Porto City Branding Il linguaggio di una cittĂ Tipografia La rivoluzione tipografica Seb Lester Illustrazione Viktor Kohen Frank Stockton Graphic design La scuola svizzera Max Huber Dal web Google fonts
Bimestrale - anno 1 n.1 - 22/02/2016
2,00 â‚Ź
Progetto grafico: Testi: Redattore: In copertina: Testo composto in:
Finito di stampare presso Arte grafica di Anna Assunta Olivieri, Strada Nazionale, 79, Cesarò (ME).
Š2016 maria nora arnone
Maria Nora Arnone Maria Nora Arnone Maria Nora Arnone Porto city branding Avenir LT Std, 1988 Adrian Frutiger; Futura Std, 1927 Paul Renner.
EDITORIALE
Benvenuti al primo numero di Pictipo, il magazine sulla comunicazione visiva. L’idea alla base di questa pubblicazione è quella di mettere in luce due degli elementi fondamentali della comunicazione: il testo e l’immagine. Riguardo il testo trovo molto interessante una definizione data da Walter Ong: «La stampa a rilievo dell’alfabeto, in cui ogni lettera è fusa in un pezzo di metallo a sé stante, il tipo, segnò il superamento psicologico dell’ordine precedente. […] La stampa fissa le parole nello spazio con più rigore di quanto la scrittura non abbia mai fatto: la scrittura trasporta le parole dal mondo del suono a quello dello spazio visivo, ma in questo spazio è la stampa che le blocca in posizione». Dunque attraverso la stampa il testo diviene elemento visivo, acquista fisicità, diventa immagine. Il processo della lettura ci permette di comprendere concetti astratti attraverso segni astratti che riconosciamo per convenzione, il testo è in parte immagine. Ma veniamo all’immagine: il termine deriva dal latino “imago” che significa “catturare”, il che può intendersi come il catturare il tempo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, o catturare un concetto astratto attraverso un’illustrazione. Il verbo imago deriva a sua volta dal greco “mimo”, “imitare”, in riferimento alla capacità dell’immagine di mostrarci cose anche molto lontane da noi fisicamente. Lasciando da parte le questioni linguistiche, ciò che ci preme sottolineare, è il fatto che tanto il testo, quanto l’immagine hanno un forte potere comunicativo e una forte ambiguità: quella del testo risiede nell’ambiguità del linguaggio stesso, nonché nel modo in cui esso ci appare, mentre quella dell’immagine è insita nel suo essere polisemica: lo scopo di questa pubblicazione è quello di mostrare il potere comunicativo che questi due elementi hanno, analizzandolo da vari punti di vista.
Porto City Branding Il linguaggio di una città Pag. 14
TIPOGRAFIA ILLUSTRAZIONE
La rivoluzione tipografica Pag.7 Da Gutenberg al Bauhaus
Seb Lester Pag.8 L’immagine del testo
Viktor Kohen Pag. 11 Toyphabet
Frank Stockton Pag. 12 Dello stile
GRAFICA
La scuola svizzera Pag. 21 Per una comunicazione oggettiva
Max Huber Pag. 22 Pensare per immagini
WEB
Google fonts Pag. 24
URBAN
Catania review Pag. 26
TUTORIAL
Ritratti di testo Pag. 28
RECENSIONI
La tipografia per la rete
Libri Pag. 30
TIPOGRAFIA
TIPOGRAFIA
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La rivoluzione tipografica Da Gutenberg al Bauhaus
Nel 1465, a Magonza, Joannes Gutenberg diede vita a una delle rivoluzioni più importanti dell’epoca moderna: la stampa a caratteri mobili. Esperimenti sulla stampa erano già stati fatti in Cina in tempi non sospetti, tuttavia a causa dell’elevato numero di ideogrammi che compongono l’alfabeto cinese questa invenzione si rivelò inutile e cadde in disuso. Il primo libro stampato da Gutenberg fu la Bibbia a 42 linee, con il carattere Fraktur di stile gotico: per la stampa a caratteri mobili è necessario che il carattere abbia un disegno netto e spesso che