Final bachelor thesis in graphic design and visual communication

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Diploma Accademico di Primo livello in Progettazione Grafica e Comunicazione Visiva


Diploma Accademico di Primo livello in Progettazione Grafica e Comunicazione Visiva

Progettare per migliorare Studentessa Margherita Dell'Era 1044 Relatore Roberto Gobesso a.a. 2012-2013


Progettare per migliorare Restyling dell'identitĂ visiva del Sistema Museale Urbano Lecchese

A tutti coloro ai quali piace curiosare e perdersi nei musei.



Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

Abstract

Questa tesi presenta la riprogettazione dell'identità visiva del Sistema Museale Urbano Lecchese (Si.M.U.L). In seguito ad una fase di ricerca riguardante la definizione di museo e il suo ruolo all’interno della società ho approfondito la storia e gli sviluppi della grafica di pubblica utilità. La seconda parte della tesi mostra lo sviluppo del progetto e le applicazioni della nuova immagine coordinata realizzata a partire da un’indagine sulla storia ed i contentuti dei singoli enti museali che il sistema comprende.


Indice

Premessa

001

_ Quali musei?

002

2. La grafica di pubblica utilità

1. Musei

1.1 Museo, definizione

1.2 Panorama generale italiano _ Crisi irrisolte _ Prendere esempio dall'estero _ La “questione” dei musei nel territorio lecchese

003

009 012

2.1 Immagine coordinata

017

_ Elementi che costituiscono l'identità visiva _ La vita italiana della corporate image

019

2.2 La grafica di pubblica utilità

024

018

013 016

_ Gli sviluppi e le tappe fondamentali in Italia _ La grafica al servizio della cultura _ La cultura parlante

026 028 034


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

3. Sistema Museale Urbano Lecchese

4. Sviluppo del progetto

3.1 Lecco

037

_ Idea

071

_ Breve storia

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_ Processo di stilizzazione

072

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_ Definizione dei pittogrammi

076

045

_ Definizione palette cromatica

080

048

_ Definizione tipografica

086

052

_ Definizione del logotipo Si.M.U.L.

088

_ Normativa dell'utilizzo del marchio

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3.2 Si.M.U.L. _ Logo attuale _ Interviste _ Storia dei Musei Civici Lecchesi

3.3 Villa Manzoni _ Museo Manzoniano _ Galleria Comunale d’Arte

3.4 Palazzo Belgiojoso

046

056 057 060

_ Museo Archeologico _ Museo di Storia Naturale _ Museo Storico

064

3.5 Torre Viscontea

066

3.6 Palazzo delle Paure

_ IdentitĂ visiva completa Si.M.U.L.

090

_ Conclusioni

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BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

110

062 063

068

112



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Premessa

Trascorrendo il periodo estivo del 2013 precedente tra Lecco e Milano ho “ripreso confidenza” con il territorio dal quale sono stata lontana durante i tre anni di studio trascorsi a Urbino. Ritornata, con più “occhio” ed esperienza nell’ambito della grafica, mi sono resa conto che nel territorio lecchese la comunicazione visiva risulta scarsa, poco curata, se non totalmente inesistente, in alcuni settori (soprattutto facendo il confronto con Milano). In particolare, per quanto riguarda la sfera culturale, mi sono accorta che a Lecco esistono enti museali funzionanti ma poco visibili e segnalati sul territorio, perché quasi “dati per scontati” e di conseguenza poco visitati se non dalle scuole locali e qualche turista curioso. Trattandosi inoltre di una meta turistica ho pensato che sarebbe stata una buona idea valorizzare queste ricchezze sconosciute ai più, e da tale idea ho sviluppato il progetto di tesi. Questo presenta la riprogettazione dell’identità visiva del Sistema Museale Urbano Lecchese e la comunicazione che lo riguarda dopo una fase di ricerca ed indagine. Lo spunto mi è stato dato in diverse occasioni di viaggi lungo la nostra penisola, durante i quali ho visitato musei e gallerie d’arte molto ricchi e interessanti ma poco valorizzati, scarsamente fruibili e in certi casi curati. Facendo un confronto con Paesi esteri, dove in maniera spiritosa e originale si è riuscito in parecchi casi a conferire maggiore visibilità ad alcuni luoghi culturali, ho cercato e trovato ulteriori stimoli per scrivere e realizzare la tesi.

000 _ 001


Quali musei?

Durante la fase di ricerca e di documentazione ho capito quanto i musei di Lecco fossero sconosciuti quando, chi mi domandava l’argomento che avrei discusso nella tesi, alla risposta: “L’immagine coordinata del Sistema Museale Urbano Lecchese” in parecchi mi hanno chiesto sorpresi: “Perché? Ci sono musei a Lecco?” e io rassicuravo i miei interlocutori facendo un elenco degli enti presenti nel nostro territorio, cercando di spiegarne la collocazione geografica, per una loro migliore individuazione.


1. Musei 1.1 Museo, definizione

1.2 Panorama generale italiano

Crisi irrisolte Prendere esempio dall'estero La “questione� dei musei nel territorio lecchese



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1.1 Museo, definizione

La prima definizione che compare nel web digitando la parola museo è quella fornita da Wikipedia:

Il museo è una raccolta, pubblica o privata, di oggetti relativi ad uno o più settori della cultura (tra cui in particolare, per tradizione, l’arte), della scienza e della tecnica.

Etimologia

Dal greco ΜουσεΜουσεῖον (e poi dal latino Museum) derivazione di Μοῦσα Μοῦσαcioè “Musa”; significa quindi “luogo dedicato alle muse” dal nome del palazzo che conteneva l’antica biblioteca di Alessandria d’Egitto, una delle sette meraviglie del mondo.

altre definizioni ricavate da altre fonti sono:

museo, una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio.

Decreto Legislativo

museo [mu-è-o] s.m. (pl.-sèi) Luogo in cui sono raccolti sistematicamente e disposti per la visione oggetti di particolare interesse storico, scientifico e artistico: m. di pittura, di scultura; m. archeologico, etnologico; m. di storia naturale.

Dizionario online Hoepli

22 gennaio 2004, N° 42, in materia di Codice dei beni e del paesaggio

002 _ 003


1. Museo

museo [mu-sè-o] s.m. Ambiente o complesso di ambienti adibiti alla raccolta e all’esposizione al pubblico di opere d’arte o di oggetti rari e di importanza storica, culturale, scientifica SIN se destinato a raccogliere quadri, galleria, pinacoteca. Cercando una definizione del termine museo mi sono “imbattuta” in tipologie classiche e tradizionali che fanno riferimento al museo intenso come un luogo, uno spazio fisico o un ente istituzionale destinato alla conservazione e catalogazione di differenti categorie di oggetti. Le definizioni tradizionali tratte dai dizionari a mio parere risultano “fredde” un po’ come certi ambienti museali in cui ci si trova a visitare locali ampi ma poco curati, accoglienti e valorizzati dove o è presente un numero quasi eccessivo di opere organizzate male, o di quest’ultime vi è una presenza esigua. Un museo dovrebbe invece essere coinvolgente, “attraente” , un’istituzione attiva che si propone come mezzo promotore e conservatore dell’arte e del patrimonio culturale fruibile ad un più ampio pubblico possibile.

Dizionario online Corriere della Sera, il Sabadini Coletti Dizionario della Lingua Italiana


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La definizione che meglio riflette un museo come organismo tale è quella data dall’ICOM (International Council of Museum) durante l’assemblea generale dell’Aja tenutasi nel 1989 che afferma:

ICOM: Organismo dell’UNESCO che riunisce direttori e conservatori dei musei

“Il museo è un’istituzione

di tutto il mondo.

permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico e che compie ricerche riguardanti le testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente naturale, le raccoglie, le conserva, le comunica e specificamente le espone a fini di studio, educazione e diletto.” il museo è un’istituzione permanente... Ovvero che si mantiene nel corso del tempo protraendo ed approfondendo il suo scopo. È la temporalità che permette ad un’istituzione di crescere, svilupparsi ed integrarsi con il territorio in cui nasce.

senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo... Il fine di un museo è quello di contribuire alla crescita culturale della società e non alla propria. Il museo deve porsi come centro d’interesse pubblico, aperto alla ricerca, sintesi della cultura e della realtà storica di un popolo e del suo sviluppo. 004 _ 005


1. Museo

aperta al pubblico... Un museo è tale quando al suo interno c’è il visitatore. Un museo che vanta enormi collezioni ma che non è visitabile, fruibile, non ha il diritto di chiamarsi museo. Questo perchè un museo non deve esistere solo e soltanto per ingrandire la sua collezione, non è questo il suo scopo. Un museo deve arricchire la cultura della popolazione, e per fare ciò dev’essere pensato e costruito intorno all’uomo, e per il visitatore. Il museo deve essere pensato e progettato per essere visitato ed accessibile al pubblico.

che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente... Il museo dovrebbe ospitare testimonianze di varia natura ed essere in grado di dare risposte ai visitatori. Si tratta di un’istituzione che adempie ad un ruolo sociale in quanto custodisce le testimonianze e la memoria storica di un luogo, una comunità ed i suoi artefatti.

le acquisisce, le conserva, le comunica... L’istituzione museale dovrebbe avere gli strumenti per fornire all’uomo le nozioni riguardanti ciò che conserva tramite un linguaggio comprensibile a qualsiasi tipo di fruizione. I compiti fondamentali a cui un museo deve rispondere sono uno legato all’altro; solo grazie all’acquisizione è possibile la conservazione ed un’adeguata conservazione permette una conseguente divulgazione.

e specificamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto... Altro scopo del museo è quello di esporre oggetti per permetterne lo studio e non per proprio orgoglio, ponendosi come ente promotore dell’educazione.


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Inoltre la seguente definizione:

“Museo è dove esiste una raccolta di oggetti

Alessandra Mottola Molfino, Il libro dei musei, Allemandi, Torino 1992

da conservare: senza oggetti non esiste museo.” bene riflette l’importanza dei contenuti di un museo che di fatto sono i soggetti principali sui quali anche la comunicazione dovrebbe focalizzarsi. Negli ultimi anni il museo è stato protagonista di cambiamenti profondi che riguardano la sua funzione di istituzione. Esso ha subìto un dissesto in seguito al quale si sta ancora cercando un giusto equilibrio fra le istanze politiche, economiche e culturali. Trattandosi di un’istituzione pubblica al servizio della società; il museo deve essere a disposizione di tutta la collettività per permettere la fruizione dell’arte e la diffusione della cultura.

006 _ 007


1. Museo

Questo importante ruolo a cui l’istituzione museale dovrebbe rispondere determina la necessità di una conseguente attività di comunicazione nei confronti della società. Secondo un’ottica che si sta affermando sempre maggiormente a livello internazionale, l’interesse verso la funzione sociale ed educativa dell’arte e delle istituzioni culturali è fondamentale per la promozione e lo sviluppo della cultura. Purtroppo in Italia, nonostante la ricchezza dei beni culturali presenti sul territorio, si è tradizionalmente molto più impegnati nel campo della conservazione e della tutela a cui dovrebbero seguire un’opera di diffusione della cultura, affinché si crei un’intesa fra il museo e i suoi fruitori. Per raggiungere questi risultati è necessaria la collaborazione tra competenze attive in più fronti per ottenere la realizzazione di un’istituzione dinamica e generatrice di significati e cultura.

“…Perché i musei offrono una cosa che nel nostro mondo sta diventando sempre più rara: la possibilità di disconnetterci dalle nostre vite iper-connesse, e la possibilità di stupirci.”

Dall'articolo Una app può salvare un museo oppue distruggerlo di Arianna Huffington D di Repubblica N°865, pp. 38-39 9 novembre 2013


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1.2 Panorama generale italiano

L’Articolo N°9 della Costituzione della Repubblica Italiana recita:

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Parte I, Disposizioni generali, Articolo N°1, Principi0 N°2

Tali principi sono approfonditi e specificati nel Codice Civile nella sezione inerente ai beni culturali ed al paesaggio. In particolare lo scopo della salvaguardia dei Beni è espresso dal principio:

La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura.

Parte I, Disposizioni generali, Articolo N°1, Principi0 N°2

Da cui deriva:

La tutela consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base di un’adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione.

Parte I, Disposizioni generali, Articolo N°1, tutela del patrimonio culturale, Principi0 N°1

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1. Museo

Per quanto riguarda la valorizzazione, questa è ben definita dal Comma N°6 dell’Articolo N°6 in cui si legge:

La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale.

