Portfolio Marco Lagamba

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Marco Lagamba | Portfolio



Marco Lagamba via Devietti Goggia Aldo 51b San Maurizio Canavese (TO) 10077, Italy lagambamarco@gmail.com +39 3477448856


Curriculum Vitae educazione

10.2014 | oggi politecnico di torino Facoltà di architettura, corso di laurea magistrale in architettura per il progetto sostenibile 10.2009 | 07.2014 politecnico di torino II facoltà di architettura, corso di laurea triennale in architettura per il progetto voto di laurea triennale di primo livello: 105|110 09.2004 | 07.2009 scuola superiore, liceo scientifico galileo galilei, ciriè voto di diploma: 82|100

esperienze lavorative

02.2016 | 04.2016 tirocinio presso lo studio Plac Torino, Italy 03.2012 | 06.2012 tirocinio presso lo Studio Tecnico Professionisti Associati con l’arch. Luca Casale Caselle Torinese, Italy

workshop\ concorsi

01.2016 | 03.2016 Secondo Premio concorso internazionale “Tokyo Pop Lab” Tokyo, Japan 09.2015 | 10.2015 finalista concorso “CMR_Carpineto Mountain Refuge” Carpineto Romano, Italy 08.2015 | 09.2015 vincitore concorso “NonZoo” Cuneo, Italy 06.2015 | 07.2015 vinitore del concorso “TransAlp. Percorsi di cultura alpina fra le Valli Grana e Stura” Borgo San Dalmazzo, Italy 02.2015 | 07.2015 workshop “progettare spazi pubblici innovativi: un processo di rigenerazione urbana”

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conoscenze linguistiche

italiano | madrelingua inglese | certificato IELTS francese | conoscenza base della lingua parlata e scritta spagnolo | conoscenza base della lingua parlata

softwares

autodesk autocad sketchup pro v-ray archicad lumion adobe photoshop adobe illustrator adobe aftereffect adobe premiere microsoft excel microsoft word microsoft acces microsoft powerpoint open office wordpress

altri interessi

design e artigianato fotografia grafica pittore e disegnatore musicista

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Ex Machina come riabitare il ricetto

Periodo: settembre 2013 | luglio 2014 Studio: tesi triennale in Architettura per il Progetto, Politecnico di Torino Relatore: Arch. Roberto Dini

Oggetto di questo lavoro è il ricetto medievale di Magnano, Biella, e i suoi edifici storici, intesi come occasione per una duplice indagine. Una volta alla riabitazione di quest’area, ricca di tesori storici, culturali e paesaggistici (come la riserva naturale dellaBessa e la chiesa di San Secondo), l’altra come campo di sperimentazione, almeno progettuale, di un nuovo metodo costruttivo, basato sull’inserimento di un nuovo volume all’interno delle antiche pareti di un rudere attraverso l’utilizzo di una gru, metodo già tentato e riuscito in opere quali la Unser S(ch)austall dello studio tedesco FNP Architekten , e il Dovecote Studio degli inglesi Haworth Tompkins Architects. L’edificio preso in esame come caso studio risulta disabitato e in pessime condizioni (come d’altra parte la maggioranza degli edifici del ricetto). I solai in legno sono putrescenti, così come le struture di copertura, le quali, dove non attaccate dall’acqua, hanno subito forti danni in seguito ad un incendio. Al contrario le pareti portanti risultano essere in ottime condizioni al netto dei degradi dovuti alla vegetazione spontanea che ne ha ricoperto alcune parti. Il progetto di recupero tende alla trasformazione di questo edificio rurale in una piccola casa per le vacanze. Con la sua divisione netta in due blocchi (ad uno e due piani) e con una metratura di soli 35 mq questo tassello del ricetto vuole essere un esempio per una possibile riabitazione e riconversione turistica dell’intera area di studio, e proprio per questa sua caratteristica può essere realizzato attraverso contributi provenienti dai fondi strutturali europei. Il progetto sfrutta l’esistente divisione inserendo nel blocco ad un piano l’ingresso, il salotto e la cucina, e nell’altro un bagno e un locale tecnico al piano terreno ed una ampia camera da letto al piano superiore. Le pareti originali risultano inattaccate dall’intervento. Infatti i nuovi volumi andranno a sostituire le coperture degradate ovviando a futuri problemi legati alle intemperie, inoltre si distaccano dalla struttura originale, così da facilitare l’inserimento dei prefabbricati, ma anche per permettere ai volumi di avere ampie pareti finestrate che permettono un maggiore ingresso della luce e una contemplazione della struttura in pietra. Il metodo di intervento attraverso l’inserimento di un nuovo volume all’interno dell’edificio permette nel nostro caso di rispondere al meglio sia alle necessità di conservazione, sia alle necessità prestazionali dell’involucro edilizio. La possibilità di demandare tutto l’aspetto della riduzione del fabbisogno energetico e del raggiungimento del comfort abitativo ad un edificio costruito ex novo porta indubbiamente ad una notevole semplificazione dell’opera di recupero, rispetto a quell’insieme di interventi che dovrebbero essere compiuti per ottenere le medesime prestazioni nel caso di un intervento “classico”. Tale metodologia di intervento ci permette dunque di conservare l’edificio originario nella sua interezza, fatta eccezione per quegli interventi di sostituzione, che non ne cancellano però i segni del tempo. Il risultato è dunque un incontro tra l’antico ed un nuovo edificio dichiaratamente moderno che dell’antico ricorda le forme, in un reciproco confrontarsi ed evidenziarsi dei due elementi. 4


