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Vitrectomia via solco ciliare a 2 vie con tecnica di Yamane modificata per IOL dislocata

Luca Ventre, Paolo Caselgrandi, Guglielmo Parisi, Paola Marolo, Michele Reibaldi

Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Sezione Clinica Oculistica, Università di Torino, Torino, Italia

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Abstract

Scopo: Proporre una nuova tecnica chirurgica che preveda la realizzazione di una vitrectomia via solco ciliare e l’impianto di una IOL a fissazione sclerale senza sutura attraverso due sole sclerotomie con trocar 27 gauge. L’obiettivo è sviluppare una tecnica meno invasiva, riducendo il numero di ferite chirurgiche rispetto alle tecniche comunemente utilizzate. Metodi: A ore 3 e 9 vengono inseriti due trocar 27 gauge, entrambi a 2 mm dal limbus corneale. La lente lussata o la IOL dislocata viene rimossa e viene eseguita una vitrectomia anteriore e, se necessario, posteriore attraverso gli stessi due trocar. Infine, viene inserita una IOL a tre pezzi e viene eseguita una fissazione sclerale senza sutura secondo la tecnica di Yamane modificata, realizzando due flange alle estremità degli apti della IOL. Risultati: La riduzione del numero di ferite chirurgiche consente un minor rischio di ipotonia postoperatoria, una minore incidenza di complicanze intra e postoperatorie e un minor disagio per il paziente nel periodo postoperatorio. Conclusioni: La tecnica che presentiamo per l’impianto di una IOL a fissazione sclerale senza sutura ha il vantaggio di ridurre il numero di sclerotomie necessarie, in un’ottica di chirurgia meno invasiva, e di consentire una vitrectomia sia anteriore che posteriore.

Keywords

Dislocation, flanged haptics, minimally invasive technique, sutureless intrascleral intraocular lens fixation, vitrectomy, Yamane technique.

Abstract

Purpose: To propose a new surgical technique that involves the realization of a via ciliary sulcus vitrectomy and the implantation of a sutureless scleral fixation IOL through only two sclerotomies with 27-gauge trocar. The aim is to develop a less invasive technique, reducing the number of surgical wounds compared to the commonly used techniques. Methods: Two 27-gauge trocars are inserted at 3 and 9 o’clock, both 2 mm from the corneal limbus. The dislocated lens or IOL is removed and an anterior and, if necessary, posterior vitrectomy is performed through the same two trocars. Finally, a three-piece IOL is inserted and a scleral fixation without suture is performed according to the modified Yamane technique, making two flanges at the ends of the IOL haptics. Results: The reduction of the number of surgical wounds allows for a lower risk of postoperative hypotony, a lower incidence of intra and post-operative complications and less patient discomfort in the postoperative period. Conclusions: The technique we present for the implantation of a scleral fixation IOL without suture has the advantage of reducing the number of sclerotomies required, with a view to a less invasive surgery, and allowing both an anterior and posterior vitrectomy.

Keywords

Dislocation, flanged haptics, minimally invasive technique, sutureless intrascleral intraocular lens fixation, vitrectomy, Yamane technique.

