali convenzionali o con supporto accomodativo possono essere realizzate nella versione biometrica a condizione che il centro ottico sia equipaggiato di DNEye® Scanner, uno strumento totalmente automatizzato la cui funzione è quella di rilevare i principali parametri rifrattivi e oculari necessari a determinare i parametri biometrici individuali. Rodenstock è solo produttore nel settore Ottico ad aver integrato questi parametri biometrici nel calcolo e produzione della lente. Ecco i principali vantaggi delle lenti biometriche. • Riduzione degli effetti indotti dalla presenza di aberrazioni oculari di alto ordine particolarmente disturbanti in condizioni crepuscolari o notturne. - Risultato: massimo contrasto senza più aloni o riflessi intorno ai punti luce.
Misurazione parametri biometrici oculari individuali con DNEye® Scanner 2+
• Perfetta focalizzazione dell’immagine sul piano retinico grazie alla determinazione biometrica della sua posizione. - Risultato: massima nitidezza e discriminazione dei dettagli, a tutte le distanze e nelle diverse direzioni di sguardo, con una perfetta resa cromatica. • Completa considerazione della fisiologia pupillare individuale da lontano e da vicino, in condizioni fotopiche e mesopiche, nelle posizioni di visione primaria e nelle diverse direzioni di sguardo. - Risultato: massime performance in tutte le condizioni luminose e alle diverse distanze, favorite da più precisi e confortevoli passaggi di messa a fuoco a vantaggio di un più facile e rapido adattamento. • Campi visivi percettivamente conformi al design della lente. - Risultato: completo sfruttamento delle aree visive nitide della lente nell’utilizzo funzionale alle diverse distanze. In perfetta coerenza con il nuovo claim aziendale “because every eye is different”, grazie all’inserimento dei parametri biometrici oculari individuali all’interno del calcolo ottico e della produzione delle lenti, le nuove Biometric Intelligent Glasses hanno superato i limiti derivanti dai criteri di calcolo standardizzati permettendo ad ogni utente di poter sfruttare il 100% del proprio potenziale visivo. Grazie alle lenti biometriche oggi possiamo parlare di B.I.G. Vision®.
BECAUSE EVERY EYE IS DIFFERENT:
BIOMETRIC INTELLIGENT GLASSES Sperimenta la visione piĂš nitida possibile con le prime lenti progressive realizzate sulla base di un modello completo biometrico
News dalle aziende
HOYA SURGICAL OPTICS: SOLUZIONI INNOVATIVE PER LA CHIRURGIA DELLA CATARATTA
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HOYA Surgical Optics, i cui prodotti sono utilizzati dai chirurghi oculisti di tutto il mondo, è leader mondiale nello sviluppo di lenti intraoculari precaricate per soddisfare le diverse esigenze e metodiche chirurgiche. Da sempre in prima linea con una gamma di prodotti dalle caratteristiche uniche, Hoya lavora a stretto contatto con chirurghi e
Flavio Longato Business Development Director EMEA HOYA Surgical Optics
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pazienti per meglio comprenderne le esigenze. Con oltre 10 milioni di lenti intraoculari vendute in tutto il mondo, grazie alla qualità ed alla sua dedizione HOYA Surgical Optics ha conquistato la fiducia dei chirurghi. Tra i nostri prodotti di punta, presentiamo NANEX multiSert+™, VIVINEX™ Toric multiSert™, iSert®.
NANEX multiSert+TM Nanex multiSert+™ è il più piccolo sistema di iniezione al mondo per lente intraoculare C-loop precaricata idrofoba e progettato per incisioni fino a 1.8 mm. Con il suo innovativo design consente al chirurgo di effettuare una chirurgia della cataratta con incisioni sub-2.2 mm senza compromessi. Grazie al suo sistema di trattamento della superficie all’ossigeno attivo, il materiale di cui è fatto Nanex multiSert+™ dimostra una forte adesione capsulare e una significativa riduzione della PCO comparata ad una superficie non trattata. Nanex multiSert+™ è un sistema precaricato 4-in1 che prevede diverse opzioni a disposizione del chirurgo: iniezione a stantuffo e iniezione a vite in un unico dispositivo, disegnato per consentire un rilascio fluido della lente rispetto ad altri sistemi di iniezione e per mitigare la possibilità di brusco rilascio.