Parte I, Disposizioni generali, Articolo N°6, Valorizzazione del patrimonio culturale, Principi0 N°1

I criteri sono poi stabiliti nell’Articolo N°111 riguardante le Attività di valorizzazione contenuto nella seconda parte del Codice dedicata ai Beni culturali. L’attività di comunicazione e promozione del patrimonio culturale viene definita sponsorizzazione:

É sponsorizzazione di beni culturali ogni forma di contributo in beni o servizi da parte di soggetti privati alla progettazione o all’attuazione di iniziative del Ministero, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali, ovvero di soggetti privati, nel campo della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, con lo scopo di promuovere il nome, il marchio, l’immagine, l’attività o il prodotto dell’attività dei soggetti medesimi.

Parte II, Beni culturali Principi della valorizzazione dei beni culturali Articolo N°1201, Comma N°1


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La promozione (...) avviene attraverso l’associazione del nome, del marchio, dell’immagine, dell’attività o del prodotto all’iniziativa oggetto del contributo, in forme compatibili con il carattere artistico o storico, l’aspetto e il decoro del bene culturale da tutelare o valorizzare, da stabilirsi con il contratto di sponsorizzazione.

Parte II, Beni culturali Principi della valorizzazione dei beni culturali Articolo N°1201, Comma N°2

Da questa analisi di alcune parti del Codice Civile e della Costituzione Italiana si potrebbe affermare che a livello legislativo, “sulla carta” le premesse per una reale tutela e salvaguardia dei beni culturali sono ben fissate e definite. Purtroppo di fatto, sono numerosi i siti archeologici, o di interesse culturale di cui il Belpaese è ricco e di cui vanta la presenza ma poco curati o lasciati in stato di degrado ed abbandono.

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1. Museo

Crisi irrisolte

Leggendo alcuni articoli di giornale ho ben compreso che la situazione di crisi che sta colpendo il nostro paese in questi tempi è una realtà che persiste da qualche anno nell’ambito artistico/culturale. Non sembra che costituisca un ambito in cui agire con priorità in quanto l’utilizzo di investimenti destinati alla cultura viene fatto in alcuni casi peraltre spese. Purtroppo capita di apprendere dalle pagine dei giornali notizie relative all’utilizzo di denaro pubblico per altri scopi.

Fondi regionali usati come “bancomat” “Nel corso delle attività, sono emerse anche ipotesi di peculato d’uso di beni e risorse della Regione Abruzzo per interessi privati. L’assessore, secondo l’accusa, avrebbe usato in più occasioni come un ‘bancomat’ i fondi regionali destinati alla cultura, peraltro già molto scarsi.”

Nicola Catenaro, ll Corriere della Sera, 12 novembre 2013


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Prendere esempio dall'estero

Oltre alla scarsa attenzione e sostegno economico, un’altra causa della decadenza di alcuni siti culturali che potrebbero essere una sorta di “fiore all’occhiello” dell’Italia, è la scarsa comunicazione che gli è dedicata. In alcuni casi, i beni culturali, potenziale prima industria italiana, non possono rappresentare un’attrazione artistico/culturale perché “muti” ovvero non in grado di essere comunicati sia sul territorio che all’estero. Le cause di tale silenzio sono il poco impegno e sforzo dedicati alla comunicazione di quest’ultimi. Il confronto di come l’opera di propaganda nei confronti di arte e cultura è portata avanti in altri paesi rispetto al nostro è imbarazzante…

Massimo Bray: bisogna ricordare che la cultura in Italia in questi ultimi otto ha subìto un taglio equivalente a oltre il 35 %.

Intervista al Ministro dei Beni e delle Attività culturali a Che tempo che fa, 15 dicembre 2013, ore 22.00 p.m. ca.

Fabio Fazio: perché in un paese come il nostro con il patrimonio artistico che ha... Ha la metà dei visitatori della Francia? M.B.: perché investiamo solo l’1% in culture, eppure la cultura produce oltre il 5% della ricchezza del paese e impegna oltre il 5,4%, quasi un milione e mezzo di lavoratori nella cultura e pure il ritorno è a stento del 2% ed è diminuito da 2 miliardi e cento a un miliardo e sei in otto anni. Quello che non c’è è, credo, una diffusa, una vera consapevolezza del valore della cultura nei ceti dirigenti e nella politica del nostro Paese. (…) In Italia ci sono 4.588 tra musei e istituzioni museali, sono circa uno ogni tre comuni, uno e mezzo ogni 100km, nessun paese al mondo ha questa ricchezza, però di questa ricchezza noi dovremmo avere cura, investire risorse, dovremmo dare modo ai ragazzi di poter avere la certezza di lavorare per questa tutela ma non facciamo nulla di tutto questo. 012 _ 013


1. Museo

“D’accordo, abbiamo problemi più urgenti. Visto che ne avremo sempre, mentre ci occupiamo di quelli converrebbe affrontare anche questo: cosa fare per la cultura in Italia? Il rapporto Symbola-Unioncamere 2012 dice che oggi la cultura frutta al paese il 5,4% della ricchezza prodotta, equivalente a quasi 76 miliardi di euro, e dà lavoro a un milione e quattrocentomila persone, cioè al 5,6% del totale degli occupati. Converrebbe prenderne nota. Per valorizzare la cultura (nel senso sia di riconoscerne sia di di ricavarne un valore) si fa poco, in modo antiquato e dispersivo. Prendiamo il caso emblematico dei musei. In Italia sono circa quattromila, in Francia appena 1.900. Gian Antonio Stella ricorda che tutti i musei pubblici italiani guadagnano meno del Louvre da solo. È un cane che si morde la coda: entrate irrisorie, pubblico scarso, tranne che nei musei maggiori, e pochi contributi statali fanno sì che manchino le risorse necessarie alla manutenzione e alla promozione. Museum Analytics analizza la presenza sul web di oltre tremila dei più importanti musei del mondo. La situazione italiana è sconfortante: nessun sito italiano è tra i più visitati. Al primo posto c’è il Metropolitan di New York, seguito dal Victoria and Albert museum di Londra e dal Moma. Ma c’è anche un sorprendente settimo posto del National museum di Seoul, Corea.”

Dall'articolo Spot da museo, di Annamaria Testa, Internazionale N° 998, 6 maggio 2013

Economista, giornalista e scrittore italiano

Piattaforma online che riguarda la presenza dei musei nel mondo ed il loro pubblico nei social network


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Nonostante tutte queste premesse negative possiamo però guardare ad un futuro migliore se consideriamo i provvedimenti proposti dal nuovo Ministro per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo Massimo Bray.

Cdm, via libera a decreto legge cultura. “Il Ministro Massimo Bray è stato il primo, dopo oltre 30 anni, a ottenere un decreto governativo interamente dedicato alla cultura. Queste le novità: nuova governance e nuovo fondo, 75 milioni di euro, per le fondazioni lirico-sinfoniche; ripristino della tax credit per il cinema (con 90 milioni di euro) e istituzione di una tax credit per la musica (4,5 milioni per promuovere nuovi artisti e compositori); “piano giovani” attraverso la selezione di 500 laureati under 35 per la digitalizzazione del patrimonio culturale e spazi statali affidati alla gestione di artisti under 35 selezionati tramite bandi pubblici oltre che il restauro di siti storico/archeologico. Saranno inoltre stanziati finanziamenti a sussidio dei Nuovi Uffizi, il Museo della Shoah a Ferrara ed il polo di Pompei.

Dall'articolo Stasera al museo, i numeri della cultura made in Italy di Giovanni N. Ciullo, D di Repubblica N°859, pp. 50-51 28 settembre 2013

(...) Nelle intenzioni del ministro, i musei devono diventare il fiore all’occhiello della nostra offerta culturale (che oggi ha un budget di 1,546 miliardi di euro pari allo 0,20% del bilancio dello Stato, 0,11% del Pil).”

014 _ 015


1. Museo

La “questione” dei musei nel territorio lecchese

Durante i numerosi “tours” fatti presso i diversi Musei Civici di Lecco ed incontrando alcuni dipendenti che vi lavorano l’impressione generale è stata quella di trovarmi di fronte a persone molto disponibili e “fiere” del patrimonio che custodiscono e sorvegliano ma nel contempo “sconfortate” e poco fiduciose per lo stato delle cose. Affermano che il Polo Museale di Villa Manzoni, il principale ente culturale presente sul territorio, necessita da tempo interventi di restauro ma che purtroppo l’amministrazione comunale non riesce a risolvere. La Dott.ssa Barbara Cattaneo, direttrice del Polo Museale di Villa Manzoni afferma che sono stati presi provvedimenti ed è stato messo in atto un piano di messa a norma delle strutture e dei servizi di facilitazione per i disabili, la sistemazione degli impianti elettrici, idraulici e di sicurezza. Il primo lotto approvato nel 2007 destinato a Villa Manzoni ammonta circa a un milione ma, causa del patto di stabilità, non può essere speso a meno di riuscire ad inserire gli interventi previsti tra le opere dell’EXPO 2015.


2. La grafica di pubblica utilità 2.1 Immagine coordinata Elementi che costituiscono l'identità visiva La vita italiana della corporate image

2.2 La grafica di pubblica utilità Gli sviluppi e le tappe fondamentali in Italia La grafica al servizio della cultura La cultura parlante



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2.1 Immagine coordinata

Nella sua fase iniziale la disciplina del design non era ben distinta da altri campi di progettazione ed il lavoro che lo riguardava non era supervisionato da un’unica persona. Nel corso dei primi decenni del 1900 si è assistito alla separazione tra i differenti ambiti che il design coinvolge tra cui la disciplina della comunicazione visiva. La storia della comunicazione visiva è stata favorita ed alimentata dalla nascita e con la creazione di numerose corporations la cui letterale traduzione dall’inglese sarebbe corporazioni ma in realtà il termine andrebbe a definire un più ampio concetto rispetto ad un gruppo di persone o associazioni. Traduzione del termine inglese corporate identity, la definizione di immagine coordinata è stata formalizzata per la prima volta da F.H.K Henrion e A. Parkin nel testo Design Coordination and corporate image pubblicato a Londra nel 1976 in cui l’immagine coordinata viene definita come

“A Corporate Identification system is a subdivision of house style, governing elements such as couloures, symbols and logotypes which have no other purpose but to identify the corporation they belong to.”

F. H. K. Henrion and Alan Parkin, Design Coordination and corporate image, Reinhold Publshing Studio Vista London 1967, p. 7

“Un sistema di immagine coordinata è rappresentato dallo stile che definisce elementi come colori, simboli e logotipi che hanno lo scopo di identificare la corporazione a cui appartengono.”

L’immagine coordinata dovrebbe essere la “fotografia”, la prima superficie esterna di un sistema complesso ed organizzato con cui il fruitore si relaziona.

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2. La grafica di pubblica utilità

Elementi che costituiscono l'identità visiva

Elemento fondamentale dell’immagine coordinata è il marchio; il quale, se costituito da più glifi, assume la valenza di logotipo o fonogramma e il ruolo protagonista di parola-oggetto. Altro caso è quello in cui a rappresentare il marchio è un segno, un pittogramma un diagramma o può nascere dalla combinazione dei tre casi. Oltre gli elementi costituenti fondamentali altre caratteristiche che contribuiscono alla forza di un’identità visiva sono la scelta del carattere tipografico e dei colori. Il primo determina il feeling e definisce la personalità del marchio; in particolare nel caso in cui la famiglia di caratteri viene disegnata e realizzata ad HOC per il progetto. Per quanto riguarda i colori questi sono generalmente definiti in base a sistemi codificati e norme universalmente riconosciute in base a sistemi standard. L’utilizzo e l’impiego di un marchio è solitamente presentato in un manual che ne raccoglie e mostra i parametri, le modalità di applicazione, il più ampio numero di declinazioni, dettagli e possibilità del funzionamento dell’immagine coordinata. Rivisitazioni periodiche e modifiche del sistema d’immagine coordinata sono molto importanti dal momento in cui l’apparato della corporazione cresce e cambia, così di conseguenza gli oggetti che ne fanno parte e ne costituiscono l’identità necessitano rinnovamento. A volte i sistemi di immagine coordinata subiscono limitazioni nella loro applicazione o realizzazione a causa di motivi economici.