Introduzione

Negli ultimi anni sono state descritte diverse tecniche di impianto di lenti intraoculari (IOL) a fissazione sclerale senza sutura con una IOL a tre pezzi per il trattamento di pazienti afachici o con lussazione del cristallino o della IOL senza un adeguato supporto capsulare. Un supporto capsulare insufficiente è spesso secondario a traumi, precedenti interventi di cataratta complicati, sindrome da pseudoesfoliazione o sindrome di Marfan1,2 . È diventata molto popolare la tecnica descritta da Yamane et al.3, in cui vengono utilizzati due aghi a parete sottile da 30 gauge per agganciare ed esternalizzare l’apto di una IOL a 3 pezzi, per ridurre al minimo le dimensioni delle sclerotomie e quindi il rischio di ipotonia postoperatoria rispetto alle tecniche di fissazione sclerale senza sutura precedentemente utilizzate. In un lavoro successivo, Yamane et al.4 descrive una nuova variante della tecnica che prevede l’allargamento delle estremità degli apti indotto dalla cauterizzazione, per formare delle flange che aumentano la stabilità della IOL e diminuiscono il rischio di dislocazione. Sono state descritte molteplici varianti della tecnica Yamane, incluse alcune che utilizzano dei trocar di calibro 27 gauge anziché degli aghi a parete sottile di calibro 30 gauge per creare dei tunnel sclerali da cui esternalizzare l’apto, suggerendo una maggiore versatilità e maneggevolezza nell’esecuzione della procedura5-13 . In questo articolo proponiamo una nuova tecnica che prevede la realizzazione di una vitrectomia via solco ciliare e l’impianto di una IOL a fissazione sclerale senza sutura con una tecnica di Yamane modificata attraverso due sole sclerotomie con trocar di calibro 27 gauge. L’obiettivo è quello di sviluppare una tecnica meno invasiva, riducendo il numero di ferite chirurgiche rispetto alle tecniche comunemente utilizzate in cui vengono eseguite tre sclerotomie per vitrectomia e altre due per estrarre gli apti della IOL.

Tecnica chirurgica

A ore 3 e 9 vengono inseriti due trocar valvolati di calibro 27 gauge, entrambi a 2 mm dal limbus corneale. I due trocar vengono inseriti a ore 3 e 9 perché queste sono le posizioni che più facilitano l’esecuzione della vitrectomia. Inoltre, gli occhi dei pazienti che devono sottoporsi a questa tecnica sono affetti da sublussazioni o lussazioni del cristallino/IOL, spesso legate a sindrome da pseudoesfoliazione (PEX), traumi o altre patologie con rischio di sviluppare ipertono oculare. Pertanto in questi pazienti è utile risparmiare la congiuntiva e la sclera nei settori superiori per eventuali futuri interventi di glaucoma.

Estrusione della lente/IOL dislocata e vitrectomia La tecnica chirurgica differisce a seconda della situazione che si presenta: • Cataratta sublussata In caso di cataratta sublussata, l’incisione corneale viene eseguita a ore 12 con un tagliente da 2,2 mm. In camera anteriore viene introdotto un viscoelastico dispersivo. Viene eseguita un’incisione corneale di servizio con un tagliente 15 gradi, situata a 90° in senso orario dall’incisione corneale principale. Viene eseguita una capsuloressi continua utilizzando una pinza dedicata. A questo punto, se necessario, alle ore 1.30, 4.30, 7.30, 10.30 si possono posizionare quattro uncini iridei per sostenere la capsula anteriore. Si procede infine alla facoemulsificazione della cataratta e alla rimozione del sacco capsulare. • IOL lussata in camera vitrea In caso di IOL lussata in camera vitrea, si esegue prima una vitrectomia anteriore attraverso i due trocar posti a ore 3 e 9, dove vengono inseriti il vitrectomo e la cannula di infusione, utilizzando la luce emessa dal microscopio. Successivamente, viene eseguita un’incisione corneale di servizio con un tagliente 15 gradi, situata a ore 6, nella quale viene inserita la cannula di infusione durante l’esecuzione della vitrectomia posteriore, introducendo la sorgente luminosa e il vitrectomo nei due trocar a ore 3 e 9. Con una pinza vitreale 27 gauge la IOL viene recuperata e portata in camera anteriore. Una volta posizionata la IOL sull’iride, viene praticata un’incisione corneale a ore 12 utilizzando

Figura 1. Estrazione della IOL sublussata senza tagliarla. Si piega la IOL con l’uso di una pinza e di una spatola (A), si procede alla sua estrazione attraverso l’incisione corneale principale (B).

