Numero 2 giugno 2014
teatro Marcantonio Gallo intervista alessandro vitti haiku ce ne parla luca cenisi
Book crossing autori Selene Pascasi la casa del libro
PROEMIO Citizen Journalist Rivista online di Arte e cultura Giugno 2014 - N°2 Immagini Prima e quarta di copertina di Carmen Parisi Grafica e web Maria Capone Info E-mail espressionelibrinews@yahoo.it Sito internet http://www.newespressionelibri. altervista.org newespressionelibri.altervista.org/ blog/ Facebook - pagina Per questo numero si ringraziano: Emanuele Tanzilli, Rossana Lozzio, Oliviero Angelo Fuina, Serena Carnemolla, Fabio Gervasini, Luca Cenisi, Pietro Loi, Fabrizio Ago, Tiziana De Pace, Maria Capone, Elisabetta Bagli, Maria Luigia Semeraro, Nadia Bertolani e Giacomo D’Amato 2 New Espressione Libri
L’abito forse non farà il monaco, ma noi di sicuro lo abbiamo cambiato. Lasciare la precedente esperienza e inventarsene una nuova, trasformare anche l’aspetto grafico e la posizione fiscale era un compito che ci spettava direttamente: ora, però, chiediamo a voi di darvi un ritocco e aiutarci a concretizzare la nostra nuova idea. Sì, abbiamo bisogno del vostro aiuto cari lettori, avete capito bene! In questo elenco di nomi, tra i cosiddetti citizen journalists, potreste esserci proprio voi. Avete da presentarci un autore, avete scritto una recensione, volete farci conoscere il vostro amico pittore, grafico, fotografo, musicista...? Affilate le vostre penne, o ancor meglio i vostri polpastrelli, e inviateci i vostri pezzi! Non siete giornalisti? Nemmeno noi. Abbiamo semplicemente abbattuto tutte le barriere che dividono lettori e scrittori, allargando la visione tradizionale. Siete pronti?
SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO
4
in primo piano
7
BOOK CROSSING
11
in primo piano
PENSIERI IN ATTESA
15
musica
MARCO PORRITIELLO
23
27 poesia
GASTONE CAPPELLONI
45
45
recensione
I DELITTI DELLA PRIMAVERA
63
39
il romanzo
ORLANDO DI V. WOOLF
57
19
interviste
ANDREA LEONELLI
33
13
59
opinioni citizen
GIOVANNINO GUARESCHI
67
interviste
SELENE PASCASI curiosità
LA CASA DEL LIBRO recensione
IL FIORE NERO teatro
MARCANTONIO GALLO opinioni
ETERNA BELLEZZA interviste
ALESSANDRO VITTI poesia citizen
HAIKU arte citizen
CATIA MAGNI
IN EVIDENZA
IL BOOK CROSSING
come arricchirsi donando
di Emanuele TANZILLI Cari lettori, la parola d’ordine è: condividere. Condividere cosa, e per quale motivo? Alcune cose continuano ad essere utili anche dopo l’utilizzo, altre invece posseggono la capacità di non logorare mai il proprio valore, anche a distanza di lungo tempo. Quel che ci sta più a cuore, è facile intuirlo, è la cultura: un “bene intangibile” con la straordinaria capacità di moltiplicarsi senza mai diminuire, aumentando anzi la propria utilità man mano che viene condivisa, e si diffonde a più persone. Pensateci bene: prestare un libro è ben diverso dal prestare denaro. Nel primo caso, infatti, al vantaggio non corrisponde nessuno svantaggio corrispondente, bensì un accumulo di conoscenza, di pensiero, di senso critico e morale che non può che giovare via via alla collettività 4 New Espressione Libri
intera. È per questo motivo che, già da molti anni ormai, in alcune città particolarmente ben disposte e sensibili verso il tema, si è potuto sviluppare il fenomeno del book crossing. In realtà, la consuetudine sembra avere radici piuttosto antiche, ma cercheremo di contestualizzarla in ambito moderno, per approfondire il valore e analizzarne gli aspetti più diffusi. In senso stretto, il book crossing consiste nel rilasciare un libro in determinati luoghi della città per consentirne ad altri la lettura, e condividerne l’esperienza attraverso brevi commenti aggiunti sulle pagine del libro stesso. Una condivisione, per l’appunto, che permette ad una stessa opera di raggiungere nel tempo più persone in modo assolutamente anonimo, spontaneo e gratuito. Insomma, un vero e proprio
toccasana specialmente in quei contesti poveri di riferimenti culturali e di occasioni di scambio in genere. L’idea originaria, nata circa una dozzina di anni fa a partire dal portale bookcrossing.com, ha riscosso un successo straordinario sviluppandosi in varie forme e ramificazioni, tra cui l’italianissima liberalibri, che, come suggerisce il termine stesso, consiste nel “liberare” i libri in contesti ed eventi ben determinati, a persone ben specificate. Un modo come un altro per arricchirsi – non in senso materiale, ma spirituale – a vicenda attraverso la lettura, il cibo dell’anima. Più o meno tutti noi siamo al corrente di iniziative simili, di livello locale o anche nazionale; ciò che spesso ignoriamo, invece, è che contribuire in modo fattivo a questa meravigliosa esperienza è tutt’altro che impossibile. In fin dei conti, basta un po’ di buona volontà, qualche tomo in buone condizioni e un minimo di organizzazione e di passaparola. Spesso, è giusto sottolinearlo, il rapporto lettore-libro sa diventare così intimo e pervasivo che l’idea stessa di separarsene può apparire angosciante: lo comprendiamo. Tutti noi siamo legati in modo più o meno intenso a un libro che ha saputo cambiarci la vita, e così via. Ma se è vero com’è vero che “si possiede solo ciò che si dona”, ecco, allora questo è un ottimo esempio per mettere in pratica il significato più puro e profondo di “condivisione”. A onor del vero, esistono anche altri modi per aiutare il prossimo e in questo numero ne discuteremo con ampiezza. Conoscete di sicuro la
tradizione del caffè sospeso, giusto? Pare che sia nata a Napoli, la città del caffè per antonomasia. Ebbene, da una città vicina, ovvero Polla in provincia di Salerno, sta andando sviluppandosi una nuova e ben più corposa tradizione, quella del libro sospeso. L’idea ha già fatto il giro del Paese, arrivando in breve tempo a Milano attraverso il circuito di librerie Feltrinelli. Anche questo è condividere, nello specifico attraverso il dono, ed è il sintomo più evidente di un popolo che, nonostante tutto, sa ancora dimostrare voglia di stupire e di riscattarsi. Noi ne siamo lieti, talmente lieti da aver deciso di lanciare un’iniziativa simile: i “pensieri in attesa”. Ne parleremo meglio all’interno della rivista, ma vi invito fin da ora a seguirla con attenzione, perché può rappresentare l’inizio di una nuova, piccola buona abitudine quotidiana, sempre nel solco della condivisione e dello spirito di fraternità che ci vuole accomunare. Inoltre, non bisogna dimenticarlo, si può far del bene semplicemente raccogliendo libri da donare alla propria biblioteca comunale, o a quella più vicina. Pensateci: non è uno sforzo gravoso, eppure può diventare di notevole giovamento alla propria comunità. Diffondere cultura, aiutarci a vicenda a crescere, a maturare spirito critico e capacità di giudizio, può sembrare un’impresa titanica ai limiti dell’impossibile, eppure è molto più semplice di quanto si possa pensare. Sono sufficienti alcuni piccoli gesti... e un minimo di ingegno creativo. Che a noi italiani, del resto, non è mai mancato. New Espressione Libri 5
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE mi baci donandomi luce, mi parli con le tue pupille e mi ami regalandomi colori. Mi vuoi con le tue parole che come sguardi alimentano la mia anima in bilico. Tristezza è non poter amarti 2. “L’addio” Sei doloroso come le promesse rotte, come i falsi sogni d’amore, sterili più dell’arida terra ove i nostri piedi si son baciati, ove le nostre membra hanno vibrato di una forte ma illusa passione.
1. Dipingimi Dipingimi prima che diventi giorno, prima che la luce rischiari le mie curve sottili distruggendo la magia del tuo sguardo notturno, anelante amore e tremori sulla mia innocente pelle di luna. Traccia sulla tua tela la mia malinconia, denudami con i tuoi occhi vellutati e distruggi questo mio cuore innamorato. Mi offro a te come rossa ciliegia pronta a ricevere i tuoi denti. Non ti avvicini più a me, mi sfumi con il tuo pennello, 6 New Espressione Libri
Sei la tristezza di un mattino scolorito, del rifiuto dei nostri sapori, lambiti intrecciando le ore nel segreto delle tue stanze ove mai ho abitato il tuo letto, ove mai ho vissuto il tuo cuore. Sei amaro come le maschere di fiele sui nostri volti privi di respiro, stillanti gocce di morte e veleno per lavar l’anima tua dal peccato, mentre, fiero, hai sporcato la mia. Ora son nella pozza di sangue di ricordi vani e selvaggi di un errore che mai ho commesso ma che intingi nell’odio profondo del tuo inverno senza più primavere.
L’INTERVISTA AUTORI
FERITE CHE INSEGNANO un viaggio che parte dall’anima
Selene Pascasi è una giovane ragazza che ha già molto da offrire al panorama letterario e non solo. Nasce come avvocato, è giornalista, ma è anche scrittrice e poetessa di grande successo. Proprio grazie alla sua straordinaria sensibilità ai temi sociali dei quali si è sempre occupata, decide di usare la parola per combattere i crimini e le violenze non solo in un’aula di tribunale, ma anche attraverso le parole scritte frutto di sentimenti e di forte sentire, come avviene componendo i versi che l’hanno portata all’attenzione del pubblico e dei mezzi di comunicazione. La descrizione della sua città, L’Aquila, distrutta dal terremoto del 6 aprile 2009 è resa drammaticamente in una delle sue poesie più forti ed emblematiche, “L’urlo delle viscere”, che trovate nella sua silloge “Con tre quarti di cuore”. Selene Pascasi, sei una ragazza giovane che ha una vita già molto piena e interessante: sei giornalista, avvocato e poetessa. Cosa ti ha spinto a dar sfogo alla tua passione per la scrittura e, soprattutto, per la poesia? Nulla e tutto, nel senso che la poesia fa parte della mia vita da sempre. Già da bambina, non riuscivo a non andare oltre l’apparenza delle cose e delle situazioni. Mi soffermavo ad osservare il mondo, le espressioni del-
di Elisabetta BAGLI
le persone che incrociavo per strada, i colori della natura, e ne assaporavo le sensazioni. Assorbivo le emozioni filtrate dalle pagine dei libri che leggevo, o dai testi dei brani dei cantautori italiani che ascoltavo. E poi, sola nella mia camera, elaboravo gli istanti per affidarli ad un quaderno. Crescendo, le emozioni sono cambiate, la vita è cambiata, ma la poesia e più in generale la scrittura sono rimaste parti essenziali (vitali) della mia esistenza. Come spesso affermo, per me scrivere è un viaggio di sensi, che parte dall’anima, percorre la pelle, scorre nell’inchiostro e si posa su carta. Un New Espressione Libri 7
tragitto anima-carta. Ecco, di queste sensazioni non potrei mai fare a meno. Nella silloge “Con tre quarti di cuore”, parli d’amore per, appunto, tre quarti e di poesia come alta espressione delle umane verità e dei sogni. Com’è stato scelto questo titolo così particolare? II titolo nasce quasi per caso, osservando la luna (elemento ricorrente nelle mie liriche. Chissà, forse perché Selene, in greco, vuol dire Luna). Così, assorta nella magia di quei momenti, ho iniziato a riflettere – quasi in termini matematici – a “quanto” cuore investo, e ho investito, nella vita. Molto, alcuni direbbero troppo. Certo, non dosare un sentimento è come mettere l’anima sul piatto della bilancia, e giocarsela ogni volta, ma sono convinta che soffocare i propri istinti per proteggersi dal rischio di soffrire non sia la scelta giusta. È vero, essere sensibili amplifica delusioni ed amarezze, ma amplifica anche tutto ciò che di bello ci viene donato: un abbraccio, il sostegno in un momento difficile, un sorriso. La complessità dell’esistenza, però, ci impone di dosare sensi e coerenza. E “Con tre quarti di cuore” nasce come invito ad intraprendere ogni scelta lasciandosi guidare, per tre quarti, dal cuore, e per un quarto, dalla coerenza. Ma non solo. “Con tre quarti di cuore” rispecchia anche la struttura della silloge, in cui sono contenute 47 liriche, dedicate per tre quarti ai sentimenti e per un quarto alla lotta contro quei mali di ogni tempo che, nel mio piccolo, provo a constrastare combattendo cause 8 New Espressione Libri
che sento lacerarmi la pelle. Per fare un esempio, nel mio libro parlo di giustizia in “La tua equità”, denuncio lo stupro in “Fiaba e Poesia”, condanno il pregiudizio in “L’uomo sociale”. E se alcuni hanno definito la mia silloge come una fusione di Poesia d’Amore e di Poesia Sociale, io non saprei proprio catalogarla. Posso solo dirti che per me la poesia non è un monologo, ma un dialogo con il lettore. Scrivendo, provo a dare un senso, anche pratico e funzionale se vogliamo, a quei momenti in cui è essenziale soffermarsi, e riflettere sul futuro in maniera più prospettica. In “Fiaba e poesia” descrivi una vita violata che corre al passo del vento/ si osserva allo specchio / ne stima il riflesso / fiorisce di nuovo. Credi, quindi, nella possibilità di rinascita dopo un evento traumatico che, indubbiamente, marchia a fuoco l’anima? Certamente. Violenza e forza di rinascere. È questo il messaggio sotteso alla mia poesia. Come sai, svolgo la professione forense da anni, occupandomi, principalmente, di casi di maltrattamenti, violenze psicologiche, stupri. Così, ascoltando le storie delle mie assistite – diverse per età, colore degli occhi e portamento, ma esattamente identiche nell’abbassare lo sguardo durante i racconti delle loro tragiche vicende, quasi sentendosi in colpa per aver “meritato” quel destino – mi convinco sempre di più che la vera piaga siano gli amori malati, totalizzanti, possessivi. Le vittime (perché di vittime si tratta) che si rivolgono a me, sono donne mortificate, umilia-
te, distrutte da anni e anni di lacrime e dolori inghiottiti nel silenzio delle loro vite. Donne lese nell’autostima. Donne equilibriste, da troppo tempo in bilico tra il desiderio di chiedere aiuto, e quello di tener celati i soprusi subiti. Di qui, la mia voglia di lottare ancora e ancora. E perché non farlo anche con la poesia? In fondo, l’essere umano ha sempre comunicato con la grafica, prima con i disegni, poi con la scrittura. E allora, oltre che in tribunale, codici alla mano, ho deciso di “usare” anche lo strumento poetico per aiutare le donne a trovare in se stesse, la forza di lottare e rialzarsi, anche dopo uno stupro, anche dopo laceranti soprusi psicologici. Leggendo le tue poesie ho sentito l’amore per la natura, per il mare e le sue onde, le sue ciglia, per il vento con quel suo fluttuare che diventa melodia vitale. Com’è il rapporto di Selene Pascasi con la natura? È un rapporto viscerale. Vivo in un luogo di montagna ma ti confesso che adoro il mare, perciò quando posso scappo sulla costa e resto ore ad osservare le onde e respirarne gli odori. È l’acqua l’elemento che più mi ispira, in cui mi perdo e mi ritrovo. Da qualche anno, però, per me – e credo per chiunque abbia vissuto un evento traumatico come un sisma catastrofico – la natura è anche altro. La notte del 6 aprile 2009, la mia città è stata distrutta in 33 secondi. Un grido della terra, inaspettato, feroce, impietoso, ha polverizzato più di trecento vite, case, ricordi. Pochi istanti hanno stravolto per sempre consue-
Selene Pascasi è avvocato, giornalista, scrittrice e poetessa di grande successo ed è firma, dal 2007, de Il Sole 24 Ore.
tudini, certezze, punti di riferimento. Ed è durante quelle ore di silenzi interrotti da ambulanze e pianti, che è nata la poesia “L’urlo delle viscere”. Riflettevo sul perché di tanto affanno della natura, e ho avuto l’impressione che fosse esausta di tanta superficialità e arroganza. Ho letto il suo grido come un urlo lanciato contro l’aridità umana. Ferite che non rimarginano, ma che insegnano ad apprezzare il valore di ogni singolo istante, di ogni gesto. Credo che un impatto così forte con la natura parli all’uomo della necessità di riscoprire gli antichi valori, l’umiltà, il rispetto e la condivisione. Tra le poesie esistenziali mi ha colpito “L’essenza” per gli accostamenti di parole che creano immagini dolci e, nel contempo, particolari, come quei pensieri smontati per posarli sul tavolo del mondo, / osservarli, New Espressione Libri 9
ricomporli, odiarli, trattandoli come oggetti distanti dall’uomo, ma ugualmente parte integrante dell’uomo. Come nasce l’ispirazione per scrivere questi versi, incisivi e pieni di simbolismi? Grazie per aver apprezzato una delle poesie cui sono più legata. L’ispirazione nasce sempre e comunque dal cuore. Il simbolismo è fonte e misura della mia scrittura. Ogni lettera lo è, ogni traccia d’inchiostro sul foglio lo è. La mia vita lo è. E “Con tre quarti di cuore” nasce proprio da questa esigenza di mettere nero su bianco le mie emozioni, sotto forma di simboli, di caratteri, di idee che diventano sostanza. È un parto di emozioni, un getto d’impeto con cui consegno al lettore una fotografia, senza veli né ritocchi, della mia anima. Anima e riflessione diventano materialità. Sai, quando scrivo, è come se ogni sensazione prendesse forma: un pianto interiore è pioggia che appanna un vetro, un sentimento è un velluto che mi avvolge, un ricordo è un pacco regalo da scartare. Ecco, io sono così, e quei simboli che descrivo, di cui parlo, sono frammenti di un mosaico che mi compone, tassello dopo tassello. Quanto sono importanti per te il ritmo e la musicalità nella composizione lirica? Sono molto importanti, ma non mi riferisco al ritmo o alla musicalità come metrica, rime e via dicendo... Come avrai notato, non osservo alcuna tecnica nella stesura delle liriche ed è evidente che io non abbia mai seguito corsi di scrittura di cui, sia 10 New Espressione Libri
inteso, non voglio sminuire la validità. È solo che non riuscirei, nel posare l’anima su carta, ad attenermi a regole o parametri. Il mio ritmo è dettato unicamente dal cuore. Se così non fosse, se scrivessi per procurarmi l’assenso del lettore, confezionerei merce da esporre e vendere. È per questo, che per me la musicalità non risiede nella ritmica delle parole, ma nei suoni che ho dentro. Ritengo sia questo, quel senso del poetare cui si riferisce il Cacciavillani quando, curando la prefazione della mia silloge, afferma che la poesia va “vissuta con il giusto ritmo, con una melodia leggera ma abitata da quelle note che non stonano mai perché si comprendono e si adeguano volta per volta all’esistenza”. Come vede Selene Pascasi il suo futuro? Molto simile al mio presente, impegnata da legale nel contrasto ai soprusi e da giornalista nell’analisi delle norme e dei casi giudiziari. Lo vedo, però, con qualcosa in più fra le mani: un romanzo. Un romanzo è nei miei progetti. Ovviamente non ho idea della tempistica. Come sai, con i protagonisti di una storia non si discute e non si patteggia... decidono loro cosa fare, come muoversi e quando farlo. Ho però ben chiaro un percorso narrativo. Ecco, finora il mio romanzo è idea, embrione. Ha un titolo, però. Un titolo che non posso svelarti, ma che ne riflette l’essenza: il percorso di un’adolescente violata che, per “colpa” di un evento inatteso, ritroverà la voglia di riflettersi di nuovo nello specchio della vita.
