Coldiretti ferrara giornale 2014 02

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Coldiretti Ferrara,

STAR BUSINESS INFORMA

avanti sotto il segno del nostro progetto


COLDIRETTI

PER L’AGRICOLTURA ED IL MADE IN ITALY prodotti agricoli ed alimentari. Solo nell’ultimo anno sono scomparse 32.500 stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne, con impatti devastanti sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. La chiusura di un’azienda agricola significa infatti maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione.

Sergio Gulinelli Presidente Coldiretti Ferrara.

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Con la crisi sono state chiuse in Italia 140mila (136351) stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall’estero che vengono spacciati come Made in Italy. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Unioncamere relativi ai primi nove mesi del 2013 rispetto all’inizio della crisi nel 2007. L’allarme sulla situazione delle campagne italiane è stato lanciato con la mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane, che ha portato diecimila allevatori e coltivatori al valico del Brennero. L’obiettivo è smascherare il “falso Made in Italy alimentare”, aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli e sollecitare le Istituzioni a rendere operativo l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dei

Sono questi i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente. Oggi anche a causa delle importazioni di minor qualità l’Italia produce appena il 70 per cento dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40 per cento del latte e carne, il 50 per cento del grano tenero destinato al pane, il 40 per cento del grano duro destinato alla pasta, il 20 del mais e l’80 della soia mentre siamo autosufficienti solo per ortofrutta, vino, pollame. La colpa è di un modello di sviluppo industriale sbagliato che ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) con il risultato che è aumentata la

dipendenza degli italiani all’estero per l’approvvigionamento alimentare. Dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 22 per cento, secondo un’analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio estero nei primi otto mesi del 2013. “Per uscire da questa situazione e ridare il giusto ruolo e la giusta redditività alle imprese agricole italiane occorre – osserva il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli – che ognuno faccia la propria parte, in particolare le istituzioni, il Governo ed il Parlamento, nel portare a compimento quelle norme e quelle leggi che facendo chiarezza sull’origine dei prodotti e sulla loro commercializzazione, senza che si pregiudichi il libero scambio sui mercati, possano distinguere i prodotti veramente made in Italy e quindi il recupero del loro valore. Per parte nostra necessità la più efficace concretizzazione del progetto per le filiere agricole tutte italiane per poterne apprezzare i reali vantaggi a tutto il sistema produttivo, anche nella nostra provincia. Ed è con questo auspicio che inizieremo il nuovo anno COLDIRETTI portando avanti convintamente tutte le iniziative necessarie ed utili per le nostre imprese”.

COLDIRETTI FERRARA LIGURIA


FUMIGANTI,

SERVE OK AD USO DELL’1,3D Coldiretti ha organizzato nelle scorse settimane un incontro a Mesola per fare il punto con i propri agricoltori associati sulla necessità di impiego del fumigante 1,3D, attualmente escluso dai fitofarmaci autorizzati all’immissione in commercio, per alcune colture. All’iniziativa, presieduta dal vicepresidente confederale Mauro Tonello, è stata invitata la dirigenza della Dow AgroSciences, la casa produttrice dell’1,3D che ha evidenziato la lunga storia di collaborazione con Coldiretti per garantire, in questi anni, tramite il ricorso agli usi di emergenza e con la presentazione dell’istanza di riautorizzazione della sostanza attiva alla Commissione Ue, la disponibilità di tale fumigante vista l’assenza sul mercato di un prodotto di pari efficacia per la lotta ai nematodi sul tabacco ed alcune colture ortofrutticole (ad es. carota e fragola) importanti dell’agricoltura italiana. Al momento l’unico strumento per garantire la presenza sul mercato dell’1.3D è il ricorso all’uso di emergenza, ai sensi dell’art. 53 del reg. CE 1107/2009, che prevede un nuovo modello di collaborazione fra industria e mondo agricolo, in quanto l’istanza viene presentata congiuntamente. In questi anni l’uso di emergenza dell’1,3D è stato ottenuto diverse volte a partire dal 2009, su istanza di Coldiretti. A gennaio 2013 Coldiretti chiese l’uso d’emergenza dell’1,3D

su tabacco, fragola e carota. L’uso di emergenza su tabacco e fragola venne autorizzato, mentre l’istanza sulla carota viene, inspiegabilmente, respinta a causa del parere negativo del Ministero dell’Ambiente, nonostante le ampie argomentazioni tecnico-scientifiche portate a sostegno dell’impiego su tale coltura avrebbero fatto ritenere indispensabile l’uso di tale fumigante sulla carota. Ciò è avvenuto mentre la Spagna autorizzava, invece, l’uso d’emergenza dell’1,3D per le orticole. Lo svantaggio concorrenziale per i nostri produttori è stato evidente ed i danni economici per la perdita di prodotto provocati ai produttori di carote in aree vocate quali Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto, Sicilia e Lazio sono stati rilevanti. A livello comunitario nel 2009 e nel 2010 Coldiretti ha scritto alla Commissione UE per sostenere la domanda di registrazione dell’1,3D presentata dalla DOW che ha avuto esito negativo per i rilievi dell’EFSA sulle impurezze della molecola. Ma perché l’uso dell’1,3D è così importante? La ragione è che al divieto del bromuro di metile non è corrisposto un parallelo ridimensionamento della diffusione dei nematodi che, invece, rappresenta tuttora un problema ancora crescente nel Sud Europa ed emergente anche in alcuni Paesi del Nord Europa. Gli ingenti investimenti sostenuti per l’innovazione tecnologica che interessa le colture protette rendono la rotazione

colturale praticamente inapplicabile in molti casi. La brevità del ciclo produttivo di molte colture orticole richiede soluzioni rapide ed efficaci per il controllo delle fitopatie. A conclusione del convegno è emersa la necessità che nel 2014 gli agricoltori possano tornare a fumigare le orticole per le quali la lotta ai nematodi non ha alternative efficaci all’1,3D con particolare riferimento alla carota. Nel 2014 sarà presentato un nuovo dossier di registrazione che prevede la riduzione e l’eliminazione delle impurezze, ragione per le quali nel 2010 non fu concessa la registrazione dalla Commissione europea, nonché l’adeguamento delle caratteristiche della molecola secondo i requisiti previsti dal Reg. 1107/2009. Intanto è certo che Coldiretti presenterà la richiesta dell’uso d’emergenza dell’1,3D in attesa che tale sostanza attiva rientri nuovamente sul mercato.

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

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