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A

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Pianta del primo piano

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C

C

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A

B

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A

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Pianta del piano terra

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C

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D

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A

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Sezione B-B

Sezione A-A

0.5 0

2m 1

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

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Nobile Industria Periodo: settembre 2014 | febbraio 2015 Studio: atelier “inside/outside” di progettazione dello spazio pubblico Gruppo di lavoro: Elisa PItassi, Francesco Montesoro Docenti: Arianna Astolfi, Claudio Germak, Paolo Mellano Esposto a: Mostra “Torino, Mi lano, le caserme” Le caserme, luoghi che per anni sono rimasti quali ambienti claustrali, chiusi al cittadino e alla città, da quest’ultima vengono riconquistati, in quanto svuotati della loro funzione militare. All’interno di questo sistema di caserme La caserma Amione è quella con la storia più particolare. Essa in fatti non nasce come luogo militare bensì come fabbrica di automobili (ex S.C.A.T), la quale verrà convertita solo nella prima metà del Novecento. L’interesse volto verso questo luogo è inoltre dovuto al fatto che esso si trovi in un punto strategico della città di Torino, Piazza Rivoli, una porta per il centro città, ben servito da infrastrutture di mobilità e dunque adatto ad ospitare un parcheggio di interscambio. Ma non solo. I grandi spazi della caserma potrebbero ottemperare alla mancanza di una vera piazza in quest’area (in quanto Piazza Rivoli ad oggi non è altro che una rotonda). Obiettivo dell’intervento è dunque stato l’apertura di tale lotto alla città, destinandolo a piazza e parco e costellandolo di funzioni pubbliche e di terziario. Data la doppia natura delle funzioni che l’area ha ricoperto nel tempo si è deciso di intervenire sottolineando il carattere comune a queste due funzioni, ovvero la razionalità nell’uso e nell’individuazione degli spazi. Si affianca inoltre a questa una volontà di individuazione dei caratteri principali della memoria della città di Torino, ovvero l’essere città aristocratica e città industriale, memoria sottolineata attraverso la nobilitazione dei fabbricati industriali, sia grazie ai materiali sia grazie all’elevazione culturale delle funzioni inserite. Si fa affidamento infine sull’inserimento di alcuni tipi torinesi quali la piazza, il portico, il parco, necessari alla ridefinizione di quest’area quale parte riconoscibile della città.

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5m 0m

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30 m 15 m


La necessità di definire un centro per la piazza irregolare e la volontà di mantenere gli elementi di memoria storica hanno portato alla definizione di un intervento caratterizzabile come una “piazza nella piazza”, un elemento contenitore, appunto uno scrigno, che racchiude le principali attività culturali e di intrattenimento del luogo. Tale aspetto è sottolineato dal materiale dorato che ricopre i nuovi fabbricati racchiusi tra le pareti del vecchio edificio industriale, il quale rende come pepite questi nuovi spazi.