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La vita italiana della corporate image

Se durante il gli anni ’50 si ha assistito all’affermazione dell’architettura come una delle discipline fondamentali, in Italia durante il periodo del dopoguerra si è sviluppato un intenso rapporto tra il designer e la committenza imprenditoriale che ha dato vita al progetto per l’industria. Il fenomeno del boom economico e le nuove necessità dettate dal consumismo contribuirono a diffondere l’importanza del design del prodotto creando la necessità di identificazione di aziende e merci all’interno del sistema dei consumi. Questo diretto rapporto tra prodotto e progettazione, negli anni sempre più filtrato e mediato, ha segnato la vitalità del primo design in ambito comunicativo che sempre più è andato affermandosi nel corso degli anni ’60. L’importanza e l’ampio raggio d’azione della grafica e della comunicazione visiva all’interno della società sono stati tali da essersi conservati e protratti fino ai giorni nostri in cui stiamo assistendo alla nascita e allo sviluppo di nuovi media e supporti di comunicazione.

“Il visual design si occupa delle immagini che hanno la funzione di dare una comunicazione visiva e una informazione visiva: segni, segnali, simboli, significato delle forme e dei colori, rapporti tra questi.”

Bruno Munari Arte come mestiere, Universale Laterza, 1977 p. 22

Gli anni ’60 hanno visto la nascita e la formazione di alcuni tra i maggiori progettisti che hanno contribuito alla storia della Grafica Italiana; il loro lavoro ha costituito quel legame con le radici storiche del visual design oggi alla base delle generazioni del design digitale. Tra coloro che hanno operato nell’ambito comunicativo in questi anni è importante ricordare Giancarlo Iliprandi. Progettisa grafico di grande personalità ed originalità è stato uno tra primi in grado di percepire la necessità di una definizione dei metodi di progettazione e della figura del designer spesso poco compresa dalla società. 018 _ 019


2. La grafica di pubblica utilità

L’importanza dell’immagine d’impresa nel panorama della Grafica Italiana è cresciuta in seguito al secondo conflitto mondiale, qaundo alcune aziende decisero di rilanciare il proprio marchio in chiave moderna affidandosi al lavoro della nuova figura di progettista grafico. Alcuni celebri esempi sono stati quello dell’Olivetti di Ivrea, azienda fondata sulle idee forti ed anticonformiste dell’imprenditore Adriano Olivetti tradotte poi in segno grafico da Giovanni Pintori che ha saputo creare un’immagine prestigiosa e vincente sul mercato. Furono molte le altre imprese quali ad esempio la Rinascente, la Pirelli e poi AGIP/Eni, che agirono seguendo l'esempio della ditta piemontese. Caratteristica fondamentale dei nuovi marchi che nacquero in questi anni è la spiccata componente culturale derivata dalle nascenti collaborazioni tra grafici e illustratori che seppero dare forza all’identità visiva tramite sperimentazione, sensibilità e registri stilistici innovativi e molto personali. Tra questi vanno ricordati gli svizzeri Lora Lamm e Max Huber e gli italiani Erberto Carboni, Pino Tovaglia, Giulio Confalonieri, Ilio Negri, Michele Provinciali e Albe Steiner che hanno avuto come centro una Milano influenzata dalle culture visive del Nord Europa e dalla Svizzera. Altre influenze importanti sono state la ricerca di nuove metodologie della visione, l’interesse per le estetiche programmatiche e l’arte cinetica vicina all’idea di progresso che si sviluppò in questi anni ad opera del gruppo T e del gruppo N.

“La grafica diviene uno strumento di indagine, un metodo empirico con il quale verificare gli intenti dell’esperienza visiva unendo la fruibilità pratica alla fruibilità estetica tramite immagini anticipatorie.”

Bruno Munari, Arte come mestiere, Universale Laterza, 1977 p. 54


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Durante i dibattiti che animarono la comunità dei grafici italiani nel corso degli anni ‘60 si cercò di creare un sistema di regole di qualificazione dell’identità visiva e di stabilire un metodo progettuale specifico denominato disegno coordinato. Durante gli anni ’70 il concetto di immagine coordinata si estese non più solo ad aziende ma anche a partiti politici, amministrazioni locali, piccole e grandi associazioni, istituzioni ed eventi culturali. In seguito questo modus operandi progettuale ha acquisito sempre più importanza dimostrata dal fatto che il premio Compasso d’Oro (riconoscimento assegnato dall’ADI), è stato spesso attribuito a progetti di Corporate Identity.

ADI: Associazione per il Disegno Industriale

Nel corso degli anni si ha assistito ad una rapidissima nascita di marchi o esempi di identità dinamiche, flessibili, generative che, a mio avviso, creano confusione, una sorta di overdose che va a scapito di quelle che dovrebbero essere la funzione e lo scopo di un marchio, ovvero l’identificazione. Si potrebbe affermare che tale “disorientamento” sia nato con le nuove diffuse strategie commerciali di branding in controtendenza al progetto grafico.

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2. La grafica di pubblica utilitĂ

1

2

1- VIII Triennale di Milano, identitĂ visiva, M. Huber, A. Steiner, 1947

2- Manifesto per Barilla, E. Carboni, 1950

3

3- Manifesto per Olivetti, G. Pintori, 1950


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6

4-Manifesto per Olivetti, M. Huber, 1954

5-Manifesto per Olivetti, G. Pintori, 1963

6- Pagina pubblicitaria per Mobilia, G. Confalonieri, I. Negri, 1961

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2. La grafica di pubblica utilità

2.2 La grafica di pubblica utilità

Analisi del termine

GRAFICA DI PUBBLICA UTILITÀ l’impegno, la volontà etica, la necessità di espressione e diffusione di informazioni con scopo culturale e sociale per un ampio numero di utenti.

aggettivo con duplice valenza di significato; con riferimento alla committenza rappresentata da enti, istituzioni o amministrazioni pubbliche e ai fruitori, il pubblico dei cittadini.

La definizione grafica di pubblica utilità è stata introdotta per la prima volta da Albe Steiner negli anni ’60 nel testo “La grafica negli enti pubblici” che si pone come vero e proprio manifesto e guida per i progettisti attivi in questo settore. Steiner ha avuto come “missione” quella di sviluppare un’etica sociale presso tutti i:

“Grafici che sentano responsabile il valore della comunicazione visiva come mezzo che contribuisce a cambiare in meglio le cose peggiori.”

La grafica di pubblica utilità si è sviluppata in Italia nel corso degli anni ’70. Non vi è stato alcun corrispettivo della disciplina nel resto del mondo ad eccezione di Inghilterra ed Olanda dove si è diffusa, forse inconsapevolmente, un genere simile di counicazione messa in pratica sulla base dei medesimi principi etici e sociali.

ALBE STEINER (1913–1974) grafico italiano di origini bulgare

dall'articolo Oggi è già domani Lineagrafica N°6, novembre-dicebre 1973


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“È più giusto occuparsi dei problemi sociali, più che dei problemi individuali. I problemi sociali riguardano la collettività, la quale è qualcosa che è sempre esistito e che esisterà sempre finché ci saranno individui. La crescita culturale della collettività dipende da noi come individui, dipende da quello che diamo alla collettività. Noi siamo la collettività.”

Bruno Munari, Fantasia, Edizioni latreza, 1977 p.121

Questo aspetto etico in Italia assume fondamentale importanza in quanto oltre ad un movimento progettuale diviene una vera e propria ideologia, sostenuta da dibattiti teorici e documentata da iniziative, convegni, seminari, riviste e mostre. Lo sviluppo della disciplina della grafica di pubblica utilità in Italia è strettamente legato al contesto storico/sociale in cui è nata e si è diffusa. La dirigenza di amministrazioni di centro/sinistra particolarmente attente e sensibili alle necessità dei cittadini hanno promosso la realizzazione di significativi interventi progettuali per la sfera pubblica in aree geografiche secondarie (Aosta, Pesaro, Urbino, Matera…) Nonostante questo primo sviluppo l’Italia ha poi manifestato un ritardo rispetto ad altri paesi del Nord Europa. Le cause principali sono state probabilmente la mancanza di risorse economiche delle amministrazioni e istituzioni locali oltre che l'assenza di centri di formazione e scuole specifiche destinate alla preparazione di figure professionali del settore. Nel corso degli anni, pur mantenendo invariate alcune peculiarità, la grafica di pubblica utilità ha subìto numerosi cambiamenti e modifiche. Per questo motivo risulta dfficile fare un’analisi lineare e definitiva di questo particolare ambito della comunicazione, seppur abbia rappresentato un importantissimo campo d’azione per molti progettisti.

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2. La grafica di pubblica utilità

Oggi risulta difficile continuare ad utilizzare la denominazione grafica di pubblica utilità per il carattere abbastanza desueto che ha assunto e noto solo a pochi “addetti ai lavori” ed a causa della carenza di informazioni a livello bibliografico. Sarebbe inoltre necessario ripensare ad un’intera area disciplinare fondamentale non totalmente traducibile con la più ampia definizione anglosassone Information design. Si potrebbero distinguere i differenti livelli di azione della grafica di pubblica utilità; tra i quali di maggior importanza sono i sistemi di segnaletica (wayfinding) all’interno di strutture pubbliche come aeroporti, stazioni ferroviarie e ospedali.

Gli sviluppi e le tappe fondamentali in Italia

FINE ANNI ’60 Albe Steiner sviluppa insieme agli studenti del corso Superiore di arti grafiche di Urbino alcuni progetti sperimentali per la municipalità che riguardano la progettazione grafica con particolare attenzione per la funzione sociale.

DAL 1968 proliferazione di progetti, promulgazione di leggi nazionali riguardanti le autonomie locali a cui vengono concessi fondi alle regioni per la gestione locale di servizi pubblici. Questo provvedimento è risultato fondamentale per enti ed istituzioni che hanno voluto la creazione di una propria identità visiva

CATTOLICA, 1984 Biennale della Grafica di Pubblica Utilità, “Propaganda e cultura: indagine sul manifesto di pubblica utilità dagli anni Settanta ad oggi” prima e ultima esperienza in cui vengono invitati teorici e progettisti quali Massimo Dolcini, Giovanni Lussu, Omar Calabrese e Giovanni Anceschi per confrontarsi e dibattere su tematiche riguardanti la disciplina


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RAVENNA, 1987 convegno Urbano visuale in cui si dibatte rispetto gli aspetti di pubblico e privato; Anceschi adotta il termine rimescolamento per evidenziare i confini poco distinti tra le due discipline

PARIGI, CENTRE GEORGES POMPIDOU, 1988 esposizione Images d’utilité publique in cui vengono presentati progetti di comunicazione pubblica provenienti da differenti aree geografiche

AOSTA, 1989 Giovanni Anceschi, Giovanni Baule e Gianfranco Torri, definiscono e firmano la “Carta del progetto grafico” , documento che afferma l’importanza, la necessità e l’autonomia della grafica in sette punti sintetici

STRASBURGO, 1995 pubblicazione del catalogo della mostra Grafica Utile, curato da Luciano Cheles, che raccoglie una serie di manifesti su temi sociali e culturali

ANCONA, 1998 I edizione del convegno “Grafica Utile. La comunicazione di Pubblica Utilità”

ANCONA, 2004 II edizione del convegno “Grafica Utile. La comunicazione di Pubblica Utilità dal 1998 al 2004”

URBINO, 2006 convegno “Comunicazione per tutti. La grafica di Pubblica Utilità”.

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2. La grafica di pubblica utilità

La grafica al servizio della cultura

“Comme l’architecture, l’écriture remplit une fonction indispensable à la cité, mais aussi une autre, intrinsèque celle-là, de canon de formes esthétiques. Conjuguée avec l’architecture, elle potentialise cette fonction au profit mutuel des deux partenaires. Moyen d’identification indispensable, elle permet aussi bien d’affirmer: Me voici! (non pas le bâtiment, mais l’entreprise X) que: ‘Consacré aux arts’ ‘A la justice’ ‘Au peuple’. Dès que l’écriture se fait monumentale, elle doit renoncer à toute affirmation banale ou superficielle. La communication en architecture ne se limite pas à ces besoins de représentation ou d’identification, elle peut fort bien aussi mettre en évidence les, services que se rendent au sein d’une trame visuelle commune l’art graphique et l’architecture.”