IN EVIDENZA
DOPO IL CAFFÈ E IL LIBRO arrivano i #pensieriinattesa
Chi non produce amore, scompare nel silenzio più assoluto. (@Sebastiano Impalà) di Maria CAPONE I caffè non sono “sospesi” per essere bevuti in un altro momento, ma rimangono in attesa di essere donati a chi non può permetterseli. Questa è la geniale iniziativa solidale che ha preso piede in diverse città italiane. Anche se non si capisce bene da dove provenga, visto che sono ormai in tanti ad arrogarsene la “paternità geografica”, mi piace poter affermare che sia nata proprio a Napoli, nella patria del caffè. In effetti, quindici anni fa, nella città di Napoli, fu il proprietario del panificio “Mosca” a esporre in vetrina il cartello: “Un pane in attesa”. Null’altro che il primordio dell’attuale catena umanitaria e solidale che si sta spandendo a
macchia d’olio sul nostro territorio. Di certo, con l’altruismo che ci distingue, l’abbiamo fatta nostra e sul bancone di molti bar sono in bella vista le lavagnette con i numeri. I trentasei caffè sospesi, i dodici cappuccini e le due paste lasciati in un bar di Cagliari ne sono soltanto un esempio. Siamo un popolo meraviglioso, siamo una sorte di “contagio” per molti altri Paesi e il virus che ha “infettato” tutti con lo stesso entusiasmo sta già contaminando altri settori di “primaria esigenza”. Per questo motivo iniziano a vedersi i primi pasti caldi in attesa, e quanto altro possa servire a chi la propria casa non ce l’ha più e vive per strada. E se tra le primaNew Espressione Libri 11
rie esigenze ce ne fosse una che riguardasse anche la nostra mente? Se è vero che “con la cultura non si mangia” è pur vero il suo contrario e di certo possiamo affermare che “non si può vivere di solo pane”: dal pane al caffè e dal caffè al “libro sospeso”, la catena di Sant’Antonio questa volta non contiene alcuna forzatura o minaccia d’alcun tipo, e se non si condivide l’iniziativa non succede un bel niente. A fare il primo passo verso la cultura è stata l’Ex Libris Cafè di Polla, in provincia di Salerno, ma a cominciare a diffondersi in maniera evidente è stato un uomo di Milano, nella libreria Il mio libro quando, al termine della presentazione di David Golder, il capolavoro francese di Iréne Némirovsky, ha acquistato e pagato due copie dello stesso libro. Una è da lasciare in sospeso - ha dichiarato. Ed è stato grazie a questo cliente e all’intuizione della proprietaria della libreria che ha promosso l’iniziativa inserendo sul canale di twitter, l’hashtag #librosospeso se, in appena una settimana, le visualizzazioni sono state più di tre milioni. È partita così la catena solidale che permette di omaggiare il cliente/lettore con un libro già pagato da un precedente cliente, e senza che questo si senta in dovere di ricambiare. Da allora, “il libro sospeso” è stato adottato in molte librerie. In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, e che ha visto chiudere molte librerie 12 New Espressione Libri
importanti, questa lodevole iniziativa potrebbe essere una consistente ancora di salvataggio per l’editoria. Noi non possiamo far altro che augurarci che la macchia si espanda e non come una goccia d’olio, ma come una di caffè appena caduta su di un canovaccio. Perché la cultura non dovrebbe essere mai di proprietà di qualcuno in particolare, o di una ristretta cerchia di persone che se la possono permettere, ma donata come un caffè, un panino, un libro, come un piccolo gesto d’amore. Da questa bellissima iniziativa vogliamo prendere spunto per coinvolgere i nostri autori e lettori. Vi chiediamo di inviarci una poesia o un breve racconto che abbiano come tema “Pensieri in attesa”. L’attesa dovrà essere intesa come gesto d’amore che attende di essere letto, accolto o donato. Una carezza da scrivere su di un foglio e da lasciare sotto il piattino di una tazzina di caffè. Una parola di conforto, un augurio speciale, una di quelle frasi da sottolineare per serbarla nel profondo della nostra anima e che sembrano essere scritte in esclusiva per ognuno di noi. Una pacca sulla spalla fatta di parole, ecco. Ora fate una foto, proprio come quella che trovate a corredo di quest’articolo, pubblicatela voi stessi nel nostro gruppo di facebook, e lasciatela lì, in attesa di essere letta. I più bei pensieri saranno scelti e pubblicati sulla nostra rivista.
CURIOSITÀ
PER FARE UNA CASA ci vogliono tanti libri
di Serena CARNEMOLLA
QUI il video Dalla genialità di Livio de Marchi, scultore di fama mondiale, nasce la “Casa del Libro”, una creazione artistica di grande pregio e deliziosa manifattura. Tra i monti dell’Alpago, nella località di Tambre (BL), si erge questo curioso esempio di casa-museo interamente realizzata in legno, la prima di una lunga serie ma anche l’unica in Italia. L’autore, infatti, ne ha realizzate successivamente altre due, una in Giappone e una in Germania, oltre a una carrellata di altre opere originali sparse nel mondo. La “Casa del Libro” si caratterizza principalmente per la struttura composta da veri e propri libri realizzati in legno, definiti nei minimi particolari e impilati come mattoni. Dalla creatività dell’autore germogliano utensili e accessori di ogni sorta, dalle camicie in legno al comignolo che svetta con una forma di penna stilografica, dal cancello d’ingresso che imita un paio di occhiali alla frutta in legno
intagliato che decora una tavola imbandita con stoviglie realizzate con lo stesso materiale. Per l’autore realizzare queste opere è uno stile di vita, una fonte di divertimento e un modo di vivere la realtà con un approccio alternativo, a tratti fiabesco. La scelta di questo particolare materiale affonda le proprie origini nell’infanzia dello scultore vissuto a Venezia, città in cui il legno è stato da sempre utilizzato in larga misura, e la predilezione per le opere di fantasia nasce dalla sua innata fantasia, stimolata dai numerosi viaggi compiuti nel corso della sua vita. Livio de Marchi è pronto a stupirci ancora con altre opere creative e sempre sorprendenti, a partire da altri esemplari di “Casa del Libro” che popoleranno il mondo: l’autore ha, infatti, intenzione di costruirne dieci in tutto, regalandoci altri tesori della sua arte, tutti differenziati per particolari e dettagli, per questa ragione unici. New Espressione Libri 13
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE dermi nel discorso fra i ringraziamenti. Indossa abiti molto diversi da quella sera e ha diciotto anni in più.
Stralci 1. Mi sono perdutamente innamorata di un uomo sposato, padre della mia più cara amica e molto più grande di me… ho dovuto scegliere di farmi meno male possibile e ho tentato, nel modo ritenuto il migliore, di togliermelo dalla testa e dal cuore. A distanza di diciotto anni da quella sera, quando me lo sono trovato davanti per la prima volta ed ho scoperto quanto potesse essere fulminante l’amore, mi rendo amaramente conto di aver compiuto un sacrificio inutile. Lui è nella stessa sala dove siedo, anche se molto distante dal tavolo che occupo e ha fatto a meno di rivolgermi la parola, anche dopo aver ascoltato la figlia inclu14 New Espressione Libri
2. Mi limito ad osservare le braccia che appoggia accanto alle mie, senza osare sollevare lo sguardo per puntarglielo in viso ma lui non sembra scoraggiato dal mio inevitabile silenzio. “Hai trovato quello che cercavi?”. Domanda ancora, perdendosi a fissare quello scorcio di un lago meravigliosamente accarezzato dalla luce di un sole che ha accompagnato l’intera giornata. Sospiro e probabilmente, lo indurrò a pensare di stare assumendo un atteggiamento di circostanza ma dopo tutto, continuo a credere che non si sia fatto una buona opinione di me, negli anni che ho trascorso a Milano e quindi, cerco il coraggio per rispondere. «Non so ancora oggi che cosa stessi cercando…» affermo soltanto, senza distogliere lo sguardo da una barca a vela che ondeggia lentamente, parecchio distante dal punto dove ci troviamo. 3. Ho scoperto che non sono il solo caso di donna innamorata di un uomo che non si è mai accorto di lei e che non sono la sola che continua a soffrire per un sentimento tanto forte da resistere ad ogni altro evento di una vita che rende difficile ma anche colma di speranza. A volte, credo di essermi talmente abituata a vivere nel costante desiderio di Stefano e nella sua assenza, sapendo che tale rimarrà e non si tramuterà mai in una relazione, da pensare persino che non potrei vivere diversamente.
MUSICA
PALCOSCENICO CONDIVISO con Marco Porritiello
di Rossana LOZZIO Sono fortemente contenta di presentare questo nuovo spazio che vuole ospitare la grande categoria dei musicisti e dare loro la voce che, molto spesso e quasi fosse la normalità, viene concessa solo ai colleghi che cantano e che sono considerati i naturali leader delle band in cui lavorano. C’è molta fatica, dietro ai volti sorridenti di chi riempie il palco intorno ai front-men, e tanta pazienza ma anche infinito amore… c’è passione, la stessa e a volte anche di più, di quella che manifesta chi canta. Ho personalmente scelto il musicista con cui inaugurare una gradevole e spero lunga serie di interviste e sono orgogliosa di introdurvelo. Si chiama Marco Porritiello, suona la batteria, è nato a Como e insegna musica all’interno della Scuola Nota su Nota e della Scuola svizzera Jardin Musical. Ben arrivato, Marco!
Hai iniziato a studiare lo strumento che suoni tutt’oggi a 14 anni. Prima di allora, la musica era già entrata nella tua anima o hai avuto una specie di folgorazione? La mia adolescenza è stata né più né meno come quella dei miei coetanei: giocavo a pallone, praticavo qualsiasi sport a livello amatoriale e non, ma ricordo chiaramente che non perdevo occasione di ascoltare canzoni dove la batteria la faceva da padrone… una fra tutte “Heart of glass”di Blondie. A 14 anni mi sono iscritto ad un corso di batteria, ma questo strumento era già entrato nelle mie corde da molto tempo, anche se ad approfondire la passione hanno contribuito e in modo decisivo, la professionalità e
Marco Porritiello
la dedizione del mio papà musicale, il maestro Roger Robertson. Nei primi mesi sono andato avanti ad esercitarmi su vecchi fustini di detersivo che avevo cura di conservare, in quanto i miei non avevano la possibilità di comprarmi una batteria che poi arrivò, per fortuna, solo un anno dopo. Nel 1988 hai frequentato alcuni seminari ed hai scelto di entrare nel favoloso mondo del Jazz. Ci vuoi parlare di questa esperienza? All’età di 24 anni ho costituito con alcuni amici l’orchestra jazz Big Bandit, composta da 21 elementi, con la quale mi pregio di aver fatto esperienze significative e con cui ho avuto modo di incidere due cd: “Bandit” e “’O’sole miope”, partecipando a New Espressione Libri 15
molteplici manifestazioni, anche all’estero - una fra tutte, il Festival di Imatra in Finlandia - avvalendoci della collaborazione di artisti italiani di fama internazionale. A questo proposito, mi preme ricordare quella che considero la ciliegina sulla torta di tutta l’esperienza, conclusasi inaspettatamente nel 2010, cioé la collaborazione con il grande Lucio Dalla. Nel 1997 hai fondato il Baba Jazz Quartet con altri quattro musicisti e nel 2000 entri a fare parte del gruppo ticinese Wave Flow, con il quale hai inciso il CD “Moving smoothly and steadily” ed hai suonato in festival molto conosciuti nell’ambiente. Ci racconti qualcosa di queste avventure professionali? Effettivamente in quegli anni cercavo di allargare i miei orizzonti e le mie esperienze nell’ambito jazzistico, per cui mi giostravo con altri gruppi, due dei quali, quelli che hai menzionato, mi hanno dato grandi soddisfazioni… in particolare, il gruppo ticinese Wave Flow con cui ho inciso il cd che hai ricordato. E’ stata un’esperienza indubbiamente importante, dal momento che mi ha portato a tenere innumerevoli concerti in piazze europee e a partecipare ad eventi quali il ‘’Festival jazz di Montreux’’, ‘’Blues to bop’’ ed ‘’Estival Jazz’’ di Lugano. Nel 2002 hai partecipato al tour italiano di Alberto Fortis, con cui hai collaborato per molti anni a venire. Cosa ci puoi raccontare della musica leggera e più precisamente, di quello che hanno rappresentato tante serate live e alcune esperien16 New Espressione Libri
ze televisive e radiofoniche? Voglio dire, che cosa ti ha regalato e cosa ti ha lasciato in eredità il mondo di AFP che ci ha anche fatti conoscere? Il 2002 segnò l’avvicinamento alla musica pop, in quanto conobbi un grande artista italiano col quale suonai e sto suonando tutt’ora: Alberto Fortis. Grazie a lui e al suo entourage ho avuto modo di suonare in luoghi, in piazze e su palchi impensabili: dai Festival, ai programmi televisivi, in dirette radiofoniche, al progetto Quasimodo, nel cd live “Annapolis” nel 2010 e sul palcoscenico di Lampedusa, ospiti del grande Claudio Baglioni. Inutile negare che l’esperienza di un concerto live è, per un musicista, una delle più grandi espressioni emotive che si possano vivere e la mia fortuna è quella di aver quasi sempre collaborato con ottimi musicisti ma principalmente amici, e quindi lavorare professionalmente ma anche con molta serenità di intenti. Cosa mi ha regalato questa eperienza? Tantissimo: un bagaglio da tramandare alle nuove leve e ai miei allievi. Il mondo AFP? Una parola che ne racchiude a decine: meraviglioso. Ho conosciuto persone straordinarie accomunate dall’unico intento di seguire i concerti e di supportarci anche nei momenti in cui l’autostima smette di accompagnarti o le avversità esterne ti demotivano. Nel maggio del 2007 è uscito il nuovo lavoro discografico con i Wave Flow, “Sulla Terra”. Hai altri progetti discografici? Nel 2007 usciva il secondo e purtroppo ultimo lavoro discografico con i
Wave Flow... dico purtroppo perché, dopo la presentazione live in diretta radiofonica alla RSI svizzera, il gruppo ha deciso di sciogliersi. In certi casi ti sembra che tutto stia per crollarti addosso, vorresti comprendere i motivi, cercare di salvare il salvabile ma che dire, sull’onda del successo è finita. La cosa che dispiace è che, dopo 10 anni di sofferenze, successi e soddisfazioni, non sai neanche più cosa facciano gli altri membri della band, ma la musica è anche questo. Progetti musicali? Ne ho uno particolare con la band Struttura e forma, un quartetto di musica rock prog che sta muovendo i suoi passi in questo mondo dove ormai tutto è sempre più legato a format o a raccomandazioni, per la verità neanche tanto positive, visto quello che il mercato ci sta offrendo. Le difficolta’ sono enormi, sia per mancanza di denaro che per mancanza di interesse dall’esterno. Per concludere, vuoi raccontare tu ai nostri lettori, chi è Marco Porritiello, cosa ama di più e dove pensa di andare? All’alba dei miei primi 50 anni, che
compirò il prossimo dicembre, ritengo di aver ricevuto dalla musica e dalla mia batteria enormi soddisfazioni. Certo se ne arriveranno altre sarò pronto ad accoglierle e a riporle nella mia valigiona, altrimenti le mie soddisfazioni resteranno quelle di oggi, e cioè di vedere crescere i tanti allievi che sono passati nelle mie classi in questi trentatré anni di insegnamento. Oggi insegno in due scuole, una nel comasco e l’altra nella vicina Svizzera, a Bellinzona, due realtà molto note nella zona. Amo il mio lavoro e penso che invecchierò con le bacchette in mano, ho due figlie meravigliose che stanno crescendo e una famiglia che mi ha sempre appoggiato nelle scelte. Dove penso di andare? E chi si muove da qui! Il mio lago, la mia città e la mia musica: tutto questo è Marco Porritiello. Grazie Roxie per questa opportunità, ti mando un abbraccio. Grazie infinite a te, per essere stato mio ospite e per aver accettato di inaugurare questo spazio a cui tengo moltissimo. In bocca al lupo per tutte le tue prossime avventure professionali! New Espressione Libri 17
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. «Vieni qui…» Lo baciò dolcemente. Ora non erano più seduti, ma coricati. «Spegni la luce?» disse Marg con un filo di voce. Claudio tastò il muro, alla ricerca dell’interruttore. La luce svanì di colpo. Claudio non impiegò molto tempo ad abituarsi al buio. Distingueva chiaramente la sua amata e la vide togliersi il maglione. Solo una canottiera, quella canottiera arancione che gli piaceva tanto. Lei cominciò a slacciargli la camicia. «Marg…» «Non dire niente…» Gli baciò il collo. Claudio non capiva più niente. Gli sembrò di essere all’esterno della scena e vedeva lei che lo baciava dolcemente.
Stralci 1. Quarta liceo: troppo grandi per poter fare le stupidate che si facevano in prima, ma altrettanto lontani dal centro del potere, detenuto avidamente da quelli di quinta. Un limbo. O un oblio, dipende dai punti di vista. Claudio aveva iniziato l’anno carico come una molla, aveva la media del sette abbondante, zero assenze e un lavoretto per permettersi qualche divertimento. Era tutto a posto... beh, quasi tutto. Gli mancava una ragazza, una persona che lo amasse e da amare a sua volta. 18 New Espressione Libri
3. «Ti è così facile rinunciare a me?» Si alzò. Si tolse il maglione. E il top. Quindi i pantaloni della tuta. Solo le mutandine rosa erano rimaste, come difesa. Aveva fatto tutto lentamente ma così velocemente per Claudio che non aveva avuto il tempo di connettere. Il corpo di Karen, il meraviglioso corpo di Karen, era di nuovo di fronte a lui. Abbassò lo sguardo. «Guardami…» «Perché?» «Guardami.» «Perché?!» La guardò. «Karen, cosa vuoi? Vuoi che faccia l’amore con te? Se è quello che ti serve, lo farò, ma sappi che domattina me ne andrò. Ti basta? Se ti basta allora ok…» L’afferrò deciso. Lei sentì di nuovo il calore che il corpo di Claudio emanava. Non era quello troppo intenso e profumato di Roman e nemmeno quello slavato di Stewart. Era quello del suo amore. Lo voleva. Lo voleva da morire. Stanotte. E sempre. Con fatica, ma si staccò da lui.
