Tutti siete invitati!
CIAO ESTATE!!! Tanti articoli, letture, video, esperienze QR code, non solo a scuola, ma ovunque voi siate... anche sotto l'ombrellone!
22 MAGGIO 2021 Nuovo giornalino
I. C. RUBIERA
Pag I
CIAO RAGAZZI, Eccovi il nuovo numero "estivo" del giornalino della nostra scuolas: periamo sempre che vi piaccia leggerlo in formato digitale! Ecco qualche informazione: 1. Finalmente il tema del coronavirus è stato messo un po' da parte: evidentemente abbiamo imparato a conviverci e, anche grazie alla vaccinazione, piano piano ci stiamo avvicinando ad un ritorno ad una quasi normalità. 2. Occhio ai QR code: vi permetteranno di amplificare i contenuti cartacei con siti, canzoni e video per visualizzarli basterà puntare il vostro lettore QR o la fotocamera che avete sui vostri cellulari ed automaticamente si aprirà una pagina internet. Non ci resta che augurarvi buona lettura, buon divertimento e soprattutto buona estate con il VOSTRO giornalino! Ciao ciao dal Prof. Mario Chiancone e dai ragazzi della II e III D che hanno creato il giornalino a partire dagli articoli che ci avete spedito. p.s: l'anno prossimo è in programma il progetto di creare una vera e propria redazione digitale del giornalino... se sei interessato: stay tuned! Se vuoi far parte della redazione del giornalino scrivici pure: sarà una bella esperienza e potrai imparare tanti segreti sull'impaginazione e sulla creazione di contenuti digitali multimediali. Scriveteci all'indirizzo: chiancone.mario@scuolerubiera.istruzioneer.it
NOI DELLA III D
I
II D in viaggio verso il futuro!!!
indice
I: saluto/redazione/foto avatar III D II: tema/indice/foto avatar II D III/VIII: fotonotizie 1: Sezione Progetti/letture/racconti 2/3: Storia di un'amicizia impossibile di Palleri/Yao III F 4/7: Io sono Althea di Martina Paglialonga II E 8/11: Il mio Dante di Agata Messori II A 12/15: La voce libera di Peppino Impastato 16/17: L'agenda 2030 della II F 18/20: La II A e l'ambiente 21/23: Incontro con Davide Morosinotto II E 24/25: Grazie Dagmar 26/27: Storia di Sergio di Camellini II E 28/29: La nostra Cinderella al contrario IV A Ariosto 30/31: Stop bullismo V A Marco Polo 32/33: Black lives Matter, la morte di George Floyd di Aniculaesei III A 34/35: Simboli mai per caso I F 36/38: Cyberbullismo II D 39/43: Idilli letterari Saja, Gibertini, Aniculaesei III A 44/45:Progetto Costa d'Avorio - Solidarietà III E 46/49: Amici speciali V A De Amicis 50/52: L'origine del re leone e dei suoi consiglieri 53/55: Scatti Steve Mc Curry Davoli II E 56/58: No alla violenza sulle donne III B 59: Progetto cyberbullismo: l'importanza delle parole Francesca Uccelli II B 60/61: Consigli di lettura Saja e Gibertini III A 62/65: Lettere francesi 66: Back cover
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un mondo che I
notizie da un pianeta in continuo movimento
Pag III
sta cambiando I
Pag IV
Israele e Palestina: un conflitto infinito; razzi sparati dalla striscia di gaza intercettati dalla contraerea israeliana
Foto: Filippo troiano
Italia: bambini della comunità sikh pakistana trasferiti nel Lazio; da Storie di emigrazione Internazionale
Afghanistan: bambini che devono andare a prelevare l'acqua nei pozzi per portarla a casa; our thirsty world, blog Steve Mc Curry
Foto: Steve Mc Curry
Pag V
Le miniere di cobalto in Congo dove vengono sfruttati i lavoratori minori per estrarre minerali per i nostri pc e smartphones
la guerra civile in Myanmar (ex Birmania)
prendono forma i futuristici stadi di calcio per i Mondiali di Qatar 2022
Pag VI
un mondo che cambia... I
notizie da un pianeta in continuo movimento
Pag VII
LIBRI/LIBERI
LETTURE/INTERVISTE/ RACCONTI/PROGETTI dei ragazzi dell'I.C. Rubiera
Pag 1
LUZ LONG E JESSE OWENS
Storia di un'amicizia impossibile Lorenzo Palleri e Chen Yao, 3 F
Pag 2
1936, Berlino, Olimpiadi di atletica. Il tedesco Luz Long sfida l’afroamericano Owens nella gara di salto in lungo. Sugli spalti, tra il pubblico, c’è anche Adolf Hitler. Gli atleti hanno a disposizione tre salti e devono staccare prima della linea bianca sul terreno, affinché vengano riconosciuti validi; i primi due salti di Long sono da campione, anche perché i due dell’afroamericano Owens, pur superandolo in lunghezza, sono nulli. Al momento dell’ultimo salto, Owens sta cercando tutte le energie per fare una prestazione al massimo ed è proprio in quel momento che Long va a parlargli e gli suggerisce di saltare poco prima di un fazzoletto bianco che aveva posato sulla pista, in modo che non gli venisse annullato anche l’ultimo salto, ovvero quello decisivo. Owens ascolta ciò che gli viene detto e vince la gara
1943, Sicilia, seconda guerra mondiale. Gli anglo-americani sbarcano ed fronteggiano l’esercito tedesco e fascista. Luz Long si trova lì e affronta il suo destino morendo sul campo di battaglia. Intanto in America è arrivata l’ultima lettera ad Owens, in cui Luz gli chiede di andare in Germania e raccontare a suo figlio la storia della loro amicizia. Infatti, tra i due campioni olimpici si era instaurato un forte legame che aveva superato le regole del regime nazista. L’incontro avverrà : Jesse Owens ha incontrato Kai Long, figlio di Luz, raccontandogli del loro rapporto di amicizia che ha superato gli ostacoli di un’ideologia razzista e la guerra. 2009, Berlino, Mondiali di atletica. Marlene, nipote di Jesse Owens, e Kai Long hanno premiato i vincitori delle gare di atletica. L’amicizia tra le due famiglie continua nella storia.
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Pag 3
MARTINA PAGLIALONGA II E
Io sono Althea Pag 4
Il mio nome è Althea. Sono una bambina filippina di 7 anni. Precisamente abito a Laoag, una città a Nord del mio paese, in una casa abbastanza piccola, ma un po’ spoglia. Non è una casa brutta. C’è l’essenziale per vivere. Ha il tetto “ spiovente, un solo piano, un bagno, un salotto con cucina, e due camere da letto. Noi, poi, l’abbiamo decorata come potevamo: abbiamo aggiunto tanti disegni fatti con le nostre mani e un bellissimo tappeto colorato che mamma e papà hanno comprato diversi anni fa in Asia. Vivo insieme a parte della mia famiglia: mia mamma Zenaida, mia sorella Rowena, e i miei tre fratelli Giosuè, Mohammed, e Nathaniel. Papà torna poche volte a casa. Più che altro siamo noi ad andare da lui. Si chiama Cheng, perché è nato in Cina. I miei genitori però si sono incontrati a Manila: la capitale delle Filippine. Papà era venuto qua per cercare di vivere una vita meno costosa, dato che in Cina i miei nonni non potevano permettersi nulla. Successivamente loro sono tornati lì, ma papà è rimasto qua. Mamma viveva nella capitale da sempre, e così si sono conosciuti. Quando mia madre è rimasta incinta di Rodrigo (un altro mio fratello che non vive con noi) per la prima volta, papà ha cercato un lavoro con cui potesse guadagnare di più. Perciò ora viviamo qui. Lui però non c’è mai. Questo perché è dovuto tornare nuovamente a Manila: il padrone delle risaie in cui lavorava duramente l’ha voluto portare con sé durante il suo trasloco. Pur di mantenerci ed inviarci denaro, lì fa anche il pescatore.Quando ero piccola ho costruito insieme a lui e ai miei fratelli una piccola zattera. La prima volta che ci salì mi innamorai del mare: mi faceva sentire libera e lontana da casa. Già perché io voglio bene alla mia famiglia, ma la nostra vita non è semplice. Rowena ha 13 anni. Lei non va a scuola. Solamente due di noi possono andarci. Purtroppo deve lavorare, e lei odia questo. Mi dice che ci sono degli uomini cattivi, che la costringono a fare cose brutte. Mi dice anche che è per questo che non posso uscire di casa, perché lei, mamma e papà non vogliono farmi fare questo brutto lavoro. Piange tanto, ha sempre paura quando va in giro. Ad accompagnarla è mamma, che fa lo stesso lavoro. Così io rimango sola a casa con Giosuè e Nathaniel. Il primo a 4 anni, il secondo 8. Io mi devo prendere cura di entrambi, preparargli da mangiare ed accudirli, ma soprattutto non farli uscire di casa. Mi dispiace per questo. Alla fine loro potrebbero giocare e divertirsi all’aperto, ma per colpa mia non possono. Nathaniel mi dice sempre che sono una sfaticata perché non lavoro come Rowena: però neanche lui lavora! E da quel poco che so, potrebbe eccome! Ma io sto sempre zitta. In fondo c’è Giosuè. Per lui sono come la sua mamma. Infatti sta più con me che con nostra madre. Ma io ne sono felice. Spero di farlo sentire amato perché, gli voglio tanto bene. Mohammed ha 12 anni, e va a scuola. Ogni volta che torna a casa inizia a raccontarci cosa ha fatto, e quando non c’è la mamma dice che hanno scelto di far andare a scuola lui perché è il loro preferito, e che noi siamo dei buoni a nulla. Ma so che non è vero. Lo spero. Perché a volte mi sembra di essere così inutile… Rodrigo invece ha 17 anni.