successivamente produce un’immagine vigorosa ed espressiva. La stampa a caratteri mobili permise di velocizzare la diffusione del sapere, all’epoca un’esclusiva del clero, attraverso un sistema di caratteri a rilievo in piombo che potevano essere riutilizzati.Tuttavia bisogna attendere la rivoluzione industriale per poter parlare della nascita della progettazione visiva: le nuove invenzioni cambiarono radicalmente l’aspetto delle città, che all’epoca vedevano un forte incremento demografico grazie allo spostamento di masse di individui dalle campagne. Il processo di alfabetizzazione che ne conseguì sviluppò una domanda sempre crescente di artefatti a stampa e ciò fece sì che nascessero nuove tecniche per semplificare il processo: litografia, calcografia, xilografia, ognuna con le proprie peculiarità. Gli sviluppi delle tecniche di stampa influirono sulla forma delle lettere che dal gotico della stampa a caratteri mobili passarono ai tratti più sottili dei bodoniani grazie alla litografia. L’invenzione delle compositrici Linotype e Monotype velocizzò i tempi di stampa, nonostante le polemiche di chi scelse di non affidarsi alle macchine, e la fotocomposizione e la stampa offset permisero di unire imma-
gini e testo in modi sempre nuovi dando possibilità di espressione pressoché illimitate. Bisogna tener conto inoltre dell’influenza che l’arte e l’architettura ebbero sullo sviluppo delle forme dei caratteri: un esempio su tutti lo fornisce il Bauhaus, che, con la propria architettura funzionalista, da vita a lettere dalle forme essenziali e geometriche. Maria Nora Arnone
Caratteri tipografici in piombo.
Alcune righe di testo composte con i tipi in metallo.
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Seb Lester L’immagine del testo
Sebastian Lester, in arte Seb Lester, è un type designer e un illustratore di grande successo, divenuto molto popolare per le sue riproduzioni, con carta e pennino, di alcuni dei più grandi e famosi marchi del mondo. Da Coca-Cola a Converse, da Harry Potter a Game of Thrones, Lester ci delizia sui social con del brevi video che lui chiama “doodles” ovvero scarabocchi. Se molti conoscono Lester per questa sua capacità di ridisegnare marchi famosi, pochi sanno che ha sviluppato anche alcune font oltre che realizzare pregiate stampe calligrafiche. La prima fonte di ispirazione di un giovane Lester diciannovenne è stato un libro di Neville Brody, noto type designer, le cui lettere hanno ispirato Lester a voler creare un proprio carattere tipografico, che fu utilizzato dalla rivista Rolling Stone per un articolo. Il suo lavoro minuzioso deriva da uno studio attento delle lettere e delle loro forme che Lester usa per esprimere se stesso. Il boom di followers che ha reso Lester noto in tutto il web
è avvenuto grazie al social network Instagram che ha pubblicato un suo lavoro tra i favoriti: da qui la sua fama è cresciuta in maniera esponenziale. Il lavoro di Seb Lester ci mostra un aspetto del testo diverso da quello comunicativo, riprendendo l’antica arte della calligrafia il testo diviene immagine, si mostra in una veste nuova, capace di attrarre chi guarda e di far interessare milioni di persone a un’arte antica che viene presentata attraverso una veste nuova, la lettera conta tanto quanto la sua forma, non ha bisogno di immagini. Maria Nora Arnone
Cloths Of Heaven, stampa in edizione limitata, 2014.
Mightier - Limited Edition Foil Blocked edition, stampa formato A2.
TIPOGRAFIA
Dreams, calligrafia.
Home sweet home, calligrafia.
The New York Times, riproduzione del logotipo.
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Composizioni calligrafiche.