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1m 0m

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5m


Per definire lo spazio centrale quale nuova Piazza Rivoli oltra all’identificazione di un centro simbolico e fisico si è anche intervenuti mantenendo, almeno come posizione, una porzione dei fabbricati laterali. Seppur non sottoposti a vincolo come beni culturali, questi edifici presentano delle facciate più che dignitose. Si è dunque deciso di intervenire in maniera composita su questi elementi, destrutturando l’edificio originale.

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Preservate le pareti l’intervento prosegue ricordando il volume del fabbricato, da una parte attraverso la costruzione di nuovi edifici, i quali risultano essere, nelle proporzioni, sezioni dello stesso, e dall’altra attraverso la costruzione di una struttura eterea che riprende l’andamento delle line di gronda e di colmo dell’eseistente. a chiudere la porzione su piazza viene poi posto un porticato che concorre a definire i dehors così formatisi come spazi conclusi

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TEXTURE

ODORI

COLORI

SUONI

Legenda: piante aromatiche su pacciamatura

acqua

bassi arbusti su pacciamatura

prato

PARCO URBANO SENSORIALE Nella sua suddivisione in fasce il parco ripercorre la memoria storica del lotto, piegandosi alla razionalità nell’uso degli spazi tipica della fabbrica e della vita militare. All’interno di questa categorizzazione si innesta un percorso sensoriale che coinvolge di fascia in fascia tatto, olfatto, vista e udito dell’utente. Il parco si declina dunque in tutte le sue forme, comprese quelle non urbane, in una continua variazione. Percorrendo il tragitto che dalla piazza conduce sino all’area residenziale lo spettatore si imbatte dapprima in grandi specchi d’acqua poco profondi nei quali sono situate le uscite del parcheggio sotterraneo di interscambio, le quali conferiscono grande teatralità alla zona grazie alla percezione che gli utenti del parcheggio escano direttamente dall’acqua. Proseguendo lungo il percorso si incontrano le fasce successive che costituiscono il parco, le quali variano da orto botanico a giardino all’inglese, da semplice prato a bosco di betulle, in un tentativo di introduzione di usi e situazioni desuete alla città stessa. 17


50 m 0m

150 m

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Capanna Lepina Periodo: settembre 2015 | ottobre 2015 Concorso: Carpineto Mountain Refuge, promosso da Archistart Gruppo di lavoro: Chiara Viano, Cinzia Stella, Leonardo Ramondetti Pubblicato su: http://www.archistart.it/cmr-winners-carpineto-mountain-refuge

Dalla capanna tradizionale dei Monti Lepini, luogo di rifugio per briganti e pastori, al rifugio montano, capanna per l'accoglienza del turismo dolce sull'Appenino. La Capanna Lepina, con la sua immagine caratteristica, rievoca le forme vernacolari e le coniuga attraverso l'uso di materiali ecosostenibili, riciclati e riciclabili. Legno di castagno massiccio, prodotto a livello locale, viene usato per la struttura portante a balloon frame, isolata con pannelli di lana di pecora. Listelli di cedro bruciati con la tecnica Shou-Sugi-Ban rendono il rivestimento esterno resistente e durevole, mentre la stessa essenza riscalda l’interno con le sue venature. L’ambiente caldo e accogliente presenta un'apertura zenitale e grandi ďŹ nestre angolari che mantengono un contatto ďŹ sico e visivo con la natura circostante.

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B’ 0

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pianta piano terreno

100 cm

B

A’ 446

A

255

446

B’ pianta soppalco

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sezione prospettica B - B’

prospetto sud con ďŹ nestre aperte 24


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Tokyo Pop Lab Periodo: gennaio 2016 | marzo 2016 Concorso: Tokyo Pop Lab, promosso da BeeBreeders Gruppo di lavoro: Cinzia Stella, Francesco Montesoro, Leonardo Ramondetti Pubblicato su: Archidaily.com, Beebreeders.com

