MARCO MARTINI
Giuseppe Parini, un aristocratico antiantiaristocratico
Edizioni ISSUU.COM
GIUSEPPE
PARINI-
IL GIORNO
Nel Giorno Parini si finge maestro di consuetudini di un giovane aristocratico (il "giovin signore"). Con sagace ironia descrive le occupazioni del nobile durante tutto l'arco della giornata. Parini pubblicò Il "Mattino" (1763) ed il "Mezzogiorno" (1765), mentre la terza parte dell'opera, la "Sera", articolata nel "Vespro" e nella "Notte", fu pubblicata postuma (1804). Sulla satira pariniana dobbiamo notare che è profonda e triste: si pens: alla rievocazione del cocchio in corsa, che travolge il plebeo, macchiando di "sangue plebeo" le ruote del carro. IL MATTINO (1763) Il mattino ha inizio con il risveglio del giovin signore. quando il sole è già alto. Egli. infatti. non può alzarsi all'alba, come i contadini e gli artigiani. poiché è rientrato "a tarda sera" in "aureo cocchio", dopo aver gustato. durante la serata. bevande toscane ed unghereSI prelibate (''l'ongarese bottiglia"). Non osi Febo Apollo, dio del Sole, disturbare il risveglio di questo semidio terreno. Potrà fare colazione come meglio crede: potrà gustare "in preziosa tazza" caffè pròvenienti dal Guatemala e dai Caraibi e pensare a quante guerre Cortes. Pizzarro ed altri conquistadores hanno cornbattutto contro le popolazioni locali ("generosi Incassi", cioè gli Incas) per portare tali delizie al palato del giovin SIgnore. Non osi disturbarlo un servo indiscreto per presentargli un sarto che. non soddisfatto della retrlbuztone. viene a chiedere il saldo. Entrino invece i maestri di canto. ballo e francese per intrattenerlo in piacevoli pettegolezzi durante le complicate pettinature ed incipriature. A questo punto Parini introduce la favola della cipria, introdotta da Amore per eliminare ogni segno di differenza tra i suoi seguaci di diversa età. Trascorsa COSI la mattinata. il giovin signore SI prepara per andare a pranzo dalla dama: corre sul cocchio, ed il "memore cocchier" non badi se travolge qualche plebeo durante la corsa; altre volte. purtroppo, afferma Parini con tragica ironia. il cocchio del giovin signore è dovuto correre con le ruote sporche di "sangue plebeo". IL MEZZOGIORNO (1765) Il giovin signore va a pranzo dalla sua dama. Parini introduce qui la favola del piacere: nobili mangiano per piacere. mentre i plebei mangiano per necessità ("A variar la terra fu inviato il Piacere"). Nel "Mezzogiorno" è presente il celebre episodio della vergine cuccia. Durante Il pranzo si distinguono alcuni commensali, tra cui un formidabile mangiatore ed un vegetariano, che biasima la crudelta degli uomini che sacrificano poveri animali per la propria gola. Le parole del vegetariano fanno piangere la dama. che ricorda il triste giorno nel quale la sua cagnolina, una "semi dea terrena". la "vergine cuccia de le Grazie alunna". fu presa a calci da un servo per un piccolo morso. Il servo fu cacciato dalla casa e gettato sul lastrico insieme alla moglie ed ai figli. nonostante avesse reso alla dama immensi servizi per vent'anni. anche quelli di intermediario con gli amanti della signora. Durante il pranzo, il giovin signore stia attento affinché la dama non venga troppo corteggiata da altri, e parli pure delle dottrine dei filosofi francesi. ma solo di quelle che disprezzano la religione e non di quelle che parlano dell'uguaglianza degli uomini IL VESPRO (1804) Dopo noiose visite di cortesia ad un amico uscito dalla malattia, il cavaliere e la dama si recano al corso: passino per prime le carrozze dei nobili che hanno titoli nobiliari più alti. Il giovin signore si intrattiene in piacevoli conversazioni con altre donne per fare ingelosire la sua dama, ma intanto anche il cocchio della dama è circondato da altri signori. Scende Infine la notte, "uguale per tutti" (per nobili e per plebei). • LA NOTTE ( 1804) Una "folla d'eroi" (di cicisbei e di rammolliti, di effeminati): l'intenditore dei cavalli. quello delle donne e la "matrona del loco", ovvero la vecchia aristocratica (guardi bene la disposizione degli invitati nei vari tavoli, in modo da non suscitare gelosie o Invidie o risentimenti tra nobili di diverso grado nobiliare. che magari si trovano accostati). Tra i cicisbei Parini rroruzza in modo particolare sulla figura dello sfilacciatore di arazzi, che penserà, disfando un arazzo rappresentante la guerra di Troia, di stare combattendo anche lui una guerra di Troia durata 10 anni (il tempo Impiegato per unire i vari fili). Questa parte dell'opera è incompiuta.