SETTE PETALI
RECENSIONE
per sette brividi
di Serena CARNEMOLLA Simone Turri e Daniela Mecca, una coppia nell’arte e nella vita alle prese con il loro primo lavoro dal genere insolito e originale. Un thriller dalla struttura inconfondibile che lascia il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina. Sette racconti che come petali compongono un fiore che avvolge il lettore in un’atmosfera tetra e oscura. Un romanzo scritto da giovani talenti che racconta di un mondo misterioso e svela ciò che va oltre quel mistico confine con cui quotidianamente ci confrontiamo, quello che separa il bene dal male.
Sette petali per un unico fiore: “Il fiore nero” svela la sua originalità sin dalla struttura con cui viene ideato e presentato al lettore. Sette racconti ruotano attorno alla corolla che li tiene uniti, metafora del cuore dell’opera: il confine tra ciò che è bene e ciò che male davanti all’uomo e davanti al destino. Un’escalation di emozioni al cardiopalma avvince il lettore con una forza quasi magnetica, solleticando la naturale curiosità umana per quanto al mondo c’è di oscuro. I personaggi vengono analizzati proprio approfondendo le particolarità della natura dell’uomo, tra i suoi limiti e le sue debolezze, con un’indagine psicologica puntuale e dettagliata in grado di evidenziare proprio tutte le sfaccettature della paura e, talvolta, del rimorso. Anime tormentate, fragili e dubbiose, vite sospese sul baratro della vita, alcune delle quali scelgono volontariamente di abbracciare il male per
sopperire alle mancanze che il bene non è in grado di colmare per la sua natura neutrale, altre delle quali si trovano avvolte nella spirale di oscurità che il maligno ha riservato loro. Già a partire dalle righe iniziali del primo petalo si coglie l’atmosfera che caratterizza l’intero romanzo e si possono avvertire i primi brividi di terrore. Nonostante l’apparente difficoltà nel rendere palpabile l’inquietudine del genere thriller attraverso le pagine di un libro, questa giovane coppia di scrittori dimostra un’abilità non indifferente nel creare e accrescere il brivido rallentando le scene di suspence New Espressione Libri 19
e nel generare un ritmo incalzante in quelle di tensione crescente. Tale capacità raddoppia il proprio valore in virtù del fatto che si tratta della prima opera della coppia che pare proprio avervi messo tutto il meglio di ciascuno. La quotidianità in cui vengono inseriti i personaggi rende questo romanzo alla portata di tutti, in grado di incuriosire sia il lettore che non si è mai approcciato al genere, sia chi ne è veterano. Passando in rassegna i protagonisti dei sette petali emergono figure comuni, ma non per questo meno inquietanti, e temi che contraddistingono la vita di tutti i giorni. Ad esempio, in “Scherzando col fuoco” domina l’orgoglio di Claudio, un affermato avvocato che deve tutta la sua fortuna a un patto col male stipulato durante l’adolescenza, in quale diventerà la causa della sua rovina e della sua follia devastante. “La panchina” sfiora, invece, un delicato argomento che purtroppo da sempre tocca da vicino ognuno di noi: le sparizioni inspiegabili. La fantasia degli autori suggerisce una spiegazione a questo mistero che nella modernità va sempre più infittendosi, ma lasciamo al lettore il ruolo di interpretarlo. In “Mors tua vita mea” il caos e la follia devastano la mente di Josef con incubi e voci interiori che vanno contro la vita stessa e verso un’unica direzione: il male. Il tema di questo racconto ruota attorno l’oppressione della monotonia e lo sforzo che ogni uomo compie nel rimanere sano di mente anche quando è costretto ad affrontarne il peso giorno per giorno. Una bambola assassina fa capolino 20 New Espressione Libri
in “Caroline”, muovendosi sullo sfondo della vicenda familiare di abusi e soprusi della sua padroncina, vittima del male che muove la sua compagna di giochi solo apparentemente innocua. Un gioco perverso che, tuttavia, fa meno orrore della realtà che spesso si rivela molto più crudele. Il tema dell’esorcismo e dello scontro tra il sommo bene e il male supremo emerge in tutta la sua imponenza in “Io voglio te”, il quinto petalo che vede ormai questo fiore quasi del tutto dischiuso, rivelatore di quanto di più sinistro possano incontrare gli uomini sul proprio percorso, come in “Sangue amaro”, in cui oscuri demoni e danze infernali tormentano la protagonista del racconto che, costretta ad abbandonarsi a essi, cede alle lusinghe del male. Anche in questa storia la realtà fa da sfondo dolente, tanto da far sembrare meno atroce il maligno soprannaturale rispetto alla crudeltà umana. La storia della sensitiva di “Al di là dell’aldilà” conclude il cerchio dei racconti, completando la corolla con la preponderanza di un tema che ha dominato tutte le storie: il potere del libero arbitrio. Uno spunto di riflessione molto ampio e profondo che riporta il lettore alla realtà dopo questa carrellata di brividi ed emozioni: la libertà di scelta, la facoltà di determinare ciò che è bene e ciò che è male, la capacità di giudizio, grandi doni di cui l’uomo dispone e potenti armi con cui è in grado di difendersi da ciò che ritiene dannoso per se stesso. Ammesso che ritenga di doversi difendere dal male.
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. Un vuoto immenso dove le parole si erano arenate su una spiaggia senza conchiglie, inghiottite dal liquido trasparente di un mare in tempesta. Una tempesta emotiva che non si poteva placare: Liol.
Stralci 1. Tre settimane! Dio che eternità! Ventuno giorni di ferie senza poterti leggere o parlare con te. Già, parlare… Magari potessi veramente guardare i tuoi occhi che si riflettono nei miei. Certo, come tu scrivi, i punti internet, i quaderni pigna da portarsi dietro per gli appunti, tutto quello che vuoi, ma so già che mi mancherai tanto, anzi TROPPO! Questo era quello che Luana avrebbe voluto scrivere a Liol nella risposta alla sua e–mail che preannunciava le ferie. Invece… PUNTI INTERNET, QUADERNI PIGNA E APPUNTI, MA DICO SCHERZI? GODITI LE TUE FERIE E NON PENSARE A ME. IO MI GODRÓ LE MIE! Due bugie in una sola frase!
3. Era appena entrato nel cortile di casa con la macchina e già Liol non vedeva l’ora di ripristinare i collegamenti del computer per poter finalmente accarezzare con la mente Luana, complici le dita impazienti e i tasti ormai impolverati. Dovette però desistere da questo impulso quasi primordiale per procedere nel solito rito d’ogni arrivo dalle vacanze. Al rumore delle portiere, che si chiudevano, gli anziani genitori di Liol fecero subito capolino in terrazza per i saluti di bentornato, i commenti sulle loro abbronzature e per constatare con sollievo come il rientro fosse avvenuto regolarmente. 4. “Mia cara Luana, adesso ti devo salutare perché la notte sta quasi finendo e prima che schiarisca del tutto almeno un paio di ore di sonno me le devo proprio fare, quindi ti faccio le solite strizzatine, baci e abbracci a ripetizione ma, consentimelo, ti aggiungo un bacio speciale, uno di quelli che non si danno fra amici… Sì, hai capito… Un bacio che un uomo dà ad una donna tenendo gli occhi chiusi e il cuore aperto, questo mio bacio a voler assaporare le tue labbra. Ecco… L’ho fatto davvero… Ci sei ancora? Tuo e ancora TUO Liol.” New Espressione Libri 21
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE pelle, resa ancor più scura dalle ore trascorse in campagna a raccogliere erbe medicamentose. 2. L’odore buono delle carni e delle chiome accese il suo desiderio e strinse il laccio ancor più forte. Lo strinse finché il corpo della donna fu un inerme fantoccio che egli lasciò cadere al suolo. Tra le note della musica proveniente dal parco, Paolo udì il rumore di passi veloci che si allontanavano. Sputò verso quei passi, poi si chinò sulla morta e le abbassò le palpebre sugli occhi strabuzzati. Prima di andarsene, ammirò con compiacimento quel laccio intessuto di margherite, ormai allentato: sotto la pallida luce lunare, pareva una collana di fiori sul tumido petto traboccante dalla scollatura.
Stralci 1.«Buonasera, signori» risuona all’improvviso la voce melodiosa di una donna. La riconosco subito: è madonna Ginevra, la guaritrice. Mi volto per guardarla entrare, incantato da quel suo solito incedere lieve e determinato. «Maestro, lo fate lavorare troppo questo povero ragazzo. Guardate com’è pallido. Alla sua età avrebbe bisogno di divertirsi un po’». Mi strappa un sorriso, largo e spontaneo; Ginevra ricambia prontamente e mi appare ancor più fascinosa: incurante degli insulsi dettami della moda in fatto di colori dei capelli e dell’incarnato, ostenta con orgoglio il nero lucido della propria capigliatura e la sfumatura olivastra della 22 New Espressione Libri
3. «Voi applicate la magia alla materia attraverso la sperimentazione, Marsilio la applica allo spirito attraverso la meditazione. Io invece sono convinto che la magia è uno scrigno di conoscenze tecniche molto antiche da poter applicare sia alla materia sia allo spirito». So cosa vuole intendere: «E siccome l’atto creativo è una mera operazione di magia, per realizzare questo dipinto avremo bisogno sia di voi, madonna, che di padre Marsilio». Parlo alla donna, ma è il mio amato che guardo. E vedo balenare dai suoi occhi verso di me un lampo di tale armonica sintonia, che vengo pervaso da un sensuale piacere. Come se tra noi due si fosse verificata un’orgasmica fusione di intelletto e di cuore. Mi dispiace cara Simonetta, ma questo è qualcosa che può accadere solo tra un allievo e il suo maestro!
L’INTERVISTA AUTORI
A VOLTE IL VERSO AIUTA rianima la nostra esistenza
di Elisabetta BAGLI Andrea Leonelli, poeta sensibile e raffinato, è un uomo dalla personalità complessa. Insignito con premi e riconoscimenti importanti, è giurato in concorsi nazionali e internazionali di poesia. Nelle sue liriche sa unire modernismo e simbolismo poetico, passionalità e tormento, rabbia e silenzio, donando al lettore espressioni di indubbia forza, che lo aiutano a comprendere meglio la propria esistenza e il mondo circostante.
“La selezione colpevole”, “Consumando i giorni con sguardi diversi”, “Penombre”: tre libri, tre percorsi diversi che, come un filo conduttore, portano a una maturazione poetica frutto dell’evoluzione dell’uomo Andrea. Puoi delinearci, in breve, i passaggi della tua poetica evidenziata nei tre libri? In “La selezione colpevole” si trovano i momenti più bui della mia vita: delusione, disillusione, solitudine, anche depressione e disperazione. Questi stati d’animo sono stati strappati via direttamente dalla mia anima. In “Consumando i giorni con sguardi diversi” c’è molta sperimentazione sul mio modo di scrivere, di mostrare i miei stati d’animo, ma come coperti da una patina al fine di addolcirli. Alcuni commenti ricevuti su “La selezione colpevole”, per quanto lusinghieri, mi hanno indotto a usare uno stile un po’ più soft. Ho provato ad affrontare tematiche diverse, non a parlare solo di me, prenden-
do in considerazione anche l’ambiente circostante. “Penombre” è un breve sunto del percorso precedente e contiene composizioni scritte subito dopo “La selezione colpevole”, arrivando fino all’inizio dell’anno 2013. Contiene più “luce” e rinascita rispetto al grigio cupo della prima silloge ed è forse meglio definito rispetto alle composizioni arabescate di “Consumando i giorni con sguardi diversi”. “Penombre” è più vario e, comunque, meglio organizzato cronologicamente, in modo che chi legge possa idealmente seguire la New Espressione Libri 23
mia evoluzione. I titoli delle tue sillogi, soprattutto delle prime due, sono molto particolari. Ci puoi dire secondo quali parametri sono stati scelti? Il titolo “La selezione colpevole” nasce dal fatto che, in questa raccolta, sono inserite solo alcune poesie che ho selezionato nella mia produzione, immediatamente precedente a quel periodo che va dal mio infarto alla pubblicazione del libro, e “colpevole” perché nonostante mi stessi rendendo conto, in quel momento, che molti aspetti della mia vita non andavano come avrei desiderato e pur non essendone il solo responsabile, mi sentivo comunque colpevole di non porre rimedio a determinate situazioni. Tuttavia, in seguito, ho fatto dei cambiamenti radicali. “Consumando i giorni con sguardi diversi” è un titolo che rispecchia il periodo che ho attraversato nella ricerca di soluzioni nuove e nell’affrontare quello che mi è accaduto con modalità diverse dal mio solito. “Penombre” invece è uno sguardo sul mio passato durato tre anni, che attraversa il buio completo e si ferma nelle zone illuminate, sfiorando alcuni alti e bassi, vagando nelle zone d’ombra e mirando a uscire in pieno sole. La poesia permette a ciascuno di noi poeti di usare un proprio linguaggio. Che tipo di linguaggio usa Andrea Leonelli nelle sue sillogi? Uso un linguaggio diverso a seconda del mio stato d’animo, ma amo 24 New Espressione Libri
accostare parole con significati diversi, per crearne di nuovi o usare immagini simboliche per rappresentare le sensazioni. Ce ne sono alcune che, spesso, non hanno un termine preciso per poter essere definite e allora provo a usare termini che normalmente sono slegati da esse, per formare simboli nuovi che le identifichino e rendano a chi legge le stesse impressioni che ho avuto io. Qual è, secondo te, il destino di un poeta? Quello di essere capito da pochi. Ma spesso è un destino che ti segna come persona da prima di diventare pubblicamente un poeta. Forse è anche una delle cause del divenirlo. A livello personale penso che, se si è capiti e apprezzati da subito (non voglio dire “ancora da vivi”) come poeti, probabilmente la poesia che si scrive risulta essere troppo banale. Forse non è nemmeno poesia. Tuttavia, credo che la buona poesia debba spingere a riflessioni profonde e, spesso, è più semplice per i lettori capire e apprezzare superficialmente una delle classiche poesie “sole-cuore-amore-fiore” che andare a immedesimarsi in quegli strati più profondi e più temuti dell’anima. Quelli in cui si trova la vera natura delle persone. La buona poesia è una via, un sentiero pericoloso perché permette di arrivare lì, nel profondo di ognuno, attraverso un cammino irto di spine. E molti non vogliono sapere che anche dentro di loro possono esserci spazi bui in cui l’anima, anche la loro anima, si tuffa nel torbido.
Donatella Bisutti dice che ogni poesia prende il colore di chi la legge. La pensi come lei? In parte. La poesia prende solo una sfumatura di chi ne fruisce, ma ha il colore base di chi l’ha scritta. E prende la patina del colore dell’attimo in cui vive chi legge, ma la stessa poesia aveva già la sfumatura presente nell’istante in cui il poeta l’ha scritta. L’ispirazione vola libera tra i versi o, a volte, la freni per non denudare troppo il tuo animo? Non la freno, perché dovrei? Posso dirigerla e farmi trasportare, posso accompagnarla nei viaggi oppure perdere quell’attimo: sono io che scelgo come comportarmi. Dunque, frenarla a quale scopo? Non mi vergogno né di quel che sono né di ciò che sento. Anche troppo spesso si nasconde l’anima, il proprio modo di essere per timore, convenzione o convenienza. Tuttavia, se nella poesia non si scrive ciò che si sente, diventa solo un esercizio di scrittura e, come tale, perde gran parte del suo valore.
Qual è la silloge che più ti rappresenta? E la poesia che senti più tua? Quella che devo ancora scrivere, e per un motivo semplice: ogni poesia rappresenta un istante e ogni silloge racchiude un periodo. Come un album fotografico, contiene le istantanee di un attimo, di uno spazio e di un tempo in cui è compreso il soggetto, così una silloge raccoglie gli stati d’animo, i pensieri e i sentimenti del poeta. Amo tutte le mie raccolte, sono comunque pezzi della mia vita e della mia anima. Mi rappresentano tutte in momenti diversi del mio trascorrere e vivere nel tempo. Andrea Leonelli cosa ci proporrà nel futuro? Vi proporrò ancora me, magari in forme diverse, forse non più solo in poesia, ma sarà sempre di me che si tratterà. Non per autocelebrazione, ma per il fatto che posso descrivere le mie esperienze e non quelle di altri e perché penso che quello che provo e vivo io esista un po’ nella vita di tutti e in cui tutti si possono identificare. Magari leggermi aiuterà a vedere se stessi con uno sguardo diverso. New Espressione Libri 25
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. - io ti amero’ sempre, Mirko- quella frase pronunciata con estrema semplicità sortisce un effetto sconvolgente sul ragazzo. Lui si commuove ed inizia a piangere senza pudore, non sapendo bene quale sia il motivo di quello sfogo. Forse piange per infelicità, per insoddisfazione o perché e’ consapevole di non riuscire ad amarla. Eppure in qualche modo sente di amarla... Nicoletta lo stringe a sè cercando le sue labbra ed asciugandogli le lacrime, mentre la schiuma delle onde arriva a bagnare i loro vestiti.
Stralci 1. Il vento di fine inverno scuote i rami degli alberi sul lungomare dell’isola, un paesaggio lunare e desolato si presenta a Mirko, che cammina con passo incerto, furtivo con l’aspetto di chi perennemente fugge da qualcosa o di chi è in viaggio verso una meta indefinita, insolita, irraggiungibile... cosa cerca Mirko quella sera? Non la felicità, ormai vi ha rinunciato da un pezzo, non occasioni facili, ormai ne ha vissute tante, forse cerca un’ultima impercettibile speranza, in esile battito d’ali, un piccolo gancio del cielo, una sottile linea proveniente anche da un altro tempo e da un altro spazio per poter affrontare l’incipiente primavera... per continuare a vivere... 26 New Espressione Libri
3. Una vecchia cortigiana decrepita piegata sotto la pompa dei suoi monili-, così Gabriele D’Annunzio descriveva il palazzo di Ca’ Dario, legato alla misteriosa maledizione che sembrava colpire i proprietari. Il rogo divampa improvviso, illuminando in maniera innaturale la facciata asimmetrica del palazzo, formata da marmi policromi disposti in medaglioni circolari, finemente lavorati in pregiata pietra d’Istria. Alle dieci di sera il Canal Grande é ancora attraversato da un certo numero di vaporetti, gondole e motoscafi, piene di turisti e veneziani che assistono a quello straordinario spettacolo. 4. A quarantacinque gradi il cielo brucerà... il fuoco si avvicinerà alla gran città nuova. All’istante un gran fiamma sarà sparsa. Quando si vorrà la gente del nord mettere alla prova... un grande re del terrore arriverà dal cielo e seminerà distruzione e morte. Il fuoco brucerà nella città piu’ nuova... le torri più alte cadranno. - monsignor Helardo recita la profezia descritta in una centuria di Nostradamus. Il suo ospite sorride sardonico....