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Ma so che non è vero. Lo spero. Perché a volte mi sembra di essere così inutile… Rodrigo invece ha 17 anni. E’ il fratello più grande di tutti e vive a Manila con papà. Anche lui ha la fortuna di poter andare a scuola, e pure in una grande città. Dice sempre sia a me che a Rowena che ci proteggerà e che farà in modo di non farci mancare nulla. Lui è il vero orgoglio della famiglia. E’ riuscito a prendere un lavoro in una fabbrica della capitale (ma non so bene quale) e trova sempre il modo di spedirci quasi tutto il denaro che guadagna. Quando torna è buono con tutti e ci tratta benissimo. E’ una persona meravigliosa e spero che abbia una famiglia che possa amare tanto quanto ama noi. Poi c’è la mamma. La forte Zenaida. Lei è una grande donna. Fa questo lavoro orribile da cui io devo stare alla larga finché posso (così dicono), pur di sfamarci tutti. Vivere senza un marito con 5 bambini a carico non è per nulla semplice. La vedo sempre stremata, ogni sera. Ci porta a letto, ma lei non dorme. Una notte mi sono alzata e ho visto che pregava: seduta sul pavimento con la schiena e la testa appoggiati al muro, le lacrime che le rigavano il volto e lo sguardo rivolto verso l’alto con un rosario in mano. Non era una preghiera. Era una straziante richiesta d’aiuto. La sua vita è molto difficile. Lei deve sempre mostrarsi felice, fiduciosa e serena davanti a noi. Ma sappiamo quanto soffre. Credo che l’abbia capito anche Giosué. Infatti non litighiamo mai in sua presenza. Lo facciamo per essere la medicina al suo dolore. I nostri nonni paterni non vivono con noi. Bensì in Cina. Credo di non averli mai visti. I genitori di mamma invece, sono morti. Due anni fa. Ciò ha cambiato la mamma. L’ha trasformata. Lei ha paura di non potercela fare, di non riuscire a renderci felici o di non riuscire a darci un futuro sereno. Fortunatamente c’è Malika. Lei è l’unica persona che posso considerare parente oltre ai miei fratelli e i miei genitori. Questo perché tutti i miei zii e cugini vivono a Manila, in Cina, ed alcuni anche in Europa. Malika in realtà sarebbe solo un’amica di famiglia, ma per mamma è come una sorella. Sono cresciute insieme. Quando viene a casa nostra porta i suoi figli: Daniel e Marija. Sono i miei migliori amici. Lui ha 10 anni, lei 7. Loro vanno a scuola. Fortunati… giochiamo sempre insieme: a palla, a nascondino, acchiapparella. Il mio gioco preferito però è la lettura.
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O meglio, quando loro mi leggono delle storie trovate sui loro libri. volte facciamo un teatrino e le mettiamo in scena. Mi diverto molto con loro. Anche se spesso questi giochi, per colpa mia, dobbiamo farli dentro casa. Per questo amo andare a Manila. Quella città è così bella… posso correre tra la gente, sentire il vento tra i capelli, ballare al suono della musica delle case accanto ai viali… e poi c’è il vulcano Taal. E’ bellissimo. Quando ci allontaniamo un po’ dalla città ci fermiamo sempre lì. Adoro osservarlo. E’ come se guardandolo intensamente riuscissi a farlo eruttare. Ho visto solo un’eruzione nella mia vita. Ma non dal vivo. In tv. Quella del vicino… E’ stata magica. Sembrava che quella lava non finisse più di colare. Tutti i lapilli che saltavano fuori dal cratere assomigliavano a tanti piccoli insetti spaventati. Vorrei conoscerli tutti… Rowena ha paura di loro, ma io li adoro. Come adoro anche i pesci. Infatti il mio posto preferito in assoluto a Manila è il mare. Non so quale sia il suo nome, ma so che oltre quel piccolo golfo, c’è l’oceano. Con tantissimi pesci, piovre, meduse, squali, e magari anche balene! Amo le balene. Una volta ne ho vista una, e dal vivo. L’ho chiamata Marija, perché avrei voluto che in quel momento ci fosse anche lei lì con me. Quella volta papà aveva deciso, dopo tante mie richieste, di portarmi con lui per un veloce giretto un po’ più lontano dal golfo. Mamma non voleva, infatti penso che si sia spaventata a morte perché ci siamo allontanati troppo e siamo tornati tardi. Ma non importa, perché mi sono divertita moltissimo. E’ stato fantastico! Da grande vorrei navigare per tutte le acque del mondo, incontrando tutti i tipi di pesci che possano esistere e sostando in ogni città dove c’è un vulcano. Magari un giorno vedrò davvero un’eruzione dal vivo. E magari riuscirò anche a rincontrare la balena Marija! Già perché io voglio bene alla mia famiglia, apprezzo tutti i loro sacrifici e sforzi, ma vorrei tanto andare a scuola, poter giocare all’aperto e costruirmi una nuova zattera con Marija e Daniel per navigare nei mari di Laoag. Ma so che non posso. Ora il mio compito è solo quello di essere coscienziosa e proteggere Giosué, facendolo crescere felice. Mamma mi dice sempre una cosa: “Tutti i tuoi sforzi verranno ripagati un giorno e, quando questo arriverà, significa che starai percorrendo la strada della felicità”. Io ci credo veramente e so che, prima o poi, quella strada la percorrerò con tutte le persone a cui voglio bene.
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AGATA MESSORI II A
Il mio Dante Pag 8
Per ogni religione c’è un Inferno diverso. Io non credo a nessuno di quelli, non credo a niente a dire il vero: sono ateo o agnostico. Non ho “ mai capito la differenza. Quando ero piccolo non sono stato battezzato, ma non è che mi abbia mai causato problemi. Non sono una persona religiosa come non lo erano i miei genitori. Ora sono morti, non perchè non credevano ma a causa di un incidente in auto.
Io sono Simone, ho ventisette anni e studio per diventare architetto. Sono alto e magro, troppo, pensa la gente. Ho i capelli marroncino chiarissimo, tipo crema di nocciola, gli occhi marroni e una spolverata di lentiggini sul naso. Sono molto goffo e maldestro, con le braccia e le gambe lunghe che mi ritrovo. Alcuni mi dicono che sono un pò freddo e apatico, e probabilmente è vero. Non sono sempre stato così, anzi, prima della morte dei miei genitori ero un ragazzino simpatico e attivo, anche se un pò timido. Dopo la loro morte, avvenuta otto anni fa, mi sono chiuso in me stesso, e ho buttato via le chiavi. Devo essere sincero, non ho paura della morte e non ne sono ossessionato, però mi affascina come influenza emotivamente e psicologicamente le persone. Ora basta però, devo andare all’università, quindi continuerò a parlare di me per strada, per fortuna non è lontano e posso andarci a piedi. Ho il terrore di auto, pullman, autobus e qualunque mezzo a quattro ruote con il motore, ma direi che è comprensibile, visto come sono morti i miei genitori. Oggi nevica, ma nessuno ha messo il sale per strada. Non che mi dispiaccia. Mi piace molto la neve e spesso la gente mi dice che ci somiglio, visto il mio carattere. E’ una cosa incredibile! Anche con la neve la gente guida a velocità assurde! Un’auto sta sbandando. Ha sbattuto contro un’altra, adesso è diretta verso di me. Non so perchè e non so se è normale, ma vedo tutto a rallentatore. L’auto continua a correre e sbandare, sempre verso di me. Non capisco perchè non riesco a muovermi ma mi sento le gambe di piombo, come fossi bloccato nel tempo. L’auto mi prende, nessun dolore, solo il silenzio e la calma. Sono senza peso e sto volando. Non è normale, ma non riesco a preoccuparmi. Sento l’aria contro il mio corpo che mi spinge verso l’alto poi mi lascia cadere. Probabilmente sto cadendo a svariati chilometri all’ora, ma per me, è come se stessi lentamente fluttuando via. Uno schianto. Sento solo quello. Non sto capendo nulla, le palpebre sono pesanti e tutto è sfocato. Sto morendo. Ma non capisco. Chiudo gli occhi e respiro. Per l’ultima volta, lo so. Lo sento. E ora il buio. Mi sento bene. Visto che sono morto non credo sia normale. Sto respirando. Perchè sto respirando?
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E perchè sto pensando? Io sono morto! Apro gli occhi e ci riesco. Non è normale! Dove sono finito cavolo?! E perchè c’è altra gente? “ l’altro mi sono reso conto che sono luminescente e spettrale, come Tra le altre persone: Vediamo se loro ne sanno più di me. -Scusa, ma dove siamo?- c’era una ragazza e mi sembrava giusto chiederlo, per quanto possa essere maleducato. -Curioso che tu non lo sappia dato che ci sei finito. Comunque sei all’infernouna risposta che tende a spiazzare la gente, me compreso. -Come scusa?-Hai problemi di udito? Sei all’Inferno- decisamente poco cortese come risposta, ma fa niente. Davanti a noi c’è una porta. “Lasciate ogni speranza o voi che entrate” c’è scritto. Decisamente poco invitante. Entriamo e ci troviamo su una spiaggia nera. Poco distante da noi c’è ormeggiata una barca di legno scuro. A guidarla c’è un vecchio signore con gli occhi rossi, tanto da farlo sembrare reduce da svariate feste durate qualche mese. Non sono sicuro di voler essere portato all’Inferno da un vecchio festaiolo che evidentemente non ha capito di non avere più l’età per fare certe cose, ma mi devo accontentare. PPer fortuna non soffro il mal di mare, altrimenti penso che avrei vomitato tante volte navigando in quell’acqua nera e sporca. Sopra di noi non c’è cielo, ma solo una nera cupola nebbiosa, pena di stalattiti molto pericolanti. Non penso darò cinque stelle a questa traversata, ma ho viaggiato molto peggio. Siamo appena scesi e degli strani signori portano me e qualche altro fantasma, compresa la ragazza di prima, in un luogo chiuso dentro delle altre mura. Dentro, il luogo più bello che avessi mai visto: pieno di gente che si rilassava su divanetti, stile antica Roma e Grecia, altri erano seduti a bassi tavoli come fanno in oriente, altri ancora che giocano ai videogiochi o chiacchierano. Ci sono persone di tutte le età, uomini e donne, bambini e adulti e anche anziani, provenienti da tutte le parti del mondo. Tutti si divertono e svagano. La gente è vestita in ogni modo possibile, da abiti dell’antica Grecia a quelli anni Ottanta, da abiti occidentali a orientali di ogni secolo e anno. Tutti sembrano felici, nonostante siano morti. -Ma dove siamo?- chiedo ad uno di quei signori che ci avevano portati lì. -Siamo nel Limbo. Qui stanno le persone non battezzate- mi rispose la ragazza di prima- mi chiamo Lucia. Te lo dico, tanto dovremmo passare l’eternità insieme -aggiunse. -E che cosa succede nel limbo?- Ci capivo sempre meno. -Nulla. Qua non si subiscono pene corporali, dato che non è colpa nostra, ma semplicemente non vedremo mai Dio.