ILLUSTRAZIONE
ILLUSTRAZIONE
Viktor Koen Toyphabet
Toyphabet è un alfabeto illustrato, in cui gli oggetti vengono trasformati in lettere e le lettere in giocattoli realizzato da Viktor Koen per la serie di stampe intitolata “Dark Peculiar Toys - the Mechanics of Joy”. I caratteri, realizzati assemblando fotografie che ritraggono parti di vecchi giocattoli che ci permettono di esplorare il modo in cui la combinazione di forme non collegate fra loro da vita a una struttura funzionale per un carattere tipografico. La cosa interessante è il fatto che le lettere non vengono rappresentate da un solo giocattolo ma dall’assemblaggio di più parti di diversi oggetti, elemento caratterizzante di tutti i lavori di Koen, per il quale la tipografia rappresenta una passione forte tanto quanto quella per l’illustrazione, nonché un’estensione del proprio lavoro. Il risultato di questa operazione di mix & match da vita a un carattere connotato simbolicamente che vuole rappresentare il fatto che i bambini vengono messi a contatto troppo presto con i problemi che affliggono i loro genitori.
Maria Nora Arnone
Toyphabet.
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Frank Stockton Dello stile
Frank Stockton è un illustratore americano che vive a Brooklyn, New York. Dopo aver ottenuto la laurea presso l’Art Center College of Design di Pasadena, nel 2005, inizia a lavorare come disegnatore in un’agenzia. Nel 2006 decide di trasferirsi a New York per intraprendere la carriera di illustratore. Stockton si definisce un illustratore senza uno stile ben preciso: gli piace sperimentare, spingersi sempre al limite, «non esiste cosa più stimolante», afferma. Ad ogni modo la sua vera passione è il disegno, che si ispira a Disney e al fumetto americano, e più precisamente a Rockwell, dal punto di vista estetico. Nel corso della sua carriera ha avuto clienti celebri come Enterteinment Weekly, The New Yorker, Esquire e Runner’s World. La scelta di intraprendere la carriera di illustratore lo ha spinto a cercare di definire meglio il tipo di illustrazioni che avrebbe voluto realizzare, e dopo mesi e mesi di duro lavoro le commissioni sono arrivate. Tuttavia Stockton non vuole fossilizzarsi in uno stile netto e definito, anzi lamenta il fatto che spesso alcuni clienti richiedano esplicitamente un determinato “stile” per
ILLUSTRAZIONE
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i lavori da realizzare, in quanto è sua opinione che il ripetersi non porti a buoni risultati poiché ogni artista, o illustratore che sia, ha bisogno di evolversi continuamente. Dietro alle sue splendide illustrazioni si cela un elaborato processo creativo che unisce digitale e tradizionale per conferire alle immagini quell’aspetto elaborato, quella costruzione solida ma al tempo stesso evanescente. I disegni vengono inizialmente realizzati a matita e successivamente scansionati. La scansione viene stampata in ciano e su di essa Stockton esegue l’inchiostrazione. Successivamente il disegno inchiostrato viene nuovamente scansionato e colorato attraverso l’utilizzo di Adobe Photoshop. Ogni progetto rappresenta per Stockton una sfida, non tanto con il pubblico ma con se stesso. Ai progetti lavorativi preferisce comunque quelli personali, affermando di voler abbandonare il mercato editoriale per guadagnare soltanto attraverso questo genere di progetti:«Amo realizzare dipinti e raccontare storie. Se riesco a fare queste due cose, tutti sono felici». Maria Nora Arnone
Illustration, progetto personale. Bad blood, illustrazione. Pointman, illustrazione. Snow, illustrazione.
