Piccole perle
Cicladi, 2012
Colophon Rotta M. (2012) Piccole perle. Cicladi, 2012
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Note
Atene
Iraklia
Schinoussa
Koufonissi
Amorgos
Filastrocca del vento greco Siamo usciti mezzo scemi Dal gran soffio del Meltemi Che al momento di partire S’è degnato di sparire Provocando le proteste Sbattimenti di occhi e teste Del gruppone che è in partenza Con ben forte reticenza. Abbiam Mario, mamma mia Che abbondò in fotografia Riprendendo mari, monti, Pescatori, strade, ponti Prati brulli, mari blu La vacanza a naso in su. Abbiam Dani, bella tosa Curiosona d’ogni cosa E’ stata bene in compagnia, Ma al momento d’andar via Brilla l’occhio, brilla il cuore, Pensa Arezzo con dolore. C’è l’Alessia ridacchiona Con quell’aria assai sorniona, Sempre pronta alla risata Cosa seria e anche cazzata.
Ha animato la vacanza Ed in ogni circostanza Sgrida Paolo assai tanto, Meno male che lui è un santo. Paolo ride rilassato Che da Helios vien baciato A lui il sole lo lambisce, Ma l’ha fatto a righe e a strisce. All’Esterina, la mia amata Va una rima appassionata, Che dal mar senza rumore, Vada al centro del suo cuore. Autorima per chi lancia Queste righe dalla pancia Le ha pensate insonnolito Nel barcone assai gremito Con lo scopo di allietare Divertire, ringraziare Tutto il gruppo neoformato A durare destinato. Angiolo Falsini
Questo signore dall’aria divertita e incredula si chiama Dimitri Skopelitis. Nessuno sa quanti anni abbia: potrebbe averne 70, 80 o anche 100, ma tutti quelli che lo conoscono affermano che è molto, molto più giovane di loro. Dimitri è un armatore, e nelle piccole Cicladi è una specie di leggenda vivente: la sua “flotta”, se così si può dire, garantisce da più di 50 anni il servizio postale e il trasporto delle merci (beni primari, in genere, verdure, frutta, perfino animali) attraverso quel pugno di isolette sospese nel cielo che si specchia su quell’incredibile tratto di mare compreso tra Naxos ad Amorgos, dove già quasi 5000 anni fa prese forma una delle più raffinate civiltà del Mediterraneo. La biografia di Dimitri è come un libro di avventure: ha fatto il marinaio, come quasi tutti i suoi amici isolani e i suoi familiari. Ha girato il mondo. Poi è tornato nella sua isola e con pochi risparmi ha comprato delle barche da pesca e dei caicchi. Uno dei caicchi – si chiamava Marianna se non ricordo male – lo ha modificato in modo che potesse trasportare posta, derrate, qualche passeggero o un motorino. Dimitri non è né Onassis né Niarchos, ma ci sa fare, perché negli anni 70 vara una piccola nave, lo Skopelitis I, che comincia a trasportare anche i primi viaggiatori in cerca della quiete di Iraklia, dello splendore di Schinoussa, delle acque di Koufonissi e della solitudine di Donoussa, oltre che delle meraviglie di Amorgos, da dove la nave parte e dove torna ogni sera, attraccando davanti a una biglietteria che vende di tutto e serve anche del buon caffè. Il traffico aumenta, così dopo lo Skopelitis I, negli anni 80, Dimitri vara l’Express Skopelitis, che è ancora oggi la “nave” di linea più usata nelle piccole Cicladi: è la metà di alcuni dei super yacht ancorati ad Amorgos (a pieno carico può imbarcare 8 automobili, ma non troppo grandi), ma ti basta salirci una volta per sentirti parte di un viaggio senza fine. Insieme alla gente di qui, che parla dello Skopelitis come si parlerebbe di un amico e non di una barca, fino a trasformare ogni attracco in un avvenimento, una festa, una finestra sul mondo.
Lo Skopelitis non è un semplice mezzo di trasporto: è un personaggio. Proprio come Dimitri, anche se lui da tempo preferisce restare a terra, magari a suonare il violino; che sempre stando alla biografia è la sua vera grande passione (pare che sia uno dei migliori interpreti della musica tradizionale cicladica). Dimitri ha tutta l’aria di essere un uomo felice. Me lo immagino con il suo violino: una figura uscita da un quadro di Chagall e da un racconto di Conrad allo stesso tempo. Lo rivedo mentre davanti a un caffè, chiacchierando con gli amici di sempre, aspetta l’arrivo della nave che porta il suo nome, ma che da queste parti appartiene ormai all’immaginario di tutti, compreso quello dei viaggiatori che preferiscono scoprire, lasciarsi assorbire da questi luoghi e dai significati che racchiudono. Si impara di più sul significato della vita passando un quarto d’ora con Dimitri che frequentando, con o senza profitto, un master alla Bocconi. Si impara che gli anni non annientano la capacità di emozionarsi, se si è disposti ad ascoltare. Si impara che non è obbligatorio cedere alla logica del profitto ad ogni costo, e che si può essere imprenditori anche su un’isola lontana e fino a pochi anni fa ancora povera, senza per questo snaturare la propria identità. Si impara che ciò che si riesce a costruire per offrire un servizio essenziale agli altri finisce con l’appartenere a tutti, e per questo, solo per questo, ci appartiene doppiamente, mentre ci apparirebbe subito estraneo se lo avessimo fatto solo per denaro. Si impara che lo sviluppo è sostenibile quando esprime i bisogni reali di una comunità (e non i desideri indotti dal marketing turistico), e che le risposte a quei bisogni sono quasi sempre più importanti dei bilanci. Si impara, infine, che si può amare sia la terra che il mare, e che le barche e le navi sono solo un fragile ponte tra due elementi, un modo per passare attraverso: attraverso l’orizzonte, noi stessi, le nostre anime. Inquiete o serene che siano. Ma soprattutto libere. [MR, luglio 2012]
Il pesce è muto nel mare, la bestia è turbolenta sulla terra, l'uccello canta per l'aria. Ma l'uomo ha dentro di sÊ il silenzio del mare, lo strepitare della terra e la musica dell'aria. [Rabindranath Tagore]