Figura 2. Iniezione della IOL in camera anteriore. Il primo apto viene preso con una pinza vitreale 27 gauge inserita nel trocar.

un tagliente da 2,2 mm. Nel caso di una IOL pieghevole, il taglio viene allargato a 3 mm e la IOL viene estratta con una pinza dopo averla piegata introducendo una spatola nell’incisione corneale a ore 6 (Figura 1). Nel caso di una IOL rigida, il taglio viene allargato a 5,5 mm e la IOL viene estratta con una pinza senza piegarla. • IOL sublussata In caso di IOL sublussata, l’incisione corneale viene eseguita a ore 12 con un tagliente da 2,2 mm. In camera anteriore viene introdotto un viscoelastico dispersivo. Viene praticata un’incisione corneale di servizio con un tagliente 15 gradi, situata a ore 6. La IOL viene afferrata con una pinza, portata in camera anteriore e posizionata sull’iride. Da qui si procede alla rimozione della IOL come precedentemente descritto nel caso della IOL dislocata in camera vitrea. In caso di cataratta o IOL sublussata, dopo averle asportate, si esegue una vitrectomia anteriore attraverso i due trocar posti a ore 3 e 9, dove vengono inseriti il vitrectomo e la cannula di infusione, sfruttando la luce emessa dal microscopio. Dopo la vitrectomia anteriore, la periferia retinica viene controllata sotto indentazione, introducendo la cannula di infusione in un trocar e la sorgente luminosa nell’altro.

Inserimento e fissazione della IOL Un viscoelastico dispersivo viene introdotto in camera anteriore e una IOL acrilica a 3 pezzi viene inserita attraverso l’incisione corneale principale mediante un iniettore. Il primo apto viene inserito dietro l’iride e contemporaneamente viene afferrato con una pinza vitrea 27 gauge inserita in uno dei due trocar, mentre il secondo apto viene tenuto all’esterno della camera anteriore per evitare che la IOL cada in camera vitrea (Figura 2). Il primo apto viene esternalizzato sulla congiuntiva con l’estrazione prima del trocar e poi della pinza vitrea 27 gauge che lo trattiene (Figura 3). A questo punto l’estremità dell’apto viene cauterizzata per formare una flangia. Con una pinza si porta il secondo apto in camera vitrea dove viene preso con una pinza vitreale 27 gauge inserita nel secondo trocar

Figura 3. Esternalizzazione dell’apto. Si procede dapprima all’estrazione del trocar e in seguito all’estrazione della pinza vitreale 27 gauge con la fuoriuscita dell’apto.

ancora in sede (Figura 4). In modo analogo al primo apto, si esternalizza anche il secondo con l’estrazione del trocar e della pinza e si forma una flangia all’estremità dell’apto tramite cauterizzazione. Le flange degli apti vengono quindi spinte indietro e ricoperte con la congiuntiva. L’incisione corneale principale viene suturata con un punto in Nylon 10/0 mentre all’incisione corneale di servizio viene applicata l’idrosutura.