Il Tokyo Pop Lab è il risultato di una progettazione che mirava alla definizione di un edificio multifunzionale che permettesse la combinazione di elementi della tradizione architettonica giapponese con quelli contemporanei. Schematicamente, il progetto può essere descritto come un “civic pavillion”, variamente interrotto da volumi issati e contenenti discrete attività localizzate. Sotto e tra questi volumi galleggianti, la vita urbana si estende senza soluzione di continuità all'interno dell'edificio, avvicinandosi all’idea di un colonnato o di una piazza più che ad un vero e proprio edificio. Attraverso una pianta aperta, definita con attenzione, lo schema stabilisce un forum urbano pubblico per la cultura popolare. Il progetto inverte in modo univoco il modello tradizionale di uno spazio espositivo contenuto, esclusivo, distribuendo dei media in tutto lo spazio pubblico principale - ovvero la circolazione che circonda i diversi volumi. All'interno di ciascuno dei volumi distribuiti vengono contenute le funzioni accademiche, tra cui aule e una sala conferenze. Invece di assumere un'espressione singolare o limitata, la proposta istituisce un forum per esporre, celebrare, discutere, e dibattere, permettendo il flusso e riflusso della cultura popolare nelle sue varie forme di espressione attraverso la programmazione dello spazio pubblico. Gli elementi strutturali, come le colonne di legno, caratterizzano gli spazi interni , rievocando la caratteristica di architettura tradizionale giapponese, mentre i volumi superiori sono avvolti in un tessuto contentente dei LED; un materiale che crea un ambiente neutro durante il giorno, ma che può stato utilizzato anche come schermo durante la notte, al fine di connotare maggiormente l’aspetto pop dell’edificio. 29


L'edificio è una teca di vetro in cui il piano terra è completamente permeabile. Un piattaforma libera che ospita il cafè, parte dei workshop e la mostra gratuita. Nella parte meridionale del sito un giardino giapponese crea uno spazio cuscinetto verde tra il centro culurale e l'edificio più vicino. La biblioteca e la sala computersono invece ospitati nel piano interrato. Questi ricevono luce da diversi giardini a patio che creano un collegamento visivo con le altre aree dell'edificio. Sospese fuori terra, le aule e laboratori si trovano sui volumi di sinistra; gli spazi espositivi e l'auditorium si trovano nel centro e gli uffici e le sale conferenze sono sul lato destro.

hall .1 (1300 mq) library .2 reading room .3 patio .5 (300mq) garden .6 (240 mq) free exhibition .7 (80 mq) exhibition .8

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9. cafè (135 mq) 10. workshop space (300 mq) 11. lecture room (4 x 80 mq) 12. foyer 13. meeting room (2 x 55 mq) 14. office (200 mq) 15. conference room (2 x 140 mq) 16. auditorium\forum (300 seats)


