BOOK PRESENTAZIONE TESI DI LAUREA - NUOVO MUSEO DELL'IPOGEO DEI VOLUMNI (MIV)

Page 1

Relatore: Prof. Fabio Fabbrizzi

Nr. Matricola: 5041801 LINK QR CODE:

Facoltà di Architettura

Nuovo Museo dell’ Ipogeo dei Volumni a Ponte San Giovanni (PG)

Laureando: Marco Pasqualini


Scuola di Architettura Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico Progetto di Tesi NUOVO MUSEO DELL’IPOGEO DEI VOLUMNI A PONTE SAN GIOVANNI (PG) Anno Accademico 2019-2020

Relatore: Prof. Fabio Fabbrizzi Co-relatori: Arch. Lorenzo Burberi Prof. Claudio Piferi

Laureando: Marco Pasqualini Nr. Matricola: 5041801





Indice • 13

Premessa INTRODUZIONE

• 19

Gli Etruschi

• 25

Etruschi a Perugia

• 28

Necropoli Etrusche a Perugia

• 30

Tipologie Tombe INQUADRAMENTO AREA PROGETTO

• 36

La Necropoli del Palazzone

• 42

L’ Ipogeo dei Volumni

• 49

La Tomba Bella

• 50

Inquadramento Area Progetto

• 58

L’Antiquarium del Palazzone ASPETTI ARCHEOLOGICI

• 62

L’Importanza della Necropoli

• 64

Il Cippo di Perugia


LA CONSERVAZIONE • 70

Contesto Geologico

• 72

Visita geo-archeologica al sito

• 76

Degrado del Bene Culturale

• 78

Progetto M.A.M.B.A.

• 82

Progetto di Conservazione degli elementi lapidei

• 84

Progetto SILENE e Rilievo digitale 3D

IL PROGETTO • 94

Idee di Progetto

• 98

Evoluzione Progetto

• 106

Riferimenti progettuali

• 112

Piante

• 122

Prospetti

• 126

Sezioni

• 132

ICCROM e ICOMOS

• 134

Criteri Ambientali Minimi - CAM


TECNOLOGIA • 138

Analisi Tecnologica

• 140

Sezione Terra-Tetto

• 142

Particolare Costruttivo n. ALFA

• 144

Particolare Costruttivo n. BETA

• 146

Particolare Costruttivo n. GAMMA

• 148

Materiali utilizzati nel Progetto

• 154

Sistema di movimentazione automatica tridimensionale del guardaroba LE TAVOLE

• 160

Tavola n. 1

• 161

Tavola n. 2

• 162

Tavola n. 3

• 164

Tavola n. 4

• 165

Tavola n. 5

• 166

Tavola n. 6

• 167

Tavola n. 7

• 168

Tavola n. 8


I RENDER • 172

Render n. 1 - Copertura n.1

• 174

Render n. 2 - Copertura n.2

• 176

Render n. 3 - Ingresso

• 177

Render n. 4 - Sezione camino di luce

• 178

Render n. 5 - Corte interna

• 180

Render n. 6 - Interno primo e secondo livello

• 182

Render n. 7 - Interno quarto livello

• 186

FOTO DEL PLASTICO

• 194

LINK QR CODE PLASTICO

• 197

BIBLIOGRAFIA

• 199

SITOGRAFIA




Premessa



La progettazione del Nuovo Museo dell’Ipogeo dei Volumni (MIV) situato a Ponte San Giovanni, in provincia di Perugia, vuole riportare alla luce l’enorme patrimonio culturale che la civiltà etrusca ha lasciato nel territorio umbro. Ad oggi la Necropoli del Palazzone risulta essere una delle più grandi collezioni etrusche dell’Italia centrale, quasi nascosta però dalle infrastrutture urbane che la circondano (SS75, Ferrovia, Raccordo Autostradale) e che la rendono poco attrattiva rispetto agli altri siti etruschi in Italia. L’idea è quella realizzare una struttura ben integrata con l’ambiente collinare che la circonda e che renda visibile un tesoro nascosto ai più, sia sensibilizzando i residenti sia attraendo i tanti turisti che quotidianamente, senza saperlo, transitano “letteralmente” sopra la necropoli. Proprio la collina infatti nasconde al suo interno l’attuale magazzino che contiene la maggior parte dei reperti nascosti per mancanza di spazi espositivi. Per questi motivi l’ipogeo dei Volumni è quasi un luogo dimenticato dai perugini che visitato in rare occasioni durante la festività “Velimna” del paese di Ponte San Giovanni, nella quale vengono riproposte nelle strade della città le principali opere statuarie contenute nella necropoli. La realizzazione di un nuovo museo vuole rappresentare un nuovo slancio verso la nostra cultura, a volte dimenticata, e la vicinanza di istituti scolastici e dell’Osservatorio poco distante, potrebbero trasformare l’intera zona in un polo didattico e culturale. L’intervento assume la connotazione di pubblico interesse e si inquadra in quelli che sono gli obiettivi e le finalità delle più importanti organizzazioni intergovernative che promuovono la conservazione di tutte le forme di patrimonio culturale in ogni regione del mondo (ICCROM) e che promuovono la conservazione, la protezione, l’uso e la valorizzazione del patrimonio culturale mondiale (ICOMOS) 13


Infine con la vicinanza di varie scuole e istituti, l’edificazione del nuovo museo, unita al Centro di Osservazione poco distante, può far trasformare l’intera zona in un polo didattico e di apprendimento. La progettazione è stata pensata privilegiando l’utilizzo dei materiali autoctoni della Regione, come richiesto dalla Legge 221/2015 “Criteri Ambientali Minimi (CAM)” da applicarsi nell’edilizia pubblica al fine di assicurare la migliore soluzione progettuale, prodotto o servizio dal punto di vista del profilo ambientale lungo il suo ciclo di vita. La struttura, che si presenta su più livelli, è stata concepita proponendo l’idea di un Museo ipogeo legato indissolubilmente al territorio circostante che si identifica nella Necropoli contenente più di 200 tombe (la maggior parte sotterranee) di età arcaica ed ellenistica, tra le quali la più importante risulta senza alcun dubbio la cripta della famiglia Volumnia (Ipogeo dei Volumni). Al piano terra l’area museale prevede una grande corte interna e delle nicchie laterali, mentre l’area destinata a magazzino è dotata un ingresso separato da quello dei visitatori. Al piano primo di dimensioni ridotte rispetto al livello di ingresso, troviamo i servizi igienici e la sala multimediale. Il piano secondo comunica con i piani sottostanti grazie alla grande corte interna e, oltre ai servizi igienici posti esattamente sopra quelli del piano inferiore, è presente un’area accessibile solamente dal personale e destinata alla movimentazione verticale delle opere. L’ultimo piano prevede un ulteriore ingresso al museo, la biglietteria, uno spazio espositivo dedicato alle mostre temporanee, il blocco servizi con gli ascensori e i servizi igienici, i laboratori di restauro, il bookshop e l’area ristoro con il bar che si apre sulla grande terrazza esterna.

14


La copertura piana prevede un’area verde che si connette ai nuovi percorsi esterni che si diramano lungo tutta la collina della Necropoli. Nello studio del progetto hanno trovato particolare attenzione gli aspetti logistici ed organizzativi legati alla fluidità dei percorsi di visita, che si sviluppano dal piano terra al piano quarto,prevedendo che il visitatore non debba tornare a ritroso una volta completata la visita. Infine, per assicurare la sostenibilità economica del museo, si è pensato di incrementare l’interesse dei visitatori prevedendo al piano terzo uno spazio dedicato alle mostre temporanee di tutti quei “tesori nascosti”, che i nostri musei possiedono, ma che per la mancanza di spazi espositivi non riescono a proporre al grande pubblico.

15



Introduzione



Gli Etruschi Le origini degli Etruschi sono state argomento di discussione sin dai tempi più remoti. Lo storico greco Erodoto, vissuto nel V secolo a.C., sostenne la tesi della provenienza via mare dalla Lidia, regione dell’Asia Minore. Secondo altri storici antichi gli Etruschi sarebbero una popolazione di stirpe italica, che risiedeva nella penisola già dalle epoche più remote. La tesi che invece si è imposta nella storiografia moderna è quella di gruppi provenienti dal Mediterraneo orientale, portatori di una civiltà tecnicamente e culturalmente evoluta, che si fusero verso il X secolo a.C. con la popolazione italica residente, dando vita ad una nuova civiltà.

Sulle loro navi i mercanti etruschi giungevano con i loro prodotti in ogni località del Mediterraneo, ed erano dovunque in competizione, non sempre pacifica, con Greci e Fenici.

Gli Etruschi ,a partire dall’VIII secolo a.C., rappresentano la prima civiltà italica con l’energia necessaria ad intraprendere una politica espansionista, generata più dal fermento della crescita economica che da una cosciente volontà di potenza. Senza incontrare un’opposizione organizzata, tra il VII ed il VI secolo a.C. la crescita dell’influenza etrusca arrivò a coprire una vasta area della penisola italica, dalla Pianura padana a nord alla Campania a sud. Fig. 1. Apollo di Veio, Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

19


Gli Etruschi arrivarono al culmine della propria forza militare e commerciale verso la metà del VI secolo a.C. quando, occupati i porti della Corsica orientale, divennero i padroni riconosciuti del Mar Tirreno. In questa fase di espansione territoriale, i popoli con cui gli Etruschi si confrontarono furono i Cartaginesi, i tradizionali alleati, ed i Greci delle colonie dell’Italia meridionale, gli avversari più agguerriti; mentre al nord i Celti, divisi in tribù ed arretrati culturalmente non rappresentavano una minaccia.

20

Fig. 2. Statuetta votiva, Chiusi, Museo etrusco

Fig. 3. Statuetta votiva, Prato, Museo etrusco

Fig. 4. Tarquinia, Necropoli dei Monterozzi


Alleati di Cartagine, gli Etruschi erano riusciti ad imporsi alle colonie greche del meridione d’Italia, contrastandone con efficacia l’espansione sia sulla terra che sul mare. Dalla seconda metà del V secolo a.C. lo scenario però mutò radicalmente. Infatti, mentre le città etrusche avevano raggiunto il massimo dello sviluppo economico, le colonie greche diedero vita ad una travolgente crescita culturale e politica. Anche ai confini tra Etruria e Lazio era sorto un nuovo consistente pericolo: la città di Roma, un tempo dominata e governata da una dinastia etrusca si era resa indipendente, passando all’offensiva. L’effettiva decadenza degli Etruschi iniziò nel 474 a.C. sul mare, quando i Greci d’Italia provenienti dalla città di Siracusa gli inflissero presso Cuma una sconfitta decisiva dopo la quale essi persero il controllo del Mar Tirreno. Anche sulla terraferma la situazione andò rapidamente deteriorandosi: in meno di un secolo l’Etruria campana fu conquistata da popolazioni locali, mentre quella padana venne invasa da popolazioni celtiche provenienti d’Oltralpe. Dalla metà del IV secolo a.C. la potenza commerciale e militare un tempo fiorente degli Etruschi si era così ridotta a città stato arroccate nei loro territori di origine nell’Italia centrale.

Infine esse stesse furono coinvolte durante il III secolo a.C. nella lotta finale contro la neonata potenza romana, ma le superbe città-stato, prive di una forte identità nazionale, non riuscirono a coordinare una resistenza efficace, e furono così sconfitte una ad una. Con la perdita dell’indipendenza politica si concludeva il ciclo di un antico popolo che per secoli aveva primeggiato, per cultura e per ricchezza, nel bacino del Mediterraneo occidentale.

Fig. 5. Urna etrusca, Perugia, Museo Archeologico dell’Umbria

21



Fig. 6. Tomba dei Leopardi, Tarquinia, Necropoli dei Monterozzi


24

Fig. 7. Mappa di espanzione territorale degli etruschi


Etruschi a Perugia I primi insediamenti di cui siamo a conoscenza nel territorio risalgono ai secoli XI e X a.C., con la presenza di villaggi villanoviani nei pressi delle falde dell’altura perugina e a partire dall’VIII secolo a.C. anche sulla sommità del colle dove sorgerà la città. Il rapido sviluppo di Perugia è favorito dalla posizione dominante rispetto all’arteria del fiume Tevere e dalla posizione di confine tra le popolazioni etrusche ed umbre. Gli Umbri, che pure, secondo una certa tradizione storica, avrebbero fondato la città, ma, più verosimilmente, avevano con essa frequenti rapporti essendone confinanti, dovettero cedere all’affermarsi del popolo etrusco. Infatti il vero e proprio nucleo urbano di Perugia si forma intorno alla seconda metà del VI secolo a.C., e dalla disposizione delle necropoli etrusche abbiamo una vera testimonianza indiretta dell’espansione del primo tessuto urbano. Perugia diventa in breve una delle 12 lucumonie della confederazione etrusca. Nel 310-309 a.C. forma una Lega insieme alle altre città etrusche scontrandosi con le truppe romane guidate da Quinto Fabio Massimo Rulliano; al termine della battaglia viene siglata una tregua di 30 anni che non però verrà rispettata,.

Fig. 8. Perugia, Porta Marzia

25


Con la battaglia di Sentino (295 a.C.), Perusia e gran parte dell’Umbria entrano nell’orbita romana, pur conservando la propria lingua (l’uso dell’etrusco è documentato in città fino a tarda età repubblicana) ed una limitata autonomia municipale. Nella II guerra punica la città, pur conservando ancora le proprie specificità ma dimostrandosi fedele a Roma, dà rifugio ai romani dopo la tragica sconfitta nella Battaglia del Lago Trasimeno nel 217 a.C..

È solo a partire dal I secolo a.C., in seguito alla Guerra Sociale, che Perugia si integra pienamente nello stato romano con la concessione della cittadinanza (89 a.C.). La città si rimodella secondo stilemi romani, e l’incendio della città nel 41 a.C. durante il Bellum Perusinum, costituisce un’occasione per un nuovo fervore edilizio, pur nella sostanziale permanenza dell’assetto viario etrusco.