“Come l’architettura, la scrittura svolge una funzione essenziale per la città, ma anche un’altra, intrinseca a quest’ultima, riguardante le forme estetiche. Congiunta all’architettura, la scrittura ne potenzia la funzione di mezzo d’identificazione indispensabile, permette anche di affermare: ‘Ecco! (non è l’edificio, ma la società X) che: “consacrato alle arti’ ‘alla giustizia’ al popolo. Una volta che la scrittura è monumentale, deve rinunciare a qualsiasi affermazione banale o superficiale. La comunicazione in architettura non si limita a questi bisogni di rappresentazione o d’identificazione, la scrittura può anche mettere ben in evidenza i servizi che costituiscono una trama visiva, un quadro visivo comune tra l’arte grafica e l'architettura.”

W. Herdeg,

Archigraphia, Architectural and environmental graphics The Graphis Press, Zurich 1978 publication N°152 p.127


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Sulla base di tale affermazione riguardante la scrittura è possibile affermare che questa, intesa non solo a livello tipografico ma nella più ampia definizione di segni e simboli, riveste un ruolo fondamentale nell’identificazione di edifici o strutture e non solo. La progettazione grafica, intesa come un linguaggio, risulta perciò ad un livello superiore a qualsiasi altra disciplina in quanto ha lo scopo e funzione di indicare, descrivere e interpretare informazioni complesse riducendole a una forma visiva riassuntiva e comprensibile.

“One of the great attractions of graphic design is how it can bring you into contact with so many other fields of practice, areas of expertise and interesting subjects. As it is a staple ingredient in most forms of visual communication.”

dall'articolo Why must we give them fixed identities? Nick Bell + various designers eyemagazine.com Autumn 2004, issue 53

“Una delle grandi attrazioni della progettazione grafica è come questa può portarti a contatto con tanti altri campi di pratica, aree di competenza e di argomenti interessanti. Così come è un ingrediente di base nella maggior parte delle forme di comunicazione visiva.”

Nella società odierna, in cui il potere delle immagini ha assunto talmente tanto valore, è fondamentale e difficile riuscire a produrre identità visive che veicolino un significato fisso senza cadere in copie o forme simili ad altre già esistenti. Il comptito di un buon progettista dovrebbe essere quello di rendere unico un segno, caricandolo di significati. Non mancano casi in cui brands e marchi si sono radicati nel panorama visivo collettivo occidentale assumendo un valore iconico e di immediata riconoscibilità da parte delle masse. Nel dibattito riguardante il ruolo della figura del graphic designer è stata fatta distinzione tra coloro che progettano per “vendere” e chi finalizza il proprio lavoro al “fare comunicazione.” 028 _ 029


2. La grafica di pubblica utilità

A mio parere spetta a chi ha il compito di comunicare di intraprendere scelte sul “modo” sul “come fare” , se in maniera superficiale o, analizzando e comprendendo i contenuti da trasmettere. Nonostante il design grafico risulti un’attività per certi aspetti di tipo commerciale, questa spesso opera in ambiti culturali come quello delle arti. Recentemente si è assistito all’introduzione di tattiche commerciali” anche per la promozione in ambito culturale; ad esempio con la produzione di campagne aggressive.

“(…) are there values in identity design other than corporate values? Is the experience of an art gallery fundamentally different to the experience of a supermarket?”

dall'articolo Why must we give them fixed identities? Nick Bell + various designers eyemagazine.com

Thomas Frank warned us about this in 1997 in Adbusters when he wrote: “If we continue to allow business to replace civil society, advertising will replace cultural functions normally ascribed to writers, musicians and artists.” “(...) Ci sono valori nella progettazione di identità oltre a quelli aziendali? È l'esperienza di una galleria d'arte fondamentalmente diversa da quella di un supermercato? Thomas Frank ci ha messo in guardia riguardo a questo quando nel 1997 scrisse: “Se continuiamo a permettere alle imprese di sostituire la società civile, la pubblicità sostituirà le funzioni culturali normalmente attribuiti a scrittori, musicisti e artisti.”

La realizzazione di brands destinati a rappresentare enti culturali è un’attività abbastanza recente e complessa. Le opere d’arte e le collezioni esistono, hanno storia e valenza per sé stesse e non gli si può attribuire superficialmente un marchio inventato rapidamente.

Autumn 2004, issue 53 THOMAS FRANK analista politico americano, giornalista ed editorialista per Harper e Wall Street Journal


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“Identity is the natural outgrowth of a complex set of standards and traditions, not something that can be applied to the outside, like a brand.”

dall'articolo Why must we give them fixed identities? Nick Bell + various designers eyemagazine.com

“L'identità è la conseguenza naturale di un insieme complesso di norme e tradizioni, non qualcosa che può essere applicato esternamente, come un marchio.”

Autumn 2004, issue 53

Il progetto per il pubblico non riguarda solo enti culturali ma anche istituzionali, come ad esempio l’identità visiva di un governo o la rappresentazione di un potere politico. Tale genere di commissione implica una ripercussione mediatica ed un livello di responsabilità importanti da parte del progettista. Per questo si sono spesso sollevati dibattiti riguardanti il livello di apertura alla partecipazione a concorsi per la realizzazione di loghi o marchi destinati ad enti pubblici. L’Italia costituisce un modello di riferimento per altri paesi per quanto riguarda il tema dei beni culturali. Nel corso degli ultimi dieci anni si è assistito ad un grande cambiamento di quelli che sono considerati i luoghi della cultura ovvero musei, siti archeologici, enti culturali, conservatori, archivi e biblioteche. Questo cambiamento, determinato dall’aumentata domanda del prodotto culturale, ha alimentato l’interesse delle istituzioni culturali nei confronti della comunicazione visiva. La disciplina della grafica non va sottovalutata o considerata come un accessorio in quanto svolge un ruolo fondamentale per la realizzazione di sistemi d’identità visive e diffusione di informazioni presso il pubblico ed ottenere maggiore visibilità all’interno della società. Comunicare la cultura e permettere ai fruitori di conoscere ed entrare in contatto con un patrimonio che gli appartiene è un dovere delle istituzioni. Indipendentemente da fattori esterni quali, dimensione, autori del progetto e città in cui è stato sviluppato, ciò che realmente conta è il processo di realizzazione, la sua valenza e se ha raggiunto il suo scopo comunicativo.

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2. La grafica di pubblica utilitĂ

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7- Periodico E.P.T. di Milano, I. Negri, 1973 8- Manifesto XV triennale di Milano, G. Confalonieri, 1973

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9- Manifesto per l'Associazione Amici Museo Poldi Pezzoli, G. Iliprandi, 1975

10- Marchio isole Eolie, M. Castellano, 1976


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11- Manifesto per centro fotografico M. Dolcini, Pesaro 1979 12- Marchio Museo Poldi Pezzoli

13- Manifesto per la Galleria Civica del Comune di Modena,

14- XVII Triennale di Milano I. Lupi, 1983-1988

G. Iliprandi, 1986

I. Lupi, 1981 032 _ 033


2. La grafica di pubblica utilità

La cultura parlante

“Bisogna che i monumenti cantino. È necessario che essi generino un vocabolario, creino una relazione, contribuiscano a creare una società civile. La memoria storica, infatti, non è un fondo immobile in grado di comunicare comunque, bisogna sapere come farla riaffiorare, va continuamente rinarrata. Anche perché, se il patrimonio storico, culturale, non entra in relazione con la gente, declinando linguaggi diversi e parlando a tutti, rischia di morire, incapace di trasmettere senso e identità a una comunità.”

Paul Valéry Cahiers, 1921

La comunicazione visiva dovrebbe occuparsi del dialogo tra il patrimonio artistico presente sul territorio ed il cittadino con lo scopo di maturare in quest’ultimo consapevolezza di un’identità comune da cui trarre elementi di crescita, di cui essere fiero e diffonderne le conoscenze. Oggigiorno, in seguito ai grandi mutamenti che hanno coinvolto il sistema dei ben culturali e la loro fruizione e gestione, la visibilità è la caratteristica fondamentale su cui si sviluppano o tendono a farlo, i progetti di identità visiva. Sempre più dirigenti ed amministratori di enti e istituzioni cultuali cercano di far emergere dai progetti commissionati tale visibilità impiegando anche grandi investimenti.

“La grafica contribuisce a conferire esistenza alle strutture della società.”

La città senza nome, Segni e Segnali nella metropoli moderna, Roma, 1994

Le immagini dovrebbero essere immediate, elementi in grado di raggiungere un ampio pubblico, contenitori di significati e non codici ermetici comprensibili solo ad una stretta cerchia di persone. Alcuni grafici eseguono lavori autoreferenziali, è importante invece che ci sia dialogo tra i progetti e gli utenti e, se necessario, una collaborazione tra le due parti.


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Nel progettare ed organizzare la comunicazione riguardante spazi di uso pubblico è importante tenere conto delle problematiche di ordine culturale e tecnologico. In particolare in un’epoca in cui il territorio ha subìto parecchie trasformazioni che hanno causato la scomparsa della relazione tra luogo e cittadino, della memoria urbana e di conseguenza quel “vivere la città” che precedentemente ha caratterizzato i nuclei cittadini italiani. Tali processi e cambiamenti hanno provocato la nascita di immagini identitarie superficiali, a metà, o mal realizzate che non rispondono del loro scopo primo; ovvero la comunicazione rischiando di produrre false identità ed una conseguentecomunicazione errata o poco efficace. In questo frangente la comunicazione risulta fondamentale per migliorare concretamente la vita degli abitanti a livello funzionale ed estetico. Alcune istituzioni non reputano che la comunicazione debba essere pianificata, organizzata e controllata per questo non ne affidano la progettazione a professionisti. In realtà non sono necessarie prescrizioni o commissioni amministrative per la realizzazione di sistemi di segnaletica urbana o altri elementi comunicativi che riguardano una città. Una buona conoscenza della storia del territorio e del suo patrimonio sono molto più significativi ed utili alla buona organizzazione e diffusione delle informazioni. È necessario adottare un approccio di tipo multidisciplinare che permetta una visione globale delle problematiche a livello, urbanistico, storico, culturale e socio-economico.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese 3.1 Lecco

3.2 Si.M.U.L.

Breve storia

Logo attuale Interviste Storia

3.3 Villa Manzoni Museo Manzoniano Galleria Comunale d’Arte

3.4 Palazzo Belgiojoso Museo Archeologico Museo di Storia Naturale Museo Storico

3.5 Torre Viscontea

3.6 Palazzo delle Paure



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3.1 Lecco

“Lecco, la principale di quelle terre, e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città …”

Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, 1840

Il toponimo Lecco, probabilmente celtico, si collega a Lech o Loch che significa lago. Conosciuta come la città del Manzoni, Lecco si trova sul Lago di Como, a circa a 55 km dalla più estesa Milano. Lecco è capoluogo dell'omonima Povncia, confina a NordOvest con la provincia di Como, a Nord-Est e con la Provincia di Sondrio, Est con la Provincia di Bergamo e a Sud con la Provincia di Monza e Brianza. Circondato da altri numerosi Comuni, quello di Lecco conta più di 47 mila abitanti ed è in costante crescita. É qui che tra il lago ed i monti, Alessandro Manzoni ambientò in atmosfera Seicentesca il suo celebre romanzo pubblicato per la prima volta nel 1827. Questo mito letterario per oltre un secolo non venne affatto speso sul piano turistico, ma solo su quello interno, come elemento d’identità e orgoglio municipalistico.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

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1- Fotografia di Lecco, 1900

3- Fotografia di Lecco, 2013

2- Veduta di Lecco da Malgrate

4- 20 vere fotografie, 1920

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5- Stemma Longhi Cavazzi della Somaglia, 1700 ca. 6- Ponte Azzone Visconti, 1950 ca.


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7- Vedute di Lecco, 1900 8- Lecco, Monumento Alessandro Manzoni, 2013

9- Lecco, Monumento Alessandro Manzoni, 1900 10- Cartolina, 1910 ca.