BRIGANTI
TEATRO
parliamone a riflettori spenti di Maria CAPONE
Marcantonio GALLO
In genere i comunicati stampa vengono inoltrati e soprattutto pubblicati prima che si svolga un qualsiasi evento. Noi di New Espressione Libri, invece, abbiamo un problema da affrontare, quello cioè di non trovarci sempre in perfetto sincronismo tra i vostri eventi e le nostre pubblicazioni. Posso però affermare che questo non sempre è un aspetto negativo e parlare di un evento trascorso può diventare ancora più interessante. Quando il sipario è calato, quando la stanchezza non si avverte più, a noi piace riaccendere i riflettori perchè c’è da raccogliere tutto quello che è stato e che, da quel momento in poi, sarà. Sì, perché uno spettacolo non finisce mai dopo la chiusura di un sipario,
di esso si parla e si parlerà ancora soprattutto quando questo è stato in grado di regalarci emozioni forti, e se queste siano state positive o negative poco importa. Ho avuto il piacere di essere presente a diverse rappresentazioni di questa compagnia teatrale e ne sono rimasta sempre entusiasta. Questa volta il “TeatroDellePietre”, insieme alla Casa Circondariale di Brindisi, ci ha presentato la nuova produzione teatrale “BRIGANTI” di Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito, liberamente ispirata a un racconto di Raffaele Nigro, andato in scena il 3 maggio 2014 al Nuovo Teatro Verdi alle ore 20.30. Da due anni il “TeatroDellePietre” ha avviato il progetto “DENTRO/ FUORI: carcere e dintorni”, un laNew Espressione Libri 27
boratorio teatrale e di scrittura creativa legato al tema della legalità e dell’opportunità di recupero, rivolto ai detenuti della Casa Circondariale di Brindisi. Il progetto ha già prodotto lo spettacolo “Malisangu: terra, contrabbando e amore” (maggio 2013) e il reading teatrale “Carcere e Poesia” (marzo 2014 - Giornata Mondiale della Poesia), ma ciò che ci aspetta subito dopo l’estate sarà il libro “DENTRO/FUORI: carcere e dintorni”, un compendio dell’attività teatrale e culturale svolta in carcere, con scritti originali dei detenuti a testimonianza della volontà di riscatto, con fotografie che raccontano la vita all’interno del carcere. Ti alzi e sai che non avrai da correre almeno oggi. Il sipario si é appena chiuso ma lo spettacolo no. Cosa lascia dentro un lavoro così impegnativo come il vostro? Ormai da diversi anni mi sveglio molto presto al mattino, anche quando non ho da fare. È diventata un’abitudine, mi piace gestire ed avere il controllo sul tempo e non il contrario. Il mio lavoro mi piace. Tendenzialmente sbrigo le cose che mi sono prefisso di fare il giorno prima ancor prima di addormentarmi, così al mattino posso passare direttamente alla cosa successiva. Questo per dire che sono un tipo meticoloso, fin troppo, e non riesco a riposare se non lavorando. Quando sono sotto debutto dormo pochissimo. I mesi trascorsi li ho passati coordinando le prove dei vari segmenti 28 New Espressione Libri
In breve: una notte d’attesa, prima di essere fucilato, un briga e compagni caduti che, come fantasmi sullo sfondo di un’Ita fratricida che si consumò nelle campagne del Meridione. Ma c
che hanno composto “BRIGANTI”: lo spettacolo è stato provato a “comparti”, per ovvi motivi. Solo io e pochi miei collaboratori possiamo accedere all’interno della Cada Circondariale che, giustamente, ha delle regole e tempi da rispettare. Quindi con gli attori ho provato all’esterno, come pure con i musicisti, che hanno avuto il compito di accompagnare le battute, e con i cantanti. Il coro finale ha provato in una chiesa e ho potuto seguirli qualche volta di sera. Questo ha comportato la revisione del testo giorno per giorno in base ai cambiamenti che di volta in vol-
ante si racconta; davanti a sé capitani uccisi, soldati massacrati alia in costruzione, danno vita a una narrazione sulla guerra chi erano veramente i briganti?
ta si rendevano necessari, e la riscrittura del copione, infatti ne esistono varie versioni. Fino all’ultimo non sapevamo bene chi e quanti dei ragazzi della Casa Circondariale avrebbero potuto partecipare allo spettacolo: trattandosi di detenuti non è proprio semplice il disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie. È stato necessario cambiare interpreti e sostituire interi pezzi narrativi, fino ad arrivare alla versione finale che è andata in scena, definita il giorno stesso del debutto. È stato complicato, perché ogni giorno cambiava la percezione dello spettacolo e solo
giorno 3 maggio abbiamo capito cosa avremmo rappresentato e in quale sequenza. Gli attori del “TeatroDellePietre” si sono adeguati a questo iter, che comunque non dipendeva solo da cause contingenti ma si trattava di un mio preciso modus operandi. Un lavoro come “BRIGANTI” lascia dentro la sensazione che sia incompleto: raccontare in ottanta minuti il brigantaggio meridionale con una produzione teatrale non è una cosa semplice. Si tratta di una delle peggiori pagine di storia italiana e riguarda il periodo immediatamente successivo all’Unità, quando nelle regioni meridionali si diffuse il complesso fenomeno del brigantaggio, dai risvolti non solo sociali ma anche politici, e di cui non sempre abbiamo una idea chiara. Ma, insieme a Fabrizio, abbiamo voluto fortemente questo spettacolo perché c’era una forte similitudine con il malcontento e lo stato sociale e politico di oggi, incerto e poco definito, presente per modo di dire. Siamo in balìa degli eventi, non abbiamo esempi seguire e alcuni passaggi tratti da libri di storia e riferiti al brigantaggio ci sono sembrati molto attuali. Inoltre abbiamo voluto BRIGANTI per un senso di giustizia, perché se è vero che la Storia viene scritta dai vincitori, essendo studiata da tutti dovrebbe essere obiettiva e leale. Sono tornato in Puglia solo qualche anno fa ma ho vissuto dall’età di sette anni in una città del Nord e ricordo ancora il disagio provato quando a scuola si New Espressione Libri 29
studiavano i pochi capitoli dedicati al brigantaggio. Mi sentivo un ingrato perché i nonni dei nonni dei miei nonni si erano opposti all’Unità d’Italia diventando briganti. Beh, ora so meglio come andarono le cose. Comunque oggi l’Italia è una e tale deve rimanere, anche se non riesce ancora a sentirsi una vera Nazione.
dizione la peggiorò. Fu una feroce guerra sanguinaria e fratricida quella che si consumò nelle campagne meridionali subito dopo l’affrettata Unità d’Italia, tanti i capobriganti che la capeggiarono e tanti i morti che si contarono alla fine del 1865, dopo la feroce repressione piemontese.
Gli spettatori avranno capito veramente? Sarà arrivato il messaggio? Agli spettatori abbiamo offerto una scenografia essenziale: gabbie di ferro in cui recitavano gli attori che hanno di fatto contenuto le parole e la mia rilettura del complesso fenomeno meridionale. Lo spettacolo si è aperto con il racconto di un capobrigante, interpretato da me e ispirato da vari personaggi realmente esistiti, come Carmine Crocco, Giuseppe Schiavone e Nicola Morra. Un uomo che vede sfilare davanti a sé come fantasmi, nella notte prima della sua fucilazione, i capitani uccisi, i soldati massacrati e i compagni caduti, sullo sfondo di una Italia in costruzione. Briganti dura circa ottanta minuti senza intervallo, in cui i nostri attori-detenuti hanno recitato per la prima volta con gli attori del “TeatroDellePietre”, cercando di dare voce alle storie e alle sofferenze di quelle migliaia di uomini e donne del Sud costretti a diventare “fuorilegge”e briganti per darsi alla macchia, spinti dalla miseria, dalla fame e dall’insofferenza verso il nascente Regno d’Italia, il quale più che un’annessione risultò essere un’invasione che invece di migliorare la loro già precaria con-
Quali fatiche sono state peggiori? Interpretare un libro o superare le barriere dei preconcetti? Lo spettacolo di sabato è stato faticoso, ma più faticosa è la burocrazia italiana. Fino all’ultimo momento non sapevamo chi sarebbero stati i ragazzi che avrebbero potuto partecipare allo spettacolo, quindi autorizzati ad uscire dal carcere. L’Amministrazione carceraria è stata determinante per risolvere tutti i problemi che comporta il muovere dei detenuti fuori dalle mura carcerarie. Con “BRIGANTI” abbiamo cercato di raccontare le motivazioni, le sofferenze e i pensieri di un popolo in rivolta, quello del Sud, che si ribellò non per odio, ma per dignità. La drammaturgia l’ho scritta ripassando sui libri di storia, ma soprattutto rileggendo i numerosi volumi che raccontano il Sud in una maniera più approfondita, a dispetto di una storia che a volte generalizza troppo sul fenomeno del brigantaggio descrivendolo come un movimento di ribelli mossi solo da interessi economici. Abbiamo lavorato su questo con i detenuti, perché il progetto “Dentro/Fuori” è un progetto incentrato sulla legalità. Soltanto attraverso un’attenta analisi del passato si
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In scena gli attori del TdP e gli ospiti della Casa Circondariale di Brindisi: Marcantonio Gallo, Salvatore Buonomo, Stefano Lanzo, Vladimiro Spalanzano, Mirela Karlica, Aronne Renzullo, Memli Murrizi, Vitantonio Palmitessa, Ivan Pedone, Sergio Pentassuglia, Mauro Iaia, Lo Chaembacke, Francesco Barnaba, Oronzo CiracĂŹ, Prince Ogho Go. Musiche eseguite dal vivo da Giancarlo Pagliara, Luciano Gennari, Alessandro Muscillo. Costumi di Angelo Antelmi.
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può capire il presente e le sue contraddizioni sociali che ancora oggi determinano le scelte e il destino degli individui. Le vostre maggiori soddisfazioni? Da due anni, oltre al laboratorio teatrale, portiamo avanti un importante lavoro di scrittura creativa. Abbiamo sentito fortemente l’esigenza di raccontare e raccontarci le esperienze, le riflessioni che ogni detenuto, ma soprattutto ogni uomo, fa o dovrebbe fare. Attraverso l’introspezione si può focalizzare meglio se stessi. Intendiamoci, il teatro non salva. E tantomeno uno spettacolo aiuta a chiarirsi le idee su che svolta dare alla propria vita. Ma attraverso il teatro ristabiliamo connessioni, cuciamo relazioni momentaneamente sospese a causa della detenzione. Una compagnia impegnata nell’allestimento di uno spettacolo teatrale diventa una sorta di piccola comunità con ruoli e compiti precisi. I detenuti si sono dati completamente, studiando la parte, scrivendo, mettendosi in gioco con le loro storie personali che sono confluite in maniera molto naturale all’interno dello spettacolo. “BRIGANTI” è stato solo il primo punto d’arrivo di un percorso che ha portato i detenuti del carcere di Brindisi a ri-pensarsi diversamente, a relazionarsi tra loro e con noi, a conoscere e sviluppare punti di vista e ruoli differenti. È questa la più grande soddisfazione. Ci racconti un aneddoto che ti é accaduto e per il quale ancora sorridi? Alcune persone, guardando i mani32 New Espressione Libri
festi che hanno tappezzato la città per quindici giorni, le cartoline e il materiale pubblicitario, hanno cercato di capire chi delle persone fotografate fosse un attore o un detenuto. A detta di amici, spesso, ero tra i primi ad essere indicato come detenuto per via della barba che ho fatto crescere per interpretare questa parte. Questo, ci tengo a precisarlo, solo perché i veri briganti vivevano tra i boschi in condizioni precarie e il radersi probabilmente era una cosa difficile da fare, e poi perché la barba conferisce un aspetto meno rassicurante. Questo fa capire come spesso il pregiudizio sia mosso solo da dinamiche sociali. Stessa cosa accade in carcere: lavoriamo in tuta, comodi, ed è capitato che qualcuno degli educatori non mi riconoscesse in mezzo agli altri. Il “TeatroDellePietre” è una realtà di giovani talenti ormai presente sul territorio. Tanto lavoro già fatto, ma tantissimo ancora quello che vi auguriamo. Cosa bolle nella prossima pentola? Quest’anno abbiamo inaugurato la prima rassegna di teatro indipendente lavorando al “Dopolavoro” che ha visto in scena due nostre produzioni e una compagnia ospite. Stiamo già lavorando alla seconda edizione. Inoltre, in autunno finalmente il lavoro di scrittura svolto con i detenuti sarà pubblicato. Non sarà un libro inteso nel senso più classico, ma non posso dire altro per non rovinare la sorpresa.
POESIA
DALLA PARTE DEI POETI la parola in versi
di Oliviero Angelo Fuina Parlare di Poesia dalla parte del lettore o addirittura dalla parte del “critico” è sì parimenti significativo e certamente non scevro di interesse, ma ascoltare il vissuto poetico in prima persona dai poeti stessi è oltremodo intrigante, illuminante e sicuramente non contaminato da interpretazioni soggettive spesso lontane dal credo dell’Autore. Il mio palese obiettivo è riuscire a chiamarmi fuori dall’apparire opinionistico in versi altrui e incentrare totalmente l’attenzione dei nostri lettori sul Poeta di turno e sulla sua poesia come lui stesso l’ha vissuta e la vive. E per come vuole che se ne usufruisca. Per questo nuovo appuntamento ho il piacere di dare la parola al poeta di Sant’Angelo in Vado, Gastone Cappelloni. Grazie innanzitutto per la tua disponibilità sorridente che da sempre ti contraddistingue. Per cominciare vuoi dire qualcosa di te che ritieni si debba sapere? Facci il tuo autoritratto usando tecniche e colori lessicali che più ti aggradano. E magari, già che ci sei, aggiornaci sul tuo “curriculum” artistico. Ringrazio l’amico Oliviero per la stima e l’amicizia che
ci lega. Salve a tutti, mi chiamo Gastone Cappelloni, vivo a sant’Angelo in Vado, paese ai piedi dell’Appennino Marchigiano, con la passione per la Poesia, la natura e gli animali. Non mi ritengo poeta, ma semplice menestrello di strada e profondo conoscitore di quello che ancora non ho appreso dalla vita che mi permette di crescere e confrontarmi con gli altri, con chi mi legge e con chi mi stima; un continuo evolversi per migliorare e mettersi in gioco, con l’umiltà che mio Padre mi ha trasmesso, New Espressione Libri 33
ogni giorno arricchito da nuove conoscenze e confronti umani. Curriculum? Ne avrei di cose artistiche da raccontare, ma annoierei, dico solo che quest’anno ho saputo realizzare il sogno della vita rivedendo lo zio Lino, fratello di mio padre, emigrato nel 1950 in Argentina, e presentando il nuovo libro: “Un Seme oltre oceano” a lui dedicato, in lingua Italo\Spagnola a Mar Del PLATA, dove lui abita, presentandolo poi anche a TANDIL e RAMALLO. Il libro sarà stampato e venduto in Argentina, trovando spazio nella Biblioteca Comunale a MAR del PLATA come libro di testo! Mio Padre sarà felice di questo, anche perché è grazie a lui che il progetto e sogno si è materializzato. Bellissimo e significativo titolo e splendida esperienza di condivisione. Ti pongo ora la domanda classica che pongo a tutti i poeti ospiti di questa pagina: “Cos’è per te la Poesia?” La Poesia? Null’altro che il cammino che abbiamo intrapreso, il resoconto di quello che siamo e che continueremo a essere, il sogno e la realtà nello stesso significato che inseguiamo e che non ci appartiene. Siamo il tramite dell’inconscio, ognuno di noi vive nella mente altrui, perché consci delle stesse sensazioni, cercando di essere realtà che non inganna, che ci guiderà provocandoci. Siamo Poesia, per34 New Espressione Libri
ché creati dall’immaginazione della fantasia, della perplessità. Poesia è Universo inossidabile di malinconia e amarezza, nel sorriso dolce della notte. Notte che porta saggezza e che ci illuminerà per sentirsi Poesia e poeti della propria anima. Quale poetica pensi ti possa rappresentare al meglio e alla quale ti richiami, sempre che ovviamente una poetica di paragone per te pensi possa esistere? Nessuna corrente letteraria, anche se nella mia poetica traspaiono quel viaggio interiore d’inquietudine, ribellione e libertà, fuori dagli schemi collaudati di “gabbie predefinite”. Adoro la mia stessa libertà, la trasgressione di essere me stesso, senza vincoli o assomiglianze. La critica mi ha accostato ai “Poeti Ribelli”, ne sono onorato, ma preferirei essere accostato ai miei genitori, maestri di vita e d’insegnamento, credetemi non sono arrogante o presuntuoso, tutt’altro. Breton, Pasolini, Baudelaire, grandi e inarrivabili, ma ognuno di loro ha saputo raccontarsi per quello che la vita aveva in serbo per loro, il loro percorso è un insegnamento di vita fondamentale ma fine a se stesso. Io sono Gastone Cappelloni, con i pregi e i difetti che la vita mi sta trasmettendo e che io racconto. Ora una domanda che so difficile per ogni Poeta. Tra le tue poesie ce n’è una che
ami particolarmente e che vuoi regalarci in questa pagina? Come potrei preferire un figlio a discapito di un altro, sarei un buon genitore? Impossibile! Anche se nutro un debole per questa Poesia che Amo, contenuta nell’ultimo libro: “Un seme oltre oceano”. E’ il racconto inconscio tra lo zio Lino e suo padre, mio nonno. Mi emoziono ogni volta che la ricordo, anche mentalmente! Padre raccontami Padre raccontami con gli occhi miei, il secolare stormir del ruscello, ove nel gentil febbraio, cuor mio si abbeverava di tiepidi gorgheggi di gioventù, e il falco volteggiava, per me, sopra boschi di boriose querce, sfidandomi nei mulinelli del vento, a rimirar l’essenza del cielo, plumbeo. Padre, ammaliami, solo così, sarò vissuto, nella realtà dell’immaginario! Padre cuéntame Padre cuéntame con mis propios ojos, el secular susurro del arroyo, donde en el gentil febrero mi corazón se refrescaba de tibios gorjeos de la juventud,
y el halcón daba vueltas, por mí, sobre bosques de arrogantes robles , desafiándome en los remolinos del viento, a escudriñar la esencia del cielo, plomizo. ¡Padre, hechízame, solo así, estaré viviendo en la realidad de lo ficticio! Ci hai già anticipato qual è stata l’emozione originaria per questa tua intensa Poesia. Hai qualche aneddoto sul tuo scriverla o sul tuo scrivere in generale le tue splendide poesie? Contemplazione e vissuto hanno dato origine al mio mondo, al desiderio inconfessabile di essere e di rivivermi, con, nel cuore, l’incertezza delle certezze stesse. Mi sono rimesso in gioco, riavvolgendo i passi del mio sentimento. Le persone care che mi hanno lasciato, i tradimenti degli amici, i rimproveri mentali che io stesso mi sono imposto. Sapessi quante litigate con me stesso, quante arrabbiature e quante illusioni condite con la superficialità delle convinzioni. Poi, il grande Amore della vita, passato a salutarmi, e che ora mi accompagna nelle notti d’immensità senza pareti, Lei vive nell’aldilà dei pensieri, è viva è lo sarà senza curarmi di nasconderlo. A volte si percepisce la solitudine e il dolore per quello che avevamo, rimarcando a noi stessi le mancanze e le consaNew Espressione Libri 35
pevolezze, poi ti accorgi che sei al capolinea e senti il bisogno d’introspezione, anche se ferita lacerante, domandandoti se la sofferenza procurata sia pari al dolore che ti accompagna. Le poesie non so se splendide, ma certezza esiste, ognuna è figlia del trascorso, sono stille di verità mai abbandonata, proprio perché vita che appartiene e che ti ricorda, come coscienziosa coscienza.
approfondire, deliziandosi, la tua Poesia? Ne sarei lusingato se il lettore si sentisse coinvolto e affascinato da quello che scrivo e mi auguro di continuare a scrivere.