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-Ma se tu sai tutte queste cose, perché sei qui? Non sei stata battezzata?“ -Ma dai ! Grazie, capitan Ovvio. Certo che non sono stata battezzata, altrimenti non sarei qui. Sul perché so tutte queste cose, mi sono semplicemente informata- mi disse in tono rabbioso. -Perché sei così arrabbiata?- Almeno ci sono arrivato al fatto che era arrabbiata. -Sono morta! Cosa dovrei mettermi a saltellare felice? Comunque, poteva andarci molto peggio- disse provando a calmarsi. -Direi che, visto che dovremmo convivere insieme per sempre, potremmo provare a andare d'accordo, no?- Ma quanto sono acuto. -Possiamo provarci, ma non garantisco nulla- mi rispose lei. E quindi, basta, è finita la mia vita e ora mi godrò la mia morte.
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LA VOCE LIBERA DI
Peppino Impastato Alice Fontana III D
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“Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, è stato un attivista, un radiofonico e un giornalista italiano noto per le sue denunce contro le attività mafiose di Cosa Nostra.“ Questa è la superficiale e sbrigativa presentazione che su Internet troviamo, insieme a molti altri dati rilevanti e non, digitando il nome di questo ragazzo. Tuttavia Peppino Impastato non era solo questo, non gli si può affibbiare questa approssimativa descrizione e tralasciare chi era davvero. Giuseppe era un ragazzo dal coraggio incredibile che visse con l’unico intento di combattere e mettere a tacere la Mafia. Da cosa fosse spinto questo desiderio non ci è dato saperlo con precisione. L’ipotesi più quotata si basa sulla sua provenienza: Peppino Impastato era infatti figlio di mafiosi. Vedere costantemente tutto il male che essa portava contribuì a far crescere quella rabbia che in poco tempo si trasformò nel coraggio di lottare. Questo suo obiettivo lo portò presto a rompere i legami con il padre, che lavorava per la Mafia, e ad avere continui litigi con la madre, una figura un po’ ambigua in tutta questa difficile situazione. Non si comprende bene la posizione della donna, in quanto spesso spalleggiava il padre nello sgridare il figlio ma allo stesso tempo condivideva le idee del ragazzo, seppur non il suo modo di esprimerle. Lei rappresentava l’esempio perfetto di ciò che Peppino non era, una persona impaurita. Mentre lui faceva di tutto per mandare un messaggio di protesta, urlando nelle piazze e convincendo le persone a sostenerlo, lei si chiudeva in se stessa, nella sua casa, e cercava di starne fuori il più possibile. Peppino Impastato credeva che subire fosse molto peggio che scendere sul campo e iniziare ad agire; desiderava essere libero da quel peso che la Mafia costituiva per la società e voleva aiutare tutte quelle persone che ne erano succubi. A tal fine fondò nel 1976, a Cinisi, il suo paese natale, il “Circolo Musica e Cultura”. Si trattava di una sorta di centro ricreativo ideato per svolgere attività culturali ma soprattutto per coinvolgere i più giovani e scaltri a seguirlo in questa sorta di guerra.
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Quello stesso anno prese vita la sua radio “Radio Aut”, con cui denunciò i crimini che costantemente la Mafia commetteva a Cinisi e Terrasini, sede della radio. Era una sorta di capro espiatorio per il male, un modo per renderlo meno potente utilizzando un metodo semplice ed efficace, l’ironia. Famose erano le prese in giro che riservava per i mafiosi nella trasmissione “Onda Pazza a Mafiopoli” (nome con cui aveva soprannominato Cinisi), per uno di loro in modo particolare: Gaetano Badalamenti, capo mafia della zona, detto anche “Tano Seduto” da Peppino. Insomma, Giuseppe Impastato era uno che rischiava grosso pur di raggiungere i suoi obiettivi e aiutare le persone. “Un esempio” dicevano molti “una disgrazia” ribattevano altri. Al ragazzo però non interessava, lui continuava imperterrito la sua battaglia, a spese della sua sicurezza e di quella della sua famiglia. Nel 1978 si candidò alle elezioni comunali, cercava di diventare sindaco. Fu probabilmente questa la goccia che fece traboccare il vaso. Da quel momento le cose non fecero che andare di male in peggio: la Mafia cominciava a temerlo sul serio.
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La morte era sempre dietro l’angolo, pronta a colpire in ogni momento, e lui lo sapeva, ma non si pentiva di star giocando con il fuoco. Almeno fino a quando non si bruciò. Successe nella notte tra l’8 e il 9 maggio dello stesso anno. Venne fatto passare come un involontario suicidio, un errore da terrorista inesperto qual’era. Tutte bugie, falsità raccontate dai veri assassini del giovane. Peppino Impastato non si uccise, fu ucciso. L’artefice era ovviamente lo stesso uomo che tanto amava canzonare, Gaetano Badalamenti. Tuttavia coloro che cercarono di farlo capire alle autorità non ebbero successo, la sua morte fu archiviata e dimenticata. La polizia era corrotta dalla Mafia a quel tempo e, nonostante alcuni poliziotti si ribellarono negli anni, niente sembrò poter cambiare le sorti di quella storia.
Si vociferava che Peppino stesse cercando di piazzare una bomba sui binari del treno quando, per sbaglio, l’aveva fatta scoppiare, saltando in aria con essa. Fatto interamente inventato ma che fu coperto adeguatamente da tante scuse e molta ingenuità. Giuseppe Impastato era stato picchiato, forse anche preso a sassate, fino alla morte, per poi essere utilizzato come burattino di una scena dell’orrore. Non pensate che la nostra storia si concluda qui, ovviamente no. Nessuno può fare così tanto per poi essere dimenticato in un batter d’occhio, non dopo aver fatto breccia nei cuori delle persone. Peppino Impastato era un eroe per un tutti coloro che avevano avuto la fortuna di conoscerlo, e non cessò di rappresentare questo ruolo nemmeno dopo la morte. Le sue idee, i suoi desideri, i suoi obiettivi, furono portati a compimento dalle persone che aveva ispirato e liberato. Gli amici del “Circolo Musica e Cultura”, gli ascoltatori di “Radio Aut” e molti altri sono scesi per strada e l’hanno sostenuto, ricordandolo e commemorandolo. E proprio grazie a loro 24 anni dopo Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto come vero assassino di Giuseppe Impastato e condannato all’ergastolo. Oggi Peppino è finalmente ricordato da tutti come l’eroe che era e che è tuttora, lui e la sua voce libera.
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L’Agenda 2030 della II F 1Tutti noi ragazzi della II F ci siamo impegnati per realizzare questi elaborati relativi agli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Inizialmente, ciascuno ha analizzato i contenuti di un obiettivo a scelta ed ha riportato alla classe le proprie riflessioni. Ad esempio, approfondendo gli obiettivi “Vita sott’acqua” e “Vita sulla terra”, abbiamo capito che è molto importante e urgente ridurre l’inquinamento, sia marino che sulla terra ferma. A tal riguardo, in prima persona potremmo impegnarci a compiere azioni quali preferire la bicicletta alla macchina ed effettuare una raccolta differenziata corretta.
In relazione all’obiettivo “Parità di genere”, siamo rimasti spiacevolmente colpiti dal fatto che in molti paesi del mondo le donne si debbano sposare anche in giovane età e vengano considerate inferiori agli uomini. Inoltre, analizzando obiettivi quali "Sconfiggere la povertà", "Sconfiggere la fame" o "Istruzione di qualità", ci siamo stupiti nell'imparare quante persone siano povere, al punto da non potersi permettere di avere quotidianamente cibo e acqua, né di vivere in una casa. Ancora, non immaginavamo che nel mondo ci fossero tanti bambini e ragazzi che non vanno a scuola. Noi, nel nostro piccolo, potremmo donare cibo, vestiti che non usiamo più o soldi ad associazioni che aiutano i bisognosi.
guardateli tutti qui
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Dopo questa prima condivisione delle nostre riflessioni, ci siamo confrontati per capire come trasformarle in “manifesti” che le promuovessero: dividendoci in gruppi, abbiamo collaborato nell’inventare slogan, nel cercare informazioni ed immagini, al fine di realizzare e arricchire ciascuno un proprio elaborato. Grazie a questo breve percorso abbiamo compreso l’importanza di collaborare, non solo tra di noi, ma anche tra paesi, per il raggiungimento degli obiettivi. Ecco alcuni dei nostri “manifesti”…
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La seconda A e l'alimentazione Noi, alunni della II A, per la nuova materia di Educazione Civica ci siamo focalizzati sull’alimentazione e sui vari disturbi di cui al giorno d’oggi soffrono molte persone. Inizialmente la nostra prof.ssa Giulia Rossi ci ha spiegato cosa sia lo shelfmarketing ed abbiamo provato a posizionare vari prodotti alimentari su uno scaffale vuoto, cercando di metterci nei panni degli addetti che sistemano gli scaffali per migliorare le vendite del reparto merendine. Successivamente ci ha parlato dei disturbi del comportamento alimentare (DCA), e fatto vedere in classe varie testimonianze di ragazzi che ne soffrono utilizzando il sito dell’AUSL di Reggio Emilia. Prima delle vacanze natalizie abbiamo guardato e realizzato una scheda di analisi di un film molto bello, “My skinny sister”, ispirato alla vita adolescenziale della regista, con anche l’aiuto della prof. Colangelo. Questo lungometraggio narra di una giovane ragazza apparentemente perfetta e brava in tutto, ma con un pessimo rapporto col cibo, di cui si accorge solo la sorella minore.