Fig. 9. Perugia, Vista aerea dell’Arco etrusco

26


Fig. 10. Perugia, Arco etrusco

27


Necropoli Etrusche a Perugia Le necropoli etrusche a Perugia, rinvenute per la maggior parte tra l’Ottocento e il Novecento, sono costituite da tombe a camera realizzate nel terreno naturale. Tra quelle datate di età arcaica sono degne di nota le necropoli del Palazzone (n. 9 in fig.12), Sperandio (n. 2), Monteluce (n. 3), Frontone (n. 7) mentre i ritrovamenti di Ponte Felcino, S. Felicissimo e M. Giogo (n.1), Monterone,Cimitero (n. 4), Casaglia (n. 5), Ponte Valleceppi (n. 6), Piscille (n. 8), San Vetturino (n. 10) sono attribuiti al periodo ellenistico. Oltre alla Necropoli del Palazzone, nei pressi del centro di Perugia, rivestono un ruolo di particolare importanza anche l’Ipogeo di San Manno (n. 11) e quello di Villa Sperandio. Nel primo, nella frazione di Ferro di Cavallo, la tomba etrusca della famiglia Precu (III – II sec. a.C.) è inclusa come cripta nella chiesa di San Manno, sorta successivamente in epoca medioevale e di proprietà del Sovrano Ordine di Malta. È il modello architettonico di tomba con volta a botte più significativo nell’area perugina. L’ipogeo di Villa Sperandio (n. 2) è ubicato lungo l’omonima via, fuori dalle mura medioevali, in prossimità di Porta S. Angelo. Scoperto nel 1900 è profondo circa 5 metri.

Più distante, ma degna di nota, è anche la necropoli di Strozzacapponi (fuori mappa), nei pressi di Castel del Piano. Datata dal II al I sec. a.C., ospitava presumibilmente i defunti del vicino insediamento, sorto per ospitare gli operai addetti all’estrazione del travertino nella cava di Santa Sabina, da dove proviene il materiale utilizzato per la costruzione dell’imponente cinta muraria cittadina.

Fig. 11. Ingresso Ipogeo dei Volumni, Perugia

28


Fig. 12. Mappa delle necropoli etrusche a Perugia

29


Tipologia di Tombe Come è normale tra le civiltà antiche, anche tra gli Etruschi rivestivano una peculiare importanza le pratiche che avevano come destinatari i defunti. Nei primi tempi erano legate alla concezione della continuazione dopo la morte di una speciale attività vitale del defunto. A tale concezione s’accompagnava l’idea che quell’attività avesse luogo nella tomba e fosse in qualche modo congiunta alle spoglie mortali. In seguito, per effetto delle suggestioni provenienti dal mondo greco, alla primitiva fede nella sopravvivenza del morto nella tomba, si sostituì l’idea di uno speciale regno dei morti immaginato sul modello dell’Averno greco. Dato che gli Etruschi pensavano a una vita oltre la morte del defunto, la tomba era concepita come una nuova casa, dotata di un corredo di abiti, di ornamenti, di oggetti d’uso quotidiano, e, insieme, di una scorta di cibi e bevande di cui egli si sarebbe servito. Il resto era un arricchimento e poteva variare a seconda del rango sociale del defunto e delle possibilità economiche degli eredi, e anche in relazione alle usanze e alle mode dei luoghi e dei tempi. Si poteva così modellare la tomba nell’aspetto sia pure parziale o soltanto allusivo della casa, e dotarla di suppellettili, arredi, e magari affrescarla sulle pareti con scene della vita quotidiana o dei suoi momenti più significativi. 30

A differenza dei Romani, che esibivano le loro tombe ai margini delle vie consolari, gli Etruschi, costruivano i loro edifici funebri sotto terra o, se in superficie, li celavano alla vista ricoprendoli di tumuli di terra. Le tombe generalmente erano poste in aree, necropoli, al di fuori delle cinte murarie delle città. La tomba etrusca da inumazione, tendeva a riprodurre l’abitazione del defunto fin nei minimi particolari, incluso l’arredamento interno, mentre le più antiche urne cinerarie, erano spesso costruite in forma di capanna, con pali in legno e tetto di paglia volto a ricreare uno stretto rapporto con la dimora del morto.

Fig. 13. Inno alla vita, Parigi, Museo del Louvre


Esistono diversi tipi di tombe etrusche, variano sia in base al periodo storico, sia in base alla collocazione geografica e alle caratteristiche geologiche del terreno in cui si trovano: • Tombe a pozzetto: X - VI secolo a.C. Le tombe a pozzetto sono simili ad un pozzo scavato nella terra o nella roccia e poi ricoperto, di forma cilindrica oppure quadrangolare (fig.14). • Tombe a tumulo: VIII - VI secolo a.C. Le tombe a tumulo sono generalmente costituite da una struttura circolare chiamata tamburo (zoccolo) costruita in blocchi di pietra panchina, squadrati e murati a secco, sormontata da una pseudocupola interrata in lastre di pietra alberese disposte in cerchi concentrici con diametro decrescente fino a formare un involucro a cupola, sostenuta grazie alla forza di gravità (fig.16).

Fig. 14. Tomba a pozzetto

Fig. 15. Tomba a fossa

Fig. 16. Tomba a Tumulo, Pisa, Tumulo del Principe etrusco

• Tombe a fossa: VIII - V secolo a.C. Le tombe a fossa sono un tipo di tomba per corpi inumati se di forma rettangolare o per incinerazione quando sono di forma quadrata (fig.15). • Tombe a cassone: VII - V secolo a.C. Le tombe a cassone sono costituite da casse in tufo (anche in nenfro e peperino) particolarmente pesanti, con un coperchio a due falde o a “schiena d’asino”, che celavano il defunto e le sue suppellettili personali (fig.17).

Fig. 17. Tomba a cassone

31


• Tombe ipogee: VII - IV secolo a.C. Le tombe ipogee o a camera possono essere completamente sotterranee, semisotterranee, oppure scavate nella roccia anche riutilizzando grotte naturali o ricavate nei ciglioni delle rupi. In quest’ultimo caso vengono dette anche tombe rupestri. Le tombe a camera sono generalmente introdotte da un corridoio più o meno lungo e stretto con pendenza variabile (dromos) e sono scavate sotto terra in strati di tufo, nenfro, macco e peperino. Sono di forma varia: rettangolari, rettangolari allungate con sezione ad arco “ogivale”, trapezoidali, quadrate, a “T”, con uno o più vani collegati fra di loro a imitazione delle abitazioni (fig.18). • Tombe a tholos: Periodo orientalizzante Le tombe a tholos sono una derivazione dell’architettura di Micene, tipo di tomba destinata ai re. Si tratta di uno dei primi esempi di cupola dell’antichità ed è costruita contro una collina allineando delle pietre in cerchi concentrici sovrapposti, fino alla completa chiusura della volta. La sala circolare il cui centro è a volte occupato da un pilastro centrale, veniva poi ricoperta di terra ricostruendo così l’architettura originaria della collina (fig.19). • Tombe a edicola: VI - V secolo a.C. Le tombe a edicola sono semplici casette rettangolari in pietra con tetto a due falde, ad ambiente unico e generalmente costruite all’aperto. Questi tipi di tombe rappresentano una rarità e il loro nome deriva dal termine latino “aedìcula” (fig.20). 32

Fig. 18. Tomba a ipogeo, Perugia, Ipogeo dei Volumni

Fig. 19. Tomba a tholos, Sesto Fiorentino, Tomba della Montagnola

Fig. 20. Tomba a edicola, Populonia, Necropoli di San Cerbone


• Tombe a dado: VI - II secolo a.C. Le tombe a dado o a cubo sono delle tombe a camera tipiche delle necropoli rupestri, inserite all’interno di un blocco di roccia scavato nel tufo oppure costruite ex-novo. In quest’ultimo caso costituiva una vera e propria tomba a dado perché la struttura era isolata su tutti e quattro i lati (fig.21). • Tombe a colombario: Dal III secolo a.C. Le tombe a colombario sono camere, spesso comunicanti in serie, nelle cui pareti sono ricavate delle cellette di circa 20 – 30 cm di lato nelle quali venivano deposte le ceneri dei defunti, in vasi o urne, insieme a corredi funebri molto poveri. Questo tipo di sepoltura veniva usato dalle classi sociali più povere e risalgono all’ultimo periodo etrusco e al periodo romano (fig.22). • Tombe a pozzetto: II - I secolo a.C. Le tombe a pozzetto sono così chiamate per la struttura di un vero e proprio pozzo che può raggiungere la profondità di dieci metri. La camera sepolcrale o i cunicoli che ad essa conducono, si trovano in fondo e possono essere raggiunti attraverso tacche (pedarole) ad uso di gradini oppure attraverso degli scalini scavati nella parete del pozzo (fig.23). • Tombe alla cappuccina: Età imperiale Le tombe alla cappuccina prendono il loro nome dalla loro forma, che ricorda un cappuccio da frate. La tomba è formata da una copertura di tegole o anche lastroni di pietra posti ai fianchi della salma e uniti al vertice (fig.24).

Fig. 21. Tomba a dado

Fig. 22. Tomba a colombario, Orvieto

Fig. 23. Tomba pozzetto

Fig. 24. Tomba alla cappuccina

33



Inquadramento Area Progetto


La Necropoli del Palazzone Il 5 febbraio 1840, durante la realizzazione di alcuni lavori stradali, fu scoperta, in modo del tutto casuale, la tomba denominata in seguito dell’Ipogeo dei Volumni, dal nome della famiglia etrusca dei Velimna (lat. Volumni), ad oggi la più importante dell’intera necropoli. In seguito al fortunato rinvenimento, il conte nome Baglioni finanziò una campagna di scavi, documentata dall’archeologo perugino Giovan Battista Vermiglioli, che restituì numerose tombe. In quell’occasione venne eretto un edificio per accedere agli scavi, tuttora visibile. Tuttavia, gli scavatori ottocenteschi, interessati quasi esclusivamente ai pregevoli corredi funebri conservati nei sepolcri, non lasciarono una planimetria delle tombe che per la maggior parte, dopo essere state depredate, furono chiuse e ricoperte. Nel 1963, in occasione dei movimenti di terra necessari per l’apertura di una cava di prestito, furono scoperte di nuovo altre tombe. L’evento indusse la Soprintendenza a compiere una nuova campagna di scavi che si protrasse per molti anni e grazie alla quale, ad oggi, la Necropoli del Palazzone conta circa duecento tombe, per la maggior parte visitabili.

36

Negli anni ‘70, in seguito alla costruzione del sovrastante raccordo autostradale, un nuovo edificio di accesso in cemento armato fu realizzato all’entrata della necropoli. Ad oggi, la Necropoli del Palazzone conta circa duecento tombe, molte delle quali visitabili. L’età delle tombe è in gran parte ellenistica e solo cinque sono di età arcaica (seconda metà del VI sec. a.C. – inizi V sec. a.C.) che, sebbene poco numerose, sono fondamentali per confermare la presenza etrusca a Perugia sin dal VI sec. a. C. Nella maggior parte dei casi, le tombe sono a camera semplice, ma altre hanno una pianta più complessa, come l’Ipogeo dei Volumni dove, oltre a un dromos centrale, lo scavo si articola in celle laterali e in un tablinium sulla parte più lontana rispetto all’entrata. Al centro, nel vestibolo, alcune panche realizzate nei sedimenti ospitavano le urne. Il soffitto, a forma di tetto spiovente, e i timpani nella parte più alta dello scavo riproducono figure collegate al mondo dei morti.


Fig. 25. Inquadramento Necropoli del Palazzone e Ipogeo dei Volumni, Perugia, Rilevamento cavitĂ

37


Ad eccezione dell’Ipogeo, solo le tombe situate nei livelli superiori del percorso turistico mantengono la copertura originaria a volta, totalmente mancante nelle tombe inferiori e in quelle orientate verso il Raccordo Perugia-Bettolle, dove è visibile una copertura di protezione in cemento armato. La mancanza di documentazione certa delle fasi di scavo non permette di chiarire se tale situazione sia conseguenza di problemi verificatisi in corso d’opera, con indebolimento strutturale delle tombe, oppure se la copertura di molte di queste fosse già in partenza realizzata in depositi meno competenti (colluvioni, alluvioni terrazzate, etc.), già parzialmente franati al momento dello scavo e perciò asportati per la messa in sicurezza. Le urne, per la maggior parte in travertino, ed i corredi rinvenuti nelle tombe di età ellenistica sono conservati nel vestibolo dell’edificio di accesso all’Ipogeo dei Volumni.

Fig. 26. Selvans, Cortona, Museo dell’Accademia Etrusca della città di Cortona (MAEC)

38


Fig. 27. Stampa originale, Ipogeo dei Volumni, Perugia

39


Fig. 28. Vestibolo dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia, Prospetto sud

Fig. 29. Vestibolo e Ipogeo dei Volumni, Perugia, Sezione

40


Fig. 30. Mappa catasto, Perugia

Fig. 32. Vestibolo e Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 34. Urna, Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 31. Mappa catasto, Ponte San Giovanni

Fig. 33. Dettaglio copertura del Vestibolo dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 35. Urne cinerarie, Ipogeo dei Volumni, Perugia

41


L’ipogeo dei Volumni L’Ipogeo dei Volumni (III sec. a.C.- I sec .d.C.) fa parte della vasta necropoli etrusca del Palazzone, scoperta nell’Ottocento e interamente portata alla luce dal 1963 fino ai giorni nostri. L’Ipogeo dei Volumni, scavato in profondità nel terreno e al quale si accede da una ripida scalinata, ripropone la struttura architettonica di una casa romana. Il nome della famiglia Velimna (Volumni in latino) è desumibile dalle iscrizioni poste sulle urne cinerarie e da quella sullo stipite della porta di accesso, che ricorda i fratelli Velimna, fondatori della tomba. Articolata in più ambienti, con il soffitto di quello centrale che imita un tetto in legname a due spioventi e altri a cassettoni con teste di Medusa scolpite, la tomba custodisce magnifiche urne cinerarie con teste di Medusa; quella di Arunte, notevolissima, consiste in un letto adorno di drappi, sul quale riposa il defunto nella tipica posizione recumbente. Ai lati del basamento, due demoni alati, dall’aspetto giovanile, vigilano la porta di accesso all’Ade raffigurata in pittura. La datazione del sepolcro è situabile nella seconda metà del II sec. a.C. La porta è formata da architrave, stipiti e lastrone di chiusura in travertino. Sullo stipite destro corre su tre righe l’iscrizione verticale in etrusco, relativa alla costruzione della tomba. 42

Oltre la porta, su un atrio rettangolare con il soffitto imitante il tetto ligneo a doppio spiovente, con columen centrale e travi ortogonali, si aprono due stanze, cubicola, per ogni lato, in fondo il tablinum, e due alae terminanti in due ambienti, con soffitti ornati da lacunari geometrici con protomi gorgoniche, e umane. Decorati i timpani con scene riferibili all’oltretomba. Il tablinum è occupato da sette urne cinerarie iscritte, sei etrusche, di ottima fattura, in travertino stuccato, una romana in marmo. La più notevole è quella addossata sulla parete di fondo di Arnth Velimnas Aules, rappresentato semisdraiato sulla kline, al centro della quale è dipinta la porta dell’Ade, fiancheggiata da due Lase. A destra sono quattro urne in travertino con defunto semigiacente e testa di Medusa nel prospetto. Appartengono agli altri componenti della famiglia, il nonno, il padre ed i fratelli; a sinistra è la figlia Veilia, raffigurata a banchetto, seduta. L’urna in marmo appartenente all’ultimo personaggio sepolto nella tomba, rappresenta un edificio romano, ornato con festoni a rilievo, databile al I sec. d.C.; reca inciso il nome sia in etrusco che in latino.