12- Centro commerciale Le Meridiane 13- Stemma di Lecco

11- Partic. costume di Lucia, 1939 038 _ 039


3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Breve storia

La storia di Lecco risale alla Prima Età del Ferro, gli scavi dei Musei Civici di Lecco hanno portato alla luce un sito di produzione metallurgica risaletnte al II secolo a.C. Gli scarsi ritrovamenti archeologici d'Età romana fanno escludere l'ipotesi di alcuni storici della presenza di una città romana fondata nel 95 a.C Durante l'Alto Medioevo la zona dei dintorni di Lecco acquista una notevole importanza militare. Punto nodale di diverse vie che mettevano in comunicazione tra la Lombardia ed i territori d'Oltralpe, la regione diviene teatro di scontri. Il sistema fortificato di Lecco Castrum Leuci diventa sede dei carolingi e nel 960 Lecco fu sottoposta alla signoria dell'Arcivescovo di Milano. Per tutto il Medioevo il nome di Lecco non indica un particolare centro abitato, ma comprende zona più ampia. Nel 1117, durante il periodo comunale, scoppiò una guerra decennale che vide contrapposti molti paesi dei laghi di Como e di Lugano contro Milano, di cui Lecco era alleata. Nel 1296 Lecco rimase coinvolta nelle lotte tra le potenti famiglie milanesi che ne causarono la distruzione. Lecco venne ricostruita e riconquistata da Azzone Visconti che promosse un'opera di fortificazione del borgo. Dal 1073 al 1757, la Comunità Generale di Lecco costituì un piccolo staterello autonomo inserito nel più grande Ducato di Milano. Negli stessi anni la cittdina e tutto il territorio lombardo furono afflitti da carestie e pestilenze ben documentate e descritte da Manzoni ne I Promessi Sposi. Nel 1746 la Lombardia passò sotto dominio Asburgico e nel 1784 la cinta muraria che proteggeva il territorio venne distrutta secondo le riforme di Giuseppe II d’Asburgo Lorena. Tra il 1799 e il 1800 si svolsero gli scontri noti come battaglie di Lecco che portarono alla conquista di Milano da parte degli austriaci ed in seguito dei francesi .


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Nel 1814 con la sconfitta di Napoleone, le truppe austriache ripresero il controllo del territorio abolendo ogni istituzione francese e suddividendo Lecco in tanti piccoli comuni in seguito riaccorpati nel 1823 durante il ventennio fascista. Con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto sotto il controllo austriaco si ebbe un fenomeno di sviluppo, ammodernamento e diffusione di benessere socio-economico. In particolare la prosperità produttiva in ambito siderurgico e metallurgico diede origine ad industrie locali che fecero di Lecco uno dei principali centri di produzione che domineranno il mercati italiano per tutto il XX secolo. Nel corso del Risorgimento lombardo, Lecco ebbe un ruolo importante ed in seguito alle Cinque Giornate di Milano e con il crollo del governo austriaco, venne costituito un governo provvisorio Lombardo e Lecco venne riconosciuta come città. Nuovamente declassata a Borgo, con il ritorno degli autriaci nel 1859, Lecco riottenne il riconoscimento di Città con la costituzione dell’Unità d’Italia Durante il primo ventennio del 1900 il territorio subì un ampliamento urbano con l’aggregazione di comuni limitrofi. La città si sviluppò di pari passo con il resto del paese italiano, fu centro di aspre lotte sindacali per il miglioramento delle condizioni lavorative negli stabilimenti tessili sorti nel corso del secolo precedente. Durante il periodo tra i due conflitti mondiali dovette pagare un enorme tributo di sangue. Furono molti i caduti ricordati nei numerosi monumenti presenti in città. Tra il settembre del ‘43 e l’aprile del ‘45 Lecco si distinse nella resistenza e nel 1976 la città è stata insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni durante la Seconda Guerra Mondiale. Attualmente la città non detiene il primato di produttività in ambito metallurgico, seppur alcune industrie abbiano conservato la loro sede sul territorio. Si sono diffuse e sviluppate sono soprattutto di tipo commerciale e turistico favorite dalla collocazione geografica della città e dalla presenza del lago e delle montagne.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

3.2 Si.M.U.L.

Costituito nel 2010, il Sistema Museale Urbano lecchese è un’istituzione culturale che riunisce e coordina i quattro musei presenti nella città.

Il Sistema Museale Urbano Lecchese (SiMUL), è il Settore del Comune di Lecco che, al servizio della Comunità lecchese e del suo sviluppo, compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali delle comunità lecchesi e del loro ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e le espone a fini di studio, educazione e diletto. Ha autonomia scientifica e di progettazione culturale.

Regolamento del Sistema Museale Urbano Lecchese Articolo N°2

Il SiMUL si propone di studiare e valorizzare il patrimonio culturale e ambientale del Lecchese, e cioè l’insieme delle testimonianze del passato che abbiamo ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto, e di favorire la conoscenza di questo bene collettivoricevuto in eredità da tutti i residenti del territorio.

I direttori dei musei, dopo Vercelloni, il fondatore sono stati, Antonio Balbiani, nominato, dal 1963 Conservatore Onorario e, dopo di lui, dal 1979 Gian Luigi Daccò

EX Segretario e Vice Presidente ICOM Italia e professore di

Dal 2011 la Dott.ssa Barbara Cattaneo è direttrice del Polo di Villa Manzoni, della Torre Viscontea e del Palazzo delle pure; il Dott. Mauro Rossetto si occupa del nucleo di Palazzo Belgiojoso.

museologia in corsi universitari.


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Il Sistema si articola in:

Villa Manzoni museo Manzoniano galleria comunale d’arte, sezione separata d’archivio fototeca, biblioteca specializzata

Palazzo Belgiojoso museo archeologico museo di storia naturale museo storico civico planetario

Palazzo dalle Paure sezione di arte contemporanea grafica e fotografia spazi espositivi sala conferenze

Torre Viscontea

spazi espositivi

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Durante il 2000 sono stati stabiliti dalla Regione Lombardia 12 standard minimi per il riconoscimento di nuclei o raccolte museali. Questo riconoscimento, se ottenuto, permette l’accesso a maggiori finanziamenti e l’ottenimento del logo dei Musei della Regione Lombardia da presentare sul materiale destinato alla comunicazione e sugli intestati Tale processo di riconoscimento ha come obiettivo quello di potenziare progressivamente le attività di conservazione, ricerca, valorizzazione e promozione che gli istituti museali svolgono, nonché la loro capacità di offerta e visibilità nei confronti del pubblico. Purtroppo il Si.M.U.L. ha perso nel 2007 il riconoscimento della Regione a causa dei problemi riscontrati nella struttura architrttonica dell’edificio di Villa Manzoni a cui si sta cercado una soluzione.

Musei Civici, Lecco

Dal Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia

è riconosciuto provvisoriamente come museo poiché soddisfa nelle linee fondamentali i requisiti minimi. Per ottenere il riconoscimento definitivo il museo: - deve proseguire gli interventi di messa a norma delle sedi, con particolare riferimento all’avvio dei lavori programmati a Villa Manzoni e il completamento dei lavori a Palazzo Belgiojoso.

supplemento straordinario Milano 23 novembre 2004


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Logo attuale

Il logo del Sistema Museale Urbano Lecchese è stato realizzato nel 2008 con la costituzione del Sistema e l'approvazione del relativo Regolamento. L’acronimo Si.M.U.L. è stato ideato dall’allora direttore Gian Luigi Daccò ed è stato scelto perché

“Simul in latino significa insieme; in particolare

Gian Luigi Daccò, 16 dicembre 2013

Simul stabunt vel simul cadent significa come insieme staranno così insieme cadranno.” Per quanto riguarda l'aspetto grafico l'attuale logo risulta molto semplice; la lettera S include tutte le iniziali del Sistema, per dare un senso di contenimento e trasmettere l’idea di lavoro in sinergia che è alla base di un sistema museale. Il colore blu della S vuole richiamare quello del lago.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Interviste

Per comprendere meglio la situazione del Sistema Museale Lecchese sono satete rivolte alcune domande alla Dott.ssa Barbara Cattaneo e al Professore Gian Luigi Daccò

QUALI SONO I PRINCIPALI FLUSSI DI VISITATORI ANNUALI E QUAL È IL MUSEO MAGGIORMENTE VISITATO ?

B.C. L'anno passato i musei hanno accolto 55 mila visitatori. Il polo maggiormente visitato è Villa Manzoni con circa 30 mila visite all'anno.

G.L.D. Nel 2009 il numero dei visitatori dei musei in generale è stato di circa 61 mila persone. Le visiste sono incentivate dagli eventi culturali e dalla centralità dei Promessi Sposi nel sistema scolastico italiano.

QUAL È IL TARGET DEI VISITATORI ? Le visite sono effettuate per la maggior parte da scuole con fini didattici o gruppi o rganizzati ad esempio di anziani o turisti.

I VISITATORI COME VENGONO A CONOSCENZA DEL SI.M.U.L. E DEI MUSEI CHE COMPRENDE ? I veicoli tramite cui i visitatori vengono a conoscenza del Si.M.U.L. sono in primo luogo internet e la documentazione cartacea, tramite il canale scolastico, l’insegnamento e il passaparola.


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SECONDO LEI COSA POTREBBE APPORTARE UN MAGGIOR FLUSSO DI PERSONE ? Una maggiore comunicazione, la ristrutturazione dei locali dei musei e l’introduzione degli adeguati servizi e spazi destinati al pubblico come coffeshop, bookshop e spazi retinati ai laboratori.

I mezzi sono molti: una migliore comunicazione, soprattutto nei centri di smistamento dei turisti come aeroporti e stazioni... Pensa soltanto all’aeroporto di Orio al Serio, distante da Lecco solo 30 chilometri, con un'adeguata comunicazione lì si potrebbero ottenere grandi risultati. Poi sono importanti gli avvenimentie le manifestazioni, senza continui avvenimenti la gente non torna a visitare i Musei. Quindi l’attività didattica per le scuole: si era arrivati ad oltre 3 mila studenti all’anno, oggi questa attività è cessata. Comunque non è tanto importante il numero dei visitatori ma la qualità della visita che si propone”

A CHI È AFFIDATA LA COMUNICAZIONE DEL SISTEMA MUSEALE E DEGLI EVENTI CULTURALI ? Dipende, dalle circostanze, e se sono disponibili i finanziamenti; in ogni caso il lavoro viene affidato a studi esterni la cui scelta è relativa in base sempre al genere di evento e alle spese da sostenere.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Storia dei Musei Civici Lecchesi

L’attività dei musei civici comprende molteplici campi disciplinari ed è stata svolta a diversi livelli mutando nel tempo. La nascita dei musei lecchesi può essere datata nel 1888, quando Carlo Vercelloni espose le proprie collezioni sulla base del concetto di heimatmuseum, ovvero un museo del territorio multidisciplinare e dalle forti valenze didattiche. La creazione delle istituzioni museali è stata possibile grazie all’iniziativa di personalità importanti della cultura scientifica e dell’imprenditoria cittadina quali l’onorevole Mario Cermenati (1868–1924), il geologo Antonio Stoppani (1824–1891) e l’archeologo Antonio Magni (1844-1933). Furono costituiti un Comitato Promotore per l’istituzione di un museo civico ed una prima Commissione di Vigilanza costituita da membri desinati dal consiglio comunale e presidiata alternatamente dagli assessori alla cultura o dal sindaco.

“...L’interese della scienza ed interessi morali e materiali per la Città Nostra ed il Circondario di cui è capoluogo, fanno invece desiderare che tutti gli avanzi dell’antichità rimangano vicino ai posti di ritrovamento e siano messi a disposizione degli studiosi e visitatori...”

All’epoca l’ideologia dominante delle nuove teorie pedagogiche d’impronta positivista consideravano i materiali museali un ottimo strumento d’insegnamento; non a caso, la sede del museo venne trasferita nel 1889 presso l'itituto tecnico cittadino in seguito ad una convenzione con il Comune. Nel 1916 il Comune di Lecco acquistò tutte le collezioni zoologiche rimaste di Vercelloni il quale venne nominato DirettoreConservatore del Museo Civico

dal programma dei Musei Civici Lecchesi 20 settembre 1900


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In questo primo periodo di attività dei musei erano assenti le collezioni riguardanti le arti figurative visto il grande interesse scientifico diffuso all'epoca. Dieci anni dopo il museo fu trasferito a Palazzo Belgiojoso dove, nonostante il vasto numero di locali di cui disponeva all'epoca, fu possibile istituire solo tre sezioni (zoologica, mineralogica-paleontologica e archeologica) e la biblioteca. I Musei Civici si posero come custodi della memoria storica artistica naturalistica, dell’identità del territorio lecchese, strumento di divulgazione e documentazione secondo una concezione in anticipo sui tempi rispetto le esistenti collezioni autoreferenziali ed erudite esistenti. Tale ideologia si concretizzò con l’ipotesi della creazione di un archivio storico e di una biblioteca specializzata accanto agli allestimenti e altri depositi.