La poesia dove ritieni ti abbia portato e dove ancora può portarti? Chi può dirlo? Spesso mi estraneo da me stesso e rivedo papà e mamma, chiedendomi che cosa sarei senza la fortuna di averli avuti: a loro devo tutto, anche se solo ora capisco il ruolo che hanno avuto, anche se inconsciamente, trasmettendomi valori che sono alla base della crescita. Passato, presente e futuro da scoprire, senza assilli o turbamenti, conoscere me stesso non conoscendomi per nulla, solo aria e ossigeno, per ricordarmi di migliorare, quale Poesia potrebbe scaturire dalla vita se nei piani futuri mi dimenticherò di migliorarmi? Arrivo e partenza: la vita e la morte, questa è la sola certezza per rimettermi in gioco.
Inoltre sono “reperibile” su Twitter e sul mio Canale YouTube.
Bene. Vuoi lasciare le coordinate per chi vuole continuare a leggerti e 36 New Espressione Libri
Questi i miei link: https://www.facebook.com/gastone.cappelloni www.gastonecappelloni.com
Qual è eventualmente la domanda che non ti ho fatto e alla quale avresti voluto invece rispondere? Vuoi salutarci con un tuo pensiero? Nessuna domanda, mi hai ribaltato come un calzino, ovviamente scherzo! Si dice che i sogni non si realizzano, ma solo perché non ci crediamo. I sogni sono il volere aggiunto della vita e sarà sufficiente essere se stessi perché loro si materializzino. Come? Essere se stessi senza identificarsi negli altri, sbagliare e ammettere di averlo fatto: nel domani troverà spazio anche il nostro destino. Il nostro! Grazie Oliviero, sai la stima che nutro nella tua persona e in quello che scrivi. Persona e amico squisito. Un abbraccio a tutti voi, vi aspetto nel mio universo per condividere le stesse capacità emotive!
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. “Succede così” Ed è così che succede mentre quel nome sorprende come un ricordo lontano in vuote stanze planato; un amore senza fine, nel suono di un sostantivo, visto in quell’ultimo sole prima di nebbie sorprese e guardi il cerino spento scoprendo più freddo il buio e pensi che ti era vita prima che distanza venne in punta di piedi scalzi sui ponti illusi di verbo bastando solo il silenzio a dividere i due mondi.
1. “Orme sull’acqua”
Fa male quando succede, o meglio, quando ti accorgi, che tutti i futuri sordi d’inascoltati presenti
E’ l’impronta che vuole incidere il fiume di vita fluida mai doma a sé stessa non visibile da immobile scoglio mentre rifugge il letto ogni presente
morirono senza l’eco o un ultimo tentativo di sanguinare una scelta tra spine di rosa vinta.
tracce vane di un noto paradosso, di lascito bugiardo in superficie, anelito che nulla poi consegna se non i futili passi a svanire
E allora è così che cade nel buco di un tuo singulto l’odore della sua pelle in notti senza difesa;
Sono orme sull’acqua ciò che porgo il saper nuotare mostrato invinto forse parole i segni dei miei passi nel fermo scorrere all’unico mare.
insieme più non sarete e a volte questo barlume acceca lo sguardo spento in onde di sale sciolto.
Poesia
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PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE Se solo sapesse quale incredibile viaggio sarebbe per lei, che avventura potrebbe vivere se avesse il coraggio, la forza di intraprendere il suo cammino verso tutta quella luce, ma nulla, lei si ostina a rimanere aggrappata alla comoda fluorescenza fioca di una lampada artificiale. Morirà così, senza aver capito bene il perché di tanto darsi da fare attorno a qualcosa incapace anche di scaldare.>> 3. Sfocai lo sguardo per osservare la mia immagine riflessa sul vetro della finestra, era fuori prospettiva con il mondo che s’affacciava al di là di essa. Sembrava l’esatta rappresentazione di tutta la mia vita.
Stralci 1. Non esiste un momento nella vita che non sia necessario alla vita stessa, tutto serve a prepararci per arrivare esattamente dove siamo diretti. È la vita a prendersi cura di se. A noi non resta che attraversarla con attenzione e rispetto cercando per quanto possibile, di non farci male. 2. Mi indicò una vecchia lampada al neon appesa alla parete del corridoio, proprio di fronte all’entrata della stanza. Intorno ad essa gironzolava una falena impazzita. <<Guardi quella stupida farfalla com’è attratta da quella luce consumata, Con il sole che c’è fuori lei si ostina a rimanere lì. 38 New Espressione Libri
4. La guardavo distrattamente mentre di tanto in tanto buttavo un occhio alla tv, dove scorrevano immagini di guerre lontane, corpi straziati da bombe, madri che piangevano mariti e figli uccisi da perfetti sconosciuti. “Forse è nella nostra natura” pensai “Siamo pronti a odiarci prima che a conoscerci”. Forse era ciò che stava accadendo anche a noi due, forse saremmo arrivati a odiarci prima di conoscerci, allora ucciderci sarebbe stato molto più facile. 5. La solitudine è come la tua ombra, a mezzogiorno ce l’hai sotto i piedi e pensi di poterla cavalcare ma con il passar del tempo, quando arriva il tramonto, è così grande e lunga dietro te, da oscurare persino i tuoi ricordi. 6. Di questa vita vorrei gridare a squarciagola tutto il non senso e invece devo trovarne uno ogni giorno per viverci dentro.
ARTE
OPINIONI
eterna bellezza di Fabio Gervasini L’arte, si sa, ha mille vie d’espressione e tuttavia, qualsiasi sia la sua forma, riesce nel suo intento; fissare nel tempo la bellezza. Fabio Gervasini parte da questo concetto per esaminare la bellezza di alcune opere d’arte totalmente differenti l’una dall’altra, realizzate in periodi storici altrettanto differenti. Dopo aver preso in esame Il Ratto delle Sabine, la scultura del Giambologna, La Venere di Urbino, il dipinto del Tiziano, e in maniera lieve la Venere Dormiente del Giorgione, fa un salto nel tempo per portarci ancora una volta nella bellezza eterna. Leggi QUI la prima parte dell’articolo.
Facciamo un enorme salto temporale e arriviamo alla seconda metà del ‘900 per ascoltare quella che, a furor di popolo e di critica, è stata definita la canzone del secolo scorso: Imagine di John Lennon. L’attualità del suo testo adagiato su un giro armonico musicalmente semplice, perfetto e dall’intensità ineguagliabile, ne fanno di fatto una delle più belle canzoni della storia del rock. La bellezza di quest’opera sta nella sua immortalità. Parole come: “Nulla da uccidere e per cui morire, immagina che tutti vivano la loro vita in pace.” oppure: “Immagina non ci sia il paradiso, immagina non ci siano paesi e nessuna religione” risvegliaro-
no una coscienza popolare fin troppo assopita, offrendole la possibilità di una esistenza alternativa e qualitativamentte più vera e intensa, una concezione della realtà totalmente diversa e che nessuno prima d’allora aveva mai osato mettere in discussione con tanta decisione. L’impatto che ebbe sulle masse fu talmente importante da spaventare l’allora bigotto Governo degli Stati Uniti e costò a Lennon l’espulsione dal Paese per le sue idee eccesivamente filo-comuniste e reazionarie. In realtà, il messaggio che Lennon cercò di lanciare fu perfettamente sisntetizzato da Yoko Ono: “Siamo tutti un solo mondo, un solo paese, un solo popolo.” Una canzone che ancora oggi, New Espressione Libri 39
omaggio a John Lenon di Maria Capone
stritolati come siamo da un’informazione che dà sempre più spazio a sterili polemiche politiche, guerre mediatiche e non, scandali sessuali che hanno coinvolto anche alte cariche religiose, troviamo di una attualità indiscutibile. Per tutti è un inno alla pace, ma personalmente credo che ci sia bel altro nel suo messaggio. Lo stesso Lennon, in una delle sue ultime interviste, dichiarò che era un brano “coperto di zucchero” come a voler indorare una pillola fin troppo amara da ingoiare. È mio personale parere, che l’intento di Lennon, fosse cercare di far comprendere alle masse la misera condizione umana in cui la società è costretta a vivere, una società che da buon sognatore, sperava di risvegliare con perle come Imagine e ancor prima con canzoni come God o Mother. Il giro armonico sul qua40 New Espressione Libri
le poggia questo sublime testo è semplice, orecchiabile, intenso e musicalmente perfetto. La sua bellezza eterna è proprio nella semplicità di una musica e di un testo mistico, sognante, che ne fanno un inno, è vero, ma non solo alla pace, bensì alla vita, è un inno laico che non esclude nessuno, credenti e non, e che ci invita ad apprezzare la vita che vivamo, le cose che abbiamo conquistato, ciò che ci circonda. La prorompente forza e bellezza di questa canzone è nella condivisibilità, può piacere o no ma resta difficile non condividerne il messaggio. Non a caso, la prestigiosa rivista Rolling Stone ha piazzato questo pezzo al terzo posto nella classifica delle 100 canzoni più belle di tutti i tempi. È indubbio che avremo bisogno di questa canzone anche in futuro, come una mano calda su di una spalla che ci incoraggia a seguire il buon cammino. Per finire questo nostro piccolo ma intenso viaggio, non poteva mancare una capatina nella settima arte, come la battezzò il critico Ricciotto Canudo nel 1921: il cinema. Il ‘900 ne ha prodotti di capolavori cinematografici, molti dei quali italiani. Ma c’è un regista inglese che ha creato capolavori inimitabili e, uno su tutti, ha decretato una vera e propria spaccatura tra i
film di genere fantascientifico. Uno di quei film che diventa una linea netta nella storia della cinematografia mondiale e cioè, il cinema di fantascienza che c’era prima e quello che ci sarà in seguito a questo capolavoro. Ormai penso che avrete capito di chi io stia parlando: Stanley Kubrick ovviamente, e il film non può essere che 2001 odissea nello spazio. L’inizio del film è quanto meno inquietante, uno schermo nero per un paio di interminabili minuti da fissare come un sipario teatrale che si deve aprire su qualcosa di inaspettato. Ad accrescere l’attesa le note di Così Parlò Zarathustra di Richard Strauss. La stessa musica verrà riproposta per altre due volte in altrettanti momenti importanti della pellicola. Uno di
questi è un vero e proprio colpo di genio del regista, lo stacco d’immagine che farà storia nella cinematografia mondiale, l’ominide che lancia in cielo un osso che diverrà a sua volta un’astronave che viaggia nello spazio profondo. Ecco la bellezza, la capacità di sintesi che mostra l’intero stato evolutivo dell’uomo in pochi secondi. Quell’astronave, che si dirige verso una stazione orbitante, si muove seguendo il ritmo della musica che diviene soggetto in questo film, come fosse, la sua, una danza più che un movimento d’inerzia. La parte del protagonista la fa un monolite, che troveremo presente all’inzio, nel mezzo e alla fine del film. Molte le interpretazioni date al significato di questo monolite, Dio, la coscienza, il primo mattone dell’universo, le radici New Espressione Libri 41
della stessa creazione. Di certo ad ogni sua apparizione c’è una svolta nel film, l’ominide impara ad usare le ossa come attrezzi di difesa, David, il protagonista sull’astronave, seguendolo, avrà una specie di rivelazione sul segreto della vita e infine il vecchio ormai morente, scopre l’infinito ciclo della vita che si ripete incessantemente senza mai nulla disperdere. Anche in questo caso, l’arte riesce perfettamente a rendere immortale la bellezza di un messaggio, di immagini che mai più riusciranno ad avere, in altri film di genere, lo stesso impatto emotivo. I mezzi a nostra disposizione oggi sono ben al di là di quelli utilizzati da Kubrick, l’industria degli effetti speciali ha fatto passi da gigante, eppure nessuno è mai riuscito ad eguagliare tanta bellezza e verità. Non si può vedere questa pellicola come un qualsiasi altro film di fantascienza, qui ci sono immagini che parlano, silenzi che urlano, spesso molto più importanti dei dialoghi e per questo, a loro, Kubrick ha dato maggior risalto. Musica, immagini e colori, si impastano in una amalgama perfetta che lascia allo spettatore libera interpretazione. Anche il finale, essendo un film sul senso dell’esistenza, non regala risposte facili: ognuno resta libero di scegliere le proprie e applicarle al film, così come quando si guarda un quadro, l’interpretazione la si deve al messaggio, le emozioni e gli stimoli che ci tra42 New Espressione Libri
smette. Un film senza vincoli, che non si arroga il diritto di spiegarci il senso della vita ma semplicemente indicarci la via, il viaggio da intraprendere per avvicinarci alla verità. La riprova, è nella risposta che Kubrick diede ad alcuni gionalisti che cercavano di dare un’interpretazione al film: “Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato del film, io ho tentato di rappresentare un’esperienza visiva che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio.” La bellezza nell’arte è indubbiamente ancora un valore assoluto, perché resiste al tempo e al suo incedere, perché continua ad essere attraente anche se lontano dai canoni a cui siamo abituati temporalmente, perché la sua armonia non conosce il tradimento degli anni. L’espressione dell’arte nel tempo è cambiata, si è evoluta, ma sempre con lo stesso intento, ci saranno in futuro nuovi mezzi e nuove forme per esprimere quell’intento, per esprimere la bellezza come concetto che va oltre il tempo e lo spazio, come vivesse in una dimensione unica e lontana dall’ordinario vivere ma comunque vicina al nostro cuore, alla nostra anima. Ma questa è un’altra storia e magari motivo per futuri articoli.
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. La notte accarezzò i sogni di tutti noi , che il destino divise in strade differenti, lasciando alle spalle un incubo e tracciando con la serenità un segno bianco indelebile nel cielo buio , velato dalle nuvole ; si trattava della magia di Carboncino che, varcando l’orizzonte, unì le immensità dei due estremi in unico colore. 3. Di ogni emozione provata nel corso della vita, ne era padrona la consapevolezza; era così strano guardarsi intorno e accettare una realtà totalmente differente dal quotidiano sopravvivere, in fondo stare nella posizione di essere accudito, come ritrovarsi nel proprio nido di nascita , non sarebbe dispiaciuto a nessuno … tranne che a me .
Volare è sempre stato il desiderio più ambito dell’uomo e poterlo realizzare attraverso una fervida fantasia che incida l’anima, nel rispetto di chi due ali le ha sempre avute, è il sogno che si realizza del giovane Vincenzo Lubrano. 1. Avrei potuto lasciar tutto in quel momento per riprendere il mio viaggio, davanti a me si apriva la possibilità di rincorrere la realizzazione dei miei obbiettivi, invece, guardando in basso , vidi Ivan ammirare il mio battito d’ali. Aveva riposto in me la sua fiducia donandomi la libertà senza pensare a se stesso, senza aspettarsi una mia possibile fuga … Imparai in un attimo che non sempre la felicità era nella strada che l’abitudine imponeva, ma era in ciò che il cuore e l’anima suggerivano.
4. Avanzai, perlustrando ogni angolo, in modo da poter avvistare il pericolo o qualche sgradevole sorpresa che avrebbe messo in difficoltà la nostra tranquillità. La prudenza in quei casi diveniva il primo principio da rispettare, sottraendo la piena fiducia all’apparenza, che da un momento all’altro poteva trasformarsi in ciò che non avremmo mai immaginato. 5. E di sogni era pieno il loro cammino dove oltre al compito di rappresentare al mondo intero il vero senso della vita, nel gruppo ognuno ne amava e rispettava il proprio. Spuntavano da ogni angolo del pianeta come gli inviati della supremazia; aver accolto tra loro i miei amici volatili fu un onore, perché tramite i battiti del loro cuore sarebbero riusciti a comunicare. New Espressione Libri 43
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. Erano passati oltre trentasei anni da quel diciotto settembre del millenovecento settantacinque, giorno della morte della madre, e non c’era giorno che Sandro, ai suoi sessantun anni, non aprisse lo scrigno di quei ricordi per riviverli come se fosse il primo giorno della sua scomparsa. Aveva trascorso la notte a vegliarla. I suoi lamenti non gli davano pace anche perché non riusciva a trovare un lenimento a quelle sofferenze. Quelle strozzature al petto che facevano tanto soffrire quella donna a lui tanto cara, dilaniavano anche il suo cuore di figlio. Sandro aspettò giusto le primissime ore del mattino per chiamare il medico affinché accorresse al capezzale della madre. (incipit di 1975, racconto della raccolta Racconti di Vita)
Stralci 1. La primavera era ormai iniziata e i colori del mondo si erano fatti più vivaci e splendenti. Il mare della mia isola cominciava a prendere le varie tonalità di azzurro turchino e di verde smeraldo, nonché le celesti trasparenze della pietra acqua marina. Era proprio quel mare che per la sessantunesima primavera mi abbracciava e conduceva nei meandri dei ricordi. Quel mare che era stato il protagonista della mia vita sin dalla mia tenera età e che era stato il mezzo di sostentamento della mia famiglia, donando i suoi frutti al mio genitore così come a tante famiglie di pescatori del mio rione natio. (incipit tratto da Eravamo undici a tavola. Io e… racconto della raccolta Racconti di Vita) 44 New Espressione Libri
3. Il mio mare, quello della mia isola, che mi aveva accolto sempre benevolo nelle sue onde sin da piccolo, quella sera, con l’oro del tramonto ormai evanescente, sembrava volesse comunicare con me con particolare intensità. Il suo rumore aveva qualcosa di insolito, i suoi movimenti erano particolarmente sinuosi, le sue lucentezze particolarmente purpuree e il suo infrangersi contro l’arena bianca era particolarmente carezzevole. Mi sentivo soggiogato dalla sua forza, ma anche dalla sua grazia. Avevo da sempre sguazzato nei suoi flutti e lo avevo sempre sentito amico, ma quella sera lo sentivo particolarmente vivo e vicino. Sembrava invitarmi ad entrare nelle sue confidenze e che era pronto ad accogliere le mie sofferenze. Aveva percepito che ero lì, seduto sulle sue rive, a riflettere sulla mia esistenza. La mia vita aveva subito la sua prima grande sofferenza: la perdita della mia adorata madre. ( dal racconto Il mio mare, inserito nella raccolta Racconti di Vita).