Fig. 36. Dettaglio Ipogeo dei Volumni, Perugia

43


Assai discussa la datazione della tomba, posta alla seconda metà del II sec. a.C., ma che, anche a seguito del rinvenimento del sepolcro dei Cai-Cutu a Monteluce si cerca di rialzare al III sec. a.C. Nel vestibolo moderno, sono raccolte numerose urne cinerarie della circostante necropoli del Palazzone di età ellenistica. All’ingresso della monumentale tomba dei Volumni sono conservate urne cinerarie di travertino, terracotta, marmo e arenaria provenienti dalla Necropoli.

Fig. 37. Dettaglio cupola nicchia ovest, Perugia, Ipogeo dei Volumni

Dopo un ripido e grandioso dromos di accesso conduce alla camera sepolcrale di Arunte e Lars Volumnio nella quale è possibile notare che essa è suddivisa secondo lo schema planimetrico della casa romano-italica, con le stanze attorno all’atrio centrale. Fig. 38. Urne cinerarie, Perugia, Ipogeo dei Volumni

Fig. 39. Urne cinerarie, Perugia, Ipogeo dei Volumni

44

Fig. 40. Dettaglio angeli, Perugia, Ipogeo dei Volumni


Fig. 41. Perugia, Ipogeo dei Volumni

Fig. 42. Pianta tipica della casa etrusco-italica

Fig. 43. Pianta e Sezione dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

45



Fig. 44. Dettaglio Ipogeo dei Volumni, Perugia


Fig. 45. Dettaglio Urne, Perugia, Ipogeo dei Volumni


La Tomba Bella La Tomba Bella, scavata nel terreno, è costituita da una camera a pianta rettangolare piuttosto vasta se paragonata alle dimensioni ridotte consuete per la maggior parte delle tombe di età ellenistica della necropoli. La camera, alla quale si accede tramite un dromos con gradini in discesa, presenta un soffitto a doppio spiovente, ricavato nel “tassello”, nel quale sono imitate le travi laterali costituenti la copertura del tetto, divise da profonde solcature. I crolli di parte della copertura non hanno consentito la conservazione del columen centrale, che comunque doveva essere presente. Il piano della tomba è ribassato nella zona centrale, più vicina ll’ingresso,mentre una banchina corre all’intorno, più stretta davanti alle prime due nicchie laterali e più larga davanti alla nicchia di fondo, in corrispondenza delle ultime due nicchie laterali. La planimetria della tomba richiama, sia pure in maniera più modesta e ridotta, quella dell’Ipogeo dei Volumni nel quale, sull’atrio, prospettano tre celle laterali per parte. Nella Tomba Bella sono presenti invece tre nicchie, mentre sulla parete di fondo della nostra tomba è presente una piccola nicchia anziché il prestigioso “tablino” dei Volumni.

Fig. 46. Ingresso Tomba Bella, Perugia, Necropoli del Palazzone

Fig. 47. Tomba Bella, Perugia, Necropoli del Palazzone

49


Inquadramento Area Progetto L’ipogeo dei Volumni è situato a circa 5 km a sud est del centro di Perugia, più precisamente si trova in Via Assisana, località alla periferia di Ponte San Giovanni. La Necropoli del Palazzone è delimitata da varie infrastrutture. A sud, infatti, confina con la strada statale 75bis e dalla ferrovia Terontola-Foligno. A ovest invece è il raccordo autostradale Perugia-Bettolle che delimita l’intera area; questo difatti si sovrappone a parte del sito archeologico sottostante, incidendo in maniera netta alla visibilità del luogo.

Fig. 48. Percorso esterno della Necropoli del Palazzone, Perugia

Proprio questa estrema vicinanza al sistema viario rende possibile un’ipotesi di progetto solamente nell’attuale area dove sorgono l’Antiquarium e il magazzino interrato, i quali si trovano alla fine del percorso museale all’aperto che si articola per tutta la collina e identifica le tombe.

50

Fig. 49. Ricostruzione 3D Area Progetto, Necropoli del Palazzone, Perugia


Fig. 50. Inquadramento Area Progetto, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 51. Inquadramento Area Progetto, Necropoli del Palazzone, Perugia

51


52

Fig. 52. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 53. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 54. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 55. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 56. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 57. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia


Fig. 58. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 59. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 60. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 61. Percorso esterno, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 62. Antiquarium, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 63. Urne cinerarie, Ipogeo dei Volumni, Perugia

53


Fig. 64. Area scavo di studio, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 66. Vestibolo dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

54

Fig. 68. Dettaglio pareti Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 65. Vestibolo dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 67. Dettaglio Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 69. Dettaglio cupola Ovest dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia


Fig. 70. Dettaglio cupola Ovest dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 71. Interno dell’Antiquarium, Perugia

Fig. 72. Interno dell’Antiquarium, Perugia

Fig. 73. Interno dell’Antiquarium, Perugia

Fig. 74. Interno dell’Antiquarium, Perugia

Fig. 75. Interno dell’Antiquarium, Perugia

55


Fig. 76. Vista Necropoli del Palazzone e Antiquarium, Perugia

Fig. 77. Vista Necropoli del Palazzone e Antiquarium, Perugia

Fig. 78. Tomba arcaica n. 176, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 79. Tomba arcaica n. 176, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 80. Tomba arcaica n. 176, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 81. Rilevamento urne cinerarie dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

56


Fig. 82. Tomba arcaica n. 176, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 83. Tomba arcaica n. 176, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 84. Tomba arcaica n. 176, Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 85. Tomba arcaica n. 176, Necropoli del Palazzone, Perugia

57


L’Antiquarium del Palazzone Pochi sanno che sotto il manto erboso e la ricca vegetazione che copre il pendio dell’are di sedime della Necropoli del Palazzone di Perugia, si trova uno dei più grandiantiquarii di reperti etruschi umbri e nazionali; una vera e propria architettura invisibile. Negli anni Ottanta era diventata indifferibile, per la Soprintendenza Archeologica dell’Umbria, l’esigenza di poter disporre di un Antiquarium/ magazzino grande ed efficiente che potesse contenere i reperti della necropoli. Alcuni interventi di salvaguardia già eseguiti sulle tombe più significative della necropoli fornirono la soluzione morfologica e funzionale più idonea per la costruzione del magazzino. Le tombe infatti erano state originariamente scavate, come di consueto, in contropendio rispetto al declivio naturale e generalmente a poca profondità, così che l’erosione degli strati superiori del terreno aveva messo allo scoperto quasi sempre la scala d’accesso e spesso anche la parte anteriore del vano delle tombe. La necessità di procedere all’opera di conservazione salvaguardando al massimo grado l’integrità del sito e l’andamento originale del terreno avevano suggerito in quel caso di ricostruire la struttura di copertura mancante con pannellature di cemento ricoperte di terreno. 58

A scala ovviamente maggiore, la medesima soluzione poteva essere adottata per il magazzino, la cui copertura accompagna infatti l’andamento del terreno circostante ricostruendo così il medesimo pendio e ripristinando le sue caratteristiche naturali. L’intero magazzino si presenta quindi come una grande cavità collocata similmente alle tombe e similmente risolta anche nel ripristino dell’ambiente circostante naturale. Il fabbricato ipogeo è interamente in cemento armato e ha una superficie coperta di circa 900 metri quadri con altezza variabile dai due ai cinque piani, per arrivare ad una volumetria totale di circa 10000 metri cubi. Gran parte del volume è destinata ai magazzini di conservazione dei reperti, parti minori sono destinate alla loro preparazione per lo stoccaggio e ai laboratori di studio di servizio. L’illuminazione naturale, dove necessita, è garantita da opportune feritoie praticate nella copertura e mimetizzate tra la vegetazione di superficie. Le rampe d’ingresso pedonali collegano il piazzale esterno con i piani superior, quelle carrabili consentono l’accesso ai piani inferiori anche a grandi veicoli di trasporto merci.


All’interno grandi corridoi e ampi montacarichi sono percorribili con mezzi leggeri per il trasporto e il sollevamento dei reperti, in modo che qualunque posizione sia raggiungibile con percorsi meccanizzati. La struttura è climaticamente condizionata e isolata dal terreno circostante con doppie pareti ventilate. La perfetta mimetizzazione ambientale del magazzino è rivelata dalle foto aree che mostrano una superficie indistinguibile dalle aree circostanti, mentre nell’osservazione diretta dal suolo ciò che appare è solo un declivio naturale, ricoperto di prati ed essenze vegetali di tipo autoctono.

Fig. 87. Ingresso magazzino, Necrepoli del Palazzone, Perugia

Fig. 86. Ingresso magazzino, Necrepoli del Palazzone, Perugia

Fig. 88. Ingresso magazzino, Necrepoli del Palazzone, Perugia

59



Aspetti Archeologici


L’Importanza della Necropoli La Necropoli del Palazzone risulta essere una dei luoghi di sepoltura etrusca di maggior importanza nell’ambito archeologico. Difatti la Necropoli si articola in un percorso di più di 200 tombe, e culmina con l’Ipogeo dei Volumni e la Tomba Bella. Sebbene molte tombe, all’epoca della loro scoperta furono saccheggiate da raziatori, e che l’intero sito archeologico abbia sicuramente risentito della costruzione della vicina strada cortonese (direzione Perugia-Bettolle, poi evolutasi nell’omnimo raccordo autostradale) l’importanza dal punto di vista architettonico ci aiuta a comprendere in miglior modo tecniche, riti e cultura della società etrusca. Inoltre i numerosissimi reperti ritrovati nell’area, i quali in grande quantità sono conservati in magazzino e non esposti (per mancanza di uno spazio apposito), ci aiutano ad analizzare usi, costumi e tradizioni di questo antico popolo. In modo particolare numerosi “cippi” ritrovati nel capoluogo perugino hanno aiutato incredibilmente nella traduzione del passato alfabeto etrusco. Tra questi, il più degno di nota risulta essere sicuramente il cosidetto “cippo perugino”.

62

Fig. 89. Culsans, Cortona, Museo dell’Accademia della città di Cortona (MAEC)


Fig. 90. Mappa di Perugia

63


Il Cippo Di Perugia Il Cippo di Perugia è una stele in pietra che presenta su due facciate un’iscrizione in lingua etrusca datata al III/II secolo a.C. La tavola riporta 46 righe scritte in etrusco, e l’epigrafe è rimasta intatta in entrambi i lati. La parte inferiore, più rozzamente scolpita, indica una probabile collocazione della base incastonata nel terreno. L’iscrizione etrusca del Cippo di Perugia contiene il lodo di un arbitrato pronunziato su una complessa e perfino intricata questione di possedimenti terrieri e su una tomba in grotta ivi esistente, appartenenti a due importanti famiglie, quella Veltinia di Perugia e quella Afonia, probabilmente di Chiusi. È probabile che l’azione arbitrale fosse stata promossa dal nobiluomo Lart Afonio, evidentemente perché nella situazione precedente all’arbitrato erano lui e la sua famiglia ad essere quelli più svantaggiati. Tanto è vero che Afonio accetta di cedere 3 napure (o mappe, misure terriere di superficie) come zona di disimpegno per la tomba dei Veltini e probabilmente anche come strada di accesso ad essa, si impegna a custodire la tomba e gli arredi funerari con scrupolo, fa intagliare e scolpire a sue spese il Cippo. 64

Fig. 91. Cippo perugino, Perugia, Museo Archeologico dell’Umbria


Lato A 1 [T]EURAT · TANMA · LA · REZU L Arbitro conciliatore La(ris/rt) Resio (figlio di) L(art/ris) 2 AME VAXR LAUTN · VELΘINAŚ E È fatto un patto a due della famiglia Veltinia

11 PLC · FELIC LARΘALŚ AFUNEŚ su (quello) produttivo di Lart Afonio. 12 CLEN ΘUNXULΘE Il figlio (Aulo è) d’accordo.

3 ŚTLA AFUNAŚ SLELEΘ CARU (e) di quella di Afonio, che stabilisca

13 FALAŚ · XIEM FUŚLE · VELΘINA Dal cippo in basso tre quarti dell’appezzamento Veltinio

4 TEZAN FUŚLERI TESNŚ TEIŚ per gli appezzamenti secondo il diritto

14 HINΘA CAPE MUNICLET MASU prende, presso il sepolcro, terreno esteso

5 RAŚNEŚ IPA AMA HEN NAPER quello etrusco, quali sono qui le 12

15 NAPER · ŚRANCZL ΘII FALŚTI V mappe dodici per ciascun lato; presso il cippo

6 XII VELΘINAΘURAŚ ARAŚ PE mappe della famiglia Veltinia, procedendo

16 ELΘINA HUT · NAPER · PENEZŚ Veltinio cede terreno esteso circa

7 RAŚC EMULM LESCUL ZUCI EN e attraversando in profondità e in larghezza

17 MASU · ACNINA · CLEL · AFUNA VEL quattro mappe agli Afoni e Veltinia

8 ESCI EPL TULARU · per delibera di noi tre sul terreno delimitato.

18 ΘIN[I]AM LERZINIA · INTE MAME Lersinia ci sta a queste cessioni.

9 AULEŚI · VELΘINAŚ ARZNAL CL Ad Aulo figlio di Veltinio (e) di Arsnia

19 R · CNL · VELΘINA · ZIA ŚATENE Veltinio da vivo soddisferà

10 ENŚI · ΘII · ΘIL ŚCUNA · CENU E (spetta come) mutua cessione il (terreno) equivalente

20 TESNE · ECA · VELΘINAΘURAŚ Θ quest’obbligo. Della famiglia Veltinia 65


Lato B 21 AURA HELU TESNE RAŚNE CEI (è) propria la tomba secondo il diritto quello etrusco 22 <TESNŚ TEIŚ RAŚNEŚ> XIMΘ ŚP <secondo il diritto quello etrusco>. Su tutta la cripta 23 EL ΘUTA ŚCUNA AFUNA MENA custodia concede Afonio; qui dona tre 24 HEN · NAPER · CI CNL HARE UTUŚE mappe (e) tratterà queste cose con cura.

