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Checking in4 Playlist Straight to Video6 Everything you always wanted to know about videos8 Choose a Place10 Mission # 34 Alternative Living?12 Mission # 11 REBUILDING THE CINEMATIC CITY16 Mission # 15 CASA DE CAIXA18 In Search of the Imaginary 20 DO A MISSION!24 Low-cost geography?26 Stories 28 Calendar30 information HOW TO PARTICIPATE31 Intro
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Check-in Architecture www.checkinarchitecture.com
Metaflow Srl Via Teuliè 11, 20136 Milan (Italy) www.metaflow.it Creative Director Mario Flavio Benini Curated by Andrea Lissoni Luca Martinazzoli Luca Molinari Title Partner
Producer Luca Legnani Jr. Editor-in-chief Fabio Falzone Editors Andrew Berardini, Nicola Bozzi
Partner
Art Director Alessandro Boccardi Alessandro Busseni Stefano Temporin Head of production Gloria Schiavi Production Team Gianmario Boncoddo, Giovanni Bossetti, Elena Proverbio
Technical Partners
Web Developer Marco Peverelli Intern Marta Fiori, Ieva Lazdane Press office Otto Idee (www.ottoidee.it)
Media Partners
Contributors Dafne Boggeri, Camilla Candida Donzella, Carlos Casas, Alessandro Coco, Joseph Grima, Francesco Gungui, Vincent Moon, Serena Porrati, Moira Ricci, Filippo Romano, Ale Zuek Simonetti
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intro
Checking in MARIO FLAVIO BENINI
checkinarchitecture.com youtube.com/checkinarchitecture checkinarchitecture.blogspot.com
Il check-in è una soglia, reale o simbolica, oltre la quale il tempo e lo spazio possono essere differenti. È uno “spazio fragile” aperto alle forze dell’avvenire, una linea di confine oltre la quale lasciamo abitudini e relazioni per dare vita a un nuovo corso di esperienze. Il check-in è un luogo dove si intrecciano storie di noia, desiderio, e speranza, corpi, gesti e sguardi in attesa di un salto. Ma il check-in è anche uno “spazio duro”, di controllo, di registrazione, una verifica di identità che si mettono in viaggio. Un check. In. Franco La Cecla, parlando del viaggio dice che è ora di finirla con l’illusione che il mondo sia facile e accessibile. Viaggiare non è semplicemente spostarsi: “capire il proprio viaggio, il luogo, gli incontri, il clima, la cultura, la gente, implica una fatica non sempre premiata, ci obbliga ad accettare che il “disagio” sia una cifra della nostra
disponibilità e apertura”. Fare check-in presuppone sempre sporgere la propria identità verso qualcosa di inedito. Far diventare lo spostamento un viaggio non dipende solo dalla volontà, o da un progetto, ma dall’incontro (fortuito o ricercato) che crea uno scarto improvviso, una perdita di stabilità, un cambiamento di emozioni e abitudini di corpo e mente del viaggiatore. Check-in Architecture parte da qui: 350 domande, 700 viaggiatori, 20 città europee e tre mesi di tempo per indagare: la complessa geografia delle metropoli; le reti di aggregazione e socialità che uniscono senza soluzione di continuità gli spazi fisici e quelli digitali; i luoghi di mobilità, di scambi attuali e potenziali e di urbanizzazione degli stili di vita. Una verifica del flusso aperto di pratiche quotidiane, delle interazioni tecniche e umane e di molteplici forme di riflessività.
© Dafne Boggeri
Un portatimbri trovato per caso dopo un sopralluogo nella redazione di Check-in Architecture, in via Oslavia 27, Milano.
Check-in Architecture sono 350 storie: mini-documentari, immagini topografiche e fotografiche, racconti scritti, tutti connessi a un denso sistema di media per cercare di andare oltre una visione austera, specialistica o turistica della città.
Check-in Architecture è uno strumento per produrre e mettere in comune spazi e immaginari nuovi, vedute inattese, imbarazzanti, spaesanti.
Videos uploaded per day on youtube: over 150,000(source: Digital Ethnography)
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Most commonly used tags on youtube: (the following were the only tags used 4 or more times in the sample) video, sexy, sex, music, rock, rap, funny, news, pop, dance, film, short, TV (source: Digital Ethnography)
117,037 CodyRicheson
STRAIGHT TO VIDEO
Lynch’s “A Goofy Movie”
Playlist
28,016,485 Jason275
As seen on YouTube
Battle at Kruger
[ http://www.youtube.com/ watch?v=z7baCckh-XE ]
Perfetto esempio di come si può usare il mezzo di YT per promuovere nuovi modi di usare e remixare materiali già esistenti.
[ http://www.youtube.com/ watch?v=LU8DDYz68kM ]
Uno dei video più visti. Un vero trattato di cosa funziona su YT. Durata giusta per una storia complessa, ma soprattutto un formato azzeccato per il medium. Un esempio di come la realtà è sempre al di là della finzione.
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transfigurar
THE SEVENTH SIGN [ http://www.youtube.com/ watch?v=LU8DDYz68kM ]
YT allo stesso tempo come media e come contenuto. Il film di Bergman è stato filtrato e trattato circa 70 volte dagli utenti fino a diventare una sorta di nuova opera. La scarsa qualità dei contenuti di YT è messa in discussione e diventa uno strumento e parte dell’opera stessa.
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carlosmcasas
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TURNING THE PLACE OVER
[ http://www.youtube.com/ watch?v=9qh2esOoI1Y ]
YT come estensione dell’occhio umano e della comunità mondiale. Attraverso di esso, quasi in tempo reale, spezzoni di cosa succede nel mondo.