“Un museo non è mai, anche il più modesto, un semplice ricovero di materiali ma un’immagine della città che l’ha prodotto, un documento storico, che, come tale, deve essere letto.”

dal programma dei Musei Civici Lecchesi 20 settembre 1900

Questo genere d’impostazione di museo del territorio verrà mantenuta fino agli anni del fascismo in cui muterà verso uno stile puramente celebrativo dell’ideologia nazionalistico e patriottica e materiali e documenti assumeranno i valore di feticci evocativie cimeli. Questo assetto fu adotatto soprattutto nell’allestimento del Museo Storico della Torre Viscontea aperto nel 1934. Alla morte di Vercelloni, avvenuta nel 1932, nessuno prese il suo posto e cominciò un periodo di manifestato disinteresse per i musei in tutta Italia. Purtroppo nel corso degli anni il rapporto tra la città e gli studiosi dei diversi settori è stato abbandonato a causa di un generale disinteresse per il patrimonio culturale che si aggraverà alla fine della guerra.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Le attività di donazione, pubblicazione scientifica e gli scavi archeologici si interruppero, l’archivio storico rimase irrealizzato ed i quadri delle collezioni artistiche dislocati in vari locali pubblici e conservati malamente. Alcuni locali di Plazzo Belgiojoso furono occupati dalla Scuola Speciale fino al 1975 o utilizzati per ospitare le scorte destinati agli sfollati in seguito alla Prima Guerra Mondiale. L'assenza di registri d’ingresso e la superficialità dei criteri dell’inventario dimostrano la totale disorganizzazione e malcuranza del materiale.

“...il visitatore anche sprovveduto trae quindi la convinzione che un museo sia in sostanza la succursale delle soffitte, anzichè un fatto di cultura visiva (...) finisce per definire il museo come il regno della polvere e delle cose che non parlano agli occhi e agli orecchi dei giovani.”

Anche dal punto di vista architettonico le sedi museali in particolare di Palazzo Belgiojoso e della Torre Viscontea subirono un lento degrado tanto da non ricevere più neanche l’ordinaria manutenzione. Solo l’attività di buona volontà di appassionati e dei custodi risolverà il vuoto causato dall’assenza di personale scientifico e di qualsiasi figura tecnica. Nel 1963 si inizia ad avvertire un segnale di cambiamento con la nomina da parte del Comune di un Conservate Onorario individuato una persona di Antonio Balbiani. Affiancato dalla Commissione di Vigilanza costituita dai vari esperti nei diversi settori avrà la responsabilità della conduzione dei Musei Civici. Con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici di Milano è stato avviato un programma di recupero e restauro delle opere che vennero finalmente catalogate.

dall'articolo Dal disordine si salva la resistenza Aroldo Benini, 1970


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

La nuova direzione scientifica realizzò un nuovo progetto di ristrutturazione generale dei diversi settori mussali e l’avvio di attività d’inventariazione e catalogazione di tutto il patrimonio museale fiono a quel momento totalmente assente. Questa prima realizzazione di sistemazione dei Musei civici ha dato la spinta per proseguire anche nella riqualifica della collezioni archeologico e naturalistiche e delle raccolte storicodocumentarie di palazzo Belgiojoso. Tra gli anni ’60 e ’70 gli spazi museali si sono ampliati con l’acquisizione da parte del Comune di Villa Manzoni e l’inaugurazione nel 1965 all’interno di questa della Galleria Comunale d’arte. Successivamente è stata ricavata dalla sala del corpo di guardia al piano terra della Torre Viscontea una stanza destinata ad ospitare esposizioni temporanee. Fondamentale per il rilancio dei Musei Lecchesi è stato il Programma Generale di Riqualificazione elaborato dal nuovo Conservatore nel novembre 1979. Questo stabiliva attività con precise finalità per giungere a rinnovare l’identità dei Musei Civici mediante la loro ristrutturazione complessiva. I principali problemi da risolvere sono stati la disomogeneità dei materiali, lo stato di degrado delle sedi, l'insufficienza ed inadeguatezza del personale. È stata avviata l’attività di inventariazione e catalogazione per giungere ad una completa conoscenza del patrimonio.con molte difficoltà ed impiego di tempo soprattutto a causa della difficile reperibilità delle collezioni disperse nelle sedi differìnti e dalla necessità di predisporre un programma parallelo di restauri fino a quel momento mai attuati.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

3.3 Villa Manzoni

Villa Manzoni è situata nell'attuale quartiere del Caleotto, vicino al centro della Città ed è stata residenza principale dei Manzoni dal 1612 per quasi due secoli. Giacomo Maria fu il primo a fondare la potenza della famiglia Manzoni nel territorio lecchese.accumulando un’ingente patrimonio derivato dall'attività di fucine, opifici e altiforni e diventando il maggiore imprenditore siderurgico nel ducato di Milano. Successivamente, a causa della crisi risentita nella produzione del ferro, Pietro Antonio, bisnonno dello scrittore, si indirizzò sulla rendita fondiaria, investendo capitali in terreni. Ottenne dalla Corona di Spagna il feudo di Moncucco dove venne costruita l’abitazione oggi conosciuta come Villa Manzoni. L’abitazione era il centro di un vasta tenuta agricola coltivata a vite; ristrutturata dal nonno di Alessandro Manzoni, suo omonimo (1686-1742) e in seguito dal padre Pietro (1736-1807) che diede alla villa l’aspetto attuale. Alessandro Manzoni nacque il 7 marzo del 1785 a Milano daGiulia Beccaria, una delle figlie del celebre autore del sggio Dei delitti e delle pene. Nel 1818 Manzoni lasciò Lecco per raggiungere la madre a Parigi e vendette la Villa di famiglia con tutti gli altri beni a Giuseppe Scola, un ricco industriale serico. I motivi per cui lo scrittore volle abbandonare la tenuta sono tutt’ora poco chiari ma si è certi che Manzoni si dichiarò pentito da questa vendita.

Negli anni dello scrittore si deve immaginare che la villa sorgesse su una collina isolata e circondata da vigneti ma nel corso del tempo e con il mutamento convulso e disordinato dell’asseto urbano l’abitazione è stata completamente “inglobata” dalla città.


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Manzoni altri amanti

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Nell’Ottocento è stata costruita nei pressi della Villa la Ferriera del Caleotto, uno dei maggiori complessi siderurgici italiani dell’epoca, poi scomparso negli anni '80 del secolo scorso e sostituito dall’edificio progettato da Renzo Piano in parte destinato ad ospitare ad un Centro commerciale I successori dello Scola mantennero sempre l’aspetto originario degli ambienti così come moltissimi mobili e arredi originari nell'abitazione. Questa tradizione ha permesso di mantenere fino ad oggi nelle sale del Museo Manzoniano una suggestiva atmosfera di casa-museo, di dimora aristocratica ottocentesca. La struttura dell’abitazione, tipicamente neoclassica mostra una facciata scandita da modanature in arenaria. Si tratta di un edificio articolato in due piani, con due cortili interni, una cantina con i torchi da vino, una particolare neviera ed una piccola cappella privata di famiglia dove è sepolto il padre dello Scrittore. Adiacente all’edificio vi è tutt’ora il giardino da cui si accedeva al vasto fondo agricolo che circondava la villa era ai tempi destinato alla coltivazione di viti e gelsi per l’allevamento di bachi da seta. Il parco è stato poi ridotto in seguito all’edificazione di un Istituto Tecnico nel 1972. Villa Manzoni venne acquisita dal comune di Lecco nel 1965 ed aperta al pubblico l’anno successivo. Il Polo di villa Manzoni include, oltre la sezione dedicata alla storia del Manzoni e la galleria civica comunale, una biblioteca specializzata manzoniana che conta 21800 volumi tra cui circa 100 testate, comprese tutte le prime edizioni, esposte a rotazione in una delle sale. Nella Villa hanno inoltre sede la fototeca che custodisce circa 4 mila lastre e fotografie riguardanti il territorio di lecco, il luoghi manzoniani e le due Guerre. La Sezione Separata d’archivio, costituita nel 1981, raccoglie importanti testi e documenti di natura eterogenea riguardanti il territorio lecchese.


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14- Villa Manzoni, Sala I

16- Villa Manzoni, Sala VII

15- Villa Manzoni,

17- Villa Manzoni

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18- Villa Manzoni, Cappelletta

Galleria Comunale d'arte 054 _ 055


3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Museo Manzoniano

In struttura Neoclassica l’edificio ospita oggi una delle sedi dei Musei Civici Lecchesi. Si accede ai locali espositivi tramite la sala delle scuderie, vasto ambiente una volta adibito a stalla. Inizialmente detsinato ad ospitare esposizioni temporane attualmente risulta chiuso a causa dell’instabilità della struttura architettonica che dovrebbe subire una ristrutturazione. Gli ambienti del Museo Manzoniano si snodano nel pianoterra della Villa, luogo letterario per eccellenza. Il museo raccoglie dipinti, stampe, cimeli, autografi, costumi e le prime edizioni delle opere manzoniane. L’apparato didascalico fornisce informazioni sulle vicende familiari dello scrittore, il suo rapporto con Lecco, le sue opere, l’iconografia, l’evoluzione dei Promessi Sposi e la nascita del mito dei luoghi manzoniani attraverso dipinti, stampe e documenti. La maggior parte della casa ha conservato peculiarità architettoniche originali come il soffitto con travi a vista e decorazioni a tempera del Settecento, in stile pompeiano a stucco raffiguranti il ciclo delle stagioni. In alcuni locali sono ancora presenti pareti adornate da motivi a “grisaille” in calce, probabilmente commissionate da Manzoni in seguito al soggiorno parigino. Atre decorazioni raffigurano episodi tratti dalla letteratura della tradizione classica. Nelle diverse vetrine sono esposti lavori dello scrittore; dalla sua produzione teatrale, ai suoi lavori storici che documentano i fatti dell’epoca e la questione della lingua italiana oltre che poemi di carattere filosofico, storico e morale. In una delle ultime sale sono conservati alcuni esempi che dimostrano la popolarità di cui il romanzo godette in diversi ambiti come il teatro, il mondo dello spettacolo e la pubblicità dal 1827 sino ai giorni nostri.


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Galleria Comunale d’Arte

Il secondo piano della Villa ospita la Galleria Comunale d’Arte inaugurata nel 1938. Gli ambienti destinati alla pinacoteca hanno subìto importanti interventi di ristrutturazione e tutt’oggi le pareti sono rafforzate da strutture di sostegno. La collezione artistica del Patrimonio Comunale conta la ricchezza di oltre quattrocento dipinti e di duemila incisioni comprendenti opere di scuola lombarda del XVII e XVIII secolo nature morte e pitture di genere, ritratti di soggetti borghesi e vedute del paesaggio lecchese del Novecento dei pittori più rappresentativi contemporanei locali. Le opere presenti seguono un percorso espositivo strutturato per ambiti tematici e periodi cronologici e sono conservate secondo la tradizione in cornici coeve.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

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19- Villa Manzoni, uffici direzione 15- Villa Manzoni, cortile interno

21- V. M. sala esposizioni 22- V. M. epigrafe sul muro esterno 23- V. M ingresso e biglietteria

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24- Museo Manzoniano partic. di mappa 25- partic. ritratto di A. Manzoni G.Molteni, 1900 ca.