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Abbiamo prodotto successivamente piramidi e cubi sui principi alimentari. La piramide alimentare è suddivisa in gradini, ognuno dei quali racchiude i seguenti principi nutritivi: carboidrati, vitamine, grassi, proteine, sali minerali e acqua che sono necessari per il buon funzionamento del nostro organismo. La sua forma rappresenta in modo grafico le proporzioni di consumo giornaliere dei diversi alimenti: alla base si trovano l’esercizio fisico, frutta e verdura, i prodotti locali e stagionali e l’acqua. Andando verso l’alto, si trovano i cibi che devono essere consumati occasionalmente. Abbiamo inoltre realizzato a gruppi dei cubi rappresentanti i vari principi alimentari con le loro caratteristiche, curiosità e attività interattive quali cruciverba, pixel art, ma soprattutto GARE e QUIZ! Tutto ciò posizionato nelle determinate facce: rosse (conoscenze), gialle (curiosità) e verdi (giochi/test).
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Il nostro, ad esempio, è stato realizzato utilizzando un cartoncino colorato arricchito successivamente con curiosità e conoscenze sui carboidrati. Abbiamo parlato della loro funzione, ossia quella di fornire energia al nostro organismo e non solo, ma anche della celiachia (allergia permanente al glutine) e del diabete (malattia che determina un eccesso di glucosio nel sangue).
Per far partecipare i nostri compagni di classe ci siamo inventate un cruciverba, dove ad ogni risposta esatta venivano consegnati i “DOLLARO-CARBOIDRATI”, in base alla difficoltà della risposta che dovevano dare, il biglietto valeva 5 o 10 dollari. Alla fine, chi aveva più punti, veniva premiato con dei cioccolatini. articolo scritto da MORA MIA - IOTTI NICOLE - MORETTI GIULIA II A
Pag 20
IL RINOMATO CATALOGO WALKER&DAWN Dalla mente alla penna: incontro con l'autore Davide Morosinotto di
VITTORIA CAMELLINI II E Pag 21
Giovedì 11 marzo 2021, la nostra classe, II E, insieme alla II A, ha avuto il privilegio di conoscere e intervistare l’autore del romanzo “Il Rinomato Catalogo
Walker
&
Dawn”,
letto
durante le ore di narrativa. Anche se non abbiamo potuto incontrarlo dal vivo, a causa della pandemia con cui potrebbero essere “conviviamo” ormai già da un anno, l’ambientazione e il tempo del siamo comunque riusciti, grazie ad un racconto. collegamento online, ad imparare Comincia allora un altro qualcosa di più sul lavoro dello periodo di ricerche, spesso in scrittore e sul suo romanzo di gruppo, durante il quale si avventura, trascorrendo un’ora cerca di imparare qualcosa in interessante e coinvolgente. più sul luogo e il periodo L’autore di cui stiamo parlando é storico della vicenda, anche Davide Morosinotto che, oltre al facendo viaggi. Nel caso del “Rinomato Catalogo” con cui è riuscito nostro scrittore, il viaggio più a vincere il Superpremio Andersen importante è stato quello in 2017, ha scritto anche molti altri Amazzonia. romanzi per ragazzi. Riferendosi al “Rinomato Il primo concetto che abbiamo Catalogo” Davide Morosinotto affrontato riguarda proprio il suo ha raccontato di aver trovato l’ispirazione proprio attraverso lavoro. Cosa fa uno scrittore e come trova un vero catalogo, ricco di l’ispirazione per iniziare un nuovo immagini che sono riuscite a fargli venire in mente varie libro? Sfatiamo un mito: uno scrittore non idee. passa tutto il giorno seduto davanti alla scrivania, guardando il soffitto, ma studia e cerca informazioni finché non “si accende una lampadina nella sua
testa”
e
riesce
a
trovare
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Poi è tornato una seconda volta e Davide ha scoperto che non “azzeccava” un congiuntivo e che era anche un po’ egoista. La sua storia a quel punto si è costruita insieme a quella di tutti gli altri protagonisti, che sono diventati un Morosinotto
poi
“suddivide”
gli
gruppo
in
cui
ogni
caratteristica dell’uno completa
scrittori in due categorie:
l’altro.
-gli istintivi, che non sanno come
La
si svilupperà il loro libro, ma che
Catalogo Walker & Dawn” è nata,
aggiungono
quindi, da ricerche, studi e viaggi
particolare
dopo
trama
de
“Il
Rinomato
particolare sul momento;
che sono riusciti a creare un
-i pianificatori, che hanno già in
romanzo
mente
devono
imprevisti, emozioni e nuove
scrivere e sono molto organizzati
esperienze, che vedono quattro
e precisi.
ragazzi
Lui si definisce “un istintivo” ed è
un viaggio incredibile, che ha
stato molto interessante sapere
inizio nella Louisiana dei primi
come la sua immaginazione sia
anni del Novecento.
riuscita a creare i protagonisti di
Grazie a questo incontro e alla
questo romanzo.
disponibilità
di
Come nascono, infatti, i personaggi
Morosinotto
siamo
e la loro storia?
scoprire parte del lavoro e dello
Te Trois, uno dei protagonisti del
studio,
racconto, si è presentato per la
nascosto, che sta dietro alla
prima volta a Morosinotto, dando
scrittura di un romanzo, anche
vita al suo personaggio, con una
quando
sola
una
difficoltà
ha
procede.
quello
frase…
parolaccia
che
composta
(che
lo
da
scrittore
confessato però di non ricordare)!
ricco
di
avventure,
inseparabili
spesso
si e
affrontare
Davide riusciti
sottovaluto
presentano la
trama
a o
delle non
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Un gigante grazie da tutto l' I.C. Rubiera Dagmar Gottling, direttrice della Biblioteca “U.Codro” fino al 2019, raggiunta l’età della pensione si è proposta come volontaria nella nostra biblioteca scolastica. Un regalo immenso, se pensiamo che da più di un anno sta mettendo a disposizione la sua competenza professionale, rigorosa e altamente specializzata, per la catalogazione di tutto il patrimonio librario dell’Istituto.
Il risultato di tante ore è davvero straordinario: ora la biblioteca può vantare un catalogo online compilato secondo le più meticolose regole bibliografiche e gli scaffali sono stati riorganizzati in modo funzionale. Ogni libro è: inserito nel catalogo online, etichettato e riposto in ordine alfabetico negli scaffali, dotato di barcode con codice ISBN.
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Ciascun alunno, poi, a partire da settembre (a.s. 2021/22) riceverà una tessera con codice identificativo. Questo significa che la nostra biblioteca funzionerà come quelle pubbliche: un semplice passaggio sul lettore barcode e si potranno fare prestiti e restituzioni. Dagmar ha usufruito di una piattaforma molto funzionale e immediata: Qloud. Invitiamo tutti a darci un occhio, anche se ancora il servizio prestiti non è attivo: http://icrubiera.myqloud.it/ La nostra super bibliotecaria ha dedicato e continua a dedicare moltissime ore a questa attività di volontariato e sta cercando di trasmettere tutto il suo immenso sapere alle referenti, in modo da permettere una futura autonomia del servizio. Come ben sapete, a causa del Covid, la nostra coloratissima biblioteca “a Zig Zag”, appena inaugurata nel 2019, con i suoi tavoli componibili, morbidi tappeti e scaffali aperti, durante la pandemia, si è trasformata in un’aula che ospita una classe per la nuova distribuzione degli spazi . In questo periodo la biblioteca è stata spostata in una stanza più piccola, ma ha continuato a funzionare con l’accesso riservato ai soli docenti. Non sappiamo ancora se a settembre tornerà nella collocazione originale, ma sicuramente funzionerà benissimo! Ora, ragazzi, non ci resta che leggere, leggere e leggere!
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STORIA DI SERGIO SABRINA TRANCHESE I B
Buongiorno lettori e lettrici! Oggi vi voglio parlare di un libro che la prof.ssa Bellei ci ha letto in classe, “Storia di Sergio”, scritto da Andra e Tatiana Bucci con Alessandra Viola. Questo libro racconta di una storia importante, toccante…si parla di maltrattamenti, di comandi, ma soprattutto da privazione di libertà! Dal titolo possiamo notare che il protagonista è un ragazzino di nome Sergio, un giovane come tutti noi, un ragazzino che però non ha avuto i nostri stessi diritti. Sergio fu, all’improvviso, strappato dalle braccia della madre e portato in un campo di concentramento, dove è stato privato della sua identità, schiavizzato e trattato come un animale. Vi starete forse chiedendo il perchè di tutto ciò e…io vi dico che una ragione sensata non c’è mai stata e mai ci sarà. In Germania si iniziò a parlare di “razze” umane, e noi sappiamo che le “ razze” non esistono e che tutto ciò ha portato alla morte di migliaia di persone ebree, come Sergio. Il libro racconta la storia dei venti bambini ebrei, dieci maschi e dieci femmine, deportati ad Auschwitz nel corso del 1944 e alloggiati nel Block 1, chiamato Kinderblock. Lì erano stati scelti personalmente da Josef Mengele, poi soprannominato il “Dottor Morte” per i crudeli esperimenti che conduceva sui deportati del campo, per essere inviati al campo di concentramento di Neuengamme ed essere sottoposti a esperimenti sulla tubercolosi. Sergio e gli altri ragazzi ebrei dovettero prendere un'importante decisione che li avrebbe poi portati alla morte...seguirono il dottor. Morte, un uomo dal camice bianco, lo seguirono speranzosi di rivedere la propria mamma…vennero portati in un laboratorio, sottoposti a esperimenti e cure che portarono loro alla fine della vita, devo ammettere un tragico e triste finale.