HUNTERS SINCE THE BEGINNING OF TIME [ http://www.youtube.com/ watch?v=qz3E8oKzANc ]
Trailer dell’ultimo film di Carlos Casas sui cacciatori di balene nello stretto di Bering.
11,830 andressafurletti
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NO AGE VIDEO [http://www.youtube.com/watch?v =a9EbN6B5zLg&feature=related ]
La band noise No Age improvvisa una performance sull’LA River segnalata solo a un gruppo di amichetti. 19 minuti e i park rangers bloccano tutto. TeCHNO viking In mancanza di spazio pubblico e vere [ http://www.youtube.com/ alternative ai posti triti e ritriti nel watch?v=_1nzEFMjkI4 ] circuito club, No Age reclama un po’ Un ritratto incredibile che riesce a raccontare in soli 4 minuti l’essenza di di “natura urbana” e di libertà nel un uomo, personaggio dall’aura mitica, prendere possesso degli spazi da parte praticamente un eroe. Il paradigma di di comunità giovanili. un modo di vita che sembra andare al di là della realtà.
Selected by
Carlos Casas Regista e creativo, lavora a progetti interdisciplinari e su differenti media quali video, fotografia e sound design. (www.casascarlos.net)
4,952 lizball
Joseph Grima
Never Fade Away
Architetto e ricercatore, è il direttore dello Storefront for Art and Architecture. (www.storefrontnews.org)
[ http://www.youtube.com/ watch?v=2HROGx1RCgE ]
Esempio di kitsch estremo, diventa un lavoro che ispira la creatività contemporanea. WATCH our MISSIONS: youtube.com/checkinarchitecture
4073 TheMexicanz
RUN MEXICANZ RUN [ http://it.youtube.com/ watch?v=7uFl-m5nFrA ]
Guardate come si passa la frontiera: si va dal jingle televisivo del Benny Hill Show allo sguardo freddo e privilegiato di una videocamera sull’auto della polizia. Queste cose semplici e divertenti fanno di YouTube una droga, ma sono anche allegorie del postmoderno.
Everything you always wanted to know about videos Tutorial
but were afraid to ask
Luca Legnani Jr.
a presa diretta, location improvvisata e niente sceneggiatura. Luca Legnani: Tutti i tuoi video esprimono una straordinaria intimità con l’artista che stai filmando. Come fai? Vincent Moon: Questi momenti d’intimità saltano fuori perché a un certo punto io mi metto in gioco, di brutto. Forse le persone non se ne rendono conto, ma quando io riprendo non so assolutemente quello che succederà. Siamo solo io e il mio ingenegnere del suono e ce ne assumiamo tutti i rischi. L: I movimenti di macchina nei tuoi video sono molto eleganti. Come ti riesce così naturale? Come ti relazioni allo spazio mentre giri il video? V: Penso sia piuttosto difficile spiegarlo perché la faccenda è un po’ personale. Quello che sto per dire magari sembrerà ridicolo, ma è così: se vuoi usare bene la videocamera devi essere un ballerino coi fiocchi! Dovresti vedermi mentre giro: anche se qualcuno sta solo parlando o quando faccio un’intervista, io gli volteggio intorno e cerco di catturare il ritmo della sua voce. è così, quando io filmo, ballo! L: Che differenza c’è tra girare in esterni e interni? Vincent Moon è regista e creatore dei Takeaway Shows a Parigi. Il suo progetto V: Quando giro in interni è come se fossi io contro qualcuno. è una questione da è quello di documentare le band che sbrigare tra noi due e mi concentro sulla suonano le loro canzoni dal vivo, tra la relazione che costruisco con lui. Quando gente. Nessun fronzolo, solo la musica. giro in esterni ci sono così tante persone Tutte le puntate si basano sulla stessa semplice idea: una macchina da presa, un che presto attenzione alla relazione che io e il mio soggetto costruiamo con qualsiasi piano sequenza senza montaggio, suono [ Vincent Moon fa il regista www.blogotheque.net ]
Animal Collective's videoclip by Vincent Moon ©
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Herman Dune's videoclip by Vincent Moon ©
altra persona intorno. L: Che consigli dai ai ragazzi non professionisti che prendono in mano la videocamera? V: Penso che ognuno debba prendersi in anticipo il tempo per maneggiare, accarezzare e ancora possedere la videocamera. è fondamentale la relazione che si costruisce con essa. Chi ce la fa, lo sente come strumento sempre più personale,
finché non lo percepisce come un prolungamento del proprio corpo. La gente mi guarda quando riprendo e pensa: “Hey, ma questo che cazzo fa?”. Le mie mani si spandono intorno alla videocamera, l’avvolgono in posizioni bizzarre. è veramente importante passare i palmi su di essa e sentirla. Non dovete avere paura di abbracciarla. L: C’è un ultimo suggerimento o un argomento particolare che vorresti comunicare ai ragazzi che gireranno i documentari? V: Nei miei video, sono sempre stato ossessionato dalla figura del passeur. è una paroloa francese che sta per “colui che passa le cose”. Tra una persona e un’altra. Tra una cultura e un’altra. E la domanda che mi sono sempre posto, specialmente durante le puntate dei Takeaway Shows, è questa: “come posso essere veramente qua e allo stesso tempo lasciare che anche gli altri lo siano?” Ecco, il succo del mio lavoro è sempre stato permettere allo spettatore di avere l’impressione di essere lui stesso dietro la videocamera. Tutto qui.
Dirty Projectors's videoclip by Vincent Moon ©
Average Video Length on youtube: 2 minutes 46.17 seconds (source: Digital Ethnography)
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Time it would take to view all of the material on YouTube (as of March 17th 2008): 412.3 years (source: Digital Ethnography)
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Ed è la metropoli contemporanea a sottoporsi costantemente al fluire di queste nuove trasformazioni sociali, simboliche ed economiche.
