Atti del Primo Convegno Nazionale per un Cammino dei Fari Italiani Bari, 28/09/2018
Mario Adda Editore
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COLOPHON Coordinamento Scientifico Nicola Martinelli, Michele Montemurro (Politecnico di Bari) Comitato Scientifico Mariella Annese (Politecnico di Bari), Vincenzo Capobianco (Agenzia del Demanio), Giulio Carafa (Marina Militare), Giuseppe Carlone (Politecnico di Bari), Maurizio Carta (Università di Palermo), Donatella Cialdea (Mibac - CUN), Matteo Di Venosa (Università G. Dannunzio Chieti-Pescara), Riccardo Florio, (Università Federico II Napoli), Giancarlo Gambardella (Ministero della Difesa), Antonietta Ivona (Università degli studi di Bari), Paolo Maffiola (Ordine Architetti provincia di Bari), Stefano Mantella (Agenzia del Demanio), Daniela Mazzucca (Regione Puglia), Francesco Menna (Sindaco di Vasto), Antonio Messeni Petruzzelli (Politecnico di Bari), Paolo Piacentini (MiBac), Francesco Palumbo (MiBac), Aldo Patruno (Regione Puglia), Gabriele Rossi (Politecnico di Bari), Michelangelo Russo (Università Federico II Napoli), Valentina Russo (Università Federico II Napoli), Silvia Serreli (Università di Sassari), Enrica Simonetti (Gazzetta del Mezzogiorno) Comitato Organizzatore Giuseppe d’Agostino, Nicola La Vitola, Federica Montalto (coordinatori) Giovanna Mangialardi, Anna Introna, Daniele Ronsivalle, Sabrina Scaletta, Michele Valentino Segreteria Organizzativa Ada Palmieri Progetto Grafico Atti, Call for Papers e redazione: Giuseppe Carlone, Giuseppe d’Agostino, Nicola La Vitola, Federica Montalto
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SOMMARIO Introduzione 12-15 Cammino dei Fari, Cammino di uomini e civiltĂ Aldo Patruno 16-19 Il Cammino dei Fari Italiani. Introduzione agli Atti del Convegno Nicola Martinelli 20-23 La centralitĂ del paesaggio Donatella Cialdea 24-27 La valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico Vincenzo Capobianco
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INTRODUZIONE
Foto di Nicola Amato 12
Cammino dei Fari, Cammino di uomini e civiltà Aldo PAtruno Dipartimento Turismo, Eeconomia della Cultura e Valorizzazione del Territorio
Il primo Convegno Nazionale “Per un Cammino dei Fari Italiani”, co-organizzato dal Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia e dal Dipartimento Dicar del Politecnico di Bari, non nasce in modo estemporaneo, ma ad esito e quale tappa – e non poteva essere diversamente – di un percorso comune. Un “cammino” di condivisione, cooperazione e partenariato che la Regione e il Politecnico hanno scelto di percorrere insieme, mettendo a fattor comune i propri obiettivi strategici e le proprie risorse professionali e finanziarie, e che quasi naturalmente è andato allargandosi ad altri importanti partner accademici, scientifici, istituzionali, mediatici. Tutto in ragione dei Fari, bene unico e architettura singolare, visto di volta in volta quale infrastruttura militare in corso di dismissione (o anche no …), punto nodale a scala paesaggistica e urbana, elemento identitario del cultural heritage costiero europeo, ma, prima ancora, oggetto di sogno e desiderio nell’immaginario collettivo. Un “cammino” – quello che ha portato al convegno – punteggiato da idee, suggestioni, progetti, proposte per la valorizzazione e il ri-uso dei Fari, sempre innovative, a volte fattibili, di certo evocative. E comunque ricondotte, grazie al lavoro attento dei docenti e dei tanti studenti del Politecnico coinvolti in questa iniziativa, entro i binari
dell’approfondimento scientifico e del rigore accademico. Pur non trascurando quella componente creativa, artistica e, in molti casi poetica, che l’oggetto “Faro” inevitabilmente inocula anche nel più inappuntabile dei lavori accademici. Provare per credere … osservando alcuni degli elaborati delle tesi di laurea sviluppate sul tema, davvero al confine con l’installazione artistica contemporanea. Un “cammino” che prevede una serie di tappe, in parte già raggiunte, in parte ormai a portata di mano. > Innanzitutto la conoscenza di tale straordinario patrimonio diffuso – di maggiore o minore pregio architettonico, storico e paesaggistico, prima lungo l’Adriatico, a partire dalla Puglia, e poi progressivamente a ricomprendere l’intero sistema costiero italiano – situato in corrispondenza di cammini ed itinerari culturali, naturali, religiosi, spirituali, ambientali, ciclo-pedonali a forte valore identitario. Quella identità del Sud, mediterranea, che Alessandro Leogrande, nel Piano strategico regionale della Cultura “PiiiL Cultura in Puglia”, ha meglio qualificato come “meticcia”, vocata alle contaminazioni, agli attraversamenti, all’accoglienza; a costruire connessioni e illuminare le rotte. > Quindi il sostegno a forme innovative di integrazione e sinergia tra la ricerca applicata, la riqualificazione e la valorizzazione dei patrimoni pubblici dismessi e le diverse espressioni artistiche e