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PAM! Periodo: febbraio 2015 | giugno 2015 Studio: workshop “progettare spazi pubblici innovativi” Gruppo di lavoro: Javier Estrada, Marco Gili Docenti: Liliana Bazzanella, Giuseppe Roccasalva Esposto a: mostra del workshop all’evento “Architettura in città” PAM! è uno dei risultati del workshop sulla progettazione partecipata dello spazio pubblico che ha visto coinvolti il Politecnico di Torino e il Comune di Fossano, progetto per il quale la città del cuneese è stata insignita del premio Smart Communities 2015 dello SMAU (http://www.smau.it/torino15/success_stories/ fossano-mobilita-i-giovani-ma-non-solo-per-costruire-il-futuro-della-citta/). Ambiti selezionati erano le tre piazze del centro storico in un’ottica di modifica della viabilità al fine della pedonalizzazione completa o parziale del percorso che le unisce. Il progetto PAM!, Piazza d’Arte Manfredi, occupa appunto lo spazio della piazza centrale della cittadina, Piazza Manfredi, e di una porzione della via Cavour, che la unisce con Piazza Castello. Punto cardine delle scelte progettuali è stata infatti la definizione dello spazio occupato dalla piazza. Tra portici, piazza sagrato e viottoli il contesto risultava frammentato ma l’uso, al contrario, chiaramente omogeneo. Si è dunque optato per una visione allargata della piazza, che andasse ad incorporare anche tutti quegli elementi scartati a favore di una più semplice e classica limitazione della piazza. Tale frammentarietà degli spazi è inoltre sottolineata da un affstellamento dei materiali che compongono le pavimentazioni dello spazio publico, si contano infatti una dozzina di materiali diversi in uno spazio paragonabile a metà campo di calcio. La necessità di unificazione visiva, quella di ripavimentare la zona in quanto futura area pedonale, la necessità di inserire materiali che siano adatti allo spostamento di utenti disabili (ora dove non c’è l’asfalto c’è il porfido) e infine la grande quantità di materiale hanno portato alla definizione di un intervento sperimentale, il quale prevede l’unificazione dell’area attraverso la riorganizzazione della stessa frammentarietà, un ordinato caos. Recuperando infatti gran parte dei materiali preesistenti e aggiungendo tratti di nuova pavimentazione, si è andati a generare uno spazio patchwork, riconoscibile alla vista, utilizzabile dai disabili ed anche economico rispetto ad un intervento di ripavimentazione (si parla di un risparmio del 50% rispetto ad un intervento di eliminazione e sostituzione dei materiali). L’unificazione e la dotazione di nuovi arredi vanno poi di pari passo con un intervento di rigenerazione di ambito sociale. Le vetrine delle numerose banche, le serrande dei negozi chiusi, o ancora le vetrine dei negozi aperti diventano parte integrante dello spazio pubblico ospitando opere d’arte, favorendo dunque artisti, commercianti e utenti dello spazio pubblico. E la stessa piazza diventa un area espositiva, una sorta di galleria a cielo aperto, in quanto ospite di eventi di auto-pubblicizzazione di artisti e makers (abitudine già nota nel tempo nella città di Fossano). A questa si affianca una esposizione fissa nella via che accerchia la chiesa e che unisce la scuola elementare con la piazza, la quale tende alla riutilizzazione di uno spazio in parte dimenticato e alla revisione di quello spazio come luogo di sosta e non di passaggio.

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28%

72%

meteriale recuperato

esposizione in vetrine e cortili

meteriale nuovo

esposizione ďŹ ssa

esposizioni temporanee 37


Inserimento di un dosso che porti tutta la piazza allo stesso livello, obbligando così le auto a rallentare e rendendo più facile il passaggio dei pedoni Elementi di protezione che separano area pedonale e carreggiata Ruere storiche Illuminazione a pavimento con fari LED ad incasso Pavimentazione mista pietra e cemento bocciardato Panchine Pozzetti di distribuzione Dissuasore mobile

Cestino portarifiuti

Pavimentazione ciottolato

Pavimentazione porfido

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Mantenimento del dislivello tra sagrato e carreggiata al ďŹ ne di mantenere una separazione tra auto e pedone

Annullamento del dislivello tra sagrato e area pedonale Illuminazione a pavimento con fari LED ad incasso

Pavimentazione in ciottolato Pavimentazione in lastre di cemento bociardato

Portale carabile in acciaio verniciato che segnala l’ingresso alla galleria

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Prototipo Periodo: dicembre 2014 | oggi Ambito: sito di design e artigianato proprio Consultabile presso: www.marcolagamba.wordpress.com

La capacità del singolo di modificare il proprio ambiente, senza ricorrere a professionisti. Questa è la definizione che potremmo dare del sito Prototipo, una dimostrazione e pubblicizzazione di una possibilità che spesso sfugge o peggio non viene proprio considerata, ovvero la possibilità di fare o recuperare oggetti da noi stessi, partendo da materiali locali o facilmente reperibili. E’ una sfida al mercato, una sfida all’omologazione del prodotto e allo steso tempo alla nostra immaginazione. Ripensare, riprogettare o anche solo imitare gli oggetti che costellano la nostra vita ci permette una conoscenza degli stessi approfondita e non solo. Fare qualcosa da sè ci rende capaci di comprendere il valore, di dare valore, anche economico, a queste componenti. Oggetti che “non hanno prezzo” perchè realizzati da noi e che con minore probabilità butteremo o cambieremo.

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Marco Lagamba via Devietti Goggia Aldo 51b San Maurizio Canavese (TO) 10077, Italy lagambamarco@gmail.com +39 3477448856

copyrightŠ Marco Lagamba, 2015 autorizzo il trattamento dei dati personali ai sensi del D. lsg. 196/2003



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