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Porto city branding Il linguaggio della città
Oggi il tema dell’identità visiva è molto attuale e sentito da gran parte delle amministrazioni di enti pubblici, che siano essi musei, comuni, aziende dei trasporti. L’evidenza di questa necessità nasce dal bisogno, da parte degli enti, di comunicare se stessi. Il significato stesso del termine comunicare, implica un rapporto tra l’emittente, ovvero colui che vuole trasmettere un messaggio, e un destinatario, ovvero colui al quale il messaggio è rivolto. Il suddetto messaggio per giungere al ricevente deve passare attraverso uno o più canali e successivamente subire un’operazione di codifica, ovvero deve essere reso comprensibile per il destinatario. Questa definizione, seppur approssimativa e semplicistica, derivata dalla teoria matematica dell’informazione elaborata da Shannon e Weaver, permette di comprendere come l’atto del comunicare debba seguire dei principi, delle convenzioni, che gli permettano di essere funzionale. Dunque al pari di una telefonata o di una conversa-
zione, l’identità istituzionale di un ente deve rendersi chiara ed efficace, non deve essere pensata per il committente, bensì per il fruitore, che sia esso il cittadino residente o il turista, di qualsiasi età e con qualsiasi livello di istruzione. Vanno presi in considerazione fattori che rientrano nel campo della percezione ottica, tenendo conto di ogni possibile situazione: bisogna effettuare uno studio, una ricerca, senza lasciarsi fuorviare dalle mode passeggere per creare una grafica utile in cui la forma sia in funzione del contenuto, e della comunicazione. Tuttavia le amministrazioni spesso non comprendono l’importanza che la comunicazione visiva può avere non solo nell’incremento del turismo, ma anche e soprattutto nel miglioramento della vita quotidiana del cittadino residente. Nello sviluppare un’identità istituzionale possono essere seguiti vari approcci, si può pensare ad un restyling dello stemma ad esempio piuttosto che a una brand image, ma il fulcro della questione ri-
Porto city branding, manifesto. Porto city branding, gonfalone. Porto city branding, alcuni dei segni che compongono l’immagine istituzionale.
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mane sempre lo stesso, la scelta non va operata seguendo il gusto personale del progettista il quale può anche possedere una forma mentis diversa da chi poi realmente usufruirà del progetto, che va calibrato e ponderato al fine di creare un marchio, un simbolo, uno stemma, che possa essere accettato e riconosciuto dall’utenza e che allo stesso tempo risponda ai criteri, relativamente moderni, della buona forma (Gute Form), ossia che riesca a comunicare l’informazione in maniera sintetica e nel minor tempo possibile. Parlando di identità comunicativa, Mario Piazza indica tre differenti tipologie progettuali che si distinguono a seconda del valore strategico e comunicativo del progetto. La prima strategia è rappresentata dalle immagini istituzionali che in genere si riferiscono alla tradizione araldica, disciplina in cui segni e figure sono normati. Le finalità primarie di questo tipo di progetti non sono l’identificazione e la comunicazione, essi svolgono bensì una funzione cerimo-
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Porto city branding, alcuni dei segni che compongono l’immagine istituzionale.
Porto city branding, manifesti.
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Porto city branding, alcuni dei segni che compongono l’immagine istituzionale.
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Porto city branding, stampati di cancelleria.
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niale e di rappresentanza. La seconda tipologia si riferisce a queli progetti che rappresentano l’immagine della città in maniera sintetica al fine di individuare un servizio o una funzione, di far conoscere un aspetto della città, la cui istanza primaria è la riconoscibilità. Infine la terza tipologia indica le cosiddette azioni di city branding in cui il segno diviene una componente di un sistema ben più vasto in cui i valori storici e immateriali possano diventare motivo di distinzione e riconoscibilità. Il city branding è dunque una vera e propria strategia di marketing ad ampio spettro che necessita chiarezza comunicativa, una buona gestione degli obiettivi, ed infine il posizionamento commerciale dei valori locali. Porto city branding, questo il titolo del progetto realizzato dallo studio Atelier Martino&Jaña, realizzato in tempi brevissimi, solo diciotto giorni, mostra un concetto di comunicazione visiva come strumento utile a definire una relazione tra i cittadini. Il progetto, user cente-
red, sviluppa un marchio che si connota come strumento di narrazione urbana ma che non è fissato in una forma definitiva ma composto da frammenti della città, campionati e fissati in forme geometriche a costituire un atlante di segni già finiti che considerati singolarmente raccontano già una parte della storia e insieme compongono il mosaico che è la città, dando vita anche in questo caso a un nuovo linguaggio, creando un vocabolario urbano in cui il piano formale è coordinato a quello cromatico per fornire ai vari ambiti istituzionali un’identità connotata e coerente. Maria Nora Arnone
Porto city branding, alcune declinazioni del marchio.