1 VELΘINA · Ś Veltinio 2 ATENA · ZUC mantiene – per delibera 3 I · ENESCI · IP di noi tre - gli arredi 4 A · ŚPELANE che (sono) 5 ΘI · FULUMX nel corredo funerario, 6 VA · ŚPELΘI · nella cripta 7 RENEΘI · EŚT a fianco. 8 AC · VELΘINA E questo Veltinio 9 ACILUNE · farà, darà, 10 TURUNE · ŚC concederà

66

11 UNE · ZEA · ZUC da vivo per delibera


12 I · ENESCI · AΘ di noi tre. Del 13 UMICŚ · AFU nobiluomo 14 NAŚ · PENΘN Afonio è la 15 A · AMA · VELΘ stele. Veltinio 16 INA · AFUNA ad Afonio 17 ΘURUNI · EIN promotore non 18 ZERI UNA · CL faccia seguito su questo 19 A · ΘIL · ΘUNX reciproco accordo 20 ULΘL IX CA come questa 21 CEXA ZIXUX delibera ha prescritto. 22 E

Fig. 92. Cippo, Perugia, Museo Archeologico dell’Umbria

67



Conservazione


Contesto Geologico Perugia sorge nella porzione centrale e lungo il limite orientale del Bacino Tiberino, la più estesa conca intermontana della regione (circa 1800 km quadrati) e tra la più grandi dell’intero centro Italia. Di origine tettonica, le conche si sono formate nel Pliocene (a partire da circa 4,1 milioni di anni fa), come conseguenza di forze endogene distensive che hanno generato numerose depressioni bordate da sistemi di faglie normali. Le faglie sono zone lungo le quali avviene movimento relativo tra blocchi rocciosi. Se il piano di faglia è inclinato, si distinguono un blocco roccioso detto “tetto” che delimita superiormente il piano di faglia ed uno detto “letto” o “muro” che, al contrario, si trova sotto il piano di faglia. Lo spostamento relativo del tetto rispetto al letto permette di distinguere diversi tipi di faglie. Lungo un movimento con componente prevalentemente verticale si ha una faglia normale, o diretta, quando il tetto scende lungo il letto.

Tale litofacies affiora estesamente nel quartiere di Ponte San Giovanni e in generale a sud-est dell’acropoli perugina. È costituita prevalentemente da conglomerati in matrice sabbiosa. Tutti i risultati di analisi e di monitoraggio delle cavità sotterranee sono di inestimabile valore per conoscere ed approfondire il substrato del terreno. Inoltre le datazioni dei campioni riescono a fornirci un’esatto periodo nel quale la civiltà etrusca ha colonizzato le colline perugine.

I depositi della Necropoli del Palazzone, nella cartografia ufficiale edita dalla Regione Umbria (Servizio Geologico), rientrano nella Litofacies dei Volumni, datata al Pleistocene inferiore (2,50,8 milioni di anni fa circa). Una litofacies comprende depositi sedimentari con caratteristiche simili, come la grandezza dei granuli, il tipo di roccia dalla quale derivano e l’ambiente nel quale si sono depositati. Fig. 93. Mappa geologica di Perugia

70


Fig. 94. Analisi strati materici, Perugia, Ipogeo dei Volumni

71


Visita geo-archeologica al sito Appena si entra nella struttura da cui si accede all’Ipogeo, il turista è colpito dalla ricca presenza di urne cenerarie di pregiata fattura e varia tipologia, ed i valori che esse hanno in sé trasmettono informazioni storiche ed archeologiche che sono facilmente acquisibili dai visitatori. Interessati alla folta esposizione delle urne, i turisti sicuramente non faranno caso alla particolare volta della scala che scende verso l’ingresso. L’attenzione viene catalizzata dalla ricchezza di reperti e non vi è apparentemente ragione di concentrarsi sui materiali limo-sabbiosi stratificati e consolidati che realizzano una sorta di arco sopra l’ingresso. Questo stralcio di depositi, però trasmette immediatamente la natura del substrato litologico che ospita la complessa organizzazione spaziale della pregevole tomba. Scendendo la scala, di fattura recente, si entra nell’atrium attraverso un varco che doveva essere chiuso da una lastra di travertino, oggi appoggiata a lato dell’entrata. Una vola all’interno lo sguardo è focalizzato verso la grande stanza del tablinium dove sono presenti le urne in travertino; sfugge però a chi non sa coglierla, la straordinaria “fattura” della stanza ricavata nei depositi deltizi (denominati nel linguaggio locale “tassello mandorlato” perugino). 72

Dietro al tablinium si vedono chiaramente i banconi sabbiosi-conglomeratici che, nel loro essere, raccontano lo scenario di un paesaggio scomparso e testimoniano l’ingegno degli uomini mirato ad usare e sfruttare gli effetti di un processo naturale molto lontano. I banconi conglomeratici fanno da leiv-motif nelle diverse stanze e , in virtù dei tagli operati per realizzare le stanze, si possono seguire tutte le loro caratteristiche e diverse orientazioni. Recenti rilevamenti identificano un generale e prevalente assetto a franapoggio dei banchi diretti verso l’osservatore. La parte con maggiore presenza conglomeratica si rinviene verso la zona più contromonte, mentre sabbie ed argille prevalgono verso le stanze più lontane dal tablinium, dove i banconi grossolani lasciano spazio a materiali minuti, a lenti e livelli argillosi ed a canali di erosione riempiti da argilla. Stessa tipologia del substrato si trova nelle diverse tombe, distribuite lungo la collina del Palazzone, ma va detto che nella porzione sommitale del rilievo è presente un’altra grande tomba (Tomba Bella) ricavata all’interno di potenti banconi massivi di sabbie.


La natura litologica del carico solido testimonia che il bacino idrografico, molto ampio, insisteva su rocce marnoso-arenacee e calcaree. Vasti affioramenti della successione di delta sono visibili anche in corrispondenza di vistose scarpate alle spalle dell’Antiquarium dei

Volumni e nel cimiteroche si trova lungo la strada che da Ponte San Giovanni accede all’acropoli perugina.

Fig. 95. Dettaglio pareti, Perugia, Ipogeo dei Volumni

73


L’ipogeo dei Volumni può essere, pertanto, definito un Geosito/Geomorfosito di notevole interesse e portatore di valori aggiunti di grande spessore culturale. L’utenza dell’Ipogeo è caratterizzata da turisti, scolaresche, ma anche archeologi ed etruscologi e l’attenzione viene naturalmente pilotata verso i contenuti delle discipline umanistiche. Tale atteggiamento è fisiologico in un ambiente che testimonianza di eccellenze culturali di tale rilievo e l’utente, se opportunamente guidato, può acquisire valori di carattere scientifico che generalmente non sono colti, ma che in fondo incrementano il valore del sito.

La visita dell’Ipogeo dei Volumni, rappresenta pertanto una straordinaria opportunità di integrazione tra discipline apparentemente distanti fra loro: storia e archeologia si coniugano con geologia, paleogeografia, sedimentologia, ecc..., e l’una rappresenta il valore aggiunto dell’altra, per una più ampia e consapevole fruizione del Geosito.

E’ sicuramente interessante e doveroso comprendere la tipologia delle urne o delle sculture,ma un’altra cosa è scendere nell’Ipogeo con una nuova predisposizione e apertura mentale, disposta ad accogliere nuove opportunità culturali. Percepire la suggestione dei pregevoli manufatti insieme con quella derivante dalla consapevolezza di entrare, fisicamente, all’interno di un paleo-delta, è un’esperienza assolutamente nuova e mai proposta.

74

Fig. 96. Pianta Ipogeo dei Volumni, Perugia


Fig. 97. Scalinata di accesso all’ Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 98. Ingresso tomba n.83, Perugia, Necropoli del Palazzone

75


Degrado del Bene Culturale Il degrado è un processo di natura cumulativa, funzione del numero e dell’intensità delle singole cause di perturbazione delle condizioni ottimali di conservazione. Esso avviene in modo aggressivo con l’invecchiamento progressivo dell’oggetto e l’alterazione delle sue proprietà chimico-fisiche; ogni perturbazione ambientale contibuisce ad accelerare il processo stesso anche se, talvolta, in modo impercettibile all’occhio umano. Il degrado si sviluppa in modo non lineare ed è irreversibile e le stesse cause possono produrre effetti diversi su oggetti diversi, in relazione alle caratteristiche ed alla storia pregressa dell’oggetto stesso. La combinazione di più cause, presenti e/o passate, produce effetti sinergici; per ogni oggetto è, pertanto, necessario considerare prioritariamente la storia pregressa mediante la ricostruzione degli assestamenti indotti sul materiale dalle condizioni ambientali esterne e dal microclima in relazione alle caratteristiche fisico-chimiche del materiale stesso. Il microclima, da solo o in senergia con altri fattori, gioca un ruolo fondamentale nei processi di degrado; per questo motivo la temperatura e l’umidità relativa dell’ambiente dell’Ipogeo dei Volumni è costantemente monitorato e analizzato. 76

Fig. 99. Ingresso Ipogeo dei Volumni, Perugia


Fig. 100. Atrium dell’ Ipogeo dei Volumni, Perugia

77


Progetto M.A.M.B.A. Montoraggio Ambientale, diagnostica e valutazione dello stato di conservazione e tutela dei Beni Culturali in ambiente Museale, Bibliografico, Archivistico, Archeologico e Storico-Artistico Il Progetto MAMBA è il risultato di un percorso di implementazione che, attraverso diverse fasi, ha condotto alla creazione di un sistema gestionale orientato al miglioramento continuo delle performance dei servizi preposti. Il progetto si fonda sulla necessità di impedire il verificarsi o il diffondersi di fenomeni di degrado; obiettivo principale del programma di ricerca è, quindi, l’individuazione delle metodologie per l’analisi del rischio e allo stesso tempo lo studio e lo sviluppo di misure di tutela e conservazione del Patrimonio Culturale. A tal fine è stato realizzato un sistema informativo in grado di incrementare e restituire in forma sistematica la conoscenza delle caratteristiche dei contenitori dei Beni Culturali.

Il sistema integrato di supporto al progetto MAMBA si basa su metodologie e tecniche affidabili dal punto di vista scientifico e consente la rilevazione e la trasmissione dei dati di Temperatura e di Umidità Relativa all’interno della camera dell’Ipogeo. Il monitoraggio viene gestito centralmente, a distanza con sede principale a Roma, dal CRER (Centro di Ricezione ed Elaborazione Remoto) con l’impiego di personale specializzato.

Il progetto MAMBA si articola in cinque fasi: • • • • •

78

Analisi generale del Patrimonio Sviluppo configurazione del sistema Installazione dei sistemi tecnologici Raccolta e analisi dei dati Confronto con la situazione iniziale

Fig. 101. Analisi materica delle pareti, Perugia, Ipogeo dei Volumni


Fig. 102. Analisi materica della Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 103. Analisi materica della Necropoli del Palazzone, Perugia

Fig. 104. Analisi materica della Necropoli del Palazzone, Perugia

79


Il sistema di controllo del microclima operativo presso l’Ipogeo dei Volumni, denominato “PUPLI”, si compone di una unità di gestione (UCGS) e di n.11 rilevatori termoigronometrici, di cui n.9 interni all’ambiente e due esterni alla struttura.

In conclusione, si evince che l’ambiente all’interno dell’Ipogeo è molto stabile, sia in funzione delle variazioni climatiche cui è soggetto l’ambiente esterno, che in funzione della presenza di visitatori. Si evidenzia che il legame tra temperatura ed umidità relativa (TEMPERATURA DI I rilevatori interni sono posizionatiin ogni nicchia RUGIADA) si mantiene sempre sopra lo zero, mentre quelli esterni sono installati sulle scongiurando così fenomeni di condensa facciate Nord e Sud della costruzione. superficiale sulle pareti. I dati rilevati sono trasmessi al CRER mediante vettore ADSL. Purtroppo permane il problema della crescita Dal’’esame dei dati emerge che la temperatura di microrganismi vegetali legati all’alta umidità massima oscilla, quotidianamente, con valori ed alla presenza delle lampade di illuminazione che non superano il grado centigrado, mentre degli ambienti che, oltre alla luce, generano l’umidità relativa è maggiormente soggetta a calore. variazioni che possono, in particolari Per il futuro si prevede di sostituire le lampade circostanze raggiungere il 10% giornaliero. a basso consumo attualmente presenti, con Si può notare inoltre che la geometria lampade a LED, con spettro luminoso ristretto. dell’ambiente sostanzialmente non influenza le condizioni interne di temperatura, mentre influenzano in modo marcato l’andamento Temperatura minima 5°C dell’umidità relativa; infatti la vicinanza dall’ingresso riduce il valore minimo medio dell’umidità relativa nell’Atrium, mentre la Temperatura massima 23°C piccola dimensione geometrica del Tablinium comporta una maggiore variabilità dello stesso Temperatura massima 18°C parametro.

80


SENSORI

T

UR

TDP

1. Atrium

18,0°C

82%

14,88°C

2. Cubicola 1

18,0°C

82%

14,78°C

3. Cubicola 2

17,6°C

83%

14,68°C

4. Cubicola 3

17,5°C

84%

14,70°C

5. Cubicola 4

18,0°C

82%

14,88°C

6. Ala 1

17,5°C

83%

14,88°C

7. Ala 2

17,6°C

81%

14,68°C

8. Tablinium ing.

18,0°C

82%

14,20°C

9. Tablinium fondo 17,7°C

79%

14,99°C

Rilevamenti ambientali effettuati in data 01/03/2017, alle ore 12:42 In data 16/07/2017 sono stati rilevati valori ambientali approssimativamente paragonabili ai precedenti, nonostante le diverse fasi stagionali in cui sono avvenuti i sopralluoghi. In tale occasione, è stata osservata inoltre, la presenza di Capelvenere, muschi, licheni ed efflorescenze saline sulle pareti di ingresso, oltre ad una radice sviluppatasi attraverso la copertura dell’Ipogeo, riconducibile alla presenza di vegetazione arborea sovrastante. 81


Progetto di Conservazione degli elementi lapidei Dal punto di vista conservativo, l’Ipogeo dei Volumni si presenta come un sito archeologico fortemente interessato da una continua polverizzazione superficiale e distacco sia di piccoli che di grandi frammenti lapidei. Tale danneggiamento è da ricondursi principalmente al fenomeno della condensazione dell’acqua, che rappresenta una delle maggiori cause che contribuiscono alla progressiva rottura del materiale roccioso, perticolarmente evidente negli elementi artificiali recentemente aggiunti. Lo sgretolamento delle superfici è inoltre incrementato dalla presenza dei salisolubili disciolti in acqua che, cristallizzando in numerose zone del sito, contribuiscono al deterioramento. Se si analizza più da vicino lo stato conservativo in cui la necropoli versa attualmente, si può rilevare che i danniarrecatial sito archeologico sono di varia natura. Alcune delle decorazioniscolpite, sono fortemente erose; l’area in corrispondenza del sistema di illuminazione, è marcatamente affetta da attacco biologico, mentre quella intorno alla porta d’accesso in travertino è quasi completamente ricoperta da alghe. Infine il disfacimento della roccia potrebbe essere accelerato dalle vibrazioni meccaniche generate dal transito di treni e veicoli nei pressi dell’Ipogeo. 82

Va sottolineato che l’interazione dell’Ipogeo con l’ambiente esterno (accesso per i visitatori), unitamente alle modifiche delle condizioni climatiche stagionali, generano continue variazioni del microclima interno causando la cristallizzazione dei sali presenti all’interno della roccia. In particolare la Cristallizzazione salina è un fenomeno ampiamente diffuso e tra le principali cause di degrado dei materiali lapidei costituenti il Patrimonio Culturale. Il deterioramento si manifesta attraverso la formazione di efflorescenze e subbefflorescenze,che danneggiano le superfici sia dal punto di vista estetico che strutturale. Da alcuni anni il Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Perugia e il CISTeC, Università di Roma Sapienza, lavorano ad un progetto di ricerca ampio ed articolatoche ha per oggetto l’utilizzo di molecole organiche che agiscono come inibitori di cristallizzazione ecocompatibili, non invasivi, e difacile applicazione, per lo sviluppo di un metodo innovativo di prevenzione e di controllo del danno dei materiali lapidei dovuto alla cristalizzazione salina.