Discussione

La tecnica di fissazione della IOL a livello sclerale tramite la formazione di flange sulle estremità degli apti proposta da Yamane4 è diventata molto popolare e hanno iniziato a diffondersi diverse varianti. In modo particolare la stabilizzazione degli apti della IOL tramite trocar 27 gauge, al posto degli aghi 30 gauge a parete sottile come descritto dalla tecnica originale di Yamane, risulta essere più maneggevole soprattutto per i chirurghi che hanno già una buona padronanza con la chirurgia vitreo-retinica, come descrive M.K. Walsh nel suo lavoro5. L’autore indica infatti che l’utilizzo dei trocar permette diversi vantaggi tra cui una più agevole esternalizzazione degli apti, sia perché non bisogna più inserire le loro estremità in stretti aghi sia perché è possibile esternalizzare un apto per volta senza doverlo fare per tutti e due simultaneamente. La necessità di dover sottoporre questi pazienti privi di un supporto capsulare a una vitrectomia via pars plana fa sì tuttavia che gli occhi interessati debbano subire almeno cinque sclerotomie, contando i tre accessi standard per la vitrectomia e i due per la fissazione degli apti. La tecnica che presentiamo in questo lavoro ha il vantaggio di ridurre il numero delle sclerotomie necessarie, nell’ottica di una chirurgia meno invasiva. Riducendo il numero delle ferite chirurgiche, ci si aspetta una minor incidenza di complicanze intra e postoperatorie e un minor discomfort del paziente nel postoperatorio. In letteratura Ishikawa et al. ha proposto nel suo lavoro8 una tecnica di Yamane modificata che riduce il numero delle sclerotomie ai soli tre accessi necessari per effettuare una vitrectomia via pars plana. Invece che fare due nuovi accessi per inserire i due aghi 27 gauge per fissare e stabilizzare gli apti della IOL, gli aghi vengono inseriti in due dei tre trocar usati per eseguire la vitrectomia, evitando così due ferite chirurgiche rispetto alla tecnica originale di Yamane. Ishikawa nel suo studio ha messo a confronto le due tecniche evidenziando che non si riscontrano differenze in termini di acuità visiva postoperatoria tra l’una e l’altra tecnica. In questo contesto, la tecnica che noi presentiamo per l’impianto di una IOL a fissazione sclerale senza sutura si propone di ridurre ulteriormente il numero di sclerotomie necessarie, effettuando due soli accessi, uno ad ore 3 e uno ad ore 9, entrambi a 2 mm dal limbus corneale. Gli stessi due accessi possono essere usati anche per

Figura 4. Fissaggio del secondo apto. Con una pinza si porta il secondo apto in camera vitrea dove viene preso con una pinza vitreale 27 gauge inserita nel secondo trocar.

una vitrectomia anteriore e posteriore. In questo modo viene standardizzata una tecnica di fissazione di IOL a livello sclerale, adattabile a qualunque evenienza: occhi vitrectomizzati, occhi non vitrectomizzati in cui è necessaria la sola vitrectomia anteriore, occhi non vitrectomizzati in cui è necessaria una vitrectomia completa. Questa tecnica inoltre prevede di effettuare una vitrectomia anteriore per via pars plana e questo aspetto permette di ridurre le trazioni vitreali che ne conseguono rispetto a un accesso per via limbare.

Indirizzo per la corrispondenza

Dr. Paolo Caselgrandi Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Sezione Clinica Oculistica, Università di Torino, Via Cherasco 23, Torino 10126, Italia. Tel. 333 3993571 E-mail: caselgrandi.paolo@gmail.com

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IAE.0000000000001925

Multimodal imaging di cisti vitreale. Case report

Federica Fossataro1 Giulio Maione1 Alfredo Pece1,2

1. U.O.C. di Oculistica, Ospedale di Melegnano, Milano, Italia 2. Fondazione Retina 3000, Milano

Riassunto

Riportiamo il caso clinico di una cisti vitreale in paziente maschio di 71 anni, analizzando le caratteristiche di quest’entità strutturale mediante il multimodal imaging e soffermandoci in particolare sull’angiografia OCT. Il paziente, che giungeva alla nostra attenzione per una visita oculistica di routine, non lamentava sintomi e non riferiva storia pregressa di trauma o infezione oculare. Per individuare una cisti vitreale, la retinografia e l’esame del fondo oculare rappresentano il primo step necessario, tuttavia l’utilizzo dell’ecografia oculare, dell’OCT e dell’Angiografia - OCT è dirimente per definirne il contenuto, i rapporti con la base vitreale e per confermare l’ipotesi diagnostica.