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Porto city branding, alcuni dei segni che compongono l’immagine istituzionale.
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La scuola svizzera Per una comunicazione oggettiva Il movimento conosciuto come scuola svizzera è volto a rivoluzionare la grafica con la creazione di un ordine geometrico equo, forse in relazione al bisogno di sicurezza e stabilità sentito da gran parte della popolazione europea dopo la seconda guerra mondiale. Il panorama svizzero era all’epoca variegato: la città offriva ospitalità a molti esuli, tra cui anche reduci del Bauhaus come Bayer, e autorevoli personaggi del calibro di Jan Tschicold, i quali più o meno direttamente posero le basi per la nascita di questo movimento. Gli esponenti della scuola svizzera crearono artefatti visivi di forte impatto, privi di inutili orpelli e seduzioni fallaci, il cui scopo è mostrare la verità. L’assenza di ornamenti non deve far pensare alla grafica svizzera come a una grafica scialba e priva di attrattiva, infatti il gusto tutto tipografico, i cromatismi e la composizione perfettamente geometrica creano artefatti di rara eleganza e razionalità. I principali esponenti di tale movimento sono Max Bill, Josef Müller-Brockmann, Carlo Vivarelli, e Hans Neuburg. Vengono applicati dei principi progettuali come l’utilizzo del carattere sans-serif (nello specifico Helvetica), l’assenza di qualsivoglia illustrazione per dare spazio invece alla fotografia, che produce immagini “oggettive”, ovvero derivate dalla realtà; l’utilizzo della griglia modulare ed infine il rigore geometrico applicato alla disciplina, che permette di realizzare artefatti d forte efficacia comunicativa. Maria Nora Arnone
Josef MüllerBrockmann, Weniger Larm, manifesto, 1960. Carlo Vivarelli, Für das Alter, manifesto, 1954. Hans Neuburg, Manifesto per la campagna d’aiuto ai rifugiati, manifesto, 1960.
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Max Huber Pensare per immagini
Max Huber, graphic designer svizzero naturalizzato italiano, ha apportato grandi innovazioni nel campo della progettazione visiva. Come progettista egli non può essere inserito in alcuna categoria specifica in quanto si cimentò in quasi tutti i campi della comunicazione visiva, spaziando dal singolo manifesto allacollana editoriale, dalla corporate identity agli allestimenti di mostre e padiglioni, le cosiddette archigrafie. Nasce a Baar nel 1919; nel 1935 si iscrive al corso propedeutico della Kunstgewerbeschule di Zurigo dove incontra Alfred Williman, personalità di spicco, scultore e creatore di caratteri che lo indirizzerà nella ricerca foto-grafica. Nel 1940 uno Huber appena ventunenne bussa alla porta di Antonio Boggeri: nacque così una stretta collaborazione che portò una ventata di freschezza nella grafica made in Italy. Huber si cimentò anche e soprattutto nell’ambito della corporate e della visual identity, con risultati all’altezza della sua fama. Il primo grande progetto di immagine coordinata fu quello per la catena di grandi magazzini La Rinascente: a Huber spetta la progettazione del marchio e dei vari stampati pubblicitari. Il marchio progettato è di straordinaria purezza ed innovazione: una “elle” minuscola in Bodoni affianca una robusta “erre” composta in Futura, accostamento insolito per l’epoca che però genera il risultato ideale. Per ciò che concerne la rappresentazione dell’immagine aziendale, Huber crea un immaginario quasi cinematografico ricorrendo ai propri archetipi per creare immagini sempre nuove in cui però l’azienda è sempre rappresentata da una texture, che richiama appunto il tessuto. Huber è una personalità
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poliedrica con uno stile brillante e accattivante. L’utilizzo della sovrastampa e del fotomontaggio creano sottili equilibri di gusto sperimentale che dimostrano l’intreccio tra le varie attività che pratica. Nella sua opera è riscontrabile un ritorno di motivi tipici, soprattutto di spirali che rappresentano l’espandersi della vita nella regolarità delle forme: il suo è un pensare per immagini. Maria Nora Arnone
La Rinascente, manifesto, 1951.