IL ROMANZO
AL DI LÀ DEL DUALISMO maschile/femminile
di Pietro LOI Nel precedente articolo “Identità di genere nel romanzo moderno e contemporaneo” abbiamo cercato di tracciare delle linee guida sugli studi dell’identità di genere nel corso del ventesimo secolo. Come si é visto, il dualismo maschile/femminile si basava principalmente sull’essere sessuato, sul binario maschio/femmina biologicamente connotato. Tale concetto si va via via sfumando e ridefinendo, collocandosi in una più ampia visione antropologica e sociologica del Genere. La differenziazione della sfera sessuale lascia spazio a un tentativo di definizione e approfondimento del concetto, dove il maschile e femminile non si trovano più in una contrapposizione duale e tassonomica donna/ uomo, ma l’uno e l’altro possono coesistere nello stesso soggetto in una combinazione alternata che dà origine a una più variegata e destrutturata forma di soggetti che perdono pian piano la loro misurazione e linearità perimetrica, scomponendosi e ricomponendosi in relazione alla sua collocazione, non più solamente ed esclusivamente biologica, ma anche antropologica, sociale, psicologica e sociologica. Prende corpo e si sviluppa l’elemento androgino, peraltro non nuovo nella storia dell’uomo, ma non tanto
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per identificare un’appartenenza propriamente biologica e sessuale, quanto per connotare un soggetto capace di sentire, captare, vivere secondo un armonico scambio e una suadente compenetrazione di maschile e femminile. La Letteratura e il Romanzo non potevano fare a meno di riproporre e rappresentare, con i protagonisti delle loro opere, questo nuovo sentire: ne troviamo un eccellente esempio plastico in una scrittrice che possiamo considerare in qualche modo pioniera in questo senso, Virginia Woolf. L’opera che New Espressione Libri 45
sto per proporre é Orlando, pubblicato nel 1928, un assoluto capolavoro del genere. Tralasciamo i dati biografici di questa grande scrittrice, dato che il lettore può tranquillamente prenderli da innumerevoli manuali di letteratura o dalle svariate biografie che si trovano on-line. Ci soffermeremo invece sull’opera, forse la più controversa, che é in assoluto l’emblema della letteratura dove il/ la protagonista assume in sé, e lo supera, quel dualismo maschile/ femminile di cui ci occupiamo. Orlando è difficilmente catalogabile per quanto riguarda il genere letterario. É un romanzo? É una biografia? É un racconto onirico? É un racconto senza tempo, tanto da inserirlo in quel realismo magico di marquesiana memoria? Certamente la sua trama é fantastica per l’evoluzione e sviluppo del personaggio, anche se i riferimenti a epoche storiche sono ben definiti e precisi, e le continue allusioni a persone, avvenimenti e luoghi reali sono di fatto molto evidenti (lo/la stesso Orlando non é altro che Vita Sackville-West, l’amica amata da Virginia Woolf). Ma an diamo con ordine. Orlando è un giovane adolescente di sedici anni che vive nell’Inghilterra cinquecentesca di Elisabetta I. Nell’opera il/la protagonista trascorre vent’anni della sua vita, ma abbraccia, atemporalmente e magicamente, trecentocinquanta anni della storia sino 46 New Espressione Libri
ad arrivare ai tempi della sua autrice. Di altissimo lignaggio, il personaggio in questione si muove in quella corte elisabettiana con disinvoltura ed eleganza. La sua età, la sua bellezza, la sua raffinatezza e la sua sensibilità lo rendono molto affascinante agli occhi degli altri, ma il ragazzo, anche se compiaciuto da questo, dimostra da subito un sentire che va al di là della sua età, della sua bellezza e del suo entourage. Si innamora e si disinnamora in maniera viscerale, quasi uterina. La sua bellezza é tale da renderlo naturalmente narcisista. Le sue movenze e la sua eleganza sono di estrema raffinatezza. Il suo sentire e il suo percepire la vita lo mettono al di sopra di una categoria definita, in uno stadio in cui si assommano la forma e la sostanza, l’apparire e l’interiorità più profonda, il fisico e il metafisico, il maschile e il femminile. Per i suoi rapporti strettissimi con la corte e per la sua appartenenza all’alta nobiltà, gli vengono affidati incarichi di rappresentanza del proprio paese, tra cui quello di ambasciatore a Costantinopoli. È proprio qui, in questa storica e magica città, che avviene il grande e insolito cambiamento. Dopo una festa, Orlando va a letto e cade in un sonno profondissimo. Dorme per una settimana intera, senza che nessuno riesca a risvegliarlo da quel profondo e lunghissimo sopore. Quando si risveglia si rende conto che non é più quel giovane e baldanzoso nobiluomo che rappresentava il suo pa-
ese, ma che è diventato, come per magia, una splendida donna. Nessun turbamento da parte di Orlando, che, dopo essersi contemplata (ormai é d’obbligo il femminile) da capo a piedi “si ritirò presumibilmente nel suo bagno”, come dice l’autrice stessa. Virginia Woolf sottolinea subito che l’avvenimento eccezionale non turba la protagonista della sua biografia, come se il cambiamento del suo sesso biologico non avesse chissà quale importanza nella definizione della sua identità. Il suo futuro e il suo rapporto con gli altri sarebbero certamente cambiati, ma il suo essere, il suo sentire, la sua persona sarebbero rimasti uguali. La sua memoria avrebbe conservato la sua storia precedente, quando era un “lui”, ma non per contrasto, piuttosto per contiguità e continuità. Una metamorfosi assolutamente indolore. Lascia Costantinopoli e dopo aver girovagato con un gruppo di gitani, vestita con la casacca e i tipici pantaloni turchi che potevano vestire entrambi i sessi, ritorna nelle sue campagne, nostalgica delle sue terre che le permettono di rientrare nella sua anima contemplativa, vicina alla natura e al suo animo poetico. Per ritornare alla sua Inghilterra deve indossare vestiti prettamente femminili. Nell’indossarli e nell’approcciarsi, sotto tale veste, al mondo femminile, si rende conto di quanto sia falsa e fatua la sua nuova realtà sessuale. La sua trasformazione le ha dato, però, la capacità di restare fuori da entrambi
i sessi e guardarli con distacco e oggettività. La sua identità, che la nuova realtà non ha mutato, gli/ le permette di compenetrare quel mondo femminile attraverso il suo essere stato uomo e il suo essere donna, entrambi, di fatto, ancora presenti nella sua persona. Scopre anche gli aspetti positivi dell’essere donna, specialmente quelli di non avere ambizioni esterne di natura professionale o sociale e di potersi dedicare, quindi, alla contemplazione e all’amore che, come poeta, riconosce essere ciò che più importa nella vita. L’amore diventa lo strumento di conoscenza e di saggezza profonda. Orlando gioca ad essere donna, con ironia e divertimento, anche se é consapevole di non appartenere solo a quel sesso, ma di assumere in sé anche l’altro, il sesso New Espressione Libri 47
maschile. A volte si veste da uomo e va in giro alla conquista di entrambi i sessi e la sua vittima si perde nell’approccio con lui/lei. Così l’autrice fa dire a uno degli uomini che Orlando incontra per la sua strada: “signora, lei è un uomo” e lei di rimando “e lei, è una donna”. L’identità androgina del Lui/ Lei resta immutata e si colora di tinte variopinte in situazioni di vita in cui l’ironia e la facezia fanno da padrone. Il tempo come per incanto sparisce e passano i secoli, XVI, XVII, XVIII e XIX, sino ad arrivare al XX, con la conclusione della storia nelle pagine e righe finali: “É l’oca!”, esclamò Orlando. “L’oca selvatica…” E risuonò il dodicesimo rintocco della mezzanotte; il dodicesimo rintocco di mezzanotte, giovedì, undici ottobre, millenovecentoventotto. Tutta l’opera è intrisa di venature ambigue e ironiche. L’autrice pare giocare con le sfumature del sesso in una continua danza tra il maschile e il femminile nella persona di Orlando. La sua sessualità oscilla da un genere all’altro, ma il suo mutamento non si fissa a un’essenza della femminilità o della mascolinità. Questo suo vacillare da un sesso all’altro traspare sia quando Orlando é maschio, sia dopo la sua trasformazione in femmina. I sessi e quindi i generi 48 New Espressione Libri
si mescolano, ma non per fondersi in un’unità omogenea, piuttosto rimanendo caratterizzati nella loro differenza. É l’apoteosi dell’androginia che non sarà sentita come una sintesi di contrari, ma come un luminoso e metamorfico scivolamento dei ruoli e della sessualità. Possiamotrovare in essa anche la parodia dell’uomo e della donna moderna. Sull’androginia la stessa autrice si esprime e afferma: “… Coleridge forse intendeva questo, quando disse che una grande mente è androgina. É quando la fusione ha luogo, che la mente è pienamente fertilizzata e usa tutte le sue facoltà. Forse una mente che sia puramente mascolina, non può creare non più di una mente che sia puramente femminile, penso. Ma sarebbe bene verificare cosa si intende per uomo donnizzato, e viceversa per donna uominizzata, fermandoci a consultare qualche libro. Coleridge certamente non intendeva, quando disse che una grande mente é androgina, che sia una mente con speciale simpatia per le donne: una mente che difenda la loro causa o si dedichi a interpretarle. Forse la mente androgina é meno adatta a fare queste distinzioni della mente d’un solo sesso. Forse intendeva dire che la mente androgina é risonante e porosa; che trasmette emozioni senza impedimento; che é naturalmente creativa, incandescente e indivisa”.
L’INTERVISTA ARTISTI
ARTE SÌ, ARTE NO
cento anni di pregiudizi di Tiziana De Pace “Il fumetto è ancora vittima di qualche pregiudizio che mette in discussione la dignità estetica e la credibilità culturale di una forma d’arte che ha perseguito il successo di massa più che l’attenzione e il consenso della critica accademica. In questi cento anni ha saputo invece elaborare un linguaggio estremamente complesso e vario dal punto di vista stilistico, in cui si confrontano e si fondono parola e immagine.” Le nuvole parlanti (Un secolo di fumetti tra arte e mass media) è un libro curato da Pietro Favari, del 1996, non proprio recente, quindi. Nonostante questo, già solo l’introduzione al volume ci racconta due grandi verità. Quella che mi appartiene si avvicina alla mia vita fino a qui, spesa non solo a leggere libri, ma anche a sognare, emozionarmi, vivere attraverso fumetti, che racchiudono, a mio parere, magia. Questa stessa vita e questi stessi anni mi hanno regalato incontri importanti, per significato e intenzioni. Incontri che lasciano un segno anche quando poi le strade si dividono, i sentieri cambiano. Ho studiato come tecnico della grafica pubblicitaria. L’adolescenza, l’ età di esplosioni e grandi passioni, e a condividere con me il percorso di studi e non solo, un ragazzo. Eclettico, vitale, ironico, caparbio.
Alessandro Vitti
Appassionato. Di lui ricordo soprattutto questo: la passione viva e fremente che caratterizzava ogni cosa che faceva. E poi, il talento. Ci sono mani che sembrano avere come unica missione nella vita quella di ricreare, attraverso il segno e il disegno, un mondo parallelo, con una tale perfezione da lasciare stupiti, basiti. Se a dare loro sostegno ci sono poi costanza, amore, carisma, sensibilità e umiltà, allora sì, si possono fare grandi cose. E’ quello che è accaduto a questo ragazzo, Alessandro Vitti, ormai uomo, che ritrovo dopo anni con intatta la stessa passione, il talento ancora maggiore e una storia da raccontare. New Espressione Libri 49
Alessandro Vitti, che cosa è per te il fumetto? Il fumetto è un mezzo di comunicazione che deve assolutamente essere messo allo stesso livello degli altri. Ovviamente, per i suoi tecnicismi, nel tempo è stato indirizzato verso particolari target, ma questo non deve sminuirlo. E’ favoloso, divertente, stimolante, creativo, intrigante e anche cazzuto. Mi piace un sacco... è un film in pellicola senza proiettore, da leggere in controluce. Ha dei tempi tutti suoi e tuoi. Quando non è una forma di intrattenimento ma un romanzo a fumetti, diventa pura poesia. Mi ricordo di te, adolescente, che tenevi con cura, nella tua stanza i fumetti della Marvel e che eri in costante allenamento, chino a disegnare, le tue mani sempre macchiate e la passione sempre crescente. Cosa è stato per te, il disegno? Cosa è tutt’ora? Quando hai capito che sarebbe diventata la tua lucciola buona ad illuminare il sentiero da seguire e che oggi ti ha portato fin qui? Pensare a te che ti ricordi di me rischia di farmi commuovere, ma non è il momento! Però è bellissimo ricordare quante vicissitudini abbiamo condiviso! Io non ho mai capito realmente cosa volessi fare fino a quando “i messaggi” che si presentavano davanti a me non diventavano sempre più tangibili. Il disegno è sempre stata un’attitudine che mi ha accompagnato, ma senza tante pretese. Il sostegno degli amici come te e dei parenti mi ha fatto 50 New Espressione Libri
capire che forse qualcosa poteva venir fuori. Ho iniziato a conoscere e studiare specificatamente quello che riguardava il disegno. Ho capito che poteva essere una professione. Anche l’astronauta è un mestiere, tutti pensano che sia impossibile diventarlo ed è forse il motivo per cui tutti lo desiderano. Ma non è vero. Non è impossibile. E’ vero però che non tutti decidono di portarlo avanti, quel desiderio, fino in fondo, per vari motivi ovviamente e tutti accettabili. Ma nel mio caso, ho cercato di darmi un’occasione ed evitare di avere rimorsi, ho provato, pugni stretti e con tanti sacrifici, che non sono finiti, ma si va avanti... sempre dritto! L’incontro con Giuseppe Palumbo, noto fumettista italiano, avvenuto casualmente, è stato molto importante, raccontaci com’è andata. Giuseppe è stato il mio BIG BANG!!! Lui mi ha fatto correre alla velocità della luce verso casa a prendere i miei disegni e farmi vivere la gioia di mostrargli quello che facevo. I suoi suggerimenti sono stati preziosi e li ho seguiti ed ho seguito anche lui, nel vero senso del termine. Sono andato a Bologna, per proseguire gli studi e fare anche in modo di ritrovarlo, sapendo che lui abita lì. Quando ci siamo ribeccati lui si è ricordato di me, gli ho mostrato i miei nuovi lavori e dopo è stato tutto un divenire. Ricordi indelebili ed emozionanti!!! Come sei arrivato a conoscere Chiaverotti e ad approdare alla Bo-
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nelli, come disegnatore per Brendon? Chiaverotti di persona l’ho conosciuto successivamente. Mostrai il mio lavoro al curatore della serie e mi invitò a provare a lavorare sulla testata. La gioia fu enorme, perchè Brendon lo seguivo già come lettore e questa situazione fu emozionante. Accettai immediatamente e quando conobbi Chiaverotti, la felicità arrivò alle stelle. Le sue storie di Dylan Dog sono tra le mie preferite e lavorare sul suo personaggio è stato ancora più entusiasmante. Brendon D’Arkness è un personaggio nobile, nonostante si tratti di un cavaliere di ventura che lavora dietro compenso e si trova spesso ad avere a che fare con omicidi e assassini. Conserva però nonostante la durezza un romanticismo forte, si lascia coinvolgere dalle situazioni, non disconosce l’amore e vive in un’era che ha forti connotazioni fantasy. Totalmente differenti sono invece i personaggi che disegni le serie di Marvel Comics e Dc Comics: Secret Warriors e Red Lantern. Quale personaggio senti a te più vicino? Quanto ti stimola il lavorare e metterti in gioco su diversi fronti? Riesci sempre a mantenere la tua linea di disegno o ti ritrovi a doverti adattare a stili distanti dal tuo? Ad essere sincero, tutti i personaggi su cui ho lavorato hanno un animo nobile e riflettendoci adesso mi viene un leggero sorriso, perché non lo avevo mai notato. I luoghi e gli scenari sono totalmente diversi, ma tutti finiscono per portare avanti le 52 New Espressione Libri
loro avventure mettendo prima di tutto avanti i loro ideali e le cose in cui credono. Il disegno non cambia, cambia l’atmosfera, la regia. Ogni genere ha le sue necessità, ma il mio stile non viene variato, altrimenti sarei un altro disegnatore. Se cambia qualcosa è perché sto studiando nuove soluzioni grafiche, ma sempre all’interno di un mio percorso stilistico. Hai mai avuto timore di non essere all’altezza della situazione? Come hai affrontato le tue paure in modo da non renderle invalidanti e paralizzanti? Ho sempre timore di non farcela, affronto tutto e poi vedo cosa ne viene fuori, pagandone le conseguenze, ma almeno c’ho provato. Se non riesco, mi pongo delle domande e cerco di migliorarmi. Non sempre ci riesco, ma l’iter è questo. Non ti sei fermato e hai deciso di continuare a sperimentare e sfidare te stesso, anche per riuscire a rendere visibile quella che è la tua idea di fare fumetto. Nasce così LATERAL STUDIO, la tua etichetta personale. Parlaci dei progetti ad essa legati e di quanto è importante per te proporti con personaggi totalmente tuoi e vedere come rispondono i lettori. Il mio studio è una finestra personale che mi serve per sperimentare nuove soluzioni e nuove esperienze di lavoro. Voglio rinnovarmi ogni volta e voglio sempre mettermi alla prova. Sono una persona molto curiosa, ho sempre voglia di conoscere
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e la nascita del LATERAL STUDIO mi permette questo. Ci sono diversi progetti in cantiere, ma saranno sviluppati in tempi un po’ particolari. RED DREAD, l’ho curato in prima persona e gli ho permesso di nascere immediatamente. I nuovi progetti che coinvolgono altre figure editoriali richiedono tempi e progettazioni diverse, ma saranno ugualmente visibili in futuro! Sei padre di due bambini, compagno, ami. La tua famiglia è fonte di ispirazione e forza per proseguire e crescere e non perdere voglia e passione? La tua compagna e i tuoi bambini, soprattutto la più grande, cosa pensano del tuo lavoro, commentano le tue tavole, ti seguono, consigliano? Quanto è importante condividere tutto questo con le persone a te più vicine e care? Io vivo per i miei bambini. Credo che sia il reale obiettivo che uno si deve porre nella vita. È inevitabile condividere quello che faccio, lo faccio dalla mattina alla sera, non vivo se non disegno! Ahimè è così. Comprendono e subiscono a volte! É un bisogno fisiologico e primario per me! La bambina più grande, mi segue, le piace ed è incuriosita, ma è incuriosita da tante cose e io la assecondo, lasciando a lei il desiderio di approfondire quello che le piace di più. Il disegno le piace un sacco e lo usa per comunicare. Sperimenta molto e in studio le ho creato la sua postazione di lavoro, così non mi ruba il materiale. E’ furba! E l’Amo alla follia. Vedremo cosa sarà il piccolo tra qualche anno. Adesso lui 54 New Espressione Libri
distrugge tutto! Nei prossimi giorni partirai per il Chicago Comics Entertainment EXPO. Non è per te la prima volta, ci si abitua o l’emozione è sempre la stessa? Le precedenti edizioni ti hanno lasciato un bel ricordo? Anche nel lavoro non mi abituo mai. In ogni cosa che faccio cerco di evitare di “abituarmi”, risulterebbe una routine dopo e si rischia di perdere l’entusiasmo per strada. Ci torno a Chicago, ma anche in altre convention, perché mi diverto e perché sono contento dei ricordi che mi ha lasciato la volta precedente. E’ sempre una nuova emozione. L’evento è ciclico, ma sempre nuovo. Sarebbe un peccato perderselo! Credi nei sogni? E cosa ti senti di dire a chi come te desidera diventare un fumettista? Ci credo, altrimenti non sarei qui. Ci credo perché sono frutto della nostra immaginazione, ma l’immaginazione è parte della nostra mente.La nostra mente pensa e crea, ma tocca a noi concretizzare. E’ tutta una questione di volontà e dedizione e se la strada da percorrere è difficile, perché è difficile la nostra situazione personale, non bisogna arrendersi. Ve lo dice uno che ha dovuto fare i salti mortali. Puntare i piedi e crederci. Nulla ci viene regalato, in tutto questo un briciolo di autocritica: Bisogna essere sempre consapevoli che probabilmente ogni tanto si sbaglia e bisogna sistemare le cose e ripartire.
