Marco Martini
Per una storia della manualistica letteraria italiana
EDIZIONI ISSUU.COM
MARCO MARTINI, PER UNA STORIA DELLA MANUALISTICA LETTERARIA ITALIANA. Quando si affronta il discorso relativo agli aspetti ed ai problemi della storia della manualistica letteraria italiana, due elementi basilari si devono tenere presenti: tutti noi siamo, in un qualche modo, eredi della Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis; nella storia della manualistica si deve inoltre sempre considerare il rapporto, anche di contrasto, tra filologia, ossia produzione di testi, e critica, e quindi interpretazione dei testi stessi. Attualmente, proprio con i progressi della filologia e dell’analisi del testo sono emersi i limiti dell’interpretazione storicistica desanctisiana. L’antologia intesa come selezione, scelta di testi, in qualsiasi periodo, presuppone un problema di periodizzazione, di critica, di storiografia. L’antologia, come genere letterario, risale alla classicità e non è un’invenzione novecentesca, anche se riscuote un forte impulso nel ‘900: infatti, soprattutto in questo secolo “antologizzare” vuol dire “periodizzare” ed “interpretare”. Tralasciando l’antichità, si può tentare di ripercorrere una storia della manualistica a partire dal Medioevo. Modelli di “preistoria letteraria” nella medievistica sono rappresentati dal De vulgari eloquentia di Dante, soprattutto nei capitoli relativi al periodo compreso tra la “Magna Curia” e Cino da Pistoia ed a Giovanni Boccaccio. Tra il 1350 ed il 1360 Boccaccio scrive la Genealogia deorum gentilium, opera nota come ‘De genealogis’, una raccolta di favole mitologiche reinterpretate dall’autore. Nei libri XIV° e XV° Boccaccio sostiene la non contraddittorietà tra la teologia cristiana e l’invenzione letteraria e distingue la poesia dalle accuse dei teologi e dei giuristi. Nel ‘400 il clima umanistico si concentra sulle biografie, per conferire risalto all’operare umano. Abbondano quindi “gallerie” di letterati, come quella di Sicco Polentone nel De illustribus scriptoribum latinae linguae, una storia della lingua latina per biografie. Nel ‘500 un libro che modifica tali ricerche biografiche in senso erudito è costituito da Le librerie (1550-51) di Anton Francesco Doni: in piena metà del Cinquecento, con Doni si assiste al passaggio dalla biografia all’erudizione. Le Vite del Vasari, in proposito, costituiscono un modello di schema ascensionale: Vasari vuole costruire la modernità gettando una linea di continuità con l’antico. Il diagramma vasariano non funziona però nella letteratura, che presenta un quadro molto più problematico di fratture e continuità. Adottando lo schema ascensivo del Vasari, ad esempio, non si comprende la questione della lingua in Ariosto, Tasso, Bembo, questione non direzionata verso una meta specifica, ma costantemente dibattuta tra profilo latino e profilo volgare. Nel ‘600 si assiste ad una successiva transizione dall’erudizione alla ricerca di un organico disegno di storia letteraria. Nel 1603 Battista Guarini scrive il Compendio della poesia tragicomica, in cui si segna il superamento sia della “galleria” di autori che della ricerca erudita per seguire la storia di un genere. Tuttavia, solo con l’Arcadia e con Mario Crescimbeni si opera il decisivo passaggio alla storia della letteratura intesa come storia di un genere (cfr. Storia della volgar poesia, 1698 e Della bellezza della volgar poesia, 1700). Crescimbeni è attento alla cronologia e alla documentazione antologica, affinché il lettore possa essere cosciente (“possa giudicare anch’esso”, scrive il Crescimbeni) del giudizio dello storico della letteratura. Nel ‘700 tale concezione della storia letteraria si amplia con Giacinto Gimma, che scrive L’idea della storia letteraria d’Italia (1723), in cui non considera solo la poesia, ma anche i vari generi della poesia. S’introduce così un nuovo concetto della storia letteraria, che supera i vincoli della lirica. E’ un