L’ipogeo dei Volumni si trova in una zona particolarmente ricca di acqua, ovvero proprio al di sopra di un viadotto, e la zona è quindi soggetta a forti infiltrazioni, dovute al drenaggio del viadotto stesso. L’ipogeo è inoltre costituito da tassello, una pietra sostanzialmente tenera e ciò comporta problemi ai fine della conservazione del sito archeologico, in quanto la formazione di subbefflorescenze favorisce la polverizzazione superficiale e la caduta di scaglie del materiale roccioso. La cristallizzazione salina, in definitiva, costituisce un problema rilevante per la corretta conservazione dei Beni Culturali ed in particolare per le strutture in cui non è possibile un controllo totale dellecondizioni ambientali, come l’ipogeo del Volumni. Gli inibitori di cristallizzazione salina CA e P-CA, individuati fino ad ora, che vengono utilizzati nella necropoli, sono composti solubili in acqua/alcool, facilmente applicabili e non tossici.

Fig. 105. Esempio di cristallizzazione salina su superfici lapidee

83


Progetto SILENE e Rilievo digitale 3D SIstema Lidar per l’Esplorazione della NEcropoli del Palazzone Il progetto SILENE vuole proporre un modo altenativo di immedesimarsi nella realtà del’’Ipogeo dei Volumni e della Necropoli del Palazzone, attraverso anche ad una visita virtuale di alcune tombe, ricreata grazie ad un rilievo fotogrammetrico e digitale evolutosi in forma tridimensionale. L’obiettivo del rilievo digitale 3D con laser scanner era l’esatta documentazione dimensionale e spaziale dell’attuale monumento che si trova in continuo degrado, finalizzato allo studio del sistema strutturale ligneo di riferimento etrusco. E’ stato sviluppato un percorso di elaborazione, visualizzazione e confronto fra tre modelli diversi partendo dalla banca dati morfometrica 3D ottenuta dalla nuvola di punti del rilievo con laser scanner, al modello triangolato, fino ad un modello di sintesi dei soffitti principali.

Acronimo di Global Navigation Satellite System, questa tecnica si basa su costellazioni di satelliti artificiali realizzate a partire dalla fine degli anni ’80 a scopo di navigazione e posizionamento. Le principali costellazioni oggi esistenti sono la GPS (Stati Uniti), GLONASS (Federazione Russa), GALILEO (Comunità Europea) e BEIDOU (Cina). Gli strumenti (ricevitori GNSS) più recenti sono in grado di ricevere segnali da tutte e quattro le costellazioni citate ed elaborarli congiuntamente. Il sistema di riferimento scelto a tale scopo è il datum europeo ETRF2000, adottato ufficialmente da Stato, Regioni e Enti Locali per tutta la cartografia ufficiale e le progettazioni urbanistiche e infrastrutturali (Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 10 novembre 2011).

Per determinare una rete di inquadramento necessaria per definire la posizione tridimensionale relativa di ciascuna tomba rispetto alle altre, ed inquadrare tutto il rilievo (incluse le fasi successive con stazione totale, LIDAR e fotogrammetria) in un sistema di riferimento univoco e ben definito, è stata utilizzata la tecnica GNSS.

La tecnica GNSS è vincolata alla visibilità dei satelliti, che risulta possibile solo negli spazi aperti mentre è impedita da ostacoli solidi (edifici, vegetazione, rupi e altre irregolarità del terreno). È evidente che nel caso in oggetto non era possibile rilevare con il GNSS i punti all’interno dell’Ipogeo e delle altre tombe della necropoli.

84


Per estendere la rete di inquadramento anche agli spazi interni alle cavità (cosa necessaria per orientare e georeferenziare i rilievi LIDAR e fotogrammetrici) è stato impiegato uno strumento che deriva dal classico teodolite topografico e ne costituisce l’evoluzione moderna: una stazione totale ottico-elettronica. Si tratta di uno strumento a cannocchiale (circa 30 ingrandimenti) in grado di collimare con precisione punti di varia natura (vertici di rete, target, punti di dettaglio dell’oggetto) e misurare con elevata accuratezza angoli azimutali e zenitali (situati rispettivamente su piani orizzontali e verticali) e distanze dallo strumento ai punti rilevati.

Fig. 106. Rilievo dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 107. Stazione totale Leica TS-06

85


Eseguito il rilievo delle cavità ipogee, restava da definire in dettaglio la geometria della superficie del terreno nella Necropoli e aree circostanti, collegando tale modello 3D a quello degli spazi sotterranei. A tale scopo si sarebbe potuto impiegare ancora la tecnica LIDAR, che avrebbe però costretto a effettuare un numero elevatissimo di scansioni a causa della rilevante presenza di vegetazione nell’area della Necropoli, con prevedibili difficoltà nell’orientamento relativo di un numero così alto di scansioni con una geometria molto complessa. Si è quindi preferito l’impiego di una quarta tecnica della Geomatica: il rilievo fotogrammetrico dall’alto eseguito con fotografie digitali acquisite mediante una fotocamera integrata al drone.

Fig. 108. Drone eBee senseFly

86

Una volta impostati i parametri fondamentali (sovrapposizione tra un fotogramma e l’altro sia longitudinale sia trasversale, GSD o Ground Sampling Distance ovvero dimensione dei pixel dell’immagine sul terreno), il funzionamento è automatico: il software genera un piano di volo completo, calcola l’altezza di volo (nel caso in oggetto è stata di 110 m) e visualizza su un monitor palmare la sua traiettoria proiettata. Un ricevitore GNSS (GPS) a bordo del drone ne determina la traiettoria in tempo reale seguendo il tracciato del piano di volo e azionando l’otturatore della fotocamera nei punti previsti. Completata la restituzione del rilievo fotogrammetrico, si è ottenuto un modello digitale tridimensionale (DSM e DTM) della superficie del terreno, georeferenziato nello stesso sistema (ETRF2000) dei rilievi LIDAR.

Fig. 109. Modello 3D rilevato dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia


Completata la restituzione del rilievo fotogrammetrico, si è ottenuto un modello digitale tridimensionale (DSM e DTM) della superficie del terreno, georeferenziato nello stesso sistema (ETRF2000) dei rilievi LIDAR. Il modello digitale, come per le scansioni LIDAR, è stato “vestito” con l’ortofoto digitale a colori ricavata dalle immagini ad alta risoluzione acquisite dal drone, ottenendo anche in questo caso una “nuvola di punti colorata” o “immagine solida”. Essendo i due rilievi georeferenziati nello stesso sistema, è stato possibile unirli mediante il software Leica Cyclone v9 ottenendo un modello tridimensionale complessivo (nuvola di punti colorata) del terreno e delle sottostanti cavità, che costituisce il modello 3D “navigabile” della Necropoli.

Fig. 109. Vista 3D dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Oltre al modello 3D, che è un documento di grande valore descrittivo e metrico che riproduce con grande accuratezza lo stato attuale della Necropoli, si è voluto produrre anche degli elaborati di tipo più “tradizionale” e usuale sotto l’aspetto tecnico. Sono stati quindi ricavati dal modello 3D una serie di dettagliati elaborati grafici vettoriali (CAD) tridimensionali, consistenti in planimetrie, sezioni e prospetti interni dell’Ipogeo e di tutte le altre tombe rilevate. Si tratta come detto di elaborati più tradizionali rispetto alla modellazione 3D, ma per questo anche più facilmente fruibili in ambito tecnico senza necessità di software particolari per la visualizzazione se non i diffusissimi programmi CAD.

Fig. 110. Ricostruzione 3D dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

87


Fig. 111. Ricostruzione 3D della Tomba Bella, Perugia, Necropoli del Palazzone

Fig. 112. Ricostruzione 3D della Necropoli del Palazzone, Perugia

88

Fig. 113. Ricostruzione 3D dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia


Fig. 114. Ricostruzione prospetto dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 115. Sezione dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

89



Fig. 116. Ricostruzione 3D della Necropoli del Palazzone e dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia



Il Progetto


Idee di Progetto La progettazione di un nuovo museo nella zona della Necropoli del Palazzone deriva dalla volontà di restituire in forma completa un Patrimonio artistico e culturale ormai quasi dimenticato dal popolo perugino e di interesse quasi esclusivo di turisti e archeologi. La posizione del sito archeologico, difatti, essendo periferica rispetto a Ponte San Giovanni e raggiungibile solamente tramite una strada di secondaria importanza, riduce notevolmente la visibilità e di conseguenza il numero di visite che in totale si aggirano all’incirca intorno alle 25000 annue. Quasi paradossale inoltre risulta essere la disposizione del raccordo autostradale Perugia-Bettole che letteralmente si sovrappone a parte del sito archeologico, dividendo l’Ipogeo dei Volumni dalla maggior parte delle altre tombe della necropoli perugina. Proprio questo viadotto, però, unito al sistema ferroviario di collegamento tra Terontola e Foligno, può diventare un punto di vista attrattivo nella nuova ipotesi di progetto. L’idea principale del progetto, infatti, vuole integrare un nuovo edificio a scopo ricettivo all’ambiente circostate, non stravolgendo lo scenario esistente della necropoli che per evidenti vincoli archeologici è stata esclusa dall’area progettuale, ma edificando solamente nelle aree dell’Antiquarium e del magazzino. 94

Lo spazio museale, di conseguenza sarà intergrato nel suolo, rendendolo ipogeo, ma allo stesso tempo si disporrà lungo il profilo della collina museale, sia per utilizzare l’unico spazio diponibile, ma anche per mantenere le minime distanze di sicurezza da strade, autostrada e ferrovia, unite ai vincoli archeologici e geologici prefissati dai Beni Culturali. L’unico intervento nell’area della Necropoli sarà quindi la modifica e il rinnovamento del percorso aperto, il quale verrà ingrandito per poter arrivare in modo più semplice alle tombe e per unire l’area dell’Ipogeo, al nuovo museo e alle tombe di età ellenistica poste in cima alla collina, che al momento risultano in uno stato di abbandono essendo molto difficile il loro raggiungimento; per poter visitare queste tombe, infatti bisogna utilizzare un percorso molto ripido che, non essendo di primaria importanza, risulta essere impervio e saturo di vegetazione. Inoltre sarà modificato il percorso di entrate ed uscita dal polo museale; l’attuale entrata al sito archeologico infatti da parte del turista avviene tramite il vestibolo che ricopre l’Ipogeo dei Volumni (punto giallo nella planimetria), mentre l’ingresso a sud est (punto verde) è utilizzato esclusivamente dal personale autorizzato. Nel nuovo progetto quest’ultima sarà l’unica entrata e di conseguenza l’unica uscita dal museo.


Y

Z

X

W

W

Y

X

Fig. 117. Inquadramento Area Progetto, Perugia, Necropoli del Palazzone

Z

95


Fig. 118. Sezione terreno XX

Fig. 119. Sezione terreno YY

Fig. 120. Sezione terreno WW

Fig. 121. Sezione terreno ZZ

96


L’edificio manterrà ed anzi incrementerà comunque i servizi che ad ora solo assolti dal magazzino (deposito e laboratori) senza dover necessariamente unire la parte dello studio e quella della mostra. Per questo motivo la progettazione dell’edificio è stata pensata capace di dividere il percorso del turista da quello del personale addetto; l’entrata dei visitatori infatti sarà separata da quella dell’area magazzino dove, per semplicità di azione, verrà predisposta una zona carico e scarico merci raggiungibile tramite rampa con mezzi di trasporto anche di grandi dimensioni. Per quanto riguarda il percorso all’interno del museo fruibile da parte del turista, questo si avvarrà di un sistema di movimentazione automatica tridimensionale del guardaroba.

Il percorso museale infatti inizierà calandosi ad un livello inferiore per poi risalire ed uscire per continuare nella necropoli. In definitiva la principale idea alla base della progettazione del MIV di Perugia è quella, sommata alla salvaguardia del Bene Culturale e, di incrementare in modo considerevole l’interesse per la necropoli etrusca grazie all’edificazione del nuovo museo, il quale cercherà di integrarsi il più possibile con l’ambiente circostante pur mantenedo un’architettura “solida” mediante anche all’utilizzo di materiali autoctoni (e reciclati), secondo quanto imposto dalle recenti normative nella costruzione di nuovi edifici di pubblico interesse.

Fig. 122. Percorsi attuali della Necropoli del Palazzone, Perugia

97


Evoluzione del Progetto FASE I - Analisi del Terreno Partendo dall’analisi delle sezioni dei terreni della zona della Necropoli del Palazzione, è stata sviluppata una planimetria corretta. In seguito alla restituzione digitale della zona è stato possibile sviluppare un modello 3D, ed è stata identificata una prima area di progetto.

Infine è stata realizzata una prima bozza di progetto che si sarebbe dovuta “incastrare” nella piccola “gola” che contiene l’area dell’Antiquarium e del magazzino (nascosto sotto la curva di livello del terreno).