Choose a place IDEAS
Tali frammenti urbani sono figli di una tradizione “nobile” del Novecento che incrocia le riflessioni sul “cuore della città” dei Ciam, passando per le inquiete sperimentazioni urbane dei Team X, i playground ad Amsterdam di Aldo van Eyck, l’Urbino partecipata di Giancarlo De Carlo, l’umanità di strada degli Smithson, il radicalismo umanistico degli Archizoom. Le sperimentazioni urbane e sociali ripensano la scala del minuto metropolitano, interrogano il cuore di tenebra delle iper-città del futuro, offrendo un rifugio caldo e accogliente. Esse lavorano come enzimi necessari alla trasformazione minuta e silenziosa del tessuto urbano, costruendo nuovi centri riconoscibili. Inoltre si pongono come futuro e speranza delle nostre città e dell’architettura, ancora generatrici di risposte politiche necessarie. Pertanto, abbiamo percepito il meccanismo virtuoso di Check-in Architecture come uno straordinario strumento di indagine di questo inedito e fondamentale aspetto della metropoli europea. Attraversare questi luoghi, comprendere come si innestano e come sono vissuti e trasformati, fermarsi per poche ore all’interno delle nuove mura e piazze aperte al mondo, vuol dire cercare di capire se la direzione intrapresa è quella giusta. Riposare all’ombra degli Eco-boulevard di Madrid, giocare a basket sul tetto della caffetteria universitaria di Utrecht, passeggiare lungo il nuovo Foro di Palermo, entrare nello stadio di Basilea, ma anche indagare come i monumenti fragili per le Olimpiadi di Atene o per il Forum di Barcellona sono stati assimilati o meno dalla città, credo sia fondamentale per capire e insieme per elaborare strumenti d’azione per il prossimo futuro.
LUCA Molinari
Il Novecento ha portato alle estreme conseguenze l’importanza simbolica e figurativa del concetto di monumento: dai sogni deliranti di Speer per Hitler, fino alla frantumazione dell’idea di comunità organica e unitaria, generatrice di opere collettive. Il secolo passato s’è concluso con la distruzione di monumenti dal forte carattere simbolico: le Twin Towers di New York e il Buddha di Bamiyan in Afghanistan. Gli albori del nuovo millennio vedono invece un’interessante contrapposizione. Da un lato l’approccio tradizionale e millenario alla monumentalità del nuovo stadio olimpionico di Pechino, la sfida al cielo dei grattacieli di Dubai, Shangai e Taiwan, la presenza autoritaria dei nuovi muri sorti tra USA e Messico, tra Israele e Palestina. Dall’altro lato le nuove realtà metropolitane contemporanee, più evolute e democratiche, che stanno producendo monumenti di “nuova generazione” attraverso azioni spontanee e commissionate a studi di giovani architetti, provando a diventare centri trasversali aperti, capaci di generare un’azione di ascolto ed accoglienza di desideri ed esigenze mutevoli, rappresentate dai tanti mondi che popolano la metropoli contemporanea. Credo che questi manufatti urbani stiano quasi involontariamente aprendo una nuova via al fare comunità, all’esigenza profonda dell’uomo di incontrarsi con gli altri, di scambiare e conoscere. Vedo in questi micro spazi urbani la potenzialità di mediare conflittualità urbane e insieme di diventare centro, debole e diffuso, di una forma civile di urbanità laica e aperta.
© Cyprien Gaillard, Desniansky Raion, 2007 (Cosmic Gallery)
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ALTERNATIVE LIVING?
Mission #34
by Karley Sciortino excerpted without permission from http:// slutever.blogspot.com/2008/02/ alternative-living.html
Squallyoaks (London)
[ Il 30 marzo A. Zuek Simonetti è andato in missione a Squallyoaks. Con lui, il videomaker Pablo D’Ambrosi ] © All photos in this article by Alessandro Zuek Simonetti
Q: Come possono le sottoculture ridefinire gli spazi urbani abbandonati?
Quando ero una ragazzina di periferia, l’ultima cosa che mi immaginavo avrei fatto a ventidue anni era vivere in un palazzo diroccato e abbandonato nei ghetti di Londra, senza acqua e riscaldamento. Ma adesso ci vivo.
La vita è proprio buffa, a volte. La maggior parte del tempo mi sento come un pirata. Sono una specie di corsaro coraggioso che si avventura in territori nuovi e sconosciuti – solo che la mia spada è un piede di porco e invece di
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watch the video: youtube.com/checkinarchitecture see ALL the pictures: picasaweb.google.com/checkinarchitecture
© Alessandro “Zuek” Simonetti
Vabbè, chissenefotte. Mi piace pensare che tra trent’anni potrò guardarmi indietro e riderci su, dicendo qualcosa tipo: “Oddio, che matta che ero!” mentre sorseggio cocktail vicino alla mia piscina olimpionica con il mio futuro marito Jamie Bell che mi massaggia i piedi. Anche se ho i miei dubbi a proposito.
rubare dobloni d’oro, taccheggio il latte e scrocco l’elettricità ai vicini. Ho reso l’idea? Per farvi un esempio di quanto la mia casa sia stimolante, ieri abbiamo dichiarato il nostro squat uno stato indipendente. Abbiamo battezzato il nostro nuovo stato “Squatland” e abbiamo passato tutta la giornata a disegnare la bandiera e a discutere sulla moneta corrente nazionale. Abbiamo ristretto la scelta a goldoni o pasticche di ecstasy. Siamo ancora indecisi. Oltre ad aprirti la mente, vivere in un dannato buco ti dà anche altre soddisfazioni. Per esempio, se affitti una casa non è accettabile buttare giù un muro con degli estintori solo per divertimento [http://uk.youtube.com/ watch?v=ngaHE1JGKOE].