ampliamento, quindi, della storia letteraria, che si viene a concepire in senso più ampio, come storia della cultura. E’ questa un’idea destinata a rimanere fino ai nostri giorni, fino alle moderne teorie sull’interdisciplinarità. Conseguentemente all’opera del Gimma cambiano anche i parametri della storiografia. Francesco Saverio Quadrio considera la letteratura italiana come figlia di quella greca e latina (cfr. Della storia e ragione d’ogni poesia): è un’idea che arriverà fino a Pietro Giordani ed a Giacomo Leopardi. Carlo De Mina, alla fine del ‘700, scrive il Discorso sopra le vicende di ogni letteratura 1
ed il Saggio sopra la letteratura italiana, in cui studia i nessi della letteratura con la politica, la geografia, il clima: quella del de Mina è una sorta di “storia filologica” della letteratura. Girolamo Tiraboschi, nel secondo ‘700, è il fondatore della moderna storiografia italiana, con la sua monumentale opera, in 9 volumi, Storia della letteratura italiana (1772-82). L’idea della “galleria” biografica è totalmente superata: dichiara di voler “scrivere la storia della letteratura italiana, non la storia dei letterati italiani”. Anche Tiraboschi contribuì ad allargare il concetto di letteratura a quello di cultura: nella letteratura, per Tiraboschi, entrano tutte le scienze. Tiraboschi ha anche il merito di introdurre, per primo, il concetto di periodizzazione per secoli (cfr. Carlo Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana, Einaudi, Torino, 1967). Il modello tiraboschiano entra in crisi con Foscolo e con la storiografia romantica, di carattere storicistico (cfr. Ugo Foscolo, Lezioni di eloquenza). Per Foscolo, Tiraboschi è più filologo che storico e manca di un’analisi profonda sui concetti di mutamento della storia letteraria. Per Foscolo, la letteratura del Tiraboschi è solo “un archivio” utilizzabile come ausilio per scrivere una storia letteraria. Nel 1844 Paolo Emiliani Giudici scrive la Storia delle belle lettere in Italia e la Storia della letteratura italiana, che è un rifacimento della prima opera. Emiliani Giudici fu il primo dei siciliani che si recò a Firenze, seguito da Capuana e Verga. Per “belle lettere” l’autore intende la storia dei documenti più insigni: in questo senso Emiliani Giudici distingue la “storia delle belle lettere” dalla “storia della letteratura”. Distingue la storia letteraria in “epoche” e non in “secoli”. E’ questa la partizione ripresa dal Ferroni nel suo manuale, nel secondo ‘900. Nella Storia delle belle lettere Emiliani Giudice propone, tra l’altro, l’istituzione di una “Facoltà di Belle Lettere”. Altra pietra miliare nella “storia delle storie possibili della letteratura italiana” è rappresentata dal Settembrini: solo la letteratura “fatta sui testi”, per Settembrini, è “viva” (cfr. Settembrini, Lezioni di letteratura italiana, 1866-72). Francesco De Sanctis tiene conto delle ‘Lezioni’ del Settembrini, anche se lo accusa di vedere la storia semplicemente da polemista risorgimentale, da patriota, che condanna la Chiesa ed esalta la laicità ed in un articola pubblicato nella “Nella Antologia” nel 1869 sostiene che una storia letteraria deve avere come base una ricerca erudita e monografica. Tale indicazione metodologica non viene però poi rispettata da De Sanctis, che sentirà l’esigenza di scrivere una storia letteraria (cfr. De Sanctis, Storia della letteratura italiana) cioè una sintesi, idonea a formare le future classi dirigenti. Nella sua storia letteraria, De Sanctis evita una periodizzazione per secoli per prediligere una periodizzazione per autori e categorie. Affronta il rapporto tra forma e contenuto, sostenendo che la storia letteraria è una “forma” sulla quale si inseriscono i “contenuti”: l’opera d’arte, nella concezione estetica desanctisiana, è quindi la sintesi tra forma e contenuto. Nel ‘900, la scelta antologica ed il problema della periodizzazione sono particolarmente importanti, soprattutto per il genere della lirica. Le antologie