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE viamente, incapace di qualsiasi finzione, non ha usato. Maturità. Ripete la parola ad alta voce, quasi potesse contenere una magia tra le lettere, che solo attraverso la voce funziona. Maturità, mentre passa ad uno scatto di Giovanni Lindo Ferretti. Cranio rasato. Magrissimo e altero come un non umano. Alla base di tutto i compromessi, quelli inevitabili per il quieto vivere. Ci avrebbe volentieri rinunciato, ai compromessi, lei. Al quieto vivere no, le è necessario. Come il pane quotidiano. Sua madre le ha concesso di avere quella stanza tutta per sé, per un anno, un anno solo. Scolastico, non di trecentosessantacinque giorni come ogni altro. Un tempo limitato in cui esistere in tutta la sua pienezza, dare sfogo alla creatività, sentirsi libera.
1. Inizia dai castelli della Scozia, stupendosi del blu del muro. Non ricordava fosse così, così blu. Il volto di Jim la fissa con sguardo immobile e viene più semplice, in quella stasi eterna, riuscire a staccarlo in un solo colpo. Senza rimpianto. Ha affrontato la commissione, nessun tremore. Tutti si aspettavano il contrario. Che vincesse la timidezza, una scena muta. Un’ora e un quarto a dialogare, assemblare frasi, nuotare tra collegamenti, divagare, invece. Gli ultimi mesi passati rinchiusa tra quelle quattro mura, a battere sui tasti di un vecchio pc, stampare, impaginare, illustrare. Ha impostato tono e atteggiamento, che ov-
Sua madre in quella stanza non ci è mai entrata, rispettando la promessa. Ora, tutto va verso il cambiamento. L’esame è passato, l’estate scalpita, il mondo fuori la reclama e lei dovrà tenere fede al patto. Liberare e accartocciare il suo mondo per fare spazio ad altro. Crescere. Da lì a breve il primo giorno di lavoro e benvenuta nel mondo degli adulti, babe. Cicli e ricicli. Tappe convenzionali. Al pensiero emozione mista ad un senso di nausea a risalire, spingendo verso l’alto, per sfociare nel tumtum. Dal cuore alle tempie, attraverso chissà quali circuiti. Maturità. E via a strappare uno scatto di Oliviero Toscani dalla parete. Ritagli tenuti su dal biadesivo, quello in eccesso, avanzato dalle tavole da disegno, che ha minuziosamente preparato nelle notti insonni. New Espressione Libri 55
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE come da una forte raffica di vento, da un devastante uragano. Era un pragmatico, non certo un visionario, lui. Il suo cervello era pieno di spazi vuoti, là dove il pensiero non riusciva più a collegarsi alle parole di Liza. Gli ci vollero più di due ore per capire cosa gli stesse dicendo. Dovette farselo ripetere più volte. Alla fine si arrese; la situazione doveva essere come l’aveva descritta. Ora, cosa poteva voler dire essersi innamorato di un dipinto, di qualcuno che aveva oltre cinquecento anni; innamorato niente meno che della Gioconda, il quadro più famoso al mondo?
Stralci 1.“Come siete care; se permettete, rimanderei la questione sui miei propositi per l’avvenire. Per ora vorrei godermi la scoperta delle meraviglie di questo nuovo millennio, di cui alcune me le avete già mostrate; e ve ne sono grata. Vorrei adesso piuttosto imparare a muovermi meglio in questo mondo che non conosco, e che dalle poche ore in cui mi ci trovo, si va rivelando pieno di sorprese. Un’altra questione, forse più urgente, è comprendere la portata e i limiti di queste nostre «particolari doti», come ho sentito che vengono definite le capacità che acquisiamo al momento del prender vita”. 2. Si sentì investito, da quanto aveva udito, 56 New Espressione Libri
3. “Se pensi che possa interessarti, uno di questi giorni vorrei presentarti Concetta Rivetti, che ha messo su una cooperativa, che si pone come momento d’integrazione e accoglienza per bambine di età prescolare, con situazioni familiari particolarmente difficili e traumatiche. Non solo si cura delle piccole ospiti, ma in collaborazione con altri gruppi, cerca di fornire assistenza anche ai loro parenti”. Liza notò, che mentre parlava, il tatuaggio sotto l’orecchio destro le si era illuminato: “Te la sentiresti di riversare sogni alla pioggia battente, che non sa più come irrigare la terra? In altri termini di operare in una struttura così? Ti vedrei bene ad insegnare a quelle povere creature qualcosa sul modo di vedere oltre le apparenze. Sono sicura che potresti essere di grande aiuto pure alle loro madri, con il tuo spirito combattivo da spadaccina che infilza la falsa aurora boreale dell’intolleranza e del razzismo”.
RECENSIONE
DELITTI RINASCIMENTALI
simbologie nella venere di botticelli
di Fabrizio AGO Molto coinvolgente e puntuale la ricostruzione della Firenze medicea effettuata da Stella Stollo in questo suo nuovo libro, così come l’interpretazione che propone del significato della “Primavera” dipinta da Botticelli nel 1482, il quale sinora non è stato chiaramente individuato, malgrado i tentativi di importanti studiosi come Giulio Carlo Argan od Ernst Gombrich. Molto ben descritto l’ambiente artistico-filosofico che ci viene proposto con dovizia di particolari ed interessanti riflessioni attraverso gli occhi di Botticelli e Filippino Lippi, suo assistente, e più tardi di un garzone di bottega di quest’ultimo. Anche il linguaggio è ricercato; si prenda ad esempio questo passaggio tratto tra le dissertazioni dei pittori: “Si possono udire i colori come è possibile vedere i suoni. V’è un’intima corrispondenza tra suono e colore. Essi si propagano nel medesimo modo per giungere all’anima che li riceve e li fa conoscere al nostro cervello, dove essa è incarnata”. Vi si tratta dei più reconditi segreti custoditi dalla Corporazione dei pittori, ma anche delle scoperte (o meglio intuizioni) geografiche, tra cui la teoria dell’esistenza di un Quarto continente tra Catai ed Europa, già esplorato dai cinesi e che ora si vorrebbe proporre al Magnifico di andare a “scoprire”. Vi si tratta delle recenti intuizioni di Leonardo da Vinci, ma anche delle riflessioni
sulla cosmogonia del Creato portate avanti dalla “Confraternita dei Fedeli del Giglio”. Delizioso, da questo punto di vista, il brano: “Sfioro con le dita alcune gemme.., con la stessa tenerezza che riserverei a creature viventi; in effetti, ognuna di loro pulsa di vita e di energia, sotto i polpastrelli posso percepirne il battito del cuore e le vibrazioni dell’anima benevola e taumaturgica”. In tale contesto la Stollo svela quello che secondo lei è il reale obiettivo della “Primavera” in una ricostruzione avvincente, ma anche assolutamente plausibile e ben articolata, New Espressione Libri 57
come fa annunciare allo stesso Botticelli: “Voglio dipingere un’opera propiziatoria che influenzi beneficamente il viaggio di Amerigo verso il nuovo Mondo e che ci aiuti nella realizzazione di una società basata sulla scienza e sull’amore universale”. Nell’impostazione neoplatonica dell’epoca il quadro, realizzato per Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino del Magnifico, legato al mondo dei banchieri ebrei di Lisbona, avrebbe dovuto essere una sorta di viatico per la spedizione verso l’America. E da quell’ambiente sarebbe venuta la richiesta di effettuare il viaggio, proprio nel 1492, in funzione di calcoli propiziatori cabalistici. Ma la Stollo, con la maestria della sua sottile penna, non si ferma qui e ci fa dono anche di un’altra avvincente chiave di lettura del quadro: “L’osservatore più della comune vista, deve saper usare il proprio occhio interiore per decifrare una geometria invisibile, nascosta dietro la realtà osservata”. In pagine ricche di suspense il lettore diviene, allora, testimone di una serie di efferati delitti che già da tempo sta sconvolgendo la città di Firenze. Otto omicidi di cortigiane, ma anche di nobildonne e del giovane figlio effeminato di un rispettabile notaio che nella mente malata di messer Antonio, lo speziale detto Manisante, avrebbero dovuto rispondere ad un suo altrettanto recondito disegno; delitti contraddistinti ognuno da un’enigmatica rappresentazione floreale. Non si tratta semplicemente dell’opera di un serial killer. Vi è qualcosa di più misterioso. Una geometria invisibile, 58 New Espressione Libri
appunto, che necessita anch’essa di venir svelata. E lo fa proprio Botticelli, rimasto profondamente colpito da quegli orrendi delitti di cui non si faceva che parlare in città. Lo fa con la stessa pittura della “Primavera”, tra brividi d’orrore, quasi a volervi esorcizzare l’angoscia prodotta da tante crudeli esecuzioni, proponendone proprio nel quadro una sorta di “sacra rappresentazione”. Le figure della Primavera non sarebbero dunque altro che le vittime del “mostro”, accuratamente ritratte nel loro aspetto e contrassegnate da apparenti innocui elementi decorativi che in realtà raccontano le modalità delle rispettive brutali uccisioni. Ecco dunque svelato anche il senso degli “otto” personaggi del quadro e delle tre grazie, che sono proprio le tre fanciulle di cui il suo garzone di bottega aveva casualmente veduto i cadaveri. In ogni caso, per la Stollo, il mostro non verrà mai scoperto, anzi, dopo aver inscenata la sua stessa morte, fuggirà lontano. Ma per andare dove? La sua figura finirà poi con il legarsi a quella di Amerigo Vespucci? Si prefigura una possibile continuazione del romanzo in un nuovo libro? Per ora tutto rimane avvolto nel mistero. Ma attendiamo fiduciosi i prossimi sviluppi. Assolutamente da consigliare la lettura di questo romanzo per le belle ricostruzioni ambientali e per le innumerevoli suggestioni che se ne possono ricavare, come anche per le preziose poesie che intercalano il testo e per le avvincenti pagine dedicate al delicato amore tra Botticelli e la sua modella.
LO HAIKU
POESIA CITIZEN
un primo approccio estetico di Luca CENISI Presidente dell’Assocoazione Italiana Haiku (AIH) Alla parola “haiku” un numero sempre maggiore di persone associa oggi, quasi pacificamente, la definizione di un genere poetico di origine giapponese, composto da diciassette sillabe e tre versi (secondo lo schema 5-7-5) e derivato dal cosiddetto hokku 発句, la prima stanza di una forma letteraria più antica, a carattere collaborativo, detta renga 連歌 (“poesia legata”). Pochi sanno, invece, che per comporre un buon haiku è necessario applicare altri canoni di forma e di “contenuto”, in primis la presenza di un riferimento stagionale o kigo 季語 (dal giapponese, letteralmente, “parola della stagione”), ossia quel termine/ espressione che, direttamente od indirettamente, permetta di identificare il periodo dell’anno in cui lo scritto è stato composto o al quale il medesimo fa riferimento, come nell’opera che segue: shiromomo ya tsubomi urumeru eda no sori un pesco bianco: la curva del ramo rapita dai fiori Ryūnosuke Akutagawa (1892-1927) In questo caso, il periodo primaverile non è richiamato in maniera esplicita, ma attraverso la delicata immagine
dei peschi in fiore, tipica del periodo che va da metà marzo a fine aprile. È poi fondamentale che lo stesso scritto contempli, al proprio interno, uno stacco (kiru 帰る) o una “cesura” atta a dividerlo in due emistichi (ku 句) distinti ma concettualmente interdipendenti, emistichi che tornano ad unità mediante un processo di giustapposizione tra immagini particolarmente caro a Matsuo Bashō (1644-1694) e alla sua Scuola di haiku, detta Shōmon (“Scuola di [Ba]shō”). Questo stacco, reso in giapponese attraverso l’uso di determinate parole-chiave dette kireji 切れ字 (“parole che tagliano”), trova rappresentazione, nel nostro lessico, grazie ad un accorto utilizzo della punteggiatura (in particolare, i due punti e la virgola), come nello scritto seguente, a mia firma: odore di neve: i primi pendolari sulla banchina La mancanza di un impianto rimico e di un titolo forniscono le ultime notazioni stilistiche per un genere che, sotto il profilo estetico-concettuale, è forse ancor più ricco e complesso. Nel dizionario poetico di uno haijin 廃人 (lo “scrittore di haiku”), infatti, ricorrono con estrema frequenza termini come sabi 寂, wabi 侘寂, mono no aware 物 New Espressione Libri 59
の哀れ, karumi 軽み e yūgen 幽玄, solo per citarne alcuni. Mentre sabi è espressione del fascino solitario e melanconico di ciò che è esposto allo scorrere inesorabile del tempo, a quella patina rustica e antica che simboleggia l’impermanenza della condizione umana e la sua fragilità, il principio del wabi incarna un modello di vita dove la frugalità e la semplicità divengono chiave per un’autentica comunione tra uomo e natura, in perfetta simbiosi con quel percorso di maturazione poetica che prende il nome di fūryū 風流 (letteralmente, “soffio del vento”). Ancora diversa è poi l’estetica del mono no aware. Con tale espressione, infatti, s’intende far riferimento a tutte quelle manifestazione di emozionalità umana che spaziano dallo stupore e dalla meraviglia alla tristezza o malinconia, ossia la capacità di ciascun individuo-haijin di lasciarsi “attraversare” dalle cose del mondo, anche da quelle più semplici e, all’apparenza, scontate. Un classico esempio di mono no aware può essere letto nello haiku che segue: yasegaeru makeru na Issa kore ni ari piccola ranocchia, non mollare! Issa è qui per te Kobayashi Issa (1763-1828) Karumi 軽み, derivato etimologico dell’aggettivo karoshi 軽し(“frivolo”, “insignificante”) è, invece, il carattere di leggerezza o “levità” dello haiku, ossia l’allontanamento da tutto ciò che è 60 New Espressione Libri
grave, stagnante e privo di naturalezza: konoha chiru sakura wa karoshi hinokigasa le foglie di ciliegio scolorite, cadono lievi sul cappello di cipresso Matsuo Bashō (1644-1694) Lo yūgen 幽玄 (“profondità e mistero”), infine, è principio estetico strettamente legato al wabi ed il cui scopo è quello di evocare sentimenti o sensazioni senza fare diretta menzione, ma attraverso sottili simbolismi, allusioni o immagini vivide e, al contempo, “indefinite”: akikaze no fuki watari keri hito no kao il vento autunnale s’insinua tra le cose: volti di uomini Uejima Onitsura (1661-1738) Chi si avvicina per la prima volta a questo affascinante genere poetico non deve, tuttavia, lasciarsi “impressionare” dalle regole e dai principi appena esposti, poiché lo haiku è, prima di ogni altra cosa, una “scintilla” di spontanea e naturale comunione con il mondo che ci circonda, un approccio vivo e sincero con se stessi e con “l’altro”, sia questo un uomo, un animale, un fiore...È, cioè, mezzo privilegiato per la comprensione di quella “verità poetica” (fūga no makoto 風雅 の誠) che giace sopita in ciascuno di noi e che rappresenta, in ultima istanza, il vero volto dell’essere.
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE riacciuffato per la terza volta. Il primo maglione si strappò contro il filo spinato. Gli sfuggì un sorriso. Dopo sei tentativi di fuga aveva memorizzato ogni dettaglio necessario alla riuscita dell’impresa. Stavolta era tutto perfetto, ce l’avrebbe fatta. Sentì d’improvviso il rimbombo di due spari provenire dal piccolo agglomerato di celle al limitare del campo e imprecò tra i denti. Si immobilizzò per un istante, sperando che gli indumenti scuri mimetizzassero la sua figura contro il marrone della terra, ma poi si riscosse e si affrettò a superare anche la seconda recinzione. Ne mancava solo una, non doveva perdere tempo.
1. Le mani bruciavano, ma non gli importava. Non avrebbe più avuto un’occasione come quella. Il tafferuglio che aveva provocato quell’imbecille di Gustav era stato sufficiente a far allontanare Schmidt dalla sua postazione di guardia. Peccato che il sergente non sapesse che lui aveva rubato le chiavi di due celle con l’aiuto di Domenico. Il fatto che Domenico fosse morto improvvisamente per una strana malattia era un altro paio di maniche. Pace all’anima sua. Si concentrò sui movimenti delle gambe, evitando invece di focalizzare l’attenzione sui palmi sanguinolenti che sfregavano contro il terreno umido e lercio. Magari si sarebbe ferito su quel quadratino di pelle che ospitava l’aquila delle SS, spregevole dono che Schmidt aveva voluto imprimergli addosso dopo che l’aveva
2. Una goccia di pioggia mi cadde sulla guancia. L’acqua fredda mi fece rabbrividire. Un’altra goccia, questa volta sul naso. E poi un’altra ancora sulla mantellina. In un attimo cominciò a piovere dal cielo una miriade di goccioline che ci investì da capo a piedi. Io iniziai a piangere, me ne vergognai. Alec, impassibile davanti a me, mi osservava in attesa di una spiegazione. Ma io non potevo spiegargli nulla: per me era stato il secondo contatto con un uomo. Dopo il primo. Il primo terribile bruciante ricordo che mi faceva desiderare di svanire ogni giorno. Guardai i suoi occhi ambrati, i capelli scuri ormai fradici e le labbra che mi avevano rapita. Compresi di essermi innamorata di lui. Si avvicinò senza staccare gli occhi dai miei. Nelle orecchie non sentivo gli schianti della pioggia, ma l’assordante battito del cuore. Si chinò, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Fu un bacio intenso, appassionato. Aveva accettato il compromesso di non ricevere risposte né spiegazioni, tuttavia mi teneva stretta per scongiurare un altro rifiuto. Lo sentivo, mi voleva per sé. New Espressione Libri 61
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE Morbidi e sinuosi, di zucchero i suoi giochi espandono l’essenza del calore primordiale di antitetiche attrazioni. Ancestrali. Riconduco l’esperienza alla notte già passata: tra certezze e illusioni la follia della realtà. Non poterne fare senza. Voluta. 2. “Finto sonetto” Forse pensavo di sognare quando, credendo di volare, le mie ali ho dispiegato. Il vento mi ha trasportato.