Sirenella, manifesto, 1946.
La Rinascente, carta da imballo, 1946.
Max Huber, manifesto, 1987.
XII Gran premio della lotteria di Monza, manifesto, 1970.
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Google fonts La tipografia per la rete
WEB Il modo che l’utente ha per orientarsi su una pagina web discende direttamente da quello sulla pagina stampata, tuttavia, leggere un testo sullo schermo del computer può essere molto più faticoso. Nello sviluppo di una pagina web il testo gioca un ruolo fondamentale, come afferma Oliver Reichenstein “Il web design è al 95% tipografia”, è importante dunque fornire informazioni all’utente nel modo più diretto possibile: bisogna tenere in considerazione fattori quali l’allineamento del testo, la gerarchia visiva, il contrasto, e il ritmo generale della pagina e la scelta della font: tempo fa venivano utilizzati i caratteri web-safe, ovvero quei caratteri installati di default su ogni computer. Successivamente, con il CSS2 è stata introdotta la proprietà @font-face che permette di caricare sul computer dell’utente qualsiasi carattere utilizzato sulla pagina, ma la vera innovazione è stata la creazione dei servizi di font-hosting, che permettono di inserire dei caratteri nelle pagine web. In questa categoria rientra Google Fonts: il noto motore di ricerca offre, a chiunque voglia realizzare un sito web, la possibilità di utilizzare una miriade di font gratuite, più o meno valide, che vengono inserite direttamente tramite il richiamo al link fornito direttamente da google. Maria Nora Arnone
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URBAN
Catania review Noma Bar Negative space Maria Costanzo
Noma Bar Negative Space è un progetto sviluppato dalla giovane graphic designer Maria Costanzo durante il corso di graphic design 2 tenutosi all’Accademia di Belle Arti di Catania. Il concetto di spazio negativo viene espresso tramite l’utilizzo, nel logotipo, dei contrografismi, che permettono alle lettere di essere lette grazie agli spazi che esistono al di fuori ed all’interno di esse. Lo scopo del progetto è quello di realizzare la visual identity di una mostra, per cui oltre al logotipo, con rispettive guidelines, viene progettato il manuale di visual identity comprendente tutti gli artefatti a stampa necessari, dalle carte d’uso al segnalibro, dall’invito alla segnaletica con i rispettivi pittogrammi, dall’infografica al sito web. L’ambiguità delle illustrazioni di Bar viene ripresa nella rappresentazione grafica dell’evento che, sebbene sia fittizio, rappresenta un ottimo esempio di progettazione grafica.
Noma Bar, Negative Space, logotipo, 2015.
Noma Bar, Negative Space, segnalibri, 2015.
URBAN
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Meedori Sans
Meedori Sans, manifesto, 2015.
Meedori Sans, particolare delle due versioni della lettera “a”, 2015.
Si è scelto di utilizzare, per la sua realizzazione, una griglia quadrata composta da 6x6 moduli. La font trae ispirazione Il Meedori Sans è una font geometrica sans serif, realizzata dallo studio digitale Meedori nel 2015.