FASE II - Rispetto dei vincoli Successivamente è stata analizzata la posizione del sito archeologico in relazione al sistema viario di Ponte San Giovanni. Si evince pertanto che la ferrovia (freccia rossa nel grafico), la strada comunale (freccia blu) e il raccordo autostradale Perugia-Bettolle (freccia verde), delimitano con i propri vincoli, l’area progettuale in modo assai netto. Infatti, per quanto riguarda il viadotto le distanze dal confine stradale, da rispettare nelle costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti fronteggianti le strade, sono pari a 30 metri fuori dai centri abitati, ma all’interno delle zone previste come edificabili o trasformabili dallo strumento urbanistico generale, nel caso che detto strumento sia suscettibile di attuazione diretta. 98

Per quanto riguarda la ferrovia, la fascia di rispetto è la medesima di quella autostradale; di conseguenza l’unica area possibile per l’edificazione del nuovo museo risulta essere la zona dove ad oggi sorgono l’Antiquarium e il magazzino (zona verde). Per quanto riguarda le tombe, si è deciso di intervenire in un’opera edilizia rispettando il più possibile la distanza attuale dall’antiquarium, non esistendo una normativa “fissa” per i beni archeologici; infatti ogni fascia di rispetto è valutata singolarmente in base al tipo di reperto e di conseguenza è sotto l’egida della commissione dei Beni Culturali, che comunque hanno approvato la costruzione degli attuali edifici dell’ipogeo.


Fig. 123. Ricostruzione 3D area progetto, FASE I

Fig. 124. Ricostruzione 3D area progetto, FASE II

99


FASE III - Assi principali Dopo aver preso visione di tutte le tombe si è deciso di stabilire gli assi principali del nuovo progetto museale. Come primo asse di riferimento è stato preso in considerazione quello passate per l’Ipogeo dei Volumni in quanto parte più importante della necropoli e di collegamento tramite il percorso già esistente con l’Antiquarium. Di conseguenza è stato scelto come secondo asse principale quello perpendicolare al precedente proprio nell’area di progetto, dando così uno sviluppo a gradoni seguendo la sezione della collina. FASE IV - Prime volumetrie In questa fase è stata data una prima volumetria al progetto sulla base delle considerazione precedenti, così da intendere in miglior modo lo spazio utilizzabile. Pertanto si è deciso di inglobare parte del museo nella collina in modo da ricreare un vero e proprio museo ipogeo nell’Ipogeo, cercando di creare i primi percorsi all’interno del museo.

100

Come terzo ed ultimo “segno” si è deciso di utilizzare la curva imposta dalla collina che forma una piccola gola nell’area progettuale.


Fig. 125. Ricostruzione 3D area progetto, FASE III

Fig. 126. Ricostruzione 3D area progetto, FASE IV

101


FASE V - Divisione Museale Dopo varie analisi si è deciso di “dividere” la parte museale dalla parte di stoccaggio delle materie, la quale si adagierà lungo la collina adiacente creando cosi un doppio ingresso. In seguito all’elaborazione delle prime piante e sezioni è servito “aprire” dei grandi camini di luce e di creare una grande corte interna che potesse aiutare l’illuminazione di un museo quasi totalmente sotto terra.

Il problema della poca illuminazione è stato quindi solamente in parte bypassato visto che l’edificio si servirà in gran parte di illuminazione artificiale come di consueto in edifici di impatto culturale e artistico.

FASE VI - Percorsi In questa fase è stato cambiato l’ingresso (e di conseguenza l’uscita) del vecchio polo museale, che prima era tramite il Vestibolo dell’Ipogeo dei Volumni, spostandolo nella attuale strada di servizio dell’Antiquarium. In seguito è stato deciso il senso del percorso interno che il visitatore potrà seguire; così facendo prima si dovrà scendere ad un livello più basso (in modo da “calarsi” nel mondo etrusco) per poi risalire ai livelli più alti fino a raggiungere l’estermo.

102

Infine è stata letteralmente inglobata nel progetto e nel percorso del museo,una delle tombe più vicina nella parte nord-est. Mediante una rampa sotterranea elicoidale, il visitatore potrà ammirare da vicino la Tomba n.175, risalente all’età arcaica, fino a risalire all’esterno congiungendosi al percorso esterno.


Fig. 127. Ricostruzione 3D area progetto, FASE V

Fig. 128. Ricostruzione 3D area progetto, FASE VI

103


FASE VII - Conclusione Progetto Dopo aver completato la modellazione del progetto si è cercato di uniformare l’edificio il più possibile all’ambiente circostante. Inoltre si è resa calpestabile la maggior parte della copertura e in seguito è stata modifica la maggior parte dei percorsi esterni della necropoli. Inoltre si è pensato ad un’area di parcheggio linitrofa al progetto proprio sulla strada di accesso, cosi da far avvicinare il visitatore a piedi, iniziando a calarsi con interezza nella visita al museo. L’ambizione del progetto vuole essere quella di un taglio netto, un segno che colpisca chi lo veda (anche coloro che transitano sul viadotto), però integrato all’ambiente che circonda l’edificio che vuole quasi “uscire” dal terreno che lo circonda. Un nuovo sepolcro che al suo interno, come l’Ipogeo dei Volumni d’altronde, nasconde parte della sua architettura. All’interno del nuovo edificio, infatti la superficie risulta essere differente da quello che ci si aspetta entrando, avendo cercato di riprodurre le “nicchie” tipiche della necropoli stessa (Ipogeo dei Volumni, Tomba Bella, ecc...).

104

Un’edificio che possa far viaggiare indietro nel tempo per rivivere una civiltà scomparsa ma che risulta essere più vicina che mai, solamente nascosta agli occhi di un osservatore distratto.


Fig. 129. Ricostruzione 3D area progetto, FASE VII

105


Riferimenti progettuali E’ quasi scontato considerare l’Ipogeo dei Volumni come il riferimento principale sulla base del quale è stata sviluppata l’intera progettazione del nuovo MIV. Partendo infatti da un’analisi approfondita della planimetria del sito archeologico, si è infatti, cercato di dare origine ad una organizzazione degli spazi interni che in qualche modo potesse riprendere quella della tomba della necropoli. Questa infatti risulta avere un’architettura basata sullo sviluppo della tipica casa romano-italica dell’epoca, in quanto secondo gli etruschi, la tomba rappresentava la “casa” dopo la morte e così era intesa come un luogo familiare dove il defunto poteva sentirsi vicino alle proprie tradizioni e ai retaggi. Il nuovo progetto ha cercato di inserire la stessa idea spaziale nella sua planimetria, cercando di ricreare alcuni dettagli dell’antica tomba, come l’ingresso o le nicchie.

Per cercare di ricreare lo stesso effetto dato dalle pareti della tomba, si è deciso di utilizzare la terra cruda. La terra cruda è il materiale edilizio più antico; si tratta di terra, ovvero di un composto di argilla e inerti naturali, lasciata semplicemente essiccare all’aria, senza bisogno di cottura. La terra del luogo, impastata con acqua, ha dato forma a interi insediamenti naturalmente sani e integrati con il contesto circostante. La terra cruda è un materiale contemporaneo bello e versatile; inoltre aggiungendo solo un colorante all’impasto e dei leganti minerali o sintetici, si possono ottenere rivestimenti continui orizzontali e verticali dal diverso grado di resistenza meccanica e formati da diversi strati di colore.

Sono state infatti ricreate le nicchie tipiche delle tombe etrusche, cercando di inserire la particolarità delle pareti dell’Ipogeo edi Volumni, che risultano essere costituite in un lungo lasso di tempo e costituite da vari strati e sedimenti di roccia e tassello (sabbia). Fig. 130. Pianta casa domus romana

106


Fig. 131. Particolare terra cruda

Fig. 132. Particolare pareti dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 133. Esempio applicazione della terra cruda

107


Uno dei pricipali spunti donati dell’Ipogeo riguardala geometria delle cupole e dei soffitti nelle piccole celle laterali della tomba. Queste coperture sono appunto cupole, ovvero organismi autonomi e con valenza strutturale, simulate come realizzate con più coppie di elementi apparentemente lignei, ciascuna coppia essendo posata, rispetto alla base sottostante,a 90° e con leggero aggetto fino a lasciare un piccolo vuoto quadrato in cima per la posa di un fondo con protomi.

La cupola della camera a sinistra (pars hostilis rispetto alla posizione delle urne), certamente di supporto di una complessa simbologia ad oggi non decifrabile, è formalmente molto interessante, poiché il telaio quadrato di base è sormontato da un altro telaio anch’esse quadrato, ruotato di 45°, al quale si innesta un cilindro inscritto cavo che si collega tangenzialmente al quadrato diagonale. Nel progetto tale geometria verrà utilizzata per dare forma alla corte interna.

E’ pertanto impropria, per la copertura delle tre camere funerarie dell’Ipogeo, la definizione correntemente usata di “lacunari” o “cassettoni” che presuppone un sistema di tali apprestamenti in un unica unità strutturale (solaio, tetto o volta) di un ambiente.

Fig. 134. Particolare cupola Ovest dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 135. Pianta dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

108

Fig. 136. Particolare cupola Est dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia


109 Fig. 137. Particolare cupola Ovest dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia


Probabilmente, idea alla base del progetto del nuovo museo è quella di ricreare il più possibile le stesse sensazioni che il visitatore prova entrando nell’Ipogeo dei Volumni, con la scua discesa nel terreno. Questo aspetto, infatti è stato ripreso nella progettazione dell’ingresso principale del museo, in quanto, entrando, il turista si immergerà in un edificio sotterraneo per poi risalire fino all’esterno, cercando sempre di più uno spiraglio di luce (la sensazione prevalente nell’Ipogeo è proprio l’assenza di luce). Tale esperienza si può riscontrare in gran parte delle tombe visitabili della Necropoli, specialmente in quelle di età arcaica poste in cima alla collina.

110

Fig. 138. Entrata secondaria Tomba n. 176, Perugia, Necropoli del Palazzone

Fig. 139. Entrata secondaria Tomba n. 176, Perugia, Necropoli del Palazzone


Fig. 140. Raffigurazione dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia


Piante Planivolumetria Generale L’edificio si Sviluppa su quattro livelli essendo necessario collegare i nuovi percorsi esterni della parte nord con il resto della necropoli ad un dislivello totale di 11 metri. Si può notare come il progetto, pur rispettando una distanza minima di trenta metri dalle tombe delle necropoli, vuole lasciare un segno tangibile nel terreno sempre cercando di rispettare l’andamento delle curve di livello del terreno. In questo caso si è voluto escludere il raccordo autostradale, che si trova ad un’altezza più elevate rispetto alle tombe, per far comprendere meglio l’articolazione del nuovo percorso esterno, ma va altresì sottolineato l’incredibile e sconcertante vicinanza di alcune tombe al livello stradale, soggette così e scosse e movimenti del terreno che possono danneggiare le cavità. In questi casi è praticamente impossibile qualsiasi intervento strutturale. L’ultimo livello del nuovo museo è reso calpestabile mediante il tetto verde ed inoltre crea un percorso attorno ai limiti del progetto che si collega alle varie “stazioni” della necropoli, ed è stata realizzata un’area di apprendimento sugli scavi per riportare letteralmente alla luce la civiltà etrusca. 112


Fig. 141. Planivolumetria di progetto

113


Primo Livello Scendendo dalla lunga rampa si entra subito nel museo, dove lo spazio che ci accoglie è adibito alla biglietteria, in alternativa si può salire direttamente all’ultimo livello mediante la scalinata. Dopo aver pagato il biglietto ci troviamo di fronte ad un atrio che contiene gli ascensori, i servizi igienici e il guardaroba automatico. Lo spazio museale è il ricavato dall’unione di una corte interna (e delle nicchie laterali), che forma grazie a grandi blocchi di tufo delle pareti con fessure ad intervalli regolari che vogliono riprendere le tipiche tombe a colombaro scavate nella roccia tipiche della zona perugina, con la parte di progetto adibita a magazzino con un ingresso separato da quello dei visitatori. In questa area sono presenti inoltre una zona di carico e scarico merci (dotata di ingresso per mezzi di trasporto di grande entità), un ufficio logistico, una camera di sorveglianza, spogliatoi e servizi igienici per il personale ed una camera tecnica. Questa camera si alza fino alla quota del quarto livello (cosi come il guardaroba) ed è stata pensata per contenere gli impianti tecnici, di areazione e riscaldamento del museo.

114

Inoltre in questa zona vi è un punto di accesso di servizio che porta direttamente allo scannafosso che circonda tutto il progetto e si estende su tutti i livelli del museo. In fondo al magazzino una scala di servizio collega tutti i piani fino all’esterno ed essendo collegata piano per piano all’area museale può essere considerata anche un’uscita di emergenza.


Fig. 142. Pianta primo livello

115


Secondo Livello Dopo aver risalito le scale alla fine del percorso museale a senso orario del primo livello si accede ad un’area ridotta che aggetta anche sul piano inferiore Qui si trovano i servizi igienici,i vani occupati dalla camera degli impianti e dagli ascensori, il guardaroba ed infine la sala multimediale. In questa sala sarà possibile approfondire usi, storia e tradizione degli etruschi e della Necropoli del Palazzone in modo interattivo tramite l’utilizzo di tablet e altri sistemi multimediali per far si che tutti, soprattutto le nuove generazioni, possano sentirsi a proprio agio nel museo. Questo livello, che funge anche da collegamento tra la prima e la seconda parte museale dedicata esclusivamente agli etruschi, in particolare alla necropoli perugina, svolge anche la funzione, propriamente desiderata, di dare spessore al primo livello creando in definitiva un doppio volume. Stessa cosa vale per l’are di magazzino che si estende fino al terzo livello, poiché l’area necessita di grandi volumi.

116

Salendo le scale davanti alla sala multimediale si può proseguire il percorso orario negli altri livelli.