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Quando vivi in uno squat, invece, non c’è nessuno a dirti di no. “Così è più bello. Sembra più spazioso”. Questa è stata la nostra riflessione dopo che il muro del nostro soggiorno è stato ridotto a un mucchio di macerie. Un giorno, qualcuno che non è abituato al nostro stile di vita verrà a trovarci. L’espressione d’orrore sul suo viso ci ricorderà che facciamo una vita un po’ particolare, ma a parte questo, chissenefrega. Ad essere proprio onesta, sono arrivata al punto in cui non capisco più se sono questi slanci di genio creativo a impedirci di fare vite normali, o se siamo solo dei pazzi luridi e sclerati, con una percezione della realtà incredibilmente distorta.
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REBUILDING THE CINEMATIC CITY
Mission #11
Pigneto (Rome)
D: Quali forze stanno rigenerando il quartiere? Luogo d’ispirazione pasoliniana e tipica ambientazione neorealista, il quartiere una volta periferico del Pigneto vive in bilico tra il proprio passato popolare e il proprio futuro creativo. È un’isola urbana con un fascino particolare. Il suo passato cinematografico sembra rivivere in alcuni dei nuovi nuclei di fermento culturale.
Se un cinema-bistro è una cosa, un salone da barbiere gestito da hipster con l’hobby della performance è un’altra. C’è da chiedersi se ci sia davvero crescita culturale, oppure solo trend dovuti alla storia curiosa del posto e alla forte presenza di giovani. La zona è attraversata da imponenti cavalcavia che spaccano gli isolati. Probabilmente gli abitanti al quinto piano hanno la sensazione di vivere al pian terreno. Come scena ricorda più Fantozzi che un film neorealista.
Fotografo, e mi sembra di stare in un paese dove si conoscono tutti, anche gli immigrati. La gente saluta e mi sorride già dopo un giorno. Vado all’Avorio, la sala porno piú economica di Roma e alla moschea, ma non mi lasciano fare foto. Io, che non sono reporter né paparazzo, non insisto. Sconsolata, cammino tra le viuzze del quartiere. Ma i negozi e le case mi mettono a mio agio: alcuni sono fermi agli anni 60 o agli 80, altri non sembrano neanche negozi. Ci sono posti, che se entri, pensi che ti ci abbiano teletrasportato. Ma
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poi vedi che convivono con il vicinato, come i palazzi seminuovi con i ruderi di case di campagna ancora abitati. Incontro una signora e le chiedo cosa ci sia d’interessante da fotografare per una bizzarra rivista di architettura. Lei mi consiglia gentilmente i nuovi villini che stanno costruendo, perché “gli stranieri se so’ presi tutto qua”.
Allora le spiego bene la rivista e le faccio capire che la forza del Pigneto sta nel suo disordine armonico, nella dimensione di paese. Sicché lei ci pensa un pochino e © All photos in this article by Moira Ricci mi dice:
[ Il 27 marzo Moira Ricci è andata in missione al Pigneto. Con lei i videomaker Matteo Nasini e Lorenzo Macioce ]
“... Ma i villini te devi vedé!”, e nel mostrarmi la strada che devo fare per andarci, inizia a salutare tutti, a partire dal figlio del parrucchiere.
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CASA DE CAIXA
Mission #15
D: Che effetto fa la pelle d’acciaio di un nuovo museo sul tessuto sociale della comunità? La Caixa ha costruito un’altra fortezza dell’arte a Madrid. Ancora una volta hanno scelto un ambiente postindustriale, l’ex Centrale Eléctrica del Mediodia. A Barcellona il gruppo bancario aveva ingaggiato gli architetti catalani Puig i Cadafalch per trasformare una fabbrica in un museo d’impatto. Questa volta, nella capitale spagnola, Herzog & De Meuron si sono sobbarcati la delicata impresa di convertire l’ex centrale in un’istituzione culturale di prima classe. [Il 26 marzo Filippo Romano è andato in missione al CaixaForum. Con lui il regista Christophe Tassin]
Arrivati sul posto non ci sorprendiamo di trovare la gente più diversa.
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CaixaForum, Atocha (Madrid)
C’è l’uomo d’affari in pausa pranzo, i pensionati, le scolaresche che vanno a vedere e toccare il nuovo landmark della città e il muro vegetale a due passi. C’è pure il rasta coi dread.
© All photos in this article by Filippo Romano
Il luogo sembra collocato su un confine geografico. Da un versante la monumentalità della città capitale, dall’altro i suoi quartieri popolari. L’ingresso si affaccia sul boulevard dove si trovano il Museo del Prado e le sedi di alcuni ministeri spagnoli, mentre alle sue spalle sorge il vecchio e popolare quartiere di Atocha, fatto di stradine, vecchie botteghe e locali notturni. Proviamo a stabilire una relazione tra il museo e l’Atocha, non solo per trovare una continuità/discontinuità tra la “pelle” dell’edificio e ciò che lo circonda, ma anche cercandogli una collocazione più profonda dello status di cartolina, sporcandone un po’ l’effetto rendering. La pelle d’acciaio color ruggine della “testa elmo” del CaixaForum si specchia su quella popolare degli edifici di Atocha. Cerchiamo di costruire una narrazione visiva, esplorando il perimetro dell’edificio e le strade del quartiere.
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IDEAS
In Search of the Imaginary
ANDREA Lissoni
Nessun dubbio che YouTube sia un nuovo spazio, un altro spazio.
Accoglie e raccoglie ogni forma di produzione video. Smisurato archivio di cultura immateriale,
YouTube copre un arco straordinariamente ampio che va dalle produzioni video ai film, dalle sperimentazioni alle documentazioni di eventi, sino ai gesti, alle performance del quotidiano, agli inventari di storie di ossessioni personali.
