IO, NELSON MANDELA Una storia raccontata e disegnata dagli alunni della classe 3^ A Scuola Primaria “E. Giuliani” Costano -‐ IC Bas?a 1
Come nasce
IO, NELSON MANDELA Il 21 aprile del 2015 per il Nelson Mandela Day, il Sudafrica ha “colorato” i 3.377 metri quadraC dello Union Buildings di Pretoria con ben 21.000 coperte tuIe unite a crearne una unica aIorno alla imponente statua di Mandela. La gigante coperta di Tata Madiba entra nel Guinness dei PrimaC. Da allora le mani dei molCssimi volontari non hanno mai smesso di lavorare. AIualmente “la rivoluzione degli uncineP” abbraccia paesi come StaC UniC, Regno Unito, Paesi Bassi e anche l’Italia. Gli allievi della Scuola Primaria “E. Giuliani” di Costano – IC BasCa 1, si sono adoperaC con uncineP e telai, per realizzare tanC quadraC di lana. I primi in Italia a contribuire all’iniziaCva sudafricana, con quel vivido entusiasmo che apparCene a questa età, ognuno come ha potuto può e saputo, ma tuP con quel guizzo nello sguardo che la dice lunga sulla voglia di tuffarsi sempre in nuove avventure. I “nostri” quadraC si sono trasformaC in coperte donate ai centri di accoglienza territoriali. In risposta a questa iniziaCva gli alunni della classe 3^ A si sono dapprima interessaC e incuriosiC al personaggio di Nelson Mandela, successivamente entusiasCcamente documentaC e affezionaC alla figura carismaCca e così profondamente “umana” di Madiba. Da qui il “nostro lungo cammino” per raccontare, con immagini e parole, la sua storia alla nostra maniera e condividerla con altri bambini italiani. Maria Papa Insegnante
L’inizia?va che ha visto coinvol? i bambini dell’Is?tuto Comprensivo Bas?a 1 è legata al progeJo “ TANTI QUADRATI PER UNA SOLA COPERTA” promosso da Associazione SONOXSONA Bas?a Umbra e Rebecca Di Santo in partnership con “67 BLANKETS FOR NELSON MANDELA DAY”-‐ South Africa. Per info o richieste di adesione al progeJo: hJps://www.facebook.com/Tan?-‐Quadra?-‐per-‐una-‐Sola-‐Coperta-‐1109860785744840/ hJp://www.67blankets.co.za/
IO, NELSON MANDELA Foto dal web
”Il mio nome è Nelson Mandela. Vivo in Sudafrica, una bellissima terra che si trova nella punta dell’Africa. Oggi in Sudafrica c’è la democrazia, cioè tuJe le persone adulte possono votare e scegliere chi deve governare il Paese. Non è sempre stato così. Quando sono nato il Sudafrica era governato solo da persone bianche. Crescendo ho cominciato a capire che questo non era giusto. Volevo cambiare questo modo di governare e fare in modo che tue potessero avere gli stessi dirie. Io e i miei amici abbiamo chiamato questa cosa “LoJa per la Libertà”. La loJa è durata mol?ssimi anni e io sono stato uno di ques? combaJen?. Questa è la mia storia…” N. Mandela, Long walk to Freedom, Macmillan Children’s Book, 2009, Londra (liberamente tradoIo da Maria Papa)
Sono nato nel 1918, nella tribù Xhosa di un piccolo villaggio del Sudafrica. Da piccolo mi piaceva stare all’aperto, fare il bagno nel fiume, giocare combaIendo con i rami degli alberi insieme ai miei amici e rubare il miele dagli alveari.
La persona che amavo di più era mio padre, lui era un capo villaggio. Volevo così tanto essere come lui, un grande capo coraggioso e giusto, che per assomigliargli mi strofinavo la cenere nei capelli per farli diventare grigi proprio come i suoi.
All’età di seIe anni mio padre decise che dovevo andare a scuola. Ero il primo della nostra famiglia a farlo. I l p r i m o g i o r n o d i s c u o l a e r o preoccupato perché non ero sicuro di avere gli abiC adaP. Mio padre per aiutarmi mi diede un suo paio di pantaloni, li tagliò all’altezza delle ginocchia e usando dei lacci come cintura, me li legò alla vita.
A scuola stavo imparando cose nuove ed era un privilegio per me, ma anche a casa imparavo delle cose nuove. La mia mamma mi raccontava tante storie e i suoi r a c c o n C p a r l a v a n o sempre di come essere genCli con gli altri.
La scuola non era proprio come me l’ero immaginata, i bambini non avevano l’uniforme ed erano vesCC proprio come me. La maestra mi fece cambiare nome: fu così che per la prima volta fui chiamato Nelson. A quei tempi gli inglesi erano a capo del nostro paese e così la nostra insegnante pensava che tuP noi dovessimo chiamarci con un nome inglese. Il nome che la mia tribù mi aveva dato, ROLIHLAHLA, che vuol dire “piantagrane”, fu sosCtuito per sempre da un nome inglese: Nelson.