VIVINEX™ Toric multiSert™ La IOL torica idrofobica glistening-free Vivinex™ Toric, precaricata nel collaudato iniettore multiSert™, offre una qualità visiva per i pazienti senza pari e un’eccezionale stabilità rotazionale. Progettata per fornire una straordinaria qualità ottica, Vivinex™ Toric ha dimostrato nei risultati clinici degli studi condotti all’Università di Vienna una eccellente stabilità rotazionale per un’accurata correzione dell’astigmatismo grazie alla superficie dell’ansa texturizzata. Nessuna lente ha ruotato più di 5° dall’orientamento al termine dell’intervento chirurgico fino a 6 mesi dopo l’operazione, per una rotazione media pari a 1,1° [intervallo: 0,0°– 5,0°]. Tra gli altri benefici di questa innovativa IOL torica troviamo il materiale di cui è composta, acrilico, idrofobico e glistening free, il design proprietario asferico dell’ottica, che migliora notevolmente la qualità dell’immagine. In presenza di decentramento, il coma è inferiore in HOYA Vivinex™ rispetto alle IOL dei principali concorrenti per un diametro pupillare di 4,0 mm. E’ inoltre possibile calcolare precisamente il potere del cilindro con l’ausilio del nuovo HOYA Toric Calculator 4.3.
250/251 – 254/255 iSert iSert ® è l’alternativa più prevedibile e veloce rispetto ai sistemi di iniezione IOL caricati manualmente ed è progettato per supportare l’impianto in una sola fase. Semplice, veloce, prevedibile, iSert® è stata giudicata dagli specialisti come semplice da usare e con un tempo medio di iniezione della IOL più rapido rispetto a quello manuale migliorando l’efficienza e la produttività. Il suo design è progettato per ridurre l’opacizzazione della capsula posteriore (PCO) grazie al comprovato materiale acrilico idrofobo.
La vista come interesse primario per HOYA In HOYA Surgical Optics, consentiamo ai chirurghi oculisti di migliorare la vista e la qualità della vita di milioni di persone che soffrono di cataratta, per aiutarli a celebrare la vita, visivamente. I nostri prodotti sono noti per offrire sicurezza, affidabilità e facilità d’uso. Qualità, fiducia, dedizione e attenzione ai dettagli sono profondamente radicate nella nostra eredità giapponese e nel marchio HOYA. Come definisce il nostro claim, siamo focalizzati sulle singole necessità del chirurgo e del paziente. Nello stesso tempo abbiamo un respiro globale impegnandoci nella distribuzione delle nostre lenti precaricate in tutto il territorio mondiale. 45
News dalle aziende
L’IGIENE OCULARE NELLA PRIMA INFANZIA
di Luca Buzzonetti
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L’igiene oculare quotidiana dovrebbe divenire una abitudine per ciascuno anche in età pediatrica. Dovremmo imparare a considerare l’igiene oculare così come facciamo ad esempio per i denti. Quando si parla di pulizia degli occhi il pensiero corre immediatamente ai residui di trucco delle signore, tuttavia nei bambini l’opportunità di una corretta igiene oculare quotidiana è forse ancora più importante. Infatti, oltre che un metodo semplice di prevenzione, in molte condizioni una accurata e regolare igiene oculare potrà limitare la necessità di ricorrere alla prescrizione di una terapia farmacologica. Gli annessi ed il segmento anteriore costituiscono un habitat ideale innanzitutto per i germi comuni, ma anche per virus e miceti. La superficie oculare con il film lacrimale che la riveste è strutturata in maniera tale da difendere l’occhio dalle infezioni, tuttavia, come l’esperienza quotidiana