Š All the photos in this article by Serena Porrati
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Average Age of Uploaders on youtube: 26.57 (source: Digital Ethnography)
YouTube, emergono un’attitudine testimoniale e una parodistica. Da una parte l’iperverità (im)possibile della cronaca e dello squarcio di reale, dall’altra la menzogna. Ancora: da una parte il cabaret, nelle sue forme più sgangherate, dall’altra la vita. Le differenze clamorose con la storia di altri media o formati audiovisivi meno recenti, stanno nell’esplosione di un piano comunitario potenzialmente infinito, che tende a rimbalzare e a far rimbalzare i video non solo verso altri media, ma anche in altri contesti disciplinari. Nell’opposizione fun/no fun, fra moltitudini di sfondi con camerette finalmente visibili, spazi intermedi (backyard, cortili) e spazi pubblici più o meno urbani, il trionfo di scherzi, di esibizioni, di microperformance, ma anche di schegge di cronaca, innescano una straordinaria conseguenza. I bordi di un campo performativo elitario e tradizionalmente riservato alle arti, rischiano di frantumarsi, spalancandosi al flusso dei comportamenti più vernacolari e genialoidi. Improvvisamente la magia di Devils Tower Satellite di Loris Gréaud, le azioni di Francis Alÿs, le provocazioni di Gianni Motti, le balzane passeggiate collettive di Jochen Dehn, si trovano confrontate con le esplosive performance di Coca Cola-Mentos e gag simili. Tuttavia, ciò su cui Check-in Architecture cerca di riflettere non è cosa di Bill Viola sia, a suo tempo, migrato in Blair Witch Project. Non indaga come Cloverfield raccolga le dinamiche di rappresentazione video in rete o, sostituendo al cinema le arti visive, come Desniansky Raion di Cyprien Gaillard interpreti alla perfezione quelle stesse dinamiche. Check-in Architecture si domanda piuttosto in che misura questo “nuovo spazio”, ma soprattutto questa nuova condizione, abbiano trasformato gli sguardi e le rappresentazioni degli spazi stessi. Quali sono cioè gli immaginari? Cosa accade quando eventi artistici, altri o nuovi spazi vengono ripresi da una generazione che ha visto stravolgere (e ha contribuito a stravolgere) mezzi, media, tempi, distanze e rappresentazioni? Check-in Architecture è un progetto di ricerca nato con una domanda. Da questa se n’è scatenata una lunga serie, come un grande domino. Alla fine, quello che forse ci interessa più di tutto, è quel momento infinitamente breve, l’attimo in cui l’intero disegno si sfascia. E da lì, provare a rispondere.
YouTube ha trasformato il modo di accedere, consultare e diffondere. È un repertorio di fonti e informazioni. Ma come si riverbera questa nuova condizione sulla produzione? Prendete “Internet Killed the Video Stars”, scritta che appare sulle T-shirt bianche nel video “D.A.N.C.E”. dei Justice, manifesto di stile generazionale imprescindibile degli ultimi anni. È vero? È vero almeno quanto lo fu per la radio con le video star, come proclamava quell’altra forse più improbabile
ma chiaroveggente hit generazionale 80s dei Buggles? Qui non ci interessano le star. O almeno, non più di tanto. Se ci fermiamo a “video”, la storia delle arti visive e audiovisive insegna che non è mai questione di assassini fra consanguinei. Al contrario, i media, i formati, persino i supporti più remoti, finiscono per riemergere e coesistere, quantomeno sotto forma di bizzosi fantasmi, quando non siano evocati coscientemente. Se volessimo provare a riassumere i comportamenti creativi su
È dunque, eventualmente, questione di dialoghi fra linguaggi, codici, registri e condizioni percettive: l’inquadratura opposta al flusso, la colonna sonora al suono in oppure off, l’immagine - o le immagini - al visivo, la posizione dello spettatore immobile a quella in movimento. free
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© Alessandro Zuek Simonetti
DO A MISSION!
Mission #32
Destinazione: Italia, Milano Location: il palazzo multifunzionale di Piero Bottoni, Corso Buenos Aires, 36 Autore: le ciboh [www.ciboh.com]
Ogni giorno puoi scegliere una missione su checkinarchitecture.com
Mission #33
The Italian Job
D:Come si riqualificano gli strip club?
Destinazione: Torino, Italia Location: Strade e stradine di Torino Autore: Iain Borden [www.bartlett.ucl.ac.uk/people/A_borden_iain.htm] Partner: MINI Clubman
D: Come cambia lo spazio urbano mentre guidiamo?
Nel film “Un colpo all’italiana” (1969) con Michael Caine, un gruppo di ladri consumati ruba dei lingotti dalla FIAT di Torino, per poi fuggire su tre Mini Cooper. Sabotano il sistema di controllo del traffico della città in una corsa impossibile tra i luoghi più caratteristici della città. Uno dei migliori inseguimenti nella storia del cinema. L’esperienza della guida esplora un modo di vivere, concepire e riformulare lo spazio urbano. Lo fa investigando i diversi modi d’incontrarsi con le città e le loro architetture, dai quali emergono diverse esperienze politiche e culturali, a seconda degli stili di guida, delle velocità e delle strade percorse. Scoprite qual è il tipo di guida che si può catturare su pellicola (o in un video, nel vostro caso). Mostrate la macchina dall’interno mentre guidate e dall’esterno mentre si muove. Provate a ricreare e a filmare – in modo legale e sicuro – alcuni dei viaggi fatti dalle MINI Cooper per le strade e le stradine di Torino. Investigate il modo in cui questa rotta cambia il modo in cui vivete la città e l’architettura.