L’improvvisa morte di mio padre cambiò la mia vita. Mia madre mi portò a casa del miglior amico di mio padre, che io chiamavo zio Jongi. Vivere a casa sua era molto bello, avevamo una grande macchina. Io e mio cugino JusCce potevamo frequentare le migliori scuole. A ventuno anni andai all’università per neri, nessuno tra quelli che conoscevo lo faceva, ma zio Jongi diceva che studiare era importante e mi comprò una giacca e dei pantaloni, allora sì che mi senCvo grande!
Studiavo tanto, ma mi diverCvo anche, andavo a correre, praCcavo la boxe e mi piaceva andare a ballare. TuIo cambiò quando venni eleIo presidente degli studenC. Come presidente volevo migliorare la situazione e andai a parlare con il preside, ma mi accorsi che in realtà nessuno ascoltava quello che noi studenC pensavamo o desideravamo.
Il preside si infuriò con me e decisi di andare via. Tornai a casa da zio Jongi con mio cugino. Lo zio ci disse che era ora di sposarci e che aveva trovato delle mogli per noi. Ero scioccato! Noi non volevamo sposarci, era troppo presto! Io e JusCce decidemmo di andare a vivere nella più grande e importante ciIà del Sudafrica, Johannesburg.
La ciIà era ancora più grande di quanto immaginavamo. C’erano persone, macchine, negozi ovunque. TuP i negozi più belli e le macchine appartenevano solo alle persone bianche. I ricchi bianchi vivevano in quarCeri belli e pieni di negozi, io e mio cugino andammo a vivere in un quarCere povero con abitazioni piccole e senza eleIricità, qui vivevano le persone nere. La vita era dura, ma senCvo che quella era diventata la mia nuova casa.
Mi feci un nuovo amico, Walter Sisulu e rincontrai un mio vecchio amico dell’università, Oliver. Con lui iniziai un nuovo lavoro. Avevamo tuP e due studiato Legge e così aprimmo il primo studio di avvocaC per persone nere di tuIo il Sudafrica. Fin da quando erano arrivate in Sudafrica, le persone bianche avevano sempre comandato sulle persone nere. Era il 1948 quando il governo dei bianchi stabilì delle nuove leggi che separavano i bianchi dai neri, erano le leggi dell’APARTHEID, che vuol dire SEPARAZIONE. I bianchi che governavano il Sudafrica decisero che tuP i luoghi pubblici dovevano essere separaC: c’erano uffici postali, negozi, scuole, quarCeri, autobus, addiriIura spiagge “SOLO PER BIANCHI”. BIANCHI E NERI NON DOVEVANO VIVERE INSIEME.
Oliver e Walter facevano parte di un’associazione, l’ANC che voleva combaIere per la libertà delle persone nere. Io mi unii a loro ed entrai a far parte dell’ANC. Non potevamo più acceIare tuIa questa ingiusCzia. TuP insieme cercammo di spiegare ai neri che dovevano chiedere di essere traIaC al pari degli altri. Per fare questo organizzammo delle marce pacifiche. Proprio durante una di queste, i soldaC del governo spararono sulla folla, uccidendo grandi e bambini.
Anche la nostra protesta divenne più forte e meno pacifica. Il governo sudafricano capì che io e i miei amici dell’ANC potevamo essere un pericolo per loro, perché eravamo un simbolo di libertà per tuP i neri oppressi dal regime dell’Apartheid. Ero considerato così pericoloso che nel 1964 fui arrestato e condannato a trascorrere il resto della mia vita in prigione, insieme a tuP i miei più cari amici dell’ANC. Il governo bianco sudafricano ci aveva giudicaC colpevoli solo perché volevamo che nel nostro paese tuP avessero gli stessi diriP dei bianchi.
Ho passato ben 27 anni in prigione nella piccolissima isola di Robben Island, isolato dal resto del mondo, dai miei figli, da mia moglie. La mia casa per tuP quesC anni è stata una cella così piccola che a malapena mi potevo sdraiare. Solo due volte all’anno potevo ricevere la visita di un unico parente alla volta. Di solito era mia moglie che veniva a trovarmi e doveva ogni volta aspeIare sei mesi prima della visita successiva. Le era proibito parlare di quello che succedeva in Sudafrica, poteva solo raccontarmi i progressi dei nostri figli. Fu molto duro anche per loro vivere senza di me.
Durante gli anni di prigionia accaddero molte cose alla mia famiglia: morì mio figlio in un incidente stradale, persi mia madre. Non mi fu permesso di andare al loro funerale. Nacquero i miei nipoC ma lo seppi solo per leIera, quelle leIere che le guardie del carcere aprivano e controllavano, ritagliando tuIe le parole che secondo loro erano pericolose e che p o te va n o fa r m i ca p i re co s a succedeva in Sudafrica. Alcune leIere mi arrivavano tuIe bucate e ritagliate, non si leggeva più nulla.