culturali del genius loci possibilmente declinate in termini di impresa culturale e creativa. Connettendo ancora una volta tra loro in partnership i diversi soggetti (pubblici e privati) dotati del necessario know-how. E siamo di nuovo perfettamente in linea con la grande strategia di politica culturale regionale “SMART-In Puglia” (Sostegno, Memoria, Arti, Resilienza, Territorio, Ingegno), che punta alla valorizzazione degli attrattori naturali e culturali, secondo il principio “Contenuti nei Contenitori”: non è più possibile investire anche solo un euro sul mero restauro dei “Contenitori”, senza preoccuparsi preventivamente e adeguatamente dei “Contenuti” attraverso i quali animare 365 giorni all’anno quel contenitore e assicurarne così la sostenibilità economico-gestionale nel medio-lungo periodo, magari attraverso l’attivazione di forme innovative di partnership Pubblico-Privato. > E poi la necessità imprescindibile di sviluppare un sistema a rete, incentrato su significativi attrattori culturali e naturali – come i Fari – a partire dai quali ricucire una serie di attrattori meno conosciuti, mettere in connessione la costa con l’entroterra, valorizzare pienamente le destinazioni “minori”, mettendo il tutto in relazione virtuosa con gli altri attrattori della cosidetta Macro Regione Ionico-Adriatica. Strategico a tal fine il progetto di eccellenza “South Cultural Routes”, attraverso il quale tutte le Regioni del Mezzogiorno, 13
Foto di Nicola Amato 20
La centralità del paesaggio Donatella Cialdea Direttore Laboratorio l.a.co.s.t.a. Università degli Studi del Molise Comitato tecnico scientifico per il paesaggio Ministero Beni e Attività Culturali Consiglio Universitario Nazionale MIUR
La difesa dei common goods Il tema dei “common goods”, incentrato sulla difesa di un patrimonio ampiamente diffuso sul territorio nazionale, è sempre più oggetto di attenzione nell’ottica della definizione di operazioni di rigenerazione urbana e territoriale. Tali operazioni hanno il precipuo scopo di contrastare tempi ormai troppo lunghi in cui tale patrimonio è stato soggetto a forti disattenzioni, sprechi, abbandoni, stravolgimenti e in alcuni casi anche cancellazioni. Nuovi orizzonti si sono aperti con le operazioni di trasferimento favorite da interventi del legislatore negli ultimi anni ed accompagnate dai Tavoli Tecnici con i Comuni richiedenti e con il MiBAC per la definizione di Programmi di valorizzazione con finalità culturali. Il patrimonio statale di interesse culturale gestito dall’Agenzia del Demanio, e comprendente anche buona parte di beni militari dismessi, è stato negli ultimi anni oggetto di numerose operazioni concordate tra il Ministero della Difesa, quello dei Beni Culturali e gli enti territoriali in cui tali beni ricadono. I fari, in questo contesto, rappresentano un importante segno storico del paesaggio costiero1. Spesso non più utilizzati, per l’introduzione di nuove tecnologie per il loro funzionamento, mantengono sempre, però, una rilevante “forza visiva” non solo perché legata ad una loro necessaria riconoscibilità sia dalla terraferma sia soprattutto dal fronte marino,
ma perché la loro luce notturna investe il paesaggio della costa con la sua luminosità. Inoltre essi insistono sulla linea di costa, per antonomasia elemento di congiunzione tra terra e mare, spesso correlato anche alle foci degli ambienti fluviali2. Il ruolo della pianificazione paesaggistica: Paesaggio su Paesaggi La centralità dei temi che ruotano attorno al paesaggio si manifesta oggi nello sviluppo di nuovi contenuti. Ai grandi temi del degrado dell’ambiente in cui viviamo e della necessità di arginarlo si uniscono riflessioni che coinvolgono i temi di un diverso sviluppo economico non più ispirato alla crescita quantitativa ma al miglioramento qualitativo. La progettazione ed il controllo a lungo termine delle qualità del paesaggio, nelle sue diverse declinazioni e con un’attenzione particolare ai temi della salvaguardia, della pianificazione e della gestione (CEP 20003), assumono quindi oggi un valore centrale nel perseguimento della sostenibilità nella trasformazione della città, del territorio e del paesaggio a livello internazionale. Il paesaggio, dunque, quale elemento unificatore delle componenti naturali ed antropiche, è l’insieme che comprende tutto, ma in realtà esso viene esplicitato, con modalità e vincoli differenti, nei piani, nei programmi e nei progetti, tutti strumenti che incidono sul paesaggio e che variano le sue
caratteristiche. Gli interventi legati ad una progettualità per il paesaggio si intersecano quindi con le finalità dei piani, soprattutto in questo momento in cui le Regioni sono chiamate a redigere il proprio Piano Paesaggistico, ai sensi del Codice Urbani del 20044 che interviene sulle tradizionali modalità di redazione dei piani proprio a seguito della Convenzione Europea del paesaggio. Ruolo fondamentale in questa prospettiva è lo sviluppo della ricerca teorica ed applicata, della sperimentazione e della formazione di nuove figure specialistiche non settorializzate e capaci di avere una visione globale sia nell’ambito della ricerca che in ambito professionale (art. 6 della Convenzione Europea del Paesaggio). E così anche negli interventi che riguardano il paesaggio costiero appare imprescindibile la necessità di integrare capacità e conoscenze nella valorizzazione del bene che coinvolge la terra e il mare, affinché la sua integrazione sia compresa in programmi più ampi tesi alla valorizzazione ed allo sviluppo sostenibile di tutto il territorio che lo circonda5. Il tema, dunque, dell’intervento sui fari lungo le coste coinvolge l’approccio più ampio della salvaguardia del paesaggio ed è attualmente oggetto di studi e proposte anche all’interno di progetti europei: si pensi al MED-PHARES Integrated Management Strategies for the enhancement of the lighthouses, semaphores and naval signals on the 21