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Questa è solo la storia di Sergio, ma immaginatevi tutte quelle persone che hanno subito esperimenti, intossicazioni causate da persone senza pietà che hanno separato milioni di famiglie e hanno straziato le loro vite, per sempre. Questo libro, come molti altri documentari sul nazismo, mi hanno aperto la mente ed è compito di tutti “ fare memoria”, far sì che quello che è accaduto non accada mai più! Purtroppo al mondo ancora alcune persone sostengono le idee di Hitler, la mente che ha dato inizio a tutto ciò, poche persone sono sopravvissute al giorno d’oggi ai campi di concentramento, pochissime persone che hanno ricordi strazianti che rivivranno per tutta la vita. Spero che da questo mio racconto ognuno di voi si sia accorto di quante ingiustizie esistono al mondo ed è bene che queste ingiustizie finiscano, per far sì che tutto ciò che è accaduto al piccolo Sergio non avvenga mai più, milioni di vite rovinate ed emarginate dalla popolazione, trasportate da uno stretto vagone che li ha condotti in un posto in cui non si sarebbero mai immaginati di finire. Al giorno d’oggi siamo fortunati poiché non viviamo in un campo di concentramento, ingannati dalla scritta “Il lavoro rende liberi “ perché è tutt’altro che vero, non posso neanche immaginare il dolore provato da quelle persone, ma posso cercare di far sì che questa cattiveria non colpisca mai più le persone innocenti. Andra Bucci, Sergio De Simone e Tatiana Bucci.
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LA NOSTRA CINDERELLA NOI AUTORI …. AL CONTRARIO UNA FIABA SOTTOSOPRA.
Siamo i ragazzi della classe 4^ A del Plesso Ariosto. Nella prima parte dell’anno abbiamo ripassato i testi narrativi fantastici e ci siamo divertiti a modificare alcune fiabe classiche. Qui troverete la “nostra “ Cenerentola. Abbiamo lavorato tutti insieme collaborando e utilizzando diversi strumenti. Ecco come: prima di tutto abbiamo guardato il film della Disney girato nel 2015 in seguito abbiamo accolto la proposta della maestra di riscrivere la storia, ma.. al contrario. quindi abbiamo fatto un brain storming per ascoltare tutte, ma proprio tutte le idee di ognuno abbiamo scelto una trama selezionando le idee e ordinandole in una scaletta Ci siamo divertiti un sacco a rendere perfida Cenerentola e dolci le due sorellastre, per non parlare del principe! E’ stato tutto un divenire con colpi di scena inaspettati
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finalmente la composizione, quando ma non sono mancati dei cambiamenti abbiamo poi proseguito dividendo in sequenze la nostra nuova fiaba dopo ognuno di noi ha scelto una sequenza da rappresentare con un disegno. infine la maestra ha registrato la voce narrante di ogni sequenza letta da alcuni di noi. Per questioni di organizzazione e di tempi, per il montaggio siamo stati aiutati da una mamma tecnologica, a cui diciamo un grande grazie. Siamo molto soddisfatti del nostro prodotto che “si è rivelato molto migliore delle nostre aspettative” dichiara la nostra amica Eleonora. A noi piace tanto… e a voi?
scan per il video
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Classe V A Marco Polo
ecco uno dei video: scan here
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STOP BULLISMO
In occasione della “Giornata Nazionale contro il Bullismo”, che ricorre ogni anno il 7 febbraio, noi bambini della classe 5° A della Scuola Primaria “Marco Polo”, abbiamo discusso e cercato di capire questo grave fenomeno. Guardando i video “Sasso-Carta-Forbice contro il Bullismo”, premiato con l’Oscar nel 2016 ed il “Monologo sul Bullismo” di P.Cortellesi e M.Mengoni abbiamo potuto riflettere sul fatto che bisogna tenere “gli occhi ben aperti” e le “orecchie spalancate” perché il bullismo riguarda tutti e può coinvolgere, al di là del genere, grandi e piccoli. Abbiamo, quindi, ragionato sul come poter far capire agli altri che la classe 5° A è “una fortezza contro il bullismo” e deciso perciò di realizzare il manifesto “BULLISMO OUT”, da regalare anche alle altre classi quinte e quarte della nostra scuola, per appenderlo fuori dalle aule e per condividere la nostra idea sui bulli.
ecco uno dei video: scan here
Ci siamo, però, anche occupati dell’altra forma di bullismo, più pericolosa, legata strettamente al mondo della rete e dei social, cioè il cyberbullismo. Lo abbiamo fatto con un gioco, quello della “Rete”, tratto dal Progetto SIC- Safer Internet Centre Italia (generazioni connesse). Ognuno di noi, raccontando come utilizza internet, ha legato intorno ad un polso il “lazo della verità di Wonder Woman” (un filo di lana blu) passandolo poi, di volta in volta, agli altri. Si è creata la “rete di classe” ma quando abbiamo finto di sentirci offesi e abbiamo provato a scappare da quella rete, il filo tirava il polso a tutti. Tutti eravamo coinvolti e tutti sapevamo chi si sentiva offeso. Abbiamo così capito che la rete, i social, se usati nel modo sbagliato, possono essere pericolosi perché raggiungono tanti utenti “velocissimamente” e possono fare “molti danni alle persone”. Quindi per affrontare il bullismo, dobbiamo sempre parlare con un adulto che ci possa aiutare e, in ogni caso, “abbassate i bulli, che son citrulli!!!”
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George
FLOYD
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FLOYD George
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Simboli mai per caso Cari amici della 1°G, la giornata della memoria è celebrata il 27 gennaio dalle Nazioni Unite per ricordare tutti gli ebrei, prigionieri e perseguitati fatti uccidere da Adolf Hitler, dittatore della Germania dal 1934 al 1945, e i suoi seguaci. Responsabile del genocidio del popolo ebraico (Shoah), Hitler causò l'eliminazione nei campi di sterminio di circa sei milioni di Ebrei europei, separò i genitori dai propri figli e inflisse loro molto dolore. È considerato tra i distruttori dell'umanità: il suo nome e la sua politica hanno lasciato nella storia segni indelebili. Nella nostra classe c’è una sedia con disegnata una svastica, che è il segno che venne usato da Hitler e dai Tedeschi del suo partito, i nazisti, durante la II guerra mondiale. Prima la svastica era un simbolo di pace. Infatti “svasti” significa “stare bene”, per cui essa significa letteralmente “portafortuna”, ma Hitler l’ha usata il simbolo sulla sedia in modo sbagliato. Così, un segno positivo, antico quasi come il genere Pag 34 umano, è stato sequestrato per sempre dai nazisti. Senza di riscatto. Crediamo chepossibilità non sia corretto disegnare simboli che
LA MEMORIA CAMMINA SUL FILO TRA LA 1°F E LA 1°G
alludono alle atrocità commesse da Hitler. Non sappiamo chi sia stato a farlo nella nostra classe, ma non ha molta importanza. Pensiamo che, chiunque sia il colpevole, non ne conosca il significato oppure non l’abbia colto profondamente.
Non dobbiamo diffondere questo simbolo, perché può essere pericoloso. Se una persona non ne conosce il significato potrebbe utilizzarlo in modo inappropriato. Per questo è importante studiare bene la storia e non credere alle fake news; ad esempio, non è vera la teoria di chi pensa che l’Olocausto non sia mai esistito. A nostro parere, non credere in testimonianze come il diario di Anna Frank è sbagliatissimo perché si tratta di fonti veritiere, non di bugie raccontate da qualcuno che vuole scherzare su questo tema. Noi speriamo di avervi aiutato a ricordare, che possiate riflettere sul passato e capire che essere razzisti e credersi superiori, o utilizzare simboli che hanno questo significato, è molto scorretto e potrebbe portare, come nel corso della II guerra mondiale, a stragi e stermini. Cerchiamo, insieme, di fare sì che tutto ciò non accada più. Oggi dovremmo avere tutti gli occhi di un bambino per cogliere di nuovo il significato che Hitler ci ha sottratto.
UN SALUTO DA TUTTI I RAGAZZI DELLA 1°F
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II D
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ISSETS ION US ERETTELFIR A ONATUIA IC ARUTARETTEL ALLED IDNARG I ODNAUQ
Partendo dalla lettura e dall’analisi di alcuni idilli leopardiani, e soffermandoci principalmente sul Passero solitario, l’insegnante di italiano, Barbara Messori, ci ha chiesto di scrivere il nostro idillio in prosa. Ciascuno di noi ha individuato l’animale al quale si sente più vicino, con il quale ha una caratteristica comune e si è confrontato con esso. Quest’attività è continuata anche durante le lezioni di Arte con la professoressa Giordano, che ci ha chiesto di rappresentare in un disegno molto particolare il rapporto con questo animale. Ecco alcuni dei prodotti della nostra classe, la 3A.
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OH LUPETTO Aniculaesei
MIO,
di
Daria
Tra i fitti alberi, in una montagna a mille metri dalla pianura , un silenzio assordante al chiaro di luna viene interrotto dal l'ululato di un lupo. Lui, animale che con il suo manto grigio-giallastro e i suoi canini affilati, come una lama che perfora le carni più dure, inquieta gli altri abitanti del suo territorio, e noi esseri umani. Egli vive in branco, una vera e propria famiglia, che nel momento del bisogno c’è sempre, e si protegge a vicenda a ogni costo. Ora però tu stai maturando e tra poco tempo dovrai dire addio al tuo branco e crearne uno tutto tuo con la tua partner. Non sarai solo, non preoccuparti. So che tu noi sei come la piccola talpa curiosa, che ama scavare tunnel ed esplorare i territori sola soletta. Lei però è felice così, ma tu lupo non riusciresti a vivere senza la compagnia dei tuoi simili. Sei un animale aggressivo e pericoloso, ma sei altrettanto socievole e fedele. Siamo così simili lupetto mio! Anche io ho il mio branco a cui sono estremamente legata: si chiama famiglia per me. Quanto amo parlare con loro, giocare, scherzare finché il giorno non si stanca e dà il turno alla notte, condividere i momenti più importanti del mio personale libro, la mia vita.
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Non riuscirei a voltare le spalle alla mia famiglia, scappare e andarmene via da loro, cominciare un nuovo capitolo senza di essi. Coloro che sono forza, energia, supporto, coraggio, che mi hanno vista crescere da piccola, amata incondizionatamente anche non sapendo chi fossi, oltre che alla loro piccola bambina. Crescendo tra le braccia di mia nonna che mi prendeva quando cadevo dalla bici, i baci delle zie e il giocare con i miei cugini più grandi, mi sono sentita, e ancora tutt’oggi, protetta.