Keywords

Cisti vitreale, multimodal imaging, optical coherence tomography angiography

Abstract

Vitreous cyst in a 71-year-old man was analyzed using multimodal imaging and focusing on optical coherence tomography angiography in order to confirm its content. The patient was referred to our Hospital for routine examination. He did not complain of symptoms, and he did not report previous history of trauma or ocular infection. Retinography and fundus examination are necessary to identify the cyst. However, the use of ocular ultrasound, optical coherence tomography (OCT) and OCT angiography has been decisive in defining its content and its relationships with the vitreous, confirming the suspected diagnosis.

Keywords

Vitreous cyst, multimodal imaging, optical coherence tomography angiography

Introduzione

Le cisti vitreali, descritte per la prima volta nel 1964 da Duke-Elder come “curiosità oculari”, sono rare entità strutturali individuabili mediante esame del fondo oculare.1 Nella maggior parte dei casi sono asintomatiche, occasionalmente invece possano associarsi a floaters e miodesopsie.1 Sebbene l’eziopatogenesi non sia ancora chiaramente definita, tipicamente si distinguono in cisti vitreali congenite ed acquisite. Le forme congenite, descritte da Lischs e Rochel3, sono più comunemente non pigmentate, traslucide e localizzate anteriormente al disco ottico. Si ritiene che la loro formazione sia una diretta conseguenza dell’incompleta regressione del vitreo primario e/o di una persistenza di residui dell’arteria ialoidea.3 Nella letteratura scientifica sono altresì descritti casi di cisti vitreali acquisite in pazienti con pregressa storia di trauma oculare, distacchi

di retina, retinoschisi, distrofie retiniche ereditarie e vitreiti ad eziologia infettiva.4,5

Caso clinico

Uomo di 71 anni giungeva alla nostra attenzione per visita oculistica di routine. L’acuità visiva era 20/20 in entrambi gli occhi (OU). L’esame del segmento anteriore non mostrava segni di infiammazione. Il cristallino era trasparente e il tono oculare normale in OU. L’esame del fondo oculare e la retinografia dell’occhio sinistro evidenziavano la presenza di una formazione ovoidale, lievemente pigmentata, mobile, nella cavità vitreale e localizzata in posizione primaria inferiormente al disco ottico. Sospettando la presenza di una cisti vitreale, il paziente veniva sottoposto ad esecuzione del multimodal imaging per conferma diagnostica. Gli esami infrarosso e red-free mettevano in evidenza rispettivamente i contorni netti e bel delimitati della cisti e la presenza di multiple aree iperreflettenti al suo interno. All’ecografia oculare B-scan, la lesione vitreale si presentava mobile, con bordi iperecogeni e con contenuto ipoecogeno, non mostrando aderenze con la base posteriore del vitreo né trazioni vitreoretiniche. Con l’esame OCT (Optical Coherence Tomography) analizzavamo più della metà della cisti vitreale che presentava bordi sottili e moderatamente iperreflettenti, con contenuto iporeflettente. L’OCT-A (Optical Coherence Tomography - Angiography), eseguita per

Retinografia del fondo oculare (TrueColor Confocale) che evidenzia la presenza di una singola cisti vitreale lievemente pigmentata, mobile, con ombreggiamento posteriore, localizzata infero-temporalmente al disco ottico (A). L’esame Spectral Domain (SD)-OCT permette di visualizzare oltre metà della cisti vitreale, che risulta caratterizzata da bordi mediamente iperreflettenti e contenuto iporeflettente (B). La scansione OCT-A (6x6 mm AngioRetina) evidenzia il plesso vascolare superficiale retinico sottolineando la trasparenza della cisti vitreale (C). La diagnosi è stata confermata dall’esame ecografico B scan con sonda 15 MHz che evidenzia iperecogenicità dei margini e ipoecogenicità del contenuto (D).

escludere eventuali anomalie vascolari a carico della cisti, permetteva di confermare la sua quasi totale trasparenza, permettendoci di visualizzare il plesso vascolare retinico superficiale sottostante. Considerata l’assenza di sintomatologia e la storia clinica anamnestica negativa, si optava per un follow-up di routine.