Fig. 143. Pianta secondo livello

117


Terzo Livello A questo livello troviamo la seconda parte della mostra che espone i tesori e reperti etruschi. Appena saliamo le scale ( o utilizziamo gli ascensori) ci troviamo in un area che comunica con il piano sottostante grazie alla grande corte interna. Per quanto riguarda le nicchie, quelle poste sul lato sinistro del progetto sono chiuse e possono essere considerate come spazio espositivo per reperti maggiore grandezza, proprio come le altre due nicchie che però comunicano direttamente con il quarto livello e di consegueza tramite i camini di luce con l’esterno. A questo livello oltre ai servizi igienici, posti esattemente sopra quelli del piano inferiore, è presente un’area accessibile solamente dal personale addetto tramite montacarichi dove sarà possibile creare degli uffici oppure utilizzare l’area sopra il magazzino come area ristoro del personale. Proseguendo il giro e salendo le scale (o in caso di emergenza la scale di servizio) si accede facilmente all’ultimo livello del museo. 118


Fig. 144. Pianta terzo livello

119


Quarto Livello Quest’ultimo piano è suddiviso in 3 settori; il primo ospita il secondo ingresso al museo, la biglietteria e lo spazio espositivo adibito a mostre temporanee di molteplici generi artistci e di indiscutibile rilevanza storica, creato per incrementare l’usofrutto del museo da parte di più categorie di visitatori, cercando di creare un vero e proprio punto di riferimento in ambito culturale nella provincia di Perugia. Questa area “comunica con il livello sottostante grazie ai camini di luce, concentrici alle nicchie del primo e secondo piano. Il secondo settore è quello contenente i il solito blocco formato da ascensori, servizi igienici e guardaroba, al quale si aggiunge un grande spazio che sarà adibito ai laboratori. Questo grande spazio comunicante da un lato con il vano ascensori e dall’altro con le uscite di emergenza, contiene al suo interno una camera bianca (con ingresso sterilizzatore) e due grandi vetrate che interagiscono con il primo settore per far si che il visitatore possa avere l’opportunità di vedere professionisti al lavoro su reperti antichi.

120

L’ultimo settore è occupato dall’area destinata al bookshop e dall’area ristoro contenente il bar, le quali comunicano con l’esterno grazie alla grande terrazza. Prima del bar, salendo la rampa si può visitare da vicino la Tomba 175 nella sua interezza; questa ad oggi è quasi sepolta dalla vegetazione e purtroppo la copertura è completamente franata, ma sono ancora visibili gli spigoli scavati nella roccia. Illuminata dall’alto tramite un lucernario, la rampa sale fino a raggiungere l’esterno e tramite un breve corridoio si collega con la parte esterna del percorso.


Fig. 145. Pianta quarto livello

121


Prospetti - Prospetto EST

122


Fig. 146. Prospetto Est

123


Prospetto SUD

124


Fig. 147. Prospetto Sud

125


Sezioni - Sezione AA

126


Fig. 148. Sezione AA

127


Sezione BB

128


Fig. 149. Sezione BB

129


Sezione CC

130


Fig. 150. Sezione CC

131


ICCROM e ICOMOS L’ICCROM è un’organizzazione intergovernativa che opera al servizio dei suoi Stati membri per promuovere la conservazione di tutte le forme di patrimonio culturale, in ogni regione del mondo. L’istituzione opera nello spirito della Dichiarazione Universale dell’Unesco sulla Diversità Culturale del 2001, che afferma che “il rispetto della diversità delle culture, la tolleranza, il dialogo e la cooperazione in un clima di fiducia e di mutua comprensione sono tra le migliori garanzie di pace e di sicurezza internazionali”. Al contempo, in qualità di organizzazione intergovernativa con una vasta rete di esperti in materia di conservazione, l’ICCROM può contare su collaborazioni istituzionali formali, con organizzazioni quali l’UNESCO, (presso le sedi centrali e gli uffici regionali) e il suo Comitato del Patrimonio Mondiale per il quale funge da organismo consultivo; organizzazioni non governative come l’ICOMOS (Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti), l’ICOM (Consiglio Internazionale dei Musei), l’ICA (Consiglio Internazionale degli Archivi) e l’IIC (Istituto Internazionale di Conservazione), oltre a diversi istituti scientifici e università presenti negli Stati membri.

La missione dell’ICCROM è di fornire agli Stati membri i migliori strumenti, le conoscenze, le competenze e un ambiente favorevole con cui preservare il proprio patrimonio culturale in tutte le sue forme, a vantaggio di tutti, perseguendo questo obiettivo, studiando e promuovendo la conservazione del patrimonio culturalema amche mobilitando e coordinando le competenze per affrontare gli aspetti critici della conservazione. La visione dell’ICCROM è a favore di un mondo in cui il patrimonio culturale – la sua conservazione, protezione e celebrazione – è legato indissolubilmente alle nozioni di progresso, inclusività, benessere e stabilità.

Fig. 151. Logo ICCROM

132


ICOMOS, il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti, è un’organizzazione internazionale non-governativa, senza fini di lucro impegnata a promuovere la conservazione, la protezione, l’uso e la valorizzazione del patrimonio culturale mondiale. Si dedica allo sviluppo di dottrine comuni, l’evoluzione e la diffusione delle conoscenze, la creazione di migliori tecniche di conservazione e la promozione del patrimonio culturale. ICOMOS ha costruito un quadro filosofico, dottrinale e manageriale solido per la conservazione sostenibile del patrimonio in tutto il mondo.

Inoltre ICOMOS intende aumentare la consapevolezza e la conoscenza del patrimonio culturale. Promuove attività di formazione, accoglie e coinvolge giovani ricercatori e professionisti con background diversi e complementari, mettendo in sinergia le loro idee e competenze, in uno spirito di collegialità e di rispetto per le differenze culturali e religiose. Riprendendo i criteri che queste due associazioni hanno alla base dei loro statuti, il nuovo progetto per un museo nella Necropoli del Palazzone dovrà allinearsi alle leggi per la conservazione del Bene Culturale partendo dal rispetto delle attuali normative.

In particolare ICOMOS è il consulente professionale e scientifico alla Commissione UNESCO per tutti gli aspetti che riguardano il patrimonio culturale e la sua conservazione. La missione di ICOMOS, come per ogni organizzazione collegata all’Unesco, è la riconciliazione tra i popoli e le culture e per farlo promuove a livello nazionale ed internazionale la conservazione e il restauro del patrimonio.

Fig. 152. Logo ICOMOS

133


Criteri Ambientali Minimo - CAM I Criteri Ambientali Minimi (CAM) applicati nell’edilizia pubblica sono i requisiti ambientali necessari a determinare la migliore soluzione progettuale, prodotto o servizio dal punto di vista del profilo ambientale lungo il suo ciclo di vita. Introdotti con la L. 221/2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” e successivamente aggiornati con l’art. 34 del D.lgs 50/2016 “Criteri di sostenibilità energetica e ambientale”, con il recente aggiornamento del Codice degli appalti (D.lgs 56/2017) si è reso obbligatorio per tutte le stazioni appaltanti l’utilizzo dei CAM. L’obiettivo della norma è di avviare un processo in cui gli appalti pubblici divengono strumento utile alla riduzione degli impatti ambientali promuovendo il ricorso a modelli di produzione e consumi sostenibili, di tipo circolare, tenendo conto delle disponibilità di mercato. Suddiviso in diverse categorie merceologiche (17 tra forniture e affidamenti) tra cui è presente anche quella dell’edilizia. Nell’ambito specifico i CAM nell’edilizia sono relativi all’affidamento dei servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici (D.M. 11 ottobre 2017). 134

Durante la stesura di un nuovo progetto è richiesto al progettista di garantire, con le dovute eccezione e dove possibile, il recupero degli edifici esistenti, il riutilizzo di aree dismesse e la localizzazione in contesti già urbanizzati, evitando il ricorso a nuove costruzioni. Tra gli obiettivi da assolvere, inoltre, sono contemplati il mantenimento della permeabilità dei suoli, la sistemazione delle aree verdi ed il corretto inserimento naturalistico e paesaggistico. Nel progetto edilizio che rispetti i CAM devono essere assicurati anche il risparmio idrico, il maggior ricorso all’illuminazione naturale e l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili. Per ridurre al minimo gli impatti ambientali nell’ipotesi dell’utilizzo di risorse non rinnovabili, è fondamentale aumentare il riciclo dei rifiuti ed è, inoltre, necessario che il progetto preveda l’approvvigionamento dei materiali da costruzione in prossimità del cantiere, che si faccia uso di materiali composti da materie prime rinnovabili e che si adotti un significativo miglioramento delle prestazioni ambientali dell’edificio.


A completamento del lavoro del progettista deve essere redatto il piano di manutenzione dell’opera e un piano di fine vita. Il primo consente la verifica dei livelli prestazionali in termini quantitativi e qualitativi in riferimento alle prestazioni ambientali, oltre a un programma di monitoraggio e verifica della qualità dell’aria presente all’interno dell’edificio. Relativamente al piano di fine vita, per quanto riguarda i progetti inerenti a interventi di nuova costruzione, inclusi gli interventi di demolizione e ricostruzione, si dovrà prevedere a un piano di disassemblaggio e demolizione selettiva dell’opera a fine vita che permetta il riutilizzo o comunque il riciclo dei materiali, componenti edilizi e elementi prefabbricati utilizzati. In sostanza, è fatto obbligo per il progettista di redigere un elenco dei materiali, componenti edilizi e elementi prefabbricati utilizzati, con l’indicazione del relativo peso rispetto al peso totale dell’edificio.

Fig. 153. Logo CAM

Inoltre i Criteri Ambientali Minimi prescrivono che i materiali utilizzati nell’edificio abbiano i seguenti requisiti: • almeno il 15% in peso sul totale dei materiali utilizzati deve essere di materiali composti da materia recuperata o riciclata; • almeno il 70% dei rifiuti non pericolosi derivanti dalla demolizione e rimozione deve essere sottoposto ad un processo di riuso, recupero e riciclo; • non sono ammesse sostanze dannose per l’ozono e che i componenti edilizi debbono poter esser sottoposti alla demolizione selettiva ed essere riciclabili o riutilizzabili. Lo sviluppo del museo dell’Ipogeo dei volumni vuole mantenere fede alla normativa vigente e tutti i materiali utilizzati saranno reperiti in un raggio di 150 km dal sito di progettazione.

Fig. 154. Logo Ministero dell’Ambiente

135



Tecnologia


Analisi tecnologica Grazie all’aiuto e alla collaborazione del prof. Claudio Piferi è stata realizzata un’analisi tecnologica atta al corretto funzionamento e costruzione dell’edificio. Per fare ciò è stata in primis esaminata la sezione AA sviluppandone un ingrandimento e cercando di analizzare dettagliatamente tutti i nodi strutturali dove è più probabile che vi siano eventuali problemi, essendo punti di intersezione di più superfici e quindi soggetti a zone in cui è possibile la creazione di ponti termici sulla struttura. Per evitare ciò tutte le pareti esterne sono dotate di cappotto termico costituito da EPS (Polistirene Espanso Sinterizzato) per le superfici verticali e da XPS (Polisitrene Espanso Estruso) per le superfici orizzonatali, visto che è in grado di sostenere pesi maggiori, il che ne rende idonea l’installazione al di sotto di pavimentazioni e sotto le fondazioni degli edifici. Inoltre l’XPS verrà anche utilizzato, dato le caratteristiche sopra citate e alla sua efficacia in ambienti umidi (in questo caso ipogei) per la costruzione delle pareti contro terra del museo.

138

La struttura è sorretta da una maglia regolare di pilastri che si distribuiscono lungo due assi; infatti le evidenti geometrie del progetto, che “appoggiano” nelle forme del terreno, si dividono in due gruppi, ovvero quello dell’apparato museale e quello del magazzino.


Fig. 155. Pianta strutture e pilastri

139


Sezione Terra-Tetto La sezione evidenzia le caratteristiche costruttive dell’edificio riferite alla sezione d’indagine con focus sulle stratigrafie delle pareti e dei solai analizzate nei dettagli dei nodi d’intersezione.

Considerate le finalità pubbliche del progetto, si è ritenuto di proporre l’utilizzo quanto più esteso possibile di materiali rispondenti ai criteri ambientali minimi (CAM) di cui al decreto 11 Ottobre 2017.

Si evidenziano in particolare le soluzioni costruttive definite sulla scorta delle analisi statiche e dinamiche del comportamento dei componenti opachi sia nel regime invernale che in quello estivo per l’ottimizzazione delle prestazioni fisiche e termoigrometriche. Particolare attenzione è stata dedicata alla risoluzione dei ponti termici garantendo la continuità dell’isolamento con puntuale verifica su tutti i piani orizzontali e verticali.

Nei limiti dell’attuale applicabilità del decreto, particolare attenzione è stata posta nella scelta dei materiali da costruzione derivati da materie prime rinnovabili per almeno il 20% del peso delle strutture non portanti, da materiali estratti, raccolti o recuperati, e lavorati (processo di fabbricazione) a una distanza massima di 150 km dal cantiere di utilizzo per almeno il 60% in peso sul totale dei materiali utilizzati.

Fig. 156. Sezione AA

140


141

Fig. 157. Sezione terra-tetto


Particolare Costruttivo ALFA Il primo particolare preso in analisi è quello che racchiude il pacchetto della copertura esterna del quarto livello, realizzato tramite la creazione di un tetto verde, e dalla parete esterna. Il particolare inoltre evidenzia , ai margini dell’edificio, la struttura che crea il percorso esterno che si riunisce al resto; il parapetto è volutamente allineato con la linea di calpestio in modo da dare non par percepire la sensazione di “limite” del progetto. Per quanto riguarda la stratigrafia del particolare, si può notare con facilità come la copertura è realizzata grazie ad un solaio tipo Predalles, costituito da tralicci in acciaio annegati in una suola di calcestruzzo armato e vibrato, opportunamente distanziati tra loro tramite l’interposizione di elementi di alleggerimento in polistirene espanso, al quale è agganciato il sistema di controsoffito.

Per raggiungere la quota necessaria è stato deciso di utilizzare degli Igloo (cassaforma in plastica) per la realizzazione di un vaspaio capace di sostenere un tetto verde. Il rivestimento esterno, infine, realizzato in lastre di tufo a taglio diamantato di spessore 5 cm, provieniente dalla vicina provincia di Viterbo, è agganciato direttamente alla struttura della parete tramite un apposito sistema di ancoraggio che permette un’adesione perfetta al cappotto esterno (Cappotto Robusto).

Fig. 158. Particolare tetto verde

142


Fig. 159. Particolare ALFA

143


Particolare Costruttivo BETA Il secondo particolare considerato è quello che comprende l’intersezione tra solaio del secondo livello e parete esterna comprendente anche la parte superiore del sistema di infissi.