Poesia 1. “MISTIFICAZIONE… DI UN VIAGGIO PENDOLARE IN TRENO ALLE 7.00 A.M.” Sprofondo nel mio essere d’immagini confuse con calde voci amiche. Ornato. Ora quelle stanze dal giorno rischiarate assumono lor forme di noti già color. Più vive. 62 New Espressione Libri
E io, sicura di esser protetta, ho voluto raggiungere la vetta. Avevo dimenticato, è vero: dopo la cima c’è un sentiero che ci riporta alla meta iniziale. Dovrei quindi smettere di sognare? 3. “Lucciole” Piccole stelle si muovono tra l’erba. Accendono i sogni del viandante sulla terra. 4. “Epitaffio” Non è poi necessario avedre un paio d’ali per riuscire a volare. Come non è necessario dcadere da un alto precipizio per setirsi morire.
CITIZEN - OPINIONI
DON CAMILLO E PEPPONE come guareschi insegna
Di questi tempi qualche modello di comportamento sarebbe molto utile. A volte ne abbiamo senza saperlo. Giovannino Guareschi avrebbe pieno titolo a essere considerato un esempio. E’ noto a molti attraverso le gesta cinematografiche di Peppone e Don Camillo, interpretati da Gino Cervi e Fernandel. Un po’ poco. In realtà la lettura della saga del Mondo piccolo (il mondo dei paesi della bassa parmense di cui l’autore era originario), con i suoi semplici fatti quotidiani, rivela un universo. Scopre sorprendentemente le immagini fedeli dei caratteri dell’italianità, a loro volta capaci di identificare in modo universale virtù e debolezze umane. Ecco perché quell’opera varcò i confini per essere apprezzata in Giappone, USA, Australia, Corea. Dovunque. Altri scritti di Guareschi furono ancora più significativi. Il più importante (anche secondo sua figlia Carlotta) è Diario clandestino, un vero capolavoro scritto con mezzi di fortuna nei campi di concentramento in cui Giovannino trascorse due anni della sua vita. Capitò che l’8 Settembre 1943, da ufficiale dell’esercito, non fosse disposto ad arrendersi ai tedeschi. E’ un libro illuminante, in cui Guareschi riesce in un compito assurdo e fantastico: raccontare la condizione disumana di un campo
di Giacomo D’AMATO
di concentramento senza perdere l’ironia, anzi addirittura trascinando il lettore in situazioni comiche. Diario clandestino lascia sconcertati ma Giovannino non fece alcuno sforzo, diede solo sfogo alla sua natura di uomo libero. In quei terribili anni fu libero di mantenere la propria ironia anche mentre sua moglie gli scriveva dei primi mesi di vita di Carlotta (che lui vide per la prima volta quando aveva due anni) e mentre i suoi compagni di prigionia morivano di stenti. Un’ edizione integrale e molto più cruda del diario, Il grande diario, fu pubblicata postuma dai suoi figli. Lui forse non volle consegnare ai lettori una testimonianza amara e priva di speranza di quei due anni. Non era New Espressione Libri 63
nella sua natura, perché rinunciare alla sua ironia significava rinunciare alla libertà. Molti anni dopo arrivò un altro capolavoro che forniva una lettura “speciale” del dramma dei campi di concentramento. Gli estimatori di Giovannino che nel 1997 si ritrovarono ad assistere a La vita è bella di Benigni non poterono non pensare a Diario clandestino. Giovannino (e non Giovanni come ogni tanto qualcuno scrive, lui si risentirebbe) fu soprattutto un grande giornalista, acuto osservatore della politica e del costume, fustigatore dei potenti. Anticomunista, antifascista, “anti” qualsiasi comportamento che offendesse la natura umana, per decenni si scagliò con i suoi articoli contro generazioni di politici di ogni colore. Era convinto sostenitore dell’ideologia per cui nessuna ideologia può essere indossata per prevaricare gli uomini. Ne pagò le conseguenze. Caso più unico che raro, finì in prigione per diffamazione e la carcerazione minò la sua salute. Come per la prigionia di guerra, avrebbe potuto evitare il peggio rimangiandosi le accuse. Non lo fece. Anzi, accettò la condanna senza nemmeno ricorrere in appello. Il suo motto fu: “Non muoio nemmeno se mi uccidono”. Fino agli ultimi anni la sua casa a Roncole Verdi, accanto a quella di Giuseppe Verdi, fu meta di giornalisti provenienti da tutto il mondo. Lungo un percorso di oltre 40 anni, Giovannino diede prova di un talento speciale nel cogliere l’essenza recondita di una persona, di un popolo, di un avvenimento e 64 New Espressione Libri
di raccontarlo alla gente in modo semplice. Che si trattasse di uno dei celebri battibecchi tra sua moglie e sua figlia (Margherita e la “Pasionaria”) oppure degli articoli sulle storiche elezioni politiche del 1948, non importava. Il suo racconto riusciva sempre a mettere il lettore in condizione di fare una riflessione, l’obiettivo principale di uno scrittore. Fin qui la parte prettamente tecnica. L’eredità principale che questo grande italiano ha lasciato è l’esempio. L’esempio di una vita vissuta senza risparmiarsi, affrontando con il sorriso le situazioni più ostili. L’esempio della coerenza, sempre e a qualsiasi costo, che egli considerava valore imprescindibile di un uomo. L’esempio del rispetto per gli altri, qualsiasi fossero le opinioni in gioco, perché era stato spettatore di eventi in cui il rispetto per gli uomini era stato scientificamente calpestato da altri uomini. Quando morì aveva solo 60 anni. Da allora, generazioni di italiani completano i loro corsi di studi quasi ignorando chi sia Guareschi. Nei suoi confronti fu adottato una sorta di “ostracismo bipartisan” da tutte le direzioni, con la stessa equanimità con cui egli aveva dispensato critiche acuminate a destra e a manca quando era in vita. In questa epoca in cui la coerenza si baratta senza indugi per una comparsata in TV e il valore di riferimento è l’individualismo sfrenato, si diceva, c’è un grande bisogno di modelli. Giovannino Guareschi con le sue opere e la sua vita sarebbe perfetto per i giovani di oggi. E anche per gli adulti.
PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. Non ti dimenticherò Non ti scorderò, anche quando i secoli passeranno. Ricorderò il tuo nome, i tuoi occhi, le tue mani rugose e i tuoi insegnamenti. Ricorderò i momenti assieme, la tua malattia e le tue lotte per vincerla. Ti ricorderò anche senza guardare le tue foto. Non scorderò chi sei stata. Tu vivrai sempre nei miei ricordi.
1. Il mio angelo
3. Simbolo d’amore Non cercare un simbolo per il tuo amore, non paragonarlo alle rose, loro dopo alcuni giorni appassiscono. Non dire che mi ami quanto la luna, poiché ogni notte lei cambia. Non amarmi quanto un fuoco ardente, perché alla fine si spegne lasciando solo cenere. Non cercare un simbolo per dimostrarmi il tuo amore, amami e basta.
Ognuno di noi ha un angelo che lo protegge, che gli sta accanto. Un angelo che ci tiene la mano nei momenti / difficili e ci fa volare quando siamo felici. Io sono fortunata perchè il mio posso vederlo, posso parlargli e posso stargli vicino perché il mio angelo sei tu. Tu che mi fai vivere momenti indimenticabili, tu che colori le mie giornata, tu che sei parte di me e sei così importante, tu che mi regali le emozioni più grandi, tu mio fantastico angelo terrestre, tu sei il solo che vorrei con me per sempre.
4. Illusa e delusa Ti ho creduto, ho creduto alle tue parole. Pensavo fossi vero invece ho scoperto che eri falso. Mi hai promesso sorrisi e belle parole, ma ho solo avuto prese in giro. Sei stato bravo con le parole, con la tua ipocrisia. Mi hai fatto credere al paradiso, ma ho trovato solo l’inferno. Mi hai usata e hai giocato. Mi hai illusa e delusa.
Poesie
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PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. La osservai mentre mi parlava senza staccare gli occhi dalla strada: aveva due pieghe amare ai lati della bocca che non si distendevano neppure nei rari momenti in cui l’avrei vista sorridere qualche tempo dopo. Guidava rigida, all’erta. Affrontava le salite e le discese come se temesse un ostacolo improvviso. Garcia Lorca era solo un pretesto e lei era lì, in Spagna, spinta da qualche suo personale fantasma. Del resto, anche se non sempre appare evidente, tutti quelli che si mettono in viaggio lo fanno perché hanno un fantasma davanti a sé, e allora lo inseguono con pervicacia, oppure ce l’hanno dietro alle spalle e con la stessa ostinazione lo vogliono dimenticare. Avevamo molte cose in comune, io e lei, compreso un fantasma che tutte e due inseguivamo: anche lei, come me, stava cercando qualcuno. E quel qualcuno non era certo Garcia Lorca.
1.“Ti prego, ti prego”, mormora lei trascinandolo verso un angolo del ponte, “ti prego, come stanotte, qui, adesso.” E’ pazza! Il ponte è pieno di gente, ci sono persino dei bambini che corrono avanti e indietro e qualcuno già li sta guardando incuriosito. Lei gli afferra la mano e la guida sotto le pieghe della sua sottanina corta da adolescente. Quanti anni avrà? Non gli interessa, non la vuole, ha solo un po’ bisogno di lei. Vorrebbe non approfittare in questo modo dei suoi occhi a mandorla chiusi e delle sue labbra aperte, vorrebbe non sentirli i suoi sospiri affannosi, forse vorrebbe persino provare un po’ di pietà per lei, per la sua faccia rotonda. Ma non ci riesce, sa di essere secco e prosciugato, estraneo e lontano. Da molto tempo. 66 New Espressione Libri
3. Quel giorno eravamo uscite di primo mattino per arrivare per tempo a Viznar. La porta della casa di Joaquim è sempre aperta. Dalla soglia si distingueva l’interno della sua unica stanza, sempre buia, che odora di sudore e di lana di pecora. Lo vedemmo aggirarsi a piedi scalzi, coperto solo da una maglia di lana grezza, con le maniche lunghe, che gli arrivava all’inguine. Evidentemente non aveva finito di vestirsi perché dall’orlo della maglia spuntava ballonzolante un pene flaccido e scuro come se il flusso sanguigno avesse lasciato posto a una mummificazione. Scoppiai a ridere senza ritegno nel vedere quel tristanzuolo batacchio di campana: era buffo, i genitali sono sempre buffi. O perlomeno danno allegria. C’è qualcosa di ridicolo alla base della vita, deve essere così, solo la morte non ha nulla di comico. Ma la mia compagna non rise.
CITIZEN - ARTE E POESIA
SCRIVERE E/È DISEGNARE segni e parole
di Nadia BERTOLANI Catia Magni è nata nel 1961 a Parma. Conclude l’esperienza accademica a Bologna con una tesi dedicata a G.B. Piranesi e A. Gaudì intitolata “Architettura, tecnica febbrile di un furore ispirato...” . Insegna Progettazione Grafica all’Istituto Statale d’Arte. Impegnata nel settore delle arti visive, ha esposto in varie città e ha realizzato edizioni d’arte con diversi artisti, tra cui Omar Galliani; risulta pertanto significativa l’influenza del suo lavoro artistico nel prefigurare quello poetico. Ha pubblicato i libri di poesie “Riguardo al rossore” con prefazione di Emilio Tadini, “Quanta notte” con una nota di Giorgio Cusatelli, “Ora”. Dalla contaminazione dei due linguaggi viene alla luce un profilo d’artista complesso e ricco di promesse.
Ho sempre pensato che leggere le poesie di Catia Magni, o accostarsi alle sue tavole e alle sue carte, suggerisca l’idea di uno spettacolo e provochi la stessa suggestione di chi, a teatro, aspetta che si apra il sipario. Incombe una situazione di attesa, il tempo è sospeso quasi dovesse verificarsi un’epifania, come se parole poetiche e colori e segni si accampassero sulla scena, attori silenziosi di una magica rappresentazione. E se dovessi indicare il vero regista di questa ipotetica messa in scena sceglierei sicuramente il disegno: si tratta di un disegno raffinato ed energico allo stesso tempo, capace di connotare la superficie anche quando essa è invasa dagli squilli accesi del colore rosso; si tratta di un disegno forte nell’incidere solchi scuri di grafite, un disegno agile e veloce
nel tratteggiare volute e serpentine. Ed è sempre il disegno, intuizione poetica di una geometria dello spazio, che si fa racconto, narrazione, rimando, è sempre il disegno che allestisce lo spettacolo delle tavole e delle poesie collocate in vetrine, è il disegno che le indica quasi frontiere o segnali di transito verso un altrove. I cristalli dilatano e deformano i - segni - delle poesie, suggeriscono la trasparenza del discorso. Lo spettatore-lettore guarda: del resto, lo spettacolo etimologicamente inteso contiene in sé l’azione del guardare. E anche la parola teatro, dal greco theaomai, rimanda all’atto del guardare. Guardare cosa? Sicuramente qualcosa di enigmatico. “Che cosa nasconde nel particolare l’insignificante?” Mani, piume, conchiglie sono figure misteriose che appartengono ad una dimensione onirica o al terreno della memoria. Anche quando si fanno consistenti, la loro sostanza sembra rimanere al di là e al di sopra del fluire fenomenico, sembra apparNew Espressione Libri 67
tenere alla dimensione dell’apeiron cioè dell’infinito senza spazio e senza tempo. Sono eterne, non effimere, queste figure e a conferire all’effimero sembianza di eterno sono la poesia e il disegno. E’ grazie all’atto fisico della mano che scrive che noi riusciamo a catturare il metafisico. Ciò che conta, ciò che è indispensabile è scrivere e dipingere. All’infinito. “Scrivere pallide storie sotterrate di sassi”, dipingere isole e radici, parlare del giorno, parlare della notte, “decidendo ogni volta una scrittura diversa”. Scrivere e disegnare sono in Catia attività che si specchiano l’una nell’altra: “Il disegno… era simile al verso che fa galleggiare ordinate le frasi. E fa nascere alle figure le ali. Sul foglio, imponenti.” Catia Magni descrive l’arte nel suo farsi ma le sue sono vere e proprie “metapoesie”, cioè poesie che riflettono e indugiano e indagano sulla natura misteriosa della scrittura, su quel poiein che ha il doppio significato di poetare e di dipingere poeticamente, ma anche di fare e costruire. La coincidenza di segno e scrittura è evidente. Scrivere è dunque Disegnare e Disegnare è Scrivere. Il gesto fisico di chi scrive, di chi disegna, di chi traccia il segno sulla tela o verga parole come grafemi sulle pagine, si traduce nell’immagine delle mani che diventano la metonimia di questo doppio agire artistico, metonimia dello scrivere e del disegnare: “E scoprire che sono/ le mani/ a iniziare per prime./…” E le vediamo raffigurate: mani che sembrano scendere da un altro spazio e toccare appena, sfiorare gli sfondi e le forme. Come piume sospese. Quello che anima le tavole è ancora e sempre l’enigma, 68 New Espressione Libri
come quello della mano a sei dita: la mano a sei dita più che deformazione intellettualistica è… Gioco? Rimando? Mistero? Un segreto: non solo deformazione come tormento ma grazia, la graziosità dell’insolito, dello stupore, del non credo ai miei occhi, manieristico gioco che volutamente sprezza e ignora i dettami della verosimiglianza, al pari delle ombre che sovvertono le prospettive. Tutto sorprende in Catia. Anche la materia è sorprendente: la materia inerte è disciplinata dall’arte e vivificata dal verso poetico. Nelle poesie Catia Magni nomina spesso il ferro, il bronzo, le cere, “le gemme più scure/ e i gessi più chiari./ Le stoffe pesanti/ e le corde robuste./ Il bronzo ossidato/ è perfido e crudo,/ l’argento silicio mansueto e tenace”. La materia è traslucida e rifrangente nei cristalli
Le frasi tra virgolette e la poesia sono tratte da “Cartia Magni, Ora” Book Editore, 2003 “inattesi”, organica nella carnosità della conchiglia, nel sommesso crescere delle radici, nella ferocia ostinata del nascere, sensuale ma di una sensualità poco settecentesca, non lieve, non giocosa, anzi mitica e quasi drammatica: nel suo sviluppo anamorfico. Una materia nutrita di bizzarre invenzioni, con qualcosa di segreto e di arcano più che di grottesco. Accanto allo studio della materia, più che allo studio delle forme, Catia sembra interessata alla realizzazione della Forma: anche nelle poesie ricorre, più o meno esplicita, la domanda incessante su cosa sia la Forma, cosa sia quel particolare da niente che può cambiare le cose, un’ansia trattenuta su quel tratto colmo appena di nulla, il desiderio che sia la trasparenza di un cri-
stallo a rendere ancora più evidente la parola o il colore che ci hanno fatto sognare, “Il verso sognato è pieno di vuoti”… Perfetto, per Catia, deve essere il risultato artistico: ecco perché i momenti della creazione sono continuamente sorvegliati. Verbi come “Voltare a guardarsi, Guardare” quello che si è fatto, quello che ancora non c’è sulla tela o sulla pagina - oppure quello che continua ad esserci, che persiste come possibilità scartata nonostante ciò che si è scritto e disegnato - testimoniano il timore che “la Forma perda il pieno che ha dentro”. “Una sola parola/ per continuare./ Che la conclusione non sia quella,/ che la rinuncia sia anche esagerata./ Dobbiamo ricordare/ ritornando su parole così vicine,/ come sia inevitabile smarrirne la forma./… bisogna sostare/ nelle interruzioni./ E tornare su quella parola./ E farla durare./ E tormentarla il più a lungo,/ per consentirne la presenza/ distinta”. Nelle poesie l’ombra irreale degli oggetti e le parole riflesse negli specchi. Alla fine, come in ogni spettacolo che si rispetti, le luci, le ombre e il silenzio. Come in questa poesia: Lasciami ancora perplessa, ancora una volta, lascia cadere le insolite frasi. Lascia sparire tutti i rumori. E comincia a dirmi di ieri, della sua sera, di quel dormiveglia. Di quando chiariva I disegni Ancora da fare. … Dimmi di ieri, dimmi degli angeli nuovi. Delle pagine aperte Così luminose Da cancellare tutte le frasi. … E’ silenzioso adesso il disegno. Aspetta la prossima volta: la luce potrebbe ordinare queste ombre perplesse. New Espressione Libri 69