Meedori Sans
Meedori Sans è il nome del carattere progettato da Danilo De Marco per lo studio Meedori che ha sede a Catania. Il progetto, pubblicato su Behance è stato presentato sul sito Typography Served. Lo scopo del carattere è quello di fornire un logotipo al precedente marchio, che fosse conforme con l’identità visiva dello studio. Ispirato al Futura di Paul Renner (1927), il Meedori Sans è un lineare geometrico unicase (soltanto il maiuscolo), con tre differenti pesi: light, roman e bold. Progettato tramite forme geometriche elementari il suo scopo è quello di trasmettere semplicità e freschezza. La griglia di costruzione, a modulo quadrato 6 x 6, garantisce alle lettere una forte coerenza. Ogni peso presenta due versioni differenti: Capital e Small, in cui con Capital si intende l’alfabeto maiuscolo compiuto, mentre con Small si intendono le lettere su cui sono stati effettuati dei tagli per renderle conformi all’identità visiva dello studio.
dal marchio aziendale ed è costituita da lettere maiuscole, alcune delle quali presentano tagli nel maiuscolo
Danilo De Marco
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TUTORIAL
Text portrait By Pedro Juarez Durata: 2 - 3 ore Tools: Adobe Photoshop
Step 1
1. aprite la vostra foto in Photoshop; 2. duplicate il livello di sfondo (Ctrl+J) 3. create un nuovo livello e posizionatelo in mezzo ai due precedenti riempiendolo col colore nero; 4. abbassate l’opacita del livello Sfondo-Copia al 40%. .
TUTORIAL
Step 2
5. con lo strumento Penna (P) tracciate la linea di base del vostro testo utilizzando la foto come riferimento; 6. con lo strumento Testo (T) cliccate su uno dei punti di ancoraggio del tracciato e immettete il testo; 7. Modificate il corpo del testo per adattarlo ai contorni dell’immagine .
Step 3
8. inserite tutto il testo seguendo i tratti della foto-guida; 9. ricordate di fondere i livelli di testo in modo da tenere il documento ben organizzato 10. quando siete soddisfatti del risultato togliete l’opacita al vostro livello guida;
Step 4
11. duplicate il livello sfondo e posizionatelo sopra il livello di testo; 12. con la copia dello sfondo selezionata, tenendo premuto il tasto Alt, create una maschera di ritaglio collegata al livello Testo.
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RECENSIONI
Gavin Ambrose, Paul Harris, Fondamenti di grafica, Logos. Un manuale che riassume le pratiche della grafica, contenuti non innovativi, nello stile degli autori, in compenso è ricco di esempi interessanti e molto dettagliato.
Ellen Lupton, Caratteri, testo gabbia, Logos, 2010. La grafica raccontata attraverso un linguaggio colloquiale e vivace, fornisce molti spunti anche grazie alle esercitazioni proposte al termine di ogni sezione.
Annamaria Testa, La parola immaginata, Il Saggiatore, 2014. L’autrice introduce il lettore al mondo dell’advertising attraverso il racconto della propria esperienza in agenzia, un testo interessante e ricco di esempi su campagne esistenti.
Robin Kinross, Tipografia moderna, Stampa alternativa, 2005. Un viaggio nella storia della tipografia e uno studio approfondito. Stile leggermente tedioso ma contenuti molto validi, peccato sia ormai divenuto un libro introvabile.
Adrian Frutiger, Segni&simboli, Stampa alternativa, 1996. Un ottimo libro, ben scritto e ben realizzato, che è in grado di far comprendere anche a un lettore poco esperto argomenti riguardanti la semiotica la scrittura e la progettazione.
John Maeda, Le leggi della semplicità, Mondadori, 2006. Un libro da utilizzare non solo per la progettazione ma anche per la vita. 10 leggi per progettare ma soprattutto vivere meglio. Breve ma intenso, semplice.
Diego Mormorio, Meditazione e fotografia, Contrasto, 2008. La fotografia come meditazione, molti modi di fissare il tempo attraverso l’obiettivo. L’argomento è trattato in maniera inusuale ma interessante.
Julius Wiedemann, Illustration Now vol. 3, Taschen, 2012. Rassegna di progetti di illustrazione realizzati da professionisti talentuosi. Spazio alle immagini. Un must have per gli appassionati di illustrazione ma anche per i profani.
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Nel prossimo numero Tipografia Paul Renner e il Futura Paper typography Illustrazione Lora Zombie Nik Ainley Graphic design AG Fronzoni Armando Milani Dal web Le immagini ottimizzate per il web
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