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26- Fotografia di V.M.,

29- V.M. Sala VII

27- Fotografia di V.M., 2013

30- V.M. Cantina

28- V.M. Cappelletta

31- V.M. Decorazioni soffitto

32- Museo Manzoniano, teca con volumi Manzoniani

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

3.4 Palazzo Belgiojoso

Situato in Corso Matteotti Palazzo Belgiojoso costituisce oggi un completo Polo museale secondo l’aspirazione dei suoi illustri fondatori. “Storica” sede del museo Archeologico e di Storia Naturale, nel 2004 è stato realizzato il museo Storico. Secondo alcuni studiosi locali il palazzo fu costruito nel 1773 dal marchese Giacomo Locatelli su un preesistente edificio. Nel corso degli anni seguenti il complesso architettonico venne notevolmente ampliato, fino ad assumere l’aspetto attuale e nel 1794 la proprietà fu poi venduta a Giovanna Mellerio, moglie del principe Carlo Rinaldo di Belgiojoso d’Este da cui prende il nome il palazzo. Palazzo Belgiojoso, nell'Ottocento, fu soggetto a continui passaggi di proprietà ed impiegato per vari utilizzi e nel 1830 fu acquistato dalla famiglia milanese Stampa di Soncino. Per più di due secoli l’esistenza del palazzo fu molto travagliata e contraddistinta da fasi di decadenza, che comprometterono la conservazione dei reperti naturalistici, alternate a momenti di rinascita e sviluppo. Nel 1923 il Comune di Lecco acquistò il Palazzo e cinque anni dopo divenne sede dei Musei Civici oltre che di altre istituzioni educative e culturali della città. Gli anni Trenta, furono contraddistinti nel Lecchese dal disinteresse per l’archeologia perciò il museo cadde in uno stato di profondo abbandono e decadenza. Nel 1944 l’apertura delle poche sale rimaste fu sospesa a causa degli eventi bellici e l’attività museale riprese soltanto nel 1958 con l'esposizione di una quantità esigua di materiali. Nel 1963 fu allestita un’unica sala saltuariamente accessibile al pubblico, su richiesta, con una selezione ridotta del materiale sprovvisto di didascalie.


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Dal 1979 la nuova direzione con a capo Gian Luigi Daccò avviò un programma di valorizzazione che ha portato alla sistematizzazione dell’intero patrimonio archeologico, al restauro e alla catalogazione di tutte le collezioni. In tale occasione è stata inoltre pubblicata nel 1994 la Carta Archeologica della provincia di Lecco che ha permesso di rendere fruibile al pubblico una collezione più ampia e la successiva apertura del museo, allestito secondo il progetto e l’ordinamento di Gian Luigi Daccò presso gli ambienti sotterranei medievali di Palazzo Belgiojoso nel 2001. A livello architettonico il Palazzo presenta la tipica pianta settecentesca a U aperta verso il giardino, l’ala orientale è stata costruita ex novo per ospitare il civico planetario. Il corpo centrale porticato che costituisce l’ingresso ed immette sull’ampio cortile presenta sulle pareti lapidi, fregi, stemmi, sarcofaghi altomedievali ed elementi decorativi provenienti dalle demolizioni o modifiche di palazzi e conventi della città raccolti nel corso degli anni Trenta e Quaranta. Palazzo Belgiojoso costitusice l'ingresso dell'esteso parco pubblico che ha il medesimo nome.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Museo Archeologico

Inaugurato nel 2001, il museo Archeologico documenta gli insediamenti umani dal Paleolitico all’Alto Medioevo, presentando tutte le culture che si sono stabilite e sviluppate nel territorio lecchese nel corso della storia. I primi ritrovamenti archeologici nel lecchese di cui sono emerse documentazioni risalgono al XVIII secolo quando eruditi ed antiquari segnalarono nelle loro opere ritrovamenti di are, sepolture romane e galloromane. Verso fine secolo, Antonio Magni, ispettore alle Antichità e Belle Arti del Circondario di Lecco avviò e proseguì fino al 1930, la sua attività di recupero e conservazione dei materiali accidentalmente scoperti nel territorio circostante. I reperti conservati nel museo sono esposti in ordine cronologico, secondo l’ordinamento ed il progetto museologico elaborato dalla direzione dei Musei. Nel museo è presente una sala dedicata alla metallurgia in cui viene illustrata la distribuzione dei giacimenti minerari presenti sul territorio, le tecniche estrattive, il processo di riduzione dal minerale al metallo e le principali tappe della catena produttiva siderurgica. L’allestimento del museo, oltre che un ricco corredo didascalico, utilizza video, plastici, ricostruzioni e copie fedeli di oggetti secondo le tecniche dell’archeologia sperimentale.


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Museo di Storia Naturale

Il museo di Storia Naturale è nato il 15 agosto 1888 quando il naturalista Carlo Vercelloni aprì al pubblico le sue ricche collezioni zoologiche in seguito, nel 1927 trasferite presso le sale di Palazzo Belgiojoso. All’interno del museo si trova una collezione di mineralogia e di paleontologia composta da fossili prevalentemente di provenienza locale. Le tre collezioni principali sono costituite da numerosi eseplari di mammiferi, uccelli e pesci, a queste si aggiungono quelle di rettili, anfibi e insetti. Le collezioni zoologiche presentano specie animali provenienti da diversi continenti (Africa, America ed Europa). La collezione mantiene ancora oggi l’impianto originle per questa viene considerata come un “museo del Museo” in quanto consente di rivivere la cultura scientifica di fine ‘800. L’allestimento costituisce un'importante testimonianza storica di quali fossero la concezione museologica e le interpretazioni della natura dell’epoca. Le vetrine, le preparazioni ed il metodo sistematico dell’esposizione sono organizzate secondo l'ordinamento tassonomico tipico dell'Ottocento per cui ogni esemplare presenta un cartiglio indicativo del genere, della specie della distribuzione geografica e in alcuni casi l'anno di acquisizione. Importante è la presenza di una sala più recente dedicata alla paleontologia lecchese che documenta la presenza del Lariosauro Lariosaurus Balsamii, una specie di rettile predatore acquatico del Triassico rinvenuto nelle cave di estrazione del marmo in località lacustri nei pressi di Lecco.

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3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Museo Storico

Il museo storico presente al piano terreno del Palazzo conserva una collezione di documenti testuali e iconografici che comprende lettere, fotografie, manifesti, stampe, giornali, armi, attrezzi d’epoca, divise del periodo della storia moderna e contemporanea del territorio e filmati d’epoca. Queste numerose testimonianze provengono dall’Archivio di Stato di Como, di Milano, dei Musei Civici di Lecco e dagli Archivi d’impresa del Lecchese. Le sale sono dedicate a differenti tematiche e periodi storici tra cui il Risorgimento, la storia industriale, il Fascismo e la Resistenza ed illustrano la storia sociale, economica, culturale e politica di Lecco e del suo agglomerato urbano, dall'epoca del Basso Medioevo all’età contemporanea. Nel gennaio 2008 è stata inaugurata la Sala virtuale dell’industria lecchese che permette al visitatore un interessante percorso interattivo e multimediale tramite fotografie, filmati, dati, informazioni e documenti che consentono di inquadrare il contesto storico della nascita dell’industria lecchese. Le Sale della Resistenza espongono testimonianze originali, quali lettere di esponenti dell’antifascismo lecchese, fotografie, giornali dell’epoca e militaria. Le documentazioni presenti nelle sale ripercorrono le vicende fondamentali dall’affermazione del Fascismo nel Lecchese fino al 25 aprile 1945, illustrando ed approfondendo alcuni fatti e il ruolo dei principali protagonisti degli eventi storici.


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33- Ritratto di C. Vercelloni, L.Pizzi, 1900 ca.

35- Museo di Storia Naturale

37- Museo di Storia Naturale

36- Museo Archeologico

38- Museo Archeologico

34- Museo di Storia Naturale 064 _ 065


3. Sistema Museale Urbano Lecchese

3.5 Torre Viscontea

Quella che viene oggi chiamata Torre Viscontea e sorge in prossimità del lago di Lecco era nel Seicento il castello che faceva parte del borgo di Lecco, sede dei Conti di Lecco, delle maggiori famiglie feudali italiane del X secolo ed in seguito in possesso agli arcivescovi di Milano. Nel 1296 Lecco e le sue fortificazioni furono rase al suolo, dalle truppe Viscontee. Il castello, fu poi probabilmente ricostruito tra il 1336 ed il 1340 e nel corso del 1500 fu spesso coinvolto in assedi e scontri a causa delle lunghe guerre contro la Repubblica di Venezia, i cui domini confinavano con Lecco. Nel 1608 la torre fu completamente fortificato e trasformata in una piazzaforte militare quando, alla caduta del Ducato di Milano passò alla Spagna sotto il potere di Carlo V. La cinta muraria esterna della città presentava un andamento pressoché triangolare e al suo interno sorgeva il mastio del castello, la torre ancora esistente che prometteva il controllo della principale porta aperta verso Milano. Nel 1782 la piazzaforte di Lecco fu abolita ed il castello venduto a privati che lo demolirono insieme a gran parte delle mura. Nel corso degli anni, con lo sviluppo urbano ed industriale della città la torre Viscontea subì diversi restauri e nel 1820 fu adattata a carcere. Nel 1932, in seguito ad un’opera di resaturo, la torre è stata affidata al comune di Lecco dallo Stato per diventare parte del Sistema Museale Lecchese. Venne allestita la sede il museo Storico di lecco e della “Galleria comunale d’Arte” inaugurata nel 1965 Attualmente le suggestive sale del primo piano sono state adibite per ospitare esposizioni temporanee, il secondo e il terzo ospitano il museo della Montagna e dell’Alpinismo lecchese, visitabile solo in paticolari occasioni.


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39- Antica mappa di Lecco

41- Torre Viscontea, 2013

40- Torre Viscontea,

42- Antica pianta

sala espositiva

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43- Torre Viscontea, 1940 ca.

del castello di Lecco 066 _ 067


3. Sistema Museale Urbano Lecchese

Palazzo delle Paure

Il palazzo, costruito nel 1905 per ospitare la sede dell’Intendenza di Finanza, sorge nel centro storico di Lecco. Per questi compiti di controllo e di coordinamento delle attività degli uffici finanziari, che svolse fino al 1964, gli è stato attribuito l’appellativo di Palazzo delle Paure. Il complesso architettonico, in stile eclettico neogotico è caratterizzato in parte da un rivestimento in bugnato. Si articola in una svettante torre rettangolare con finestre e trifore costruita nel 1926 e in un edificio porticato contiguo I fornici che caratterizzato questa parte mettono in collegamento il lungolago e Piazza XX Settembre su cui palazzo delle Paure si affaccia dai due differenti lati. Nel corso degli anni ’70 Palazzo delle Paure fu sede della Camera di Commercio e di istituzioni scolastiche cittadine. Durante gli anni ’90 l'edificio fu totalmente abbandonato. A seguito della realizzazione di un piano di ristrutturazione il palazzo è stato inaugurato nel 2012 come sede della Sezione di arte contemporanea della Galleria Comunale, costituita nel 1983 a Villa Manzoni e poi in parte trasferita qui. L’edificio si erge su quattro piani; al piano terra è stato allestito uno spazio informativo e di promozione turistica; al primo piano sono presenti spazi adibiti ad ospitare esposizioni temporanee ed una sala conferenze. Nel secondo piano è presente la Collezione permanente d’arte contemporanea del Si.M.U.L. allestita secondo nuclei tematici e costituita dalle opere dei più importanti artisti locali quali Giancarlo Vitali, Gianni Secomandi, Tino Stefanoni, Alfredo Chiappori, Giansisto Gasparini. Al corpus iniziale di opere, grazie alle numerose donazioni, si sono poi aggiunte quelle di alcuni dei più noti pittori e scultori italiani contemporanei quali Enrico Castellani, Enrico Baj, Emilio Scanavino, Alik Cavaliere, Mimmo Rotella e Giò Pomodoro. Sempre al secondo piano si trova la Sezione di grafica e fotografia, dove vengono esposti ciclicamente materiali provenienti dalle raccolte del Si.M.U.L. Al terzo piano è in allestimento una sezione dedicata al Polo culturale dell’Alpinismo.


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44- Veduta della torretta di Palazzo delle Paure 45- Collezione permanente

46- Torre Viscontea, 1940 ca. 47- Senza titolo F 97 T.Stefanoni, 1997

d'arte contemporanea 068 _ 069



4. Sviluppo del progetto Idea Processo di stilizzazione Definizione dei pittogrammi Definizione palette cromatica Definizione tipografica Definizione del logotipo Si.M.U.L. Normativa dell'utilizzo del marchio

IdentitĂ visiva completa Si.M.U.L.



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Idea

Si è scelto di realizzare la proposta per la nuova identità SI.M.U.L. adottando un linguaggio visivo che si discosta da quello che caratterizza il marchio esistente. A seguito di una ricerca riguardante le architetture ed i prospetti degli edifici che ospitano i musei lecchesi, si è deciso di cominciare la progettazione a partire da quest'ultime e gli elementi strutturali che le caratterizzano. Tra le diverse e numerose possibilità di sviluppo elaborate per la realizzazione dell'identità museale si è scelto di presentare anche una seconda ipotesi ritenuta interessante e significa (vedi p. 102) oltre a quella scelta e sviluppata. Questo dimostra quanto sia ampio ampio e differenziato l'approccio progettuale.