conferma, secrezioni fra le ciglia e sul margine palpebrale sono un reperto comune. La secrezione congiuntivale come è noto è l’essudato che filtra attraverso l’epitelio congiuntivale dai vasi sanguigni dilatati. Poi, a livello della superficie congiuntivale, si aggiungono detriti cellulari dall’epitelio, muco e lacrime. Dallo stroma invece emergono in superficie varie popolazioni cellulari, differenziate anche in base all’evento patogeno. Potremo quindi distinguere una secrezione acquosa, costituita da un essudato sieroso, presente maggiormente nelle congiuntiviti virali e allergiche. Una secrezione mucosa, nelle congiuntiviti primaverili e da secchezza oculare. Una secrezione purulenta nella forme batteriche acute e mucopurulenta, per esempio nelle infezioni da clamidia. In caso di calazi e blefariti, patologie che tra l’altro hanno spesso un decorso prolungato e
che sono sempre più frequenti anche nei pazienti pediatrici, non potendo ricorrere per lungo tempo alla terapia farmacologica, una regolare igiene oculare e perioculare può contenere la sintomatologia e contribuire alla regressione della flogosi. Frequente è la diagnosi di congiuntiviti neonatali, secondarie alla stenosi delle vie lacrimali. In questo caso il segno più evidente è la secrezione mucopurulenta, alle volte massiva, che si riscontra soprattutto al momento del risveglio mattutino. Una accurata igiene con la regolare pulizia delle secrezioni costituisce uno degli elementi fondamentali per poter ottenere la risoluzione del problema senza dover ricorrere al sondaggio e, quindi, alla anestesia generale. La risoluzione spontanea, che avviene nel 50-90% dei casi nei primi sei mesi di vita e nel 70% dei casi entro il primo anno di età, è sostenuta da una accurata e regolare pulizia giornaliera.
Le infezioni pediatriche oculari causano circa il 2% dei motivi di consultazione negli ambulatori primari. Le congiuntiviti in forma acuta sono quasi sempre ad eziologia infettiva: 80% batteriche, 13% virali, 2% allergiche, 5% da causa sconosciuta. Un fenomeno sempre più frequente nell’età pediatrica è quello delle congiuntiviti allergiche. Indipendentemente dal differente grado di possibile coinvolgimento oculare, in tutti i casi la pulizia quotidiana perioculare oltre a procurare sollievo, ottiene anche un effetto decongestionante. Ad ogni età i primi giorni successivi ad un atto di chirurgia oculare sono i più rischiosi per l’insorgenza di una infezione. Mai prevedibile, fortunatamente rara in percentuale differente a seconda dei diversi interventi, ma possibile. Per fare un esempio, si va dallo 0.0003% di rischio di endoftalmite dopo chirurgia dello strabismo, allo 0.32% dopo chirurgia per cataratta.
I bambini, come gli adulti, nei primi giorni presentano frequentemente secrezioni in particolare al risveglio. Anche in questo caso l’utilizzo regolare di detergenti e disinfettanti sterili rappresenta un elemento di prevenzione fondamentale, ovviamente di supporto alla indispensabile terapia farmacologica. In tutte queste circostanze ed in presenza di ciascuna di queste condizioni cliniche, il lavaggio con acqua e sapone è fondamentale, ma non sufficiente. In particolar modo per garantire una pulizia accurata del margine palpebrale. D’altro canto l’utilizzo di prodotti casalinghi, come i batuffoli di cotone bollito, soprattutto nei più piccoli, potrebbero comportare il rischio di abrasioni corneali. L’utilizzo di salviette sterili monouso offre di certo la massima garanzia di sicurezza, efficacia e maneggevolezza. Aspetto non trascurabile quando si ha a che fare con bambini. 47
News dalle aziende
OFTASECUR: SICUREZZA IN OFTALMOLOGIA
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Oftasecur è uno spray oculare a base di liposomi di Biosecur® e di ipromellosa. Il Biosecur®, utilizzato per la prima volta in ambito oftalmico, è un complesso naturale e brevettato di bioflavonoidi e polifenoli, con attività antimicrobica ad ampio spettro. L’azione antibatterica può essere attribuita a diversi meccanismi: • alterazione e il danno diretto della struttura della membrana citoplasmatica dei batteri e susseguente inibizione delle principali funzioni • inibizione della sintesi degli acidi nucleici • inibizione del metabolismo energetico. I bioflavonoidi e i polifenoli naturali hanno dimostrato effetti sinergici con antibiotici aumentando la sensibilità di batteri multi-resistenti. Il Biosecur® è un prodotto totalmente biologico estratto da agrumi con origine e processi di lavorazione certificati Bio. È approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) come sicuro