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Ba-da Boom, Ba-Da Bing
Nel dopoguerra Piero Bottoni provò a riqualificare la zona Buenos Aires con un progetto che ha trasformato tutto il quartiere. L’architetto aveva in mente appartamenti, negozi, un cinema e parcheggi privati per i residenti e per gli impiegati, ma a distanza di mezzo secolo il palazzo è in decadenza. Nello scantinato, al posto del cinema ci sono ora ben due strip club. Il primo si chiama “Il Teatrino” e prima stava in centro. È un’istituzione a Milano: ci sono passate superstar del porno anni 80 come Cicciolina e Moana Pozzi. Il secondo è “Lily la Tigresse”, ufficialmente un nightclub, ma soprattutto una realtà indefinibile. Per il resto, le attività commerciali dell’edificio si dividono tra una banca, un negozio Muji, un centro di bellezza e dei negozi di abbigliamento. Documenta l’atmosfera decadente dall’esterno. Visita i club e prova a goderti un live show. Parla con l’usciere e chiedigli come ha reagito la gente ai club. Pensa alla riqualificazione. Questi luoghi cos’hanno di innovativo? Rifletti sulla possibilità di un compromesso tra gli elementi scabrosi e le speranze di inborghesimento degli inquilini. Cerca di provocare la consapevolezza dei residenti con un’azione creativa. Mostragli una nuova prospettiva di vivere l’area.
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Low-cost geography?
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IDEAS
© Eon McKai
LUCA MARTINAZZOLI
Parliamo dei voli low-cost. La faccenda non si può ridurre al turismo, o all'indotto degli aereoporti. La possibilità di prendere un volo per pochi spiccioli ha ribaltato la geografia culturale dell'Europa. E ha cambiato noi, che i voli li prendiamo. Check-in Architecture indugia anche su questo, sul fatto che in dieci anni ci siamo ritrovati vincolati a una nuova gerarchia di luoghi. Luoghi dove gli aerei arrivano e partono per pochi spiccioli. Sono città grandi, oppure città di provincia, ma anche città decentrate e marginali. Sono nodi che disegnano una mappa completamente diversa di quartieri, istituzioni, persone e aziende. Certo, oggi ci sono Internet e il web 2.0. I network sono pervasivi e ci tengono incollati a device di vario tipo. Ma non basta. Non basta perché poi, alla fine, sembra che i luoghi siano ancora i nodi del sistema. Il dibattito è datato, ma vale la pena rimarcare che la rete non sta sbriciolando l'importanza degli spazi urbani. A leggere noiose statistiche ci si accorge che mai come oggi le città sono al centro della produzione economica, e di una rinascita, tanto che più del 50% della popolazione sulla terra ci vive. Le ragioni sono diverse e differiscono in ogni macroregione del mondo. Ma se il nostro focus è l'Europa, probabilmente non possiamo non considerare il ruolo, sempre più prominente, della cognitive-cultural industries. Queste vivono della capacità di produrre innovazione simbolica, della capacità di trasformare in prodotti il capitale simbolico che si accumula nella città. Così le città si stanno più o meno velocemente trasformando, rinnovando quella
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centralità che sembrava persa solo pochi anni fa. In questo contesto, se guardiamo alla divisione del lavoro nell'ambito della produzione culturale, ci accorgiamo che le professionalità si stanno raggrumando intorno a nodi collegati dai voli low-cost. Ci sono città hub, capaci di funzionare da magneti. Ma mai come oggi esiste anche il riverbero di quei luoghi che non riescono a sostenere un mercato del lavoro consistente. Producono però immaginari, li incubano e li esportano. Sono la base di professionisti e studenti che pendolano in giro per l'Europa. Sono i nodi di un network denso di scambi e sguardi nuovi. Puoi trovare architetti associati ad Rotterdam che vivono a Milano, docenti a Londra che passano le proprie giornate tra Barcellona e Berlino, produttori che girano i dischi tra Reggio Emilia e Londra. Queste persone racchiudono un tratto generazionale nuovo, quello di uno stile di vita low-cost. Non è solo la possibilità, e la necessità, di muoversi con regolarità che li distingue, ma anche la capacità di adattarsi a nuove modalità abitative e un mercato del lavoro flessibile e internazionale. Questa è gente che insegue immaginari, li mastica e li produce. Gente che si può permetere di vivere il lusso del low-cost. Capire come queste persone abitano la città, come la guardano e quali spazi creano è uno degli obiettivi di Check-in Architecture.
Se le geografie del low-cost stanno velocemente cambiando, ridefinendo i nodi della produzione culturale europea, il nostro desiderio è individuarne le gerarchie e soprattutto intuirne le relazioni.
Unambiguously User-Generated content (amateur) on youtube: 80.3%
Professional: 14.7% (source: Digital Ethnography)
Le cose stanno più o meno così: viaggare low-cost è diventato un must di tutti i giovani turisti. L’età non è quella anagrafica, ma quella che uno si sente. Ormai ci si dichiara giovani fino ai 45 anni. Tutti viaggiano low-cost.