Sai caro amico mio, sono consapevole che diventerò grande e andrò via di casa. Per questo ho iniziato già in questi anni a cavarmela anche da sola, perchè non potrò ululare come fai tu per chiamarli vicino a me durante un momento di pericolo, di sconforto, non perchè non verrebbero, perchè sono sicura che anche a migliaia di chilometri volerebbero da me, ma perchè devo imparare a farcele con le mie forze. Tu, lupetto, forse non ci pensi a questo ma a me succede alcune volte di fantasticare e immaginarmi in un nuova piccola casetta tutta per me, a costruirmi la mia quotidianità, la mia carriera e la mia famiglia. Come affronterò il lasciare il mio nido sicuro? Sarà difficile dire addio al mio branco quando verrà il momento? Riuscirò a costruire un branchetto tutto mio, in cui potrò portare la stessa armonia che ho respirato in tutti questi anni? In realtà penso che anche se sentirò la mancanza della casa in cui sono cresciuta, prenderò il tutto come una nuova svolta nella mia vita, piena di responsabilità, ma che mi regalerà tante emozioni e alla fine anche soddisfazioni, tenendo sempre il legame con il branco precedente, unendoli tutti e due nel mio cuore.
IL MIO Gibertini
IDILLIO
di
Elena
Nell’eccessivo caldo della savana una folta chioma e un grosso felino; terre incontaminate troppo vaste per passare inosservati, interrotte solo da qualche albero non troppo grande, un leone si è trovato un luogo tranquillo e indisturbato, dove non può essere visto. Sotto l’ombra di un maestoso albero, tra gli arbusti e nascosto dall’erba alta, è ora intento ad osservare con non molto interesse un gruppo di gazzelle, indaffarate a guardarsi attorno preoccupate. Le gazzelle...animali così agitati, che partono a correre con il più piccolo dei rumori.
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Oh leone, quanto siamo simili io e te, indifferenti di ciò che sta accadendo, ci piace essere indisturbati, in cerca di una sola cosa: tranquillità. Le altre persone, che si fanno tanti problemi per poco, proprio non le capisco; tra le gazzelle, io sono il leone, indifferente. Beato te che sei libero, indipendente; beato te che puoi startene tranquillo sotto l’ombra di un grande albero, senza alcun pensiero; beato te, sicuro di te stesso, che se sei infastidito attacchi, che se sei arrabbiato ti sfoghi. Ecco una differenza tra te e me, caro leone. Tu attacchi senza pensare, d’istinto, perché è la tua natura, agisci senza esitare...io invece, non lo faccio, perchè sono sempre insicura; quando devo fare qualcosa, nella maggior parte dei casi, esito. Esito sempre. Riuscirò mai ad essere più sicura di me? A non esitare? Riuscirò mai a seguire il mio istinto? A mio parere tutto è possibile, ognuno di noi è capace di fare qualsiasi cosa con un po’ di impegno e determinazione, ma se non ci si prova non lo si saprà mai.
IIDILLIO di SAJA ILARIA Tundra desolata, fredda e silenziosa, con pochissimi alberi e flora. Uno tra i posti più freddi nel mondo, habitat di molti animali nonostante l’inospitalità del gelo artico. Un Orso vaga tra quelle lande desolate, rompendo il silenzio con i suoi passi lenti e pesanti. E’ solo, ed è tranquillo e calmo. A volte si siede, si ferma un’attimo e si accascia sul terreno, appoggiando il proprio muso sul suolo. Cammino lentamente in quella terra fredda, e mi sento quasi a mio agio, se non fosse per l’innaturale silenzio che affonda qualunque pensiero, facendo quasi male alla testa. Sono molte le somiglianze che ci accomunano, Orso. Tutti e due amiamo la tranquillità, e preferiamo stare da soli che in un ampio gruppo di persone/simili, o comunque preferiamo passare la nostra vita con persone a noi strette e a cui teniamo in particolar modo. Siamo pronti ad attaccare chiunque ferisca noi o un membro importante della nostra vita.
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Siamo molto riservati e Smetterò mai di pensare sempre alle indipendenti, e preferiamo peggio cose e comincerò affrontare i uscire dal nostro rifugio miei problemi? solamente quando ci sarà Ma più di ogni altra cosa, quando totale tranquillità e non avremo il problema di arriverà il momento in cui mi sentirò più libera, in cui potrò finalmente affrontare qualcuno. Anche io vorrei poter liberarmi di quelle persone che ad ora affrontare la mia vita in quel mi stanno facendo passare una vita modo, evitando chiunque terribile, nonostante possano essere possa rendere difficile le cose, persone che mi hanno accompagnata o poter uscire dalla mia tana durante la mia vita? solamente quando in giro non ci sarà più movimento. Mentre tu puoi tranquillamente evitare tutto quello che non ti sta a genio, io devo affrontare la mia vita, trovare una soluzione alla mia quasi innata ansia sociale, e imparare ad integrarmi nel mondo d’oggi perchè, come ora, la vita può essere molto ostile, e noi dobbiamo saperla prendere con la stessa determinazione e forza che hai tu, quando arriva il momento di mostrare a qualcuno chi è che comanda. Troverò mai la forza di cui ho bisogno per andare avanti? Inizierò mai ad amare e a non rovinare me stessa per quello che sono?
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i ragazzi della III E CIAO RAGAZZI, ECCO IL NOSTRO LAVORO SULLA COSTA D'AVORIO: TROVERETE TANTISSIME INFORMAZIONI INTERESSANTI, LE CARATTERISTICHE DI QUESTO IMPORTANTE STATO AFRICANO E SOPRATTUTTO TANTE STORIE DI VITA ANCHE DI RAGAZZI COME NOI E UN VIDEO DA NOI REALIZZATO... E IL COMPITO DI REALTÀ SI È TRASFORMATO IN SOLIDARIETÀ STIAMO PARLANDO DI UNO STATO CHE PURTROPPO VIVE PROFONDE CRISI SOCIALI ED ECONOMICHE: I PIÙ DEBOLI, CIOÈ I BAMBINI SOFFRONO SITUAZIONI DAVVERO DIFFICILI; CONOSCERLE CI PERMETTE DI RENDERCI CONTO E AVERE CONSAPEVOLEZZA DELLE DIVERSE REALTÀ DEL NOSTRO PIANETA: BUONA LETTURA! TROVERETE INFORMAZIONI SUL NOSTRO PROGETTO DI PRESA DI CONSAPEVOLEZZA DI QUESTA COMPLESSA REALTÀ E DI CIÒ CHE ABBIAMO FATTO PER AIUTARE UNA COMUNITÀ. LA COSTA D’AVORIO È UNA NAZIONE DELL'AFRICA OCCIDENTALE CHE SI AFFACCIA A SUD SUL GOLFO DI GUINEA. DEVE IL SUO NOME ALLA NUMEROSA PRESENZA DI ELEFANTI, CHE VENNERO CACCIATI NEGLI SCORSI SECOLI DAI COLONIZZATORI EUROPEI ED ORA SONO RIDOTTI A POCHE CENTINAIA DI ESEMPLARI. UN TEMPO ERA UNA FIORENTE COLONIA FRANCESE DIVENTATA INDIPENDENTE DAL 1960. LA BANDIERA DELLA COSTA D'AVORIO È UN TRICOLORE: L'ARANCIONE SIMBOLEGGIA LA SAVANA DELLA PARTE SETTENTRIONALE DEL PAESE E LA SUA FERTILITÀ; IL BIANCO SIMBOLEGGIA LA PACE E IL VERDE SIMBOLEGGIA LA SPERANZA E LE FORESTE DELLA PARTE MERIDIONALE DEL PAESE.
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CLASSE III E
COSTA D'AVORIO
ISCAN ME
MOLTI BAMBINI LAVORANO GIA' DA PICCOLISSIMI PER SOSTENERE LA FAMIGLIA
CACAO: UNO DEI PRODOTTI PRINCIPALI DEL PAESE
ISCAN ME
QUELLA SCOLASTICA E' UNA DELLE PIU' GRANDI EMERGENZE.
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ILAICEPS ICIMA
Dalle immagini al racconto Noi alunni della classe 5^A “De Amicis” abbiamo prodotto un testo prendendo spunto da due foto scelte dalla mostra permanente di McCurry sita nel nostro plesso di Scuola Primaria. In continuità con la Scuola Secondaria, le nostre insegnanti ci hanno proposto un “gemellaggio” con la Classe 1^A “Fermi” che proseguirà il nostro racconto e realizzerà un fantastico ONE PAGER ! L’emozione è tanta sia al pensiero che i ragazzi più grandi possano prendere spunto dal nostro lavoro, sia al pensiero che fra pochi mesi frequenteremo la stessa scuola! Ecco il nostro racconto e le foto che ci hanno ispirato!