sul Novecento si possono distinguere in quattro categorie: quelle complessive di tutto il secolo, quelle tematiche (dedicate a particolari aspetti della poesia, satirica, religiosa, femminile), quelle “di tendenza” o militanti (politicamente impegnate, come il “Gruppo ‘63”) ed infine quelle circoscritte ad una particolare stagione lirica del ‘900. Le antologie scolastiche costituiscono un capitolo a sé e quelle più valide sono quelle riferite all’ambito generale della lirica novecentesca. I testi più validi, attualmente in circolazione nelle scuole superiori, come storie letterarie, sono quelli di Segre-Martignoni, Testi nella storia. La letteratura italiana dalle origini al Novecento, B. Mondadori, Milano, 1992, 4 voll. (il IV° volume è quello dedicato al Novecento) e quella di Luperini-Cataldi, La scrittura e l’interpretazione, Palumbo, Palermo, 1998. Sul Novecento, si segnala il testo di Luperini-Cataldi, Poeti italiani: il Novecento, Palumbo, Palermo, 1994. Nelle antologie per il biennio si distinguono quelle storiche (GrecoDiletto, Presenze letterarie nella cultura dell’Otto e del Novecento. Antologia di autori italiani e stranieri, D’Anna, Messina-Firenze; Federico Roncoroni, Testo e contesto. Guida all’analisi delle opere e degli autori nel loro tempo, Mondadori, Milano, 1994; Giudice-Bruni, Otto e Novecento. Problemi e scrittori. Antologia per biennio, Paravia, Torino, 1983; AA.VV., Antologia. Ottocento e 2
Novecento, Garzanti, Milano, 1986; AA.VV., La letteratura e le idee dalle origini a oggi, B. Mondadori, Milano, 1989. E’ quest’ultimo un manuale tradizionale che presenta nessi con la storia civile), quelle per generi letterari (si segnala quella di E. Barelli, La comunicazione letteraria. Percorsi per generi, B. Mondadori, Milano, che passa in rassegna i generi letterari, la novella, la fiaba, il romanzo, la poesia satirica, lirica, narrativa, la tragedia, il melodramma, la commedia) e quelle per temi (cfr. Lugarini-Brasca, I fili del discorso). Nelle storie letterarie per il triennio si distinguono quelle modulari, per gli istituti professionali (Melfino Matarazzi-Presutti, Laboratorio modulare di storia della letteratura. Dall’unità ai giorni nostri, Loescher, Bologna, 1986, è un compendio di moduli e unità didattiche), quelle di impostazione cronologica-tradizionale (GiudiceBruni, Problemi e scrittori della letteratura italiana, Paravia, Torino, 5 tomi in 3 voll., utilizzabile anche per una panoramica sulle letterature europee; Segre-Martignoni, Testi nella storia. La letteratura italiana dalle origini al Novecento, B. Mondadori, Milano, 1992, 4 voll.; GuglielminoGrosser, Il sistema letterario. Guida alla storia letteraria e all’analisi testuale, Principato, Milano; Baldi, Dal testo alla storia. Dalla storia al testo, 3 voll., 6 tomi, Paravia, Torino, è utile anche per un panorama delle letterature straniere; E. Gioanola, Letteratura italiana. Storia e testi, ed. Colonna, Milano, 3 voll., 6 tomi; E. Gioanola, Il Novecento, a carattere multidisciplinare, con rapporti con la storia, la filosofia, le scienze, il cinema, la storia dell’arte, il fumetto; Ceserani-De Federicis, Il materiale e l’immaginario. Laboratorio di analisi dei testi e di lavoro critico, Loescher, Torino, 10 voll. per i licei classico e scientifico, 5 voll. per gli istituti tecnici, edizione rossa e edizione blu, rifatta in senso più cronologico; Luperini-Cataldi, La scrittura e l’interpretazione, Palumbo, Palermo, 1998, 6 voll., a carattere multidiciplinare, in rapporto con la musica e, Poeti italiani: il Novecento, Palumbo, Palermo; Giudice-Bruni, Problemi e scrittura della letteratura italiana, Letteratura straniera dell’Otto-Novecento, Paravia, Torino, vol. III°; Stefano Re-Luca Simoni, L’invenzione letteraria, Signorelli, Milano, 6 voll.; M. Pazzaglia, Gli autori della letteratura italiana, Zanichelli, Bologna, una storia letteraria tradizionale, ma chiara).
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