Il low-cost è come la globalizzazione. Esiste da un sacco di tempo,
per un fine settimana low-cost, in preda a una crisi di fame, spendo 20 euro per un pranzo di plastica in stile Fantozzi. E lì ho l’illuminazione: giunta a maturazione l’era del low-cost, gli operatori turistici si sono organizzati. Indi: meglio correre a i ripari. Così, dopo le ultime esperienze di viaggi low-cost ho approntato e brevettato lo zaino low-cost. Lo zainetto low-cost è tipo la valigetta di 007. Con il mio intraprendo ormai da anni ogni tipo di tragitto, in aereo in macchina, in treno, pronto ad affrontare con spirito zen le alterne vicende tipiche di questo genere di viaggi: aerei persi o annullati, bar proibitivi, pranzi di plastica, soste forzate, epidemie di panchine, tilt dei bancomat. Ecco cosa ci dovete mettere: 4 panini con affettati, senza
sfioravano. I bar erano affollati già alle 3 di pomeriggio. C’erano studenti con la barba sfatta e anziani che scolavano bicchierini con mano tremolante. C’era chi fumava cigarillos lunghi all’aroma di liquirizia e gomma bruciata. [www.couchsurfing.com/mission_stats. html]
L’Europa continentale era stata dura. Certe volte mi sembrava di essere il protagonista di un film trash. Mi trascinavo lungo il continente, col biglietto del treno e il passaporto che spuntavano dalla biancheria ormai grigia, lavata due giorni prima nel lavandino di una stazione di autobus. L’amica del ragazzo che profumava di fragole era una cameriera ariana di Monaco, ben piantata, coi fianchi larghi e le labbra carnose. Viveva in un buco vicino alla cima della collina. Mi annusò con disprezzo imperiale quando mi vide, poi mi lasciò piazzare sul divano.
JUNK FOOD [ by Francesco Gungui iohofameadesso.blogspot.com, www.francescogungui.com]
ma solo adesso se ne fa un gran parlare. Il primo viaggio low-cost della mia vita è in Bretagna, da bambino, con la mia famiglia. Viaggiamo in macchina, dormiamo in locande economiche e ci cibiamo prevalentemente di pane e formaggio di capra a pranzo, e ciotole di moules marinier e crepes alla sera. A sedici anni vado a Roma e, avendo finito i soldi prima del tempo, dormo sul prato a Circo Massimo. A 18 anni l’interrail: per risparmiare sugli ostelli dormiamo in treno. Giornata e serata a Parigi, nottata in treno e colazione ad Amsterdam. Quindi di nuovo in treno, pennica e pronti per una bella salade di nuovo a Parigi. A 19 anni, tornando dalla Grecia, e avendo finito i soldi, coi miei amici ci mettiamo ai tavoli del self services per cibarci degli avanzi degli altri viaggiatori quando questi se ne vanno. A 27 anni, in piena stagione di lowcostismo, volo in India. Ma prima faccio tappa a Mosca, 12 ore. In tutto l’aereoporto ci sono solo quattro panchine, per cui decidiamo di sederci a un bar dove per tre caffè, spendiamo 17 euro. Tempo dopo, in volo con la mia ragazza
© Alessandro Zuek Simonetti
salse e senza verdure (che deperiscono in fretta), snack vari per mangiucchiare qualcosa al volo, un tappetino Ikea per sbattervi per terra in ogni dove, I-pod, un thriller appassionante di quelli che non leggereste mai a casa, due riviste ignoranti con gossip e parole crociate, una bottiglia d’acqua, melatonina per regolarizzare il bioritmo nei viaggi con scali multipli alla fine dei quali non sai più nemmeno che giorno è. Se il low-cost sta al volo tradizionale come un ostello sta a un albergo 5 stelle, questo semplice zainetto è il rimedio fondamentale per spendere poco e portarsi nel bagaglio a mano tutte le stelle non comprese nel biglietto. Bon voyage!
CRASHPAD [ by Andrew Berardini www.uber.com/andrew]
© Alessandro Zuek Simonetti
[ BIO: Scrittore e blogger, ha di recente pubblicato il manuale-romanzo "Nel catalogo c'è tutto - per chi va o torna a vivere da solo".] I miei blog: www.iohofameadesso.blogspot.com www.francescogungui.com FAQ (per chi va o torna a vivere da solo) www.feltrinellieditore. it/BlogAutore?id_ autore=1000792&blog_id=40
Mi passò a prendere al belvedere. Americano, 20 anni, i suoi capelli odoravano di fragole e ad occhio e croce indossava intimo bianco. Sull’Alhambra rosso bruciato, con una cassa di vinaccio spagnolo da 40 cent al litro, gli zingari smanacciavano disperatamente per strappare qualche moneta dai turisti, forse scambiandomi per tale. Ero appena arrivato a Granada dopo una tirata di bus da Barcellona: quasi una giornata a guardare soap opera in spagnolo, bere espresso annacquato e chiedere se ci fosse qualcosa da mangiare senza prosciutto dentro. La settimana prima l’avevo passata a raccattare qualche sigaretta alla stazione di Termini a Roma, sopravvivendo solo con pizza alla marinara da quattro soldi. Ero ridotto a uno straccio e mezzo sbronzo. L’americano addocchiò il mio zaino ed esordì col suo inglese, una cantilena da salotto da tè tipica della Boston liberale. La conversazione scivolava da una scemenza all’altra, un po’ mi annoiavo, ma alla fine sono stato abbastanza carismatico da fargli sposare la mia causa. Aveva un’amica di Sacramonte con un “divano” dove potevo sistemarmi. Andammo a zonzo per le strade medievali, gli scooter che ci
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Era di un marrone consunto, tutto gobbe e con le gambe spiantate da un bel pezzo. L’americano insisté perché mi ospitasse, disse che non avevo dove stare. Lei s’intenerì tanto da offrirmi un bratwurst con formaggio fuso. Mi trovò patetico e rise con disdegno quando le dissi che ero vegetariano e intollerante ai latticini, poi fece scivolare una chiave vecchio stile sulla tela cerata che copriva il tavolo e mi disse di non azzardarmi a rubare. Dopo una notte a lottare con le forme impossibili del divano, decisi che mi sarei cercato un altro posto dove stare. Trovai una studentessa aristocratica di Oxbridge, i denti curati come piccole perle, un po’ insulsa. Il padre la copriva di soldi per finire i suoi studi oltre Manica. Preferiva i ragazzi di colore, i marocchini alti con tatuaggi da gang, ma il mio fascino durò ancora per un’altra notte. E mi sistemò sul divano. Il letto era troppo piccolo per due. Mi svegliai assalito dalle pulci e vidi dei toast con fagioli sul tavolo. Sapevano di sale marino, erano scivolosi sulla mia lingua. Masticai lentamente, mandando giù tutto con un po’ del vino rimasto dalla notte prima e cercando di non pensare troppo a dove sarei andato a sbattere la notte seguente.