-2LE ODI 1)LA SALUBRITÀ DELL'ARIA (1759) SI contrappone decisamente la citta alla campagna: la campagna è pace rasserenatrice dei sensi e dello spirito. Il bel paese della Brianza (Bosisio, luogo natale del poeta), riparato dai monti. non è disturbato dall' "Austro scortese" (lo SCirocco, vento che porta umido e pioggia). La gente "de' miei colli" non è afflitta dalle nuvole e dall'umidita di Milano, ma "è vegeta e robusta". A Milano il letame è ammucchiato alto e "fermenta"; l'aria è ammorbata e ristagna di cattivi odori. Si definisce "stolto" il cittadino che non considera come propri i danni comuni e che resta indifferente 2)L'EDUCAZIONE (1764) L'ode è dedicata a Carlo Imbonati, figlio del conte Pietro, direttore dell'Accademia dei Trasformati, presso la quale Parini scrisse le Odi. Parini è precettore di Carlo e vuole qui festeggiare due avvenimenti: 1 )Ia guarigione di Carlo, appena uscito da una malattia: 2)il compleanno di Carlo (compie 11 anni). Il poeta si rammarica del fatto che, a causa della sua povertà, non possa fare un regalo a Carlo, e pertanto gli dedica quest'ode. Brillano come scintille le vivaci pupille di Carlo, e la guancia; "tondeggiando" sul viso, riprende colore. I capelli vengono di nuovo liberati e scendono biondi sulle spalle. simili ad un ruscello d'oro. Il fanciullo torna a correre irrequieto (si ritrae una caratteristica di tutti i fanciulli, l'Irrequietezza). Il fanciullo. "cura e diletto" del poeta, compie oggi 11 anni: il poeta invita i suoi versi a cantare sotto il sole tali avvenimenti ed a scendere dolci e musicali sul cuore del giovinetto. come se fossero alati Il poeta vorrebbe somigliare al centauro Chi rane. che curò l'educazione di Achille, figlio di Tetide (similitudine). Le opere lodevoli sono possibili solo se l'anima viene educata. L'ultima parte dell'ode riprende molto dalla mitologia greca. 3)LA CADUTA (1785-86) Il poeta immagina di camminare zoppicando m una via affollata da carrozze (Parini era claudicante), durante le intemperie. Il poeta, o per un sasso sporgente, o per il passo incerto. cade in terra. Passa un fanciullo e ride, per la caduta del poeta, ma subito il riso si muta in pianto. Passa un altro, meno crudele, che aiuta il poeta a rialzarsi raccogliendo anche il "vano bastone" ed il "cappel lordo" (infangato) Questa persona riconosce il poeta, colui che deve "porre fine al Giorno" Il poeta è famoso per I suoi versi, non per ville, né per ricchezze, né per parenti altolocati. L'interlocutore invita il poeta a lasciare la sua Musa o a fare come gli altri. ovvero ad asservirla ai voleri dei potenti. Il poeta risponde al passante una frase destinata a diventare celebre: "Umano sei, non giusto". Sdegnato, il poeta si allontana, e con il "dubitante piè" torna al "suo tetto". L'ode ha carattere morale ed autobiografico: il poeta ribadisce il valore della libertà di coscienza e di espressione, iniziando così a segnare la fine del mecenatismo. É una delle odi più celebri del Parini 4 )IL DONO (1790) Prende spunto da un regalo ricevuto dalla marchesa Paola Castigliani. che aveva regalato al Parini I sei volumi delle tragedie dell'Alfieri. Quest'ode e dedicata e indirizzata alla marchesa. Si nota il contrasto fra due sensazioni diverse: 1 )l'immagine cupa dell'Alfieri; 2)la figura sorridente della marchesa, che fa quasi da contrasto. La marchesa quasi divinizzata, è paragonata ad una Grazia (è questo il germe della divinizzazione della donna che si compirà nel Foscolo). 