Gli anni passavano: cinque, dieci, quindici, ma il mondo non si era dimenCcato di me e dei miei amici dell’ANC. MolC sudafricani organizzavano proteste per farci uscire di prigione. Io non potevo saperlo, ma la maggior parte dei Paesi del mondo erano a conoscenza delle ingiusCzie che il governo dei bianchi commeIeva contro i neri e tuP erano contrari alle leggi dell’Apartheid. Il governo sudafricano non poteva conCnuare a fare finta di niente e così fu costreIo a senCre quello che avevamo da dire. Fui trasferito dalla prigione di Robben Island ad una più bella, era una casa isolata e aveva addiriIura la piscina.
Da questo momento in poi la storia sudafricana iniziò una nuova era. Volle venire a parlare con me anche il presidente sudafricano De Klerk. Voleva sapere come potevamo, tuP insieme, trovare una soluzione per far vivere bianchi e neri senza più loIe e ingiusCzie: poteva il Sudafrica essere di tuP? Io e De Klerk ci incontrammo molte e molte volte e il 2 febbraio del 1992 De Klerk annunciò al mondo intero che mi avrebbe liberato.
Dopo 27 anni uscii di prigione e con me i miei amici dell’ANC. Potevo finalmente riabbracciare mia moglie, i miei figli e vedere per la prima volta i miei nipoCni. Gli anni della solitudine erano finiC.
“Per la prima volta nella storia del Sudafrica il 27 Aprile 1994 milioni di persone, giovani e anziani, uscirono dalle loro case per andare a votare. Fu la PRIMA VOLTA che le persone nere si unirono a quelle bianche per scegliere un nuovo Sudafrica. Fu un giorno meraviglioso. TuJo il popolo sudafricano mi elesse come PRIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL SUDAFRICA. Avevo 75 anni. Il mio viaggio verso la libertà era finito. Ma un nuovo viaggio deve iniziare ora, quello per costruire un nuovo Sudafrica. Dobbiamo unire le nostre forze ed essere UN SOLO PAESE, UNA SOLA NAZIONE, UN SOLO POPOLO, che marcia unito verso il futuro. Un futuro nel quale le persone, indipendentemente dal colore della pelle, impareranno a vivere in pace.” N. Mandela, Long walk to Freedom, Macmillan Children’s Book, 2009, Londra (liberamente tradoIo da Maria Papa)
IO, NELSON MANDELA
GALLERIA FOTOGRAFICA
IO, NELSON MANDELA Per “IO, NELSON MANDELA”
Disegni e illustrazioni: alunni della classe 3^A Scuola Primaria “E. Giuliani” Costano Testo: alunni della classe 3^A e insegnante Maria Papa, Scuola Primaria “E. Giuliani” Costano Ideazione e realizzazione grafica: Maria Papa Supervisione grafica: Tiziana C. Tribuzi – Associazione SONOXSONA BasCa Umbra Bibliografia: N. Mandela, Long walk to Freedom, Macmillan Children’s Book, 2009, Londra
RINGRAZIAMENTI PER
il prezioso contributo e sostegno alla realizzazione di “IO; NELSON MANDELA” a: -‐ Prof.ssa Paola LungaroP, Dirigente ScolasCca I.C. BasCa 1 di BasCa Umbra, Perugia; -‐ InsegnanC Rossana SpoleCni ed Eleonora Rossi -‐ Scuola Primaria “E. Giuliani” Costano – IC BasCa 1 di BasCa Umbra, Perugia. il contributo alla realizzazione del progeJo”Una coperta per Nelson Mandela” a : -‐ tuP i genitori, al personale docente, ai collaboratori scolasCci, agli alunni della Scuola Primaria “E. Giuliani” di Costano IC BasCa 1 BasCa Umbra, Perugia. -‐ Associazione di promozione sociale SONOXSONA BasCa Umbra e Rebecca di Santo© www.facebook.com/TanC-‐QuadraC-‐per-‐una-‐Sola-‐Coperta/ www.67blankets.co.za Immagine: hIp://www.handresearch.com/
Un RINGRAZIAMENTO SPECIALE a chiunque leggerà o divulgherà questa storia da:
MARWA Allioui, SHARON AIardi, MCAGNES Awah Ndikum, GIORGIA Bordichini, MANUEL Coccini, DAVIDE Della Pietra, AURORA Dionigi, MARISOL Faraone, SERENA Felici, GABRIELE MaggeP, ASIA Minelli, MARCO Pagano, AMELIA ProieP, HICHAM Selhami, MARIA SOLE Spaventa, GLORIA Szilagyi.
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Classe 3^A a. s. 2015/2016 -‐ Scuola Primaria “Ezio Giuliani” Costano -‐ Is?tuto Comprensivo Bas?a 1 Bas?a Umbra -‐ Perugia
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Associazione di Promozione Sociale Bastia Umbra