Discussione

Nel caso esaminato il paziente non mostrava segni di infiammazione né lamentava sintomi oculari. Pertanto, considerata anche l’anamnesi oculare negativa, la cisti vitreale sembrerebbe un reperto occasionale. L’esame del fondo oculare costituisce il primo esame per la diagnosi della cisti vitreale, tuttavia l’utilizzo del multimodal imaging può essere utile per confermare la natura di quest’entità strutturale definendone con maggior precisione il suo contenuto ed individuando eventuali trazioni vitreo-retiniche.6,7 L’esame dell’infrarosso (IR) e la retinografia evidenziano i bordi netti e ben demarcati della cisti. Quest’ultima appare caratterizzata da una superficie lievemente pigmentata e da multiple aree iperreflettenti alla scansione red-free. All’ecografia oculare (sonda B-scan 15 MHz) la cisti vitreale mostra margini iperecogeni, mentre il suo contenuto risulta ipoecogeno, confermando così la diagnosi. Inoltre, durante l’esame si evidenzia la sua mobilità nella camera vitrea “free-floating”, permettendo di escludere eventuali rapporti con la base posteriore del vitreo. L’esame OCT, inoltre, permette di caratterizzare ulteriormente nel dettaglio la cisti vitreale. Come nel caso da noi riportato, i bordi della cisti appaiono mediamente iperreflettenti, mentre il contenuto si presenta iporeflettente. Fino ad oggi in letteratura non sono state ancora descritte le caratteristiche della cisti vitreale mediante Angiografia - OCT (OCT-A). L’OCT-A identificando il movimento degli eritrociti nei vasi sanguigni, permette di individuare ed analizzare nel dettaglio i plessi vascolari retinici e coroideali. Abbiamo pertanto eseguito una scansione OCT-A centrata sulla cisti vitreale per escludere eventuali anomalie vascolari correlate ad essa e poter definire con maggior precisione la natura della lesione stessa. Dall’immagine appare chiaramente evidente il plesso vascolare superficiale della retina con aspetto normale, nonostante l’anomalia vitreale sovrastante, confermandone pertanto la sua trasparenza. Alla luce degli esami effettuati e dell’assenza di sintomatologia del paziente, considerando la cisti vitreale nel nostro paziente un reperto occasionale, abbiamo optato per un follow-up di routine.

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I riferimenti bibliografici presenti solo in tavole o in legende di illustrazioni dovrebbero essere citati per esteso e non inseriti nella bibliografia dell’articolo. Osservazioni non pubblicate e comunicazioni personali non possono essere usate come riferimenti bibliografici; riferimenti riguardanti comunicazioni scritte possono essere inseriti tra parentesi nel testo. Articoli accettati, ma non ancora pubblicati, possono essere inclusi tra i riferimenti bibliografici indicando il giornale/rivista ed aggiungendo «in corso di stampa» (tra parentesi). I riferimenti bibliografici devono essere verificali dagli Autori con le documentazioni originali. Elencare tutti gli Autori se in numero di 6 o inferiore a 6; se 7 o più elencare solo i primi 3 seguiti da «et al.» come nell’esempio che segue: 1) Spears JR, Henney C, Preevski P, et al. Reperfusion microvascular ischemia attenuated with aqueous oxygen infusion in a porcine coronary occlusion model. Circulation 1999;100:512-5. Avvertenze. l vocaboli in lingua straniera e in latino dovranno essere scritti in corsivo (salvo diversa indicazione degli Autori). In tutti i casi in cui appare un’abbreviazione nel testo (come per gli acronimi), questa dovrà essere preceduta dalle parole per esteso, salvo il caso di simboli o unità di misura standard. La redazione si riserva il di ritto di apportare al testo modifiche di uniformità grafica-redazionale. I manoscritti respinti non saranno restituiti, ma, a richiesta, sarà restituita l’iconografia allegata. I lavori che non rispettino le norme sopra indicate saranno restituiti agli Autori.

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