5)IL MESSAGGIO (1793) E un vero capolavoro, che SI sofferma sul tema del destino umano. L'ode è dedicata all'inclita Nice, sotto il qual nome arcadico si nascondeva Maria di Castel barco sorella minore della marchesa Paola Castigliani. Il motivo perde tutto ciò che poteva avere di esteriorita galante e si chiude con un inno all'eterna bellezza. Il tono è piuttosto malinconico' il poeta, che si sente vicino alla morte, serberà in se Il senso della bellissima donna. Il poeta e a letto ammalato, per le sue gambe deboli, ma appena sente il nome di Paola Castigliani Il suo cuore palpita ("Rapido il sangue fluttua"). Segue una deSCrizione della donna (il sorriso sembra esserle donato da Venere). Questo secolo (il Settecento), afferma Parini, sta per chiudersi. e sta per chiudersi anche la sua vita, ma l'idea della bellezza potrà quasi rendere viva la sua polvere Inerte (i I suo corpo morto). Sono motivi che saranno ripresi da Foscolo.
-36)SUL VESTIRE ALLA GHIGLIOTTINA (1795) L'ode. dedicata ad una generica Silvia (forse un'amica del poeta). prende di mira una moda diffusa prima a Parigi e poi a Milano: tale moda fu detta "alla ghigliottina" perché presentava un'acconciatura simile a quella dei condannati alla ghigliottina (erano scoperte le spalle ed il collo) Il poeta vede in questa moda la corruzione dei costumi. Il Parini invita l'ingenua Silvia a lasciare tale moda alle donne stupide; e una "perversa indole". segno di una società in rapido dissolvimento. La pudicizia è il vanto particolare della donna. Lo stile dell'ode è semplice, e retorico In più punti. Non è tra le odi più celebri di Parini Si consideri che Parini si era fatto sacerdote solo per poter proseguire gli studi e per quanto non avesse una sincera vocazione, portò sempre l'abito tal are con dignità. 7)ALLA MUSA (1795) E l'ultima ode del Parini ed è dedicata al marchese Febo d'Adda, ex alunno del poeta. Il tono è solenne e pacato. L'arte. in quest'ode, è concepita come facoltà purificatrice. consolatrice, educatrice. Il poeta si rammarica che Febo d'Adda non scriva più versi. come un tempo. Il Parini, in conclusione. si definisce "itallco cigno". che, dall'alto. disprezza il "vile volgo maligno" (riprende Orazio, che in un'ode aveva affermato "Odio il volgo profano e sto in disparte"). Sui poeti d'occasione Parini afferma la superiorità del suo ideale poetico. Emerge quindi una concezione aristocratica della poesia. concezione che risponde anche al tono del Giorno ed alla figura del poeta. P.S. Carattere delle odi del Parini Parini ha scritto 19 odi (l'ultima è "Alla Musa"). non tutte ugualmente importanti. Sono presenti i sgg. motivi: autobiografici (relativi alla sua funzione di precettore dei figli delle famiglie nobili), morali, estetici (petrarchismi e raffinatezze auliche, latinismi), arcadici. retorici Definizione di "ode": poesia scritta per essere ascoltata. L'ode ebbe origine In Grecia. ma ha avuto notevole diffusione fino a tutto l'Ottocento. con Parini. Foscolo e Manzoni.