ll bambino nella neve di Wlodek Goldkorn è un libro che nella prima pagina colpisce molto l’immaginazione poiché al protagonista pare di vivere in un paese sconosciuto e senza vita. E’ la piazza esagonale di Katowice, è cosi spaesato che pensa di aver sbagliato strada, tanto da chiedere a un passante e farci una dormita in un hotel. La storia della sua famiglia è molto complessa si sono sempre sentiti polacchi pur essendo ebrei. Parte con il ritrovamento di una bambina, ma è difficile seguire il filo delle vicende poiché è uno studio psicologico dei vari personaggi che sembrano disgiunti tra loro ma che un filo li unisce tra loro la loro lingua jiddish il loro lavoro e attaccamento alla Polonia. Lo scrittore assieme a una giornalista visita diversi campi di sterminio Treblinka Belsen e cosi via ma il lui resta un senso di ribrezzo di sfacelo, come se ciò che vede sia non un vissuto, ma ciò che non rende la realtà che era. Ha dovuto andare anche in Unione Sovietica, per via dei suoi articoli di giornale scomodi. Suo padre, per salvare sua mamma in un campo in Russia ha dovuto affrontare un militare dicendo che per loro ebrei o sono uniti o meglio la morte.
Forse è piÚ la sofferenza profonda interiore di un giornalista combattuto con sÊ stesso che un racconto strappalacrime.