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Noi di solito mangiavamo delle zuppe, verdure, frutta, noccioline delle coltivazioni di frutta e verdura di nostra madre, TAILANDIA Mi chiamo OCHIRRE ma tutti mi chiamano Erick. Ho gli occhi azzurri come il cielo e i capelli neri come il carbone. La mia carnagione è sempre stata piuttosto scura, la mia bocca è carnosa e il mio naso un po’ a punta. Adesso ho 18 anni, ma la storia che vi racconterò è di qualche anno fa. Da piccolo ero molto alto e piuttosto magro, avevo braccia e gambe molto lunghe; al polso tenevo sempre un braccialetto portafortuna che indosso ancora oggi e, quando si romperà, esprimerò un desiderio. Mia mamma si chiama Jessica ed è italiana. Lei si trasferì in Thailandia per lavoro molti anni fa e incontrò mio padre, Blaek; divennero subito amici e poi si innamorarono. Io sono il figlio maggiore e ho un fratello minore che si chiama Pu. La nostra famiglia è stata sempre piuttosto povera perchè la mamma ha abbandonato il lavoro per seguire mio padre che era un allevatore e viveva in campagna.
ma anche formaggio e carne ricavati dalle mucche del nostro allevamento. La mamma ci cuciva anche vestiti diversi a seconda delle stagioni. Vivevamo in un piccolo paesino di campagna della Thailandia. La mia casa era una specie di bungalow, fuori sembrava piccola ma all’interno era spaziosa e molto confortevole: il muro esterno era color corteccia, aveva delle finestre a forma di cerchio e una piccola porta rettangolare. All’entrata c’era un porta scarpe con i nostri sandali e un tappetino viola. Sulla sinistra c’era la cucina che era abbastanza grande con un mobile che conteneva tutte le ciotole e i piatti. A destra c’era il bagno con solo il lavandino. Per tutto il resto andavamo fuori, all’aperto. Proseguendo dritto c’era la sala da pranzo: il tavolo non era molto grande ma ci stavamo tutti. Sotto al tavolo c’era un tappeto con i colori autunnali e vicino alla sedia
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della mamma c’era il seggiolone del mio fratellino. La stanza accanto alla sala era la mia camera. Non era la camera più grande del mondo ma la adoravo: c’era il mio letto, un armadio e la finestra con il davanzale dove appoggiavo le mie cose. Di fianco alla mia camera c’era quella dei miei genitori, dove dormiva anche il piccolo Pu. C’era il letto matrimoniale, un comodino, l’armadio, la culla e una cesta con alcuni giochi di legno intagliati dal papà. All’esterno della casa c’era un orticello dove piantavamo le verdure; avevamo vari recinti in cui il mio papà allevava gli animali e, tra tutti, un grande spazio per Molly, la mia elefantina di 10 anni. Infine avevamo uno stenditoio e un piccolo pozzo. Io ero un ragazzo molto vivace, ironico e anche un po’ distratto. Mi piaceva stare vicino all’elefantina Molly, mi sentivo protetto da lei. Ero frettoloso e impaziente, mi mettevo spesso nei guai, ma Molly mi salvava sempre. Mi piaceva leggere e rilassarmi con Molly accanto, mangiando noccioline e mirtilli. Amavo viaggiare e scoprire nuovi luoghi. Ogni volta, prima di partire per un nuovo viaggio, segnavo le tappe su una mappa che avevo scolpito su una tavoletta di legno per ricordarmi tutti i posti che avevo visitato. L’elefantina Molly mi accompagnava dovunque: aveva la pelle colore argento, gli occhi color del mare, le orecchie piuttosto grandi e una lunga proboscide.
Molly era molto gentile e aiutava sempre chi era in difficoltà; era piuttosto timida, ma dentro di sè era super coraggiosa; era fragile, divertente e anche una SUPER COMBINA GUAI !!! Era un’elefantina a cui piaceva mangiare le arachidi, le cortecce degli alberi, le foglie, i cespugli, l’erba e le bacche per circa 15 ore al giorno: era una vera ingorda! Un giorno stavo mangiando delle noccioline che avevo preso da casa e mi misi su un tronco per gustarmele. Ad un certo punto mi distrassi per guardare in cielo uno stormo di uccelli e mi accorsi che le noccioline erano sparite! Notai subito che Molly era arrivata e le dissi: “Ancora tu!” L’elefantina iniziò a scappare e io mi misi a rincorrerla urlando:”Fermati ladruncola!” Quanto ci divertivamo insieme! Ogni giorno la spazzolavo e la coccolavo e lei mi faceva la doccia grazie alla sua proboscide. Un giorno mi misi a dormire sull’erba ma l’elefantina si appoggiò all’improvviso sopra di me ed io cominciai a dimenarmi e a
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farle il solletico. Molly allora si risvegliò, iniziò a ridere rumorosamente e poi si allontanò: lei andava spesso a controllare se qualcuno fosse in pericolo e, se succedeva, lo salvava. A volte Molly si cacciava in qualche guaio che di solito si risolveva per il meglio… Un giorno, mentre eravamo in viaggio, io caddi in una buca e Molly usò la sua proboscide per tirarmi su. Per sbaglio, però, mi fece ricadere un po’ più in là e appena mi ripresi esclamai: “Oh, oh, ma questa è una fogna!” Ho passato due giorni a lavarmi nel fiume !!! 😂😂😂 Durante il pomeriggio le piaceva appoggiarsi ad una roccia per fare un pisolino mentre io scrivevo sul mio diario o leggevo un libro, fino a quando arrivava la sera e insieme guardavamo il tramonto. Dopo aver fatto una buona cena, Molly veniva a riposare vicino a me ed io le raccontavo storie passate oppure le facevo previsioni sulle avventure che avremmo potuto affrontare insieme.
BIRMANIA Un giorno, durante una delle nostre uscite, incontrammo un bambino che si stava arrampicando su un albero. Si chiamava Jacopo Arsan, aveva 7 anni e veniva dalla Birmania. Lui era un ragazzino intelligente, gentile, avventuroso e, considerando che mi doveva sempre tirare fuori dai guai, era molto paziente. Aveva degli occhi neri dolcissimi, guance paffute ed era completamente calvo. Sul viso aveva sempre una crema chiamata Thanaka, di colore giallo-biancastro ottenuta dalla corteccia di alcuni alberi tipici della Birmania; dalle donne e a volte anche dagli uomini, veniva applicata sul viso e sulle braccia per rinfrescare, profumare e purificare la pelle. Inoltre indossava due collane che gli aveva regalato sua madre. Una era dorata con un ciondolo, l’altra era di corda bianca... PRESTO SAPREMO MOLTO DI PIU' SU DI LUI...
I RAGAZZI DI 5^A Pag 49
“L’ORIGINE DEI
SUOI
DEL
RE
LEONE
E
CONSIGLIERI”
Mora Tilda, I B
Tanto tempo fa, una leonessa diede alla luce un leoncino, e lo chiamò Fiamma, (che in “leonese” significa: “arma”). Nell’antichità, i leoni non avevano nè la criniera, nè la pelliccia, quindi erano “nudi”. Il tempo passò, e il leoncino crebbe. Fiamma però, divenne grande, si accorse di essere diverso da tutti gli altri leoni, lui voleva essere “vestito” come le pecore, quindi, un giorno disse a sua madre: “Madre, io voglio cercare la mia pelliccia, per distinguermi ed essere temuto dagli altri animali!”. La leonessa rispose: “Figliolo, pensaci su, ma se è quello che vuoi, non ti tratterrò”. Così il leone annuì e partì. Il primo posto che visitò fu un fiume. Fiamma era da ore che correva e camminava, quindi bevve e si riposò. Dopo pochi minuti, però, si sentiva strano e iniziò a sentire una scossa dentro di sé e quella scossa divenne più forte. Successivamente, incontrò una tartaruga (in quei tempi le tartarughe non avevano i gusci) che gli chiese: “Dove stai andando?” e Fiamma rispose: “Da qualche parte, per cercare la mia pelliccia”. Allora la tartaruga rispose: “Anche io cerco la mia corazza, se vuoi possiamo cercarle insieme, comunque il mio nome è Ugo”, e Fiamma disse:” Piacere Ugo, io sono Fiamma e sarei molto felice Pag 50 di continuare questo
“Ciao ragazzi, io sono la Regina delle Nevi e voglio aiutarvi. Vi darò un indizio, ciò che cercate è dietro le montagne”. Essi la ringraziarono poi si allontanarono. Si rimisero in cammino. Ad un certo punto, la tartaruga inciampò sopra un sasso, ci entrò dentro (al sasso) e iniziò a rotolare, rotolare e rotolare. I due la rincorsero, finché la tartaruga si fermò davanti a un precipizio. Stava per cadere, ma Fiamma la prese in tempo, e disse: “Adesso però Ugo hai il guscio, anche bello duro!” ridendo. Successivamente arrivarono in un ring, dove per passare dovevano battere un canguro. Il granchio si offrì, si mise i guanti, combatté e vinse, così riuscirono a passare, e, grazie al coraggio dimostrato dal granchio, gli vennero regalati i guanti, che diventarono lo sue chele. Così, Fiamma, Ugo e Chela riuscirono nuovamente nella loro impresa. Dopo il ring, c’era un labirinto, e all’entrata c’era un coniglio, che disse loro: “Un balzo dovete fare e una lepre salvare!”. Il messaggio, all’inizio, non era molto chiaro, ma, dopo, Chela disse: “Certo, ho capito! Dobbiamo far saltare una lepre!”. Così i due continuarono sempre insieme. Il secondo luogo che visitarono, fu una spiaggia, dove incontrarono un granchio di nome Chela che cercava le sue chele, quindi, si unì a loro. Come terzo luogo andarono in un ghiacciaio. Per prima cosa lo scalarono, poi, arrivati sulla cima, si riuscirono a riflettere nel ghiaccio, che li intrappolò un giorno intero. Il giorno dopo, sentirono una voce: “Ciao ragazzi, io sono la Regina delle Nevi e voglio aiutarvi. Vi darò un indizio, ciò che cercate è dietro le montagne”. Essi la ringraziarono poi si allontanarono. Si rimisero in cammino. Ad un certo punto, la tartaruga inciampò sopra un sasso, ci entrò dentro (al sasso) e iniziò a rotolare, rotolare e rotolare. I due la rincorsero, finché la tartaruga si fermò davanti a un precipizio. Stava per cadere, ma Fiamma la prese in tempo, e disse: “Adesso però Ugo hai il guscio, anche bello duro!” ridendo. Successivamente arrivarono in un ring, dove per passare dovevano battere un canguro.