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4. Sviluppo del progetto

Processo di stilizzazione

VILLA MANZONI


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PALAZZO DELLE PAURE

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4. Sviluppo del progetto

PALAZZO BELGIOJOSO


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TORRE VISCONTEA

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4. Sviluppo del progetto

Definizione dei pittogrammi

Partendo da disegni più complessi ed articolati, dopo un processo di stilizzazione sono state ottenute forme armoniche semplici, “pulite” ed interessanti. Si è scelto di segmenetare i perimetri degli edifici per alleggerire e caratterizzare maggiormente i disegni. Gli angoli sono stati in certi casi arrotondati per rendere le forme più “morbide” e meno geometriche. La semplicità delle forme permette un ridimensionamento a minime dimensioni dei pittogrammi senza che se ne perda la nitidezza e riconoscibilità. I pittogrammi realizzati sono pensati per essere utilizzati individualmente; l'ordine in cui vengono presentati è stato scelto per una questione di equilibrio visivo.


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4. Sviluppo del progetto

SINGOLI PITTOGRAMMI IN POSITIVO / NEGATIVO


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4. Sviluppo del progetto

Definizione palette cromatica

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1- Villa Manzoni, Sala VIII 2- Partic. Adda, Trojani, Romano 3- Partic. Sfera, Rotella Mimmo 4- Stemma famiglia Manzoni

5- Partic. La danza di Ubu, Baj Enrico 6- Partic. La laminatura, Colombo Augusto

7- Partic. Veduta di Lecco, De Grada Raffaele 8- Partic. di volatile imbalsamato 9- Partic. di minerale


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Si è scelto di attribuire un colore ad ogni edificio sulla base della sua storia e sugli oggetti che conserva.

Palazzo delle Paure

Villa Manzoni

Torre Viscontea

Palazzo Belgiojoso

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Pantone: 278

Pantone: 1625

Pantone: 134

Pantone: 366

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4. Sviluppo del progetto

PROVE COLORE


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4. Sviluppo del progetto

PITTOGRAMMI: APPLICAZIONE DEL COLORE RIDIMENSIONAMENTO

Si è scelto di effettuare uno spostamento sia verticale che orizzontale della campitura di riempimento per ottenere un effetto di discostamento; qest sorta di “effetto fuoriregistro” richiama allo sfalzamento dei puntini nel logotipo SI.M.U.L. (vedi p.88)

4mm

4mm


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4. Sviluppo del progetto


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

Definizione tipografica

LLBrown Aurele Sack 2011-2011 Lineto

ABCDEFGHIJKLM NOPQRSTUVWXYZ a b c d e f g h i j k l m nopqrstuvwxyz 1234567890 “¡¿{[(\· . , : ; /)]}?!“ &#%@

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4. Sviluppo del progetto

Definizione del logotipo Si.M.U.L.

L'elemento che unifica tutto il sistema dell'identità del Sistema è il pittogramma SI.M.U.L. Si è cercato di ottenere una misura ideale del lettering in modo che il logotipo risultasse bene evidente. È stato creato un “gioco” di alti / bassi con il “pallino” del glifo i e quelli dell'abbreviazione.


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

Normativa dell'utilizzo del marchio

caso A: il marchio presenta il pittogramma con l'edeficio a cui si riferisce se utilizzato per la comunicazione del singolo museo.

46 mm

PITTOGRAMMA 35 mm

DICITURA

Sistema Museale Urbano Lecchese

5 mm

BROWN 9 pt. nero 100% LOGOTIPO nero 45%

4 mm

NOME ISTITUZIONE

BROWN 11 pt. nero 100%

caso B: il marchio presenta solo la scritta Si.M.U.L. in nero 100% se impiegato per la comunicazione dell'intero Sistema Museale.

46mm 27 mm

DICITURA

Sistema Museale Urbano Lecchese

5 mm

BROWN 9 pt. nero 100% LOGOTIPO nero 100%

4 mm

NOME ISTITUZIONE

BROWN 11 pt. nero 100%

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4. Sviluppo del progetto

IdentitĂ visiva completa Si.M.U.L.

DECLINAZIONI IN POSITIVO: COLORE

Sistema Museale Urbano Lecchese

VILLA MANZONI

Sistema Museale Urbano Lecchese

PALAZZO BELGIOJOSO

Sistema Museale Urbano Lecchese

TORRE VISCONTEA

Sistema Museale Urbano Lecchese

PALAZZO DELLE PAURE


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DECLINAZIONI IN POSITIVO: BIANCO/NERO

Sistema Museale Urbano Lecchese

VILLA MANZONI

Sistema Museale Urbano Lecchese

PALAZZO BELGIOJOSO

Sistema Museale Urbano Lecchese

TORRE VISCONTEA

Sistema Museale Urbano Lecchese

PALAZZO DELLE PAURE

090 _ 091


4. Sviluppo del progetto

DECLINAZIONI IN NEGATIVO: COLORE

Sistema Museale Urbano Lecchese

VILLA MANZONI

Sistema Museale Urbano Lecchese

PALAZZO BELGIOJOSO

Sistema Museale Urbano Lecchese

TORRE VISCONTEA

Sistema Museale Urbano Lecchese

PALAZZO DELLE PAURE


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

DECLINAZIONI IN NEGATIVO: BIANCO/NERO

Sistema Museale Urbano Lecchese

VILLA MANZONI

Sistema Museale Urbano Lecchese

PALAZZO BELGIOJOSO

Sistema Museale Urbano Lecchese

TORRE VISCONTEA

Sistema Museale Urbano Lecchese

PALAZZO DELLE PAURE

092 _ 093


4. Sviluppo del progetto


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

I marchi ottenuti presentano forme ed aspetto coerenti; questo contribuisce ad identificare i differenti musei come parte di un unico sistema che riunisce enti con il medesimo scopo.

I pittogrammi che costituiscono l'identitĂ visiva sono supportati dal nome del museo a cui si riferiscono per facilitarne l'identificazioen da parte del fruitore.

I disegni offrono possibilitĂ di variazioni di colore in modo da potere essere rinnovati nel corso del tempo. La combinazioni dei singoli segni che compongono i pittogrammi permettono la realizzazione di interessanti soluzioni grafiche. Specifiche tecniche: Il logo Si.M.U.L. nei documenti istituzionali, deve essere sempre affiancato dallo stemma del comune di Lecco.

094 _ 095


4. Sviluppo del progetto

PROGRESS PER LA DEFINIZIONE DEL PITTOGRAMMA


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

096 _ 097


4. Sviluppo del progetto

IPOTESI DI PROGETTI GRAFICI PER LA COMUNICAZIONE

Sistema Museale Urbano Lecchese Polo Museale di Villa Manzoni

Polo Museale di Palazzo Belgiojoso

Palazzo delle Paure

Torre Viscontea

Museo Manzoniano Galleria Comunale d’arte

Museo Archeologico Museo Storico Museo di Storia Naturale

Sezione di arte contemporanea, grafica e fotografia

Sale mostre temporanee

aperto tutti i giorni eccetto Lunedì 9.30- 14.00

aperto tutti i giorni eccetto Lunedì 15.00- 19.00 Sabato e Domenica 14.00- 20.00

aperto tutti i giorni eccetto Lunedì 15.00- 19.00 Sabato e Domenica 10.30- 12.30

ingresso libero

ingresso libero

Piazza XX Settembre,22 tel: 0341/286729

Piazza XX Settembre, 3 tel: 0341/282396

aperto tutti i giorni eccetto Lunedì 9.30- 17.30 intero 5,00 € ridotto 3,00 € Via Guanella, 1 tel: 0341/481247 0341/481249

ingresso libero Corso Matteotti, 32 tel: 0341/481248 musei.scienze@comune.lecco.it

Fax: 0341/69251 segretria.museo@comune.lecco.it

Con il patrocinio del

Sistema Museale Urbano Lecchese

Prototipo per manifesto 70x100 cm


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

PALAZZO BELGIOJOSO

Corso Matteotti, 32 tel: 0341/481248 musei.scienze@ comune.lecco.it tutti i giorni eccetto LunedĂŹ 9.30- 14.00 ingresso libero

Museo archeologico Museo storico Museo di storia naturale

Prototopo per cartolina 10x15 cm

098 _099


4. Sviluppo del progetto

Sistema Museale Urbano Lecchese

Villa Manzoni

Museo Manzoniano Galleria Comunale d’arte

Palazzo Belgiojoso Museo Archeologico Museo Storico Museo di Storia Naturale

Palazzo delle Paure

Sezione di arte contemporanea, grafica e fotografia

Torre Viscontea

Con il patrocinio del

Sistema Museale Urbano Lecchese

Sale mostre temporanee

Prototipo per manifesto 70x100 cm


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

Palazzo Belgiojoso

Aperto tutti i giorni eccetto Lunedì 15.00- 19.00 Sabato e Domenica 14.00- 20.00

Open every day except Mondays 15:00 to 19:00 Saturday and Sunday 10:30 to 12:30

ingresso libero

free admission

Museo Archeologico Museo Storico Museo di Storia Naturale

Palazzo delle Paure

Aperto tutti i giorni eccetto Lunedì 15.00- 19.00 Sabato e Domenica 14.00- 20.00

Open every day except Mondays 15:00 to 19:00 Saturday and Sunday 10:30 to 12:30

ingresso libero

free admission

Sezione di arte contemporanea, grafica e fotografia

Con il patrocinio del

Con il patrocinio del

Sistema Museale Urbano Lecchese

Corso Matteotti, 32 tel: 0341/481248

.museo.scienze@comune.lecco.it

PALAZZO BELGIOJOSO

Sistema Museale Urbano Lecchese

Piazza XX Settembre tel: 0341/286729

segretria.museo@comune.lecco.it

PALAZZO DELLE PAURE

Prototipi per locandine 50x70 cm

100 _ 101


4. Sviluppo del progetto

SECONDA IPOTESI DI SVILUPPO DELL'IDENTITÀ

Una seconda ipotesi di identità visiva è stata realizzata a partire da un oggetto tipico della tradizione lombarda utilizzato nell’antica acconciatura detta “Sperada” di cui alcuni esempi sono conservati nel Museo Civico di Villa Manzoni. A partire da una fotografia è stata poi realizzata una griglia per ottenere elementi geometrici interessanti che permettessero la costruzione di pittogrammi stilizzati. In seguito ad un processo di sintesi delle forme si è attribuito ciascun simbolo ad uno dei musei o spazi espositivi del Si.M.U.L. e sono stati diversificati ulteriormente tramite il colore.


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

102 _ 103


4. Sviluppo del progetto

Villa Manzoni

Palazzo Belgiojoso


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

Torre Viscontea

Palazzo delle Paure

104 _ 105


4. Sviluppo del progetto

PITTOGRAMMI SECONDA IPOTESI


Margherita Dell'Era / Progettare per migliorare

106 _ 107


Bruno Munari, Fantasia, Edizioni latreza, 1977 p. 121


108 _ 109


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Giancarlo Iliprandi

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Anticipating, Questioning, Inscribing, Lars Muller Publishers, Baden 2010

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Palazzo belgiojoso a Castello Il rilievo come strumento di conoscenza

Consiglio direttivo aiap

Paolo Cattaneo Grafiche s.r.l, Lecco 1998

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Il castello, le antiche mura di Lecco e altri scritti d’arte e di storia

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Corporate Image. Un secolo d’immagine coordinata

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SITOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio la Dott.ssa Barbara Cattaneo per avermi aiutata nella ricerca, il Professor Gobesso per la grande disponibilità e pazienza, i Custodi ogni volta disponibili a farmi visitare e fotografare i Musei Civici Lecchesi, la mia famiglia, sempre “vicina” anche se distante. Ringrazio Alice, Davide, Erica, Gianluca, Laura e Sara con i quali ho condiviso tantissimo durante la “vita urbinate” e tutti gli amici lontani.


Finito di stampare: Digital Team Srl, Fano Febbraio 2014 Composto in: Merriweather Merriweather Sans

Per approfondimenti riguardanti i Civici Musei Lecchesi visitare: http://www.museilecco.org


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