Analizzando più da vicino la parete , invece, nel nostro caso, essendo i blocchi termici di tamponamento utilizzati per pareti perimetrali, e dovendo quindi sopportare dei carichi elevati, dovranno necessariamente avere una grande Riprendendo come nel caso precedente il siste- resistenza alle forze di compressione, ed inoltre ma del solaio tipo Predalles alleggerito rispetto saranno composti da aggiunte di EPS e grafite a quello con pignatte), questo si connette alla per il corretto isolamento termico della parete. parete esterna realizzata grazie a dei blocchi termici di tamponamento. L’entrata al nostro progetto, infine, è Questi blocchi sono costituiti da degli alveoli che caratterizzata da un sistema motorizzato autopermettono l’isolamento termico della parete. matico, nascosto all’interno della parete, che permette l’apertura e la chiusura istantanea Per quanto riguarda il solaio, quindi, si è deciso delle porte scorrevoli. di aggiungere un pannello radiante, il quale si poggia su uno strato di anticalpestio, per facilitare il riscaldamento dell’area che risulta essere altrimenti molto difficoltoso. Inoltre, visto che nei solai tipo Predalles è sconsigliato l’applicazione diretta di strati di intonaco, si è deciso di creare un sistema di controsoffittatura in cartongesso, che possa anche contenere al suo interno tipologia diverse di impianti (elettrico e aereazione). Fig. 160. Termoblocco di tamponamento

144


Fig. 161. Particolare BETA

145


Particolare Costruttivo GAMMA L’ultimo particolare preso in esame è quello che comprende le fondazioni, il solaio del piano terra e la parte inferiore del sistema di infissi porte posto all’entrata del museo. Come si può notare,la fondazione a platea si estende su tutta la superficie del museo e grazie all’utilizzo di igloo (cassero a perdere) si può realizzare un unico vespaio aerato, in modo da costituire una fisica tra il terreno e il fabbricato. Inoltre il suddetto modulo se opportunamente ventilato, l’eliminazione dell’umidità di risalita che risulta essere un problema nella costruzione di edifici ipogei come il nostro nuovo museo.

Al di sopra degli igloo, troviamo un doppio strato di CLS alleggerito intervallato da uno strato isolante di EPS, e salendo ancora nella sezione, il pannello radiante subito al di sotto della pavimentazione.

Fig. 162. Igloo

Fig. 163. Posa Igloo

146


Fig. 164. Particolare GAMMA

147


Materiali utilizzati nel Progetto Il termoblocco di tamponamento consiste nell’unione in un unico pacchetto multistrato di un blocco interno in calcestruzzo, un pannello isolante in polistirene ad alta densità con grafite e di un blocco esterno in calcestruzzo che protegge il pannello isolante. I termoblocchi sono progettati per andare oltre i limiti di legge, migliorando la classe energetica dell’edificio anche per edifici NZEB (Nearly Zero Energy Buildings), cercando quindi di aumentare l’inerzia termica delle pareti. L’inerzia termica rappresenta la capacità dell’edificio di ritardare nel tempo (sfasamento) e di ridurre l’entità (smorzamento) dell’onda termica incidente. L’isolamento termico abbinato alla elevata massa superficiale conferisce alle murature, realizzate con i termoblocchi, eccezionali prestazioni di inerzia termica, tali da rientrare nelle classi di qualità prestazionale più elevate. Il termoblocco, combinato all’utilizzo del biomattone, assicura un’attimo isolamento termico di tutte le superfici opache della struttura. Il Biomattone ,di solito costituito da fibre di canapa, è un materiale isolante massiccio con alta capacità isolante, bassa energia incorporata e capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera ed è il primo materiale edilizio a impronta di carbonio negativa. 148

Fig. 165. Termoblocco di tamponamento

Fig. 166. Biomattone in canapa


L’ecosostenibilità del progetto è resa possibile anche grazie all’utilizzo di isolanti ecocompatibili di nuova invenzione, che sfruttando le capacità del materiale di cui sono composte riescono a garantire isolamenti da prestazioni ottimali. Tra le varie materie prime necessarie allo sviluppo tecnologico troviamo senza dubbio il legno e molte tipologie di fibre vegetali o di derivazione tessile. Questi materiali, per esempio il sughero oppure la fibra di lana, sono per lo più utilizzati nella creazione di isolanti acustici o per strati di anticalpestio, dove le loro elevata capacità fonoassorbente permette un quasi annullamento del riverbero sulle superifici e presentandosi come efficaci barriere al rumore. Fig. 167. Strato isolante termico

Inoltre, durante il processo produttivo gli isolanti termo-acustici disinquinanti, sono risultati CO2 riduttori ad elevato potere isolante e ottima inerzia termica, ed essendo la materia prima disponibile su tutto il territorio italiano si può impostare un processo di produzione basato sulla filiera corta.

Fig. 168. Pannelli isolanti in sughero

149


Per quanto riguarda la pavimentazione del nuovo museo, si è deciso di intervenire in tre tipologie diverse di materiale in base all’area museale: • Infatti, nei primi livelli del nuovo museo, il pavimento sarà costituito da delle piastrelle di grande formato realizzate in gres porcellanato che possa dare così all’ambiente una certa modernità estetica. Fig. 169. Allestimento sala, Parigi, Museo del Louvre

• All’ultimo livello, che comprende le sale della mostra espositiva, e quindi in parte un distacco dal “tema” etrusco, saranno composte da grandi listelli di parquet, che in contrasto con le pareti intonacate bianche e il soffitto color antracite, creeranno punti di vista e sensazioni differenti dal resto del museo. Fig. 170. Allestimento sala, Parigi, Museo del Louvre

• Infine la pavimentazione nella parte adibita al magazzino, l’area di carico e scarico merci ed i laboratori, saranno ricoperti da uno strato di resina con trame anti-sdrucciolo che permetterà quindi una grande resistenza alle sollecitazioni (transito di veicoli) e una più facile e veloce pulizia delle superfici. Fig. 171. Esempio pavimentazione in resina

150


Parlando delle superfici riflettenti del progetto, verrano utilizzati infissi in vetrocamera contenenti gas inerti (come per esempio l’Argon), che composti da lastre di vetro temperato, assicurano un ottimo isolamento termico della struttura. Naturalmente il vetro, essendo probabilmente la materia più facilmente reciclabile, sarà composto da scarti che in nessun modo impediranno la corretta coibentazione della parete e che quindi potrà definirsi “green”. Il vetro riciclato inoltre, oltre che essere utilizzato per la costruzione dell’edificio potrà anche essere adoperato per le teche di contenimento dei reperti. Fig. 172. Sezione vetrocamera

Fig. 173. Lastre di vetro temperato

Fig. 174. Allestimento sala, Roma, Museo Egizio

151


Parlando del rivestimento superficiale esterno ne nostro museo, questo è formato dall’unione, secondo una trama orizzonate, di lastre di tufo. Eè stato scelto il tufo come materiale principale del progetto per varie ragioni, tra le quali la più significativa risulta essere il chiaro riferimento alla città di perugia che in gran parte è edificata con questa nobile materia prima. Oltre ad utilizzare dei blocchi di grande dimensione per la “colombaia” al primo e secondo livello della struttura, saranno agganciate alla struttura esterna delle lastre di uno spessore di 5 cm.

Fig. 175. Blocchi di tufo

Queste lastre, provenienti dalla vicina provincia di Viterbo (< 150 km da Perugia), saranno sagomate grazie ad un tagliio con profilo diamantato che permette un taglio netto del materiali senza possibilità di crepatura, cosa che è tipica delle rocce più friabili o con una grande porosità, come aapunto il tufo. Per essere adeguatamente agganciate alla struttura, queste lastre possono servirsi di un sistema di ancoraggio che lavora tra i vari pezzi, oppure come nel nostri caso, avendo scelto come isolante delle pareti un particolare tipo che coniuga le prestazioni di un sistema a cappotto con la robustezza e la solidità di una muratura tradizionale, posso essere connesse alla struttura portante Fig. 176. Sistema di ancoraggio alla parete

152


Infine, le pareti delle nicchie, che riprendono la loro forma e dimensione dall’Ipogeo dei Volumni e quindi direttamente dalle stanze laterali che costituivano l’antica domus etrusco-italica, saranno rivestite di più strati di terra cruda, i quali dopo essersi asciugati daranno vita ad un mosaico di colori. La tecnica delle terra cruda in questo vuole essere oltre che un ritorno alle vecchie tradizioni (unite alle unove capacità tecnologiche e di produzione del materiale), anche un chiaro riferimento stilistico alle pareti delle nicchie dell’Ipogeo. Queste infatti, essendo scavate nella roccia (tassello perugino) risultano essere stratificate da vari livelli composti da materiali, colore ma soprattutto forme differenti tra loro; si passa infatti dagli strati sabbiosi fini a quelli composti da ciottolame e pietre più grandi man mano che scendiamo verso la pavimentazione.

Fig. 177. Atrium dell’Ipogeo dei Volumni, Perugia

Fig. 178. Selezioni colori terra cruda per le nicchie

153


Sistema di movimentazione automatica tridimensionale del guardaroba Visto che l’entrata al museo avviene ad un livello di quota differente rispetto all’uscita, si è deciso di installare un nuovo sistema di guardaroba automatico per facilitare la visita da parte dei turisti. Questo sistema di movimentazione automatica del guardaroba, infatti, muovendosi in modo tridimensionale, raggiunge i tutti piani superiori, così che il visitatore può in qualunque momento tornare in possesso dei propri beni. Utilizzando quindi un semplice ticket (che può anche essere quello di entrata al museo), e digitando semplicemente su un touch screen in modo facilitato, come un qualsiasi distributore automatico, si potranno depositare e ritirare abiti e oggetti superflui alla visita. Un esempio di questa tecnologia è utilizzata nelle lavanderie o nel caso più specifico in molti apparati museali come per esempio il Museo dei Cappuccini di Roma; in Italia esistono solamente quattro aziende che si occupano di interventi di questo tipo, ma la più importante è quella che ha sede proprio a Perugia a pochi chilometri dal luogo di progetto.

154

Fig. 179. Distributore automatico


Fig. 180. Rappresentazione 3D sistema di movimentazione automatica del guardaroba

155


Per una corretta ed efficace manutenzione della struttura che compone il guardaroba, ad ogni livello dell’edificio sarà possibile accedere alla camera per poter esaminare nel miglior modo possibile il meccanismo automatico. La camera pertanto comprenderà nella sua volumetria lo spazio ad ogni piano così da permettere chiaramente la salita o la discesa degli abiti. La soluzione adottata di un guardaroba automatico non vuole essere una scorciatoia della progettazione ma bensì un innesto calcolato sapientemente che possa facilitare e allo stesso tempo ridurre le difficoltà che si potrebbero creare in sua assenza, nel percorso del visitatore, al quale si chiede semplicemente di immergersi nella storia etrusca, senza aver nessun impedimento o distrazione.

Fig. 181. Sistema di movimentazione automatica del guardaroba

156


Fig. 182. Rappresentazione 3D sistema di movimentazione automatica del guardaroba

157



Le Tavole


160

Fig. 183. Tavola n.1 - Introduzione


Fig. 184. Tavola n.2 - Inquadramento

161


162


Fig. 185. Tavola n. 3 - Planivolumetria di progetto

163


164

Fig. 186. Tavola n.4 - Primo livello


Fig. 187. Tavola n.5 - Secondo livello

165


166

Fig. 187. Tavola n.7 - Terzo livello


Fig. 188. Tavola n.7 - Quarto livello

167


168


Fig. 189. Tavola n.8 - Analisi Tecnologica

169



I Render


172


Fig. 190. Render n.1 - Copertura n.1

173


174


Fig. 191. Rendering n.2 - Copertura n.2

175


176

Fig. 192. Rendering n.3 - Ingresso


Fig. 193. Rendering n.4 - Sezione camino di luce

177


178


Fig. 194. Render n.5 - Corte interna

179


180


Fig. 195. Render n.6 - Interno primo e secondo livello

181


182


Fig. 196. Render n.7 - Interno quarto livello

183



Foto del Plastico


186

Fig. 197. Foto del plastico n. 1


Fig. 198. Foto del plastico n. 2

187


Fig. 199. Foto del plastico n. 3

188


Fig. 200. Foto del plastico n. 4

189


Fig. 201. Foto del plastico n. 5

190


Fig. 202. Foto del plastico n. 6

191


Fig. 203. Foto del plastico n. 7

192


Fig. 204. Foto del plastico n. 8

193


LINK QR CODE VIDEO PLASTICO CARICATO SU CANALE YOUTUBE

194


UTILIZZO QR CODE Per visualizzare un QR Code si può usare l’applicazione dello smartphone con la fotocamera per scansionarlo e decodificarlo, in modo da vedere cosa nasconde, per leggere e per memorizzare velocemente dati senza bisogno di scriverli con la tastiera. La loro utilità è evidente: scansionando un codice QR è possibile aprire il profilo social di una persona, scaricare un’applicazione, importare un biglietto da visita, un lungo indirizzo, una URL (in questo caso il video di presentazione del plastico caricato su Youtube), solamente scansionando, con un’app collegata alla fotocamera dello smartphone un’immagine.

195



Bibliografia • Perugia, Guida topografica retrospettiva 1820-1900, Perugia 1988, F. AntoniniA. Polidori • Trattato di Scienza della Conservazione dei Monumenti, Firenze 2002, G. Amoroso • Il mondo degli Etruschi, Roma 1960, G. Banti • Urne etrusche da una collezione provata di Perugia, Perugia 1989, L. Barbanera • L’Ipogeo della famiglia etrusca “Rufia” presso Perugia, Perugia 1911, A. Bellusci • Necropoli perugine in prossimità del Tevere, Perugia 2008, S. Cenciaioli • Per una storia sociale di Perugia etrusca, Perugia 2002, S. Cherici • I bronzi degli etruschi, Novara 1985, C. Cristofani • L’ipogeo dei Volumni 170 anni dalla scoperta - Atti del convegno di studi Perugia 10/11 giugno 2010 - Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, F. Fabbri Editore • Architettura progetto interpretazione, Firenze 2016, F. Fabbrizzi • Con le rovine - La musealizzazione contemporanea del sito archeologico, Firenze 2015, F. Fabbrizzi • Progetti tra paesaggio agricoltura e tecnologia, Firenze 2013, F. Fabbrizzi • Perugia etrusca in età arcaica, Perugia 1993, A. Feruglio


• Società e Storia, Milano 1999, S. Guarracino • Rilevare, Roma 2001, F. Ippoliti • Le urne cinerarie di Perugia, Perugia 1986, A. Maggiani • Dell’historia di Perugia, Perugia 1964, P. Pellini • In morte del conte Benedetto Baglioni, Perugia 1860, A. Rossi • Scavi Perugini, Perugia 1844, G. B. Vermiglioli


Sitografia

• www.beniculturali.it • www.finestresullarte.info • www.wikipedia.it • www.comune.perugia.it • www.silenepg.it • www.minambiente.it • www.larth.it • www.ctrl-z.it • www.umbriaonline.it • www.etruschi.name • www.sabap-umbria.beniculturali.it




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.