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Il granchio si offrì, si mise i guanti, combatté e vinse, così riuscirono a passare, e, grazie al coraggio dimostrato dal granchio, gli vennero regalati i guanti, che diventarono lo sue chele. Così, Fiamma, Ugo e Chela riuscirono nuovamente nella loro impresa. Dopo il ring, c’era un labirinto, e all’entrata c’era un coniglio, che disse loro: “Un balzo dovete fare e una lepre salvare!”. Il messaggio, all’inizio, non era molto chiaro, ma, dopo, Chela disse: “Certo, ho capito! Dobbiamo far saltare una lepre!”. Così entrarono nel labirinto e cercarono delle molle, perché pensarono che una lepre per saltare doveva balzare. Trascorsero tre giorni dentro il labirinto a cercare le molle, e, il quarto giorno, Fiamma urlò: “Eccole!”, e Ugo: “Ecco la lepre!”. I tre erano felicissimi, così corsero verso la lepre e le misero ai piedi le molle, la lepre potè saltare e disse: “Grazie amici! Visto che mi avete aiutato voglio ricambiare il favore che ho ricevuto, quindi, vi sosterrò nell’impresa. Comunque io mi chiamo Poldo”, “Io, Ugo”, “Io, Fiamma”, “Io, Chela” risposero i tre, così uscirono dal labirinto e andarono in un prato, con formiche, lombrichi e tantissimi fiori. Fiamma poi parlò, dicendo: “Ecco amici, e qui che troverò la mia criniera!”. Così iniziò a mettere in testa ogni tipo di fiore: rose, margherite, viole e tulipani, finché non vide il maestoso, gigante Girasole, lo indossò ed esso seccò, così una criniera si formò! E’ per questo che i leoni hanno la criniera, le lepri saltano, i granchi hanno le chele e le tartarughe i gusci. Ora il leone è temuto ed è il re degli animali, e come consiglieri ha le lepri per controllare i prati, le tartarughe per sorvegliare i mari e i granchi per proteggere la terra.
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SCATTI/STEVE MC CURRY MARGHERITA DAVOLI II E
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SCATTI/STEVE MC CURRY MARGHERITA DAVOLI II E
Sai caro amico mio, sono consapevole che diventerò grande e andrò via di casa. Per questo ho iniziato già in questi anni a cavarmela anche da sola, perchè non potrò ululare come fai tu per chiamarli vicino a me durante un momento di pericolo, di sconforto, non perchè non verrebbero, perchè sono sicura che anche a migliaia di chilometri volerebbero da me, ma perchè devo imparare a farcele con le mie forze. Tu, lupetto, forse non ci pensi a questo ma a me succede alcune volte di fantasticare e immaginarmi in un nuova piccola casetta tutta per me, a costruirmi la mia quotidianità, la mia carriera e la mia famiglia. Come affronterò il lasciare il mio nido sicuro? Sarà difficile dire addio al mio branco quando verrà il momento? Riuscirò a costruire un branchetto tutto mio, in cui potrò portare la stessa armonia che ho respirato in tutti questi anni? In realtà penso che anche se sentirò la mancanza della casa in cui sono cresciuta, prenderò il tutto come una nuova svolta nella mia vita, piena di responsabilità, ma che mi regalerà tante emozioni e alla fine anche soddisfazioni, tenendo sempre il legame con il branco precedente, unendoli tutti e due nel mio cuore.
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IL MIO Gibertini
IDILLIO
di
Elena
Nell’eccessivo caldo della savana una folta chioma e un grosso felino; terre incontaminate troppo vaste per passare inosservati, interrotte solo da qualche albero non troppo grande, un leone si è trovato un luogo tranquillo e indisturbato, dove non può essere visto. Sotto l’ombra di un maestoso albero, tra gli arbusti e nascosto dall’erba alta, è ora intento ad osservare con non molto interesse un gruppo di gazzelle, indaffarate a guardarsi attorno preoccupate. Le gazzelle...animali così agitati, che partono a correre con il più piccolo dei rumori.
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Perchè gli uomini maltrattano le donne?
Ci sono diversi motivi per cui un uomo causa violenza, magari per il fatto che ha subito violenza fisicopsicologica da piccolo oppure perchè abusa di alcool. Secondo gli esperti, però, c'è anche un problema culturale, legato a una società patriarcale, dove persistono disparità di genere.
A chi rivolgersi in caso di bisogno? Il numero da chiamare in caso di emergenza è 1522 (telefono rosa antiviolenza), anche in forma di App1522 . Ci si può rivolgere a: Consultori, Centri Antiviolenza, Pronto Soccorso, forze dell'Ordine.
Ma perchè le donne a volte non parlano?
Molte volte hanno paura di perdere la persona che credono di amare, oppure è il partner che le costringe a non fare parola.
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Daria Aniculaesei, III A Sai caro amico mio, sono consapevole che diventerò grande e andrò via di casa. Per questo ho iniziato già in questi anni a cavarmela anche da sola, perchè non potrò ululare come fai tu per chiamarli vicino a me durante un momento di pericolo, di sconforto, non perchè non verrebbero, perchè sono sicura che anche a migliaia di chilometri volerebbero da me, ma perchè devo imparare a farcele con le mie forze. Tu, lupetto, forse non ci pensi a questo ma a me succede alcune volte di fantasticare e immaginarmi in un nuova piccola casetta tutta per me, a costruirmi la mia quotidianità, la mia carriera e la mia famiglia. Come affronterò il lasciare il mio nido sicuro? Sarà difficile dire addio al mio branco quando verrà il momento? Riuscirò a costruire un branchetto tutto mio, in cui potrò portare la stessa armonia che ho respirato in tutti questi anni? In realtà penso che anche se sentirò la mancanza della casa in cui sono cresciuta, prenderò il tutto come una nuova svolta nella mia vita, piena di responsabilità, ma che mi regalerà tante emozioni e alla fine anche soddisfazioni, tenendo sempre il legame con il branco precedente, unendoli tutti e due nel mio cuore.
IL MIO Gibertini
IDILLIO
di
Elena
Nell’eccessivo caldo della savana una folta chioma e un grosso felino; terre incontaminate troppo vaste per passare inosservati, interrotte solo da qualche albero non troppo grande, un leone si è trovato un luogo tranquillo e indisturbato, dove non può essere visto. Sotto l’ombra di un maestoso albero, tra gli arbusti e nascosto dall’erba alta, è ora intento ad osservare con non molto interesse un gruppo di gazzelle, indaffarate a guardarsi attorno preoccupate. Le gazzelle...animali così agitati, che partono a correre con il più piccolo dei rumori.
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PERCORSO SUL CYBERBULLISMO Francesca Uccelli II B In queste settimane, io e i miei compagni di classe abbiamo affrontato un argomento molto importante: il cyberbullismo. Grazie ad alcune lezioni gestite e condotte dai prof. Alberto Sabatini, Arianna Casali e Chiancone Mario, mi sono appassionata e interessata molto a questo tema. Il 18 marzo, abbiamo svolto un quiz online a punti, per ogni domanda giusta ne guadagnavi parecchi. Ovviamente, vinceva la persona che aveva guadagnato più punti a suo favore. L’8 aprile, abbiamo diviso le frasi che utilizziamo quotidianamente in: parole pugno, ponte, pioggia e nebbia. Grazie a questo esercizio ho capito che le parole possono far male, quindi bisogna riflettere prima di esprimersi. Il 15 aprile, abbiamo osservato con attenzione un post di Chiara Ferragni. Lo scopo dell’esercizio era scrivere un commento nei panni di altre persone : l’hater, il difensore, l’off topic e l’ambiguo. Questo esercizio è stato molto interessante, ma anche molto bello. In conclusione, vorrei dire che i social sono un mezzo di comunicazione molto importante, ma, talvolta, pericoloso. Si verificano molto spesso episodi di bullismo che possono portare al suicidio. Le parole hanno un peso e le persone devono capire che insultare non rende più forti, ma DEBOLI.
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TLa lettura è un modo per D I GI BE svagarsi, per liberare la mente dai RT mille pensieri. Basta avere un IN I E libro, ancora meglio se è il nostro LE N preferito, aprirlo, e immergersi in A E un’altra dimensione. Proprio così, SA JA quando leggiamo è come se, con IL la nostra immaginazione, ci AR IA staccassimo dal mondo reale, per entrare in un mondo tutto Fortunatamente i libri cartacei diverso, mille volte più vengono ugualmente ancora molto interessante, e immedesimarci in apprezzati da una buona parte della popolazione, a cui magari piace mille personaggi e vivere le loro vederli nella propria libreria, sempre avventure! a portata di mano e che ama la Purtroppo negli ultimi anni la lettura cartacea sta venendo lettura e la sua versione tradizionale con inchiostro su carta. sostituita da quella digitale, che ha però i suoi svantaggi: oltre al Insieme alla nostra classe, in questi problema dello schermo che tre anni, abbiamo percorso molteplici rovina la vista, la lettura online progetti e iniziative riguardo alla rende più difficile ricordare il lettura e ai libri. La prof ci dava un contenuto del testo letto e riduce genere, come un giallo, un fantasy, l’attenzione del lettore, cosa che un libro riguardante la mafia, ecc...e con la versione cartacea avviene ci faceva scegliere tra varie letture di quel genere, che noi dovevamo meno frequentemente. Inoltre il libro cartaceo ci aiuta a renderci leggere e produrre un OnePager, un conto del punto a cui siamo booktrailer e una presentazione arrivati, di quanto manca alla fine accattivante, che lo riassumessero . e a ricordare la posizione di una determinata pagina che ci è particolarmente piaciuta e che vogliamo andare a riguardare.
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TLa lettura è un modo per svagarsi, per liberare la mente dai mille pensieri. Basta avere un libro, ancora meglio se è il nostro preferito, aprirlo, e immergersi in un’altra dimensione. Proprio così, quando leggiamo è come se, con la nostra immaginazione, ci staccassimo dal mondo reale, per entrare in un mondo tutto diverso, mille volte più interessante, e immedesimarci in mille personaggi e vivere le loro avventure! Purtroppo negli ultimi anni la lettura cartacea sta venendo sostituita da quella digitale, che ha però i suoi svantaggi: oltre al problema dello schermo che rovina la vista, la lettura online rende più difficile ricordare il contenuto del testo letto e riduce l’attenzione del lettore, cosa che con la versione cartacea avviene meno frequentemente. Inoltre il libro cartaceo ci aiuta a renderci conto del punto a cui siamo arrivati, di quanto manca alla fine e a ricordare la posizione di una determinata pagina che ci è particolarmente piaciuta e che vogliamo andare a riguardare.
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Giornalino I.C. Rubiera S C R IV I Q U I SO P R A U N T U O P E N S IE R O C O N U N P E N N A R E LLO PER PERSONALIZZARE QUESTO NUMERO E MANDA LA FOTO A C H I A N C O N E . M A R I O @ SC U O LE R U B I E R A .IS T R U Z I O N E E R .I T