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quale additivo antimicrobico e conservante in campo alimentare e nel care. Oftasecur contiene: • Liposomi (Fosfolipidi S80 Niolip) che veicolano le sostanze attive (Biosecur®) garantendo al prodotto persistenza, tollerabilità e maneggevolezza • Ipromellosa che, con le sue proprietà viscoelastiche e igroscopiche, dona idratazione alla zona palpebrale e perioculare. La formulazione in spray consente un impiego mirato ed appropriato, assicurando il trattamento contemporaneo di tutto il sistema superficie oculare. Oftasecur, grazie alla sua formulazione brevettata, può contribuire a controllare la carica batterica e ridurre il rischio d’insorgenza di possibili processi infettivi anche in campo chirurgico oculare. Oftasecur è ottimamente tollerato anche per trattamenti protratti e risulta essere protettivo e lenitivo in caso di irritazione oculare e palpebrale.
News dalle aziende
BLEFARITE CRONICA: LINEA TERPIDEX
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La blefarite è un’infiammazione del margine libero delle palpebre. La blefarite cronica comporta una disfunzione delle ghiandole di Meibomio, per cui la composizione del film lipidico è alterata. La causa frequente è il Demodex, un acaro che può proliferare nel bordo palpebrale colpendo le ghiandole. In caso di blefarite, l’igiene palpebrale deve essere meticolosa: impacchi caldi con sostanze a base di Tea Tree Oil (TTO), olio essenziale ricavato dalla Melaleuca alternifolia, possono alleviare l’infiammazione grazie alle proprietà lenitive. La Omisan Farmaceutici, azienda italiana leader nel mercato dei Dispositivi Medici oftalmici, propone una soluzione efficace alla Blefarite con la nuova linea Terpidex. Il Terpidex spray è una soluzione oftalmica spray sterile, a base di TTO, Liposomi ed estratto di Mirra, indicata come coadiuvante nel trattamento degli stati irritativi dell’area perioculare e delle patologie dell’occhio indotte da Demodex. Terpidex Garze: garze oftalmiche sterili a base di TTO, estratto
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di Mirra e Sodio ialuronato, sono reidratanti, lenitive e detergenti, studiate per rimuovere efficacemente da palpebre e ciglia secrezioni e residui tipici delle blefariti. Terpidex schiuma: soluzione schiumogena istantanea per l’igiene dell’area perioculare, a base di TTO, estratto di Eufrasia, Aloe vera gel, Sodio ialuronato e Vitamina E. Indicata per la detersione e rimozione meccanica dei depositi sebacei e delle secrezioni oculari, causati da condizioni infiammatorie.
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Campagna di prevenzione dell’ambliopia ANTE T R O P M I È É H C SCOPRI PER ARE GLI OCCHI CONTROLL ANNI DI VITA! SIN DAI PRIMI INIZIATIVA PROMOSSA DA
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Aspetti non convenzionali della patogenesi del glaucoma Sergio Claudio Saccà – Alberto Izzotti
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Redazione: Via Petitti 16 – 20149 Milano Sede operativa: FGE srl − Regione Rivelle 7/F − 14050 Moasca (AT) - Tel. 0141 1706694 – Fax 0141 856013 e-mail: info@fgeditore.it − www.fgeditore.it
Spray oculare a base di Liposomi di Biosecur® e Ipromellosa
SICUREZZA IN OFTALMOLOGIA • Controlla la carica batterica e riduce il rischio di possibili processi infettivi.
MODALITA' D'USO Applicare 1-2 spruzzi a partire da 3 volte al giorno, sulle palpebre chiuse, ad una distanza di circa 10 cm
Materiale informativo ad uso esclusivo dei signori medici.
• Protettivo e lenitivo in caso di irritazione oculare e palpebrale.