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Se NON SEI UNO STUDENTE UNIVERSITARIO, vai lo stesso sul sito: abbiamo pensato MISSIONI SPECIALI apposta per te.
Calendar
Amsterdam, Barcellona, Berlino, Colonia, Delft, Leeds,
www.cosmit.it ]
(Milano) Come ogni anno la settimana del design meneghina attira un pubblico internazionale per free drink, eventi e mostre. Vi aspettiamo al Check-in Point di via Massimiano 25 (zona Lambrate). POINT
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aprile
www.bangface.com ]
(Camber Sands, East Sussex) I neo-raver semi-ironici ridicolizzano la cultura rave e la fanno rivivere allo stesso tempo. Tre giorni di festa. Un campo estivo in riva al mare al ritmo di guru della drum & bass, techno e jungle potrebbe essere quello che ci vuole a fargli mettere da parte l’ironia.
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seTTEMBRE
BLADENIGHT
[ www.muenchnerbladenight.de ]
(Munich) L’evento annuale di rollerblade a Monaco è il più grande nel suo genere. Più di 10.000 pattinatori affollano parchi e strade della città e spadroneggiano su varie piste, bloccando il traffico. Ogni settimana, per qualche mese, la Baviera avrà le ruote.
DISSONANZE [
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maggio
www.dissonanze.it]
(Roma) L’antica Roma si becca una dose di terapia shock: Dissonanze conquista l’Ara Pacis e ci porta un festival di electro, arte e cultura video.
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maGGIO
MUSEION [
MAGGIO
FESTARCH [
www.synch.gr ]
(Atene) Gli electro hipster e i feticisti culturali infestano Atene per un festival di musica innovativa, immagini in movimento e new media. Per chi si collega da Internet ci sono anche live, video on-demand e podcast.
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GIUGNO
www.museion.it ]
(Bolzano) Inaugurazione del Museo di Arte Moderna e Contemporanea. Dopo una gestazione un po’ controversa Museion apre il suo nuovo palazzo, provando a trasformare lo spazio con architettura espansiva, residenze d’artista e proiezioni pubbliche di video sulla sua facciata.
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SYNCH [
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GIUGNO
www.postarch.it ]
(Cagliari) Con un tema come il “turismo planetario”, il festival di architettura sardo non sfoggia solo architetti. Interverranno nella cornice post-industriale delle Ex Manifatture Tabacchi anche artisti, fotografi e filosofi. POINT
GIUGNO
FRESH[
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LUGLIO
www.lfa2008.org ]
(Londra) Se pensi che David Chipperfield sia più magico di David Copperfield quest'estate vai a Londra, per un tuffo FRESH! nell'architettura con lezioni, conferenze, cene e concerti.
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GIUGNO
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LUGLIO
CONGRESSO MONDIALE UIA [ www.uia2008torino.org ]
(Torino) Se l’architettura è una passione, trasmetterla è una missione. Durante il congresso Torino ospiterà ogni giorno eventi e lezioni sui temi oggi più rilevanti tra progettazione e società. EXHIBITION
Cos'è Check-in Architecture?
SALONE DEL MOBILE [
09/10
Check-in Architecture è un progetto di ricerca partecipativa. Check-In Architecture sono 300 documentari. Check-in Architecture sono 700 studenti e ricercatori da tutta Europa che visitano paesi stranieri per indagare tra le pieghe dello spazio urbano. Check-in Architecture è un free-press e un blog. Check-in Architecture sono due mostre. Check-in Architecture è centinaia di video prodotti, che si diffondono on e offline. Check-in Architecture è una generazione che vive low-cost.
aprile
INSTRUZIONI
(Londra) Il nuovo visionario padiglione di Frank Gehry per la Serpentine sembra un po’ una Stonehenge cyberpunk. In parte anfiteatro, in parte promenade, la struttura aprirà al pubblico quest’estate ai Kensington Gardens.
www.torinoworlddesigncapital.it ]
Se sei uno studente di architettura, arte o design e vivi in una delle città elencate qui sotto, vai sul sito checkinarchitecture.com e controlla se la tua università partecipa al nostro progetto.
[ www.serpentinegallery.org/2008/03/ forthcoming_summer_2008serpent.html ]
(Torino) Da industria pesante a design aggraziato. Quest’anno sancisce la trasformazione di Torino, che ospita eventi internazionali sui punti caldi di architettura, urbanismo e ambiente. POINT
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© Alessandro Coco
SERPENTINE
TORINO WORLD DESIGN CAPITAL [
BANGFACE [
2008
Napoli, Parigi, Roma, Stoccolma, Torino, Venezia e Zurigo.
ESTATE
It’s easy to participate
2008 16/21
Vai sul sito, scegli una missione e compila il form. Ricordati che le missioni saranno realizzate in coppia, quindi trova un compagno di corso con cui iscriverti. A 72 ore dalla tua candidatura ti faremo sapere se sei stato scelto. Se non è così, non temere. I tuoi dati verranno salvati, per missioni future. Se sarai scelto, il nostro team ti manderà tutte le informazioni sul viaggio: volo aereo, prenotazioni d’albergo, dati e indirizzi delle persone che dovrai intervistare o dei posti che dovrai visitare. Appena hai finito, mandaci il video. Dopo qualche giorno lo vedrai online, montato dalla nostra redazione. I migliori video saranno esposti in giugno al Transmitting Architecture di Torino, e in settembre alla Biennale di Venezia.
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